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Il mio Dante. La «Divina Commedia» tra poesia e scienza
Tanto la grande poesia quanto la scienza si appoggiano da un lato sull'unicità e l'eccezione e dall'altro sull'equivalenza e l'uniformità. Non sarà un caso allora che Dante, signore della poesia e della scienza, faccia di questi strumenti di conoscenza e di valutazione gli elementi portanti della sua Musa. Soprattutto nella sua opera maggiore, la Divina Commedia, una preziosa e inesorabile nassa per filtrare e catturare i frutti più prelibati del gran mar dell'essere. Il senso dell'eccezione serve ad apprezzare e a raffigurare l'unicità, a ritrarre cioè i grandi personaggi del Poema. La convinzione dell'equivalenza assoluta è invece la cifra del cosmo nella sua interezza e unità superiore. Sia in sé, che rappresentato. Senza eccezionalità non ci può essere singolarità e rappresentazione, senza equivalenza non ci può essere totalità e trasfigurazione. Sono questi i due poli fra i quali oscillano Figurazione e Trasfigurazione, cioè l'essenza più profonda di Dante. -
Rubens
Che Rubens abbia unito l'arte del Nord con quella del Sud è il concetto più profondamente radicato nell'ideale di Burckhardt: l'iniziale entusiasmo per le correnti nordiche, la successiva adorazione per quelle italiane e il meditato apprezzamento di quelle olandesi, tutto converge nella figura del pittore fiammingo, in un rapporto di continuità con i predecessori italiani che durerà per tutta la vita. Per Burckhardt, Rubens non è un semplice ""oggetto di studio"""": egli fa parte del suo mondo interiore, è il prototipo dell'uomo creatore che attua un processo di assimilazione dal passato e dal presente"" -
Erasmo
In questa celebre monografia pubblicata per la prima volta nel 1924, lo storico olandese Huizinga ricostruisce la figura di Erasmo da Rotterdam, mettendone in evidenza il carattere, le contraddizioni, gli obiettivi, gli ideali etici e politici, nonché i limiti veri e presunti della sua riforma religiosa. Emerge così l'inedita figura di un uomo diviso tra innovazione e tradizione, realtà e possibilità, sete di indipendenza e necessità di certezze, un moderato idealista, spesso inerme di fronte alle più solide e mature consapevolezze. L'autore riporta, inoltre, le informazioni riguardanti i soggiorni europei di Erasmo in Germania, Francia, Italia, Svizzera e Inghilterra. -
Centouno perle di saggezza contadina
La forza dei proverbi sta nella loro perenne adesione alla natura, ai riti, alle tradizioni di un popolo che in quelle massime si specchia e si riconosce. Feste religiose e usanze contadine si mescolavano puntualmente, e ogni regione dettava in dialetto le proprie regole. Rime e assonanze erano d'obbligo affinché il proverbio si depositasse facilmente nella memoria e fosse adottato senza discutere grazie al suo carattere imperioso, quasi fosse un comandamento divino. I proverbi insegnavano, senza volerlo, la storia e la geografia, l'astronomia e l'arte culinaria, le scienze naturali e la religione, la medicina e la veterinaria, senza che si dovesse mai aprire un libro. Soprattutto, i proverbi insegnavano la concretezza, la filosofia dell'agire e la supremazia del fare rispetto al dire. -
Detti e proverbi. Djudeo-Espanyol
Il Djudeo-Espanyol, ""lo spagnolito"""", è la lingua di quella parte del popolo ebraico che, cacciato dalla Spagna nel 1492, ha trovato rifugio nelle terre bagnate dal Mediterraneo. Per quattro secoli è stata tramandata oralmente nel ricordo della propria origine. Si tratta di una lingua che, allo spagnolo, integra parole di ebraico e parole delle lingue usate nei Paesi di approdo, dando vita a un lessico tuttora parlato e condiviso nel mondo ebraico sefardita. Questa è una raccolta di oltre 200 detti e proverbi che sintetizzano una visione della vita e delle relazioni umane, dove, accanto a contenuti tipicamente ebraici, ve ne sono numerosi altri che fanno parte di un patrimonio culturale molto più diffuso e che si ritrovano rappresentati nel lessico di svariate regioni e culture."" -
Tolomeo «al-gharib» e il primo aristotelismo alessandrino
Il 13 dicembre 2021 la Scuola della Cattedrale del Duomo di Milano ospitava Marwan Rashed [...]. Stiamo parlando di uno studioso con una ricca bibliografia; qualche mese prima egli aveva curato, nella collezione dei classici greci de ""Les Belles Lettres"""", il libro Ptolémée """"al-ghar?b"""". Épître à Gallus sur la vie, le testament et les écrits d'Aristote. In queste pagine per la prima volta veniva edito e tradotto un antico testo greco che si era perduto nella stesura originale e ci è giunto nella traduzione in arabo. Si trattava di una lettera scritta da uno sconosciuto Tolomeo, un filologo aristotelico attivo ad Alessandria intorno all'anno 200 della nostra era, nella quale erano riportate la Biografia e il Testamento di Aristotele, oltre a un catalogo di cento titoli sconosciuto altrove. Tale documento è risultato essere una delle nostre migliori fonti di informazione - tra l'altro, l'unica interna alla scuola peripatetica - sulla vita di Aristotele. [...] È anche la nostra unica testimonianza della prima edizione, nell'antichità, degli scritti accademici del filosofo."" -
James Joyce e il cinema
Fu un commento casuale della sorella Eve, nostalgica dei cinematografi di Trieste, a scatenare in Joyce un'inedita frenesia imprenditoriale: a Dublino mancava una sala cinematografica, e lui stesso vi avrebbe rimediato. Senza un soldo, se non quelli spesi per l'alcol, Joyce si mise alla ricerca di finanziatori. E li trovò. A fine ottobre affittò un edificio al 45 di Mary Street e due mesi dopo il primo cinematografo dublinese, il Volta, aprì i battenti. Ma l'avventura, purtroppo, non andò come aveva sperato. Una nuova pagina nella storia di James Joyce, in cui si racconta anche il rapporto tra il cinema e le sue opere: riuscirà il grande schermo a riprodurre la ricchezza e la voluttuosità della prosa joyciana senza che il film si riduca a mere e asciutte «citazioni dal libro con diapositive»? -
Discorsi. «Corpo ermetico» e «Asclepio»
Con il loro stile oracolare e carattere sapienziale, i Libri ermetici, scritti da dotti greci in periodo ellenistico, sono delle vere e proprie summae del sapere classico, che assimila stoicismo e neoplatonismo, miti gnostici ed ebraici, astrologia, alchimia fino alle scienze occulte. E in quelli teologico-filosofici, come il Corpo ermetico e l'Asclepio, che di esso fa parte, questo sapere viene veicolato sotto forma di dialogo fra Ermete Trismegisto e i suoi discepoli, a cui vengono rivelate la struttura dell'universo, le leggi che lo governano e la natura divina. Il nome di Ermete Trismegisto, considerato l'autore di questi due trattati, racchiude infatti in sé quello del dio greco Hermes e della divinità egizia Thoth (??????????o?, ""tre volte grande""""), rendendolo emblema della principale prerogativa dell'ermetismo, ossia la fusione tra la cultura ellenistico- romana e quella orientale."" -
John Steinbeck al cinema
John Ernest Steinbeck (27 febbraio 1902-20 dicembre 1968) è stato uno scrittore statunitense. Ha studiato per un certo periodo alla Stanford University, ma nel 1925 ha abbandonato gli studi per trasferirsi a New York. Dopo aver brevemente lavorato al «New York American», torna a Salinas. Il suo primo libro, ""La Santa Rossa"""", un romanzo storico scritto nel 1929, non ha successo. Il secondo romanzo, invece, """"Pian della Tortilla"""" (1935), gli fa ottenere il primo premio letterario, la medaglia d'oro per il miglior romanzo scritto da un californiano, assegnata dal Commonwealth Club of California. E con questa storia umoristica raggiunge la notorietà. A breve giro pubblica """"La battaglia"""" (1936) e """"Uomini e topi"""" (1937). Segue quello che viene considerato il suo miglior lavoro, """"Furore"""" (1939). Nel 1940, quando il romanzo viene adattato per lo schermo, riceve il premio Pulitzer. Altri romanzi arriveranno, come il grande """"La valle dell'Eden"""" (1952). Nelle sue opere, Steinbeck ritrae spesso personaggi della classe operaia che affrontano la Grande depressione in California, esprimendo sensibilità e compassione verso i più deboli. Molti dei suoi romanzi sono stati adattati per il cinema e lo stesso Steinbeck ha spesso partecipato anche in veste di sceneggiatore (di film e documentari) riuscendo a conoscere a fondo i meccanismi di Hollywood."" -
Interpretazione della natura
L’immagine della natura che emerge da questo saggio filosofico pubblicato per la prima volta nel 1753 è quella di un organismo regolato da un ordine omogeneo e dinamico, che l’uomo ha la facoltà di interpretare e modificare. Il suddetto ordine è riscontrabile in tutti gli eventi naturali che, di conseguenza, non rispondono al caso, ma a leggi predeterminate. Diderot coniuga quest’ordine geometrico con l’atomismo di matrice epicurea e spiega che la materia ha origine dal cozzare degli atomi che la compongono, i quali si uniscono e si combinano da sempre e all’infinito, in un continuo divenire, generando tutto ciò che ci circonda. -
Capire la musica. Saper ascoltare
Dalla Quinta Sinfonia di Beethoven al melodramma, Matteo Marangoni accosta alla sua grande passione per l’arte quella per la musica. Questo saggio del 1953 si va a unire alle altre due celebri opere ed è un excursus nella storia della musica – quella italiana e quella tedesca, il ritmo, il connubio melodico-armonico, l’accordo, la modulazione ecc. – che analizza le opere dei più famosi compositori. -
Dino Buzzati e il cinema
Buzzati, che si definiva “scrittore per hobby” e “pittore prestato alla letteratura”, abbraccia e spazia dal neorealismo al fantastico, dal fumetto alla cronaca nera e con il romanzo Un amore sorprende e spiazza molti per la tematica così lontana da quelle affrontate nelle altre sue opere. I sei testi di cui ci occupiamo in questo libro sono molto diversi fra loro, ma in comune hanno il fatto di essere stati trasposti sul grande schermo in tempi e da registi diversi. Si è deciso quindi di trattarli nell’ordine di uscita in sala. Quanto di quelle atmosfere che Buzzati aveva così ben delineato sulla carta si ritrova anche nei film realizzati? Quali aspettative vengono invece deluse? E infine, in quale forma ritroviamo sullo schermo la filosofia buzzatiana? Queste le domande a cui si è cercato di rispondere. -
Piccola storia della matematica. Da Pitagora a Hilbert
Egmont Colerus, con il suo vasto bagaglio culturale che spazia tra varie branche del sapere, supera i confini del mondo matematico e allarga il campo fino alla storia e alla letteratura. L’autore ci regala i ritratti dei più grandi personaggi legati alla matematica e una descrizione esaustiva ma di facile fruizione delle idee e dei concetti da loro sviluppati, leggibile anche, e soprattutto, dal lettore comune. -
Giudaismo e romanità. A partire dall'«Hérodias» di Flaubert
«La radicale assenza, nella cultura romana, di un pensiero escatologico segna una preclusione assoluta rispetto a ogni immaginabile ponte di comunicazione tra giudaismo e romanità. L’etica romana, aristocratica e concreta, deve essere vista di contro alla parresia giudaica, egualitarista ed escatologica: in questa contrapposizione è forse l’estrema sintesi del dissidio che trovò l’esito più violento e sanguinario nelle immagini di Cristo in croce e di Giovanni Battista decapitato.» -
Ciò che vede il cuore. Pascal e la distinzione degli ordini
L'intenzione ovvia dei ""Pensieri"""" di Pascal era, nel loro tempo, quella di convalidare la fisica e la metafisica di Cartesio, negli ordini, rispettivamente, dei corpi e delle menti, e al contempo di superarle subordinandole al terzo ordine. Il cuore vede il regno della carità, che squalifica in modo soprannaturale i regni naturali dei corpi e delle menti. Di fatto, grazie al suo confronto con Cartesio, Pascal si impegnò a superare qualsiasi inclusione della questione di Dio nel campo di ciò che si costituiva all’epoca come """"metaphysica"""". In questo modo, Pascal mirava, per contrasto, a riportare la teologia cristiana al suo vero ambito – quello della carità – e al suo vero problema – la conversione del cuore. Ma c’è di più. Con la sua distinzione dei tre ordini, Pascal avanza un """"decreto fondamentale del pensiero"""", che articola i termini insuperabili di tutti i nostri dibattiti, politici, teorici (scientifici o metafisici) e teologici. E in ciò risiede la persistente attualità del suo pensiero."" -
Intelligenza artificiale e ingegno
Se quando assistemmo allo sbarco sulla Luna ci sembrò di essere proiettati in un futuro da fantascienza, oggi possiamo dire di vivere un eterno futuro laddove le scoperte tecnologiche sono immediatamente superate da altre che a loro volta vengono accantonate essendo diventate obsolete rispetto ad altre ancora. Il futuro, che è già un presente, è l’intelligenza artificiale (IA) e la scommessa è quella di avere computer sempre più potenti in grado di eguagliare l’intelligenza umana. Ed è qui, nonostante i successi già ottenuti in molti campi, l’utilizzo in molti settori dell’intelligenza artificiale e gli studi sempre più avanzati, che si aprono i problemi veri. Pochi eventi nel corso del progresso umano, infatti, hanno provocato tante controversie quante il progetto di ricreare l’intelligenza umana per mezzo di strumenti artificiali. Esso ha portato alla creazione di ingegni stupefacenti come i computer capaci di riconoscere parole manoscritte, di tradurre dal greco antico o di risolvere complicate equazioni. Ma ancora oggi rimane aperto il quesito se una macchina può pensare. La risposta si blocca a un passaggio obbligato: la coscienza. -
Il western di Sergio Leone. Un'intervista del 1977
Un ragazzo di diciannove anni, appassionato di cinema, nel 1977 fu accolto da Sergio Leone per una lunga intervista: sarebbe stata la più completa, fino ad allora, rilasciata in Italia. Al punto che Duccio Tessari, quando curò Arrivano i vostri, ovvero l’avventurosa storia del western all’italiana (documentario in dieci puntate per Rai 1), la utilizzò facendola “pronunciare” a una sorta di pupazzo che imitava Sergio Leone, dato che il regista si rifiutò di parteciparvi. Viene ora riproposta, dopo quarantacinque anni, con un testo che inquadra l’opera complessiva (western) dell’artista. -
Sulla politica, i governi e il pacifismo
"Ho cominciato il mio discorso affermando che oggi più che mai le sorti dell’umanità dipendono dalla sua forza morale. Ovunque la via che conduce a un’esistenza serena e felice passa per le rinunce e le limitazioni individuali. Da dove possono venire le forze necessarie a una tale marcia in avanti? Soltanto da coloro ai quali è stata offerta la possibilità di fortificare il proprio spirito attraverso gli studi e di allargare il proprio orizzonte. Così noi delle vecchie generazioni guardiamo a voi e ci auguriamo che saprete lottare con tutte le vostre forze per raggiungere quelle mete che a noi sono state negate.""""" -
Il diavolo nei dettagli. Saggi sull'agnosticismo
Huxley scrisse moltissimo, specialmente di scienze naturali. Molti sono, però, i saggi dedicati alle discussioni religiose in cui, con tono polemico e irriverente, tentò di spogliare i Testi Sacri delle loro pretese di infallibilità, esaminandoli in maniera certosina alla luce delle acquisizioni del metodo storico-critico e delle conoscenze di fisiologia e paleontologia. Particolarmente innovatori gli scritti dedicati all'agnosticismo, che stimolano un duplice interesse: filologico, perché testimoniano della nascita di un atteggiamento che oggi ha ancora molta presa; contenutistico, perché enunciano un metodo di analisi della religione e una serie di applicazioni concrete, tuttora straordinariamente validi. -
La scienza come collettivo di pensiero. Saggi sul fatto scientifico
Sei saggi inediti in italiano, che vanno naturalmente a integrare l'opera principale di Ludwik Fleck nell'ambito della filosofia della scienza: Genesi e sviluppo di un fatto scientifico (Il Mulino, 1983). Il pensiero di Fleck si mostra subito di grande originalità: la scienza è ben lungi dall'essere un'impresa razionale monolitica in cui la deduzione logica e l'esperimento condotto in maniera oggettiva costituiscono l'imperturbabile paradigma. In realtà, dietro la scoperta, la corroborazione di una teoria, perfino dietro la genesi dei concetti e degli oggetti su cui lavorare, sta innanzitutto una comunità di persone, un collettivo di pensiero. Questo collettivo di pensiero sviluppa una propria struttura interna, un proprio linguaggio, una propria cultura, un proprio stile di pensiero, il più delle volte incommensurabile con altri stili. Così l'individuo crede di vedere il mondo coi propri occhi ma, in realtà, vede con gli occhi di un corpo collettivo. E pensa di conseguenza.