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Il gioco della sabbia. La ricerca infinibile
A Dora Maria Kalff, allieva di Jung, si deve l’intuizione delle notevoli possibilità espressive e terapeutiche del gioco della sabbia, nonché la loro prima sistematizzazione teorica all’interno della cornice junghiana. Angelo Malinconico e Nicola Malorni presentano le potenzialità cliniche del gioco della sabbia (sandplay analysis), ripercorrendone la storia, i nodi teorici e le applicazioni nelle istituzioni. Il gioco nella sabbiera, l’opportunità di manipolare e porre in relazione oggetti, terre colorate e acqua, il contatto con la sabbia madre-terra, invitano le immagini a emergere. Non si limitano a sostituire le immagini dell’analizzando con oggetti e personaggi in miniatura, ma le provocano. Se il racconto verbale avvicina la storia individuale del paziente, il gesto che anima il gioco della sabbia attiva la sensazione di una nuova, inattesa comunicazione. Attraverso il gioco della sabbia l’analizzando, adulto o bambino, costruisce una narrazione, un dialogo guidato e mediato dalla corporeità che, come avviene in una conversazione verbale, si articola attraverso pause o, al contrario, sequenze veloci, capaci di suscitare un ritmo armonioso tra mente e corpo, tra mani che costruiscono e pensiero, tra emozioni e oggetti che vengono disposti nello spazio del vassoio, tra presente e passato. Il setaccio della psiche filtra le immagini affini alla propria individualità e al proprio nucleo di sofferenza con il relativo vissuto emotivo, e produce una raffigurazione complessa. Introduzione di Paolo Aite. -
Saggi sulla psicologia degli enneatipi
Il testo a cui Claudio Naranjo ha lavorato fino agli ultimi mesi della sua vita si rivela fondamentale per la conoscenza della psicologia degli enneatipi, il modello teorico che integra l'insegnamento tradizionale dell'enneagramma della personalità trasmesso da Oscar Ichazo con gli studi e le ricerche portati avanti da Naranjo stesso per quasi sessant'anni. Naranjo spiega dapprima il percorso che lo ha condotto a percepire con forza la necessità di un cambiamento nel mondo dell'educazione e dell'insegnamento, in quanto unica possibilità di sanare una società profondamente malata. Introduce poi il lettore nel viaggio eroico ""dalla personalità allo spirito"""", essenziale per rimanere aderenti alla vera tradizione dell'enneagramma della personalità, che troppo spesso è stato ridotto a mero psicologismo. Segue un'esposizione delle diverse forme di autorealizzazione di santi, maestri, saggi e geni """"rappresentativi dei diversi tipi umani"""", che viene declinata attraverso un excursus storico intorno a figure rappresentative della filosofia, della letteratura e della cultura occidentale. Nella seconda parte del libro, Naranjo riunisce risultati inediti dei suoi studi sul carattere. Partendo dalla 'legge del tre' di Gurdjieff, amplia la lente di osservazione, associando la triade basica di 'pensare', 'sentire' e 'volere' a quella da lui definita la 'famiglia interiore': i principi paterno, materno e filiale. L'indagine della struttura triadica continua nell'associazione della 'teoria dei tre amori' con i differenti sottotipi, fino a un primo confronto con la teoria buddhista dei 'tre veleni'. Emerge quanto mai chiaramente da queste pagine il significato profondo dell'enneagramma come cammino di realizzazione psicospirituale che passa necessariamente attraverso l'osservazione delle parti oscure di sé e del dolore insito nel dissolvere la falsa immagine che ci siamo costruiti di noi stessi."" -
Psicoterapia infantile centrata sulla regolazione. Un orientamento psicodinamico per trattare i comportamenti esternalizzanti
Attraverso il costante impiego di esempi clinici, Hoffman, Rice e Prout dimostrano che il modello di intervento psicoterapeutico centrato sulla regolazione (o RFP-C, Regulation Focused Psycotherapy for Children) da loro messo a punto consente al clinico di offrire a bambini che soffrono di un disturbo della regolazione un aiuto consistente e duraturo attraverso l'analisi accurata del significato del comportamento esternalizzante. La psicoterapia centrata sulla regolazione è in grado di favorire un miglioramento sintomatico e una maturazione evolutiva accrescendo nel paziente la tolleranza e l'elaborazione delle emozioni dolorose, e quindi di diminuire l'uso dell'aggressività come principale modalità di reazione (coping); è utile per affrontare i meccanismi di evitamento, facilitando lo sviluppo della consapevolezza implicita che le emozioni dolorose non devono essere tenute lontane in modo così energico. Una volta che il bambino avrà raggiunto questa consapevolezza con il clinico, riuscirà a estenderla anche al contesto scolastico e a casa. È il primo manuale a presentare un modello dinamico a breve termine per trattare i comportamenti esternalizzanti dell'infanzia, con una cornice organizzativa e descrizioni dettagliate dei processi coinvolti. Inoltre, proponendo una psicoterapia individuale sistematica, in alternativa o come complemento al parent training, alla terapia cognitivo comportamentale e ai farmaci psicotropi, non si limita ad aiutare i genitori nella gestione dei comportamenti disadattivi dei figli, ma attribuisce significato al comportamento dirompente, identificando le situazioni che possono attivarlo. Il metodo qui proposto dimostra che il lavoro clinico con i bambini dirompenti è compatibile con le conoscenze sul funzionamento cerebrale infantile, e postula che l'attuale concezione dei meccanismi di difesa orientata all'affettività sia simile, dal punto di vista teorico, al costrutto neuroscientifico della regolazione emotiva implicita, promuovendo così il collegamento tra le teorie psicodinamiche, la psichiatria e la psicologia accademica. Prefazione di Nick Midgley. -
La musica di Gustav Mahler
Un testo per accostarsi al mondo musicale del grande compositore e per comprendere il suo modo peculiare, anzi unico, di far coincidere la musica con gli elementi più profondi del suo paesaggio interiore. Con un’indagine acuta e sempre corredata di esempi concreti, Eggebrecht penetra allo stesso tempo nella materia musicale e nel mondo interiore di Mahler, trattandoli sempre, in maniera indissolubile, come facce della stessa medaglia. Ne emerge il motivo dominante del ‘principio Mahler’: la ricerca di una risoluzione al dualismo che il compositore considerava il proprio ‘destino’, quello cioè tra la desolazione e l’ipocrisia del mondo reale e la pace e la bellezza di un mondo ‘altro’, il mondo interiore della comunione con la natura e della creazione artistica. L’indagine di Eggebrecht si basa su uno studio analitico del linguaggio musicale e dei procedimenti compositivi, e procede sempre sulla scia di brevi ma sostanziali esempi musicali. L’ascolto della musica di Mahler, dopo questo libro, appare un’esperienza nuova, straordinariamente arricchita. -
La quiete della mente. Vivere, apprendere, meditare
Sessanta conversazioni finora inedite con quanti desideravano incontrarlo, ricostruite e trascritte da Krishnamurti stesso: colloqui privati che hanno avuto luogo tra la fine degli anni sessanta e i primi anni settanta. Che cos'è la consapevolezza? Perché esiste il conflitto? Può essere superato? La mente dell'uomo può davvero divenire quieta? Sono alcune questioni poste dagli interlocutori, cui Krishnamurti risponde con la consueta modalità dialogica. Il libro è diviso in tre parti: nella prima parte, Vivere, si affrontano i temi del sé, della realtà interiore e della conoscenza di se stessi, del dualismo, dell'amore e della libertà. Nella seconda parte, Apprendere, è discussa l'educazione con i suoi metodi, la divergenza tra acquisizione di conoscenze e apprendimento, il significato del termine 'intelligenza' e le caratteristiche fondamentali di un apprendere che abbia autentico valore. Nella terza parte, Meditare, sono trattate le questioni relative al sacro, alla mente religiosa e meditativa. La consapevolezza e il movimento della vita erompono nella loro verità e pienezza. E con esse il senso della meditazione. Ogni capitolo è introdotto oppure concluso con le descrizioni della natura e dei paesaggi in cui Krishnamurti si trova a viaggiare, incantevoli dipinti tracciati da un uomo che parlava di ""vedere senza distorsione alcuna, senza frammentazione, vedere integralmente, con lucidità, con ciò che implica la parola integro, che è santità. È vedere la verità di ogni cosa, senza il filtro della propria verità o peculiarità e senza alcuna distorsione. Questo pone fine a ogni scelta e dunque a ogni sforzo"""". Prefazione di Terence Stamp. Introduzione di Sua Santità il Dalai Lama."" -
Il vivente e il sacro
Ogni uomo alberga in sé qualcosa di sacro. La verità e la bellezza sono sacre: sacro nella scienza è la verità, sacro nell'arte è la bellezza. Sacra è la cura dei pazienti e la cura della vita, e la cura per la vita significa prendersi cura del vivente, cura di un oggetto che ha la qualità di essere vivo. Partendo da questa premessa, che è anche un approdo, la ricerca dell'autore si muove liberamente tra estetica, epistemologia, antropologia, storia delle religioni, filosofia della fisica, storia delle idee (oltre che, naturalmente, psicoanalisi) alla ricerca dei principi fondatori di quella che potremmo chiamare una 'antropologia dell'immagine', una scienza umana in cui l'immagine è il dato primario e al tempo stesso il dato ultimo, un costrutto irriducibile ad altri costrutti, siano essi (neuro)psicologici, fisiologici o verbali; l'immagine è ciò che consente una mediazione diretta, non solo tra uomo e natura, ma anche tra uomo e uomo, e tra uomo e cultura; l'immagine, infine, è interamente nel dominio del sensibile; prende corpo, nella sua specificità, attraverso i sensi. Quale impatto un'ottica di questo genere può avere sul modo di pensare e di praticare la conoscenza, e in particolare sul modo di intendere e praticare la psicoanalisi? Nella trattazione dell'autore, questa domanda trova una risposta implicita, perché, coerentemente col suo vertice preferenziale, egli sceglie di affidare la sua riflessione esclusivamente a una dialettica dell'immagine, ossia all'elaborazione di un sogno che viene narrato subito, all'apertura del libro. Chi lo ha sognato? È vero o inventato? o forse costruito da più sogni? e in tal caso, di chi? Non si sa, perché l'importante non è l'autore del sogno (se ce n'è uno) ma l'elaborazione delle sue immagini, che finisce per costituire l'ossatura di questo singolare contributo all'umana impresa. -
Purna yoga. Lo yoga integrale
Una raccolta inedita di testi e lettere attraverso cui il lettore può per la prima volta percorrere passo dopo passo le diverse tappe della formulazione del sistema di yoga integrale (pūrṇa yoga) elaborato da Sri Aurobindo nel corso di tutta la sua vita. La selezione, accompagnata da un lungo e ricco saggio introduttivo, è basata interamente sui suoi scritti e conduce a una comprensione limpida e completa del suo sistema di yoga. Emergono chiaramente, dal ragionato accostamento di testi e lettere, le diverse fasi del processo di formulazione del pūrṇa yoga. Nella Prima parte viene interamente tradotto Sapta Catuṣṭaya (Le sette tetradi), testo fondamentale che offre al lettore una sorta di tavola sinottica del pūrṇa yoga. Sebbene mai pubblicato durante la vita di Sri Aurobindo, e addirittura considerato a lungo uno scritto minore, Sapta Catuṣṭaya contiene la prima esposizione completa degli elementi costitutivi dello yoga integrale. Seguono una serie di testi rappresentativi di una successiva esposizione del sistema: un passaggio cruciale dalla Sintesi dello yoga (il decimo capitolo della quarta parte, “Gli elementi della perfezione”), il saggio La Madre e il venticinquesimo capitolo di La vita divina, “La triplice trasformazione”. Nella Seconda parte sono raccolte numerose lettere, strumento prezioso con cui il maestro parlava ai discepoli durante il periodo del suo ritiro a Pondicherry. La selezione tematica illumina argomenti trattati nella Prima parte del volume. Completano la raccolta due brevi testi: “La coscienza supermentale del tempo”, bozza di un ulteriore capitolo della Sintesi dello yoga non incluso nell’edizione ufficiale, e “La discesa della forza e l’apertura dei cakra in Savitri”, un passaggio brevissimo del poema epico Savitri, molto significativo nel contesto del volume. -
Alla ricerca della mente. Testi del buddhismo chán cinese di epoca Tang
Il buddhismo chán si sviluppò fra l'inizio del VII e i primi anni del X secolo, un'epoca particolarmente originale e creativa nella quale furono prodotti testi di ineguagliata profondità. Questo volume presenta la traduzione di una selezione di brani rappresentativi del periodo, corredati dagli originali in cinese, insieme a una ricostruzione della nascita e delle evoluzioni della scuola, utile a inquadrare i testi nella loro dimensione storico-religiosa. La 'ricerca della mente', tema ricorrente degli scritti, coincide con il perseguimento dell'illuminazione; 'trovare' la mente equivale a trovare l'illuminazione. Ma il percorso verso l'illuminazione, o la realizzazione, il perfezionamento spirituale che sfocia nella saggezza, non è un andare verso un luogo o una dimensione altra, bensì un ritornare, un viaggio a ritroso verso il luogo originale da cui l'essere umano è partito. La concezione fondamentale che permette di comprendere questo atteggiamento è che l'essere umano, ma in senso più ampio tutta la realtà, è originariamente illuminato. L'illuminazione quindi sarebbe già data, e nel corso della vita, a causa delle contaminazioni che si accumulano, verrebbe oscurata e dimenticata, pur rimanendo pura nella sua essenza. Riportarla alla luce e far sì che splenda incontaminata come in origine è il percorso di autoconsapevolezza che i seguaci della Via debbono intraprendere. Da qui discende la visione della pratica, ovvero l'abbandono del proprio sé contaminato. La comprensione improvvisa che porta all'illuminazione non può che essere intuitiva e non razionale, un insight dentro la propria natura che fa riscoprire la mente originaria. Lungo questo percorso traspare l'insistenza su un atteggiamento di non coinvolgimento, di ritiro dal mondo e di acquietamento delle passioni, che pur derivando dall'insegnamento buddhista, trova un solido sostegno nelle dottrine autoctone del daoismo, cui spesso si fa riferimento. -
Che cos'è la psiche. Filosofia e neuroscienze
Un'opera di respiro assai ampio, animata da una profonda integrazione tra istanze spirituali, sociali e umane e le teorie delle moderne scienze cognitive: i temi fondamentali che gravitano attorno alla questione della coscienza, quali epistemologia, ontologia e verità, libero arbitrio e sofferenza vengono affrontati mettendo a disposizione del lettore una varietà di prospettive: dalla filosofia classica alle intuizioni della fisica quantistica e relativistica, dai risultati sperimentali alle proposte teoriche della neurofisiologia e delle scienze cognitive. Il libro è organizzato in due parti. Nella prima, ""Fondamenti"""", vengono fornite alcune conoscenze di base riguardanti la filosofia della scienza, la natura della materia, lo sviluppo storico e filosofico dei principali concetti della psicologia, nonché alcuni principi che regolano le neuroscienze e in particolare quelli della neurofisiologia, accanto alle più recenti teorie neurobiologiche collegate alla natura della mente. Nella seconda parte, intitolata """"Meditazioni"""", vengono presentate e discusse le conoscenze e le riflessioni sull'origine della mente, della memoria e della coscienza, e sui rapporti che collegano la visione e l'immaginazione alla conoscenza. Nei successivi capitoli vengono trattati in maniera critica i problemi che si riferiscono al riconoscimento degli oggetti, al senso del tempo e alla questione del libero arbitrio. Gli ultimi capitoli sono dedicati alla descrizione delle conoscenze relative al linguaggio, alla coscienza e alle teorie filosofiche riguardo alla natura della mente. Un'opera che intende dialogare con scienziati, filosofi e pensatori provenienti da diverse discipline, ma che si pone anche l'obiettivo di raggiungere ogni lettore. Prefazione di Damiano Cantone. Postfazione di Giuseppe Pagnoni."" -
Divini dettagli. L'orientamento lacaniano
Prosegue la pubblicazione dei Corsi tenuti da Jacques-Alain Miller presso il Dipartimento di Psicoanalisi dell'Università di Parigi VIII dal 1981 al 2011. In questo Corso, che è dell'anno accademico 1989, l'argomento centrale è 'il dettaglio'. È il dettaglio che permette al geniale critico d'arte l'attribuzione di un quadro al suo vero autore ed è il dettaglio che costituisce la ricchezza dei maestri della letteratura. Del resto è proprio da Nabokov che J.-A. Miller trae spunto per il titolo del Corso. È a partire dal dettaglio che gli psichiatri possono diagnosticare una psicosi ed è con un dettaglio, chiamato da Lacan ""oggetto piccolo a"""", che lo psicoanalista opera nella cura. C'è però anche un dettaglio non da poco che unisce e separa gli esseri umani, che Freud ha chiamato 'fallo'. J.-A. Miller analizza i tre Contributi alla psicologia della vita amorosa e il Disagio della civiltà di Freud per indicare i lineamenti freudiani ripresi nel concetto lacaniano di 'godimento'. In fondo è proprio partendo dal mito del complesso di Edipo che Lacan, privilegiando il complesso di castrazione, arriva a elaborare la logica del significante fallico. Dal lato invece della mitologia freudiana delle pulsioni, Lacan elabora la logica dell'""""oggetto piccolo a""""."" -
L' Equinozio degli Dèi. Liber ABA, Libro Quattro. Parte IV: Thelema - La Legge
Dopo la pubblicazione in italiano, nel volume Magick, delle prime tre parti dell'opera più importante di Aleister Crowley, quella che egli chiamava ""Liber ABA"""", o """"Libro quattro"""", esce ora la quarta e ultima parte, """"L'Equinozio degli Dèi"""". Essa contiene un resoconto autobiografico di come Crowley pervenne alla ricezione della pietra angolare di Thelema, """"Il Libro della Legge"""", e consegna al lettore una nuova appendice che tratta delle sue implicazioni cosmografiche, etiche e religiose. Oltre al testo de """"Il Libro della Legge"""" e del suo Commento, l'opera comprende la riproduzione del suo manoscritto originale e quella della Stele della Rivelazione. L'introduzione del curatore, Hymenaeus Beta, offre un approfondito apparato critico e storiografico e ricostruisce con dovizia di particolari la ricezione de """"Il Libro della Legge"""" da parte di Aleister Crowley, contestualizzando le vicende biografiche che hanno accompagnato la stesura dei cinque commentari redatti dall'autore, che per oltre vent'anni si impegnò a interpretare quei versi. La presente edizione include aggiunte, correzioni e annotazioni di Crowley rimaste finora inedite in Italia, e attraverso il confronto con i manoscritti originali ripristina svariati passi esclusi dalle edizioni precedenti."" -
La veglia, il sogno, l'essere. Il sé e la coscienza nelle neuroscienze, nella meditazione e nella filosofia
"La veglia, il sogno, l'essere"""" è il culmine di una vita di riflessione su interrogativi esistenziali fondamentali: chi sono io? Che cos'è il sé? Che relazione c'è tra il sé e il fatto di essere coscienti? L'autore, studioso di religioni e filosofie dell'Asia, di filosofia occidentale e di scienze cognitive, durante gli ultimi venticinque anni ha condotto ricerche nell'ambito della filosofia della mente e delle scienze cognitive spinto da una domanda fondamentale: """"La coscienza, anche nelle sue forme più sottili, trascende realmente il corpo vivente e il cervello?"""". Tentando di fornire una risposta, questo lavoro pone a confronto le analisi delle ultime ricerche neuroscientifiche sul sonno, il sogno, gli stati meditativi, le esperienze extracorporee e le esperienze di premorte con illuminanti interpretazioni dei concetti dottrinali e filosofici asiatici classici. Thompson mostra in che senso il sé non è un'entità statica, ma un processo in continuo mutamento, e ne descrive le trasformazioni facendo dialogare insieme neuroscienze, filosofia e narrazioni personali. In questo percorso le esperienze contemplative gettano luce sulla ricerca scientifica, e le prove scientifiche arricchiscono la vasta conoscenza acquisita dalle tradizioni contemplative. Nelle parole di Stephen Batchelor, che firma la prefazione al volume: """"Thompson incarna un movimento storico e culturale che spazza via la distinzione tra 'Oriente' e 'Occidente', sostituendola, si spera, con una comprensione più globale di ciò che significa essere pienamente umani""""." -
L'intelligenza del corpo in movimento. Comprendere la psiche dalla prospettiva Feldenkrais
Il movimento non è uno tra gli aspetti che caratterizza la vita: è proprio l’aspetto fondamentale dell’essere vivi. Lo capì Moshe Feldenkrais già negli anni settanta del secolo scorso, quando la comprensione del movimento umano era considerata solo un capitolo degli studi sull’apprendimento e sul comportamento motorio. Se pure nell’ambito delle discipline marziali e delle nascenti pratiche di consapevolezza somatica esisteva già una tradizione di osservazione di sé ‘radicata nel corpo’, e nonostante il concetto di ‘embodiment’ fosse già stato trattato dalla fenomenologia, solo recentemente le ricerche delle neuroscienze sulla sensazione e sulla percezione hanno portato all’evidenza scientifica molte acquisizioni di cui Feldenkrais fu pioniere. Il libro si articola in tre parti. La prima esplora la natura della percezione, del movimento, dello spazio e del tempo. La seconda prende in esame la questione dell’apprendimento e dello sviluppo, accanto al vasto tema degli affetti e delle emozioni, e in particolare allo stretto collegamento tra affetti, pensiero, apprendimento e sviluppo. Si tocca la questione del linguaggio e la relazione tra affetti, musica e altre forme d’arte. Nella terza parte si passa a considerare gli aspetti pratici di questo nuovo modo di pensare la vita, attraverso alcuni esempi che dimostrano come sia possibile, pensando in movimento, trovare la via per liberarsi dalle abitudini non funzionali. In tutto il libro vengono proposti brevi esercizi pratici (‘Esplorazioni’) per far sperimentare direttamente al lettore il processo di apprendimento. -
Fame. Trattare i disturbi alimentari con la mentalizzazione
I disturbi del comportamento alimentare sono una delle patologie più complesse della moderna psichiatria. Le difficoltà derivano dalla sovrapposizione di fattori culturali, sociali, relazionali, biologici e genetici. Le terapie che li affrontano devono dunque rendere conto di questa complessità e riuscire a elaborare un trattamento personalizzato, capace di integrare le caratteristiche delle specifiche psicopatologie. Una delle prove maggiori per il terapeuta è riuscire ad affrontare questi disturbi senza attribuire 'colpe', e senza rifugiarsi in prospettive riduzionistiche. In questo senso il modello della mentalizzazione si rivela particolarmente utile ed efficace, perché prova a comprendere i sintomi dei disturbi alimentari come tentativi di risolvere difficoltà collegate alla (auto)regolazione sociale. Diversi studi hanno infatti evidenziato come in questi disturbi siano frequenti anomalie della cognizione sociale, difficoltà di autoregolazione, deficit nell'identificare e descrivere le proprie emozioni, oltre a una riduzione della capacità agente del sé. Creando un ponte tra la tradizione psicodinamica, quella cognitivo-comportamentale e quella sistemica e narrativa, l'orientamento basato sulla mentalizzazione aiuta il clinico a elaborare un protocollo di intervento che permetta di affrontare sul loro terreno i molteplici fattori alla base del disturbo alimentare, offrendo un trattamento centrato sulla persona e fondato sulla relazione terapeutica, per riuscire a stabilire un contatto anche con il paziente apparentemente più irraggiungibile. Prefazione di Peter Fonagy. -
Dodici esempi di illusione
Secondo il pensiero buddhista, i fenomeni che percepiamo nel mondo e che costituiscono l’esperienza umana hanno, in ultima analisi, una natura illusoria: sono simili a un trucco di magia, alla luna riflessa nell’acqua, a un sogno, un’eco o un miraggio. La disquisizione sulle illusioni gioca un ruolo fondamentale nella letteratura della “Perfezione della saggezza”, perché quei testi affermano che fra l’esistenza dell’illusione e l’esistenza della sofferenza c’è una stretta correlazione. Nella visione buddhista, l’esistenza della sofferenza non è una caratteristica necessaria del mondo, né la conseguenza di un fatto specifico del passato (come, ad esempio, la caduta di Adamo), ma è dovuta piuttosto a un errore intellettuale che travisa il modo in cui le cose esistono. La sofferenza è prodotta da una visione errata del mondo, talmente inerente al nostro modo abituale di pensare che non siamo più consapevoli della sua natura prospettica. Westerhoff prende le mosse da un’enciclopedia tibetana del XVIII secolo ed esplora in modo approfondito ciascuno dei dodici esempi di illusione da essa elencati: le illusioni magiche, la luna riflessa nell’acqua, le distorsioni visive, i miraggi, i sogni, gli echi, la città dei gandharva, le illusioni ottiche, gli arcobaleni, i fulmini, le bolle d’acqua e il riflesso nello specchio. Il testo, caratterizzato da un linguaggio chiaro e accessibile a un vasto pubblico, si avvale dei contributi di numerose discipline, tra cui la filosofia e le scienze cognitive, la storia della scienza, l’intelligenza artificiale, l’ottica, l’economia e la teoria letteraria, gettando luce sulla complessa relazione fra realtà, apparenza, percezione e inganno. Penetrando a fondo nel significato di ognuna di queste immagini dell’illusione, si comprende meglio come lo scopo del buddhismo sia giungere a un completo cambiamento del modo in cui percepiamo e concettualizziamo i fenomeni. È la via per recidere l’ignoranza e dissipare ogni sofferenza. -
Cosa, come, perché. Una risposta alle domande sul buddhismo la meditazione e la vita consapevole
Nulla è più prezioso per un praticante che trovarsi in presenza di un grande maestro e rivolgergli in prima persona le domande più urgenti riguardo al proprio percorso spirituale. Non meno prezioso, per chi non ha avuto quel privilegio, è poter accedere alle risposte che il maestro ha dato ad altri studenti di meditazione. Quanto sforzo è necessario per meditare? Come gestire il dolore e la gioia durante la meditazione? Quale rapporto intercorre tra distacco e compassione? Chi sono gli amici spirituali? Quali sono i pericoli dell'attaccamento? Che rapporto c'è tra buddhismo e psicologia occidentale? Come gestire la paura e la rabbia? Come affrontare la morte e la perdita di chi si ama? È qui condensato mezzo secolo di risposte che Bhante Henepola Gunaratana ha dato nel corso di ritiri e interviste, dal vivo o per e-mail. Il lettore vi troverà tutto l'umorismo, l'onestà e l'erudizione di Bhante G., noto tanto per la chiarezza delle istruzioni e dei consigli sulla meditazione, quanto per la conoscenza approfondita dei testi del canone p?li, che cita a memoria nella lingua originale. Grazie a una funzionale organizzazione per temi, chi si è appena accostato alla meditazione di visione profonda (vipassan?) troverà in questo testo una guida accessibile, mentre i meditanti più esperti potranno avvalersi di un valido sostegno nella pratica. Viene in queste pagine restituita tutta la spontaneità e l'immediatezza dello stile di Gunaratana, che si muove con leggerezza all'interno di una moltitudine di argomenti: dai principali insegnamenti del Buddha sulla meditazione e la pratica spirituale, allo stato attuale del buddhismo in Occidente, con numerosi riferimenti a esperienze e difficoltà personali: l'approdo negli Stati Uniti, i tentativi di estendere alle donne l'ordinazione monastica, l'impresa di fondare un monastero della foresta sui colli del West Virginia e persino l'origine del soprannome 'Bhante G.'. -
Psichiatria enattiva. La mente, il corpo e il mondo
Una gran parte del problema dell'integrazione in psichiatria (non ancora efficacemente risolto) ha a che fare con la difficoltà di mettere in relazione due dimensioni strettamente collegate nella valutazione dei disturbi psichiatrici, quella fisiologica e quella esperienziale: il corpo e la mente. Di fatto, esiste un dualismo ancora profondamente radicato nel modo di concepire tanto le cause quanto il trattamento dei disturbi, che neanche i modelli integrativi hanno del tutto risolto. Dalla filosofia della psichiatria emerge oggi una prospettiva estremamente innovativa e feconda, che prende spunto dall'orientamento enattivo alla conoscenza proprio delle scienze cognitive, elaborato negli anni novanta del secolo scorso da Varela, Thompson e Rosch. Da tale orientamento la psichiatria enattiva mutua una concezione incarnata della cognizione, che offre una valida alternativa all'antica opposizione mente-corpo: la cognizione (definita in termini di sense-making, 'costruzione di significato') è il risultato dell'intima interconnessione tra processi fisiologici ed esperienziali, laddove la dimensione esperienziale comprende necessariamente anche la relazione con l'ambiente. Non si può cioè comprendere la cognizione separatamente dall'essere corporeo che si trova nel processo della conoscenza, né dall'ambiente verso cui tale conoscenza è diretta. La tesi dell'autrice è che i disturbi psichiatrici possano appunto essere letti come il frutto di alterazioni strutturali della capacità di 'costruire significato' in relazione al proprio mondo. Tali alterazioni possono derivare da una molteplicità di fattori: esperienze traumatiche, sistemi neurotrasmettitoriali disfunzionali, preoccupazioni esistenziali ed economiche, emarginazione sociale o dotazione genetica sfortunata. Il modo in cui tali fattori interagiscono varia non solo da una diagnosi all'altra, ma anche tra individui con la stessa diagnosi. La prospettiva enattiva sulla mente e sulla sua relazione con il corpo e con il mondo può allora fornire una nuova comprensione e una nuova visione globale dei disturbi psichiatrici e delle molteplici causalità coinvolte nel loro trattamento. -
Meditare con Sri Nisargadatta. I discorsi originali in marathi
In un'epoca in cui non esisteva la possibilità di registrare i discorsi di Nisargadatta, un ruolo di fondamentale importanza ebbero le persone che si occuparono di trascrivere le parole del Maharaj. Per circa vent'anni Nisargadatta parlò quasi tutti i giorni ai suoi discepoli presso la sua casa, divenuta il suo ashram, e Jayashri Gaitonde, assieme al marito Mohan, non mancò mai a un incontro. Colpita profondamente dalla forza penetrante di quelle parole, iniziò ad annotarle, portando avanti per anni un instancabile lavoro di trascrizione. Dopo la morte del maestro, riportò quegli appunti su un quaderno e si rese conto di aver raccolto un materiale di inestimabile valore. Il ruolo di discepoli come Mohan e Jayashri Gaitonde fu determinante anche per la diffusione dell'insegnamento Advaita Vedanta di Nisargadatta al di fuori dell'India. Inizialmente, poiché Nisargadatta parlava esclusivamente in marathi, ad assistere erano solo visitatori indiani. Fu il Maharaj stesso a chiedere a Jayashri e Mohan Gaitonde di tradurre le sue parole in inglese, in simultanea, non appena cominciarono a giungere all'ashram discepoli stranieri. L'ignoranza, spiegava il Maharaj, dipende dall'accettazione passiva di una conoscenza errata: con le sue parole cercava di eliminare quell'ostacolo in modo che la verità potesse riemergere. Bisognava solo ascoltare nel modo giusto: non c'era bisogno d'altro, nemmeno di pratiche o rituali. L'unica cosa che voleva dai suoi ascoltatori era che si liberassero totalmente dell'ignoranza, e offriva loro tutta la sua conoscenza, senza riserve. Secondo Jayashri Gaitonde, il beneficio che si può trarre ancora oggi dalla lettura delle parole di Nisargadatta dipende solo dalla propria fede e concentrazione: esse hanno una forza tale da poter trasformare chi le legge. -
Il loto bianco. Una spiegazione della «Preghiera in sette versi» a Guru Padmasambhava
Jamgön Mipham commenta in questo testo la famosa ""Preghiera in sette versi a guru Padmasambhava"""", potente espressione devozionale della tradizione dzogchen, cogliendone i significati più profondi. La figura di Padmasambhava, il 'Prezioso Guru', è di importanza fondamentale per la diffusione del buddhismo in Tibet nell'VIII secolo. Venerato nella scuola Nyingmapa come secondo Buddha, ha espresso molti dei suoi insegnamenti sotto forma di tesori nascosti (terma). Tra le preghiere a lui rivolte la più importante è di certo la """"Preghiera in sette versi"""": non solo perché è una potente invocazione, ma perché ogni sua parola è pervasa da un significato nascosto. Mipham Rinpoche mostra come questa preziosa invocazione contenga tutto il Mantra segreto in forma concentrata. Il suo commento si snoda su un triplice piano: viene dapprima analizzato il significato esteriore, o letterale, poi quello interiore e infine viene disvelato quello segreto, o esoterico. L'invocazione guida a una dimensione di verticalità e ascesi, in cui la mente contempla aspetti sottili della realtà che a poco a poco si offrono al discepolo che sia pronto a entrare nella visione. È probabile che il testo sia un terma della mente, sorto all'improvviso nel flusso mentale di Jamgön Mipham, e come tale costituisca di fatto un insegnamento dello stesso Padmasambhava. La natura sublime del testo potrà illuminare il percorso di praticanti e studiosi che sentano una connessione spirituale con questa tradizione."" -
N?g?rjuna. Un'introduzione alla filosofia della Via di mezzo
Il filosofo indiano N?g?rjuna, vissuto probabilmente nel II secolo d. C. nel Deccan orientale, è stato uno dei più grandi pensatori nella storia della filosofia dell'Asia e il fondatore della scuola Madhyamaka (Via di mezzo). Considerato tra gli iniziatori del buddhismo mah?y?na, ha elaborato filosoficamente il concetto della 'vacuità' (??nyat?) di tutti i fenomeni, essenziale nei testi della Prajn?p?ramit?, la più antica letteratura mah?y?na. N?g?rjuna si considera il difensore di una visione ben precisa, definendosi con l'espressione ??nyat?v?din, 'colui che segue la posizione della vacuità'. Per un esponente del Madhyamaka, il senso principale dell'affermazione di essere un seguace della 'Via di mezzo' è per eccellenza la comprensione della vacuità come termine mediano tra eternalismo e nichilismo. Tutte le cose sono prive di un'esistenza propria, sono quindi esistenti secondari, costruzioni concettuali derivanti da cause e condizioni originate in modo dipendente. Non vi è nulla che non sia una mera costruzione concettuale. In linea con la tradizione buddhista, il pensatore indiano rifiuta anche la concezione di un sé individuale definito come una sostanza, un fattore unificante della vita mentale che è immutabile, distinto dal corpo e dagli stati psicologici. Sono inoltre presentati e discussi temi quali la causalità, il movimento, l'epistemologia e il linguaggio. Finora gran parte delle pubblicazioni su N?g?rjuna ha affrontato gli aspetti filologici, storici o religiosi delle sue opere; questo testo si propone invece di analizzare l'aspetto filosofico dei suoi insegnamenti, esaminare le reali e possibili obiezioni alle sue posizioni, valutare quali argomentazioni sono valide e possono essere sostenute, e a quali conclusioni filosofiche si arriva. La solidità delle affermazioni di N?g?rjuna è messa alla prova e le sue riflessioni sono intese come un progetto filosofico unitario, i cui diversi elementi sono connessi in modo non sempre evidente. N?g?rjuna è innanzitutto un pensatore profondo e la sua filosofia costituisce un motivo di interesse universalmente valido. Westerhoff descrive accuratamente il suo pensiero e lo rende accessibile anche a chi abbia poca o nessuna dimestichezza con la filosofia indiana.