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Ginevra
L'esordio di Giorgio Montefoschi denso di amore, morte, e tempo.rn«Sì, è il mio primo romanzo, l'ho scritto che avevo poco più di vent'anni: non di getto. Adesso lei mi chiede che impressione ho avuto nel rileggerlo dopo una infinità di tempo, perché glielo confermo: non lo rileggevo da una infinità di tempo. Allora. Se devo essere proprio sincero, le dico che, oltre alla tenerezza, ho provato stupore per il coraggio con il quale mi sono esposto. Guardi: ci sono tre giovani uomini e una ragazza molto seducente che vivono in una villa, immersa in un parco alla periferia di una città. Progettano itinerari, guardano film e documentari, raccolgono memorie, soprattutto aspettano un personaggio, si chiama Godot, che vive a Ginevra e deve tornare a salvarli. E questa è la cornice. Ma dentro, davvero, ci ho messo tutto: l'amore, la morte, il tempo, mi chiedo come ho fatto.» (Giorgio Montefoschi) -
Due di due
Un'edizione speciale del capolavoro di Andrea De Carlo, long seller internazionale. Due di due torna, in occasione dei 30 anni dalla prima uscita, in un’inedita versione illustrata dall’autore.rnrn“Guido Laremi è il più bel personaggio della letteratura italiana degli ultimi decenni.” - Pietro Citatirnrn“Un long seller che da trent’anni i lettori si passano di mano.” - Cinzia Fiori, Corriere della Serarnrn“Non stupisce che questa ambiziosa saga iniziatica e politica sia diventata un vero romanzo di culto.” - Delphine Peras, L’ExpressrnrnMario, l'io narrante, e Guido, suo compagno di scuola, sono così diversi da essere speculari: il primo è un adolescente come tanti, impaurito e attratto dalla vita, indeciso nelle scelte e appena abbozzato nella personalità, l'altro ha autorevolezza e carisma, un'immaginazione e una propensione al rischio che lo rendono diverso da tutti gli altri, abbastanza per affascinarli, troppo per non spaventarli. Ma proprio i loro caratteri opposti rendono Mario e Guido complementari e simbiotici. Questa amicizia straordinaria prosegue per un ventennio, attraverso i molti cambiamenti che li portano dall'adolescenza all'età adulta. -
Storie vere e verissime
Ermanno Cavazzoni, scrittore e sceneggiatore al fianco di Federico Fellini, è convinto che al giorno d’oggi la letteratura di finzione sia del tutto superflua. Meglio prendere spunto da “storie vere e verissime” che, grazie al suo inconfondibile stile caustico e irriverente, l’autore trasforma in aneddoti dai tratti surreali che conservano tuttavia una lucida attualità. -
La maledizione del numero 55
La nuova indagine del Commissario Italo Sartori, per la prima volta tra gli scaffali della Nave di Teseo. rnSalò, marzo 1938. L’apparente calma del lago di Gardarnè messa a soqquadro dalla frenetica preparazionerndella Mille Miglia, la mitica corsa automobilisticarnche collega Brescia e Roma, diventata una vetrinarndecisiva per il regime fascista. Il commissario ItalornSartori ha appena litigato con la sua amante, la ricca,rnaudace vedova Anna Arquati, che vive sull’altrarnsponda del golfo di Salò: la donna vuole parteciparernalla Mille Miglia con la sua auto, ma il commissariornSartori, abruzzese di nascita trapiantato sul Gardarncome il sommo vate D’Annunzio, non è d’accordo.rnUna scia di morti sospette sconvolge la vigilia dellarncorsa: la squadra francese della Delahaye è vittimarndi un incidente, mentre prova la sua vettura lanciatarna tutta velocità lungo la Gardesana; pochi giornirndopo un oscuro destino attende Luigina Stroppa dettarnNefertari, una veggente locale che aveva predettornsciagure durante la Mille Miglia. Il commissariornSartori si trova così con due misteri da risolvere,rntra le pressioni dell’Ovra, l’odiosa polizia segretarnfascista, le ingerenze di questori proni al potere,rni depistaggi, le delazioni e il languore crescenterndovuto alla distanza della sua amante.rnMassimo Tedeschi costruisce un’indagine perfettarnper un investigatore fuori dagli schemi, un personaggiornindimenticabile che arricchisce il giallo italiano di unrnnuovo protagonista. -
Elogio del diritto
Il terzo volume della collana curata da Massimo Cacciari e Natalino Irti.rn«Dike, la Giustizia, figlia degli Dei, sarà forse costretta, alla fine del suo destino, a coincidere con Nomos, il diritto posto dalla volontà umana uscita da una guerra vittoriosa? La Giustizia apparirebbe allora come un fatto, indisgiungibile dal fatto del potere e delle sue leggi. Oppure Dike, la Giustizia, fa segno, indica qualcosa che trascende i fatti, e che tuttavia deve coi fatti del potere e delle leggi implicarsi? Ecco l’interrogazione eterna della nostra civiltà. Per comprendere come oggi questi concetti e rapporti si dispongano, è necessario tornare al punto in cui si sono determinati per la prima volta, ripercorrerne la genealogia. E' quello che fanno Cacciari e Irti ripensando un classico saggio del grande filologo Werner Jaeger, apparso all’indomani della seconda Guerra mondiale» rnA partire dall’Elogio del diritto di Werner Jaeger, l’illustre filologo tedesco, gli autori ragionano sulla dicotomia del diritto nell’antica Grecia: da una parte la dike, l’ideale di giustizia ispirato direttamente dalla divinità, e dall’altra il nomos, la legge degli uomini che regola il vivere civile; due concetti che si completano ed equilibrano l’uno con l’altro. Il modello greco insegna quanto, ancora oggi, sia necessario che la giustizia si traduca nella concretezza di misure effettive, e che la legge non si regga esclusivamente su un’imperatività priva di passioni. -
Il filo di mezzogiorno
Torna in libreria, in una nuova edizione curata da Angelo Pellegrino, il secondo romanzo di Goliarda Sapienza, rivelatasi due anni prima con Lettera aperta. rnrnPubblicato per la prima volta nel 1969, Il filo di mezzogiorno precorre con straordinaria attitudine al futuro alcuni tratti dell’autofiction e del memoir, raccontando l’esperienza psicoanalitica vissuta dall’autrice dell’Arte della gioia dopo il periodo di depressione, sfociato in un tentativo di suicidio. Attraverso le parole che la protagonista rivolge al suo medicorn– con cui instaurerà un rapporto intimo e appassionato –, ricostruiamo tutto il suo percorso: la partenza da casa, le pensioni di terza categoria, i corsi d’arte drammatica, la persecuzione fascista, la “follia” della madre, la difficoltà nei rapporti con l’altro sesso, l’amore devastante per Citto (“non facemmo la sciocchezza di sposarci ma il giuramento di restare insieme fino a quando l’amore ci avrebbe tenuti uniti”). Emerge da queste pagine una consapevolezza che è al tempo stesso personale e universale, una riflessione acuta e sensibile sulla condizione femminile, priva di ogni pregiudizio morale: la scoperta delle fragilità e delle paure, dell’amore, della vita. -
Il museo africano
«Sentivo dentro di me con urgenza, in quegli anni, il bisogno di partire, del viaggio senza meta per andare ovunque, e insieme il disperato bisogno del ritorno.»rn""Insomma, pensavo ai luoghi, allo stare, al tempo, al movimento. Ma con una immensa nostalgia: sì, con una immensa nostalgia di tutto – questo si può capire, essendo molto giovane. Dunque, immaginai e vidi quattro giovani che attraversavano un’America sconfinata, meravigliosa, luminosa e buia come sull’orlo di una catastrofe. Immaginai e vidi un villaggio di montagna vicino al confine austriaco nel quale uno dei quattro viaggiatori si sarebbe rifugiato per sempre. Immaginai amori languidi e furibondi, e li scrissi. Pensai – e lo scrissi – che viaggiando, tornando stando ‘dall’altra parte’, mai i miei personaggi avrebbero smesso di pensare a quello che avevano perduto.”rnGiorgio Montefoschi"" -
Il centodelitti
Il libro su cui si sono formate due generazioni di lettori e di giallisti, infiammati dall’incastro perfetto di trame e personaggi in un’opera che in ogni pagina svela un nuovo indizio, una prova schiacciante che avevamo trascurato.rnrn«Scerbanenco era un microbiologo dei sentimenti, delle emozioni umane, le analizzava, le vivisezionava, ne descriveva ogni momento, ogni passo, fino al lieto fine, o alla tragedia, o al delitto. D’altra parte, emozioni e sentimenti non sono forse la materia costitutiva anche del crimine?» - Cecilia ScerbanencoCento delitti, cento storie affilate come rasoi che indagano le zone oscure di persone comuni, uomini e donne che abitano vicino a noi, che incontriamo ogni giorno andando al lavoro, che ci somigliano in maniera impressionante. Giorgio Scerbanenco, il maestro del noir italiano, scatena la sua fantasia in una traboccante enciclopedia del male che ci porta in un mondo spietato ma al tempo stesso pieno di sentimenti, dove il delitto non è un'eccezione e la speranza non è un peccato. Pubblicato per la prima volta nel 1970 con la curatela di Oreste del Buono, ""Il Centodelitti"""" è il libro su cui si sono formate due generazioni di lettori e di giallisti, infiammati dall'incastro perfetto di trame e personaggi in un'opera che in ogni pagina svela un nuovo indizio, una prova schiacciante che avevamo trascurato. E alla fine, tra questi personaggi, finiamo per sentirci a nostro agio, al sicuro come in una famiglia che sa nascondere bene i suoi segreti."" -
Uffizio delle tenebre
Con una scrittura raffinata, questo romanzo segue i due personaggi in una spirale di rinunce e sentimenti, di manipolazioni e tenacia: una storia che avvolge e affascina come le spire di un serpente.rnLa storia di una vita e di due anime strettamente intrecciate fra loro: quella di una madre nevrotica e possessiva e di un figlio che le sacrifica la propria esistenza. Un rapporto tormentato, fatto di ricatti, rimorsi, slanci di ribellione, ambizioni frustrate e di un amore smisurato e difficile da accettare. -
Memorie della mia vita
Una nuova edizione aggiornata, con un apparato iconografico inedito, per il libro ""assoluto"""" di Giorgio de Chirico: tra autobiografia, cronaca e manifesto d'artista, """"Memorie della mia vita"""" è una straordinaria confessione letteraria, che ripercorre le intuizioni geniali, i tormenti e gli incontri decisivi di un maestro del Novecento. """"Nelle Memorie della mia vita, Giorgio de Chirico racconta a volte puntigliosamente, con dovizia di particolari, la sua vita, le sue traversie, i rapporti con i familiari, le controversie con i critici e le sue conoscenze in genere, artisti e amici comuni o acquirenti delle sue opere. Le persone di cui ci parla diventano sempre e immediatamente personaggi. Poche righe, pochi aggettivi. La prosa di de Chirico è sottilmente carica di una direzione e quasi, meglio, di una meta: la perfezione che - sempre lo ribadisce - è lo scopo primario e definitivo dell'arte e di ogni vero artista nonostante egli sappia che quella meta, ovvero quella perfezione, mai sarà raggiunta."""" (Dall'introduzione di Franco Cordelli)"" -
La mia ombra è tua
Dopo quindici anni da L’età dell’oro, Edoardo Nesirntorna in libreria con La mia ombra è tua e firmarnil suo romanzo migliore: il racconto d’una passionernincontenibile, e d’un giorno che “vale una vitarnintera”.rn«Edoardo Nesi è un creatore di mitologie» – Elena Stancanelli, TTL La Stamparn«Un atto di amore per la letteratura, un gesto d'amore per la vita» – Gianpaolo Serino, Staisfactionrn«Nesi cattura questo nostro folle mondo con arguto ardore da castigamatti» – Stefania Vitulli, Il GiornalernrnÈ una storia, questa.rnUna storia d’amore. Iniziata quarant’anni fa,rne mai finita.rnEd è anche la storia d’un viaggio nell’Italiarndel 2019, epico e comico, ebbro e stupefatto,rnsventatissimo, intrapreso su una Jeep del 1979rnsenza né tetto né sportelli né parabrezza darnEmiliano De Vito, un ventiduenne appena laureatornsumma cum laude in Lettere Antiche, e VittoriornVezzosi, lo scrittore d’un solo libro, pubblicato nelrn1995 e accolto da un successo planetario che lornconvinse a rinchiudersi in una casa colonica soprarnFirenze e non farsi più vedere da nessuno, e nonrnpubblicare più neanche una parola.rnE mentre questi due antieroi se ne vannornlitigando – troppo distanti le loro generazioni ernvisioni del mondo, troppo diversi i destini – versornMilano e la fiera-mercato degli anni Ottantarne Novanta, dove il Vezzosi ha incomprensibilmenternaccettato di tenere un discorso, infrangendo unrnsilenzio durato un quarto di secolo, l’attenzionernd’un mondo impazzito si riversa su di loro,rne i social convinceranno l’Italia a fermarsi perrnascoltare in diretta il Vezzosi, “l’unica risorsarne l’ultima speranza”, mentre fa i conti col suo erncol nostro passato, e soprattutto con l’immenso,rnpericoloso potere della nostalgia che attanagliarne stringe forte – troppo forte – il presente e ilrnfuturo di questo nostro paese perso nel ricordorndi sé, e governato dai demagoghi peggiori. -
La casa del poeta
Presentata per la prima volta integralmente in questo volume curato da Andrea Cortellessa, l'opera poetica di Giorgio de Chirico intrattiene con la sua produzione pittorica un dialogo stringente e fecondo, la cui lettura è imprescindibile per comprendere appieno il pensiero del 'pictor optimus'. Questi testi, concepiti nell'arco di più di trent'anni tra il 1911 e il 1942 e molti dei quali fino ad oggi inediti, esprimono la libertà artistica dell'autore a partire dalla forma varia in cui appaiono, tra liriche in versi e componimenti in prosa nell'alternanza di lingua italiana e francese, che qui leggiamo nella traduzione di Valerio Magrelli. Il sodalizio con Apollinaire, il rapporto con i miti classici e il pensiero di Nietzsche e Schopenhauer, i rapporti ostili con la critica del tempo: in queste pagine prende la parola il mondo silenzioso di Giorgio de Chirico, scoprendone la voce suadente e misteriosa. ""Il viaggio nel tempo di de Chirico - dovremo ricordarcene sempre - si svolge attraverso la pittura, certo; ma, anche, attraverso la poesia. Il 'meccanismo del pensiero' di de Chirico trova la sua prima e più straordinaria formulazione in una sfrenata, spettacolare indeterminazione discorsiva nella quale la scrittura si fa di volta in volta, e insieme, saggio autobiografia e, appunto, lirica: senza alcuna distinzione fra versi e prosa."""" (dall'introduzione di Andrea Cortellessa)"" -
Gli occhi dei pavoni
Questo libro, definito da Luigi Baldacci “un grande romanzo simbolista”, ha vinto nel 1979 il Premio Mondello per la miglior opera prima, rivelando il talento narrativo di Fausta Garavini.La storia di un incontro e di un legame, quello tra la protagonista e Pierre, un archeologo che diventa per lei una guida in un mondo di storie e simboli che tracciano la rotta di un viaggio dentro sé stessa. Uniti da un legame fortissimo e misterioso che trascende l’amicizia o l’amore, i due protagonisti sono come i due pavoni del mosaico della sala di Re Ruggero al Palazzo dei Normanni a Palermo che Pierre sceglie come loro simbolo: “uniti e pur divisi dalla coppa”, il segno di una comunione che annulla senza ridurre la distanza tra loro. -
Gnosi delle fànfole
«Tornano le meravigliose poesie di Maraini» – Il VenerdìrnIn una nuova edizione curata dalla figlia Toni, torna il capolavoro d'invenzione letteraria di Fosco Maraini, un'avventura della fantasia che ha stregato, e continua a farlo, i lettori di ogni età. -
31 aprile. Il male non muore mai
Con un romanzo ricco di suspense e colpi di scena, Giuseppe Cesaro riflette sul fascino che esercita, ancor oggi, la dottrina nazista e sui pericoli che rappresenta per il nostro mondo.Vera Stark ha quarantacinque anni, una figlia di venticinque, un ex marito che la tormenta ma ha ritrovato l'amore con Alex, un docente di dottrine politiche all'università. Ma Vera è soprattutto una giornalista di razza e ha da poco cominciato un'inchiesta sulla crescita del neonazismo in Germania e, in modo particolare, sul gruppo ""31 Aprile"""", che vuole riprendere il progetto nazista là dove il Führer lo ha lasciato. Grazie alle sue ricerche e all'aiuto di due anziani antinazisti capisce ben presto che l'orrore non è alle spalle e che qualcosa di strano accade a Villa Redenzione, una casa di cura che nascondeva un tempo un lager. La villa è stata da poco trasformata in un museo da Edna Schein, anziana filantropa, figlia del fondatore di Villa Redenzione, il colonnello delle SS Mäher, processato e giustiziato per i suoi crimini alla fine della guerra. Ma qual è il rapporto tra Edna Schein, Villa Redenzione e il """"31 Aprile""""? Come mai molti anziani antinazisti stanno scomparendo? E cosa c'è dietro a questo ritorno alla ribalta dell'estrema destra? Sono le questioni a cui Vera dovrà trovare risposta, rischiando la vita e mettendo in discussione tutto quello che crede di conoscere."" -
Tutte le opere
Dal Taccuino dell'aiuto-regista impaginato da Bruno Munari a Parliamo d'altro, passando per L'uovo alla kok, sono qui raccolte in un unico volume tutte le opere di Aldo Buzzi (1910-2009), ""maestro nascosto"""" della nostra letteratura. Eclettico, (auto)ironico, imprevedibile, in oltre sessant'anni di scrittura Buzzi conduce il lettore dalla Roma del cinema di Fellini e Lattuada alla New York dell'amico Saul Steinberg, alla Russia di Cechov, in un montaggio serrato di tempi, luoghi, persone e stati d'animo. Condotta sulle carte dell'archivio personale di Buzzi, questa edizione comprende un'ampia scelta di scritti rari e inediti e una cronologia della vita e delle opere. """"Aldo Buzzi fu un uomo che amava perdersi nei frammenti. Per questo adottò i generi più diversi: taccuini, viaggi, lettere, ricette, memoria. Fece della originalità il punto fondamentale dove il desiderio di svanire urtava con quello di esserci. Quel modo di raccontare che Buzzi amò somiglia a certi giardini pubblici: incolti e per questo liberi e incantevoli. Luoghi proibiti dove nessuno poteva avere accesso. Al massimo era permesso spiare il loro rigoglio disordinato attaccati alle sbarre di un cancello arrugginito."""" (dall'introduzione di Antonio Gnoli)"" -
Voci e riflessioni (1941-1944)
Nel pieno della seconda guerra mondiale Bernard Berenson, il grande critico d'arte e studioso del Rinascimento, è in Italia, a Firenze. Cresciuto in America ma toscano di adozione, Berenson vive buona parte di quegli anni di lotta e paura nella villa dei Tatti, tra le mura antiche vigilate da Giotto, Ambrogio Lorenzetti, Ercole de' Roberti. Qui, tra il 1941 e il 1944, alimenta le sue ricerche enciclopediche, dai geroglifici delle piramidi agli affreschi perduti di Mantegna, rilegge Benedetto Croce, Bergson, i versi di Shelley. Ma la bellezza non basta a tenere lontana la barbarie, e così le letture, gli incontri, le fughe improvvise dell'umanista riflettono l'avanzata del fascismo, le conseguenze delle leggi razziali, testimoniano la sua precaria libertà. I Tatti diventano il confino volontario di un pellegrino della bellezza, che in questo libro si racconta mentre vede intorno a sé salire ""una marea che minacciava di sommergere e inghiottire quel che faceva la sua ragione di vita e il bene più prezioso di una civiltà"""". """"Se le aspirazioni verso il bene e il bello sopravviveranno, che forma prenderanno, che espressione troveranno nelle arti verbali e visive e della musica? Non possiamo immaginarlo più di quanto un greco del tempo di Pericle avrebbe potuto prevedere le cattedrali di Chartres o di Reims, le tragedie di Shakespeare, la musica di Beethoven, di Wagner o di Strauss"""". Introduzione di Vittorio Sgarbi."" -
Polene. Occhi del mare. Ediz. a colori
Claudio Magris torna con un libro che parla di mare, di donne, di navi e di letteratura. Un gioiello di scrittura e inventiva che è solo apparentemente una storia degli oggetti.rnrnLe polene – le statue che decoravano la prua delle navi – in queste pagine emergono dal mito per diventare figure reali, che popolano una galleria di indimenticabili ritratti femminili: sono sirene, dee, donne comuni o veggenti come Cassandra, seduttrici, madri, sono donne perverse, terribili, visionarie. Attraverso le loro forme sensuali, davanti agli occhi del lettore si svolge una storia colta e stravagante, documentata e luminosa: un racconto illustrato di eroine, avventurieri, cimiteri di navi, che riemergono immortali dagli abissi della memoria. Il mare, reale o fantasioso che sia, diventa occasione per riflettere sulla vita, sulle sue zone di luce e ombra, sull'infanzia e la sua spericolatezza, sulla necessità di un approdo e sul potere della letteratura – da Karen Blixen e Nathaniel Hawthorne a Juan Octavio Prenz e Giuseppe Sgarbi – capace di condurci in ogni tempo, verso un altrove irraggiungibile. -
Piccoli tasti, grandi firme. L'epoca d'oro del giornalismo italiano (1950-1990). Catalogo della mostra (Ivrea, 31 maggio-31 dicembre 2019). Ediz. illustrata
"Piccoli tasti, grandi firme"""" racconta l'epoca d'oro della stampa italiana - quando i giornali si facevano senza computer e senza cellulari ma con idee forti e una scrittura alta - attraverso le pagine più famose, gli articoli più belli e le immagini iconiche di un pugno di cronisti eccellenti che, inseguendo la notizia, hanno fatto la storia del loro mestiere e del nostro Paese." -
Pantagruel (2019). Vol. 0: Il pane
La rivista raccoglie testi inediti dai migliori autori della letteratura italiana e internazionale, in numeri monografici dedicati a temi che intrecciano arti, discipline, saperi.