Sfoglia il Catalogo feltrinelli010
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 7361-7380 di 10000 Articoli:
-
Un dottore per i pensieri. Scegliere uno specialista per comprendere le difficoltà dei figli
La collana ""Cento e un bambino"""" è rivolta a tutti i genitori ed è composta di volumi monotematici dedicati alle tappe che segnano la vita del bambino e dei genitori: dalla gravidanza fino all'adolescenza. Da una prospettiva psicoanalitica, gli autori, tra i maggiori esperti italiani e stranieri degli argomenti trattati e del lavoro con le famiglie, intendono offrire al genitore un nuovo punto di vista per osservare e comprendere il proprio rapporto con i figli, sostenerli nella crescita e affrontare le aree critiche del loro sviluppo. Il dodicesimo volume, che conclude la collana, affronta la questione della scelta di uno specialista a cui ricorrere in caso di necessità. A chi rivolgersi quando un figlio presenta difficoltà nello sviluppo emotivo, cognitivo e relazionale? Che differenza c'è tra uno psicologo, uno psicoanalista, uno psicoterapeuta e un neuropsichiatra infantile? Gli autori intendono rispondere a queste domande, offrendo ai genitori un quadro esaustivo delle diverse modalità in cui la psicoanalisi, affiancando altre figure professionali specifiche come logopedista e terapista della neuropsicomotricità, può aiutare a comprendere e affrontare le problematiche legate allo sviluppo. In particolare, un'attenzione centrale viene rivolta dallo psicoanalista al corpo del bambino e dell'adolescente a e al ruolo centrale che esso riveste nel farsi portatore di sintomi e segnali legati alla crescita e alla maturazione. Autori: Christine Anzieu-Premmereur, Michela Bellinzani, Paolo Cruciani, Franco d'Alberton, Lorella Fabris, Ugo Sabatello, Dora Sullam."" -
Peak mind. 12 minuti al giorno per imparare a padroneggiare l'attenzione
Siamo distratti, questo è un fatto. Ma non c'è niente di sbagliato nel nostro cervello, che è per sua natura incline a vagare. E la buona notizia è che il cervello può essere allenato a gestire l'attenzione in modo più efficace. Le ricerche di Amishi P. Jha hanno dimostrato che con dodici minuti di esercizio al giorno è possibile disperdere la nebbia mentale, liberare la mente e migliorare la capacità di concentrazione, vivendo appieno la propria vita grazie alla 'ginnastica per la mente' qui proposta. Attraverso il programma di training cognitivo basato sulla mindfulness descritto in questo volume imparerete a 'prestare attenzione alla vostra attenzione' e a essere presenti a voi stessi, a tutto ciò che per voi è importante. -
Un altro ascolto. Tempi di virus
Una meditazione profonda sull'inaspettato e drammatico 'sintomo' che ha colpito l'intera società umana a partire dal marzo 2020: il coronavirus. Se il sintomo rappresenta in analisi la porta di accesso all'unicità del singolo individuo, un involucro da cui ""stanare la particolarità del soggetto"""", estremamente illuminante diventa guardare al virus come al sintomo di tutta un'epoca. Ci si accorgerà allora forse che da tempo, da prima dell'esordio di questo virus, viviamo ciecamente e inconsapevolmente in una civiltà ammalata senza sapere di esserlo, in cui il soggetto non ascolta se stesso né tantomeno il prossimo, in cui la parola gira a vuoto e la sofferenza è ignorata se non addirittura censurata. Riconoscere il virus come sintomo di una malattia può allora diventare l'occasione preziosa per intraprendere una via di cura esistenziale, che solleciti la ricerca di senso e di valore nella vita del soggetto che soffre, dove il contatto con le oscurità e con le dissonanze può essere il viatico necessario per tollerare la disarmonia e il mistero intrinseco allo stare al mondo e nel mondo. Dopotutto ciascuno di noi, anche in tempi così massificati e standardizzati, può provare a essere la persona unica e composita che è: ma solo a patto di restare in una relazione vitale con il mistero di sé e dell'Altro. Si ritroverà dunque in queste pagine la proposta di risvegliare un ascolto, rivolto all'intima interiorità di ogni individuo e alla società nel suo insieme, intesa non come soggetto univoco, ma come insieme plurimo, vitale e controverso di tensioni morali, nonché di ombre provenienti dall'inconscio collettivo e da quello individuale."" -
La sintesi dello yoga. Nuova ediz.. Vol. 1: Lo yoga delle opere divine
In occasione del 150° anniversario della nascita di Sri Aurobindo vede la luce una nuova traduzione in tre volumi del suo capolavoro, condotta sull’ultima edizione inglese delle opere complete, Collected Works of Sri Aurobindo (CWSA). Grazie al lavoro degli archivisti dell’Ashram di Pondicherry, molti refusi sono stati corretti e varie revisioni autografe ritrovate tra i manoscritti sono state vagliate e incorporate, finché si è giunti a un testo critico che può considerarsi definitivo. Nella sua opera, Aurobindo mette in luce la sintesi o l’essenza universale di tutte le scuole e gli insegnamenti yoga, tentandone una grandiosa visione d’insieme. Egli discute a lungo i tre sentieri dello yoga delle opere (karma yoga), della conoscenza (jñāna yoga) e della devozione (bhakti yoga), e commenta più brevemente altri percorsi come l’haṭha yoga, il rāja yoga e gli yoga tantrici. Infine presenta il proprio sistema di yoga, frutto della sintesi: il pūrṇa yoga o ‘yoga integrale’, il cui principio cardine è un abbandono di sé, un abbandono dell’essere umano nell’essere, nella coscienza, nella potenza e nella delizia del Divino. Lo yoga integrale non si limita unicamente all’ingresso nella coscienza divina, ma ricerca la sua discesa sulla terra per trasformare la mente, la vita e il corpo. Il supremo Sé, con la luce della sua presenza e della sua guida, compie così l’opera di perfezionamento dell’essere umano e lo conduce a una vita divina. -
Diventare madre. All'ombra della memoria non cosciente
Il pensiero filosofico e scientifico si è raramente soffermato sull’evento della nascita, prediligendo la riflessione sul morire. Monique Bydlowski, facendo leva sulla sua lunga carriera di ricercatrice in campi che vanno dalla neurologia alla psichiatria, dalla psicoanalisi all’antropologia, ha applicato le conoscenze teoriche e pratiche accumulate negli anni allo studio dell’inconscio dei futuri genitori, e delle madri in particolare. Per farlo ha potuto contare su un punto di osservazione privilegiato: il reparto maternità di un rinomato ospedale. Affiancando l’équipe medica e ostetrica ha raccolto, grazie a questo progetto pionieristico, un cospicuo numero di testimonianze delle future madri e del loro entourage, e aperto la porta a rêverie e produzioni psichiche tanto frequenti quanto destinate a rimanere celate e rimosse se non colte dall’orecchio attento di chi sa ascoltare. In questo volume, che si può leggere anche come una storia dell’ostetricia contemporanea, Bydlowski racconta l’interazione tra il ricercatore, soggettivamente coinvolto, e la diade unica rappresentata dalla madre, in attesa e poi immersa nella costruzione dei primi legami con il piccolo, e appunto il neonato. Nella seconda parte del volume l’attenzione si concentra sui ‘dolori delle madri’, ovvero la negazione della gravidanza, i disturbi puerperali, ma anche gli eventi luttuosi perinatali. L’ultima parte è dedicata alle sfide della filiazione femminile, con un’attenzione particolare all’infertilità e alle nuove forme di maternità, corredate dagli interrogativi etici che suscitano. Bydlowski ripercorre così le tappe di un cammino che può essere accidentato, e con le sue intuizioni fornisce al clinico, e a chiunque si interessi ai temi legati alla riproduzione umana, gli strumenti per cogliere, identificare e affrontare i segnali più o meno inconsci che la madre e il suo ambiente comunicano, e che possono avere conseguenze durature tanto sulla donna quanto sul neonato. Introduzione di Lenio Rizzo. -
Il regno di Sambhala. Una visione completa per il perfezionamento dell'umanità
Durante un viaggio intorno al mondo, Shar Khentrul Jamphel Lodrö, monaco tibetano di tradizione jonang, tenne alcune conferenze sugli insegnamenti buddhisti del sistema di K?lacakra. Fu qui che prese coscienza di quanto poco fosse conosciuta la reale natura del leggendario regno di ?ambhala. Rientrato dal viaggio, decise di scrivere un testo breve e accessibile per chiarire che cosa ?ambhala fosse effettivamente, e come sia possibile sperimentare la sua realtà più profonda. Dapprima Khentrul Rinpoche passa in rassegna le leggende e le storie d'Asia e d'Occidente che da secoli hanno gravitato su ?ambhala, presentando le variegate interpretazioni nate intorno a questo mitico regno. Comincia poi a illustrare il concetto essenziale di karma, evidenziando come questo meccanismo condizioni pervasivamente la manifestazione della realtà che ognuno di noi sperimenta. Il modo di pensare di un individuo è la causa primaria del modo in cui agisce, e sono proprio alcuni tipi di azione a generare le condizioni della sofferenza e del conflitto, all'interno di se stessi e nei confronti degli altri. L'esperienza di ?ambhala, spiega Rinpoche, può sorgere all'interno della mente di ognuno di noi. Gli insegnamenti buddhisti di K?lacakra, connessi a questo regno in modo particolare, sono in grado di dissipare le afflizioni mentali che generano le condizioni della sofferenza, conducendo alla scoperta della natura fondamentale che dimora all'interno di ogni individuo. Si spalanca così la possibilità di un luogo in cui riposa la perfezione dell'armonia e della pace, uno stato duraturo di felicità affrancato da sofferenza e conflitto, strettamente connesso all'ambiente in cui si vive e a tutti gli altri esseri. PrefazioneVen. Tenpa'i Gyaltsen. -
La Terapia cognitivo-comportamentale
A dieci anni dalla revisione del volume originale, pubblicato nel 1995, Judith Beck fa confluire in questa edizione non soltanto i più recenti sviluppi della ricerca scientifica, ma anche i feedback da lei stessa raccolti attraverso l'interlocuzione con i terapeuti di tutto il mondo che hanno letto il suo volume precedente e ne hanno tratto ispirazione. Colpisce come in questo testo si condensi l'evoluzione della TCC dell'ultimo decennio: il riconoscimento della centralità della relazione terapeutica, la conferma della necessità di integrare la mindfulness all'interno di una ben costruita concettualizzazione cognitiva, l'ingresso di modalità di intervento aggiuntive empiricamente fondate, come la Acceptance and Commitment Therapy (ACT), la Dialectical Behavior Therapy (DBT) e la Mindfulness-Based Cognitive Therapy (MBCT). A ciascuno di questi aspetti il libro dedica un capitolo a se stante, a sottolinearne la piena titolarità. Si aggiunge agli strumenti una nuova risorsa, la Recovery-Oriented Cognitive Therapy (CT-R), un trattamento all'avanguardia, evidence-based, per soggetti con diagnosi di gravi disturbi mentali. Si tratta di un orientamento cui lo stesso Aaron Beck, assieme al suo gruppo di ricerca e formazione, ha dedicato gli ultimi anni della sua vita, e che pone al centro, come leva del cambiamento, i valori, le aspirazioni e le risorse individuali. L'obiettivo è aiutare persone profondamente sofferenti a ricostruire un senso di scopo e missione nella propria esistenza. L'idea dell'autrice è che la CT-R e lo spirito che la anima (guardare ai punti di forza dei pazienti, a ciò che splende in loro talvolta sotto una spessa coltre di disagio) possa rappresentare di fatto il futuro e la frontiera della terapia cognitivo-comportamentale. Presentazione Aaron T. Beck. Prefazione alla terza edizione italiana di Antonella Montano. Prefazione Judith Beck. -
Le chiavi dell'enneagramma. Liberare le potenzialità più alte di ciascun tipo di personalità
Portato in Occidente da G. I. Gurdjieff e sviluppato in direzioni diverse da Oscar Ichazo e Claudio Naranjo, il simbolo dell’enneagramma trova in Almaas la sua dimensione di ricerca più spirituale, quella cioè dell’enneagramma delle idee sacre, le nove visioni illuminate della realtà che corrispondono ai nove enneatipi. Completamento ideale proprio dell’Enneagramma delle idee sacre, questo volume mette in luce come alla radice di ogni enneatipo vi sia la disconnessione dall’Essere e quindi dalla corrispondente idea sacra. Ciascun enneatipo sviluppa dunque una visione illusoria della realtà che conduce alla fissazione della personalità, e induce ad adottare determinate strategie e comportamenti. Attraverso le chiavi di lettura fornite dal testo, si comprende che tali manifestazioni sono plasmate dalla convinzione che ci sia un modo ideale di operare e apparire: l’ideale dell’io, cioè un costrutto mentale di funzionamento ottimale verso cui l’enneatipo si orienta per compensare la disconnessione. Almaas descrive le qualità spirituali che i nove ideali dell’io inconsciamente imitano, ovvero gli stati dell’essere che danno forma e colore alla coscienza dall’interno. Se riconosciute e impersonate, tali qualità attenuano l’orientamento fissato dell’enneatipo e aprono la strada al ritrovamento del vero terreno spirituale della realtà. L’autore illustra le specifiche relazioni interiori tra gli stati essenziali dell’anima, la perdita di contatto con tali stati che si percepisce durante l’infanzia e le difese psicologiche che sorgono per nascondere questa solo apparente perdita delle qualità essenziali. Si tratta di schemi specifici che costituiscono il nucleo di ogni lavoro sull’enneagramma. Le chiavi dell’enneagramma qui consegnate al lettore sono strumenti di lavoro per navigare con intelligenza nel tempestoso mare delle apparenze e rivelare la fissazione del proprio enneatipo, liberarsi e aprirsi ad altre modalità di espressione dello spirito eterno: la completa liberazione dalle fissazioni permette di avvicinarsi ad altre manifestazioni della vera natura, una delle quali è il mondo non duale. Premessa Russ Hudson. Postfazione Sandra Maitri. -
Meditazioni buddhiste guidate. Le pratiche essenziali sul sentiero graduale
Addestrare la mente è un processo graduale: proprio perché in netto contrasto con i ritmi della vita quotidiana, può guidare attraverso un profondo percorso di conoscenza di sé e trasformazione. L’antico sistema del lamrim, termine tibetano che significa appunto ‘sentiero graduale’, propone un metodo progressivo di addestramento mentale attraverso la meditazione, il cui significato e la cui comprensione dipendono dal grado di consapevolezza di chi sceglie di percorrere questa via. Nella prima parte del libro, l’autrice offre una panoramica completa degli stadi progressivi, illustrando nel dettaglio i passi necessari a stabilire una pratica quotidiana: dall’organizzazione di un altare alle due tipologie di meditazione (stabilizzante e analitica), dalla preparazione del corpo e della mente per la meditazione alla pratica della consapevolezza del respiro. La seconda parte del libro presenta le meditazioni del lamrim: quella preparatoria sul Buddha e quelle analitiche sul sistema del lamrim; include inoltre versi aggiuntivi da recitare prima della sessione di meditazione. Nella terza parte vengono presentati materiali supplementari che possono essere di aiuto alla meditazione sul sistema del lamrim: uno schema generale del sentiero graduale verso l’illuminazione, istruzioni per lavorare sulle distrazioni, antidoti alle afflizioni mentali, indicazioni per i principianti e consigli su come approfondire la pratica del Dharma. Tutti i materiali presentati, viene esplicitamente sottolineato, sono adatti ai principianti, ai praticanti di livello intermedio ma anche a chi ha già raggiunto un livello avanzato. Completano il libro due brevi testi di Je Tsongkhapa (1357-1419), tra i primi ad aver dato una forma strutturata al sistema del lamrim, autore dell’imponente opera Lamrim Chenmo (“Il grande trattato sul sentiero graduale verso l’illuminazione”). -
I movimenti magici di corpo, respiro e mente nello yoga tibetano
Che in Tibet esista una forma di yoga autoctono può sorprendere persino chi conosca il bön e il buddhismo tibetani, giacché gli insegnamenti giunti dal Tibet in Occidente, anche in tempi piuttosto recenti, si concentrano per lo più sulle pratiche di addestramento mentale, come la concentrazione e la visualizzazione. Dal punto di vista tibetano, quella del movimento magico è una tecnica per potenziare la meditazione rimuovendo gli ostacoli mentali e fisici, ma al lettore occidentale non deve sfuggire che nelle discipline asiatiche la ‘magia’ non ha molto a che fare con incantesimi e sortilegi, riguarda piuttosto gli stati interiori di trasformazione. Il movimento magico crea una trasformazione interiore e ha il potere di modificare l’esperienza del praticante e il suo stato mentale. Questo libro presenta il lignaggio del movimento magico descritto nel trattato bön dzogchen Trasmissione aurale dello Zhang Zhung, e in particolare nella “Quintessenza delle istruzioni orali”, redatta intorno all’XI o XII secolo, che insieme alla Trasmissione esperienziale di Drugyalwa Yungdrung e al Commentario dell’inizio del XX secolo di Shardza Tashi Gyaltsen (la cui traduzione è riportata in Appendice), costituisce la fonte principale degli insegnamenti per gli odierni praticanti bön, laici e monaci. Uno degli elementi che contraddistingue lo yoga tibetano è la funzione del respiro durante i movimenti; corpo e respiro non sono infatti il mero sostegno a una pratica incentrata sulla mente: ne sono l’oggetto principale; il praticante trattiene il respiro mentre muove il corpo, e lo rilascia solo alla fine del movimento, aprendo la possibilità di riconnettersi con il proprio stato mentale naturale. Solo da poco il movimento magico è praticato in Occidente, e Alejandro Chaoul, che lo ha studiato a fondo per oltre trent’anni, guida il lettore alla scoperta dei suoi segreti, illustrandone in dettaglio le pratiche e i benefici. Da ricercatore ha infatti condotto, in collaborazione con l’Istituto MD Anderson del Texas, diversi studi sugli effetti della pratica di questi movimenti in pazienti oncologici, che hanno messo in luce risultati promettenti, come la riduzione dello stress, l’eliminazione dei pensieri invasivi e una migliore qualità del sonno. Introduzione di Tenzin Wangyal Rinpoche. -
Yoga. La composizione delle tecniche come strumento per ritrovare una pratica viva
Una storia documentata dello yoga, dagli albori a oggi. Il percorso si snoda attraverso una serie di testi fondanti, che diventano lo sfondo ideale per affrontare questioni quasi percettive, per definire la natura unica di una disciplina che è una filosofia che si lascia creare dal corpo. La seconda parte del testo affronta la questione della composizione delle tecniche come strumento per ritrovare una filologia della pratica che sia viva: d'altra parte, esercitarsi a comporre le tecniche ""come se fossero lettere dell'alfabeto"""" era la raccomandazione dei maestri tantrici ai loro allievi. Vengono riportati tre esempi di poetica compositiva di maestre di yoga del Novecento nella cui pratica il tema della composizione è evidente per motivi differenti, e in cui è chiaro il rapporto tra composizione ed efficacia della disciplina: Genevieve Stebbins (1857-1934), assistente di François Delsarte, che ha dato vita a un sistema di ginnastica in cui le tecniche del corpo e del soffio si intrecciano attraverso connessioni concettuali; Cajzoran Ali (1903-?) rimasta quasi sconosciuta, che ha ideato una sequenza trasformativa di quarantotto posture utilizzando come guida le reazioni del suo corpo malato fin dalla nascita, e infine Noëlle Perez Christiaens (1925-2019), allieva di Iyengar, che ha riorientato le tecniche in base al concetto antropologico di aplomb come risorsa terapeutica naturale, da riscoprire e riportare nel proprio corpo attraverso il contatto con le culture tradizionali e arcaiche. La terza parte del testo, infine, pone alcuni spunti concreti per iniziare a comprendere e mettere in pratica una prassi di composizione delle tecniche yogiche coerente con l'efficacia peculiare dello yoga, che vive della possibilità di sentire in sé, ogni volta, il vuoto che precede e segue ogni forma di creazione. Vengono qui, infine, portate al lettore le peculiari esperienze yogiche, preziosissime, di due compositori: Giacinto Scelsi e Edward Salim Micheal."" -
Un sentiero verso la libertà. Istruzioni pratiche sull’unione di Mahāmudrā e Atiyoga
Un’opera che raccoglie testi scelti tra gli insegnamenti più alti e profondi del buddhismo tibetano, la Mahāmudrā e l’Atiyoga, composta nel XVII secolo dal monaco Karma Chagmé, commentata da Gyatrul Rinpoche e tradotta da B. Alan Wallace. Perché oggi abbiamo bisogno di leggere questi testi? Che rilevanza hanno nel presente? Una parte della risposta arriva proprio da un commento di Gyatrul Rinpoche, lama tibetano che detiene oggi lo stesso lignaggio di Karma Chagmé: “A differenza del sole e della luna che possono essere studiati con un telescopio, la natura della mente non può essere oggettivata o afferrata concettualmente”. Ma se la mente non si può afferrare concettualmente, come potremo mai comprenderla? I testi qui presentati, che riportano insegnamenti e istruzioni pratiche su come attingere la reale natura della mente, sono rilevanti per chi pratica meditazione, per il ricercatore spirituale e per chi si occupa dello studio della mente a ogni livello, perché forniscono numerosi spunti di comprensione visti da un’angolazione nuova, diversa rispetto alle indagini strettamente logiche e razionali cui la ricerca odierna ci ha abituati. Ci raccontano di un’esperienza che è nondimeno ripetibile e valida nell’esistenza di molti. Che cosa significa che la mente è senza nascita e priva di elaborazione concettuale? Che cosa significa che la mente ha una natura luminosa ed è libera come lo spazio? Queste realtà possono davvero essere sperimentate per conseguire uno stato fuori dall’ordinario, che spalanchi un grado di libertà mai conosciuto, una pace e una gioia indefettibili? -
Perchè non sono buddhista
Grande tradizione religiosa e intellettuale dell’umanità, nel corso della sua storia il buddhismo ha fornito un contributo fondamentale all’idea di società cosmopolita, arricchendo la sfera religiosa, intellettuale e artistica delle società pluralistiche in cui è stato accolto. Certamente questa spinta è ancora oggi attiva, grazie ai praticanti e ai maestri arrivati dall’Asia e alle persone che si sono convertite al buddhismo in Europa e in America, dando vita a nuove comunità, nuovi rituali e nuove opere d’arte. Ciò nonostante, il filone prevalente del buddhismo moderno, noto come ‘modernismo buddhista’, è pieno di idee che gravitano attorno a quello che l’autore definisce ‘eccezionalismo buddhista’, ovvero la credenza secondo cui il buddhismo sarebbe superiore alle altre religioni per via del suo carattere intrinsecamente razionale ed empirico; o ancora, la convinzione secondo cui il buddhismo non sarebbe tanto una religione quanto una ‘scienza della mente’, confermata dalle recenti ricerche neuroscientifiche: una sorta di ‘buddhismo neurale’ in cui l’‘illuminazione’ sarebbe uno stato del cervello, la pratica della mindfulness consisterebbe in un addestramento del cervello, e le scienze cognitive andrebbero a corroborare la visione secondo cui non c’è un sé. L’‘eccezionalismo buddhista’ presenta le teorie buddhiste sulla mente come se fossero descrizioni di valore neutro, quando in realtà si tratta di teorie normative (cioè basate su giudizi di valore etici) e soteriologiche (ovvero riguardanti la salvezza o la liberazione) ma, afferma Thompson, le teorie buddhiste della mente perdono il loro senso se estrapolate dalla cornice normativa e soteriologica propriamente buddhista. Se il buddhismo contemporaneo di stampo occidentale abbracciasse con maggiore convinzione l’idea cosmopolita, che fra l’altro fornisce un punto di vista alternativo da cui valutare la complessa relazione tra religione e scienza, si potrebbero apprezzare meglio l’originalità e le intuizioni che hanno contraddistinto, e continuano a contraddistinguere, questa antica tradizione che non cessa di evolversi. -
La psichiatria con MacDonald. Una riflessione critica sugli sviluppi della teoria e della pratica clinica
L'autore ha attraversato nella sua lunga attività clinica, di ricerca e di didattica un periodo di repentine trasformazioni dei concetti e delle pratiche psichiatriche che ha configurato un'autentica rivoluzione di tutti i parametri clinici e teorici della disciplina. È stato uno degli ultimi psichiatri a essersi formato sulla psichiatria precedente il DSM-III, ha potuto lavorare fianco a fianco con colleghi più? anziani che avevano vissuto in prima persona l'ingresso degli psicofarmaci nei manicomi e osservato i mutamenti che ne erano derivati, ha conosciuto il lavoro nei manicomi prima della legge 180, ha interagito in prima persona con gli esponenti più? rappresentativi della psichiatria mondiale, ed è stato professionalmente presente e attivo in tutti i sostanziali cambiamenti della disciplina degli ultimi cinquant'anni. Proprio nell'attività dell'insegnamento per la specializzazione ha constatato con sorpresa che i giovani colleghi di recentissima formazione sembravano vivere una psichiatria dell'oggi senza alcun riferimento allo ieri, una destoricizzazione totale, in cui le nozioni e le convenzioni odierne venivano accettate senza alcun tentativo di approfondimento critico, o almeno di inquadramento storico. Ha avvertito dunque la necessità di tramandare un po' della sua esperienza per non lasciar cadere il divenire della materia psichiatrica nell'oblio totale, e per far sì che i giovani psichiatri non perdano le radici della professione e le usino per riflettere in misura più critica sulla loro pratica. Il fulcro di questa complessa storia evolutiva della psichiatria è il passaggio epocale da una tradizione di medici-filosofi finissimi osservatori e narratori, ma lontani dall'uniformità clinica e diagnostica, a una psichiatria fatta di crocette sui questionari, ben stabilita, riproducibile, facilmente accessibile e comprensibile, ma straordinariamente povera di costrutti epistemologici, oltre che di profondità psicopatologica. Nel mezzo, come elemento unificante, vero artefice di entrambi i cambiamenti, l'ingresso sempre più massiccio del mercato, dell'interesse economico, teso ad allargare quanto più possibile il plateau dei fruitori di qualsiasi prodotto commercializzabile. Questa la traccia di una narrazione tanto avvincente quanto precisa, tanto vissuta personalmente quanto rigorosamente oggettiva. E Macdonald? (o, forse, McDonald?) Il lettore lo scoprirà ben presto, sin dalle prime pagine. -
Lo zen è ora
Questa nuova raccolta di brevi aneddoti è composta per lo più da conversazioni avvenute fra Suzuki-roshi e i suoi studenti nello Zen Mountain Center di Tassajara durante shosan. Ne emerge il ritratto di una persona di grande umanità e di un’arguzia inarrivabile, capace di spiazzare l'interlocutore con osservazioni fulminanti, e sempre profonde. Nato nel 1904, autore del celebre “Mente zen, mente di principiante”, e di “Lo zen è qui”, uscito in questa stessa collana, Suzuki-roshi ha fondato negli anni sessanta il primo monastero buddhista per occidentali. È riconosciuto come uno dei più autorevoli maestri zen del Novecento. -
Arte e scienza della psicoterapia. La conquista interiore della libertà
La psicoterapia è forse la più umana delle professioni, perché il suo principale strumento è il terapeuta stesso. Chi la pratica deve sviluppare la qualità dell'empatia, sapersi adattare a ogni nuova situazione, avere una buona dose di inventiva e intuizione, essere capace di rimanere centrato anche in circostanze difficili. Un rigoroso e continuato lavoro su se stessi aiuta a sviluppare queste e altre capacità. Il libro identifica vari temi ineludibili su cui ogni psicoterapeuta di qualsiasi scuola deve essere preparato a fondo per poter svolgere un lavoro di qualità. Per esempio, il corpo e le emozioni; l'ambivalenza e l'ambiguità; come il paziente abita il tempo; l'amore, la bellezza, la morte; anche le parole, che possono essere trappole o supporto; e che dire del gioco? Argomenti troppo spesso non ritenuti pertinenti, come la spiritualità, e altri a volte dimenticati, come l'ancoraggio e la prova di realtà. In tutto cinquanta temi. Più uno: l'ineffabile e l'infinito. Per ogni tema si possono sviluppare competenze e sensibilità, e così accrescere l'efficacia e la ricchezza della seduta. A questo scopo vengono indicati nel testo strumenti precisi. Il volume è rivolto anzitutto agli psicoterapeuti e aspiranti tali, ma pure a tutti coloro che praticano una professione d'aiuto. Anche chi è interessato al variegato e appassionante processo della crescita personale può trovare qui spunti essenziali per la propria formazione. -
Un cervello interconnesso. L'intreccio di percezione, cognizione ed emozione in un sistema complesso
Per più̀ di un secolo si è tentato di stabilire una precisa corrispondenza fra strutture anatomiche del cervello e funzioni del comportamento. È giunto il momento di abbandonare questo assioma, per più̀ ragioni. Innanzitutto, una delimitazione concreta e precisa, in base a un’anatomia fine, delle cosiddette aree deputate si è rivelata impossibile, anzi, sempre più̀ smentita dai fatti. Inoltre, le svariate aree cerebrali dove ‘ha sede’ il comportamento in realtà̀ non funzionano in modo autonomo ma presentano connessioni neuronali complesse con aree anche molto lontane, che si influenzano a vicenda; ossia il cervello si presenta piuttosto come un sistema complesso di interconnessioni tra diverse parti a un livello di complessità̀ più̀ basso, che, in interazione reciproca, producono comportamenti emergenti. Infine, neppure le spettacolari tecniche attuali di esplorazione dell’attività̀ cerebrale, che si vorrebbero chiamare a sostegno della localizzazione cerebrale di funzioni del comportamento, sono riuscite a fornirci una maggiore comprensione di come in realtà̀ funzionino le cose. A partire dagli anni quaranta del Novecento, con la nascita di discipline come la cibernetica e la biologia dei sistemi, la teoria dei sistemi complessi si è diffusa nella maggior parte dei campi della conoscenza in cui le interazioni tra gli elementi sfidano la nostra capacità di decifrare come funziona un determinato sistema. Il punto di partenza dell’indagine di Pessoa è proprio considerare il cervello un sistema complesso e interconnesso, in grado di generare la cognizione e il comportamento. Non si tratta di un sistema modulare, da comprendere una regione alla volta, ma di una rete complessa, a volte ingarbugliata, i cui fili sono inestricabilmente collegati e in reciproca e costante interazione. Facendo appello alla neuroanatomia comparata, alla biologia matematica e alla cibernetica, Pessoa dimostra come le regioni cerebrali svolgano funzioni specifiche solo quando sono immerse in una rete più̀ ampia. In questa prospettiva, anche il problema del rapporto mente-cervello assume aspetti completamente nuovi. -
Psicopatologia della consapevolezza. Un manoscritto inedito studiato e commentato da terapeuti della Gestalt
Questo manoscritto inedito di Perls ha una storia complessa, che suscita molti interrogativi in chi conosce l’opera dell’eccentrico e geniale psicoterapeuta: se questo testo del 1965 fosse stato scoperto prima, avrebbe cambiato lo sviluppo della terapia della Gestalt? Certamente si può affermare che si tratta di un’opera profetica, poiché molti dei temi qui affrontati hanno assunto nel tempo un’importanza capitale per le tante ramificazioni di quel fiume che è la terapia della Gestalt. Il valore dell’approccio fenomenologico esistenziale, il circolo ermeneutico, la relazione simpatica, la consapevolezza del qui e ora nella situazione, l’importanza della presenza e della consapevolezza per la formazione di nuove Gestalt in terapia, e quindi di esperienze che curino le esperienze, sono aspetti con cui ogni gestaltista ha avuto modo di confrontarsi. A impreziosire il testo, fornendo pregevoli chiavi interpretative, c’è il lavoro che i curatori Jean-Marie Robine e Charles Bowman hanno portato avanti, coinvolgendo nello studio e nel commento del lavoro di Perls psicoterapeuti della Gestalt di tutto il mondo. Sono interventi preziosi perché rendono conto, attraverso esperienze proprie a ognuno, nel tempo e nello spazio, della complessità dei temi affrontati in questo “scheletro di […] un contributo alla psicologia umanistica”. Alcuni dei terapeuti coinvolti, come Robert Resnick, recentemente scomparso, hanno conosciuto Perls di persona, e fanno luce sull’uomo, oltre che sul personaggio e sulla sua epoca. Altri si dedicano a elucidare gli aspetti che più li hanno colpiti o, perché no, infastiditi, di questo manoscritto. Insieme, attraverso le loro convergenze e divergenze, le scelte e le critiche, richiamano l’attenzione su aspetti trascurati del fondatore della terapia della Gestalt, e aiutano a riscoprire il carattere innovativo e l’atteggiamento creativo di Fritz Perls, che lascia al lettore, come ha sempre lasciato al paziente, il compito di sistematizzare, di tirare le fila di un ragionamento che procede di intuizione in intuizione. -
Yijing. Una guida
Considerato da sempre l’espressione più profonda del pensiero tradizionale cinese, e simbolo dell’esplosione della spiritualità orientale in Occidente a metà del secolo scorso, l’Yijing (o I King o I Ching, a seconda del sistema di trascrizione utilizzato) sta vivendo una rinascita anche nella Cina contemporanea. Nato come manuale di divinazione basato su diagrammi a sei linee chiamati ‘esagrammi’, ne viene attribuita l’origine al mitico saggio Fuxi, uno dei primi ‘eroi civilizzatori’, vissuto all’incirca nel terzo millennio a.C., nella cosiddetta ‘alta antichità’ cinese. Ogni esagramma, concepito per rappresentare un modello o un tipo di situazione in base alla sua particolare configurazione di yin e yang, è dotato di un nome e di un breve commento enigmatico, chiamato ‘sentenza’ o ‘delucidazione sull’esagramma’. Le delucidazioni sono tradizionalmente attribuite a re Wen, primo re della dinastia Zhou (1045-256 a.C.), e rappresentano una successiva stratificazione del testo originario. Dal VI al III secolo a.C. circa vennero aggiunti diversi altri strati che furono infine attribuiti a Confucio, alcuni con valenza di veri e propri saggi filosofici che sviluppano la filosofia del mutamento alla base del sistema divinatorio. L’introduzione di Adler a questo grande classico della letteratura cinese offre al lettore la narrazione approfondita delle sue origini, la storia della sua interpretazione dal primo millennio a.C. fino alla contemporaneità, la sua funzione di testo sacro e divinatorio, il significato che assume nella storia del pensiero cinese e le sue trasformazioni moderne. -
Il pensiero e il silenzio
I pensieri, le preoccupazioni, l’agitazione, i desideri, la volontà di ottenere e raggiungere, la rabbia, la paura. Chi può dire di esserne immune? Tutto ciò costituisce il ‘rumore interiore’ di ogni individuo. Ci può essere una trasformazione completa di questo rumore, una sua fine o almeno un peso radicalmente diverso, affinché la chiarezza, la serenità e la calma possano trovare uno spazio più ampio tanto da governare in modo preponderante la nostra vita? L’assenza del rumore interiore è il silenzio, che non nasce dal controllo del pensiero, ma dalla conoscenza più profonda di se stessi. Da qui diventa possibile il pensiero sano, un pensiero che si muove unicamente dallo spazio interiore del silenzio. È nel silenzio che hanno radici un pensiero ordinato, la comunicazione e l’ascolto. Il testo si configura come un viaggio che costantemente invita il lettore alla conoscenza di sé. Esplora le molte sfaccettature del pensiero, dell’immaginazione, del ricordo, della conoscenza e della sensibilità, aprendosi poi alla riflessione su ciò che non è definibile: il silenzio, lo sguardo interiore, la fine dell’io, l’incontro con il sacro e con l’infinito. Un’attenzione particolare è data all’importanza del ritirarsi, a volte, da tutte le abitudini, per trovare uno spazio vuoto. L’autore condensa in queste pagine quarant’anni di riflessioni, letture, incontri, dialoghi, meditazioni ed eventi interiori ed esistenziali. Il suo scritto è un appello a scoprire, attraverso il silenzio, la fine del tempo e la semplice bellezza della vita.