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Zaino in spalla. Nuova ediz.
Nel 1880 Émile Zola e cinque suoi giovani amici - Guy de Maupassant, Paul Alexis, Henry Céard, Leon Hennique e Joris-Karl Huysmans - decisero di scrivere un racconto ciascuno, e di pubblicarli in un volume con il titolo Les Soirees de Médan. Scopo di questi testi era di comporre un'opera che fosse esemplare del naturalismo. Il racconto di Huysmans - Zaino in spalla - è un piccolo gioiello della letteratura francese del XIX secolo: in esso la feroce satira antimilitarista è condotta con tanta felicità narrativa e con tale senso dell'umorismo da mantenere inalterata, a distanza di oltre un secolo, la sua forza allegramente dissacratoria. -
Mattinate in Messico. Nuova ediz.
"Lawrence giunge in Nuovo Messico nel settembre del 1922. Prima ancora di arrivarvi, lo scrittore ha già eletto il continente americano a terreno ideale per la propria ricerca delle radici profonde di una consapevolezza ormai scomparsa per sempre dall'Europa e in particolare dall'Inghilterra, luogo dell'inautenticità e della vita sottomessa alla tecnica. Attraverso i tratti arcaici della cultura americana aborigena Lawrence si propone di riscoprire il contatto vitale con tutto ciò che l'Occidente industrializzato ha rimosso e reso inaccessibile. La mancata corrispondenza tra l'immagine ideale dell'indiano di Lawrence e l'indiano reale, ormai ridotto a intrattenimento per i turisti, è chiara fin dai primi mesi trascorsi nel Nuovo Messico, e la discesa verso il Messico vero e proprio è anche il tentativo di ritrovare l'indiano autentico della propria fantasia. I risultati della ricerca di Lawrence e la sistematizzazione di questi temi nel suo universo simbolico sono da ricercarsi nelle opere narrative del periodo, dove lo scrittore sviluppa in modo complesso le proprie convinzioni sul mito, sul Messico e sull'Occidente. Ma la risposta più vitale e immediata alla realtà americana si trova forse proprio nelle Mattinate in Messico, che verranno pubblicate a Londra nel 1927."""" (Dalla Nota di Sergio Daneluzzi)" -
Racconti fantastici
In anni recenti la Scapigliatura è stata finalmente fatta oggetto di una prudente rivalutazione critica, e con essa Tarchetti, che ne è stato uno dei rappresentanti più significativi. Come rileva Giovanni Tesio nella sua nota, l'opera dello scrittore piemontese è caratterizzata «in poesia come in prosa, da un individualismo esasperato e nello stesso tempo dall'assimilazione di esperienze culturali plurime, non sempre decantate e fuse, ma sempre tuttavia attraversate da una spinta necessitante, da un'autentica vocazione espressiva». I “Racconti fantastici” (1869) che qui riproponiamo, si collocano all'interno di un genere codificato all'estero da narratori noti come Hoffmann, Poe e Nerval, e Tarchetti ne dà la sua versione, «con originalità di accenti e allucinante tensione. Sensazioni, percezioni, intuizioni, mondi segreti e misteriosi, stati grotteschi e morbosi, angosce e incubi, in cui si agitano - letterariamente disposti - i moti di quell'""inconscio"""" che sta ormai per esplorare scientificamente Freud». 41 centro di essi personalità fatali ed «esseri destinati a esercitare un'influenza sinistra sugli uomini e sulle cose che li circondano»; delitti su cui non sembra possibile fare luce; avvenimenti pieni di mistero e di terrore, di meraviglia e allucinazione; vicende sigillate all'interno di un'atmosfera così inesplicabile da escludere ogni certezza sulla loro vera natura: fatti o visioni?"" -
Un urlo a Soho
Londra. Un grido terribile squarcia il silenzio ovattato della notte di Soho. L'ispettore McCarthy di Scotland Yard accorre sulla presunta scena del delitto, muovendosi nel buio assoluto e quasi surreale imposto dal coprifuoco (siamo negli anni della seconda guerra mondiale). Lì trova uno stiletto e un fazzoletto da donna insanguinati. Tutto lascia pensare a un fatto di sangue, ma tanto la vittima quanto l'aggressore sembrano essersi volatilizzati nel nulla. C'è un solo posto dove McCarthy può trovare la chiave per svelare l'enigma: i bassifondi del quartiere, tra piccoli gangster italiani, spie, aristocratici inglesi e ricchi tedeschi. John G. Brandon guida il lettore per le strade di Soho, immergendolo in una storia intrigante e ricca di mistero sullo sfondo di una Londra anni '40, di cui offre un ritratto intenso e coinvolgente. -
Iram dalle alte colonne. Nuova ediz.
"'Iram dalle alte colonne' è il risultato di un'importante incursione del suo autore nei campi della mistica. In esso Kahlil Gibran cerca di riversare in uno stampo dialogico-narrativo le conclusioni cui nella sua elaborazione teorica era giunto fino a quel momento riguardo alla provenienza, alla vita e alla meta finale dell'uomo; conclusioni che potrebbero essere riassunte nelle formule che seguono. Tutto ciò che esiste al di fuori dell'uomo esiste del pari dentro di lui, e viceversa, senza che si dia alcuna barriera tra le cose, per quanto vicinissime o lontanissime, somme o infime, gigantesche o minuscole. Alla conoscenza delle cose (qualunque sia il credo professato, dal momento che tutte le religioni sono in realtà una sola) si giunge percorrendo la strada del desiderio ardente, il quale è possibile a tutti: infatti ogni uomo può desiderare, fino al punto in cui il desiderio strappi il velo dell'apparenza. Allora l'uomo vede il proprio Sé."""" (Younis Tawfik e Roberto Rossi Testa)" -
Letti. Nuova ediz.
"Ho sempre rimpianto di aver interrotto la mia educazione in quinta elementare. È piuttosto dura quando ti trovi lì nel gran mondo e cerchi di affettare un atteggiamento sofisticato. La padrona di casa potrebbe snocciolare teorie di Schopenhauer e Kafka. Tu al massimo potresti spingerti alla tabellina del sette. Per autodifesa divenni un lettore vorace. Uscivo con gli amici, un libro sotto il braccio, e quando la conversazione si faceva intellettuale affondavo il naso tra le pagine e grugnivo insofferente, qualsiasi cosa si dicesse. Leggendo Stephen Leacock, O. Henry e altri loro pari, pensai che avrei potuto cavarmela altrettanto bene. Sarei diventato uno scrittore. Mi cucii delle toppe di cuoio sui gomiti delle giacche, rinunciai ai sigari per la pipa e cominciai a farcire i miei discorsi di parole come 'cacofonico' e 'parentale'. Non ci volle molto perché gli editori facessero la fila per la mia prima opera. Dissi al primo arrivato che stavo scrivendo di un argomento caro al cuore di chiunque. Il mio primo libro, lo informai, si sarebbe intitolato 'Letti'. E poi sollevai le sopracciglia in maniera significativa"""". (Groucho Marx)" -
Meglio regnare all'inferno. Perché i serial killer popolano il cinema, la letteratura e la televisione
Negli ultimi quarant'anni il serial killer è diventato sempre più popolare. Protagonista di film, romanzi, graphic novel e serie televisive, nella cultura pop è ritratto come una persona intelligente, astuta e capace, spesso come un vero intellettuale o artista della morte. Eppure le statistiche dimostrano che l'omicidio seriale non è in realtà così frequente come i media e la fiction farebbero supporre. Come si spiega, allora, questa sua presenza sempre più invadente? È una metafora della violenza e della solitudine che affliggono la società contemporanea? Forse. Ma c'è di più. Mario Iannaccone svela gli interessi che si nascondono dietro l'uso politico di un fenomeno molto circoscritto, dimostra come fatti di cronaca sanguinari vengano manipolati per rafforzare l'influenza di alcuni gruppi di pressione, e spiega come attorno al serial killer sia stato costruito tutto un mondo al solo scopo di rendere il problema più importante di quanto non sia: dall'istituzione di unità dedicate al suo studio (come l'americana Behavioral Science Unit) alla nascita di nuove figure professionali, quali il prodiere il mindhunter. Questo libro analizza il fenomeno da un punto di vista antropologico, sociologico, psicologico e politico, raccontando i casi celebri (i killer divenuti star nel loro campo), riflettendo sull'ansia sociale che hanno determinato, documentando l'interesse dimostrato da registi, scrittori e produttori e il fascino esercitato sul grande pubblico. Dalla politica alla psichiatria, dalla criminologia al cinema, Iannaccone accompagna il lettore alla scoperta di coloro che, per citare John Milton, hanno preferito «regnare all'inferno piuttosto che servire in paradiso». -
Il sabba intorno a Israele. Fenomenologia di una demonizzazione
Nessuno stato moderno ha subito per cinquant’anni un ininterrotto processo nei suoi confronti come Israele. In seguito alla Guerra dei Sei Giorni del 1967, e alla clamorosa vittoria israeliana contro gli eserciti guidati da Nasser, Israele ha iniziato a essere presentato all’opinione pubblica mondiale come uno stato canaglia, responsabile di misfatti e abusi ai danni degli arabi palestinesi assurti al ruolo di vittime e di «resistenti». Questa narrativa fondata su menzogne, distorsioni e omissioni è servita a costruire un vero e proprio romanzo criminale in cui è confluito inesorabilmente tutto il materiale nero sugli ebrei formatosi nell’arco di millenni. In tal modo, la micidiale macchina del fango messa in moto alla fine degli anni ’60 dagli stati arabi perdenti con la complicità dell’Unione Sovietica ha risarcito i vinti sul campo di battaglia, concedendo loro uno straordinario successo sul piano della propaganda. La marchiatura a fuoco di Israele, la sua demonizzazione attraverso l’uso di parole stigmatizzanti come «colonialista», «razzista», «genocida», «nazista», è oggi diventata una terribile banalità. Quella stessa banalità semantica dileggiante e patibolare che negli anni ’30 e poi ’40 veniva adoperata in Europa prima che si passasse allo sterminio organizzato. Oggi, l’antisemitismo si ricicla con la maschera presentabile dell’antisionismo, in voga tanto nelle manifestazioni di piazza dove si inneggia alla distruzione di Israele, quanto nei salotti «colti» e in ambito accademico e mediatico. Si tratta di degradare in effigie ciò che non si può distruggere materialmente, vera e propria propedeutica per l’omicidio che si spera di tornare un giorno a commettere mentre il mondo assiste indifferente. -
Pillola rossa o loggia nera? Messaggi gnostici nel cinema tra Matrix, Westworld e Twin Peaks
Esiste un rapporto fra gli antichi vangeli apocrifi, Matrix, Westworlde Twin Peaks? Secondo Paolo Riberi per capire a fondo il significato di molte serie tv e di alcuni fra i film più amati dei nostri giorni, come Fight Club, The Truman Show, Donnie Darko e Ghost in the Shell, bisogna tornare indietro di quasi due millenni, quando la gnosi si formò come via non ortodossa ed esoterica alla conoscenza e alla verità, in alternativa alla dottrina religiosa della Chiesa e al pensiero filosofico della classicità greco-romana. Ragionando intorno ai tratti salienti di ogni sapere esoterico - in primo luogo la concezione del mondo in cui viviamo come un'illusione, una prigione virtuale a guardia della quale vi è la figura di un Demiurgo - il libro inquadra la gnosi, l'alchimia e la Qabbalah nel racconto più ampio della cultura pop che caratterizza la postmodernità, al cui interno il cinema e, sempre più, le serie televisive hanno un ruolo fortemente innovativo. Analizzando sceneggiature, personaggi e ambientazioni di opere cult, Riberi delinea un affresco culturale e spirituale ricco di suggestioni e influenze, tra teoremi complottistici, fantascienza, videogames, letteratura fantasy, heavy metal ed enigmi variamente assortiti. -
Buddhismo. Religione senza religione. Nuova ediz.
Quasi tutti, prima o dopo, hanno incrociato una delle grandi tradizioni religiose e filosofiche dell'Oriente, anche se spesso non hanno di esse che qualche vaga nozione, neppure esente da errori o inesattezze. Uno dei mediatori più seri e accreditati di questo immenso patrimonio dello spirito umano è stato Alan Watts, l'autore di questo volume. Nella serie di conferenze qui raccolte, i cosiddetti seminari giapponesi, illustra in modo semplice, ma non semplicistico, le basi e i principi del buddhismo, la «religione senza religione» che ha tanto profondamente influenzato la sensibilità e l'identità della cultura asiatica e che in anni recenti ha molto interessato l'Occidente. Sul filo di una narrazione piacevole e vivace il lettore ne comprende gli elementi essenziali - dalla visione cosmologica alla dottrina della Via di Mezzo, dal rapporto con lo zen e le tradizioni tibetane al confronto con le religioni occidentali -, e si avvicina a un modo di vedere sé stessi e il mondo, e quindi di vivere, radicalmente diverso dal nostro. Un modo che appare straordinariamente utile e fecondo in questi anni confusi ed inquieti. -
Praga esoterica. Alchimia, astrologia e magia nella città di Rodolfo II
Rodolfo II, imperatore del Sacro Romano Impero dal 1576 al 1611, è molto amato dalla letteratura, ma poco dalla storia. La sua vita e il suo regno non furono segnati da eventi particolari: accadde tutto prima di lui - il nonno Carlo V diede vita all'impero più vasto mai conosciuto, sul quale «non tramontava mai il sole» - o dopo di lui - la Guerra dei Trent'anni scoppiò nel 1618, poco dopo la sua morte. Ispirato cultore del bello e dell'arcano, Rodolfo popolò la sua corte stravagante di artisti, esoteristi, stregoni e scienziati, in un clima di tolleranza, favorevole al progresso della scienza e alla circolazione delle idee, di cui si avvalse anche Giordano Bruno. La sua particolare passione per l'occulto attirò alchimisti come Oswald Croll e maghi come John Dee ed Edward Kelley, che guardavano in sfere di cristallo e traevano auspici parlando con gli angeli; intanto gli astronomi dovevano conquistare la sua volubile generosità elaborando oroscopi e interpretando l'apparizione di nuove stelle e il passaggio delle comete (come quella di Halley del 1607). Esautorato dai suoi nobili, lasciò la corona scagliando una maledizione su Praga e sulla nazione ceca, che in qualche modo si avverò. Durante la Guerra dei Trent'anni ogni esercito di passaggio saccheggiò il castello e le sue inestimabili collezioni e la Boemia perse la propria indipendenza per trecento anni. Peter Marshall ha scritto questo libro per amore di Praga, della sua storia scintillante e tragica, e di un uomo che ha saputo incarnare lo spirito di un'epoca, dando vita ai suoi demoni e alle sue speranze. -
L' uomo che inventò i vaccini. Storia di Eusebio Valli, avventuroso inventore e sperimentatore di vaccini a cavallo tra Sette e Ottocento
Eusebio Valli (1755-1816) girò mezzo mondo con l'idea di salvare gli uomini dalle terribili malattie del suo tempo grazie ai vaccini. Di lui però non resta che un'impronta evanescente nella storia della medicina. Strano e immeritato destino per il primo medico che, generalizzando la scoperta di Edward Jenner (l'inglese a cui si deve il vaccino contro il vaiolo), formulò il principio secondo il quale si può immunizzare da una malattia contagiosa iniettando la stessa «materia» responsabile dell'infezione ma debitamente attenuata. In tal modo si provocherà una forma blanda della patologia della quale il sistema immunitario serberà memoria, preservandoci dalla sua forma severa. Riscoperto decenni dopo la sua morte a L'Avana, dov'era andato per curare la febbre gialla, il pisano finì in una disputa nazionalistica, più che medica e scientifica, quando si trattò di contrastare, da parte italiana, il successo di Pasteur contro la rabbia rivendicando al Valli la priorità della scoperta del vaccino contro questa malattia. Disputa impari, dalla quale, col suo rozzo e pochissimo sperimentato preparato, il Valli non poteva che uscire sconfitto. -
Le forze misteriose
Pubblicata per la prima volta nel 1906, questa raccolta fa di Leopoldo Lugones il grande precursore del racconto fantastico argentino, un maestro ammirato anche da Borges, che di lui disse: «Incarnò a un grado eroico le qualità della nostra letteratura [...] Se dovessimo concentrare in un uomo solo l'intero corso della letteratura argentina [...] quest'uomo sarebbe senza dubbio Lugones». Dodici racconti in cui il soprannaturale e l'inspiegabile fanno irruzione nelle pieghe di una realtà in apparenza rassicurante, che sia quella di un avanguardistico laboratorio di fisica, di un'antica città biblica o greca, o quella di un palazzo come tanti nel centro di Buenos Aires, sconvolto da inconfessabili esperimenti. Marchingegni cervellotici, piogge di fuoco, fiori mortiferi, cavalli assassini, pensieri e musica che prendono forma e colore... Con uno stile che mescola nozioni scientifiche e rievocazioni mitiche, Lugones ci accompagna in un «pericoloso» viaggio alla ricerca di quelle forze misteriose e occulte che si agitano fuori e dentro di noi. -
Due racconti: Un caso di coscienza-Ho sognato l'ospedale
"Un caso di coscienza"""": «Io chiedo soltanto di contemplare in pace la bellezza del mondo». Tale è il mio grido del cuore, che viene chiarito qui appresso: «rifuggo dal """"troppo umano"""". Le storie non mi interessano. Eppure so che solo le piccole storie esistono». E allora? Come posso aver avuto a che fare con un caso di coscienza? Trovare le parole per raccontarlo è stato il mio compito, intorno al «caso» che mi coinvolse tanti anni fa. La sorte - la mia, naturalmente - mi ha offerto una circostanza, per cui ho potuto abbinare i due impegni: indagare - dentro la mia coscienza - sulla piccola storia, e nello stesso tempo (in senso letterale, cioè negli stessi giorni, nelle stesse ore) contemplare la bellezza del mondo, per di più nella forma che per me è di massimo conforto: una vista di montagne in un amplissimo giro d'orizzonte, e, vicinissima, intrigante, la vita minuta degli insetti: cavalette, grilli, api. La contemplazione, in alternativa, ha certo favorito la concentrazione, ma questa soltanto è creativa. La mia memoria è sapiente; è fedelissima, però solo per rari momenti, così che il passato è insieme presente: in quanto essa non crea flusso, ma rivela (inventa). Il tutto è anche confessione? Necessariamente. (Lalla Romano) """"Ho sognato l'Ospedale"""": Le cliniche sono alberghi di lusso; l'Ospedale è un'altra cosa. Il compito dell'Ospedale è di natura primaria: l'esame del corpo, il controllo delle sue funzioni. Tale compito è sorretto da una disciplina ferrea, attenuata magari dalla gentilezza degli addetti. Punte di grottesco, di comicità involontaria, ma anche incontri umani sorprendenti rendono indimenticabile l'esperienza. L'occhio di uno scrittore trasforma il realismo dell'Ospedale in una visione fantastica (onirica): da ciò il «sogno dell'Ospedale». Ne può nascere un racconto «estremo». (Lalla Romano)" -
Le educande
Protagonista e voce narrante di ""Le educande"""" è una ragazzina della buona borghesia napoletana che a undici anni lascia la famiglia per entrare in un rinomato collegio di suore nei dintorni di Firenze. Vissuta fino ad allora in un ambiente in cui non aveva ricevuto alcuna formazione religiosa - e dove anzi l'amatissimo nonno le raccomandava di usare sempre la ragione -, si ritrova immersa in un mondo rigorosamente strutturato in una doppia gerarchia che vede le madri e le converse da un lato, e i tre gruppi nei quali vengono inserite le ospiti dall'altro (piccole, mediane e grandi). Al centro di tutto domina, fascinosa e ambigua, la figura del Padre. La giovane si sente presto intrappolata nella rigida monotonia di un luogo in cui tutto è concepito per isolare le ragazze dal mondo esterno, e dal quale non usciranno (neppure per le vacanze) se non dopo qualche anno, ormai pronte a diventare madri. Il desiderio di inserirsi e di essere accettata dalle compagne, soprattutto dalle «grandi», conduce la protagonista a fare sue certe dinamiche dell'istituto. Tenendo a bada gli spontanei sussulti di chi come lei è cresciuto libero di pensare, riuscirà a entrare nella cerchia magica del gruppo più ammirato, quello che forma una specie di «ghirlanda» attorno al Padre. Ma poi quel culto tributato all'unico uomo dell'istituto e la natura dei rapporti che egli intrattiene con le giovani allieve scateneranno in lei una forma di ribellione, tragica, sofferta e definitiva."" -
La nuova dinastia
"Mi chiamo Astridius, principe dei folletti, re degli stracci, ultimo miserabile rampollo di una stirpe perseguitata, e in questo libro racconto la mia storia. Sono figlio di un uomo buono giustiziato con una falsa accusa di stregoneria, per il fatto di essere un divinatore. Questo è il nome che danno a coloro che possono vedere i folletti, creature fatte di aria e di follia. Vederli e ascoltarli: i folletti non tacciono mai. La loro compagnia, vi do la mia parola, non è uno scherzo, anche se hanno riempito la mia sterminata solitudine permettendole di non essere totale. I folletti ci danno la capacità di conoscere il futuro, perché ce lo raccontano con le loro piccole voci ossessive. Ma del futuro ci raccontano soprattutto i disastri. Hanno una predisposizione per i disastri. La vita di un divinatore è assordata da questo continuo triste cicaleccio. In effetti è terribile essere a conoscenza delle sciagure che stanno per arrivare. L'ossessione di evitarle vi riempie l'anima. E quindi noi divinatori ripetiamo le profezie udite, nella speranza che qualcuno faccia qualcosa per scongiurarle, qualcosa di intelligente, ma l'intelligenza è un bene prezioso e non sempre abbondante. Quello che puntualmente otteniamo sono odio e persecuzioni. Le persone non vogliono conoscere le verità terribili e odiano chi le preannuncia. Ci accusano di essere noi a causare, evocandolo, il dolore che invece vogliamo solo evitare. Quando ho scoperto di avere lo stesso dono di mio padre, di essere anche io un divinatore, per qualche istante ho avuto la scelta: tapparmi le orecchie, vivere in pace, pascolare le mie pecore, fabbricare il formaggio. Oppure come mio padre intervenire e battermi con tutte le mie poche forze perché il male non inghiotta il mondo. Ho fatto la scelta di combattere. Mi chiamo Astridius, principe degli stracci, re dei folletti, e ho vinto la mia guerra.""""" -
Dagli Appennini alle Ande
Marco, un ragazzino di 13 anni, vive a Genova con il papà e il fratello maggiore. La sua mamma è partita da qualche anno per l'Argentina, per trovare lavoro e aiutare così la famiglia. Da un po' di tempo però non arrivano più sue notizie. Si decide così che il più piccolo di casa, l'unico che non lavora, parta per il continente americano per cercarne le tracce. Il viaggio per mare è già un'impresa per un ragazzo di quell'età tutto solo, ma sono ancora più emozionanti e avventurose le vicende che lo attendono in quella terra sconosciuta e lontana. Troverà infine la mamma gravemente ammalata, oltreché in pena per i suoi cari lontani, ma con il suo arrivo riuscirà a fare in modo che si salvi. Dagli Appennini alle Ande è tratto da Cuore, il celebre romanzo di Edmondo De Amicis che immagina di riprodurre il diario di un ragazzo di famiglia borghese, Enrico Bottini, durante la terza elementare in una scuola di Torino. Ai capitoli del diario si aggiungono nove racconti, presentati mensilmente da! maestro di Enrico, incentrati sulle avventure spesso drammatiche di bambini italiani di varie regioni. Dagli Appennini alle Ande è il racconto del mese di maggio e mantiene, a dispetto del tempo passato, un'imprevedibile attualità. Età di lettura: da 6 anni. -
I maledetti. Dalla parte sbagliata della storia
Sedici ritratti di uomini e donne del mondo della cultura che hanno deciso, fra gli anni Venti e trenta del ‘900, di schierarsi dalla parte del nazifascismo. Dai poemi di propaganda di Marinetti ai radiodiscorsi di Pound, dai murales fascisti di Sironi ai film hitleriani della Riefenstahl, dai pamphlet antisemiti di Céline alla fascinazione per il Führer di Hamsun, dal nazismo conformistico di Heidegger al nichilismo nazional-legionario di Cioran, dal darwinismo ariano del giovane Lorenz al nazionalismo mistico di Eliade, le vicende, le illusioni, i drammi degli intellettuali che hanno scelto di stare dalla parte sbagliata. -
La Chiesa dei primi tempi. Dalle origini alla fine del III secolo
Dopo la morte di Gesù ha inizio un lungo periodo di elaborazione teorica e pratica del suo insegnamento. A partire dalle prime iniziative degli Apostoli, la buona novella si diffonde rapidamente conquistando nuovi fedeli e i cristiani, da setta minoritaria, diventano un fastidioso elemento che mina la stabilità di alcune aree dell'Impero e sono pertanto fatti oggetto di persecuzione. Solo con Teodosio, alla fine del IV secolo, il cristianesimo verrà riconosciuto come religione ufficiale dello Stato. Attraverso l'analisi dei libri del Nuovo Testamento, come le Epistole paoline e gli Atti degli Apostoli, dei testi apocrifi e delle opere degli scrittori romani e dei Padri della Chiesa, Daniélou ricostruisce per il lettore un prezioso quadro d'insieme del cristianesimo delle origini che, sullo sfondo delle vicende dell'Impero, mostra la nascita e lo sviluppo dei tanti movimenti religiosi che si richiamano a Cristo (giudeo-cristianesimo, gnosticismo, marcio-nismo, scuole di Alessandria ecc.), mentre a Roma vengono poste le fondamenta dell'istituzione a cui ancora oggi guarda la maggior parte dei fedeli. -
I buchi neri. Ai confini dello spazio e del tempo
"I buchi neri sono un'apertura verso qualcosa che sta al di là del nostro mondo abituale in diversi sensi. Un buco nero è un'estrema deformazione dello spazio e del tempo. Il suo contorno è un luogo, detto orizzonte degli eventi, dove un attimo si dilata in eternità e dove la luce resta sospesa immobile. Al di là dell'orizzonte c'è una regione senza ritorno, dove il tempo converge verso un punto ben preciso nello spazio. In questo punto centrale c'è un'infinita concentrazione di energia e le equazioni della fisica cessano di valere. E al di là di questo punto? Le simmetrie matematiche si aprono verso altri universi, o forse altri luoghi nello spazio e nel tempo. Questi corpi celesti tanto stravaganti sono entrati a far parte del nostro quotidiano grazie alla recente rilevazione delle onde gravitazionali, tenuissimi segnali che ci giungono da immani catastrofi cosmiche verificatesi alcuni miliardi di anni fa, a miliardi di anni luce da noi: il collasso e la fusione di coppie di buchi neri. Questo libro ripercorre le tappe dei processi di pensiero e di osservazione che ci hanno portato dapprima a immaginare la realtà dei buchi neri - e infine a incontrarla. E anche una rievocazione del mio personale coinvolgimento nella prima identificazione di un buco nero all'inizio degli anni '70 all'Università della California. È, infine, un assaggio della sfida che i buchi neri rappresentano per la nostra ordinaria illusione di sapere chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo, cosa succede intorno a noi..."""" (Shantena Augusto Sabbadini)"