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San Pietro di Capua nel 1754. Catasto Onciario di San Pietro a Corpo di Santa Maria Maggiore, oggi Santa Maria Capua Vetere. Vol. 2
Mancava questa ricerca per completare lo studio su Santa Maria Capua Vetere, in quanto l'ex comune di San Pietro Casale di Santa Maria Maggiore di Capua, è oggi parte integrante del Comune mariano di Santa Maria Capuavetere (quartiere piazza S.Pietro), ma nel 1754 era staccato dalla città. Per cui Arturo Bascetta ha tirato fuori l'ipotesi che Santa Maria fosse stata rifondata dai mariani provenienti da Civitate Santa Maria di Torre del Greco, antica Irculano, dopo la distruzione del 1338, e sicuramente il terremoto del 1348, quando l'arcivescovo nunzio papale rifondò le arcidiocesi e il patrimonio di San Pietro, permettendo al papa di tornare da Avignone a Roma. Un storia in cui gli abitanti di San Pietro dell'antica Civitate Santa Maria di Torre del Greco furono protagonisti nella nuova Santa Maria della Torre Vetere, dove oggi li ritroviamo. -
De bello neapolitano. Traduzione completa dal latino al volgare. Vol. 3: 1463-1464. I sei anni della conquista aragonese.
La conquista aragonese di Alfonso d'Aragona descritta dal poeta, storico e saggista coevo, Giovanni Joviano Pontano, tradotta per interno e per la prima volta in tre parti a cura del preside Virgilio Iandiorio vede per la prima volta la luce per i tipi di ABE. Questa è la terza parte, cioè il terzo volume, in cui si descrivono le imprese nei paesi del regno di Napoli strappati uno dopo l'altro agli Angioni. -
La signoria di Forenza in principato di Nazareth. «Florencie» feudo dei pagano di Nucera nel regno dei templari di Gerusalemme
Le province commissariate e sequestrate ai feudatari di Re Tancredi Altavilla, tornarono ad essere amministrate dalla Chiesa, che nel salvaguardare l'eredità all'Imperatrice Costanza, riportava il potere alle carceri delle rocche con sede nelle contee. Così rinacque l'amministrazione della giustizia periferica, dipendente da un carcere che ebbe sede in ogni singola contea. Tutte le contee appartennero ad una provincia in costruzione, cioè che si andava formando e quindi dai confini instabili, sottraendo feudi alle province storiche rimaste nelle mani dei sopravvissuti tancredini, ex fedelissimi del nemico Altavilla. Ogni provincia intese raggruppare tutte le terre demaniali strappate al defunto Re Tancredi Altavilla in Giustizierato. Nel caso del Giustizierato della provincia del Ducato Apulia e Principato Capua il giustiziario giustiziere fu il conte Giacomo di Sanseverino, detto dei Tricarici di Caserta, che fece nascere la contea nel luogo che mutò nome in Tricarico, sposando la figlia del deposto Re Tancredi, dei cui beni si era impossessato Enrico Imperatore, che si disse avvelenato dalla moglie Costanza. Tanto è vero che una volta avuto Federico II, restituì il regno al papa e ai Sanseverino. Questo testo a più mani, introdotto dal cav. Francesco Russo e chiuso da Sabato Cuttrera sul periodo svevo, si avvale di uno studio del prof. Rotundo su Ugo e Pagano dei Pagani, a dimostrazione del grande lavoro svolto dai templari in diversi secoli nei luoghi strategici del Regno di Puglia. Il libro si snoda intorno ad una ricerca sulle pergamene del Codice di Malta, in cui si conserva un documento dove si afferma che il feudo di San Martino di Forenza, cioè Forenza prima di Forenza, fu fondato dai templari gerosolomitani ai tempi della prima crociata, quando la zona apparteneva ai Pagani. -
I divi della canzone comica: 1900-2000. Le storie di 36 personaggi come non le avete mai lette
La canzone napoletana è ricca di tanti generi musicali che l'hanno caratterizzata fin dalla sua nascita. Questo studio si occupa della macchietta, un genere che, fin dal periodo dell'industrializzazione della canzone napoletana e dell'avvento del mercato discografico, ha resistito al passare del tempo arrivando fino a noi, anche se con tecniche di scrittura e di composizione completamente diverse... LE canzoni di Armando Gill, soprattutto nel testo, rientrerebbero nelle canzoni umoristiche, in quanto i protagonisti non sono degli imbruttiti, ridicoli, analfabeti o goffi, bensì personaggi comuni dalle idee strampalate, identici a quelli cantati da Carosone, da Marsiglia o da Fierro. In conclusione, la canzone umoristica non è altro che l'evoluzione della macchietta ed entrambe appartengono all'unico genere che è quello della canzone comica napoletana. Una valida definizione della macchietta la offre Ettore De Mura nella sua Enciclopedia della Canzone Napoletana. Secondo lo storico la macchietta s'inquadra nel genere comico, ove sentimenti e atteggiamenti sono presentati di volta in volta, con spunti umoristici, satirici, ridicoli, ironici, grotteschi, arguti e scherzosi. Il suo scopo è di provocare il riso, o almeno un sorriso. La macchietta mette in primo piano un tipo (personaggio) e cerca il più possibile di ritrarne, deformandoli, i lati apparentemente comici, così come il vero artista della matita da un solo tratto caratteristico della figura che ha preso in oggetto, ricava una ben riuscita caricatura alterando, in piccolo o in grande, i punti che più sollecitamente lo hanno colpito. La musica della macchietta non ha un ritmo particolare perché la sua funzione è di far da sottofondo alla mimica del macchiettista. In questo libro, sono stati raggruppati 36 cantanti che, dalla fine dell'Ottocento ad oggi (ovvero dalla nascita del disco), hanno intrapreso la strada della canzone comica per la quasi totalità della propria carriera. Per questo motivo, sono stati esclusi artisti che, nonostante il notevole apporto al genere (Roberto Murolo in primis) hanno avuto solo una breve parentesi discografica rispetto alla totalità della loro stessa discografia. Seguendo la metodologia della discografia, sono stati inclusi i soli artisti di cui esistono i file sonori e che non fanno parte di gruppi, duo e trii, rimandati per un successivo approfondimento a nuova pubblicazione. Come per i libri Almanacco della Canzone Napoletana Vol. 1 e 2 e Le dive del fonografo, tutti i titoli napoletani, sia di canzoni che di riviste e di commedie, sono stati copiati esattamente dagli spartiti o copioni originali o periodici dell'epoca, anche negli eventuali errori. Infine, solo per i teatri non napoletani, viene specificata la città. Tra i cantanti inseriti in questo libro, sono presenti anche artisti che hanno avuto la prima parte della loro carriera nel varietà, come Raffaele Viviani, Totò, Adolfo Narciso, Gigi Pisano, Gianni Simioli e Arturo Gigliati, il cui contributo è stato prezioso alla canzone comica napoletana. Sono inseriti anche Gino Maringola (noto attore drammatico e brillante) e l'Anonimo Napoletano (popolare compositore e direttore d'orchestra) che, parallelamente alla loro attività principale, coltivarono la passione per la canzone comica. L'elenco continua con il gruppo dei... -
Lombroso e il crimine: briganti, mafia, camorra
La notorietà di Torino quale capitale dello spiritismo ha avuto di recente grande risonanza. Un lungo elenco di pubblicazioni e di rapporti giornalistici ha riprodotto l'immagine di Torino quale ""città magica"""", """"concentrazione di sette segrete"""", """"buia capitale dell'occultismo"""", """"città di associazioni misteriose"""". In realtà la connotazione magica di Torino, quale suo genius loci, non ha fondamento, nonostante le decine di libri che l'hanno pubblicizzata. Questa """"Torino magica"""" vive solo nella testa di chi ne ha scritto, dando connotazioni magiche al Museo Egizio, alla Sindone, al Manoscritto Tibetano, al Liber de potestate et sapientia dei e ad altri luoghi e simboli presenti a Torino. La connotazione magica di Torino non risulta perciò fondata e richiama piuttosto il contesto delle """"credulità"""" o delle """"leggende metropolitane"""". Le forme e i consumi magici attuali non sono una """"specialità"""" di Torino, ma fanno parte di interessi magici più generali, tipici di questo periodo storico: ritorno degli astrologi e dei maghi, contatti e Fratellanze Cosmiche, era dell'Acquario, riscoperta delle religioni orientali, sperimentazioni newagers. Diversa attenzione, invece, potrebbe avere la ricostruzione della più antica tradizione esoterico-culturale ed associativa torinese che propone l'ultima opera di Massimo Giusio Lombroso e il crimine: briganti, mafia, camorra. Il volume tratta di tutti gli apporti scientifici del grande e poliedrico studioso Cesare Lombroso, non escluso quello della ricerca positivistica sullo spiritismo. É da dire che nessuna, tra le pubblicazioni di questi ultimi anni sulla Torino magica, ha mai dato attenzione a questa tradizione storica tipicamente torinese. Innovativo e utile è dunque il progetto di Giusio di ricostruire le componenti più dimenticate della grande figura intellettuale del Lombroso, al quale è toccata in sorte di avere tanta poca considerazione dopo la morte, quanta grande ne ebbe in vita, a livello internazionale, per le sue teorie bio-antropologiche del crimine. Si fa cenno qui alla presenza di Cesare Lombroso nella storia degli Annali dello Spiritismo in Italia pubblicati a cura della Società Torinese di Studi Spiritici dal 1864. La continuità di questa sub-cultura spiritica torinese, arricchitasi a fine Ottocento di istanze positivistiche ad opera di Cesare Lombroso e di ossessioni sperimentali e visive, rappresenta tuttora un tratto della Torino definita """"città-laboratorio"""" per i suoi aspetti economici, sociali e tecnologici. Anche il laboratorio è una denominazione tipica del vitalismo positivistico e sperimentalistico lombrosiano, quello che creò tra chimica e biologia, spiritismo ed energia elettrica, mostri, il cui mito e simboli letterari sono noti per il loro carattere horror. Torino nel 1850, dopo alcuni casi di """"possessione"""", era stata al centro di animate discussioni e confronti fra quanti sostenevano la credenza nella presenza del demonio e quanti affermavano il metodo scientifico come unico metodo di conoscenza. Queste discussioni erano vivaci nella Torino borghese che leggeva il volume pubblicato a Parigi nel 1857 II libro degli spiriti di Allan Kardec. In quegli anni era già operante nella capitale sabauda la Società Torinese di Studi Spiritici dedita allo studio dello spiritismo. Contemporaneamente era nato nel 1855 il Magnetofilo che si occupava di problemi attinenti alla scienza, ma anche di... -
Il fratellastro della vera regina. Ladislao rinchiude Giovanna II, Re di Neapolis a Gaeta dal 1390
Nessun re di Napoli si era spinto fino a tanto. Ma lui, Ladislao, figlio di Carlo III della Pace, imprigionata la sorellastra che la madre aveva avuto con Carlo Il Piccolo, riconquistó quasi tutta l'Italia per consegnarla al Papa in cambio del titolo, giungendo oltre Perugia. Ma fu l'amore a tradire il Re di Neapolis Gaeta, il Re di Neapulia Napoli, il Re di Roma. Ladislao, le amicizie particolari, gli amori sfrenati, le stranezze di un regnante. Di questo parliamo negli ultimi due volumi sul figlio di Carlo III ucciso dal veleno. Fu Giovanna II, Regina nella Reggia di Accola, a farlo stroncare da un bicchiere di vino servitogli da Sforza? -
Figurine beneventane. Il Sannio in gioco. Dissertazioni sulle icone storiche di Benevento e provincia
Le figurine, in particolare quelle dei calciatori, hanno segnato la nostra infanzia, profumata anche da quelle che si nascondevano nelle scatole dei detersivi. Le figurine che ""leggerete"""" nel presente volume si ispirano, però, a quelle inventate nel 1872 dal chimico tedesco Justus von Liebig e che si occupavano dei vari aspetti della vita umana, della natura, della storia, dei monumenti, delle scienze, delle arti. Con originali figurine tematiche, stampate con la tecnica litografica, il barone von Liebig riuscì a promuovere il suo estratto di carne. Con questa prima serie di figurine, abbinate ad estratti di storia locale, noi cercheremo di attirare la meritata attenzione sul nostro incantevole territorio. Insomma, Martignetti, ha messo in gioco il Sannio."" -
Memorandum benevventano: il Risorgimento in Principato Ultra. 1859-1861
Dinanzi ai nostri occhi passano piccoli e grandi fatti della stragrande maggioranza dei Comuni dell'ex Principato Ultra, documentati e accurati dalla certosina ricerca da topo di biblioteca che è la più grande virtù dell'Autore. Testimonianze storiche, in verità, spesso trascurate dalla Storia con la ""S"""" maiuscola, le quali hanno un valore inestimabile per tutti coloro a cui sta a cuore conoscere i fatti delle proprie contrade, dei propri villaggi e paesi, dei propri eroi, dei propri briganti, delle imprese dei propri compaesani e delle loro azioni, eroiche o meschine che fossero, che hanno contribuito all'unità d'Italia. Non è una storia minore, come certi astratti e pseudo-storici vanno farfugliando, ma è di fatti storici della provincia di Avellino che si parla, congiunti ai grandi avvenimenti dell'unità d'Italia, pensieri e correnti che sono alla base dell'Europa moderna. Bascetta mette in evidenza il cavallo di Troia all'interno del mondo liberale, che spesso lo spinge verso direzioni non progressiste ma retrive. Vi sono episodi travolgenti e splendidi nella loro ferocia come quello della brigantessa Donna Matilde Rossi, che io ritengo, parafrasando Guido Gozzano, """"un fiore sbocciato nel deserto"""". Arturo Bascetta, in particolare in quest'opera storica più che nelle sue tante altre, vive fino in fondo, come pochi altri, taluni dei problemi più ardui della storia, particolari che sono unici e irripetibili, come i tanti fatti, eventi ed episodi descritti con acume e perizia in questo suo libro a cui auguro una grande diffusione tra i giovani che, non per loro colpa, sanno pochissimo, se non proprio nulla, dei paesi dove sono nati e vivono. Lacuna che sarà certamente eliminata da questo lavoro che rappresenta un nuovo rapporto tra fatti, eventi, istituzioni, in cui però la nostalgia del passato non comporta il disperdersi della realtà, delle tradizioni molteplici nel tempo; non si fa promotrice di una nuova azione e di nuovi ideali possibili. A questo si associa la disciplina storica, che di quegli ideali e di quei principi si rende garante, senza cedimenti di sorta alle metamorfosi di revisionismo che accompagnano le forme deviate e devianti, spurie, del pensiero storico che a me piace chiamare pensiero critico. E tale è anche per Bascetta che con Omodeo è del parere che """"la vera grandezza umana si afferma in discrimine rerum, nella possibilità di perdere e di trionfare, di fallire e di riuscire"""". E' il motivo alla base di queste pagine. L'Autore in questa sua opera, come in tante altre ricostruzioni storiche, sa bene che il """"processo compiuto"""", tetelèsmonon, sfugge per principio alla diretta conoscenza del soggetto umano per il quale è possibile solo una """"conoscenza congetturale"""", dòkos. Del resto il primo frammento di Ecateo, il famoso storico di Mileto, recita: """"Scrivo quanto segue conformamente alla mia ricostruzione congetturale della verità"""". E Bascetta, come il primo celebre storico antico, può dire che non pretende di aver conosciuto direttamente la """"verità"""", ma semplicemente di averla ricostruita, a partire dai dati da lui pazientemente e sagacemente raccolti. È, questo, un ulteriore merito dell'Autore di un succoso libro, il quale,... -
Diritto & delitti nel Cinquecento. Dialoghi veritieri sul '500 Napoletano nella Venosa di Roberto Maranta. Vol. 1
Roberto Maranta nacque nel 1476 a Venosa (qui mori il 1535), in Basilicata, che all'epoca era angioina (città che peraltro, come prima detto, circa un secolo e mezzo dopo, in pieno Seicento, avrebbe dato i natali anche ad un altro celebratissimo giurista, il cardinale Giovanni Battista de Luca). Si laureò a Napoli prima del 1502 e si dedicò inizialmente e per molti anni alla professione di avvocato, all'incirca tra il 1507 e il 1520, dividendosi tra Salerno, Venosa e Molfetta. La fama così acquistata fu tanta da valergli la chiamata come professore dapprima presso l'Università di Salerno (i biografi peraltro rilevano come l'arrivo allo studium di Salerno del Maranta costituisca un importante tassello del programma mecenatesco del principe di Salerno Ferrante Sanseverino, dando il via ad una stagione di aperture a nuove discipline dopo i fasti della celebre scuola medica). Dopo l'insegnamento salernitano, quello in terra di Sicilia, probabilmente a Palermo, ed infine nella capitale, con la chiamata presso l'Università di Napoli (rimangono tuttavia ancora non ben definite le date dei passaggi da uno studium all'altro). La sua produzione fu essenzialmente pratica: l'opera che gli diede maggior fama è certamente lo Speculum aureum et lumen advocatorum, redatto tra il 1520 e il 1525 ma edito solo nel 1540 - circa 5 anni dopo la sua morte - per iniziativa del figlio Pomponio, studente padovano, sollecitato a ciò, a sua volta, da un altro grande giurista come Marco Mantova Benavides. Tra le altre opere vanno segnalate Consilia seu Responsa (edito ne1591) e Singularia et iuris notabilia (edito nel 1616). Alcune di queste opere sono conservate nella biblioteca comunale di Venosa all'interno del Castello «Pirro del Balzo». Versato negli studi letterari, scrisse poesie e sonetti in italiano ed in latino, nonché un De Sommariis delle leggi feudali, canoniche e civili, di cui ci dà notizia nella sua Cronaca, Giacomo Cenna letterato e storiografo venosino (Venosa 1560- 1640). Luigi Tansillo e Roberto Maranta erano accomunati dai natali venosini di cui erano orgogliosi. Tansillo, nella supplica al Vicerè di Napoli, diretta ad ottenere che da Venosa fossero allontanati gli alloggiamento spagnoli scrive di Maranta: - Qui nacque e qui morio ai tempi nostri il Maranta, i cui libri andano il mondo sotto il favor dei privilegi vostri. Legista incorruttibile e profondo. Filosofo cattolico e sottile, e poeta umilissimo e giocondo. Tansillo di sè stesso scrisse: - Mio padre a Nola io a Venosa nacqui. L'una l'origine mi diede l'altra cuna. Il che nei versi miei talor non tacqui. Personaggi illustri ma non celebrati adeguatamente. Nell'ambito delle manifestazioni di celebrazione del V Centenario della nascita del poeta Tansillo, l'11 settembre 2010, presso il loggiato del Castello ducale «del Balzo», il Prof. Tobia Toscano, dell'Università degli Studi di Napoli Federico II - Dipartimento Filologia moderna, tenne un pubblica conferenza. Il 24 - 25 settembre 2010, a Nola, in collaborazione con l'Ateneo Federiciano di Napoli, presso la Chiesa dei SS.Apostoli si è svolto un convegno internazionale sulla figura del poeta venosino. Alla manifestazione, come raccontano le cronache,... -
Diritto & delitti nel Cinquecento. Dialoghi veritieri sul '500 Napoletano nella Venosa di Roberto Maranta. Vol. 2
Questo ulteriore lavoro del Prof. Virgilio Iandiorio, appassionato studioso di personaggi del nostro territorio, entusiasta ricercatore di nuovi filoni culturali, è una tappa significativa di ricerca con spunti del tutto originali su due grandi venosini, Roberto Maranta e Luigi Tansillo, giurista eccelso il primo, poeta fecondo ed originale il secondo. Questo secondo volume sulle vicende venosine del 500, diviso in due parti, accende i riflettori, con una angolazione innovativa sotto forma dell'intervista, sui due personaggi definiti minori della storia di Venosa ma che hanno invece lasciato una traccia indelebile nello studio e nell'applicazione del diritto e nella poetica nazionale. Un'iniziativa volta ad aprire ad un pubblico sempre piu' vasto la conoscenza di due illustri personaggi che sono stati parte integrante della storia e della cultura non solo nazionale. La Città di Venosa, famosa a livello internazionale per aver dato i natali a Quinto Orazio Flacco, grande poeta della latinità, a Gesualdo da Venosa, principe dei musici, a Giovanni Battista De Luca, grande giurista del 600. Pasquale del Giudice, nato a Venosa nel 1842, docente e preside della facoltà di Giurisprudenza all'Università di Pavia, deve annoverare Luigi Tansillo e Roberto Maranta nel «Pantheon» di coloro che sono parte integrante della sua storia e della sua cultura. Luigi Tansillo era una guardia personale del viceré Pedro di Toledo. Nato nel 1510 a Venosa (morì a Teano nel 1568), era nato da una famiglia della nobiltà di Nola. Entrato alla corte del viceré Toledo, lo seguì in molte spedizioni, dividendosi tra gli impegni militari e l'esercizio poetico. Conobbe ed ammirò Vittoria Colonna, strinse amicizia con Garcilaso de la Vega (che lo ricorda nelle sue Rime) e lesse i versi di Juan Boscàn, l'altro grande del Cinquecento spagnolo. Non ebbe grande fortuna editoriale in vita: i versi un po' lascivi del poemetto Il vendemmiatore gli costarono l' iscrizione nell'indice dei libri proibiti; ma bastarono i pochi sonetti pubblicati nelle antologie veneziane a fargli guadagnare la stima di lettori e critici contemporanei. Grazie ad un paio di raccolte manoscritte, Tansillo fu presto letto ed imitato non solo dai poeti spagnoli, ma anche in Francia e in Inghilterra. (Donato Bellasalma) -
Carlo V, l'amore e Napoli: Carlo d'Asburgo, le donne poco conosciute dell'Imperatore
Carlo V d'Asburgo fu un donnaiolo senza riserve. Ebbe figli dalla moglie e fuori dal matrimonio, relazioni dentro e lontano dal palazzo. Fu l'uomo più potente della Terra con una fanciulla in ogni stato pronto a consolarlo. Era figlio di Juana «la Loca» e di Filippo «il Bello», e pertanto dové scontrarsi con nonno Ferdinando «il Cattolico» scommettendo su chi arrivasse prima a Germaine de Foix della casa di Francia, nonna acquisita dalla cui relazione ebbe la piccola Isabel Infanta di Spagna. Da qui gli scontri con il Cattolico contro la figlia, Regina tutrice di Carlo e madre che governava anche Napoli in suo nome. Poi Carlo divenne Re e Imperatore e surclassò tutti, soprassedendo alla malattia della madre e dei parenti, dedicandoli alle amanti in carne e ossa, e quindi lasciando l'Infanta a orfana figlia di primo letto, Isabel, pur avendo un padre imperatore. La presunta relazione di Carlo con la nonna era il miglior segreto di Isabelletta custodito a Corte, frutto del viaggio galeotto fra nonnastra e nipotastro. Ma il fato volle che le braccia imperiali si aprissero alla principessa di Salerno, sposa del fedele generale Sanseverino, Isabella Villamarina. Ed ecco che oltre a Guelfi e Ghibellini, Carlo V dovette fronteggiare anche i Napoletani, che lo videro come l'amato Imperatore alla Incoronazione, dove non mancarono la bella amata partenopea e la Corte del Principato col Tasso padre del poeta. Da qui la corsa a Napoli subito dopo la conquista del litorale africano, con la spedizione del Principe a Tunisi col Conte di Sarno, quando l'Imperatore tornò dall'Africa a Napoli e gli fu fatta in suo onore una lunga processione con fra balli e fuochi, ottenendo l'ex capitale, finalmente, le capitolazioni di Napoli: lo Statuto. Ma la miglior festa proseguì a Piazza del Gesù per corteggiare la Principessa, dando vita all'amicizia e allo scontro col marito che porterà alla rivolta di Napoli e poi al perdono con il «2 Ducati» d'oro. Così finisce un amore: per tradimento politico. -
Atti di notai del Principato Ultra: Tufo, la Zita di «Grotta» e le «cerze» di S. Sofia, neve a Pietrastornina, nozze a S. Angelo e Chianche, il rettore papale di Torrioni, Buonalbergo e Apice
Questo volume della collana Il Baule sui notai della campania fra 1500 e 1800 si arricchisce del volume riguardante gli atti notarili del Principato Ultra, soprattutto ad opera del notaio Leo di Torrioni, ma anche di altri, frutto di anni di ricerca presso gli Archivi di Stato di Napoli, Avellino, Benevento. In questo volume ci si sofferma sulla zita di Grotta e le 'cerze' di s.Sofia benevenana, poi sulla fossa della neve di Pietrastornina, e su Buonalbergo. L'autore Sabato Cuttrera riferisce di come sia stato creato in alcuni paesi della Valle del Sabato l'abito proprio delle nozze, che non era bianco, ma bensì una veste, una gonnella di saia imperiale che si tramandava di madre in figlia, tanto sul Partenio, quanto fra Montefusco, Apice e S.Angelo. Un capitolo è dedicato alle chiese di Torrioni e al rettore di Pietrastornina nominato dai papi beneventani, in qualità di abate di San Marco e poi anche di S.Silvestro di S.Angelo della Scala. Altri capitoli riguardano Don Luca Morano di Torrioni, Toccanisi e S.Angelo, la famiglia Piatti, dei banchieri di Bergamo trasferiti a Napoli, commercianti di Greco di Tufo essendo i mercanti del Sabato divenuti consoli di Napoli e poi martiri del 1799, essendo stati banchieri giacobini della Repubblica Partenopea. Altri capitoli riguardano la famiglia dei Capobianco di Benevento trasferiti a Montefusco e infine l'arresto dello stesso notaio che redige gli atti all'arrivo dei Francesi di Bonaparte. -
Le dive dalla vita spezzata. 1850-1950. Almanacco inedito della canzone napoletana. Vol. 8
Le canzonettiste che popolano questo libro condividono il finale drammatico e la giovane età e la scelta si è basata fondamentalmente sull'eco che le loro morti hanno prodotto a livello di cronaca, un impatto mediatico forte e che oggi definiremo virale. Le Dive dalla vita spezzata racconta l'ultima ribalta di artiste a volte bistrattate dalla stampa, ma osannate da un pubblico numeroso che assiste al triste epilogo della loro vita finita dietro un sipario che non si alzerà più. I giornali dell'epoca battevano le notizie della loro morte soprattutto nelle pagine della cronaca nera, come per l'omicidio di Renata Carpi, di Paolina Giorgi, il suicidio di Gabriella Bessard, di Ester Bijou, di Carolina Ropolo Favi, di Emma Santini. La fatalità è stata spesso complice della loro fine, ed è il caso di Emma Carelli che muore per un incidente automobilistico dopo che era sopravvissuta ad un tentato suicidio; o di Gilda Mignonette che, beffata dal destino, muore tragicamente sulla nave, in una sorta di terra di mezzo tra Napoli e New York; o di Lina Resal che, riuscita a soddisfare le sue velleità artistiche solo in seguito alla morte del marito che la soffocava, muore crudelmente e fatalmente con l'agognato successo; o di Marianna Checcherini che muore di stenti chiudendo il cerchio di un'esistenza travagliata tra successi e insuccessi, o di Liliana Castagnola, scampata ad un tentato omicidio, che muore per mano degli stessi sonniferi che le avrebbero dovuto alleviare le dolorose emicranie e allucinazioni provocate da una pallottola mai estratta dalla sua testa; o di Gigina De Crescenzo che muore tragicamente di parto a soli 19 anni, dopo aver calcato le prime scene da primadonna; o di Eva Galliani che muore per un'operazione chirurgica sbagliata dopo esser stata perseguitata nell'intimità dalla stampa e dagli impresari; o di Amelia Rondini che dopo esser stata sfregiata da un guappo che le stronca la carriera, muore di febbre spagnola. Il terremoto e la guerra mieteranno vittime celebri come Tina Vergani, Maria Fougére, Mimì Branca, Ida Durant e Lia Flirt; anche la follia contribuisce al travaglio: le sorelle Corinna e Bianchina De Crescenzo ne sono protagoniste. Così scrive il regista Stefano Amatucci: Quando Antonio Sciotti mi ha comunicato il titolo del suo nuovo libro Le Dive dalla vita spezzata la mia mente è subito andata a quei meravigliosi films noir a cavallo tra il 1940-'50 in cui il contrasto tra luci e ombre rappresentavano metaforicamente il conflitto tra bene e male. Storie, quelle che Sciotti racconta, in cui Eros e Thanatos danzavano abbracciati a passo di tango e sparivano inghiottiti dall'oscurità in fondo ad un elegante corridoio Liberty. Storie di amori malati, quelli che egoisticamente pretendiamo quando non si può averli e che si trasformano in Meduse con mille serpiente che l'abballano 'ncapa cantando sotto le luci di un palcoscenico o di una festa di piazza o di un Cafè Chantant. L'amore talvolta è come la droga che ti butti nelle vene e di cui è impossibile fare a meno perché senza di... -
San Benedetto da Norcia patrono d'Europa
Qui viene presentata, dal Padre benedettino Giuseppe Febbo, l'attualità del messaggio del Patrono d'Europa: Ora et Labora, prega ed opera. È dalla contemplazione, da un forte rapporto di amicizia con il Signore che nasce in noi la capacità di vivere e di portare l'amore di Dio, soprattutto nelle periferie esistenziali. -
Graduale polyphonicum. Elaborazione polifonica del proprium missae gregorianum secondo la liturgia romana. Vol. 1: Tempus adventus
Un ambizioso e sistematico strumento liturgico-musicale, teso a valorizzare le antifone proprie della liturgia eucaristica. L’attenzione al tempo liturgico e la glossa teologica dell’eucologia accompagnano la comunità celebrante che, guidata dalla schola cantorum, rivive il mistero di Cristo in ascolto delle sonorità echeggianti dalla più genuina tradizione cattolica, armonizzate senza violarne lo stile, con particolare attenzione alle esigenze celebrative della liturgia conciliare. Gli autori sono notissimi negli ambienti sinfonici e polifonici delle principali cattedrali e chiese d’Italia. Con un contributo di Valentino Miserachs e prefazione di Angelo Comastri. -
10 cose da sapere per proteggersi dal maligno
Il diavolo esiste. Anche se alcuni pensano che l’azione di Satana consista solo nelle ossessioni, vessazioni e possessioni, che a volte ci possono essere e sulle quali Satana tenta di concentrare l’attenzione, c’è un’azione del demonio più ampia, che è presente in qualsiasi male che si commette quando con i peccati si fa un uso perverso della libertà. -
10 cose da sapere sulla confessione. Confessarsi è bello!
Confessarsi è bello! La confessione è un'esperienza bella perché è l'incontro con Gesù che, per mezzo del sacerdote, assicura a chi è pentito: ""I tuoi peccati ti sono perdonati. Va' in pace""""."" -
Vita e virtù di san Gabriele dell'Addolorata
Nelle pagine di questo libro viene narrata da p. Norberto la memorabile vita di s. Gabriele dell'Addolorata, dalla nascita fino alla prematura morte, con particolare attenzione agli episodi e alle virtù che hanno contribuito alla sua santificazione. -
Cuore di mamma
Attraverso omelie inedite e testi mariani, emerge un profilo bellissimo della Madonna dalla penna del Card. Angelo Comastri. -
Paolo VI. 100 preghiere
100 preghiere scelte di San Paolo VI per varie circostanze con il Credo del Popolo di Dio. Prefazione di Carlo Bresciani.