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In principio fu lo stoccafisso
Quasi sempre con la quarta di copertina l'editore si gioca il presente e il futuro del libro e ogni parola andrebbe pensata e pesata. Ma gli autori - come scoprirà chi, abboccando all'amo, avrà la ventura di leggerne le pagine - amano correre il rischio di uscire dagli schemi tradizionali e lasciarsi andare. Non fino al punto però di scrivere che questa è la ""storia del Pesce che ha cambiato il mondo"""". Purtroppo lo ha fatto prima Mark Kurlanski, autore di una delle più complete monografie sull'argomento. Il coup de foudre è scoccato a entrambi leggendo lo slogan """"il Pesce che unì l'Europa"""" coniato da Otello Fabris, storico della gastronomia del Medioevo e del Rinascimento. Europeisti della prima ora, gli autori medesimi hanno scoperto che quello che li ha spinti a scrivere sul merluzzo - con una malcelata preferenza per lo """"stoccafisso"""" - è proprio quel filo sottile che, attraverso """"l'apparentamento di una moltitudine di ricette che si sono sviluppate lungo le vie commerciali dello stoccafisso"""" contribuisce come e forse più dei trattati, a costruire un comune sentire, necessario per superare i particolarismi e costruire insieme la Grande casa d'Europa. Tra i tanti fili non poteva mancare quello artistico e gli autori hanno voluto rendere omaggio ai Paesi che sono stati la 'culla' di questo breve trattato serio e irriverente - ma che cela una storia più vasta di antichi commerci, di sconosciute vicende politiche, di curiose culture popolari e appassionanti esplorazioni navali - offrendo al lettore un apparato iconico-illustrativo, frutto di minuziose ricerche di quadri poco noti dell'epoca d'oro della pittura fiamminga, che potrebbero aumentare di numero alla prossima… edizione."" -
Accardi-Dorazio-Perilli-Sanfilippo-Turcato. Divagazioni materiche ed informali. Ediz. illustrata
Catalogo della mostra aperta presso la Galleria Lombardi dal 31 marzo al 6 maggio 2023 Piero Dorazio, Achille Perilli, Carla Accardi, Antonio Sanfilippo, Giulio Turcato sono, nell'arte italiana della seconda metà del '900 e primi anni del 2000, gli ambasciatori di questa terra della scoperta permanente, i paladini di una visione oltre la vista, per un'arte della forma che si legittima da sé e in sé, che non cerca pretesti per esistere, se non quello di intercettare la vita segreta delle cose. -
Le Marche. L'unicità delle molteplicità
L'unicità delle molteplicità, titolo scelto per questa esposizione allestita nella prestigiosa cornice capitolina di Palazzo Poli, ben esprime l'identità delle Marche, l'unica regione che ancora si declina al plurale, ma che nella sua pluralità sa essere unica. Unica nel rappresentare insieme il paesaggio mozzafiato, scorci e borghi disseminati tra le montagne, le colline e il mare, l'eccellenza del saper fare e del saper essere, anche attraverso i prodotti del territorio e l'enogastronomia, un prezioso patrimonio frutto di una lunga tradizione culturale, artistica e manifatturiera. In particolare, l'intento dell'organizzatore della mostra, è quello di raccontare le Marche attraverso alcuni dei prestigiosi personaggi che la nostra regione ha saputo esprimere nell'arco dei secoli, figure conosciute in tutto il mondo, ciascuna per le proprie abilità, che hanno saputo lasciare un segno. -
Forme dell'abitare a Roma. Echi dell'antico nell'architettura del primo Novecento
Il volume raccoglie gli interventi presentati da numerosi studiosi italiani e stranieri al convegno dal titolo: Forme dell'abitare a Roma. Gli echi dell'antico nell'architettura del primo Novecento, svoltosi a Roma nel novembre 2021; iniziativa parte del progetto di ricerca finanziato dall'Università degli Studi di Roma ""Sapienza"""", coordinato da Simona Benedetti del Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell'Architettura. Il convegno ha approfondito e indagato svariate tematiche finora afferenti ad ambiti disciplinari diversi, coinvolgendo archeologi, storici dell'architettura, architetti, in un dibattito trasversale che ha tentato di comprendere meglio le ricadute dell'interesse per l'Antico nell'architettura abitativa dei primi decenni del Novecento, produzione definibile criticamente come esito dell'«Altra modernità» italiana. Tra i contributi sono presenti anche saggi dedicati ad architetture e ambiti territoriali non romani che testimoniano l'analoga influenza dell'Antico nella formulazione progettuale delle nuove sperimentazioni costruttive novecentesche."" -
Italia nostra (2023). Vol. 513: Il futuro della nostra storia
EDITORIALE Ripartiamo dalla nostra storia Antonella Caroli OPINIONE Il futuro ha un cuore antico che va rispettato Luca Carra DOSSIER Le energie rinnovabili non sono tutte uguali Roberto Cuneo Le imprese verso l'economia circolare Edoardo Croci Autonomia differenziata e tutela del paesaggio e dei beni culturali Consiglio Regionale Veneto di Italia Nostra Fotovoltaico, ""Le mani sulle campagne"""" Oreste Rutigliano IL RACCONTO Le città di fondazione Antonella Caroli Le città nuove dell'Agro pontino A cura di Maria Teresa Accatino e Carlo Boldrighini L'Eridania di Forlì, un patrimonio della città Sezione di Forlì DOSSIER Cultura e turismo, alcune considerazioni di merito Ebe Giacometti Villa Italia a Tarabya Diana Barillari ATTIVITÀ E CAMPAGNE Un 2022 ricco di campagne e iniziative Flavia Corsano I nostri libri."" -
Acqua nell'arte e arte dell'acqua. Fontane e nasoni di Roma
Guardando alle origini della città di Roma si può affermare che questa nasce dall'acqua e grazie a questo elemento indispensabile cresce e si sviluppa fino a diventare una metropoli senza paragoni nel mondo antico, capitale di un Impero immenso. La presenza del fiume Tevere, nel punto dove è più agevole l'attraversamento tra le anse collinari, ha motivato la scelta del luogo di fondazione della città. Lo stesso fiume garantirà il suo sviluppo economico e sarà, fino a due secoli fa, la principale fonte di di acqua potabile per i cittadini. I Romani avevano compreso il grande valore dell'acqua e soprattutto che essa era un bene inestimabile, prezioso e fonte di vita. La realizzazione degli acquedotti fu prioritaria per lo sviluppo della città e ancora oggi rappresenta la testimonianza della grandezza di Roma e del suo avanzato grado tecnologico ed ingegneristico. Infatti, solo grazie ad un loro ottimale utilizzo fu possibile la conseguente espansione urbana e lo sviluppo della civiltà, facendo diventare Roma capitale del mondo e città dell'acqua. Fin dall'antichità Roma era infatti conosciuta come Regina Aquarum e le fontane, oltre a essere luoghi di divertimento e abbellimento, rappresentavano una vera e propria mostra dell'eccezionale disponibilità d'acqua, che accresceva ancora di più la magnificenza e la potenza della città. Dionigi d'Alicarnasso scriveva nel I secolo a.C., ai tempi di Augusto: ""Mi sembra che la grandezza dell'Impero Romano si riveli mirabilmente in tre cose, gli acquedotti, le strade, le fognature"""". La storia dell'acqua trasportata attraverso le condotte ha inizio nel 312 a.C. quando, grazie a Appio Claudio Cieco, giunse a Roma alle falde dell'Aventino la prima acqua attraverso un condotto artificiale lungo più di 16 chilometri. Un vero e proprio fiume di acqua arrivava a Roma in Età Imperiale con i suoi 11 acquedotti la cui gestione era allora nelle mani dei """"curatores aquarum"""". Ancora oggi Roma è ricca di fontane e fontanelle. Alcune sono semplici vaschette, altre sono grandi fontane. Questi magnifici monumenti, costruiti nel corso dei secoli, celebrano il trionfo dell'acqua. In tutta la città se ne contano più di 1.500. La maggior parte si trova nel centro storico, alcune fontane sono nascoste nei cortili dei palazzi e nei giardini delle ville. Roma è famosa anche per i suoi """"Nasoni"""", le caratteristiche fontanelle in ghisa, oltre 2.500 diffuse in tutta la città. Una mostra quindi per celebrare Roma attraverso il più nobile dei quattro elementi ma nello stesso tempo per rendere note ad un vasto pubblico le molteplici iniziative di Acea per la gestione del sistema idrico."" -
Giancarlo Limoni. La memoria della neve
"Giancarlo Limoni, La memoria della neve"""" è la mostra che inaugura la nuova sede di ARATRO, Galleria Gino Marotta-Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell'Università degli Studi del Molise, a Campobasso, che riapre, dopo la pandemia, in un grande spazio espositivo. L'antologica, curata da Lorenzo Canova e Piernicola Maria Di Iorio, ripercorre alcuni tratti salienti degli ultimi venticinque anni di lavoro di Giancarlo Limoni (Roma, 1947), protagonista della Nuova Scuola Romana degli anni Ottanta e della pittura italiana contemporanea. La memoria della neve raccoglie opere di grandissimo formato, con un nucleo speciale dedicato alla serie dei Quadri bianchi, dove il pittore lega le sue immagini del giardino alle aperture verso il paesaggio, in una combinazione generata dal bianco di una neve irreale e da un'armonia di colori velati e vibranti, germinazioni di piante e di fiori che crescono e premono sotto la coltre lattescente. Giancarlo Limoni, tuttavia, partendo dalla sua ricerca personale e poetica, ha dato vita a quadri segnati anche da una visione innovativa e profetica del nostro presente e di quello che potrebbe essere il nostro futuro, minacciato dalla catastrofe ecologica che grava su terre dove non nevica più, dove i ghiacciai si sciolgono e dove l'acqua scaturita dalle nevi sembra sempre più rara e preziosa. Il catalogo comprende i testi del Rettore dell'Università degli Studi del Molise Luca Brunese; della Delegata al Polo Museale di Ateneo Paola Fortini; di Lorenzo Canova e Piernicola Maria Di Iorio (direttore e curatore di ARATRO) e di Fabio Sargentini, il grande gallerista de L'Attico di Roma che collabora con Limoni da quasi quarant'anni. Il volume contiene anche cinque poesie di Roberto Deidier e Sonia Gentili, docenti ordinari di letteratura italiana alle Università di Palermo e Roma Sapienza, che hanno fatto dialogare i loro versi con la pittura di Giancarlo Limoni." -
Colonna Traiana. Atlante fotografico-Trajan's column. A photographic atlas. Ediz. illustrata
La Colonna Traiana, inaugurata il 12 maggio del 113 d.C. allo scopo di celebrare le campagne militari di Traiano in Dacia (101-106), per la complessità delle scene e lo straordinario valore artistico dei bassorilievi che raccontano quegli avvenimenti lungo un fregio spiraliforme di circa 200 metri, rappresenta uno dei monumenti più significativi dell'arte di età romana imperiale, oltre a costituire, da secoli, un ""segno"""" iconico, in grado di polarizzare l'attenzione dei cittadini romani e dei turisti che frequentano l'area archeologica centrale di Roma. La Colonna, anche dopo la rovina degli altri edifici del Foro traianeo, rimase intatta e la sua funzione simbolica non si è interrotta nel tempo, tanto che nel 1162 fu emanato un editto da parte del Senato Romano che ne vietava il danneggiamento, pena la morte, mentre, tra gli avvenimenti più significativi che hanno riguardato il monumento, una menzione particolare spetta a Papa Sisto V per aver fatto collocare, nel 1587, sulla sua sommità la statua in bronzo di San Pietro e costruire un muro di recinzione per proteggerne il basamento. Tra gli interventi di restauro susseguitisi nel corso dei secoli, particolarmente importante è stato quello realizzato negli anni Ottanta del secolo scorso, documentato da un meticoloso lavoro di ricognizione fotografica, confluito nei fondi fotografici dell'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, che, con grande merito, ne ha curato ora l'edizione in questo Atlante fotografico della Colonna Traiana. E il volume si presenta di straordinaria importanza per il Parco archeologico del Colosseo quale fondamentale strumento di lavoro per orientare le attività di tutela e valorizzazione della Colonna Traiana (di cui è responsabile), in quanto raccoglie dati particolarmente significativi sullo stato di conservazione del monumento nel corso di questi ultimi quarant'anni e rappresenta una base di confronto con le risultanze di un'ulteriore campagna di documentazione video e fotografica, realizzata dallo stesso Parco archeologico nel 2020 ed eseguita con l'ausilio di droni e Laser scanner 3D. In un'ottica più complessiva, si deve all'ICCD aver realizzato, attraverso questo Atlante fotografico, uno strumento prezioso per promuovere la conoscenza e rinnovare l'attenzione sulla Colonna Traiana, la cui fortuna resta inalterata senza soluzione di continuità sino all'età contemporanea ed è testimoniata dai numerosi monumenti celebrativi ispirati da questo straordinario capolavoro dell'arte antica."" -
I sette vizi capitali
I sette vizi capitali rappresentati da sette opere, ciascuna ben connotata e distinta per forma, colore e materiale - dall'ovale in marmo per la superbia al triangolo in ceramica per l'invidia, solo per citarne alcuni - si pongono quindi in contrasto con i ""bianchi sogni di un altro mondo"""" di Hendrik Christian Andersen che, sebbene non espressamente, ha perseguito un ideale d'arte e vita improntato alla glorificazione della virtù, come fanno bene comprendere alcuni evocativi passaggi del Diario di Olivia che ne esalta la dedizione e lo sforzo per il raggiungimento di uno scopo più alto e spirituale. Le idee di Hendrik Andersen erano condivise dall'amata cognata Olivia Cushing, sua guida spirituale, ispirata dalla lettura dei saggi di Ralph Aldo Emerson, uno dei più influenti esponenti del movimento trascendentalista americano del XIX secolo, che nei suoi primi scritti sottolineò l'importanza di una vita buona e giusta ispirata dal rispetto per gli altri e dal perseguimento di finalità etiche. Nel programma iconografico della città ideale di Hendrik Andersen, questi concetti si traducono nella ricerca dell'equilibrio delle forme e nell'armonioso dialogo fra le sculture che l'artista ha messo al centro del suo progetto urbanistico."" -
Bollettino dei Musei comunali di Roma. Nuova serie (2022). Vol. 36
Francesco Paolo Arata Note su una possibile testa di flamen dal Comitium Maria Barbara Guerrieri Borsoi Ripristinare ed esplorare. Una pianta ottocentesca del monastero della SS. Annunziata e del Tempio di Marte Ultore di Luigi Canina e i restauri del 1839-1843 Fabio Betti Gli archivi fotografici storici come sussidio per lo studio della scultura altomedievale Simonetta Tozzi Solenni e pubbliche manifestazioni di gioia. Apparati per la Chinea a Pio VI in tre disegni di Giuseppe Palazzi Maria Elisa Tittoni Fama e oblio: busti di Joseph-Benoît Suvée, direttore dell'Accademia di Francia a Villa Medici (1803-1807) Alessio Cerchi Una riscoperta al Museo Napoleonico di Roma: il Ritratto di Ippolita del Bufalo di Bernardino Nocchi Angelica Zucconi Monsignor Luigi del Gallo di Roccagiovine e il suo archivio Giulia Gorgone Monsignor Luigi del Gallo di Roccagiovine ""conservatore"""" della memoria familiare. Testimonianze al Museo Napoleonico Lucia Pirzio Biroli Stefanelli Cammei Girometti alle Esposizioni Internazionali di Firenze, Dublino e Parigi: Giuseppe o Pietro? Cristina Delvecchio Quando Cesare Pascarella si mascherava da giullare Cinzia Virno Renato Brozzi, un artista """"animalier"""" nella Galleria d'Arte Moderna di Roma Conferenze Massimo de Vico Fallani I giardini dipinti da Carlo Montani, documenti d'arte e di storia. Brevi note critiche Mostre Maurizio Ficari Roma medievale. Il volto perduto della città. Museo di Roma Roberta Perfetti, Silvia Telmon Appunti di cultura """"romanistica"""". Urbano Barberini e Antonio Muñoz Claudio Crescentini Pasolini pittore. Una mostra alla Galleria d'Arte Moderna di Roma Attività degli """"Amici dei Musei di Roma"""" 2022 Organi sociali 2021-2024 Soci 2022 Musei e Monumenti di Roma Capitale."" -
Paesaggi di pietra e di verzura. Omaggio a Vincenzo Cazzato
Paesaggi di pietra e di verzura è un'avventura letteraria che riunisce in sé anime diverse (architetti, paesaggisti, archeologi, letterati, storici dell'arte, conservatori) legate da un unico filo conduttore: la profonda stima nei confronti di Vincenzo Cazzato. Nel configurare un omaggio allo studioso, il volume è divenuto un'occasione di raccoglimento di oltre 50 esperti di rango internazionale che, con i loro saggi, hanno dato forma a quella sinestesia racchiusa nel titolo stesso del libro e che ricalca i temi principali attorno ai quali ruotano le varie sezioni del volume. La pietra è l'immagine dello spessore di uno studioso che, negli ultimi 40 anni, ha dedicato la sua vita alla ricerca e alla valorizzazione del patrimonio architettonico e paesaggistico con uno sguardo particolare al Salento, regione in cui la pietra si trasforma da ostacolo in materiale da costruzione, amalgamandosi con la natura. La verzura è un rimando all'occhio sensibile di un architetto che ha saputo descrivere il valore sacrale del giardino in pagine bellissime che sono tutt'oggi un punto di riferimento nella comunità accademica internazionale. Il paesaggio, infine, è un trait d'union, un orizzonte di ricerca di grande attualità e di incontenibile fascino che mette insieme, armonicamente, pietra e verzura. -
Franco Purini. La ricerca dello spazio
"Da molto tempo ritengo che lo spazio sia di due tipi, lo spazio assoluto e lo spazio fenomenico. Il primo si identifica nel vuoto circondato da un involucro; il secondo in un certo numero di spazi contenuti in uno spazio più grande. Il primo evoca il sublime, nel suo risultare da un'iconica unità tettonica; il secondo allude al pittoresco, vale a dire a un contraddittorio ma positivo disordine ordinato."""" (Franco Purini)" -
Roma Design Experience 2023. Ediz. illustrata
ISIA Roma Design, Istituto Statale di Alta Formazione del MUR (Ministero dell'Università e della Ricerca), fondato a Roma da Giulio Carlo Argan nel 1973, nasce dalla necessità di formare professionisti nel solco della grande tradizione europea, intellettuale e pedagogica, esemplificata nel Bauhaus e nella Hochschule für Gestaltung di Ulm, da cui eredita e sviluppa un impianto metodologico di eccellenza innestato sulla grande tradizione italiana di creatività e innovazione del prodotto; unica università europea a ricevere due Compassi d'Oro e nove Targhe Giovani ADI, una Medaglia e una Targa del Presidente della Repubblica, un francobollo delle Poste Italiane, insieme a numerosi altri premi di grande prestigio nazionale e internazionale. ISIA Roma individua nella progettazione il momento essenziale della dialettica e dell'interazione fra individuo e società, domanda e sostenibilità, espressione e riflessione, intendendo il Design quale configurazione d'eccellenza di ogni genere di produzione strumentale e d'ingegno. Forte di una attività quasi cinquantennale, strutturalmente fondata su ricerca e sperimentazione, può contare oggi su un patrimonio culturale e un'esperienza scientifica e didattica pressoché unica in Italia, in grado di fornire allo studente i mezzi adeguati per individuare i profondi cambiamenti socioeconomici e tecnologici in essere e tradurli in atti di creazione, qualificando il designer sia come portatore di rinnovata cultura materiale, sia come interprete dell'immaterialità della nostra epoca. -
L'enigma della corona. Carlo III di Borbone e i diamanti Farnese
Una Regina-madre ambiziosa. Un Re-figlio illuminato. Una Corona di straordinario valore. Una misteriosa sparizione durante la fuga di Ferdinando IV a Palermo. Il ruolo di Horatio Nelson ed Emma Hamilton. Un famoso gioiello può nascondere un insospettabile giallo. Una storia vera che supera ogni fantasia. In più, un viaggio fra Tesori Reali all'indomani dell'incoronazione di un altro Re Carlo III. -
Abitare la terra-Dwelling on earth. Quaderni. Supplemento alla Rivista di geoarchitettura. Vol. 9
Supplemento al n. 59 della Rivista Abitare la Terra diretta da Paolo Portoghesi. -
Il pensiero filosofico nell'epoca di Internet. La cultura umanistica al tempo della globalizzazione
Il rapporto tra l'epoca della globalizzazione e l'umanesimo europeo. Dall'umanesimo greco alle sfide più radicali della filosofia contemporanea. Da una parte Delfi, le Guerre persiane, Alessandro Magno, la filosofia greca, il pensiero moderno e contemporaneo; dall'altra un mondo globale in cui a dominare sono il mercato e lo sviluppo tecnologico, in cui il progresso viaggia veloce come la luce. Al centro di questo libro vi è, dunque, una sfida alle esigenze culturali dell'attualità, ossia una inclinazione, per usare il linguaggio del giovane Nietzsche, verso ciò che è ""inattuale"""": la parola umanesimo possiede, al giorno d'oggi, ancora un senso? Un significato profondo, autentico, reale? Al di là, dunque, della frettolosa consultazione di internet o delle reminiscenze scolastiche di cui tutti siamo in possesso. La risposta che tentiamo è affermativa. Ma ad una condizione: perché continui ad essere progetto per una società e un mondo futuri, bisogna che gli uomini tornino ad essere soggetti culturali attivi. Solo così la cultura umanistica potrà tornare a rivendicare un ruolo da protagonista."" -
La Basilica dei Santi Medici di Alberobello. Il completamento della Cupola
«Da qui la riflessione su un atto che vuole essere, insieme, d'architettura e di scienza, di dialogo fra passato e futuro, di religione ed anche politico, mirato al rilancio della città pugliese, non riducibile a luogo dei soli trulli. Inoltre, come attesta già lo stesso indice dell'opera, l'approccio di studio è ineccepibile e rigoroso, avendo contemplato la valutazione delle richieste della committenza, un'indagine preliminare sulla storia urbanistica e la forma della città, sulle origini e lo sviluppo del monumento, poi un accurato rilievo, la ricerca dei documenti d'archivio, il vaglio delle diverse ipotesi di completamento, l'esecuzione di un modello materiale e lo studio delle implicazioni relative alla realtà virtuale e aumentata, l'uso della stessa realtà virtuale per la visualizzazione dei dissesti statici e quindi per lo studio del quadro fessurativo, delle conseguenti indispensabili verifiche statiche e di vulnerabilità sismica, tenendo conto delle discontinuità ed eterogeneità come condizioni proprie delle costruzioni stratificate, infine degli aspetti tecnologici e di cantierizzazione. Dai documenti d'archivio si comprende che il progetto dell'architetto ottocentesco Antonio Curri è stato più volte modificato, ad esempio nella definizione dei pilastri fra transetto e navata, trasformati in un muro continuo, oppure nelle quattro cappelle fiancheggianti la cupola, pensate anch'esse fornite di cupole minori, uguali e simmetriche ma ora diverse e incompiute. Dunque non si tratterà mai di un ritorno retrospettivo all'originaria situazione o concezione (quindi d'un ""ripristino"""") ma di un'esecuzione prolungata nel tempo, come avveniva per le antiche cattedrali del Medioevo (secondo quanto ci fa comprendere Marvin Tratchenberg nel suo Building in Time, 2010) su uno schema di progetto iniziale più o meno rispettato o reinterpretato. Come s'è detto, si può parlare di una """"esecuzione differita""""? Forse, ma con una sostanziale e positiva differenza: che non si vuol riprendere una """"tradizione"""" interrotta e morta (in tal caso non più vera tradizione ma piuttosto """"riesumazione"""", perché la tradizione, per definizione ed anche etimologicamente, è passaggio vitale di mano in mano: da padre a figlio, da maestro ad allievo ecc.) come quando si propone di progettare e costruire un'architettura sulla base di un disegno di quattro-cinque secoli or sono e come, in certo modo, si è fatto nell'Ottocento, ad esempio nel caso di Palazzo Marino a Milano, ma in un contesto culturale del tutto diverso, con uno strano passaggio di consegne direttamente da Galeazzo Alessi (XVI sec.) a Luca Beltrami (fine XIX sec.). Erano altri tempi, caratterizzati da una sensibilità storica molto differente da quella attuale. Qui si tratta di continuare la """"scrittura"""" di un testo, ormai a più voci, in piena continuità, costruttiva ma anche di memoria, psicologica e sociale, considerato il pieno consenso, accanto a quello dei cittadini, delle autorità amministrative locali.» (Giovanni Carbonara)"" -
La fanciulla nata con Roma. Il restauro della tomba 359 da Castel di Decima. Studi e restauro
Il XXIX volume della collana Interventi d'Arte sull'Arte è dedicato agli studi e al restauro della tomba 359 (VIII sec. a.C.) della necropoli di Castel di Decima e dell'intero corredo di sepoltura in essa contenuto, conservata presso il Museo Nazionale Romano, alle Terme di Diocleziano. La Fondazione Paola Droghetti onlus ha sostenuto attivamente il progetto di restauro della tomba fin dalla sua ideazione, finanziandolo con una borsa di studio annuale per giovani laureati presso la Scuola di Alta Formazione dell'Istituto Centrale per il Restauro. Questo volume è frutto di ricerche approfondite e di un lavoro di squadra dedicato e costituisce un contributo significativo per la comprensione dell'antica società pre-romana. Esso è anche accessibile a un più vasto pubblico, grazie a un linguaggio chiaro e a illustrazioni dettagliate, arricchito da una documentazione completa delle operazioni di restauro. Grazie alle competenze tecniche e alle varie sinergie che si sono unite, il corredo di sepoltura è stato sottoposto a un innovativo restauro conservativo di notevole complessità che ne ha restituito la bellezza originale conservandone l'integrità e quindi, grazie anche alla completa realizzazione di questo progetto, la tomba 359 avrà un posto d'onore nelle collezioni del Museo, permettendo a visitatori e studiosi la fruizione migliore. -
Imago Iustitiae. Capolavori attraverso i secoli
Catalogo della mostra aperta a Venezia presso il Museo Correr dal 10 Giugno al 3 Settembre 2023. Il progetto espositivo traccia un itinerario veramente 'introspettivo', dove il visitatore è accompagnato attraverso sei distinte sezioni; un percorso che attraversa il tempo, dall'antichità (straordinari i reperti archeologici), fino all'arte contemporanea (le opere di tre grandi artisti di questo nostro tempo). Il soggetto principale e assoluto è lo stesso concetto di Giustizia, nei suoi mutamenti semantici e allegorici, nonché in tanti esempi della storia, del mito, delle Sacre Scritture; tutto tradotto in opere d'arte, eloquentemente reso dagli artisti - i privilegiati interpreti sia della soggettività che del sentire comunitario - nelle diverse declinazioni legate a ciascuna epoca, sino ad oggi. Il messaggio finale, profondissimo apologo di questa esposizione, è che non c'è Giustizia senza umanità, e non c'è umanità senza Giustizia. Quell'ordine superiore, quel tendere costante alla parte migliore, quello stabilire il 'giusto' al di sopra della parti mediante un complesso processo di conoscenza e valutazione, contro le colpe e le cadute in cui fatalmente può incorrere l'uomo, da tanti e tanti secoli è per noi evocato e sollecitato soprattutto dall'immagine di una donna bellissima e coronata, reggente bilancia e spada, che tutto vede, anche se a volte bendata e che, seduta in trono, ci impone i principi fondanti del vivere civile; lei inflessibile, incorruttibile, 'giusta', donna che proprio in quanto tale è tuttavia assoluta quintessenza di umanità. -
Osvaldo Peruzzi. Splendore geometrico futurista
Osvaldo Peruzzi è stato artista non secondario del Futurismo negli anni Trenta e fino alla scomparsa di Filippo Tommaso Marinetti nel 1944. Personalità originale, fu protagonista dell'evoluzione aeropittorica codificata dal manifesto del 1931. Laureatosi al Politecnico di Milano, maturò in quel clima di modernità il suo linguaggio partendo da suggestioni meccanicistiche e simboliste mutuate da Bruno Munari, documentato da un gruppo di disegni sulle cartoline spedite a un collega di studi, presto evolutesi dal rapporto con i futuristi incontrati alla galleria Pesaro della capitale lombarda dove conobbe Marinetti e aderì al Futurismo. Rientrato a Livorno, dove diresse la vetreria di famiglia, partecipò alle iniziative del movimento in Italia e all'estero, tra cui le mostre sindacali, le Biennali di Venezia e le Quadriennali di Roma. Le sue tele, ricche di colori e forme vivaci, si integrano entro forme geometriche razionali, sovrapponendosi e intersecandosi, rigorosamente ispirate alla sintesi compositiva indicata nei manifesti marinettiane con stesure cromatiche nette. Nei suoi dipinti troviamo suggestioni legate al volo, ma anche alla musica, in particolare al Jazz, al cinema, alla ritrattistica, e ai paesaggi, rurali e urbani. Nel 1941 scrisse la sua dichiarazione di poetica col manifesto ""Plastica della essenza individuale"""" introdotto poi da un testo di Marinetti che commentò così il linguaggio dell'artista: """"Le forze dello spazio del mare dell'elettricità e del magnetismo terrestre hanno suggerito e guidato le ondulazioni gli spigoli e le rette delle opere di Peruzzi"""". Fatto prigioniero a Hammamet nel 1943, fu internato nel Missouri a Weingarten camp dove continuò a dipingere e riuscì anche ad allestire mostre. Liberato nel 1945, tornò a Livorno, riprese l'attività della vetreria e definì un nuovo stile pittorico che evita autocitazioni, ma è fondato ancora sulle geometrie dall'acceso cromatismo in un'ottica di """"Nuova figurazione dello splendore geometrico"""".""