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Io vorrei. La lezione di Giovanna Marini
«Omaggio a una straordinaria compositrice, ricercatrice, cantante, band leader e animatrice di formazioni musicali» – La Gazzetta di ParmarnrnAmbroise Vollard, grande mercante d'arte nella Parigi tra i secoli XIX e XX, ha avuto il merito di saper onorare con tempismo il genio pittorico di Edgar Degas (1834-1917). Nel 1924, qualche anno dopo la morte del maestro, Vollard riunisce aneddoti e indiscrezioni in un memoir che delinea un ritratto agile e confidenziale dell'artista nella sua maturità. Vollard svela gusti, manie e pregiudizi di un personaggio burbero, dai modi eccentrici ma d'indole generosa, che seppure di poche parole non difetta mai di arguzie sull'arte, la politica e i costumi della propria epoca. -
1910. L'emancipazione della dissonanza
Il 1910 non è un anno come gli altri per il mondo occidentale. Manca meno di un quinquennio allo scoppio della prima guerra mondiale e l'apparizione nei cieli d'Europa della cometa di Halley sembra preannunciare la tragedia che decreterà la crisi di un'intera cultura. In quegli anni arte, filosofia, musica e letteratura rivelano con nuova crudezza le ossessioni e le paure dell'uomo contemporaneo, di cui Thomas Harrison mostra la traumatica gestazione attraverso le vicende esemplari di intellettuali e artisti come Kandinsky, Schiele, Kokoschka, Lukàcs, Rilke e Schönberg. Spostandosi tra Germania, Italia e impero asburgico, l'autore si sofferma sulla complessa figura di Carlo Michelstaedter, poeta, pittore e filosofo di Gorizia che si toglie la vita proprio nel 1910, a soli ventitré anni. La tesi di laurea ""La persuasione e la rettorica"""", lascito filosofico cui il saggio rivolge particolare attenzione, fu terminata il giorno stesso del suicidio e costituisce un'emblematica dichiarazione di morte della vecchia Europa. La percezione di una metafisica conflittuale e l'ossessione universale per la malattia e la morte, la ricerca di un'espressione autentica dell'anima e il perseguimento di un'etica del sacrificio sono temi che accomunano tutti i pensatori e gli artisti del 1910: una ricerca intellettuale brutalmente messa a tacere dalla guerra ma con cui, cento anni dopo, ci troviamo ancora a dover fare i conti."" -
Le 95 tesi
Nel 1517, cinquecento anni fa, Lutero affisse al portale della chiesa del castello di Wittenberg le 95 tesi sulle indulgenze che diedero l'avvio alla Riforma protestante. Appena tre anni dopo, pubblicò le altre due opere contenute in questo volume: De liberiate Christiana e De captivitate Babylonica Ecclesiae praeludium. Solo tre anni, ma il mondo era cambiato: Roma aveva pronunciato la sua condanna definitiva e Lutero esprimeva in modo virulento il proprio dissenso, rivendicando l'esclusiva necessità della fede e la sua libertà di cristiano di fronte a un papato esecrabile. La denuncia contro la Chiesa, la caccia al denaro, la corruzione della dottrina, il mercato delle indulgenze si affiancano a un concentrato di questioni teologiche tanto vaste da suscitare ancora oggi interrogativi profondi. -
Buddha o Marx
Questo saggio di Bhimrao Ramji Ambedkar, filosofo buddhista e rivoluzionario indiano, fu l'ultimo scritto di uno dei leader politici più influenti del Novecento. Ambedkar provò qui a definire le sorprendenti assonanze tra buddhismo e marxismo: la lotta contro la proprietà privata e l'accumulo di denaro; la volontà di trasformare il mondo; la battaglia in favore dei più deboli. Certamente Buddha non parlava soltanto di possedimenti terreni, mentre Marx si concentrava su chi detiene i mezzi di produzione, ma un interrogativo essenziale unisce questi due grandi pensatori della storia - dell'umanità: come sarebbe la comunità umana se fosse ""libera dagli sfruttamenti, dai soprusi, dalla cupidigia? Lungo le rotte di queste inconsuete congiunzioni, il pensatore indiano approda a un'inattesa conclusione: la religione (nella forma del buddhismo) dovrà essere l'esito felice della rivoluzione marxista."" -
Italicus. 1974, l'anno delle quattro stragi
Troppe cose ancora rimaste in sospeso: enigmi, fatti negati, nessun colpevole. Un testimone mai ascoltato conferma che il gruppo neofascista toscano guidato da Mario Tufi e Augusto Cauchi - finanziato da Licio Gelii - partecipò all'attentato al treno Italicus (12 morti, 80 feriti). Dai documenti emerge come da Piazza Fontana in poi le organizzazioni neofasciste abbiano operato nell'ambito di un'unica strategia eversiva, sostenuta da forze politiche ed economiche tese a imporre una svolta autoritaria anche attraverso un'insurrezione armata. Nel 1974 furono previsti e attuati 4 gravissimi attentati: Silvi Marina e Vaiano (per fortuna falliti), Brescia, l'Italicus. Stragi realizzate e rivendicate da gruppi apparentemente distinti tra loro, ma in realtà riconducibili a un'unica organizzazione: la struttura clandestina di Ordine Nuovo, appoggiata dai servizi segreti militari italiani e statunitensi. Con un intervento di Giovanni Tamburino. -
Ti basta la mia grazia. Le lettere di Paolo commentate dal Papa
Le lettere dell'Apostolo delle Genti lette e commentate, passo dopo passo, da Papa Francesco. Nelle parole del Pontefice torna attuale il dialogo costante di Paolo con le sue comunità, che vivono una quotidianità segnata da entusiasmi, problemi, contrasti. Ad esse l'Apostolo, generoso e impulsivo, forte e tenero al contempo, testimonia il segno indelebile lasciato nella sua vita dall'incontro con Gesù Cristo: l'incontro con la grazia. Un'occasione capace di trasformare, di rendere liberi, di mutare la debolezza in forza. Le sue comunità non sono diverse dalle nostre. Francesco invita così ogni uomo a riconoscere di essere chiamato all'esaltante e impegnativo compito di essere il portatore del tesoro della grazia di Dio nel vaso di creta delle proprie fragilità. -
Vergogna ed esclusione. L'Europa di fronte alla sfida dell'emigrazione
Chiacchiere propagandistiche, balbettii inconcludenti, formule astratte: il dibattito politico sul fenomeno dei flussi migratori sembra incapace di uscire dall'orizzonte angusto della disputa puramente ideologica, oscillando fra l'ipotesi odiosa dei ""respingimenti"""" e una troppo generica proposta di """"accoglienza"""". Analizzare questo fenomeno in termini realistici, studiare i dati oggettivi in cui esso si traduce, inquadrare la questione dell'immigrazione nel contesto della distribuzione delle risorse a livello planetario, descrivere lo scenario economico, demografico e sociologico che ci attende nei prossimi decenni: è questo il """"progetto"""" alla base di questo libro. Studiosi di competenze diverse - dal filosofo al sociologo, dal giurista al demografo, dal magistrato all'esperto di politica internazionale - si confrontano per aprire un terreno di riflessione in larga misura ancora inesplorato. Con l'ambizione di promuovere una discussione che sia all'altezza delle sfide che abbiamo davanti."" -
Profili di rivoluzionari
«Lenin ama tutte le forme di svago senza pretese, dirette, semplici e rumorose. I suoi compagni di gioco preferiti sono i bambini e i gatti; talvolta rimane ore e ore a giocare con loro. Sul lavoro rivela le stesse qualità del suo spirito sano e vitale. La mia esperienza personale non mi consente di affermare che sia un lavoratore accanito. Non l'ho mai visto immerso nella lettura di un libro o curvo sulla scrivania. Lenin scrive i suoi articoli senza il minimo sforzo, di getto, senza bisogno di correzioni. Può scrivere in ogni momento della giornata: più spesso lo fa al mattino appena si alza, ma scrive altrettanto bene di sera, alla fine di una giornata spossante, o in qualsiasi altro momento». Questi Profili di rivoluzionari, scritti dal più letterario tra gli intelletti della compagine bolscevica, rivelano i lati umani (talvolta umanissimi) dei grandi leader della Rivoluzione Russa. Da Lenin a Trockij, da Sverdlov a Zinov'ev, questi brevi quadri, fulminanti per la capacità di disegnare in pochi tratti le complesse personalità dei loro protagonisti, formano così una cronaca in presa diretta che, se non fosse tale, potrebbe essere scambiata per un capolavoro tardivo dell'Ottocento letterario russo. -
Sono venuto dal mare. Poesie (1958-2012)
Yang Mu è da tempo considerato uno dei maggiori poeti contemporanei in lingua cinese. Questo volume presenta per la prima volta in traduzione italiana una selezione della sua opera. rnrnrn«Il contributo maggiore dato da Yang Mu e dalla sua poesia è l'aver tentato di superare i limiti geografici e culturali tra Oriente e Occidente, e di sintetizzare miti, motivi, figure e sensibilità espressiva delle tradizioni cinese ed europea» - Rosa Lombardi, La Letturarn«Anche per il lettore poco interessato alla geografia dell'Oriente, Yang Mu è una scoperta. Esponente della tradizione taiwanese, si distacca dai canoni della lirica cinese.» - Marco Del Corona, La Lettura - Corriere della Serarn«Un poeta tutto da scrutare, da leggere e rileggere, facendosi stupire da talune sue giravolte. » -rn Silvio Perrella, Il MattinornrnYang Mu è da tempo considerato uno dei maggiori poeti contemporanei in lingua cinese. Questo volume presenta per la prima volta in traduzione italiana una selezione della sua opera. È una poesia che mostra, nel suo sviluppo, un'estrema varietà tematica ed espressiva, che attinge alla profonda conoscenza della tradizione lirica cinese, unita alla frequentazione, come studioso e insegnante, della poesia occidentale, con una particolare attenzione ai romantici e ai moderni. L'opera di Yang Mu rappresenta anche la ricerca di un umanesimo totale grazie al quale Oriente e Occidente possono incontrarsi e riconoscersi sul terreno comune della lingua poetica. -
La scienza tra verità e balle
Un uomo che sicuramente non era uno scienziato, ma che forse di scienza ha scritto più di tanti altri, è Jules Verne, il quale disse una volta che la scienza è fatta di errori che è utile commettere, perché a poco a poco ci conducono alla verità. Ci sono vari modi di sbagliare e quasi tutti sono modi onesti, tranne uno: il pregiudizio. Infine c’è la frode, un'antipatica eventualità che purtroppo si verifica spesso nei tempi recenti e che sta diventando sempre più un lato oscuro della scienza con cui fare i conti. -
Meglio essere felici
«Tutti cerchiamo la felicità! Pensate che gli americani ne hanno fatto un diritto, lo trovate nella Dichiarazione d'Indipendenza degli stati Uniti. Per saperne di più, vi suggerisco questo libro, testo di una conferenza tenuta nel giugno del 2016 da Zygmunt Bauman, uno dei geni del nostro secolo, il sociologo della società liquida.» - Romano Montroni, Corriere di Bologna.rnrnLa felicità promessa dal progresso moderno è associata a un'esistenza priva di turbamenti, di inciampi, senza sforzo. Ma siamo proprio sicuri che questa sia felicità? Richiamando con emozione pensatori quali Johann Wolfgang von Goethe o Alexis de Tocqueville, Sigmund Freud o Max Scheler, Zygmunt Bauman riflette sulle cause sociali della felicità e dell'infelicità dei nostri giorni. Mentre il mercato consumistico produce clienti insoddisfatti, una strana malinconia pervade gli abitanti delle nostre democrazie. La solitudine, virus dell'era contemporanea, nutre il business dei social network, e intanto l'amicizia, l'amore e la necessità vitale di vivere assieme agli altri all'interno della polis comune che appartiene a tutti noi tendono a sparire. Bauman disegna il tragitto dell'essere umano che, fra destino e carattere, si muove alla ricerca della felicità. Se la felicità non è uno stato permanente, se è difficile definirne il contenuto - come insegna il pensiero filosofico, da Aristotele a Kant - una cosa è comunque certa: meglio essere felici che infelici. -
Lo spirito e la parola. Gli Atti degli apostoli letti dal papa
Il libro degli “Atti degli apostoli” letto da Papa Francesco. Un affresco della fisionomia della prima comunità cristiana, dell'itinerario di diffusione del messaggio di salvezza di Gesù risorto da Gerusalemme fino a Roma, delle persecuzioni, della missione evangelizzatrice di san Paolo. Una comunità reale e umanissima, con le sue debolezze e il suo dirompente bisogno di annunciare con coraggio la buona novella del vangelo. Un modello e uno stimolo che le parole del pontefice additano all'oggi della nostra vita ecclesiale. -
Il profeta della salvezza. Il libro di Isaia letto dal papa
Il libro del profeta Isaia letto da Papa Francesco. Il Pontefice ne ripercorre e attualizza l'intenso messaggio di pace e di speranza, l'accorata esortazione alla solidarietà e alla giustizia, la promessa di una salvezza per sempre. Nelle visioni profetiche e nel canto poetico di quello che è stato definito «il Dante della letteratura ebraica» risuona l'annuncio di gioia, di pace e di speranza: il ""lieto messaggio"""" di un Padre che ama, educa, sorregge, consola, corregge i suoi figli. Ora come tremila anni fa. Introduzione di Giuseppe Dell'Orto."" -
Storia del lavoro in Italia. L'Ottocento. Tradizione e modernità
In un mondo in trasformazione, la storia del lavoro italiana di età ottocentesca costituisce un caso di studio, per diversi aspetti, istruttivo. rnrnrn«Lo studio copre un po' tutti gli aspetti di questa trasformazione, dall'analisi dei protagonisti nei diversi settori economici alla trasformazione dell'impresa sulle ceneri delle antiche corporazioni, fino ai vari aspetti legati alla tutela del lavoro» - La LetturarnIl crescente numero di Paesi che in decadi recenti ha avuto accesso all’industrializzazione, partendo da un’agricoltura spesso inefficiente; l’ampliarsi dei fenomeni globali di labor mobilization che molto hanno in comune con quelli che interessarono le aree europee all’uscita della prima età moderna; l’intensificazione della divisione internazionale del lavoro e nei faticosi processi di accumulazione del capitale umano e di acquisizione di conoscenza tecnologica affrontati dalle economie di recente crescita industriale; la necessità di tutelare la dignità umana, la parità di genere e la salute dei lavoratori, di favorire forme di associazionismo e di rappresentanza. Si tratta di problemi che per larghe aree del pianeta sono del tutto inediti, e che l’analisi delle vicende storiche del lavoro di un Paese late joiner, quale fu l’Italia, può contribuire a illuminare. Gli studi raccolti in questo volume sono raggruppati in tre parti: i cambiamenti delle forme di lavoro nei principali settori, l’evoluzione delle forme imprenditoriali e tecnologiche, l’affermazione storica delle tutele dei lavoratori. Obiettivo dell’opera è fornire idee, spunti di ricerca e indicazioni bibliografiche di base e orientare il lettore nel primo approccio con questi temi. -
Paura e rischio in Italia. Come scuola e famiglia ci insegnano a temere gli spifferi e a fregarcene dell'eruzione del Vesuvio
Il riformismo attuato in Italia negli ultimi anni viene spesso ostacolato da una cultura di paralisi organizzativa, scarsa coesione sociale e bassa autostima. E alla base di questa cultura, da decenni, o forse da secoli, sembra esserci un sentimento che ricorrerebbe patologicamente nella psiche collettiva italiana: la paura. È per via della paura se siamo investitori troppo cauti e calciatori “catenacciari”. Ed è sempre per questo motivo che, dinanzi al rischio di un’eruzione del Vesuvio, ci affidiamo a scaramanzie millenarie anziché prepararci al peggio. A dimostrare la centralità della paura nella nostra storia recente, questo libro raccoglie studi tratti dall’economia, dalla sociologia, dalle neuroscienze e da altri campi, confrontando ogni volta la condizione dell’Italia con quella di altri paesi ricchi – Stati Uniti in particolare. Lorenzo Newman li inserisce negli scorci delle sue esperienze: da alunno spaesato di un liceo classico di Roma a consulente gestionale in una frenetica multinazionale della revisione e, infine, a docente di storia alle prime armi in una scuola media del Bronx a New York. -
Populorum progressio
La “Populorum progressio” (emanata da Paolo VI nel marzo del 1967) è la determinante enciclica che ha posto con lucida preveggenza la questione dello sviluppo mondiale dei popoli. Pubblicata poco dopo la conclusione del grande Concilio Vaticano II, ne costituì un vero completamento, specie nell'obiettivo di ridefinire il rapporto della Chiesa cattolica con la realtà concreta del mondo in continua transizione. Per la prima volta si riconobbe la soggettualità emergente di interi popoli, il loro diritto al progresso e allo sviluppo come insieme. Intendendo così non solo il diritto all'emancipazione di ciascuna persona, ma anche il suo essere parte di un popolo, e quindi il diritto al benessere di quell'intero popolo. Rileggere l'Enciclica e comprenderne i molteplici e vitali significati può aiutare a individuare criteri culturali e sociali per i grandi temi contemporanei, ma anche politiche e modalità concrete per migliorare la coesistenza pacifica e il benessere di milioni di persone. Con una testimonianza di Giuseppe De Rita. -
La pietra e il dolore. Michelangelo nei giardini dei Medici
«Al cuore della storia, un inquieto Michelangelo, sempre in cerca di un posto nel mondo e di una definizione del rapporto tra la fede, l'arte e il dolore» - LiberornL'apprendistato nella bottega del Ghirlandaio, l'ingresso nella corte medicea, le prime sculture, gli studi anatomici nel convento di Santo Spirito, la fuga a Bologna, il primo soggiorno romano, la commissione della Pietà e la realizzazione del David... I momenti che si impressero nella vita di Michelangelo si intrecciano qui, nel celebre romanzo storico del grande scrittore ceco, ai più importanti eventi dell'epoca: la Congiura dei Pazzi del 1478, la politica dell'equilibrio di Lorenzo il Magnifico, la predicazione di Savonarola e la crisi spirituale della Chiesa. Prende così vita, tra realtà e finzione, una fitta trama popolata da grandi protagonisti, dagli amici e famigliari dello scultore alle più grandi figure del Rinascimento italiano: Leonardo da Vinci e Poliziano, i Borgia e Machiavelli. Al cuore della storia, un inquieto Michelangelo, sempre in cerca di un posto nel mondo e di una definizione del rapporto tra la fede, l'arte e il dolore. -
La trappola dei diritti
Come può la cultura dei diritti, necessariamente statica, dare risposte alla mutevolezza del costume? Affidarsi alla cultura dei diritti vuol dire arrendersi all'idea di una società che si struttura come somma di individui e nella quale ognuno concepisce se stesso come una centrale di diritti senza doveri. E davanti a chi, poi, andrebbero esercitati questi diritti? Chi ne garantirebbe l'esercizio e l'applicazione? Un esercito sempre più nutrito di giudici e tribunali? Sottrarci al mos maiorum per consegnarci ai giudici? E quanti tribunali sarebbero necessari per garantire a tutti l'esercizio dei diritti? E ancora: in una società così scomposta, chi, e in che modo, potrà essere chiamato a esercitare l'autorità? Postfazione di Licia Conte. -
Diritto amministrativo dei tributi. Ovvero: le imposte si pagano quando qualcuno le impone
L’imposta si è sempre chiamata così perché un ufficio, investito di poteri pubblici, ne imponeva il pagamento, senza alcuna specifica controprestazione. L’odierna crisi tributaria dipende proprio dall’estromissione dei pubblici uffici dai principali circuiti del gettito, affidati, loro malgrado, agli uffici di organizzazioni, pubbliche e private, che determinano contabilmente gli imponibili, anche delle loro controparti. Questo metodo è però inefficace per il lavoro indipendente e le piccole organizzazioni “padronali” rivolte al consumo finale, dove restano necessari gli uffici tributari, col loro tradizionale intervento valutativo. Il coordinamento tra queste due modalità di determinare i tributi, filo conduttore del libro, costituisce anche un’indicazione metodologica più generale sul diritto come studio sociale di pubblici uffici, delegati dalla politica, ma autonomi, operanti fuori mercato e soggetti a una vaga supervisione della pubblica opinione. -
Federico Caffè. Le riflessioni della stanza rossa
Il 15 aprile 1987 l'economista Federico Caffè scompare nel nulla. La sua casa di Roma rimane vuota. Sul comodino, vicino al letto, lascia solo un paio di occhiali e i documenti. Il professor Caffè, forte sostenitore della tradizione keynesiana e difensore dello Stato sociale, è svanito senza lasciar traccia. Il suo pensiero però guida ancora importanti scuole economiche internazionali e le sue parole sono impresse nella memoria dei tanti eredi che oggi rivestono prestigiose cariche istituzionali. A venticinque anni esatti da quella data, Bruno Amoroso, suo allievo e grande amico, fa rivivere attraverso le pagine di questo libro l'intimità intellettuale e affettiva che lo legava a Caffè. Entrambi lontani da ogni tipo di conformismo accademico e sociale, schivi di ogni mondanità celebrativa e di ogni esibizione pubblica, hanno combattuto gli effetti ingiusti e devastanti delle logiche capitalistiche. Nato dalla rielaborazione delle lettere e dei loro colloqui nel corso di vent'anni - i loro incontri della ""stanza rossa"""" - """"Federico Caffè"""" è un documento inestimabile su come l'esperienza della vita si innerva nello sviluppo dei pensieri e nella capacità di trasmettere ad altri, in modo semplice, il senso profondo delle proprie idee. Non è solo un omaggio al maestro, ma il diario di una memoria fatto di piccole attività quotidiane, gesti fissati per sempre in chi ha voluto svelarci aspetti e pensieri di un uomo che, altrimenti, non avremmo mai conosciuto. Prefazione di Pietro Barcellona.""