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Walt Whitman
«Lo avevo già incontrato una o due volte, senza che i nostri colloqui fossero approdati a granché, avendolo trovato sicuramente affabile e amichevole, ma tutt'altro che incline a conversare di argomenti come la poesia o la metafisica, finché, durante una delle mie escursioni pomeridiane della domenica, due o tre miglia fuori da Washington, mi imbattei improvvisamente in lui mentre camminava su un sentiero tra gli alberi, con un tascapane stracolmo che gli pendeva dalle spalle e le tasche del soprabito anch'esse gonfie. Era diretto verso un ospedale militare dei dintorni e col suo permesso lo accompagnai». Nacque da questo incontro il primo scritto biografico su Walt Whitman, un ritratto artistico e umano frutto di quella che sarebbe diventata la duratura amicizia con John Burroughs. In queste pagine, pubblicate nel 1867, l'autore di Foglie d'erba viene raccontato nell'uomo e nell'opera, in un dialogo costante con l'amico. Alla stesura del testo collaborò estensivamente - e anonimamente - lo stesso Whitman, che lo revisionò più volte, in parte riscrivendolo, modificandone diverse sezioni e suggerendone delle altre. Così, quasi a quattro mani, l'esistenza artistica e privata di Whitman si delinea tra le pagine, in un ritratto-autoritratto tracciato en plein air del ""poeta-profeta"""" americano."" -
Sacrificio
«La scrittura è sempre rigorosa, mai forzata, realistica ma non banale, talvolta arricchita da veloci frasi dialettali nei discorsi diretti dei personaggi, in una tessitura che porta il lettore con facilità nella storia e nelle esistenze dei protagonisti» - Paolo Restuccia, Omero.itrn«La scrittura di Andrea Carraro è blasfema, spregevole, violenta, precipitata nell’oscurità. Lui è uno scrittore grandioso, lo ripeto.» - Veronica Tomassini, Il Fatto Quotidiano.itrnrnCarolina, una ragazza nel tunnel della droga, e Giorgio, suo padre, editor di una piccola casa editrice romana. Un centro di recupero dal quale la figlia è uscita senza una vera guarigione. La vita che ricomincia come prima, attirata a ogni passo nei vicoli della dipendenza, verso un destino cui niente e nessuno sembra potersi opporre. Solo, impotente, smarrito, Giorgio tenta ogni strada per salvare sua figlia, e in ogni strada, dissestata, sconnessa da una crescente follia, la sua solitudine si fa più profonda, il suo smarrimento più vasto, la sua impotenza più fatale. Cerca rifugio nella fede, e una via di salvezza comincia ad affacciarsi, un'idea di fede oscura, un patto col diavolo... -
Dalla fine del mondo. Il mio cammino tra i più poveri
Considerato il ""don Bosco del XXI secolo"""", padre Pepe è l'ultimo rappresentante di una tradizione di impegno della Chiesa argentina con gli emarginati, quella dei curas villeros, i sacerdoti che negli anni Sessanta hanno deciso di vivere con gli abitanti delle periferie più povere di Buenos Aires. In questo libro padre Pepe racconta la propria vita: gli anni di seminario durante la dittatura, l'esperienza di sacerdote e l'incontro con le villas miseria di Buenos Aires-, l'amicizia con Bergoglio, il cammino fra i più poveri, la lotta contro la droga, fino alle minacce di morte da parte dei narcotrafficanti, l'esilio a Santiago dei Estero e, infine, il ritorno a Buenos Aires, nella baraccopoli di Villa La Càrcova, Completano il volume una scelta di suoi discorsi, alcuni significativi documenti del Gruppo di sacerdoti per le villas d'emergenza di Buenos Aires da luì coordinato e la famosa intervista a Papa Francesco realizzata insieme ai giovani di Villa La Càrcova, Il libro è pubblicato contemporaneamente in Italia e in Argentina."" -
Kipps. Storia di un'anima semplice
Arthur Kipps è un giovane commesso con velleità borghesi. La gioia più tangibile della sua monotona vita a Folkestone sono le lezioni di scultura che segue in una scuola frequentata dalla media borghesia, dove può ammirare una graziosa signorina che, naturalmente, non lo degna di uno sguardo. Ingenuo, impulsivo, avventato pur nel suo timoroso candore, Kipps non è in fondo né brillante, né veramente in grado di elevarsi a «quel livello di superiorità sociale al quale ogni vero inglese aspira». Quand'ecco che, dopo aver scoperto quasi per caso di aver ereditato una fortuna, diventa il centro d'attrazione degli sfaccendati di tutta la città. Sembra l'inizio di un grande riscatto, e invece proprio qui cominciano i dispiaceri... -
Stravinskij
Dalla montagna la vista sulla modernità spaesatarnrn«Il delicato racconto di Ramuz ci dona un inedito e dettagliato ritratto quotidiano del grande compositore russo - Mattia Rossi, Il Giornalern«Tra le grandi amicizie di uno scrittore del calibro di Charles Ferdinand Ramuz, lo scrittore svizzero che ha saputo raccontare la montagna nel contesto di una condizione umana, quella di chi la abita, inquieta, segnata da una vita semplice e decisamente povera, ma sempre all'insegna di un colloquio interiore con l'Alterità, vi è quella con Stravinskij, che aveva scelto Clarens in Svizzera come luogo di riposo e dove era rimasto dopo lo scoppio della prima guerra mondiale» - Fulvio Panzeri, l'AvvenirernrnNell'autunno del 1915, nel piccolo paesino di Treytorrens, in Svizzera, avvenne l'incontro tra due giovani astri della cultura europea: Charles-Ferdinand Ramuz e Igor' Stravinskij.Tra lo scrittore e il musicista si formarono allora le premesse di un'amicizia sfociata, tre anni più tardi, nella celebre ""Histoire du soldat"""", l'opera del compositore russo su libretto di Ramuz. Scrittore dai mille volti, Ramuz verosimilmente non conosceva l'intera opera di Stravinskij, ma restò impressionato dalla sua presenza fisica, da quel «piccolo uomo che emanava un sentimento di forza e di convinzione», una creatura formata da fede e certezze, un padre di famiglia presente e premuroso, un artista-artigiano infallibile e geniale. Questo libro è la cronaca del loro incontro, un racconto, come sempre in Ramuz, narrato per vie oblique, dove emergono i piccoli dettagli, le circostanze esatte, i gesti, le divagazioni, i silenzi, i quadri mobili che fecero da sfondo all'atto di nascita di una profonda amicizia."" -
Persone a colori
Le persone hanno un modo diverso e peculiare di prendere decisioni, risolvere problemi, apprendere, entrare in relazione con gli altri. L'eterogeneità degli stili personali moltiplica la ricchezza dello scambio fra individui, l'abbondanza delle idee e la prosperità di un gruppo di lavoro, ma al tempo stesso accresce esponenzialmente le occasioni di conflittualità e incomprensione. Ciò che è stimolante per qualcuno non lo è per altri, ciò che è persuasivo per alcuni non lo è per altri, ciò che conquista qualcuno allontana qualcun altro. Comprendere i diversi stili personali, conoscerne prerogative e limiti può contribuire a migliorare la propria capacità di instaurare relazioni significative con gli altri in termini di comunicazione, leadership, influenza, e a migliorare la propria efficacia personale nel confronto con i processi decisionali, i progetti e la gestione di sé stessi. Guardare gli individui a colori permette di intendere a fondo chi abbiamo davanti, con semplicità e immediatezza, e di scegliere i canali più efficaci di contatto: nel guidarli, nel facilitarne l'apprendimento, nel vendere, nel comunicare per costruire vicinanza e alleanza. -
Alienazione. Attualità di un problema filosofico e sociale
Nessun altro concetto della tradizione marxista ha avuto una risonanza e un successo paragonabili a quelli avuti dall'alienazione. La categoria non è stata soltanto uno dei capisaldi teorici del ""marxismo occidentale"""" e, su un altro versante della filosofia novecentesca, dell'esistenzialismo tedesco e francese: nella seconda metà del Novecento, essa è anche assurta a vessillo di un'intera stagione politica e culturale. A questo uso sempre più dilatato del termine ha fatto seguito, però, la sua repentina marginalizzazione dal dibattito filosofico e culturale. Scandagliando il doppio volto dell'alienazione, Rahel Jaeggi ne riattualizza la critica, con grande maestria e dovizia, permettendo di creare un nuovo aggancio alla realtà in cui viviamo ed elaborando una forma di critica sociale adeguata alle nostre forme di vita contemporanee."" -
Qui la mafia non esiste. Dalla genesi della criminalità romana all'inchiesta Mafia Capitale
Mafia Capitale ha dato vita a un nuovo sistema criminale, un modello ibrido in grado di muoversi tra la semplice delinquenza di strada e la Mafia dei colletti bianchi, tra l'intelligenza del disegno politico e il puro crimine organizzato, e di tessere le sue trame sulle ambiguità della realtà romana. È una mafia nuova nata da una mafia antica, ignorata nelle sue reali potenzialità, né altolocata né banditesca, simile a un ""fiume carsico, che origina nella terra di mezzo, luogo nel quale costruisce la sua ragion d'essere e dal quale trae la sua forza, che emerge in larghi tratti del mondo di sopra, inquinandolo, per poi reimmergersi..."""". In questo libro Giuliano Benincasa ci offre un'approfondita analisi storica e sociologica sull'evoluzione dei sistemi criminali nella capitale: uno studio sulle origini, sulle peculiarità, sulla natura polimorfa del sistema mafioso romano. Prefazione di Alberto Vannucci e postfazione di Stefani Pellegrini."" -
Perché mi vogliono condannare
Il Brasile può essere compreso solo abbandonandosi a una geografia di punti estremi. Il volume raccoglie due interventi di Luiz Inácio Lula da Silva, presidente del Brasile per due mandati, dal 2003 al 2010, artefice di un macroscopico programma di inclusione sociale che ha strappato dalla miseria oltre 40 milioni di brasiliani. I due testi rappresentano i due estremi di un periodo storico. Il primo, Perché mi vogliono condannare, dell’ottobre 2016, spiega le ragioni politiche dell’attuale accanimento giudiziario nei suoi confronti. Il secondo, il discorso pronunciato a Porto Alegre nel 2003 a poche settimane dal suo insediamento al Forum mondiale, funziona come un manifesto che ha orientato la presidenza brasiliana negli anni a venire. In mezzo, quasi 15 anni di storia brasiliana, luminosa e tragica, e il tentativo di creare, anche con limiti ed errori, le condizioni per un Brasile più giusto. -
Un'etica per il futuro. Conversazione con Filippo La Porta
Che significa pensare eticamente? A partire da cosa si pensa in modo etico? Su cosa si fonda il pensiero etico? L’etica è quella parte della filosofia che interessa tutti gli esseri umani, perché pone la questione del bene e del male, delle scelte quotidiane che ciascuno di noi si trova a compiere nel corso della propria esistenza. In questa brillante conversazione con Filippo La Porta, il filosofo Fernando Savater ci insegna che l’etica non è una somma di precetti o prescrizioni imperative da eseguire, bensì una ricerca, una prospettiva: il tentativo di realizzare quel che può costituire una vita buona per l’uomo. Un dialogo socratico del XXI secolo che ci permette di riflettere sulla possibilità di costruire una vita felice per il tempo presente e per le generazioni a venire. -
The young Sorrentino. Il ragazzo vissuto su una panchina
Il successo di Paolo Sorrentino cresce a ogni film. Dal Premio Oscar per “La grande bellezza” fino ai più recenti “Youth - La giovinezza” (con Michael Caine e Harvey Keitel) e “The Young Pope” (realizzato per Sky e presentato alla Mostra del Cinema di Venezia), i suoi film richiamano l'attenzione e spesso dividono pubblico e critica. Già con “Il divo” (2008) era cominciata la nuova fase per un regista che è oggi tra i pochi autori italiani di rilevanza internazionale, dopo non solo i maestri Visconti e Fellini, ma anche dopo la generazione dei Bertolucci, Cavani, Taviani, Montaldo, Petri, Bellocchio. Italo Moscati ci restituisce in questo libro la storia, intensa e carica di spunti, della carriera di Sorrentino: le tappe, gli incontri e i dialoghi personali avuti in più occasioni con questo grande esponente del cinema italiano. -
Il nuovo ordine israeliano. Oltre il paradigma dei due Stati
Il conflitto arabo-israeliano è ancora considerato da molti la ""madre di tutti i conflitti in Medio Oriente"""". Tuttavia, per le nuove generazioni del XXI secolo questo dato sembra sempre meno vero: molti nuovi conflitti sono scoppiati nella regione, con ricadute globali ben più gravi e un numero di morti ancora maggiore. Per Europa e Stati Uniti, i nuovi flussi migratori provenienti dalla Siria e dall'Africa per la prima, e dal Messico e dal Sud America per la seconda, rappresentano un problema politico forse più urgente della vecchia questione palestinese. Eppure, se il conflitto tra Israele e Palestina ha perso la sua centralità in Occidente, senza peraltro aver trovato, dopo oltre settant'anni, una soluzione improntata alla convivenza dei due popoli, sarà proprio l'immediato futuro a dire la verità sull'avvenire dell'intero Medio Oriente."" -
L'incarico
Laurent, quarantenne complice di un finto fondo di finanza sociale, incontra il suo vecchio professore, Theodor Eliade. Il suo passato cattolico e impegnato lo spinge a confessargli la propria complicità con l'ideatore del fondo, il misterioso Paul Rohmer, ricercato dall'Interpol. Ma Eliade, laico e disilluso storico della finanza, ricevendolo nella sua casa sulle colline di Firenze, rifiuterà il ruolo di giudice e si aprirà sulla propria vita, non priva di complicazioni sentimentali e finanziarie. Nell'arco di una sera Laurent racconta gli incontri per promuovere il finto fondo etico basato in un paradiso fiscale da lui rappresentato. Centinaia di milioni raccolti e perduti: Atene, Izmir, Napoli, Maputo, ma soprattutto Lisbona, dove Rohmer lo ha reclutato con il fascino delle parole e del denaro. Quelle ore offriranno ai due uomini una sensazione di maggiore consapevolezza e complicità tardiva, e a Laurent l'occasione di una riflessione sul futuro e sull'amicizia. -
L'anno I della rivoluzione russa
«I libri di Serge sono la più importante testimonianza dei tumulti in Russia prima e dopo il colpo di stato bolscevico» – Italia OggirnrnLa Rivoluzione d'Ottobre colta al momento della nascita del mito in una narrazione che ha l'immediatezza della cronaca e l'armonico disegno di un tentativo d'interpretazione storica. L'emancipazione dei servi, la nascita del movimento operaio, il partito del proletariato, l'insurrezione del 25 ottobre 1917, Lenin, la presa del Palazzo d'Inverno, il congresso dei soviet, le prime fiammate della guerra civile, il Terrore, la rivoluzione tedesca, il comunismo di guerra. Prende così vita una pagina di Storia che forse non ha uguali nella sua tragica intensità, scritta appassionatamente da un testimone d'eccezione, un rivoluzionario con piena libertà di giudizio. Con la postfazione inedita dell'autore. -
Vademecum per gli spiriti più liberi
Profondamente inserita nell'ambiente culturale dell'élite austriaca e tedesca della sua epoca, Helene von Druskowitz fu Fautrice di un'opera filosofica breve ma di straordinaria profondità intellettuale. Aveva uno stile provocatorio, modi sovversivi, si dichiarava socialista, fumava la pipa... In altri tempi l'avrebbero bruciata viva, ma alle soglie del Novecento, in un'epoca che si considerava moderna e civile, fu chiusa a vita in un manicomio. Era il 1891, aveva trentacinque anni. La sua malattia, dicevano le cartelle cliniche, era ""misandria"""", cioè detestava gli uomini. “Vademecum per gli spiriti più liberi” fu scritto durante la reclusione. Un testo di altissimo valore filosofico, che rivela una pensatrice assolutamente autonoma, che del tema della violenza fa noli solo un motivo di ribellione ma di riflessione profonda e originalissima, vicina e insieme lontanissima a quella dell'amico-nemico Nietzsche."" -
Raffaello
Oltre a essere un pittore prolifico, Eugène Delacroix è stato un uomo di cultura, autore di un discreto numero di opere letterarie. Una parte di questa produzione aveva io scopo di comunicare al pubblico le sue opinioni circa alcuni problemi estetici basilari. In questo testo del 1850, il primo di una serie di articoli apparsi sulla “Revue de Paris” e dedicati a grandi maestri del passato — Michelangelo, Puget e Poussin —, il campione del Romanticismo in pittura sceglie di confrontarsi con un artista dall'indole apparentemente opposta alla sua: Raffaello Sanzio, l'emblema del Rinascimento italiano e del Classicismo più nobile. Rigettando ogni lettura tendenziosa, Delacroix loda Raffaello per la misura compositiva, la capacità di curare il dettaglio senza diventare mai pedante, e trae spunto dalla sua storia per dimostrare come il talento sia elemento necessario ma non sufficiente all'affermazione del genio, che in definitiva dipende sempre da una felice concomitanza di diversi fattori. -
Il bevitore
Erwin Sommer è uno stimato cittadino. Conduce una vita tranquilla, ha un commercio ben avviato di prodotti agricoli, è sposato con Magda da quindici anni. Gli affari vanno bene. 0 meglio, andavano bene. Alcune scelte non hanno dato i frutti sperati e anche con Magda, a dire il vero, alcune tensioni si fanno di giorno in giorno più difficili da gestire. Erwin, nella graduale, vorticosa miscela di lucido abbandono e determinazione incosciente, comincia a bere, rintanandosi nella terra di confine della dissolutezza e dell'oblio. Fino a quando, un giorno, tutto precipita. Hans Fallada ha scritto quest'opera nel 1944, mentre era detenuto nel carcere di Altstrelitz, dove stava scontando una condanna per le conseguenze della sua dipendenza dall'alcol. Gli era stata inflitta una pena di tre anni e mezzo per il presunto tentato omicidio di sua moglie. -
Il Vangelo secondo il ragazzo
«lo stile alto e letterario della scrittura si intreccia in maniera efficacissima con la ricostruzione storica e sociale, permettendo al lettore di calarsi totalmente nel clima del romanzo.» - Giovanni Pannacci, Lottavo.itrnNel Vangelo di Marco, durante la notte del Getsemani, compare accanto a Gesù di Nazaret un misterioso ragazzo. Di lui non si sa nulla, né chi sia, né perché sia lì. Di lui non si parlerà più nel testo biblico. Questo è il racconto della sua vita, il ragazzo, oramai vecchio e in punto di morte, decide di ricordare nella sua ultima notte la storia di quell'incontro, di farne un'eredità per il figlio in veglia. Con lo scorrere delle ore, l'enigma del nascondimento di quegli eventi lontani animerà la confessione di un testimone involontario della vicenda del Cristo, da Cafàrnao a Gerusalemme. Un altro Vangelo possibile, al quale assiste per caso un ragazzo ancora libero. -
Giorgio Cesarano. L'oracolo senza enigma
Poeta, traduttore, diarista, autore teatrale e televisivo, critico radicale del capitale, tra l’esordio poetico con “L’erba bianca” (1959) e l’anno del suicidio (1975) la rapinosa esistenza di Giorgio Cesarano attraversa il novecento nella bruciante persuasione di una verità filosofica: «L’uomo non è mai stato ancora». Critico del moderno, contro una tradita idea di comunità umana Cesarano ha disperatamente edificato una filosofia della salvazione da opporre alla mortifera globalità capitalista. A opere memorabili – da “Critica dell’utopia capitale” a “Manuale di sopravvivenza” – ha affidato una vertigine di pensiero: sognare la fine della preistoria come presente, accendere la luminaria della rivoluzione biologica, varare le ontologie del desiderio e della passione per annientare il senso morto dell’esistenza. Nella tensione visionaria del pensatore, questa grandiosa intuizione ha balenato in un orizzonte aurorale: la gioia e l’estasi per catturare il senso vivo di esistere. E al di là di ogni biopatia, erotizzare la totalità per guarire, per andare verso la vera vita, verso un altro vivere umano. -
Perché l’Italia non ama più l’arte contemporanea. Mostre, musei, artisti
Alla fine dell’Ottocento l’Italia, unita da poco più di vent’anni, lanciò la prima Biennale d’arte contemporanea a Venezia, diventata la più importante del mondo. Un gesto coraggioso che non ebbe seguito: all’alba del XXI secolo, il nostro Paese non possiede un grande museo degno di competere con la Tate Modern, il Moma o il Pompidou; non è riuscito a sostenere la carriera dei migliori artisti italiani delle ultime generazioni, e sembra riconoscere fama e prestigio solo all’arte del passato. Come mai l’Italia odia l’arte contemporanea? È a causa del peso del nostro patrimonio artistico o ci sono altre ragioni? Perché non sappiamo promuovere i nostri giovani talenti sulla scena internazionale? Come mai non abbiamo una grande collezione nazionale dedicata all’arte di oggi? Partendo da queste domande, il libro di Pratesi suggerisce alcune direzioni per individuare, in Italia, un nuovo rapporto con l’arte del nostro tempo.