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Il ritorno dei barbari. Confronto con attori non statali dall'antica Roma a oggi
I barbari sono tornati. Gruppi di ridotte dimensioni, assai mobili e senza riferimento di uno Stato non sono più confinati nel passato, sono una realtà quasi quotidiana, si tratti dei talebani, di Al-Qaeda o dell'Isis. Il libro si occupa proprio della minaccia delle entità statali nella storia, proponendo concetti chiave validi anche nel presente.rnDall'impero romano, di fronte alle sfide ai confini del Reno e del Danubio, alla Russia minacciata dai popoli delle steppe, per passare poi ai Comanche e agli Stati Uniti dell'Ottocento, Jakub J. Grygiel mostra come tali gruppi abbiano costituito un problema peculiare e di lunga durata, difficile da risolvere con una guerra o con un trattato diplomatico. Per avere successo e non soccombere, gli Stati furono spesso costretti a modificare le proprie strutture interne, attribuendo maggiori poteri e responsabilità alle comunità più direttamente colpite dalla minaccia barbarica. Comprendere la sfida dei barbari e le strategie impiegate per rispondere offre una nuova prospettiva di fronte ai problemi dell'Occidente odierno. -
Il vallo di Adriano
Il Vallo di Adriano è speciale, non solo per gli appassionati di storia romana; esso si espandeva per circa 73 miglia (118 km), attraversando la Britannia settentrionale da costa a costa. Per quanto la sua mole sia straordinaria, risulta minuscolo in confronto a quel complesso di fortificazioni che conosciamo come Grande Muraglia cinese, in uso per ben oltre i ""soli"""" trecento anni del Vallo di Adriano. Il Vallo si snodava ai margini della Britannia romana, a sua volta ai confini dell'Impero romano, le cui frontiere si estendevano per migliaia di chilometri, costeggiando fiumi e attraversando catene montuose e deserti. Il Vallo di Adriano rappresentava solo una minima parte delle fortificazioni a difesa dei confini dell'Impero, e raramente rientrava fra le principali preoccupazioni degli imperatori che regnavano su un territorio così sterminato. A prescindere da ciò, il Vallo resta un luogo speciale e diverso da qualsiasi altra frontiera dell'Impero. Da nessuna altra parte si può trovare una costruzione difensiva così elaborata e monumentale, proporzionalmente all'ampiezza del luogo in cui è stata costruita. Non vi è, altrove, una così abbondante ricchezza archeologica rispetto a un'area così limitata. Gran parte delle persone crede che lo scopo di un qualunque muro sia semplice, specialmente se ha le imponenti dimensioni del Vallo di Adriano. Un muro è una barriera che divide una parte dall'altra, e per molti persiste l'idea che il Vallo servisse a """"tenere lontani gli Scozzesi"""" - o i Pitti, per quelli che masticano un po' di storia. Il Vallo di Adriano può essere visto come il limite dell'Impero, dove la civiltà finiva e cominciava la barbarie, per quanto l'ostilità verso gli imperi che va tanto di moda oggigiorno potrebbe portare molti a simpatizzare per i cosiddetti barbari. Gli archeologi ci insegnano che la verità è un'altra e molto più complessa, e anche se c'è molto del Vallo e dei suoi scopi che ancora non si comprende, questo libro mette in luce molti degli interrogativi più interessanti e alcune delle risposte più plausibili su tale straordinaria opera."" -
La battaglia di Campaldino 1289. Dante, Firenze e la contesa tra i Comuni
Campaldino fu teatro di uno degli scontri più memorabili tra guelfi e ghibellini, le principali fazioni politiche nei comuni dell'Italia centrosettentrionale. Lo scontro è stato immortalato anche nella Divina Commedia da Dante Alighieri, che vi prese parte e ne fu profondamente segnato. La cruciale battaglia annunciò l'era del predominio fiorentino sulla Toscana, e fu una delle ultime occasioni in cui le milizie cittadine si affrontarono, prima dell'ascesa militare dei condottieri nelle guerre d'Italia del '300. Lo studio, illustrato con nuove immagini, restituisce le dinamiche strategiche senza togliere spazio all'epica della guerra, ed è anche corredato da mappe accurate; propone dunque tutte le informazioni utili a immergersi nel campo di battaglia per riviverne l'impatto e comprenderne i dettagli tattici. -
Venezia alla conquista di un impero. Costantinopoli 1202-1204
La Quarta Crociata è uno degli snodi chiave dell'avventura veneziana. Il suo esito rappresenta il capolavoro, in particolare, del suo personaggio-simbolo: il doge-guerriero Enrico Dandolo. La deviazione della spedizione verso Costantinopoli serve gli interessi della futura Serenissima al punto da far salire la città lagunare al rango di grande potenza. Capire cosa accadde allora è importante per comprenderne gli sviluppi successivi. I quali ci riguardano perché affondano le radici nelle costanti geopolitiche di lungo periodo in azione nella nostra realtà. La proiezione strategica di Venezia che si trova sul Rimland, la fascia marittima e costiera in questo caso europea attorno al cuore del Pianeta o Heartland, spazia dal Mediterraneo al Mar Nero; dalle coste dell'Asia Minore al Golfo Arabico o Persico; dall'Africa Settentrionale al Mar Rosso: intercetta così l'intera rete di connessioni a largo raggio dell'isola-Mondo. Ed è la stessa dell'Italia di oggi. Una storia, quella veneziana, ricca d'insegnamenti che non si possono ignorare. -
L' esercito russo moderno. 1992-2016
In seguito al collasso dell'Unione Sovietica, le forze armate russe hanno attraversato turbolente trasformazioni, passando dai resti obsoleti del vecchio esercito sovietico attraverso un periodo di demoralizzazione e decadenza, per approdare alla formazione di una forza disciplinata e sofisticata, impiegata da Vladimir Putin in un esempio di ""guerra ibrida"""" che nel febbraio 2014 guadagnò alla Russia con estrema rapidità il controllo della Crimea. Descrizioni e immagini dell'esercito in azione affiancano nel testo i profili dei comandanti principali e dei ministri della difesa, senza trascurare di dar conto degli ordini di battaglia, dei dettagli dell'equipaggiamento e delle uniformi, andando a comporre il vivido resoconto di una forza armata dalla storia turbolenta che oggi può affrontare il contesto globale con un nuovo carattere, uno status rafforzato e abilità impensabili pochi anni fa. Grazie allo studio di un autore affermato e in grado di maneggiare fonti russe anche attraverso le testimonianze di veterani, il libro è una lettura per chiunque voglia comprendere le caratteristiche dell'accrescimento del potere militare russo."" -
L' Esercito Popolare Cinese di Liberazione dal 1949 ad oggi
L'Esercito Popolare Cinese di Liberazione è la più grande forza armata al mondo. La Cina è da tempo il più rilevante concorrente degli Stati Uniti sul piano economico globale, ed è ormai di lunga data la preoccupazione dei governi occidentali rispetto alle ambizioni cinesi. Dal 1949 l'esercito cinese ha visto un lento ma costante progresso, da una massa di fanti male armati dalle limitate capacità a un insieme altamente sofisticato con ampie competenze. Una serie di riforme avviate a partire dal 1989 hanno reso possibile la liberalizzazione economica, i cui vantaggi hanno comportato ulteriori investimenti non solo nella modernizzazione degli armamenti, ma anche nella capacità di intervento all'estero, come avvenuto nel corso della partecipazione cinese alle missioni di pace ONU in Africa, Medio Oriente e ad Haiti. Con rare fotografie e immagini a colori appositamente realizzate, lo studio presenta una panoramica dei tratti salienti dell'Esercito Popolare di Liberazione dalla sua creazione ad oggi. -
I vichinghi
All'incirca tra 793 e 1066 si svolge la cosiddetta “Età dei Vichinghi”, presentata dalle cronache del tempo e dai successivi libri di storia come un periodo di grande drammaticità, paura e violenza. I barbari del nord sono stati dipinti a tinte fosche, ma la verità è ovviamente più complessa ed è oggi a portata degli storici anche grazie all'archeologia moderna e ad altre discipline scientifiche e letterarie. Oltre agli aspetti bellici meritano grande attenzione il commercio, la produzione artistica e poetica, le capacità tecnologiche e le pratiche religiose. Ecco quindi un testo che si propone di illustrare con efficacia chi fossero i vichinghi e quale fu realmente il loro ruolo nel medioevo europeo. -
I barbari
Il concetto di barbarie è di difficile definizione: esso infatti è mutevole perché cambia in base a chi osserva un modo di vita e lo qualifica come differente e inferiore. Differenze climatiche, geografiche e comportamentali hanno concorso nel mondo antico alla costruzione di barriere, di scissioni che frequentemente avevano una base etnica e talvolta razzista. Sono tuttavia numerose le sfumature con cui i greci prima e poi i romani si relazionarono con questi popoli posti al di fuori del mondo considerato civile: al disprezzo spesso si alterna l’ammirazione, per il vigore fisico e il coraggio, la supposta assenza di vizi e l’attitudine alla libertà. Si trattava di realtà che dunque percepivano con forza una reciproca alterità ma che non furono mai davvero impermeabili in nessun momento della loro storia, e particolarmente in quei secoli complessi e affascinanti che costituiscono la tarda antichità e l’alto medioevo. Bruno Dumézil, insieme a Sylvie Joye, Charlotte Lerouge-Cohen e Liza Mér, percorre l’avvincente storia dei rapporti tra la civiltà greco-romana e “i barbari”, proseguendo con la caduta dell'Impero Romano e l'alto medioevo, per arrivare poi alle interpretazioni moderne e contemporanee in pagine che ricordano ipotesi e spunti dei grandi storici e presentano le più recenti prospettive della storiografia. -
Musulmani di tutto il mondo, unitevi! La sinistra di fronte all'islam
Mentre la violenza inflitta in nome di Allah occupa senza sosta il proscenio dell'attualità, la sinistra pare disarmata nell'affrontare tale fenomeno. Si tratta forse del fatto che ai suoi occhi la religione è solo un sintomo sociale, un'illusione del passato, non una forza politica con cui confrontarsi. Incapace di prendere sul serio la fede, come può la sinistra comprendere l'espansione dell'islamismo? Come può ammettere che il jihadismo è oggi la sola causa che induce un numero significativo di giovani europei a morire a migliaia di chilometri da casa? E come potrebbe accettare il fatto che questi giovani sono ben lontani dall'essere dei diseredati? Prendendo in esame anche casi specifici l'autore sviluppa l'analisi documentata e appassionata di un silenzio incomprensibile, che attende con urgenza di essere spezzato. -
Claretta. L'ultima amante del duce
«Ho raccontato la mia storia. O dovrei forse dire che è stata Claretta a raccontare la sua? E lei, infatti, la vera narratrice del mio libro: molte delle parole che ho trascritto sono sue. Le ho prese dal diario e dalle lettere che con costanza, ostinazione, convinzione in ciò che stava facendo, ossessione e persino isteria scriveva. Ho aggiunto, laddove necessario, il materiale desunto dai numerosi messaggi che Mussolini le inviava, soprattutto nel periodo 1943-45, e dalla corrispondenza che i membri della sua famiglia, capeggiata da Myriam, l'ambiziosa sorella più piccola, erano sempre pronti a scrivere e inviare al Duce. Con l'aiuto di queste ricche e preziose fonti ho rappresentato una storia d'amore unica nel suo genere, in pagine che registrano i piaceri, le scenate isteriche, gli svenimenti, i malori, la rabbia, la gelosia, la possessività, l'amore e l'odio, la musica, la poesia, le letture e l'arte, e non da ultima la politica. Pagine che gettano luce sul 'privato' con la stessa forza con cui rischiarano l'aspetto 'pubblico'. Richiamano l'attenzione su aspetti quali il cattolicesimo, il familismo, locale e romano, la borghesia, il personale, mostrando al contempo (nonostante la profonda avversione suscitata da Claretta e dalla sua famiglia nei fedelissimi della RSI) il lato fascista, anche nella sua versione più radicale. Entrando nel mondo di Claretta Petacci e della sua famiglia, il lettore dovrà fare i conti con un'Italia 'reale', un'Italia che non era solo 'legale' o ideologica. La storia di Claretta potrà anche mancare della profondità tragica, ma nella propria struttura umana, nella dedizione e contraddizione, come nella rappresentazione tutta al femminile dell""amore e del sesso nelle alte sfere del potere, è degna di una profonda e dettagliata riflessione.» (l'autore)"" -
Viaggio nel mondo antico
Impossibile resistere al fascino di rovine, monumenti e città che tramandano la gloria dell'antichità: Babilonia, Cartagine, Palmira, Alessandria, Delfi, Olimpia... Come si può rendere vivida oggi l'immagine di questi luoghi (perduti o mutati) e donare nuova profondità alla comprensione di grandi avvenimenti e personaggi celebri? Ecco l'obiettivo di questo testo: restituire un'idea chiara dei luoghi della storia, attraverso immagini credibili e basate non su suggestioni e fantasie, ma su dati archeologici, storico-artistici e documentali, incrociati elementi topografici e paesaggistici. Il ruolo dell'immagine è oggi al centro del dibattito anche a proposito della comunicazione di contenuti culturali: ecco dunque la conferma dell'importanza di un approccio scientifico alla ricostruzione visiva di città e monumenti, approccio che nulla toglierà alla bellezza immaginifica di un viaggio capace di condurre dalla Mesopotamia alla Grecia, fino ad arrivare a un periplo completo del mondo romano in tutta la sua varietà. -
Viaggio nell'antico Egitto
Da sempre l'archeologia mira anche alla restituzione di contesti perduti: lo ha fatto tramite disegni, modelli, ricostruzioni informatiche. Jean-Claude Golvin, come architetto, ex membro del Bureau d'architecture antique, ex direttore del Centro franco-egiziano Karnak, ha partecipato a molti scavi. Il ""metodo Golvin"""" è il risultato di un suo dialogo con testi antichi e con archeologi, basato sulle sue competenze architettoniche e il suo talento come disegnatore. Questo approccio si poggia inoltre sulla sterminata cultura di Aude Gros de Beler, insigne egittologa. Affrontare l'antico Egitto non è mai un compito ovvio perché, da nord a sud, la valle del Nilo è contrassegnata dalla presenza di templi, città, necropoli e strutture militari che ricordano il passato glorioso del Paese. Per arrivare in un sito sconosciuto, qualunque sia la sua vocazione, è necessario porsi obbligatoriamente molte domande sulle comunità, le credenze, l'organizzazione amministrativa, la gestione delle aree, la costruzione di edifici religiosi o civili, il funzionamento dello Stato... Per rispondere a tutte queste domande, il libro propone una soluzione originale: attraversare l'Egitto come l'aveva visitato Erodoto: oltre cinquanta disegni ad acquerello accompagneranno il lettore da Abu Simbel ad Alessandria, senza trascurare il deserto del Sinai, le sponde del Mar Rosso e le sabbie libiche. Dai faraoni all'arrivo dei romani, un itinerario visivo corredato da approfondimenti tematici e dedicati ad ogni sito rappresentato, un'occasione unica per i lettori desiderosi di entrare in un mondo perduto."" -
L' esercito romano. Un esercito modello?
Conquistare il mondo e governare i popoli è la missione di Roma, specie nella visione di Augusto dopo le tormentate guerre civili. La maggior parte delle conquiste avvenne in età repubblicana e all'inizio del Principato, durante il regno di Augusto, e portò sotto il controllo di Roma l'intero bacino mediterraneo. Strumento delle conquiste fu l'esercito, che inoltre consentì di conservarle. Le autorità romane disponevano di uno strumento eccellente, grazie al quale furono sconfitti popoli notoriamente bellicosi. Ma, nonostante ciò, l'esercito romano può essere definito un esercito modello? Il libro mira a rispondere criticamente a questo quesito, proponendo nuovi spunti interpretativi ed esaminando in particolare quattro ambiti: natura e composizione dell'esercito, diserzione e passaggio al nemico, ammutinamento e insubordinazione, le ragioni del successo dell'esercito romano. -
Vae victis! Roma davanti alla sconfitta
La storia arcaica di Roma è raccontata dagli autori antichi come una marcia inarrestabile verso la conquista dell'Italia, costellata di successi tali da rendere la supremazia romana una condizione che a posteriori parve addirittura inevitabile, un destino preordinato. Gli storici dell'età augustea, in particolare, seppero forgiare così un'immagine di Roma vittoriosa che poi fu assorbita dalla storiografia in maniera tuttora non sempre adeguatamente critica. Lo studio rivela invece un processo, dalla fondazione di Roma alla prima guerra punica, che non fu affatto lineare e non obbedì ad alcun progetto determinato a priori, nel corso del quale i romani si videro gravemente minacciati da celebri nemici, talora vittoriosi: Porsenna, Brenno, Pirro e altri condottieri, senza trascurare i popoli della penisola, dagli etruschi ai sanniti. Nonostante si siano spesso focalizzati sulle vittorie, gli storici antichi forniscono anche informazioni preziose circa le sconfitte subite dall'Urbe, interrogandosi sulle responsabilità dei comandanti, lo sfavore delle divinità, lo sconforto di cittadini e soldati. Fonti documentarie e materiali sono alla base di quest'opera dedicata alla percezione che i romani ebbero delle loro sconfitte e alle strategie intellettuali impiegate per rielaborarle nel mito di Roma. Infine, grazie a un incrocio di approcci storici, antropologici e archeologici, è evidenziato con chiarezza come gli scacchi subiti si rivelarono fondamentali per avviare trasformazioni istituzionali, religiose e civili. -
La battaglia del lago Trasimeno 217 a. C.
Dopo la schiacciante vittoria di Annibale sul Trebbia, la Repubblica romana si arma nuovamente sotto il comando del poco prudente console Caio Flaminio, determinato a distruggere gli invasori cartaginesi, non sapendo però che questi ultimi erano pronti e in attesa. La distruzione dell'esercito romano sul lago Trasimeno consacrò la fama di Annibale come uno dei maggiori condottieri dell'antichità, in grado di usare tattiche innovative e stupire i meno preparati romani. Questo nuovo studio, basato sulle recenti ricerche archeologiche di cui sono stati resi oggetto i luoghi della battaglia, racconta la storia completa di una delle maggiori vittorie di Annibale, impiegando anche mappe dettagliate, illustrazioni a colori e dettagliate ricostruzioni degli eserciti e dei comandanti. -
Il mondo nel 2019 in 200 mappe. Atlante di geopolitica
Nel nostro contesto internazionale contrassegnato dall'incertezza e dall'instabilità, la nuova edizione di questo atlante geopolitico sì propone come sempre di illuminare il lettore, fornendogli chiavi interpretative pertinenti. Il volume si divide in cinque parti o capitoli e si apre con una visione d'insieme sulle poste in gioco che hanno caratterizzato il 2018 e rischiano di sagomare anche gli anni futuri. La questione della governance affrontata nella prima sezione appare cruciale, mentre la potenza americana si sta ripiegando su se stessa e si rivolge ai suoi alleati storici muovendo dal presupposto di difendere prima di tutto i propri interessi. Le tre parti successive vertono invece sull'analisi delle grandi sfide poste dal futuro del pianeta: innanzitutto, quella della stabilità, senza la quale sono impossibili qualsiasi progresso o sviluppo; poi quella della difesa delle risorse e dell'ambiente, perno fondamentale per la conservazione del genere umano; infine, quella del processo di globalizzazione che ormai regola sia l'economia sia i rapporti internazionali, ancorché crei un sistema dicotomico in cui aumentano le disuguaglianze su ogni scala di riferimento. L'ultimo capitolo s'incentra quest'anno sul tema dell'evoluzione climatica, anche in riferimento alla COP24 del dicembre 2018, la conferenza a Katowice (Polonia) sui mutamenti climatici in corso. L'urgenza pare veramente impellente, specie dopo l'uscita di Trump dall'accordo del 2015 siglato a Parigi, una revoca che rende fragilissimo il consenso fra gli altri Paesi, i quali sono costretti a lottare coraggiosamente e con maggiore efficacia per sventare gli effetti nocivi dovuti al riscaldamento dell'atmosfera. Le analisi proposte si fondano sugli studi più aggiornati dei principali esperti francesi (geografi, politologi, demografi, sociologi...). Esse tentano di dare un senso agli eventi collocandoli nei loro contesti storico-politici globali, e in un quadro geografico interdipendente grazie alle 200 mappe di varia scala e prospettiva. -
Imperi spezzati. Il fronte orientale 1917-1921
Al principio del 1917, i tre imperi in lotta sul fronte orientale erano vicini al punto di rottura, e tra i tre il più vicino alla crisi era senz'altro la Russia. Dopo la rivoluzione di febbraio, la capacità dei russi di sostenere lo sforzo bellico era crollata, e l'ultima disperata offensiva di Kerenskij vide il collasso definitivo delle forze armate. Questo aiutò ia successiva rivoluzione bolscevica e una pace zoppicante, mentre le potenze centrali non riuscirono ad approfittare della situazione e, nel 1918, sia l'impero austro-ungarico che quello germanico si arresero e si dissolsero. L'autore segue non solo gli eventi più noti dell'ultima fase della Grande Guerra sul fronte orientale, ma continua a indagare le guerre tra gli Stati successivi all'armistizio del 1918, notando in particolare gli aspetti più critici per gli equilibri dell'area e le devastanti premesse per la terribile guerra che di lì a vent'anni sarebbe nuovamente scoppiata. -
Francesco Giuseppe
Francesco Giuseppe non fu un costruttore di imperi. Piuttosto, due anni dopo la sua morte, fu l'Impero austro-ungarico a crollare e la sua vita annoverò più fallimenti, battute d'arresto politiche e militari che successi. Eppure, ancora in vita, era già una leggenda. Le numerose disgrazie che colpirono la sua famiglia (l'esecuzione del fratello Massimiliano, il suicidio del figlio Rodolfo, l'omicidio di sua moglie Sissi) e la lunghezza del suo regno non sono state estranee all'edificazione di tale mitologia. La sua immagine trattenuta nella memoria collettiva non è altro che il volto del vecchio imperatore adornato da enormi favoriti. Ma, soprattutto, erede della dinastia più antica d'Europa e ""ultimo monarca della vecchia scuola"""", come lui stesso si definiva, impersonificò maestosamente un'idea forte della monarchia e del potere. Sicuramente commise non pochi errori, specialmente l'aver permesso lo sviluppo, attraverso la sua inazione dopo il 1867, delle conseguenze negative del dualismo tra Austria e Ungheria. Nello stesso tempo seppe contenere solo in maniera blanda le spinte autonomiste provenienti dai popoli del suo impero e dai suoi cinquanta milioni di sudditi, di diversa appartenenza etnica. Infatti, durante i sessantotto anni del suo regno, dalle rivoluzioni del 1848 all'apocalisse della Prima guerra mondiale, l'impero fu al centro del confronto tra due logiche e due culture opposte, lo Stato multinazionale e lo Stato-nazione. Attraverso questa lotta, fu il destino dell'Europa a compiersi. Questo libro rappresenta uno studio centrale sulla figura di un sovrano la cui modernità oggi viene profilandosi in maniera netta."" -
L' imperatrice Sissi
«Come resistere a questa donna eccezionale? Certo, Sissi fu imperatrice d'Austria e regina d'Ungheria. Un'immagine esatta ma del tutto incompleta, perché Sissi fu anche una gran donna, una delle più belle d'Europa e una delle più sorprendenti. Sconcertante con i suoi capricci, toccante con la sua semplicità, commovente con i suoi entusiasmi, influente con le sue visioni politiche, estenuante con i suoi viaggi, sconvolgente con la dignità mostrata nel dramma, tale fu la sovrana. Un personaggio dalle moltissime sfaccettature che non può lasciare indifferenti. In poche parole, un'eroina appassionante. Ma perché questo libro? Un altro? Non si sa già tutto? Non si è detto tutto e tutto scritto su questa icona talvolta zuccherosa e un po' datata? Il valzer viennese sarebbe diventato un ritornello? Sinceramente, non lo credo. (...) Si aprono archivi, si confidano testimoni, parlano i discendenti. A poco a poco, persone e avvenimenti sono rischiarati dall'implacabile luce del dettaglio. Idee recepite e stereotipi possono essere confermati o, al contrario, confutati. Questo libro si propone di ricavare un bilancio delle conoscenze attuali, facendo il punto sulle ricerche più serie, arricchite di molteplici dettagli rimasti per lungo tempo segreti. Resta soltanto una preoccupazione, quella di far rivivere la sovrana ricostruendo, nel modo più dettagliato possibile, la sua vita straordinaria, poiché questa rappresentazione dell'Europa di ieri, oggi a brandelli, appartiene alla nostra memoria. Prima di azzardare un giudizio, questa vita occorre conoscerla. Ho tentato di ricostruirla passo passo, lasciandola immersa nel suo contesto.» -
Meglio non essere un soldato romano! Ediz. a colori
La vita di un soldato romano: dall'arruolamento al congedo attraverso simpatici disegni e vignette di sapore ironico. Età di lettura: da 8 anni.