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Ricominciare
Da una parte c'è lei, la montagna: enorme, eterna, altera. Dall'altra c'è lui, l'uomo, l'alpinista. Alla montagna ha dedicato la propria esistenza: in montagna è nato, in montagna è cresciuto, in montagna ha rischiato di morire. K2, agosto 2008. Un gruppo di alpinisti di diverse nazionalità, dopo settimane di attesa sul terreno ghiacciato del campo base, dà l'assalto alla vetta. Partono in diciassette. Undici non fanno ritorno. Marco Confortola è tra i sopravvissuti. La discesa dalla cima rappresenta una delle pagine più epiche dell'alpinismo himalayano: freddo, paura, rabbia, determinazione, in tutto quel bianco c'è il senso di una vita, c'è ogni cosa. 17 settembre 2008: Marco Confortola subisce l'amputazione di tutte le dita dei piedi. Dopo un anno e mezzo, tra delusioni e speranze, salite e discese, l'alpinista valtellinese ci riprova: di fronte ai suoi occhi, il Lhotse, 8516 metri, una delle quattordici montagne più alte della Terra. -
Palude
Le paludi pontine sono terra di città nuove, ""trionfali"""" e desolate, che nessun turista visitava fino a ieri. Sono un alveare di contadini, gente che parla in romanesco e ricorda in veneto, spediti lì dal Duce - quello """"buono"""", quello che mieteva il grano - a bonificare stagni e pantani. Che poi, mica la voleva, lui, Littoria. Lui si accontentava di qualche borgo rurale, perché gli italiani sono un popolo di agricoltori. Ma alla fine ci si è affezionato, e anche ora che si chiama Latina il suo fantasma ci si aggira sempre, di notte, a bordo d'un rumorosissimo Guzzi 500-Falcone sport. Controlla che tutto vada bene e che la gente del posto non combini troppi casini. Perché """"di là"""" vogliono caricarlo pure dei peccati loro. In fondo è a causa sua che abitano quel brandello di Lazio. Perfino il sindaco è un uomo suo. Ai tempi lo avevano nominato federale, """"federale facente funzioni"""" a essere precisi, e adesso che una classifica del Sole-24 ore ha piazzato Latina fra le peggiori città del Paese, per migliorarne l'immagine ha partorito un'idea folgorante: i trapianti di cuore. I trapianti sono una cosa ultramoderna e si fa una grandissima figura, sostiene. E c'è infine Palude che ne ha bisogno, Palude che quando era ancora in forze ti alzava con una mano sola, se non stavi zitto. Adesso ha il cuore stanco. Peccato solo che sia un operaio rosso e comunista. Ma non importa, è deciso: il trapianto si farà. Per procurarsi un donatore basta in fin dei conti spargere una latta d'olio sopra la Pontina..."" -
L' universo spiegato ai miei nipoti
Entrando nel crepuscolo della propria vita, un astrofisico di fama mondiale si pone una domanda: cosa vorrei che sapessero i miei nipoti dell'universo in cui continueranno ad abitare quando io non ci sarò più? Nasce così questo dialogo immaginario tra un vecchio e un bambino che in una notte, seduti su comode sdraio, osservano il cielo. Attendendo le stelle cadenti, l'anziano scienziato risponde agli interrogativi sempre più incalzanti del giovane: di che materia sono fatte le stelle? Come si alimenta il sole? Cosa significa che l'universo è in espansione? Siamo soli nell'universo? Pensato per i bambini, il libro è stato letto anche dagli adulti, per la facilità con cui offre a chiunque semplici spiegazioni sui misteri del cosmo, saziando un desiderio di sapere che molti di noi si portano dietro dall'infanzia. Un desiderio scientifico che non esclude però la poesia. -
O mia patria. Storia musicale del Risorgimento, tra inni, eroi e melodrammi
Nell'anno del 150° dell'Unità, molto è stato scritto sui patrioti, i grandi protagonisti della politica e la conquista dell'identità nazionale. Resta un ambito poco esplorato, tuttavia, che può dirci molto su come si sono ""fatti"""" gli italiani nel cinquantennio che precedette l'Unità. E il variegato mondo della musica in senso lato, che non si esaurisce nel melodramma e i suoi titani - con le loro sfumature di patriottismo, da Verdi padre musicale della Patria, a Rossini super partes, a Donizetti osteggiato dalla censura suo malgrado - ma è assai interessante, per capire il clima dell'epoca, nei rapporti tra librettisti e censori, più tolleranti prima del 1848, spietati dopo, una volta compresa l'enorme influenza dell'opera sugli animi. E tra pubblico e potere politico. La lotta allo straniero si consumava nei teatri in molti modi, e registrava piccoli episodi dimenticati di eroismo: come i casi di celebri stelle incarcerate per aver inserito la parola """"libertà"""" in un'aria, o che foraggiavano esuli indigenti. I testi, poi, si prestavano a esplicite sostituzioni. Così """"Si ridesti il leon di Castiglia"""" dell'""""Ernani"""" di Verdi, a Venezia nel '48 diventava """"Leon di San Marco"""". Anche il cinema, con Senso di Visconti, ricorda come nel 1866, in una Venezia ancora occupata, l'invito di Manrico a prendere le armi nella famosa """"Pira"""" del Trovatore scatenasse il pubblico della Fenice in una dimostrazione contro gli austriaci. Prefazione di Philip Gossett."" -
Ludwig. Storie di fuoco, sangue, follia
Ci sono storie vere più agghiaccianti della trama di un thriller. Ci sono protagonisti così maledetti da superare le più oscure fantasie. E il caso di Ludwig, la diabolica coppia di serial killer che tra gli anni Settanta e Ottanta ha seminato il terrore in Italia e in Germania, massacrando e bruciando chi non rispettava i suoi rigidi criteri morali. Il nome compare per la prima volta in un volantino dall'iconografia nazista nel quale si attribuisce gli omicidi di un senzatetto, di un omosessuale e di un tossicodipendente. L'inquietante firma tornerà in altre sei rivendicazioni, in seguito alle uccisioni di una prostituta, di uno studente, di tre religiosi e alle stragi in un cinema a luci rosse di Milano e in un locale notturno a Monaco di Baviera. Le indagini faticano a decollare; poi, nel 1984, la svolta inattesa. Due insospettabili ragazzi veronesi - Wolfgang Abel, di nazionalità tedesca, e Marco Furlan - vengono arrestati nel mantovano mentre danno fuoco a una discoteca con dentro quattrocento ragazzi. Da quel momento Ludwig smette di uccidere. I due, riconosciuti seminfermi di mente, vengono condannati a ventisette anni di carcere. Abel ne sconta ventitré, Furlan sedici. La loro vicenda giudiziaria si è da poco conclusa ma molte domande sui moventi e sulle eventuali complicità sono rimaste senza risposta, ci obbligano a confrontarci con le verità contrapposte di un caso enigmatico e a interrogarci sul fragile confine tra ""normalità"""" e follia."" -
Non dimenticare, non odiare. Storia di mio padre e di tuo nonno
Vittorio Occorsio, classe 1929, famiglia napoletana, era un magistrato, sostituto procuratore a Roma negli anni Sessanta. Era un uomo di sani principi e grande volontà. E stato ucciso sotto casa a colpi di mitra la mattina del 10 luglio 1976 da un commando di Ordine Nuovo, formazione neofascista dalle ramificazioni inquietanti, una tra le più feroci a operare negli anni di piombo. L'esecutore materiale del delitto è stato Pier Luigi Concutelli, che ha ricevuto una condanna all'ergastolo. Ma la natura di questa ""eliminazione"""" in verità non è ancora chiara. Occorsio indagava in contemporanea sui terroristi neri, sulle logge deviate, sulle responsabilità dei servizi nella strategia della tensione, sulla criminalità comune che con i neofascisti aveva tanti elementi da spartire. Pochi anni prima aveva scoperto le trame oscure del Sifar, e aveva istruito il primo processo su piazza Fontana lasciando l'indicazione di approfondire una serie di personaggi dell'estrema destra infiltrati nei circoli anarchici ritenuti responsabili della strage. Sono passati trentacinque anni: Concutelli, vecchio e malato, è stato liberato, provocando l'indignazione di Vittorio junior, il nipote del giudice ucciso. E così il figlio del giudice, Eugenio, ventenne quando fu assassinato il padre, decide di raccontare il nonno e i suoi anni al nipote che non l'ha conosciuto. Ne nasce una riflessione generazionale sul lutto e la memoria. Prefazione di Eugenio Scalfari."" -
Giorgio Vicentini. Colore
Alla voce professione sul suo documento di identità c'è scritto pittore. E pittore Giorgio Vicentini lo è a 360° gradi. La pittura è la protagonista assoluta del suo cammino. Molti artisti avvertono la predisposizione sin da bambini, la storia ne è piena. Per lui è diverso, è un incontro casuale, intorno ai vent'anni, durante il servizio militare. Suo commilitone è un giovane pittore, che sarebbe diventato un amico e che gli presenta la pittura. La scintilla, come per l'amore tisico, scocca immediata. Giorgio, a quel tempo, studiava alla facoltà di Giurisprudenza, con un'idea romantica e un po' inconsapevole di cosa voleva fare, il criminologo. La scoperta della pittura lo cattura totalmente. In breve decide che nella vita avrebbe fatto quello. Lo comunica alla famiglia, che non gradisce, ma tollera, e inizia a sperimentare, a lavorare come un forsennato in un piccolo studio in via Cavour, a Varese. Inizia a fare qualche mostra, a vendere qualche opera, ma soprattutto fa ricerca sulla materia, sullo spazio. Gli anni Ottanta sono di grande sperimentazione sui materiali, sul senso del suo lavoro, per giungere sino al 1990, una sorta di spartiacque, che costituisce un momento di grande cambiamento per la sua vita professionale e non solo. -
Il Corsaro Nero
Uno dei romanzi più celebri di Emilio Salgari: la storia d'amore e di vendetta del cavaliere di Roccanera, signore di Ventimiglia, eroe bello ed esperto spadaccino, il suo incontro con la bella duchessa di Weltendrem e il suo inseguimento per i mari tropicali del governatore Wan Guld, l'acerrimo nemico che ha sterminato la sua famiglia. -
I misteri della Jungla Nera
Sul delta del Gange, in una jungla nera, si intrecciano le vicende di Tremal-Naik, cacciatore di serpenti ed eroe solitario, Kammamuri, suo fedele compagno, il diabolico Suyodhana, Ada Corisbant, figlia di un ufficiale inglese che è stata rapita dai Thug, i sanguinari fedeli della nera Kali, le cui vittime vengono offerte in sacrificio alla dea della morte e della distruzione. -
La certosa di Parma
"La Certosa di Parma"""", ottavo e ultimo romanzo di Stendhal, fu scritto in un periodo di tempo brevissimo (novembre-dicembre 1838) e dato alle stampe già nella primavera dell'anno successivo. Scritto durante una sorta di reclusione volontaria da parte del suo autore, è suddiviso in due differenti blocchi: il Libro Primo e il Libro Secondo. Fabrizio del Dongo, giovane milanese di nobili origini, cresciuto durante il tumultuoso periodo napoleonico nel castello di Grianta sul lago di Como, circondato dal padre e dal fratello maggiore, entrambi accaniti reazionari e sostenitori del dominio austriaco, vede nella madre e nella zia Gina del Dongo, moglie e poi vedova del conte Pietranera, un solido rifugio alle sue idee politiche e filosofiche. In realtà, il giovane non è figlio del vecchio marchese del Dongo, ma frutto di una fugace passione della giovane marchesa e di un luogotenente francese, un certo Robert. Nel 1815, appresa la notizia del ritorno di Napoleone dall'isola d'Elba, decide di raggiungerne l'armata. Aiutato dalla zia nella fuga e dopo aver affrontato rocambolesche avventure, giunge a Waterloo il giorno stesso della grande battaglia: riesce, però, a capire ben poco di ciò che accade intorno a lui e nella fuga viene travolto insieme agli altri. Dopo essere rientrato in Italia, viene sospettato dal governo austriaco per l'entusiasmo dimostrato verso Napoleone e si rifugia presso la zia a Parma..." -
Le relazioni pericolose
La marchesa di Merteuil, vedova ancora giovane e affascinante, trascorre la sua vita perseguendo il piacere come obiettivo da raggiungere attraverso i suoi perversi disegni, e passa da un amante all'altro, riuscendo tuttavia, grazie all'autocontrollo e a una fitta trama di espedienti, a mantenere intatta la sua reputazione. Spinta dal desiderio di rivalsa nei confronti di Gercourt, che era stato un suo amante, invita il suo amico, anch'egli ex amante e confidente, colui che condivide la sua spregiudicata condotta, il visconte di Valmont, a lanciarsi in un'avventura che, gli scrive, è ""degna di un eroe: servirete l'amore e la vendetta"""". Lo strumento della vendetta è Cécile, quindicenne figlia di madame de Volanges, appena uscita dal convento e promessa sposa di Gercourt. Valmont, però, libertino di fama, di cui le donne virtuose come la madre di Cécile diffidano, non sembra intenzionato ad accontentarla; e continua a trascorrere la fine dell'estate - siamo nell'agosto di un anno imprecisato del 1700 - presso il castello di campagna di una sua vecchia zia, la saggia madame de Rosemonde. Nel castello soggiorna anche la giovane e bella presidentessa Tourvel, moglie fedele e virtuosa di un giudice lontano per lavoro, ed è proprio lei il motivo della permanenza del visconte, e della sua riluttanza a tornare a Parigi. Valmont vuole fiaccare le solide resistenze della virtuosa, aggiungere al suo catalogo di seduttore una preda ambita proprio perché in apparenza irraggiungibile..."" -
Gita al faro
"È cosi che finisce"""", aggiunse, e scorse qualcosa nello sguardo del figlio che prendeva il posto dell'interesse per la fiaba, già dileguatosi: una meraviglia, come il debole riflesso di un lume, che lo aveva rapito e sconcertato al tempo stesso. Allora si voltò, guardò all'altro capo della baia, ed ecco, laggiù, tra i flutti inquieti, la lanterna del Faro che gettava la sua luce a intervalli regolari, prima due rapidi bagliori, poi uno lento. Il Faro era stato acceso." -
Padri e figli
Quando nella casa di campagna di Nikolaj Kirsanov arriva il figlio Arkadij con l'amico Evgenij Bazarov, si delinea subito il conflitto tra vecchie e nuove generazioni. Evgenij è un giovane medico, fiducioso solo nelle scienze sperimentali, un nichilista, lo definisce l'autore, con un termine che avrebbe poi avuto grande fortuna. Le sue idee turbano Kirsanov e irritano suo fratello, lo scettico Pavel. In una città vicina i due incontrano la bella vedova Anna Odincova di cui Bazarov si innamora, ma da cui è rifiutato. Dopo un duello con Pavel, Evgenij contrae, durante un'autopsia, un'infezione che non vuole curare e muore assistito da Anna, con pietà, ma senza amore. -
Il buon soldato
"Un'opera che tuttora, a distanza di settant'anni dalla sua comparsa, resiste al tempo, sfidando impassibile il variare delle mode e passando indenne attraverso le più acrimoniose bufere letterarie del secolo."""" (Mario Materassi)" -
Raccontami, nonno... La mia vita, a modo mio
Una lettera all'amata nipotina e le risposte alle sue innocenti e terribili domande sono state per Giorgio De Rienzo l'occasione per consegnarci la testimonianza della propria esperienza di malato di cancro. La malattia non solo gli ha permesso di ripensare alla sua vita o di sperimentare il potere salvifico della scrittura, ma anche di compiere una serie di lucide riflessioni su temi controversi e spesso ignorati dall'opinione pubblica: l'emarginazione di chi è affetto dal cancro, i costi delle cure che gravano sulla società, gli effetti devastanti delle chemioterapie, l'eutanasia, le speculazioni delle case farmaceutiche sulla pelle dei pazienti. Ai veleni delle cure vengono contrapposte potenti ricariche di energia: il gioco, la memoria dei felici tempi giovanili, il paradosso, l'autoironia. Antidoti che rendono ancora più prezioso il testamento morale di un uomo che sino alla fine non si è arreso al decadimento fisico, anzi ci ha regalato un ultimo doloroso capitolo della propria esistenza in un racconto commovente e nello stesso tempo disincantato. -
Rom, genti libere. Storia, arte e cultura di un popolo misconosciuto
Da sempre oggetto di sospetti e vessazioni, di persecuzioni e genocidi (si pensi ai 500mila Rom e Sinti massacrati dai nazisti), il popolo Rom è una delle più antiche minoranze del Vecchio continente, tra le più dinamiche e radicate. Eppure di loro non sappiamo nulla, a partire dal fatto che usiamo Rom come sinonimo di ""zingari"""", mentre invece si tratta di uno dei cinque gruppi etnici (oltre a Sinti, Kale, Manouches e Romanichals) che costituiscono la popolazione romanì. Per la prima volta, uno studioso Rom italiano ci offre una storia complessiva di questo popolo, dalle migrazioni originarie alla situazione contemporanea, abbracciandone la cultura e i valori sociali, le espressioni artistiche, fino alle organizzazioni politiche. Questo racconto ci restituisce l'identità """"invisibile"""" dei Rom, l'evoluzione di tradizioni e valori millenari tramandati nella quotidianità: un'identità ignorata dagli stereotipi dei campi nomadi che trasformano gli errori di pochi in colpa collettiva; relegata nel ghetto della povertà ed esclusione sociale dalle stesse associazioni di pseudo-volontariato; annientata, infine, dall'attuale politica di assimilazione attraverso la Romfobia. Appartengono alla popolazione romanì celebri attori come Michael Caine, Bob Hoskins, Yul Brynner, Rita Hayworth, il calciatore Michael Ballack, professori di prestigiose università, persino un Premio Nobel, un Principe, un Presidente della Repubblica e un Beato. Prefazione di Moni Ovadia."" -
Una stagione di felicità inattesa
"Non sono più sicuro di amarti."""" Laura vacilla. Suo marito le ha appena inferto un colpo mortale. La prima reazione sarebbe quella di scagliarsi contro di lui o di crollare. Eppure, lei ci stupisce, e stupisce se stessa, rispondendogli: """"Non ci credo"""". Inizia così il lungo viaggio di Laura dentro i ricordi, le gioie e gli scogli del suo matrimonio, viaggio cui è costretta, in un certo senso, dalla crisi profonda nella quale precipita l'uomo che le sta accanto da vent'anni - l'altra metà """"della coppia d'oro, baciata dal sole"""" conosciuto durante la festa di una confraternita universitaria tanto tempo prima. Il compito di Laura sembra impossibile: resistere al desiderio di abbandonarsi alla paura e allo sconforto, tentare di capire le difficoltà che sta attraversando suo marito, guardando la realtà con logica spietata. Laura ne è certa: non è il loro matrimonio a essere in discussione. La crisi è profonda, ma riguarda solo lui. Lei, il loro rapporto, non rientrano nell'equazione. Calma, determinazione a """"porre fine alla sofferenza"""" e la serenità dei figli sono i mantra di Laura, che per un anno dovrà confrontarsi con i fantasmi del passato e le sofferenze del presente. Un'esplorazione del matrimonio, dei suoi compromessi, di quanto si è pronti alla sopportazione quando un rapporto, """"nella buona e nella cattiva sorte"""", prende una brutta china. Perché l'amore è anche capire e farsi da parte." -
Sindrome Obama
Cos'è cambiato realmente da quando Bush ha lasciato la Casa Bianca? Molto poco, secondo lo scrittore e politologo marxista Tariq Ali. Le speranze suscitate in tutto il mondo dall'elezione di Obama sono rapidamente svanite. In patria, l'amministrazione Obama ha concesso a Wall Street la massima libertà senza ricevere in cambio niente; la riforma sanitaria è stata svuotata di contenuto; la scuola pubblica è sempre più soggetta alle leggi del mercato e le grandi banche fanno il bello e il cattivo tempo grazie a una legislazione compiacente. Bin Laden è stato ucciso, ma intanto gli abusi sui prigionieri afghani continuano, l'Iraq è un Paese allo sbando, Israele è libera di agire indisturbata, e lungo il confine fra Afghanistan e Pakistan gli attacchi aerei e di terra sono più numerosi dell'epoca Bush. Per giunta, gli insuccessi di Obama stanno spianando il terreno al ritorno dei repubblicani alla Casa Bianca, e fra i suoi supporter circola sempre più il malcontento. In questo saggio, Tariq Ali analizza in modo dettagliato e puntuale le contraddizioni dei primi mille giorni della presidenza Obama, offrendo un prezioso rapporto preliminare per comprendere gli aspetti salienti della politica americana. E lo fa muovendo una serrata critica da sinistra, nella convinzione che un'importante opportunità è andata sprecata ma anche con il sincero dispiacere di chi ha condiviso le speranze di rinnovamento coltivate da milioni di persone. -
Ritorno in India
Una via asiatica alla modernità. È quella che l'India del nuovo millennio si sta sforzando di inseguire, fra contraddizioni e sforzi di rinnovamento. Anand Giridharadas ha un punto di vista particolare, quello del reduce. Nato alla periferia di Cleveland, nell'Ohio, dove i genitori erano emigrati negli anni Settanta per sfuggire alla miseria, dopo la laurea ha deciso di ripercorrere all'inverso il tragitto dei suoi, trasferendosi a Mumbai per lavorare come consulente aziendale. Con sé ha portato la sua ibrida educazione di americano abituato al benessere ma cresciuto in un ambiente fedele ai valori indiani, come il culto della famiglia e la mitezza dei comportamenti. E nella patria dei suoi avi ha scoperto un universo che non corrispondeva ai racconti e ai ricordi ascoltati. È l'India del boom economico, un Paese antico invaso dai simboli del consumismo occidentale, che fronteggia uno sconvolgimento culturale, nonostante i tentativi compiuti dalle nuove generazioni di conciliare i costumi tradizionali con le inedite aspirazioni dei ceti sociali emergenti. Attraverso un racconto scandito da sei parole chiave - sogni, ambizione, orgoglio, rabbia, amore, libertà - Giridharadas ricostruisce la vita quotidiana dell'India di oggi, presentandoci una ricca galleria di imprenditori, leader politici no global e mistici religiosi. Ma soprattutto si sofferma sui mutamenti che investono i rapporti tra genitori e figli, mariti e mogli, fratelli e sorelle, che l'India sta reinventando alla sua maniera. -
Questo sono io
La storia dell'uomo più veloce del mondo raccontata dalla sua viva voce. Dalle partite a calcio e cricket sotto il caldo sole giamaicano alla scoperta che quel ragazzino smilzo poteva correre veloce, molto veloce. Dalla doppietta olimpica (100 e 200 metri) di Pechino 2008 agli incredibili, e apparentemente imbattibili, record del mondo nelle due specialità. Ma quella di Usain Bolt, l'uomo più atteso delle Olimpiadi di Londra 2012, non è solo una storia sportiva: ci sono anche la sua famiglia e i suoi amici, le feste, il cibo-spazzatura, la musica dancehall e le auto veloci. Perché Usain Bolt non è solo un superman: è anche e soprattutto un ragazzo di 25 anni che vuole vincere senza rinunciare a vivere.