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Storia del Mediterraneo in 20 oggetti
Seguiamo 20 oggetti e la loro storia.rnCi racconteranno l’anima di uno spaziorngeografico e culturale ricchissimo:rnil Mediterraneo.rnrn«Fra arnesi un tempo quotidiani e oggirnconfinati nei musei e altri che sono semprerncon noi, scopriamo, grazie a una vivacernnarrazione, che il Mediterraneo è la sede dirnun’unica civiltà, che è diventata la civiltàrnd’Europa e poi del mondo» - Alessandro Barberorn«Un libro che, attraverso gli oggetti, svela larntrama e l’ordito delle relazioni intercorse perrnmolti secoli fra differenti civiltà, culture ernreligioni, idee e passioni, liturgie e leggende» - Valerio Castronovo, “Il Sole 24 Ore”rn«Un libro originale che ripercorre quel chernaccadde nel piccolo oceano permeato dirncultura del Mediterraneo. Un raccontornche segue le tracce di alcuni oggetti: arnvolte ordinari, altre volte curiosi o strani,rncomunque in grado di raccontare la storia erninfinite storie» - Armando Torno, “Il Sole 24 Ore”rnrnQuella del Mediterraneo è una storia grande. Per iniziare arnraccontarla ci faremo guidare da venti oggetti: dal piùrnantico e condiviso – il pane – alla bussola, l’anfora, la moneta, larnchitarra, la padella, il corallo, l’abaco, la valigia…rnVenti oggetti, venti storie che, come una stella polare, ci fannornda guida nella navigazione attraverso fatti, episodi, avvenimenti.rnE si intrecciano, si mescolano fino a creare una grande tramarnche ci racconta cosa è stato questo mare, lungo i secoli. -
Dante. Una vita in esilio
L'esilio è come il mar Rosso che si richiude dietro alle spalle, senza aprire alcuna Terra Promessa; ti lascia lì in mezzo al guado, impossibilitato ad andare avanti, impedito nel tornare indietro. Mandare qualcuno in esilio nell'Italia del Trecento, significava volergli fare terra bruciata intorno, distruggergli il nido, buttargli giù la casa pietra a pietra, sasso a sasso, trave a trave. A partire dal racconto tragico dell'esperienza dell'esilio, riprendono vita le vicende biografiche e poetiche di uno dei più grandi autori della letteratura mondiale. -
A tutto campo. L'amore, il destino, la memoria e altre umanità. Conversazioni con Peter Haffner
«Peter Haffner, attraverso queste conversazioni, ci permette di capire quanto sia stato importante, per il sociologo polacco, osservare le contraddizioni della società e il mutare della scena politica. Mostra come la grandezza di Bauman risieda nel suo essere sempre andato controcorrente e nell’aver voluto scrivere per poter condividere con gli altri il risultato delle proprie riflessioni.» - Michela Marzano, RobinsonRendere non familiare ciò che ci è familiare e il suo contrario sembra essere uno dei fili rossi che attraversano l'intera opera di Zygmunt Bauman. Un compito difficile che può porsi solo colui che ha davanti agli occhi tutto l'uomo, che è capace di guardare al di là della propria specializzazione e leggere di filosofia e psicologia, di antropologia e storia, di arte e letteratura. Come scrive Peter Haffner nella sua prefazione, Bauman non è uomo dei dettagli, delle analisi e inchieste statistiche, delle cifre, dei nudi dati e dei sondaggi. Egli dipinge con pennellate larghe su una grande tela, offre una visione delle cose, lancia delle tesi che vogliono provocare discussione. Se aveva ragione Isaiah Berlin a distinguere due categorie di pensatori e scrittori rifacendosi a un antico detto del poeta greco Archiloco - «La volpe sa molte cose, ma il riccio sa una grande cosa» -, Zygmunt Bauman è insieme riccio e volpe. -
E allora le foibe?
«E allora le foibe?» è diventato il refrain tipico di chi sostiene il risorgente nazionalismo italico e vuole zittire l’avversario. Mi di cosa parliamo quando parliamo di foibe? Cosa è successo realmente?«Decine di migliaia», poi «centinaia di migliaia», fino a «oltre un milione»: a leggere gli articoli dei giornali e a sentire le dichiarazioni dei politici sul numero delle vittime delle foibe, è difficile comprendere le reali dimensioni del fenomeno. Anzi, negli anni, tutta la vicenda dell'esodo italiano dall'Istria e dalla Dalmazia è diventata oggetto di polemiche sempre più forti e violente. Questo libro è rivolto a chi non sa niente della storia delle foibe e dell'esodo o a chi pensa di sapere già tutto, pur non avendo mai avuto l'opportunità di studiare realmente questo tema. Questo ""Fact Checking"""" non propone un'altra verità storica precostituita, non vuole negare o sminuire una tragedia. Vuole riportare la vicenda storica al suo dato di realtà, prova a fissare la dinamica degli eventi e le sue conseguenze. Con l'intento di evidenziare errori, mistificazioni e imbrogli retorici che rischiano di costituire una 'versione ufficiale' molto lontana dalla realtà dei fatti. È un invito al dubbio, al confronto con le fonti, nella speranza che questo serva a comprendere quanto è accaduto in anni terribili."" -
Dinosauri che ce l'hanno fatta
Il regno dei dinosauri. L'epoca più selvaggia e feroce che il nostro pianeta abbia mai conosciuto, prima dell'arrivo degli adolescenti. -
SOS. Cosa puoi fare tu contro il riscaldamento globale
Hai il potere di cambiare il mondo. Comincia oggi.rnrnSe non cambiamo stile di vita qui e ora, nel 2100 il nostro pianeta sarà irriconoscibile. Siamo abituati a credere che modificare i nostri comportamenti individuali non abbia un impatto significativo sul riscaldamento globale. Ma la scienza ci dice esattamente il contrario: azioni semplici fanno la differenza. Quali abitudini quotidiane – in casa, al lavoro, nel modo in cui fai acquisti, mangi, viaggi, vivi –puoi modificare per avere un impatto positivo e reale sul futuro del nostro pianeta? Ecco una piccola, ma preziosa, guida per una vita quotidiana più sostenibile. -
Il grande libro del ghiaccio
Apparentemente algido e senza vita, il ghiaccio è un mondo a sé. Un mondo meravigliosamente vario, misteriosamente fuggevole e drammaticamente fragile che gli uomini hanno imparato a temere e ammirare nel corso dei millenni. Una esplorazione ancor più appassionante e necessaria nel tempo del riscaldamento climatico. -
Fragole d'inverno. Perché saper scegliere cosa mangiamo salverà il pianeta (e il clima)
Siamo abituati ad associare le emissioni di CO2 solo alla produzione energetica e ai trasporti. Ma vi siete mai chiesti quanto esse dipendano da cosa scegliamo di mangiare? La risposta è una sola: moltissimo, perché le abitudini di consumo, i processi di produzione e il riscaldamento globale ormai sono legati a doppio filo. Il direttore dell’associazione ambientalista Terra! e autore di importanti inchieste sulle filiere agro-alimentari ci racconta perché saper scegliere cosa mangiamo ci salverà dalla crisi climatica.rnrnSe il clima cambia, cambia l’agricoltura. Se cambia l’agricoltura, cambia anche il cibo che mangiamo. È sotto i nostri occhi: la crisi climatica ha già sconvolto i cicli colturali, stanno diminuendo le api mettendo a rischio l’impollinazione, le ondate di maltempo distruggono interi raccolti, gli agricoltori abbandonano la terra perché il cibo che producono vale sempre meno. E non è tutto. L’aumento degli allevamenti industriali si traduce in milioni di ettari di deforestazione all’anno e sfruttamento delle terre arabili per la produzione di mangimi. Il consumo smisurato di acqua e fertilizzanti così come la quantità di alimenti sprecati si aggiungono alle ragioni gravi che attentano alla salute del nostro pianeta. È arrivato il momento di essere tutti consapevoli che l’agricoltura e gli altri usi della terra sono responsabili del 23% delle emissioni climalteranti totali, una cifra che arriva al 37% se si includono i processi di trattamento dei prodotti alimentari. E, fatto non meno importante, sull’altare del nostro fabbisogno si sta sacrificando l’equilibrio tra il consumo di risorse naturali a livello globale con la capacità del pianeta di rigenerarle. Comprendere tutto questo significa da una parte assumere abitudini di consumo rispettose del clima, delle stagioni e della biodiversità; dall’altra chiedere alla politica e alle istituzioni di rendere l’agricoltura non una nemica, ma un’alleata del pianeta. -
Piccoli piccoli. Storie di neonati nell'Italia di oggi
«Racconteremo ciò che accade ogni giorno nel nostro reparto di terapia intensiva, dove tante madri e tanti padri affrontano con coraggio e amore la sfida di essere genitori in situazioni difficili. Impareremo a conoscere una forza che non ci si aspetterebbe da parte di neonati così fragili; scopriremo la determinazione delle famiglie; apprezzeremo l’impegno dei medici e degli infermieri che lottano ogni giorno per salvare la vita dei piccoli pazienti.»In un reparto di terapia intensiva neonatale si incontrano tante storie: ad esempio, quella di Giulio, Giada e Ginevra, gemellini nati da una mamma single e ostinata che non ha voluto rinunciare al proprio sogno di maternità. Oppure la storia a lieto fine di Steve, venuto al mondo dopo sole 23 settimane di gestazione con un peso di 600 grammi e una gran voglia di vivere. O ancora, la nascita di Dario, bambino paffuto e in buona salute abbandonato dalla madre perché figlio di un adulterio. Le cullette di questi bambini diventano uno straordinario osservatorio del nostro mondo e delle sue nuove sfide: Mario De Curtis e Sarah Gangi - rispettivamente già direttore della Neonatologia al policlinico Umberto I di Roma e psicologa della stessa struttura - ci raccontano di nuovi modelli di famiglia, di dilemmi etici di fronte a cui si trovano medici e genitori, di multiculturalità, di situazioni di disagio, ma anche delle straordinarie capacità del nostro sistema sanitario e della lezione di umanità che ci regalano i neonati, esseri deboli e fragili, che dipendono totalmente da chi si prende cura di loro. Le lettrici e i lettori condivideranno con i genitori dei piccoli protagonisti emozioni, paure e gioie e disporranno di utili strumenti informativi su quella delicata fase della vita di una coppia che è la nascita di un figlio. -
Il leopardo dagli occhi di ghiaccio. Sulle tracce di grandi carnivori e altri animali
Il leopardo delle nevi, il carnivoro dagli occhi di ghiaccio, è un animale affascinante e misterioso. Per riuscire a conoscerlo e studiarlo, per oltre dieci anni Sandro Lovari ha condotto e guidato ricerche sul campo in alcuni dei luoghi più selvaggi e incontaminati del pianeta: le gelide vette dell'Himalaya e gli aridi picchi del Karakoram. Il risultato è questo resoconto appassionante, testimonianza di una delle imprese scientifiche che ha cambiato il modo in cui guardiamo le altre specie animali.Il leopardo delle nevi non è soltanto un raro felino dagli occhi color del ghiaccio che vive nei dirupati e gelidi ambienti montani del Karakoram, dell'Himalaya e dell'Altopiano Tibetano, ma è anche un simbolo dell'Asia trascendente e misteriosa che la religione buddhista ha trasformato in messaggero degli dei. Colpito dal fascino che esercita questo fantasma delle impervie montagne asiatiche, Sandro Lovari ne ha studiato per un decennio l'ecologia e il comportamento, seguendone le tracce dal Parco Nazionale del Monte Everest in Nepal a quello del Karakoram Centrale in Pakistan, svelando gli aspetti enigmatici della vita di questo magnifico felino, delle sue prede e dei rapporti con le popolazioni locali. Leggendo questo libro comprenderemo come possano convivere tigri, leopardi, lupi, leopardi delle nevi e anche gli elefanti, tra loro e con l'uomo. Con sottile ironia e senso dell'umorismo, questo diario di viaggio ci fa vivere l'avventura sul campo, svelando antefatti e retroscena inaspettati, avvicinandoci agli animali delle più remote regioni e rendendoci comprensibile il loro comportamento. -
Nel girone dei bestemmiatori. Una commedia operaia
«La storia, Elettra, comincia col nome». E allora andiamo alla ricerca del nome. O meglio, dei nomi: comuni, di cose, di attrezzi, di persone. Un elenco di nomi trascurati o dimenticati che conduce dritti in un inferno operaio dove Dante sta fianco a fianco a epici saldatori e ai protagonisti degli spaghetti-western. Una rutilante avventura tragicomica, al cuore dell’identità operaia di ieri e di oggi.«Dammi le parole come se fossero attrezzi. Tieni il filo del discorso. Fissalo a quel passante. Metti in squadra il racconto. Ecco il nonno operaio, la nonna casalinga stakanovista, il bisnonno muratore, il babbo scribacchino a cottimo. Ora srotola la storia come un filo d’Arianna per scendere in un mondo sotterraneo. Come in un sogno, leggerai di Renato, leggendario saldatore condannato alla manutenzione dei gironi infernali (""eh, avoglia a aspettà i dantisti a rabberzà 'sti cerchi!""""). Sì, siamo alle solite: il vecchio sta per rovesciare l’inferno come un guanto e dribbla le fiamme dell’Erebo come se fosse Cruijff.» Tra vecchi attrezzi e modi di dire popolari, ogni cosa è uno spunto per ricordare e moltiplicare i racconti sulla vita di Renato. Avventure familiari tragicomiche, storie di calcio dei bassifondi, orgoglio working class, figuracce fantozziane, pantagruelici pranzi domenicali e lezioni di manutenzione di vecchie auto immortali. Ma all’improvviso la storia si infila in un inferno proletario dove gli scenari della Commedia di Dante si intrecciano con gli spaghetti-western di Sergio Leone. Una vecchia armonica risuona tra le labbra di Steve McQueen e fa da colonna sonora alla più grande evasione di tutti i tempi. Ovviamente la spalla che dovrà scardinare le porte degli inferi sarà quella proletaria di Renato. Una domanda si impone: da che parte starà Dante Alighieri? Anche il poeta cinto d’alloro gioca un ruolo in questa storia. Il finale è col botto e al lettore non rimane che ricordare le parole di James Coburn in un capolavoro di Sergio Leone: Giù la testa. Dopo Amianto e 108 metri, tradotti in mezzo mondo, il nuovo romanzo di Alberto Prunetti, voce originalissima della letteratura working class.Featuring: Renato & Steve McQueen. Special guest: Dante Alighieri. Soundtrack: l’armonica di C’era una volta il West."" -
Testimoni del nulla
Di fronte alle tragedie del passato si poteva forse dire: «nessuno sapeva». Gli orrori del presente li conosciamo quasi tutti: reporter, fotografi, attivisti ce li raccontano ogni giorno da anni. Eppure nulla accade. Che cosa è successo? Testimoniare non serve più? Un saggio potente sull’impotenza di chi racconta e sull’indifferenza di tutti noi.rnrnMolti fatti drammatici della storia recente – guerre, catastrofi naturali, rivoluzioni– sono stati documentati da inchieste, fotografie, libri. In passato il racconto sembrava avere una straordinaria efficacia ai fini del cambiamento: si scendeva in piazza, si raccoglieva denaro, si interpellavano con forza i decisori politici. Dal conflitto in Vietnam alla carestia in Etiopia, avevamo avuto la prova che rompere la scorza di silenzio intorno alla realtà era un’arma importante in mano ai media e ai cittadini. Poi qualcosa è cambiato. Alla testimonianza sembra oggi seguire solo afasia e silenzio. Domenico Quirico ripercorre, sul filo della sua memoria personale, alcuni dei capitoli più drammatici degli ultimi quarant’anni – dalla carestia in Somalia alla guerra in Siria, all’epidemia di Ebola, fino all’esodo incessante di migranti dall’Africa – alternando ricordi di esperienze vissute in prima persona alla riflessione sul senso e sull’utilità della sua professione. Un libro prezioso perché oggi, forse più che nel passato, l’odio cieco ha dimostrato di far operare delle scelte più di quanto possono fare i fatti che i nostri stessi occhi possono vedere. -
Vendetta pubblica. Il carcere in Italia
«Lasciamoli marcire in carcere!»: dietro questo slogan - che tanto piace a parte dell'opinione pubblica e a certi politici in cerca di facili consensi - c'è la negazione del nostro Stato di diritto. Sì, perché secondo la Costituzione italiana la pena deve prima di tutto rieducare: chi è in prigione è parte della nostra comunità e i detenuti, prima o poi, comunque escono. D'altra parte i dati statistici lo dimostrano: in Italia la recidiva degli ex detenuti è record - sette su dieci tornano a delinquere - ma la percentuale precipita all'uno per cento per l'esigua minoranza di chi in carcere ha potuto lavorare. Evidentemente c'è bisogno di andare esattamente in direzione contraria alla 'vendetta pubblica'. Un saggio lucido e necessario su un tema scottante e divisivo. -
Il cerchio e l'ellisse. I fondamenti dello Stato costituzionale
L'ordine costituzionale non può avere padroni. Chiunque pretenda di appropriarsene lo mette a rischio. Uno dei più autorevoli storici del costituzionalismo indica con chiarezza le basi costituzionali su cui si fonda la democrazia.rnrnLe forme dello ""Stato moderno"""" in Europa – prima Stato assoluto, poi Volontà generale, poi ancora Stato nazionale ispirato dal principio di sovranità – sono state tutte monistiche, nel senso che hanno avuto, per definizione, un centro unico. La crisi contemporanea di queste forme politiche ha condotto alla loro sostituzione graduale con forme dualistiche, basate sul concetto di """"forza"""". Dunque, non un centro da cui tutto viene irradiato, ma due forze che competono, si integrano, si respingono, ma poi anche si accordano. Contro il rinascere di forme monistiche, tutte protese a valorizzare il principio di sovranità e l'universo culturale della """"decisione"""", il libro vuole essere una sincera apologia del diritto come meditazione, e indica come principale qualità del governante quella della prudenza. Il volume consiste in un'analisi originale e serrata, sviluppata in tre momento, del diritto di forma in Costituzione. Questa non va considerata come il vertice della tradizionale scala gerarchica delle fonti di diritto, magari proprio per questo motivo troppo a lungo distante dall'effettività del momento pratico e applicativo del diritto medesimo, ma come nocciolo originario posto alla base di tutto l'ordinamento, da cui deriva un diritto che tende a svilupparsi sul piano orizzontale, essendo la Costituzione prima di tutto regola di consociazione, che conduce alla condivisione dei valori, espressi in forma di principi fondamentali. Il dato più peculiare delle Costituzioni democratiche del Novecento è infatti che i principi fondamentali rappresentano le norme di base contenute in una Costituzione originaria, più che """"materiale"""", essendo quest'ultimo termine-concetto esposto a significare l'eventualità, da ritenere assolutamente negativa, di una concreta situazione storica in cui abbiamo una costituzione """"materiale"""" opposta a una """"formale"""", con la conseguenza della totale svalutazione di questa seconda. Ma questo non rappresenterebbe altro che la sconfitta della prospettiva costituzionalistica, riducendo la Costituzione medesima a espressione della volontà del dittatore di turno, e ben sapendo che nella storia costituzionale il dittatore è proprio colui che di fatto impone d'autorità una certa lettura dei principi costituzionali, facendo propri quelli """"materiali"""", e opponendoli a quelli """"formali"""", con la finalità ultima di dare mano libera al dittatore medesimo. Al contrario, nelle Costituzioni democratiche del Novecento l'aspetto """"materiale"""" non è altro che la radice profonda di quello """"formale"""" ed è rappresentabile dunque come un insieme storicamente dato di principi, che precedono la vigenza delle norme costituzionali formalmente intese, e che sono portati da soggetti politici e sociali che insieme vogliono la Costituzione."" -
Idee per il lavoro
A oltre dieci anni dalla morte di Gino Giugni, le ""idee per il lavoro"""" che emergono nel suo articolato percorso intellettuale si prestano a essere nuovamente scoperte e discusse nel dibattito contemporaneo.rnrnNel presentare le """"idee per il lavoro"""" che, più di altre, hanno caratterizzato l'opera di Gino Giugni, si è scelto di seguire un percorso cronologico. La ragione è che le """"idee"""" si intrecciano inevitabilmente con i tempi in cui sono generate, si colorano delle passioni e delle tensioni che attraversano il dibattito pubblico, si calano dentro precise scelte di metodo, destinate ad affinarsi e a divenire funzionali alla realizzazione di progetti riformatori. Il fatto che esse possano essere fruibili nel dibattito contemporaneo dimostra la solidità delle basi teoriche su cui erano state costruite e l'accuratezza dell'analisi storica che le ha conformate. Questo libro – che raccoglie estratti di alcuni scritti di Gino Giugni – mette in risalto l'attualità del suo pensiero, la sua capacità di dialogare e unire, di rendere la ricerca scientifica funzionale al rinnovamento del diritto del lavoro e alla crescita delle parti sociali. Vuole essere, infine, un omaggio a un maestro che ha sempre inteso stringere un forte nesso fra produzione scientifica e attività nelle istituzioni, fra il dire e il fare."" -
Lo Stato innovatore. Nuova ediz.
"Per molti, lo Stato imprenditore è una contraddizione in termini. Per Mariana Mazzucato è una realtà e una condizione di prosperità futura. È arrivato il tempo di questo libro."""" (Dani Rodrik, Harvard University. """"Mariana Mazzucato dimostra che tutte le ultime rivoluzioni tecnologiche hanno avuto all'origine la ricerca pura finanziata dallo Stato: senza uno sforzo finanziato dai contribuenti la ricchezza dei big della Silicon Valley semplicemente non esisterebbe."""" (Federico Rampini). """"L'economia tradizionale continua a proporci modelli astratti, il discorso pubblico continua a ripetere che la salvezza è negli imprenditori privati. In questo libro Mariana Mazzucato ci mostra come la prima soluzione sia ormai inutile e la seconda approssimativa."""" (Martin Wolf, """"Financial Times""""). Con """"Lo Stato innovatore"""" Mariana Mazzucato è entrata d'autorità nel dibattito economico mondiale, proponendo questioni che hanno oggi, nella fase di emergenza economica causata dal Covid-19, ancora maggiore rilievo e centralità. Questa edizione è stata ampiamente aggiornata in ogni sua parte." -
Il cacciatore di comete. Diario di un'avventura nello spazio profondo
Una storia emozionante che segue passo dopo passo un'impresa che non ha eguali nella storia della conquista dello spazio per le distanze percorse, i corpi celesti incontrati, le difficoltà della navigazione, i momenti di scoramento e di entusiasmo. rn«Un diario di bordo capace di comunicare ai lettori, anche a coloro che di corpi celesti ne sanno poco o nulla, tutto l'entusiasmo e la passione che un'esperienza del genere comporta in chi l'ha vissuta in prima linea» - RobinsonrnNel 2014, per la prima volta nella storia, l'uomo è entrato in contatto diretto con il nucleo di una cometa. Lo ha fatto con la sonda Rosetta e il suo modulo di atterraggio Philae, dopo un volo di 7 miliardi di chilometri nello spazio profondo durato 10 anni. Paolo Ferri, lo scienziato che ha diretto la missione, racconta la straordinaria avventura che ha rivoluzionato le nostre conoscenze delle comete e della nascita del sistema solare. Una cometa è un piccolo corpo celeste che vaga nello spazio profondo. Irraggiungibile, intangibile, l'uomo l'ha resa nella sua immaginazione presagio di sventura o spirito guida. Questo fino al 2014, quando i cacciatori di comete dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) hanno raggiunto il nucleo di una di esse con la sonda Rosetta. Il touchdown, epico come l'allunaggio del 1969, è avvenuto dopo un viaggio durato 10 anni e 7 miliardi di chilometri nello spazio profondo. Un inseguimento che ci ha permesso di arrivare a studiare la scia della cometa, le sue code di gas e polveri e il suo cuore di ghiaccio. Per due anni l'hanno accompagnata, analizzata, osservata da ogni prospettiva, depositando persino sulla sua superficie il modulo di atterraggio Philae. Questa epopea viene oggi raccontata dal capo dei cacciatori, Paolo Ferri, che ha diretto il team di controllo della missione per più di vent'anni. Una storia emozionante che segue passo dopo passo un'impresa che non ha eguali nella storia della conquista dello spazio per le distanze percorse, i corpi celesti incontrati, le difficoltà della navigazione, i momenti di scoramento e di entusiasmo. Un diario di bordo che descrive le sfide tecnologiche e scientifiche della missione Rosetta, le emozioni di chi le ha dedicato una parte importante della propria vita e che, al contempo, racconta anche altro: la storia delle comete, i miti e le leggende, la ricerca millenaria di una spiegazione al fenomeno che ancora oggi affascina per la sua simbologia e la sua potenza ultraumana. -
Non per me sola. Storia delle italiane attraverso i romanzi
Le opere delle nostre scrittrici - da Ada Negri a Elsa Morante, da Grazia Deledda a Luce d'Eramo, da Matilde Serao a Sibilla Aleramo e Anna Maria Ortese - offrono il racconto di un'epopea sotterranea: quella della battaglia durata più di un secolo per garantire alle donne italiane piena cittadinanza. Dai racconti e dai romanzi di tanta letteratura femminile, troppo spesso esclusa dal 'canone' e quasi dimenticata, emerge un quadro ricco e sorprendente della condizione delle donne in Italia dall'Ottocento a oggi. Le italiane, come ce le hanno raccontate i manuali di storia e gli scrittori, aderiscono quasi perfettamente agli stereotipi della cultura patriarcale dominante. Sono madri affidabili e mogli fedeli; sono pazienti e rassegnate ai tradimenti; sono forse capricciose e certo poco inclini allo studio e al lavoro; sono caste (salvo poche eccezioni rappresentate da pericolose tentatrici); mettono al centro di tutto la maternità, fino al supremo sacrificio; inseguono sogni d'amore. Ma già dall'Ottocento i romanzi e i racconti delle nostre scrittrici hanno raccontato una storia diversa: ci dicono di matrimoni di convenienza e di gravidanze non volute, di amori mai liberi e di un sesso vincolato a una morale oppressiva. Soprattutto, offrono straordinari affreschi dei tentativi disperati di conquistarsi spazi di libertà, di studiare e lavorare, di non cedere alla violenza psicologica e fisica della società tradizionale. Ieri come oggi moltissime donne non hanno accettato di essere costrette al silenzio. Questo libro restituisce finalmente la voce a molte di loro. -
Dopo. Le religioni e l'aldilà
La domanda su che cosa sarà di noi dopo la morte ha sempre accompagnato l'essere umano nella sua millenaria storia. Oggi, ancora di più, la pandemia che ha colpito come una tempesta l'intero pianeta ci ha ricordato prepotentemente la nostra fragilità e ha rinnovato antiche paure che avevamo creduto forse di esorcizzare. La morte è parte essenziale del nostro essere umani, con cui siamo tenuti a misurarci ogni giorno. Tutte le tradizioni religiose ce lo ricordano e questo libro ne offre una preziosa testimonianza. -
Il populismo gesuita. Perón, Fidel, Bergoglio
Perón, Castro, Chávez, i grandi leader populisti dell'America Latina sono uniti da un filo rosso che attraversa la storia del continente: l'utopia cristiana del Regno di Dio sulla terra. Una teologia politica che ora, con papa Francesco, è arrivata fino al soglio di Pietro.Un filo rosso attraversa la storia latinoamericana. Risale alla Conquista, passa per le missioni del Paraguay, subisce l'espulsione borbonica, incrocia le spade col liberalismo, risorge coi populismi fino ad approdare a Roma, al soglio pontificio. È il filo gesuita, custode di una poderosa visione del mondo che impregna l'universo morale e materiale dell'America Latina.Suo cardine è l'utopia cristiana, il sogno del Regno di Dio in terra, impermeabile alla corruzione del mondo e della storia; suo modello la cristianità coloniale, Stato cristiano dove si fondevano unità politica e unità spirituale, suddito e fedele. L'ordine sociale? Un organismo naturale conforme alla volontà di Dio. Gerarchia, unanimità, corporativismo erano i pilastri; la fede il collante; lo Stato etico il guardiano. Peronismo, castrismo, chavismo: i più potenti populismi latini sono uniti da quel filo. Da esso emana la teologia del popolo che ispira papa Francesco. C'era una volta, predicano, un popolo puro che viveva in armonia e condivideva una cultura formata dalla sua fede. Ma ecco le idee ""straniere"""", il liberalismo senza patria, i protestanti individualisti, il capitalismo egoista, il secolarismo indifferente a Dio corromperne l'anima, disgregarne l'unità, minacciarne l'identità. Contro tali eterni nemici dei popoli d'America s'erge il leader populista, redentore che brandendo la croce della fede e la spada della giustizia sottrae il popolo eletto alla schiavitù e lo conduce alla terra promessa. Non tutti i populismi latini sono gesuiti, né tutti i gesuiti sono populisti. In tutti i """"populismi gesuiti"""" è però evidente l'impronta gesuita. Per tutti combattere la ricchezza, fonte di corruzione, è più importante che estirpare la """"santa povertà"""", garanzia di moralità. Studiandoli, questo libro indaga le radici culturali delle grandi piaghe storiche dell'America Latina: autoritarismo, povertà, disuguaglianza.""