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Reality in Arcadia
Location: una villa lucchese pre-modern tra Gianni Schicchi e Pompeo Batoni. Al suo interno: un italian gigolo che racconta in prima persona con affabulazioni erotiche, un produttore televisivo cattolico-romano, tre sorelle scenografe dette le Vergini delle Rocce in funzione di coro, due studentesse Erasmus del precariato globale festeggiano il compleanno di uno stilista passato di moda e nostalgico del Muro di Berlino. Perché il buon gusto, come la politica, deve stare o di qua o di là. Sono personaggi inautentici e comunque più vicini al Sodoma che a Gomorra: odiosetti, vanitosi, inconcludenti nella loro narrazione"". Sono il branco medio intellettuale, abituato a parlarsi addosso con la citazione a fior di labbra. La villa è un teatrino della chiacchiera in diretta con dentro antiquariato e modernariato, tra Plotino e Tarantino, Togliatti e Woody Allen, Puccini e Nada, il nostro Segretario Fiorentino e il Cavaliere-Jean Valjan e naturalmente santi, poeti e navigatori. Importante è fare bella figura come protagonisti di un Grande Fratello per il pubblico colto da seconda serata. Perché la vita è un pilot in cerca del format di successo."" -
Oltre il corpo del leader. Corpo e politica nella società post-secolare
Ernst Kantorowicz ha parlato dei ""due corpi del Re"""". Il corpo politico (immortale, necessario, invisibile) e il corpo naturale (mortale, visibile, contingente). Il libro estende l'analisi verso il presente e il futuro, prendendo in considerazione il corpo """"mediale"""" del leader politico: da Obama a Renzi, dalla Merkel a Varoufakis. La questione al centro del volume è: quale rapporto intrattiene il corpo del leader con il tempo? La trasformazione percettiva relativa al tempo trova nel corpo mediale del leader la sua espressione più importante sul piano politico. Il corpo mediale non muore mai, si raffredda, e realizza così quell'abolizione del tempo cui il corpo fisico aspira nella cultura contemporanea. Un'analisi appassionante e inedita sui corpi dei più importanti leader contemporanei."" -
Bachelardiana (2014). Vol. 9: La poétique de la rêverie.
In questo numero interventi di: Paul Souriau; Laner Cassar, Valeria Chiare, Stéphane Massonet, Annafrancesca Naccarato, Benoit Neiss, Maryvonne Perrot, Michèle Pichon, Marianne Sirnond, Fulvio Sorge, Gisèle Vanhese, Carlo Vinti. -
Amore è filosofo. Filosofia antica remix
Remixare la filosofia antica significa renderla leggibile oggi per tutti, così che chiunque possa farsi un'idea e, se vuole, poi, approfondire. -
Introduzione a Sgalambro
"Nella forma apparentemente piana di una biografia intellettuale, in quella che si presenta come la prima monografia esaustiva su Manlio Sgalambro a tre anni dalla morte, l'autore ne svela le origini e gli inizi del cammino di pensiero, ricostruisce il paesaggio filosofico nel quale si compì la sua formazione, ne illustra e discute le vette speculative toccate nelle opere maggiori come 'La morte del sole' e il 'Trattato dell'empietà', ne segue gli sviluppi attraverso una paziente collazione degli articoli di giornale e rivista fino agli esiti degli ultimi libri filosofici e poetici, delineando in modo chiaro e distinto le posizioni del pensatore siciliano sul Vero, il Bene e il Bello, vale a dire negli ambiti della metafisica, dell'etica e della politica, dell'estetica. Quello che ne risulta è un vibrante 'esercizio di ammirazione' che non si sottrae al compito di segnalare le debolezze e i limiti del filosofo che rovesciò uno dopo l'altro con indiavolata lucidità alcuni tra i principali fondamenti inconcussi del pensiero occidentale."""" (Piercarlo Necchi)" -
Chiesa senza frontiere, Madre di tutti
Tra il 2014 e il 2015, con l'arrivo di decine di migliaia di persone dall'altra sponda del Mediterraneo, in Italia e in Europa, l'immigrazione è diventato il tema centrale in tutti i discorsi politici, ma anche in quelli quotidiani delle persone comuni e ovviamente della Chiesa stessa. Le conseguenze sociali prodotte da questo esodo, l'emergenza nella gestione dei richiedenti asilo e scelte politiche che creano tensioni tra la popolazione e rischiano di riportare il dibattito e la percezione sul fenomeno migratorio indietro di venti/trent'anni, ai primi arrivi. Le nuove migrazioni non ci devono far dimenticare, non devono oscurare ciò che è la realtà italiana e, più strettamente, della Diocesi di Bergamo. Una società, e quindi una Chiesa, multiculturale, plurilinguistica e multireligiosa che, talvolta con qualche difficoltà esasperata da politici populisti e media poco accorti, è già una realtà quotidiana. E per questo motivo che l'Ufficio per la Pastorale dei Migranti si preoccupa di animare e sensibilizzare parrocchie, oratori, realtà diocesane e non, per una cultura dell'accoglienza e dell'inclusione all'interno delle comunità cristiane. Tra le tante attività propone anche ricerche, studi e convegni. Parte di quanto realizzato durante l'anno pastorale 2014/2015 pensiamo possa essere utile anche al di fuori della nostra realtà locale o di chi ha già partecipato e seguito le attività organizzate dall'Ufficio. -
L' ombra sveva
Jos, un bibliotecario di Buda, viaggia attraverso l'Europa - tra Budapest, Vienna, Berlino fino a Genova e Portofino - per svelare il mistero racchiuso in un libro di Justus von Ravensburg, L'ombra, sopravvissuto ai roghi nazisti. Che cos'è l'ombra di cui parla il misterioso libro? Dove si trova il Castello della Vergine? Cosa nasconde l'affresco? ""L'ombra sveva"""" fonde in un unicum la potenza della riflessione filosofico-metafisica attorno alle grandi questioni della conoscenza, del pensiero e dell'amore, e la forza della grande narrazione romanzesca. Mario Gennari porta la sfida del pensiero sul terreno della letteratura senza alibi di genere: e unisce così la filosofia (Platone, Aristotele, Plotino, Tommaso) al grande romanzo mittel-europeo, dando vita a una narrazione che evoca il disegno di una sinfonia mahleriana."" -
La leggenda del western. Da John Ford a Quentin Tarantino
Il western classico hollywoodiano, che André Bazin definiva ""il cinema americano per eccellenza"""", ha rappresentato, per intere generazioni, una realtà assolutamente magica e coinvolgente: gli spettatori avevano come unico interlocutore uno spazio, lo schermo, dove si muovevano i divi/eroi e si sviluppavano le trame, nelle quali gli stessi venivano proiettati, subendo un processo di seduzione e di identificazione con i protagonisti del film, di cui le componenti essenziali erano l'epica, l'avventura, le sconfinate praterie, le guglie della Monument Valley, l'incanto e lo spettacolo della natura. Il talento e il genio di autori quali ]ohn Ford, Raoul Walsh, Howard Hawks, Anthony Mann, Delmer Daves ha contribuito in modo determinante e fondamentale a nobilitare e ad arricchire il genere, così come la presenza di interpreti affascinanti come Gary Cooper, John Wayne, Henry Fonda, James Stewart, Randolph Scott, per citare i più noti. Il testo non si limita all'analisi delle opere appartenenti all'epoca d'oro del cinema classico americano: si occupa, ovviamente, anche dell'intera filmografia western successiva, dai primi anni Sessanta agli """"spaghetti western"""", dai film della New Hollywood a quelli del revisionismo, dal cinema western dei nuovi autori fino a """"The Hateful Eight"""" di Tarantino. Non è possibile analizzare in profondità l'intera storia del western in un breve saggio, ma è importante offrire ai lettori una panoramica che ne evidenzi gli elementi e le caratteristiche essenziali."" -
Logica, linguaggio e metodo in pedagogia
Purtroppo capita ancora di leggere che la pedagogia è l'arte di educare i bambini, oppure di sentir confondere il pedagogo (dell'antichità classica) con il pedagogista contemporaneo. Questo disordine generalizzato circa il vero significato della pedagogia - unito a un'opera di ""depedagogizzazione"""" della società (a cui l'editoria e i media non sono certo estranei) - ha prodotto e continua a provocare dei malintesi sempre più diffusi a proposito del senso stesso da assegnare a queste tre parole: formazione, educazione, istruzione. Sicché esse vengono usate spesso a sproposito, senza sapere che sono invece i tre """"oggetti"""" di studio della Pedagogia Generale intesa quale scienza umana. Il libro di Mario Gennari e Giancarla Sola - entrambi Professori nell'Università degli Studi di Genova - costruisce i capisaldi di questa antica e nobile disciplina: (a) chiarendone i paradossi, (b) fornendone una cognizione epistemologica, (c) ricostruendone la logica interna e il linguaggio, (d) affrontando la questione metodologica della ricerca scientifica e la sua operatività nelle pratiche."" -
Il caso Nizzola. Un giallo giudiziario
Il 31 ottobre 1926 Mussolini esce incolume dal misterioso attentato di Bologna. Per ordine superiore, la Milizia assale e devasta, in tutta Italia, le case, i beni dei principali oppositori e le sedi dei giornali non conformisti impedendone l'uscita. A Genova le forze di polizia, a presidio dello studio legale del parlamentare aventiniano Francesco Rossi e del figlio Paolo, fanno fuoco per difendersi dall'irruzione di molti manifestanti armati: la versione della stampa allineata include tra le vittime del dovere un milite e un carabiniere. Ben presto si accerta che il carabiniere è stato ucciso da un giovane squadrista sorpreso a rubare. Sulla base di documenti istruttori inediti di provenienza privata e della coraggiosa sentenza del Tribunale di Genova emessa nel pericoloso momento del consolidamento del fascismo, il libro ricostruisce le manovre dei gerarchi locali per sottrarre alla giustizia l'autore del crimine, facendolo espatriare. Introduzione di Carlo Brusco. -
Trattato teologico- poetico
« Potremmo dire che il nichilismo altro non è che una forma di ateismo in cui Dio non è più un problema, come non è più un problema il male - Dio è morto, e questa sarebbe l'ultima parola, non solo su Dio, ma anche sul male. Questo nichilismo amichevole e pieno di buon senso, oltre che perfettamente pacificato, continua a essere la cifra del nostro tempo. Lo sarà finché nella morte di Dio vedremo un fatto che per noi non significa più nulla e non invece quel che intravide Nietzsche: un evento la cui portata è ancora tutta da esplorare». -
Dentro il volontariato. Problemi e potenzialità
Il volontariato diventa oggetto di studi, di indagini e di discussione, soprattutto verso la fine degli anni Ottanta-inizi anni Novanta del secolo passato e vede il coinvolgimento di economisti, di sociologi e di altri studiosi. È in quel periodo che il Welfare state comincia ad accusare le prime evidenti crepe. Il Welfare state che, fino a quel momento, aveva garantito a gran parte della popolazione protezione e assistenza, si avvia verso un ridimensionamento dei servizi e delle prestazioni offerte. È dentro tale crisi che prende corpo il dibattito sul volontariato e sulla solidarietà o, se si vuole, sulla ""protezione solidale"""" che il volontariato può offrire e su una sua possibile ricollocazione dentro una società che, strutturata attorno al lavoro salariato, ora, si sta sfaldando stante i profondi cambiamenti socioeconomici e culturali. La crisi del Welfare state fa emergere il potenziale di solidarietà presente nella società civile e ne impone la sua presenza attiva. È cioè una presenza non """"residuale"""", di """"sostituzione"""" dell'intervento pubblico. È una presenza che impone il principio della solidarietà che si vuole sottrarre alla frammentazione, alla separazione tra socio-assistenziale e sanitario, alla sottovalutazione. Siamo di fronte a cambiamenti oggi che impongono al Welfare state di """"utilizzare"""" il volontariato o, forse più correttamente, di affiancare (e non farsi sostituire) il volontariato alla propria attività protettiva."" -
Afghana in limina missus (La guerra di Ivàn). Ediz. italiana e latina
Anno 1989, ultimi mesi dell'occupazione sovietica dell'Afghanistan. Il soldato Ivan si innamora di una giovane afghana e per seguirla si arruola fra i ribelli, la guerra finisce ma Mosca non dimentica: se il transfuga non si consegnerà, sarà la vecchia madre vedova a pagare al suo posto. Ivan decide allora di tornare, ma attraversando il deserto si imbatte in un drappello di mujahiddin che nulla sanno di lui... Una vicenda di guerra, amore, dolore e morte ispirata a fatti realmente accaduti e raccontata in 324 esametri latini forti e struggenti. Il testo è accompagnato da una traduzione a fronte, in endecasillabi italiani. Dietro l'ungarettiano Moammed Sceab si cela uno dei migliori filologi classici oggi in attività. II quale così scrive nella premessa: ""Mi sono firmato con un nome non mio, ma più importante e più vero del mio: il nome-simbolo di ciò che non entra nella storia. O che ne esce senza un perché, a maggior squallore del mondo, a maggior miseria e tristezza di tutti""""."" -
«Io nel pensier mi fingo». Seminario leopardiano a quattro voci
Chi di noi non conosce a memoria l'Infinito o A Silvia? Chi non ricorda la pagina dolente dello Zibaldone sul giardino malato? O quella in cui il nulla è colto come il fondamento di tutte le cose e di Dio stesso? Leopardi è un classico, e non solo per noi italiani. Ma che significa essere un grande classico? Quando e come lo si diviene? A queste domande, cogliendo un carattere essenziale della grande arte, la sua singolarità e dipendenza dalla personalità dell'autore che l'ha prodotta e insieme la sua vocazione all'universalità, la sua originalità e unicità e insieme il suo essere quasi anonima, Calvino cosi rispondeva: ""I classici sono libri che esercitano un'influenza particolare sia quando s'impongono come indimenticabili, sia quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale"""". Questo è il grande mistero dell'arte: all'inizio v'è Giacomo Leopardi, individuo singolare e casuale fino al limite dell'accidentale, alla fine il poeta Giacomo Leopardi divenuto, grazie alla sua opera, universale e necessario nella sua singolarità. A questo e ad altri temi leopardiani guardano, da angolature diverse e persino opposte, i saggi di Pier Vincenzo Mengaldo, Rolando Damiani, Luigi Blasucci e Isabella Adinolfi raccolti in questo volume."" -
Il manifesto pluralista?
Questo è un libro di Odo Marquard: il filosofo tedesco della Sképsis. Il significato del libro è racchiuso nel suo titolo: II manifesto pluralista? dove la domanda sul Pluralismus rinvia ermeneuticamente a una molteplicità di opposizioni. Curato da Giancarla Sola, il testo si articola infatti su dieci concetti opposti all'idea stessa di ""pluralismo"""". Così prende corpo il pensiero di altrettanti autori che, a muovere dal testo di Marquard, scandagliano i fondali filosofici e politici, sociali e storici, etici e pedagogici di quei concetti: Occidentalismo (M. Gennari), Individualismo (G. Sola), Fondamentalismo (P. Levrero), Totalitarismo (E.V. Tizzi), Fanatismo (L. Michielon), Dogmatismo (S. Trifilio), Terrorismo (F. Cambi), Razzismo (E. Madrussan), intolleranza (F. Camera), Xenofobia (A. Kaiser). Il libro si rivolge al lettore, che nella copertina ha già còlto visivamente il senso antinómico di quel versus: un termine con cui rendere esplicite le posizioni di contrasto, di confronto e dibattito tra chi sostiene il diritto alla pluralità (delle idee, dei linguaggi, degli stili, dei modi d'essere e di vivere) e chi lo nega in nome dei suoi contrari. E lecito pensare che a Odo Marquard questi sviluppi della sua idea di pluralismo non sarebbero dispiaciuti."" -
La Spezia. Porta della speranza
Spezia non ha dimenticato i ""suoi"""" ebrei. Ma neanche Israele ha dimenticato la sua Porta di Sion. A testimonianza, un solo piccolo episodio ricordato da don Gianni Botto: """"Nel 1996 mi trovavo a Safed con un gruppo di altri spezzini. Mentre stavo facendo acquisti in una botteguccia, il proprietario mi chiese da dove venissi. Quando risposi: 'La Spezia', uscì dalla porta dicendo: 'Sha'ar Tzion, Sha'ar Tzion...' e chiamando a gran voce i vicini. Ne seguirono molte pacche sulle spalle e abbracci di gioia"""". Si calcola che dall'estate del '45 alla primavera del '48 l'emigrazione clandestina verso la Terra Promessa interessò più di 23.000 ebrei europei e la città della Spezia, con il caso della Fede e della Fenice, ne costituì il fulcro. Un avvenimento che può sembrare uno dei tanti nelle migliaia di episodi che, come accade ancora oggi, hanno portato per secoli masse di disperati in cerca di sopravvivenza da una sponda all'altra del Mediterraneo. Invece, un evento incomparabile nella sua portata storica. Protagonisti 1.014 sopravvissuti alla Shoah, partiti dal Golfo della Spezia l'8 maggio 1946 alla volta della Palestina."" -
Il caso Macbeth
Il 5 novembre 1605 Giacomo I Stuart, re di Scozia e d'Inghilterra, sfugge a un attentato letale ordito dai Gesuiti e teso a eliminare l'intera famiglia reale oltre a un buon numero di Lord. Il regno è sotto choc. Fino al processo ai congiurati, celebrato nel 1606, il popolo britannico vive uno psicodramma collettivo. Shakespeare sta lavorando ad Antonio e Cleopatra quando un influente cortigiano, o forse il re in persona, gli commissiona un dramma a tema scozzese per rafforzare la posizione del sovrano a Londra come capo dell'Europa protestante. Benché abbia molti amici fra i cattolici, egli accetta l'incombenza. Scova una vecchia storia dell'anno Mille, consulta le fonti disponibili in inglese, forse fa un viaggio in Scozia e ricrea sulla scena l'habitat di una società barbara in cui i re si dividono in due categorie: quelli che uccidono e quelli che vengono uccisi. Seminando qua e là nel testo alcune incongruenze rivelatrici, riscrive la tragica vicenda di una congiura che ricorda troppo da vicino il complotto dal quale Giacomo I è appena uscito illeso. È l'inizio del ""caso Macbeth""""."" -
Il sangue delle rondini
Carlo Codecà, affermato giornalista, riceve strane lettere e fotografie da un fratello scomparso da 40 anni, dopo essere stato accusato di aver fatto parte di una colonna terroristica attiva negli anni '70. La bella vita di Carlo viene sconvolta. Da Roma ritorna a Genova, per ripercorrere i primi anni di piombo. L'uccisione di un professore universitario da parte di una fantomatica sotto-colonna brigatista, un blitz che ""neutralizza"""" un covo in città, vecchi amici e nemici che rivelano a pezzetti una vicenda tragica e nebulosa consumata nei giorni del sequestro Moro, quando, proprio a Genova, fu fatto trovare dalle Brigate rosse il comunicato che annunciava la condanna a morte del presidente della DC. Poi, un giorno, il misterioso fratello scomparso riappare... Toccherà, anche questa volta, al commissario Ferruccio Falsopepe dipanare l'aggrovigliata matassa, muovendosi da vecchio flâneur tra carruggi, chiese, trattorie e strani personaggi. Sullo sfondo, il ritratto della Genova degli anni '70: una città in crisi industriale e politica, in cui si intrecciano le colonne sconosciute, le indagini difficili, polizia, carabinieri, giornalisti, magistrati e i servizi segreti."" -
Che la forza sia con te! Esercizi di popsphia
«La popsophia - parafrasando impunemente il Socrate del Teeteto di Platone - assomiglia all'arte delle levatrici, pur operando sulle pop-star, sulle fiction, sui programmi tv, sui fumetti, sui best-seller, sul reality show e non sulle partorienti. Un tentativo di discernere, in mezzo alle infinite sollecitazioni del presente, nuove domande, nuovi strumenti, nuovi linguaggi, nuove idee. La popsophia che ispira queste pagine, insomma, è un'avventura sentimentale e perversa, esposta e vulnerabile, aperta alla contraddizione, all'errore e al fraintendimento. Perché alla fine, parafrasando Roland Barthes, ""le cose intellettuali dovrebbero assomigliare alle cose amorose"""".»"" -
Il dono del titano. Per una rilettura del mitologema prometeico
Il racconto mitico affiora come da un abissale caos; è da qui che si stagliano singole realtà figurali che possono essere accostate e concatenate fingendovi una sequenza. Esso esibisce un dinamismo che si ritrova al fondo dei processi del pensiero e si presenta come la primordiale voce della ragione che risuona ancora in molte attività mentali e culturali; è quel pensiero sporco e fittamente nebuloso dal quale la ragione si è astratta, operando definizioni e individuando nessi da imporre alle cose, ma dal cui originario legame continuamente trae energia di forme e significati. Ora, se tutto questo è accolto e se è dunque possibile considerare il mito la remota ma vivente radice della ragione affiorante dall'inesplicabile, allora è legittimo interrogare il mitologema prometeico - come ogni altro mitologema - per vedere se la sua narrazione abbia soltanto una funzione eziologica (o meglio giustificativa e fondativa) oppure se presenti anche un problema più essenziale, fattosi avanti e balenato sotto forma d'immagine: occorre vedere cioè se quella narrazione abbia configurato una questione assoluta, di natura ontologica.