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Indovina il film. Una scena, un'immagine appena...
Nelle pagine trovate duecento schede o quesiti, duecento scene descritte nel dettaglio, divise in undici capitoli o livelli. Più si va avanti e più diventa difficile indovinare il film a cui appartengono. Si parte da un primo gruppo dove ci sono le pellicole che hanno avuto molta popolarità tra il pubblico e i classici del cinema di tutti i tempi, per arrivare all'ultimo, con i film più recenti e quelli detti ""di nicchia"""" o per cinefili. Usate questo libro come meglio vi piace: come gioco (ogni scena indovinata vale un punteggio a seconda della sua difficoltà), per mettere alla prova la vostra memoria visiva e il vostro amore per la settima arte, oppure per passare delle piacevoli serate tra amici. Chi invece non ama il gioco, ma ama il cinema, si serva di questo libro per evocare i piacevoli momenti che ha trascorso davanti al grande schermo e ritrovare, per un attimo, le emozioni provate nella buia sala di un cinematografo. Le soluzioni le trovate in fondo al libro in ordine alfabetico."" -
Mi ritorno in mente. La leggenda di Lucio Battisti
«Lucio è un personaggio pirandelliano e, volendo, si potrebbe definirlo con qualche titolo delle opere dello scrittore: Uno, nessuno e centomila, Così è (se vi pare), Il gioco delle parti. La sua vita, ora che purtroppo si è conclusa, si divide in tre periodi dai ""colori"""" diversi. Il primo va dall'adolescenza fino agli anni degli esordi milanesi; il secondo è quello della strepitosa ascesa; il terzo è il periodo della sparizione e della segregazione. I tre periodi formano la """"leggenda"""" di Lucio e sono la struttura portante dell'opera di Nino Romano, che è scavo e inchiesta, studio psicologico e testimonianza, narrativa e poesia. C'è il protagonista Battisti che giganteggia su tutto e su tutti; ci sono i primi attori, gli attori e i comprimari. E - qui si torna a Pirandello - ogni personaggio ha una sua """"verità"""" su Lucio. Ognuno lo ha vissuto secondo una sua visuale e un'esperienza. Con un comune denominatore che Romano lascia appena intravedere, con discrezione, con indulgenza, facendoci capire che non ne scalfisce minimamente la grandezza. """"Non fare mai del bene se non sei disposto ad accettare l'ingratitudine"""", era solita ripetere la mamma di Enzo Ferrari. Una massima spesso ricordata da Enzo Biagi (1920-2007). Di ingratitudine appunto si tratta. Di bene Lucio ne ha avuto tanto da alcune persone, ma il suo genio lo ha sempre esentato dal dover qualcosa a qualcuno. Formula comoda, si dirà, ma reale ed eterna. Così va il mondo e così è sempre andato. Ma tutti coloro che hanno avuto a che fare con lui, trattati o bistrattati che fossero, si portano sempre Battisti nel cuore...» (Dalla Prefazione di Gherardo Gentili)"" -
A Milano con Mozart. Un itinerario 250 anni dopo
Questo piccolo libro vuole essere una occasione di lettura per gli appassionati di musica classica ma, soprattutto, una guida turistica avente come pretesto d'uso un itinerario a tema. Le sue pagine si prefiggono infatti un duplice scopo: favorire una presa di contatto profonda con la città di Milano attraverso la rievocazione in chiave visiva di uno dei momenti più memorabili della sua storia, gli ultimi decenni del XVIII secolo segnati dal ruolo protagonistico che essa ricoprì in quanto metropoli di riferimento dell'Illuminismo italiano, e ricostruire una fase cruciale della formazione artistica di un musicista, Mozart, che proprio in quegli anni, sotto il cielo della capitale della Lombardia austriaca, sperimentò in tutte le sue più contrastanti sfumature quanto esaltante e insieme dura fatica comportasse la trasformazione del proprio genio prodigioso in un mestiere di cui vivere. Aiutato da documenti d'epoca il lettore potrà divertirsi a fantasticare su ciò che la crudeltà del Tempo, per nostra fortuna, non ha ancora del tutto divorato. -
Tempus fugit. Il grande libro delle sentenze latine
Sconfinato è il numero di latinismi che hanno germinato nelle lingue moderne, espressioni che affiorano con quotidiana frequenza nel nostro parlare e comunicare, spesso senza che ce ne rendiamo conto. Ecco quindi raccolto qui il meglio di Virgilio, Orazio, Seneca, Catullo, Properzio, Lucano, Cicerone, Giovenale e moltissimi altri, autori latini e illustri classici greci, coprendo con i latinismi fraseologici quasi tutti i grandi settori delle attività umane, dal campo religioso e liturgico a quello letterario e filosofico, dal giudiziario e giuridico all'architettonico e militare, da quello medico con i famosi precetti della Scuola salernitana e di Ippocrate, fino a ciò che la natura insegna a tutti gli animali. Attraverso la consultazione di queste pagine il lettore non solo potrà appagare la propria curiosità di fronte all'immutata vitalità del latino, ma per chi non sa il latino è una fonte ineguagliabile per figurare bene con una citazione che potrà usare nel modo corretto, ampliando così la propria conoscenza di un mondo e di una natura fatti di emozioni e collocati nella realtà delle passate generazioni. -
Mina. Mito e mistero
Mina, mito e mistero o semplicemente simbolo di un'epoca? Certo è che Mina ha camminato di pari passo con un'Italia che si trasformava, socialmente e psicologicamente. Lei ha solo seguito il suo istinto. È sparita dalle scene, eppure è presente. Sempre protagonista, sempre personaggio da copertina. -
Il grande cinema di Federico Fellini
Il Gesù sorvola Roma appeso a un elicottero. La plastica, più mare del mare su cui naviga il Rex. Il mambo di Sordi e Fabrizi in strada della Saraghina sulla spiaggia di Nazzari e di Cabiria nel night. La Venezia cromatica e ultrabarocca di Casanova. Gel-somina e Zampanò e il road traballante alla Chaplin, il road con furore alla Steinbeck. Il play boy dell'Hotel di Rimini che ottiene la vera prova d'amore della turista: l'intimità posteriore. E se Petronio avesse visto il Fellini-Satyricon? Asa nisi masa, il sortilegio del mistero, al sicuro dall'inverno e dalla notte oltre la finestra. Il girotondo di tutti e tutti uguali e tutti clown e tutto è spettacolo piccolo o grande è lo stesso. La suorina che tira il matto giù dalla pianta. La Gradisca per il principe. Il cardinale: gli chiedi di dio ti risponde da ornitologo. «Maestro, ma la Roma degli operai, dei movimenti, delle differenze?» «Uno fa quello che sa fare.» Il Mastroianni Mastorna che mai si fece. I due matti che ascoltano la luna. Scrittura, musica, pittura. Fusione che... solo il riminese. E l'arte di cinema non fu più figlia di un dio minore. -
Il «Paradiso» di Dante nelle nostre giornate
Gli amici con cui parlo mi dicono di ricordare abbastanza dell'Inferno, poco del Purgatorio e niente del Paradiso, se non la sua difficoltà. Vorrebbero anche riprenderne la lettura, ma il dover continuamente ricorrere alle note li fa spazientire, così o leggono riassunti, senza entusiasmarsi molto, o, procedendo come le tartarughe, chiudono il poema per non riaprirlo più. Questo libro si rivolge a loro. Ogni canto è spiegato in modo semplice e sono trascritte le terzine più significative, parafrasate e commentate per farne cogliere la musicalità, la forza della sintesi o la precisione dei dettagli, l'energia: in una parola per far gustare la loro bellezza. Ma il piacere estetico non è fine a se stesso: si parla di Dante e si parla di noi, e quella bellezza diventa stimolo e lievito per guardare con occhi nuovi alla nostra vita, per dinamizzarla, per fare nostro l'ardore di Dante per il vero e il buono. Ardore che non elude il dolore. Che sia la sofferenza della vita da esule, l'amarezza per le calunnie ricevute, lo sgomento per la follia umana, nelle sue varie forme il dolore è ben presente in questa cantica e accettato e utilizzato. Leggere il Paradiso solamente per essere più colti ha poco senso. Se la sua lettura ci rende più consapevoli, più amorevoli, più gioiosi, allora il senso c'è. -
Peripezie di un falso mussulmano alla ricerca della città proibita. L'ardimentoso viaggio di René Caillié a Timbuctù
Caillié, all'età di 17 anni, salpò da Rochefort-sur-Mer e sbarcò a Saint-Louis sulle coste del Senegal. Riuscì a partecipare a due esplorazioni inglesi della regione del Niger, durante le quali conobbe l'ostilità delle popolazioni africane islamizzate verso i cristiani e si rese conto dell'inutilità di procedere con spedizioni militari. Per raggiungere il suo scopo, Caillié comprese che doveva contare sull'astuzia. Doveva abbracciare la fede islamica. Sandro Tirini ci lascia scoprire, in questo volume, un uomo francese che compì un'impresa ritenuta impossibile e ne lasciò traccia in un diario, stampato per la prima volta a Parigi nel 1830, con il titolo Journal d'un voyage à Temboctou et à Jenné, dans l'Afrique centrale, précédé d'observations faites chez les Maures Braknas, les Nalous et d'autres peu-ples. -
Incarnazione del «Logos». Il «Logos» giovanneo alla luce della tradizione giudaica
Il Vangelo di Giovanni è uno dei 27 libri del Nuovo Testamento. Inizia con il famoso Prologo, nel quale Giovanni descrive l'incarnazione del Logos nella persona di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, e termina con la sua morte in croce, la sua Risurrezione e le sue apparizioni ai seguaci. Varie fonti storiche, oltre alla tradizione, indicano nell'apostolo Giovanni, figlio di Zebedeo e fratello di Giacomo il Maggiore, l'autore del quarto Vangelo, composto molto probabilmente nel centro ellenistico di Efeso sul finire del I secolo dell'era cristiana. «In principio era il Verbo.» Giovanni utilizza il termine Logos (in greco ""Parola"""", """"Verbo""""), ma qual è la vera origine della dottrina del Logos e come si coniuga con la tradizione giudaica?"" -
Il grande libro dei proverbi
I proverbi si possono considerare come un monumento parlato della saggezza popolare e del buonsenso, e forse per questo vengono anche definiti la rappresentazione orale e scritta della ""sapienza dei popoli"""". In questo volume Pietro Migliorini ha raccolto quanti più proverbi possibili, precisando tuttavia che si è cercato anche di semplificare al massimo l'antologia, essendo i proverbi, dialettali e in lingua, una ricchezza così sterminata e complessa di definizioni da spaventare chiunque volesse farne una collezione totale e definitiva. Si è quindi preferito riunire tutte le forme proverbiali che normalmente le persone incontrano nell'uso comune."" -
Faulkner e Hemingway a Saint-Sulpice
Ernest Hemingway, William Faulkner, Georges Simenon e altri, quando arrivano a Parigi negli anni Venti del secolo scorso, sono giovani sconosciuti che vogliono affermarsi come scrittori. Saranno presto nomi illustri, anche se nei primi tempi incombe il timore del fallimento. La loro storia sembra garantire la riuscita a chi ha talento e volontà, ma questa considerazione potrebbe essere illusoria, perché non si conosce la vicenda di chi, sconfitto dalla sorte, è rimasto nell'anonimato. Per l'aspirante scrittore forse è determinante la fortuna di vivere nell'epoca giusta, o forse anche il successo letterario rientra in un incomprensibile piano provvidenziale. Di sicuro, la Parigi dell'età d'oro assume per i nostalgici, cento anni dopo, le caratteristiche di un Eden. La riflessione di questo saggio in forma narrativa parte da Saint-Sulpice, dove si ammira l'enigmatica lotta di Giacobbe con l'angelo, e alla stessa chiesa parigina approda dopo aver incontrato anche Francis Scott Fitzgerald, Ezra Pound, John Dos Passos e altri grandi nomi della letteratura. -
«Misero, attendi, se vuoi morir!» Mozart e l'idea della morte
Questo libro trae spunto dal singolare paradosso che fa di Mozart un campione incontrastato della memorabilità storico-musicale a dispetto ma soprattutto a causa della dispersione delle sue spoglie mortali in una fossa comune. Che il destino gli abbia negato un luogo e un monumento atti a simboleggiare materialmente l'immortalità procuratagli dalla sua grandezza di compositore è una beffa ottimamente contrastata e neutralizzata dall'immensa popolarità del suo nome anche al di fuori della cerchia dei cultori della cosiddetta ""musica classica"""". I capitoli qui dedicati al fisico oltre che metafisico risarcimento a lui dovuto scandagliano minuziosamente i rapporti che il suo mondo interiore di uomo e di artista intrattenne con l'idea della morte, in relazione al suo modo di accennarne o di soffermarvisi nelle lettere, in particolare quelle scambiate con il padre; nondimeno se ne occuperanno rispetto al suo modo di darle abito sonoro in ambito operistico, all'interno delle partiture di musica sacra e in alcune composizioni puramente strumentali, alludendovi, in queste ultime, perlopiù in chiave ironica quando non addirittura sarcastica."" -
Un giovane musicista davvero notevole. Testo inglese a fronte
La sua sorprendente rapidità, tuttavia, non derivava semplicemente da una grande pratica; egli aveva una conoscenza approfondita dei principi fondamentali della composizione, dato che, subito dopo aver realizzato una parte per soprano, scrisse immediatamente una base sotto a quella, che quando venne provata fece un gran bell'effetto. Era anche un eccellente maestro della modulazione, e le sue transizioni da un tasto all'altro erano oltremodo naturali e ponderate; aveva fatto pratica in questo senso per parecchio tempo, con un fazzoletto a coprire i tasti del clavicembalo. Prefazione di Armando Torno. -
Shakespeare e il suo cinema
Caleffi ama raccontarsi con le parole «Je so' pazzo je so' pazzo/ ho il popolo che mi aspetta/ e scusate vado di fretta/ [...] je so' pazzo/ ed oggi voglio parlare»: di Shakespeare e del cinema da (di) Shakespeare. Caleffi conosce il tema dalle due prospettive, dall'alto e dal basso. E, come ama fare, gioca col Bardo. È come se fosse seduto con lui a un tavolino sorseggiando un aperitivo. È come se gli proponesse dei format diversi da quelli che, da oltre quattrocento anni, diecimila, centomila volte sono stati proposti: profondi, colti, intelligenti, appropriati. È da questi aggettivi che Caleffi intende scappare. Così, in ogni senso e nonsense, le sue incursioni culturali sono piratesche e insofferenti di ogni regola precostituita. Ma c'è del metodo in questo non-metodo. Qui si viaggia in tutte le direzioni fra testi e contesti, in una sintesi di fiction e docufiction, supposizioni biografiche e biografie romanzate, e la prospettiva storica è tutto tranne che cronologica. Il teatrante Caleffi, da narratore, narra. E si mette in gioco, giocando col suo Shakespeare, da attore ad attore, da commediografo a commediografo, da regista a poeta. Ma l'autore, in quella che chiama ouverture, esce dal gioco e dal sogno, ritrova le dimensioni e, in una sorta di excusatio e di promemoria, evoca due momenti apicali della letteratura e dell'incanto: il monologo di Amleto e quello di Antonio nel Giulio Cesare. Naturalmente non tradisce se stesso, li (ri)traduce. -
Agatha Christie dalla pagina allo schermo
Come ha potuto una compita signorina vittoriana di buona famiglia diventare la giallista più celebre del pianeta, il cui nome è ancora oggi sinonimo di geniale rompicapo? Come è possibile che un'amabile signora inglese, in completo di tweed e con l'immancabile filo di perle, per oltre cinquant'anni abbia costruito la sua carriera di scrittrice sul racconto di delitti perpetrati con crudeltà e astuzia? Da quale fervida fantasia creatrice sono scaturite due delle figure di investigatori più famosi e amati al mondo, entrambi ""nati anziani"""", il piccolo belga ossessionato dall'ordine e dalla simmetria, Hercule Poirot, e la vecchia signorina di campagna dall'intuito infallibile, Miss Jane Marple? E quanti attori e attrici si sono cimentati, nel corso dei decenni, a vestire, con maggiore o minore successo, i panni di questi due detective? In questo volume, Silvia Stucchi esamina caratteri e costanti della produzione di Agatha Christie e alcuni fra i suoi più noti adattamenti cinematografici e televisivi, evidenziando quanto poco convenzionale sia stata la personalità di questa autrice e cercando di individuare la chiave del suo imperituro successo."" -
Ernest Hemingway e il cinema
Hemingway invade le sue pagine come attore protagonista, accredita se stesso come scrittore eroe. Esibisce coraggio, forma fisica, giudizio sicuro. L'intensità è quella di una fiamma ossidrica e dunque nel tempo, vita e scrittura intrecciandosi, hanno prodotto un attrito che ha portato Ernest in quella cantina, quella domenica, il 2 luglio 1961. Chiusura di una vita vissuta in continua iperbole. Larghissime le sue esperienze di uomo e artista. Un'espressione completa può essere rilevata nella traiettoria dei Quarantanove racconti che, scritti in tempi diversi, raccolgono le classiche esperienze e le passioni dello scrittore: la guerra, la caccia, la pesca, la corrida, una certa violenza connaturata e trasmessa. L'unità profonda e ""fisica"""" fra la ricerca dello stile e il dolore per i destini dei suoi personaggi hanno prodotto un linguaggio narrativo che fanno di Ernest Hemingway un modello unico e imprescindibile del Novecento."" -
Vita quasi vera di Giancarlo Majorino
«Mi alzo molto presto alla mattina, alle cinque, diciamo. Mi alzo molto presto per un paio di vantaggi. Di solito c'è silenzio. Alla mattina poi sono un leone, dopo, rimbecillisco. La mattina sono sempre l'ira di Dio. E la mattina, silenziosa più di altri tòcchi della giornata, mi immergo quasi sempre in grandi lavori o più in generale con tutto ciò che costituisce continuità di lavoro. Allora, la mattina mi metto qui, nella mia ""astronave"""" e una volta ho in mente, immagino una situazione per una poesia, un'altra volta mi interesso di un problema critico o filosofico, altre volte sono invaso dallo scrivere, un'altra volta ancora sento la necessità di rileggere un punto di Hegel, di Nietzsche, di Husserl, di Benjamin. Cioè, è un tempo enormemente vario, non rinuncio a questa varietà che ho sempre avuto intorno a me, che è nella mia testa. L'assolvo a questo modo. È per quello che sono sempre abbastanza felice nonostante tutto, il che sembra una pazzia. Ma lo sono. Tutte le mattine vengo qui e mi scateno in una direzione o nell'altra spontaneamente.»"" -
Come si guarda un quadro. Lettura del linguaggio figurativo
Per amare l'arte, sosteneva Matteo Marangoni, non basta il cuore, ci vuole anche il cervello; anzi, secondo Michelangelo, «la pittura è una musica che solo l'intelligenza può percepire». Ciascuna arte ha un linguaggio inconfondibilmente suo che costa fatica, studio e perseveranza per essere compreso. Ed è proprio questo linguaggio che bisogna saper individuare e valutare. Il volume, che fa da complemento a Saper vedere, non ha altra ambizione se non quella di familiarizzare sempre più il lettore ai segreti del linguaggio, della forma, contro tutti coloro che valutano l'arte solo in nome di un «geniale empirismo intuitivo». -
Il grande libro dei modi di dire
In questo volume si sono raccolti i modi di dire più noti, per completare il panorama dei ricordi, delle sorprese e delle conferme, precisando tuttavia che si è semplificato al massimo la raccolta, essendo i proverbi, dialettali e in lingua, una ricchezza così sterminata e complessa di definizioni da spaventare chiunque volesse farne una collezione totale e definitiva. Si è quindi preferito riunire tutte le forme proverbiali, i proverbi veri e propri e i modi di dire che normalmente le persone incontrano nell'uso comune. -
Commemorazione di Charles Darwin (1882)
«Come l'arbusto che muore lascia nelle viscere della terra la radice che ne riprodurrà le forme, come la foglia cadendo lascia la gemma che la rifarà nella ventura primavera; così il darwinismo dovrà svolgersi e tramutarsi per lasciare il posto a nuove teoriche più alte e più complesse. Fedeli seguaci del grande inglese, ci sentiamo evoluzionisti anche per giudicare lui, creatore e pontefice massimo dell'evoluzione. In lui, in noi stessi, nella storia del pensiero, nelle viscere dell'umanità sentiamo l'inesorabile picchio di quel martello del prima e del poi, che segna la strada al lavoro e al progresso. Il darwinismo non sarà l'ultima parola della scienza, ma è la parola dell'oggi, di quell'oggi che a ogni battito del nostro polso va a divenire un domani.»