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Sulla Pandemia. Appunti di un filosofo in quarantena. In appendice Domenico Cotugno, «De lo spirito de la medicina»
«Perché tutti si aspettano risposte certe ed esaurienti dinanzi alla bufera che si è abbattuta sul mondo senza pensare che il tempo presente è un cataclisma di domande e di interrogativi? Ho cercato la risposta a questa domanda nella filosofia di una delle più grandi pensatrici del secolo passato, María Zambrano, quando sosteneva che ""la cosa essenziale del dialogo non è l'immediatezza della risposta, ma la sua possibilità attiva, la sua chiamata che il tempo presente non esaurisce"""". Questo piccolo libro vuol essere un """"corpo a corpo"""" con le continue smentite che ai miei articoli oppongono le condizioni del tempo presente.» (l'autore)"" -
Lineamenti di didattica delle attività motorie speciali
Il volume si propone di offrire indicazioni teoriche, metodologiche e didattiche utili alla progettazione di attività fisica e motoria che rispondano ai bisogni speciali di movimento nelle diverse fasce di età e nei diversi contesti di apprendimento. Partendo da una sintetica disamina delle caratteristiche evolutive della persona e delle opportunità e limitazioni che si riscontrano nell'azione e nella partecipazione alle attività motorio-sportive a carattere educativo, nel testo vengono delineati i principi metodologici che dovrebbero orientare la progettazione e la didattica delle attività motorie in presenza di condizioni ""speciali"""", che richiedono specifici adattamenti, individuando alcuni modelli di pratica motorio-sportiva che rispondono a tali principi e focalizzano l'attenzione sul corpo in movimento e valorizzano in chiave fenomenologica l'esperienza senso-percettiva e motoria."" -
Heinrich Schliemann a Napoli
Tutti conoscono il nome di Heinrich Schliemann, il mitico scopritore di Troia e poi di Micene, Tirinto e Orcomeno. Al pensiero di Micene i nostri ricordi vanno alla ""maschera d'oro di Agamennone"""", raffigurata nel libro di storia della terza elementare. Il nome di Troia ci riporta invece al liceo, all'Iliade e alll'Odissea, alla questione omerica, dove ci si domandava: ma Omero sarà mai esistito? E come era possibile che un cantore della fine dell'VIII secolo (la scrittura fu introdotta intorno al 750 a.C.) potesse descrivere con tanti dettagli una città messa a ferro e fuoco intorno al 1250 a.C., ovvero 500 anni dopo? Tanti interrogativi Schliemann non se li pose, guidato dalla fede assoluta nella veridicità di Omero e bene armato di zappa e pala (come lui stesso scrive), scavò sulla collina di Hissarlik, in Turchia, e trovò Troia. Ma Schliemann è stato anche lo scopritore della """"civiltà micenea"""", restituendo all'umanità ben mille anni di storia dei quali, prima di lui, non si conoscevano - al di fuori dei racconti omerici - le testimonianze concrete. Questo valore di Schliemann quale """"artefice"""" o """"restitutor"""" della storia è ben delineato nel primo saggio di Sybille Galka, cuore e anima della Società e del Museo """"Heinrich Schliemann"""" di Ankerhagen, che fu la città dove egli trascorse la sua prima infanzia. Seguono un saggio del celebre archeologo Amedeo Maiuri, che fu soprintendente di Pompei ed Ercolano (e non solo) e direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e uno di Umberto Pappalardo sulla sua intensa attività di viaggiatore: infatti Schliemann fece scorrerie per il mondo immaginabili per un uomo di quell'epoca, giungendo in America (dove prese la cittadinanza), Africa, India, Cina e Giappone. Venne anche almeno dieci volte a Napoli, non solo perché da qui prendeva la nave per raggiungere la sua casa ad Atene, ma anche perché amava questa città. Nonostante Napoli non fosse più la splendida capitale europea del secolo XVIII ma fosse divenuta nell'Ottocento socialmente molto problematica, c'erano tante cose da vedere: Pompei, Ercolano, il Museo Archeologico, il Teatro San Carlo e poi il Vesuvio, Sorrento, Capri e tanto altro ancora! Non è quindi un caso che morì proprio a Napoli, a Natale del 1890, prima di imbarcarsi per Atene... voleva ancora rivedere le nuove scoperte di Pompei e le nuove acquisizioni del Museo Archeologico Nazionale. In Italia aveva conosciuto dapprima a Pompei il giovane ispettore Giuseppe Fiorelli, che avrebbe poi rivisto a Napoli come direttore del Museo Nazionale e nuovamente a Roma in qualità di Direttore Generale delle Antichità del nuovo Regno d'Italia. Con Fiorelli ebbe dunque un lungo sodalizio, testimoniato da un frequente scambio epistolare. Carlo Knight spiega perché alcune di queste lettere, proprio alcune fra le più importanti, non ci sono pervenute. Possedute dal napoletano Domenico Bassi che nel 1927 le pubblicò nell'ormai raro libro Il carteggio di Giuseppe Fiorelli. In Italia ne sono custoditi solo due esemplari, uno a Milano e uno a Venezia, qui riprodotto in appendice insieme alle trascrizioni dei diari di viaggio napoletani, i... -
I diari di Henry Ryecroft
Grazie a un considerevole risveglio d'interesse che ebbe inizio alla fine degli anni cinquanta, George Gissing fu finalmente riconosciuto, assieme a Thomas Hardy, come uno dei maggiori romanzieri inglesi del diciannovesimo secolo. I diari di Henry Ryecroft è il racconto in prima persona di un penoso fallimento letterario, un fallimento letterario nel quale molti contemporanei, con giudizio troppo frettoloso, ravvisarono quello di Gissing stesso (al quale Ryecroft indubbiamente somiglia per molti aspetti). È vero che le angustie dell'attività letteraria di Gissing richiamano tanto quelle di Ryecroft. Pur vero, però, è che, grazie a una modesta rendita assicuratagli per lascito testamentario da un amico, Ryecroft può permettersi di porre termine a una fallimentare carriera di scrittore, per passare il resto dei suoi anni nel quieto ritiro delle colline del Devon. Gissing, invece, nei penosi anni in cui la critica lo snobbò o gli fu ostile, perseverò nel dare vita a un corpus letterario di elevato valore, guadagnandosi la stima dei suoi colleghi, che lo considerarono uno dei migliori romanzieri del suo tempo. -
I moribondi del palazzo Carignano
I Moribondi del palazzo Carignano sono l'opera più rappresentativa del giornalista e romanziere Ferdinando Petruccelli della Gattina (Moliterno, 1815 - Parigi, 1890) e raccolgono in volume la versione italiana delle corrispondenze che l'autore fece uscire in francese sul giornale parigino «La Presse» tra 1861 e il 1862, nel periodo in cui fu membro del neonato Parlamento italiano. L'opera ebbe straordinario successo, esaurendo dieci o dodici edizioni, diventando un best seller del tempo. Il pubblico, infatti, vi poteva osservare dall'interno la vita e i personaggi della prima Assemblea legislativa italiana, inaugurata a Torino da Vittorio Emanuele II all'indomani dell'Unità. Petruccelli, come l'occhio di un'impietosa webcam puntata nell'Aula di Palazzo Carignano, ne rappresentò vizi e virtù - più i primi in verità -, delineando i ritratti dei protagonisti della vita politica italiana senza filtri e senza sconti per nessuno; fatto che determinò un vespaio di polemiche e diede motivi per almeno un paio di sfide a duello verso l'autore. Dal suo banco dell'estrema Sinistra Petruccelli riconosceva la coerenza, l'eroismo, il sacrificio di avversari e compagni di lotta tanto quanto evidenziava le debolezze, le ingenuità, l'inettitudine o la corruzione diffuse, fin dalla prima legislatura postunitaria, in entrambe le ali dell'emiciclo, soprattutto al centro, in verità, ed ancor di più, presso i rappresentanti di quel Meridione, liberato dall'assolutismo borbonico, ma non dai vizi delle sue classi dirigenti. -
A' Vita nova. Testo napoletano
Dante non è mai stato a Napoli, questo lo sapevamo, anche se in un passo della sua Commedia vi accenna, in riferimento al luogo di sepoltura di Virgilio. Da oggi però entra a far parte della letteratura napoletana con questa inedita traduzione de 'A vita nova, realizzata da Carlo Avvisati. Dint' a cchella parte d''o libbro d''e ricorde mieie, ca primma 'e tanno poco se putarria lèggere, ce sta nu nomme 'e libbro screvuto cu gnosta rossa ca dice: «'A cca accummincia cchesta Vita Nova». Sotto a chisto nomme stanno signate 'e pparole ca tengo ntenzione 'e mettere dinto a stu libbretiello; e si nun tutte, ammacaro 'o ccuntenuto lloro - recita il primo brevissimo capitolo del ""libello"""", come Dante stesso lo definisce, in cui si enuncia il tema dell'opera e il proposito di voler narrare gli eventi della sua gioventù registrati nel """"libro della memoria"""", rigorosamente in lingua napoletana questa volta."" -
Raguagli della città d'Avellino (rist. anast. Trani, 1656)
Anastatica della seconda edizione del 1656 dei Raguagli della città d'Avellino di Scipione Bella Bona, con un saggio introduttivo di Francesco Barra. L'opera di Bella Bona occupa un posto fondamentale nella storiografia irpina perché elaborò una concezione storiografica nuova e originale per i suoi tempi ed ebbe il grande merito di tramandare importantissime informazioni sulla città di Avellino, sempre supportate da una ricchezza di documenti. -
Stabia. Memorie storiche ed archeologiche (rist. anast. Castellamare di Stabia, 1890)
Nella prima parte dell'opera Cosenza si sofferma sulla storia della Campania, sull'origine di Stabiae e sul suo territorio sino all'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Nella seconda parte descrive la storia degli scavi, i monumenti rinvenuti. In appendice vi è una discussione sulla morte di Plinio il Vecchio con il testo delle lettere di Plinio il Giovane a Tacito, e un'analisi topografica del golfo stabiano. -
L' ipocrisia ci salverà dalla barbarie. Riflessioni di un radical chic
Il libro vuole essere un elogio dell'ipocrisia e con essa del buonismo dei radical chic. Forse, nessun comportamento è più disprezzato dell'ipocrisia. Sette paragrafi senza titoli che affrontano alcuni aspetti del processo in atto di decivilizzazione: dall'eclisse dell'idea di compromesso, a quello delle buone maniere, alla maledizione del sentimento della vergogna. Lo scritto si muove in senso sia sincronico che diacronico. Il tono è ironico. In appendice trovano posto due piccoli e ironici vocabolari di dieci parole ciascuno: il primo delle parole amate dai radical chic, il secondo di quelle disprezzate dai cattivisti. Ai cattivisti è dedicato un capitoletto che è come un Manifesto del cattivismo stesso. -
Questioni d'amore. Poesie, lettere e racconti sull'amore della letteratura italiana
Una piccola e non esauriente guida tra le infinite sfumature dell'amore, inteso ora come amicizia e condivisione di ideali, ora nel suo carattere di passione violenta e inarrestabile, ora come forza in grado di annullare tempi e distanze. Dalla lettera alla pagina di diario, alla poesia, emerge l'amore come atto di profonda sovversione individuale o affermazione di sè, in grado di ribaltare tutti i codici e le ideologie con cui si confronta, e di promuovere un rinnovato protagonismo femminile. Un modo originale di festeggiare la festa degli innamorati senza triti cliché contemporanei. -
Storie di uomini e di briganti dalla Sila
«Per conoscere un paese nella sua indole e nelle sue tendenze, fa d'uopo studiar non le classi colte ed educate, ma quelle in cui la natura è mantenuta affatto primitiva ed affatto vergine; e perciò i protagonisti dei miei racconti saran poveri contadini, e spesso servi di contadini, che son come il basso fondo della società calabrese» così scrive Misasi in Pria d'incominciare. Protagonista di questi racconti è una Calabria popolata da contadini, pastori e briganti descritti minuziosamente nei costumi e nelle tradizioni. Natura e paesaggio calabrese sono protagonisti nelle vicende narrate, sopratutto la Sila, proscenio prediletto dove ambientare le vicende raccontate con molti riferimenti romantici in cui agiscono non solo brutali briganti e ignoranti contadini ma anche ingenue e innocenti fanciulle da conquistare o da difenderne l'onore con un pathos da commedia greca. -
Storia di Sorrento (rist. anast. 1841-44)
Il volume è la ristampa anastatica dell'edizione stampata a Napoli tra il 1841 e il 1844. Al primo volume de la Storia di Sorrento di Maldacea fu stampato a Napoli nel 1841 dal tipografo Matteo Vara fece seguito un secondo volume stampato dallo stesso tipografo nel 1844. Ripubblichiamo l'edizione anastatica dell'opera in un unico volume che approfondisce molti aspetti della vita politica, commerciale, sociale e religiosa di Sorrento. L'opera è fonte di informazioni sulle famiglie nobili, le corporazioni, i traffici marittimi, l'abitato e i quartieri, i luoghi sacri di Sorrento fino all'età moderna. -
La condizione del servo nell'Occidente medievale. Aspetti giuridici e sociali (IV-XV sec.)
Il saggio intende offrire un quadro generale del fenomeno servile dall’Età tardoantica agli albori della Modernità (IV-XV sec.), sotto il particolare profilo giuridico e sociale. Il taglio dell’opera è, pertanto, molto tecnico, non avendo come obiettivo una vera e propria “storia della servitù” – su cui si è molto scritto – ma indagare solo alcuni specifici aspetti del fenomeno servile. -
La penna e la toga. Scritti e interventi giornalistici su politica e giustizia
Gli interventi che qui si raccolgono sono testimonianza di un impegno continuo che partendo dalle aule di giustizia, nelle quali l'Autore è impegnato come avvocato penalista e come rappresentante del foro, giungono a toccare molteplici temi e argomenti che spaziano dalla bioetica alle riforme costituzionali, dalla denuncia delle storture in materia penale all'abuso nei confronti dei deboli, dalla rappresentazione delle condizioni dell'avvocatura alle proposte di un loro miglioramento, dalla critica al populismo giudiziario all' analisi delle ragioni del diritto della paura. Problematiche interconnesse che volutamente l'autore porta fuori dall'agone forense nella società con il veicolo dello scritto giornalistico. Egli infatti crede fortemente che i temi dello Stato di diritto, del Giusto Processo, del Garantismo e di un'avvocatura consapevole del proprio ruolo centrale nell'attuazione dei valori costituzionali debbano necessariamente essere discussi in un dialogo costante tra le classi dirigenti e i cittadini, per l'affermazione di una democrazia più partecipata e più equa. -
Belluno piraticum e pirateria. Aspetti giuridico-politici del fenomeno pratico dall’età romana al XVIII secolo
La pirateria fu un fenomeno non esclusivamente musulmano, ma anche cristiano, dato che a essa, fonte di enormi guadagni, amarono dedicarsi veneziani, pisani, genovesi, catalani, valenzani che non perdevano occasione di dare la caccia al naviglio musulmano e a chi con i musulmani intrattenesse lucrosi rapporti economici, come Ebrei e sparuti gruppi di eretici. Una differenza di notevole importanza ai fini della comprensione del fenomeno in questione fu quella fra “pirateria” vera e propria e “guerra da corsa” così come fra “pirata” e “corsaro”, anche se poi l’attività di entrambi, consistente nel depredare il naviglio altrui, tendesse ad offuscarne le caratteristiche, riunendo i due fenomeni in un coacervo indistinto. Il volume ha lo scopo di ricostruire gli aspetti giuridico-politici del fenomeno piratico sia alla luce del diritto internazionale che di quello, pubblico e privato, dei singoli stati europei, lungo un arco cronologico che va dall’epoca antica a quella contemporanea. -
Grand Central dream. Viaggio nella stazione di New York tra arte, cinema e letteratura
Grand Central Terminal, a New York, è la stazione con più binari al mondo. Un luogo della mente, un riferimento per l'immaginario collettivo. Lo incontriamo nei best seller e nei romanzi di autori esordienti, nei capolavori del cinema e nelle pellicole meno note. Come in un gioco di specchi, libri e film rinviano a una realtà diversa da quella che conosciamo: un portale, che immette nel cuore di un sogno. Ogni parte dell'edificio, inaugurato nel 1913 come struttura erede di Grand Central Depot, nato nel 1871, e di Grand Central Station, nel 1900, oltre a essere un richiamo alla storia e alle storie dell'arte, rimanda a racconti di vite sospese tra la quotidianità e una visione larger than life. È il primo monumento che ha aperto gli occhi agli americani sul problema della tutela dei beni culturali. Grand Central Terminal è una cosa e il suo contrario. È micro e macro: uno dei pochi luoghi di Manhattan dove, date le dimensioni, ci si potrebbe perdere. Il segreto del suo successo? È il viaggio: la chiave di volta per l'irrazionale, l'elemento che muove la mitologia a stelle e strisce, che da un viaggio ha origine e verso l'infinito oltrefrontiera tende e va. -
L' eredità segreta dei Burley
Una fortuna sterminata, accumulata nel tempo attraverso attività criminose o moralmente riprovevoli, diventa eredità ambita e contesa. Ma funge anche da cartina di tornasole con la quale l'autore mette a nudo le contraddizioni e gli pseudo valori dell'Inghilterra tardo-vittoriana. Questa è la prima traduzione in italiano. -
Futuro anteriore. Alla ricerca di nuovi paradigmi
«Sono le idee, non gli interessi costituiti, che sono pericolose nel bene o nel male» così Keynes. Abbiamo cominciato a comunicarci idee, progetti, esperienze positive e negative, in un dialogo che è divenuto via via più profondo, sincero, intenso. Il gruppo ""Futuro Anteriore"""" è nato così, dalla voglia di alcuni/e semplici cittadini/e di riflettere, sperimentare, partecipare, alzando lo sguardo verso un orizzonte, oltre la cronaca spicciola, senza cedere alla rassegnazione, allo scoraggiamento. Ci accomunano passione, impegno, ma tante sono le differenze tra noi, che si colgono facilmente anche dal taglio dei vari contributi, molti dei quali scritti durante il primo lockdown. La diversità può essere un limite. Noi vi abbiamo scoperto soprattutto una grande bellezza e l'abbiamo vissuta come un vero arricchimento reciproco. Idee, pensieri, qualche progetto, piccole esperienze, alla ricerca di nuovi paradigmi per una ripartenza: l'inizio, senza pretese, di un libro incompiuto. Le pagine finali, bianche, sono un invito al lettore ad andare avanti nella scrittura..."" -
Spazi urbani, signorie monastiche e minoranze etniche nel Mezzogiorno medievale. La chiesa di Santa Maria de Domno a Salerno
Santa Maria de Domno, fondata nel 989 dalla nuova dinastia principesca di Salerno, è la chiesa del Principe, destinataria di cospicue donazioni e specchio di una mentalità nuova, che esprime un'ideologia del potere nata dalla complessa sovrapposizione tra struttura amministrativa, legami personali e risvolti di natura economica. La nuova chiesa, segno tangibile del rinnovato equilibrio sociopolitico ed economico, costituisce il punto di contatto privilegiato tra cristiani ed ebrei, all'interno di uno spazio urbano che da città agraria si trasforma in città capitale del Principato: l'opulenta Salernum. Un circuito virtuoso nel quale presto si inserisce anche la neonata Congregazione cavense, assicurando la sopravvivenza della cappella alla sua gens fondatrice e a se stessa proficue relazioni politico-economiche, nel cuore di un Mezzogiorno multietnico. -
Antiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia (rist. anast. 1865)
«Nel principio di questo secolo, si pubblicava a Roma la Visione d'un frate Alberico, monaco di Montecassino, e subito si vide accapigliarsi l'irrequieta moltitudine dei comentatori. Da un lato si voleva, in quella strana leggenda, trovar la prima idea del poema sacro; e dall'altro, si gridava allo scandalo contro chi poteva veder somiglianza tra le divine immagini del poeta, e i sogni puerili d'un frate ignorante. Ma questa battaglia cessò presto, e non si seppe mai chi aveva ottenuto la vittoria. Gli avversari sembravano stanchi d'aver tirato dei colpi in aria, senza risultato; il pubblico non capiva, perchè uno scritto così povero sollevasse tanto rumore; e per un pezzo non s'è udito più ragionar di frate Alberico. In questo mezzo, però, si trovava nelle letterature straniere un gran numero di simili leggende, che parevano avere colla Divina Commedia i medesimi rapporti. Storici ed eruditi, come Ozanam, Labitte, Wright e tanti altri, non esitarono punto a dire, che Dante ritrovò l'idea del suo poema in tutto il secolo; che la Francia, la Germania, tutta l'Europa avevano contribuito in qualche modo alla Divina Commedia.» Questo l'incipit del volume, che racconta alcune tra le più note leggende medievali d'oltretomba, dalla Navigazione di San Brandano al Purgatorio di San Patrizio alla Visione di Tundalo. La passione risorgimentale e l'ansia di rinnovamento civile, filtrate dall'insegnamento desanctisiano, fecero coesistere in Villari, con eguale calore di partecipazione, la tradizione laico-mazziniana con quella manzoniana e neoguelfa. Villari accetta l'antitesi, cara agli storiografi liberali, di un'irriducibile estraneità del mondo latino, armonioso e organizzatore, al mondo germanico, mistico e irrazionale. L'antitesi trovò una singolare verifica, nel caso di Dante, nel riconosciuto divario tra le cosiddette fonti della Commedia e l'uso che ne fece il poeta.