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L' Italia centrata. Ripensare la geometria dei territori
Questo libro vuol essere al contempo una ricerca e una proposta. Da un lato è qui svolta l'analisi di un territorio mediano che presenta più di un'affinità sul piano economico, paesaggistico, legislativo, urbanistico e artistico nonostante le regioni Toscana, Umbria e Marche raramente siano state oggetto di una seria comparazione. Dall'altro Enrico Rossi propone la riorganizzazione in una forma unitaria e organica di questi territori come tassello di una riorganizzazione generale del Paese, così come è già accaduto analogamente in altri stati dell'Unione Europea: ""La ricomposizione delle due 'Italie' passa da un nuovo regionalismo, un regionalismo differenziato. La costruzione della macroregione infatti, oltre che sforzo istituzionale e simbolico è anche il terreno di una sfida più ampia. La generazione di nuovi corpi intermedi dopo il vento distruttivo della recessione: l'Italia Centrata come corpo intermedio sociale e territoriale di dimensione europea"""". Prefazione di Aldo Bonomi."" -
Compagni e maestri
Maestri visti da lontano come Leone Ginzburg e la sua lezione di editore, maestri (e amici) visti da vicino come Raniero Panzieri e Sebastiano Timpanaro, un fratello maggiore come Renato Solmi, amici come Piergiorgio Bellocchio, lettore appartato e militante, un redattore in cui specchiarsi come Gianni Sofri. E poi Italo Calvino e i grandi intellettuali che hanno fatto la casa editrice Einaudi e la sua leggenda. E i tanti compagni, noti e meno noti, degli anni delle passioni politiche e delle riviste militanti. Luca Baranelli ha sempre avuto buona memoria. Negli scritti scelti dai suoi amici per festeggiarne gli ottant'anni è ricostruita, con l'aiuto di lettere e documenti, una stagione della cultura italiana che ora pare lontana e irripetibile e resta perciò un esempio da trasmettere. -
Benvenuto! Sislej Xhafa. Catalogo della mostra (Roma, 2 giugno-2 ottobre 2016). Ediz. multilingue
Il volume, pubblicato in occasione della mostra di Sislej Xhafa al MAXXI, si propone di mettere a fuoco lavoro dell'artista. In particolare offre la possibilità di attraversare il suo percorso a partire dalla fine degli anni Novanta fino alle ultime opere site specific realizzate proprio per la mostra. Una parabola che invita a riflettere su temi che stanno diventando drammaticamente sempre più attuali come la coesistenza pacifica di culture e religioni, la sopravvivenza del modello di welfare occidentale, la ridefinizione del concetto di migrante in un mondo globale. -
Who's afraid of architecture? Take one. Venezia
Nel 2014, nell'ambito della Biennale di Architettura di Venezia, Florencia Costa ha realizzato un intervento di rigenerazione su Palazzo Mora, storico edificio della città. Ha concepito una metodologia d'azione - ""Who's Afraid of Architecture"""" - e, memore dell'ultimo progetto di Le Corbusier (l'Ospedale civile di Venezia), ha realizzato una serie di residenze per artisti nel sottotetto del Palazzo e una nuova promenade espositiva. L'autrice ha operato trasformando l'esistente, smontandolo e riassemblandolo, svelando la struttura in legno, primaria e secondaria, con cui sono tipicamente strutturati i palazzi veneziani, ed eliminando quelle tracce di vita borghese che nel tempo si erano stratificate nelle aree originariamente destinate alla servitù."" -
Lettere agli editori
Le terribili lettere agli editori inviate in trent'anni dall'autore di ""Viaggio al termine della notte«Vecchio mio, per carità non aggiunga una sola sillaba al testo senza avvertirmi! In un attimo farebbe crollare il ritmo - solo io posso ritrovarlo. Potrò sembrarle uno sprovveduto ma so quello che voglio. E attenzione alla copertina!»Dalla prima spavalda lettera che accompagna il manoscritto del Viaggio al termine della notte («È pane per un intero secolo di letteratura. Il premio Goncourt 1932 su un piatto d'argento per il Fortunato editore che saprà accogliere quest'opera senza pari, momento capitale della natura umana») alle ultime, comiche e feroci, che scrive a Gallimard prima di morire, le 219 lettere qui raccolte ci mostrano un Céline arrabbiato, derelitto, incensato o dimenticato, ma sempre straordinariamente consapevole del proprio valore. Con i suoi editori è impegnato fin da subito in un corpo a corpo estenuante, ora per difendere virgole e puntini, ora per rivendicare più austerità sulle copertine («Sobri Sobri Sobri - le stravaganze a casa, sotto le coperte!»), ora per accusarli di ogni sorta di nefandezze. Per lui l'editore è l'incarnazione del parassita: il padrone che sfrutta gli operai o il ruffiano che campa sul lavoro delle prostitute. Talvolta, più raramente, è un prezioso interlocutore con cui discutere di ciò che è davvero essenziale in letteratura: la resa emotiva, il ritmo, la famosa petite musique."" -
Storiette e storiette tascabili
Brevi storielle semplici, come esempi dell'inverosimile e acuta stupidità umana. Piene della migliore comicità di Malerba. I personaggi pensano molto ma pensano solo coglionerie, e spesso coglionerie ingegnose: Agrippone che cerca di produrre maiali a sei zampe; il bambino Tonino che fa l'anarchico per raggiungere all'inferno lo zio; Cesarino che non sopporta il passato remoto ma vive bene lo stesso; e poi il dirottatore di treni, il pittore che dipinge i rumori, e così via. Ma è una comicità piena di benevolenza verso questi stupidi eccentrici e la loro superiore stupidità. -
Quattro novelle sulle apparenze
Quattro novelle filosofiche di un Celati pensoso. Nella prima un professore di ginnastica, Baratto, stanco della falsità delle parole, smette di parlare, con un mutismo solenne e buffo. I protagonisti delle altre novelle pure loro si sentono estranei ad un mondo fatto di parole cerimoniali e abitudini, il che ne fa dei dispersi che vagano nel mondo. Ma poi tutti alla fine devono constatare che c'è poco da fare: la vita è solo una trama cerimoniale per tenere insieme qualcosa d'inconsistente, a cui però apparteniamo. -
Fiabe a fumetti. Ediz. a colori
Finalista Premio Andersen 2017. Miglior libro a fumettirnFinalista Premio Scelte di Classe 2018. Categoria 3-5 annirnrnI bambini hanno bisogno di fiabe e amano i fumetti. In questo libro Rotraut Susanne Berner, vincitrice del Premio Andersen nel 2016, racconta le più belle fiabe dei fratelli Grimm con impertinente umorismo, conservandone l'incanto. Età di lettura: da 5 anni. -
Mia madre si chiama Loredana
La guardo e mi sembra qualcuno, nella stanza, che sta per congedarsi. C'è anche la sua curiosità, orizzontale, che sembra farle desiderare di restare, per guardare meglio come sono le cose, guardarle ancora, prima di andare via. Mia madre non farà tardi con noi, è nostra complice, le piacerebbe restare, ma ci sono delle cose da fare. Domani dobbiamo alzarci presto. Sorridendo, non c'è bisogno di aggiungere altro, noi capiamo che deve andare via. E anche per questo vorremmo che restasse. -
Rutulia
"Rutulia è inesauribile teatro d'opera: persone, trame, macchine, scenari riproducono l'accaduto in saecula ma stavolta emergono novità; le colgono quarantasette lampi narrativi dal 22 agosto 2013 al giugno 2016. Così lavorava Jules Michelet, evocatore d'atmosfere, e sommato all'arnese analitico, l'intuito fornisce lumi. Ad esempio, non va escluso dal quadro futuribile l'ex tre volte premier: è decadente, fuori tempo, défaillant, ma appena recuperi gli spiriti, ridiventa agonista, su scala adeguata ai tempi, non essendo ripetibile quel lungo imbroglio ipnotico. Salta agli occhi la crisi involutiva Pd, forse irreversibile: s'è perso; l'homo novus non ha l'impronta genetica, erede presumibile del monarca d'Arcore; e vanno configurandosi equazioni pentasiderali. Che cielo diverso sarebbe, in meglio, se trovasse voce politica un paese dissanguato dal malaffare in colletto bianco.""""" -
Cammino fra le ombre
«Queste pagine sono semplicemente ciò che è inevitabile dire, ciò che è impossibile tacere».rnrnrnIl progresso di un male senza cura è l'ineludibile pretesto per un confronto doloroso, serrato, a volte rabbioso, con sé stesso e con Dio. In questa dialettica prende forma un documento di alto valore letterario e al tempo stesso un testo quasi religioso, duro e necessario, dove la scrittura, scarna ed essenziale, tenta di trovare una giustificazione al dolore, acquietandosi da ultimo in una rassegnazione che non ha nulla della sconfitta. «Penso che queste pagine rappresentino il massimo che una persona possa spremere dal suo fato. Qualcosa che va addirittura oltre la felicità e l'infelicità. Anche per chi non ha avuto la fortuna di conoscerlo, le parole di Giovanni saranno un dono, un talismano, un'immagine indelebile di tutto ciò che in noi è umano, e dunque veramente necessario». (Dalla prefazione di Emanuele Trevi) -
Mi richordo anchora
"C'è un uomo nella Bassa sui settant'anni che si chiama Pietro Ghizzardi ed è un grande uomo. Ma da parecchio prima che cominciasse a dipingere e a far parte della trinità padana dei naifs, Ligabue Rovesti e lui. La pittura non c'entra per il tipo di grandezza cui mi riferisco, essendo grande perché ha sofferto grandemente, perché è stato umiliato grandemente, e nelle pagine di questo libro con qualche accento profetico domanda: 'Fino a quando continuerete a fare questo?' Io lessi le sue memorie quando erano in boccio e dissi: 'Corro subito ad abbracciarlo'. Poi non corsi ad abbracciarlo, passò del tempo, si dimentica, questa è la vita, e si onora purtroppo più facilmente un artista che un uomo. Lo incontrai dopo alla prima mostra luzzarese dei naifs, al pranzo invernale dopo la mezzanotte, diventato ormai rituale, tutti avevamo trovato il nostro posto a tavola e Ghizzardi no, ricordo ancora che se ne stava in piedi in un angolo con la paura di disturbare, sdentato, il paletò abbottonato male."""" (Cesare Zavattini)" -
Il mostro e la fanciulla. Le riscritture di Arianna e del Minotauro nel Novecento
Sin dall'antichità, artisti, studiosi e politici si sono persi nei meandri del Labirinto alla ricerca del Mostro, e di risposte, ma è grazie al Novecento che Arianna e il Minotauro hanno incontrato universale fortuna, andando a ricoprire un campo metaforico sempre più esteso. Julio Cortázar, Pablo Picasso, Marguerite Yourcenar, André Masson, Marina Cvetaeva, Richard Strauss, Salvador Espriu, Jorge Luis Borges, Nikos Kazantzakis, Michel Butor: sono solo alcuni degli autori che al tema hanno dedicato pagine, spartiti o tele in cui la struttura del mito è stata spesso radicalmente trasformata. Il mostruoso assassino è talora divenuto un'innocente vittima dei giochi del potere, oppure si è fatto simbolo dell'inconscio e delle più inquietanti ossessioni umane; la salvatrice di Teseo, per contro, ha sovente dismesso le vesti di amante abbandonata per assumere il cinico volto della scaltra sacerdotessa, e persino della «donna emancipata». Il Mostro e la sorellastra finiscono quindi per intrattenere un suggestivo dialogo, capace di interrogare anche la nostra contemporaneità, le ombre arcaiche che in essa persistono, la violenza, l'alterità, il sacro e - perché no? - l'amore. -
Tecniche di esposizione. Walter Benjamin e la riproduzione dell'opera d'arte
Da sempre lo scritto più citato di Walter Benjamin, ""L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica"""" ha avuto una storia editoriale complessa e travagliata, tra censure, continue riscritture e, infine, i ritrovamenti delle differenti stesure avvenuti nel corso degli ultimi decenni. Oggi disponiamo di un'immagine nuova, maggiormente articolata del testo, come di un vero e proprio work in progress mai conclusosi. Terreno fertile del confronto interdisciplinare tra filosofia e altri approcci - sociologici, mediologici, storico-artistici, antropologici -, nell'era della spettacolarizzazione della politica, della capillare diffusione e manipolabilità delle immagini in rete, della trasformazione radicale delle attitudini percettive, questo saggio non smette di offrire chiavi di lettura sorprendenti della contemporaneità. L'Associazione Italiana Walter Benjamin (AWB), prendendo spunto dalla nuova edizione critica del saggio uscita in Germania, ha dedicato un ciclo di seminari a questo testo tanto celebre quanto controverso. Gli studiosi intervenuti hanno guardato all'intera officina di lavoro di Benjamin, per affrontarne da prospettive diverse i nodi teorici: la caduta dell'aura, la dialettica tra valore espositivo e valore cultuale dell'opera d'arte, il ruolo della tecnica, l'enigmatica e profetica diade politicizzazione dell'arte/estetizzazione della politica. Il volume contiene la traduzione della prima stesura dell'Opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, sinora inedita in Italia, risalente al settembre 1935."" -
Arte a Firenze 1970-2015. Una città in prospettiva
Il volume ricostruisce per la prima volta le esperienze che, dagli anni Settanta a oggi (con una specifica attenzione al ventennio 1970-1990), hanno contribuito a costruire l'immagine dell'arte contemporanea a Firenze. Ripensare il passato recente in un'ottica di prospettiva futura, per indagare come l'arte sia stata prodotta e diffusa nel capoluogo toscano, e per riflettere sul rapporto tra cornice storica e aggiornamento artistico. Tre sono i percorsi tematici approfonditi, con rigore filologico, da studi inediti: Firenze e la scena internazionale, attraverso i centri fiorentini della sperimentazione (Galleria Schema, spazio autogestito Zona, Villa Romana, art/tapes/22), la realtà editoriale del Centro Di e le mostre dei libri d'artista; il rapporto tra arte, città e sfera pubblica, indagando l'attività dello Studio d'arte Il Moro, la manifestazione Umanesimo, Disumanesimo nell'arte europea 1890/1980, gli interventi urbani di Mario Mariotti, la rivista «Westuff» e il ciclo di mostre Made in Florence; infine, il vuoto istituzionale, tra l'irrisolta questione del museo di arte contemporanea e l'alternativa degli spazi espositivi attivi nell'ultimo decennio. -
Il bambino e l'operaio. Wittgenstein filosofo dell'uso
Il tema dell'uso è al centro di un dibattito di grande rilievo filosofico ed etico-politico. Individuarne la ragione non è difficile. La crisi odierna delle forme di vita spinge a comprendere come si possa fare nuovo impiego della propria esistenza. Come usare il tempo residuo tra una corvée non retribuita e una fila al Bancomat? È possibile usare le contraddizioni dell'economia di mercato contro le sue fondamenta e non come sua ennesima conferma? A tal proposito il libro lancia una sfida: per tracciare il profilo di una risposta occorre finalmente sciogliere le ambivalenze di un personaggio controverso, Ludwig Wittgenstein. Da un lato, si tratta del filosofo che nel Novecento ha riflettuto di più sull'uso di parole e regole. Dall'altro, è inutile nascondere che il pensiero di Wittgenstein ha avuto spesso un effetto di tipo conservatore. Negli ultimi cinquant'anni la sua apologia del linguaggio quotidiano ha offerto il destro a una filosofia che fa della parola ordinaria l'altare per un culto chic della vita semplice. Eppure, scavando tra le pagine di un pensatore rigorosamente anti-accademico, è possibile trovare materie prime per una antropologia che miri alla trasformazione radicale del mondo presente. Il bambino e l'operaio sono figure iniziali di un album sovversivo che Wittgenstein si limita a inaugurare: entrambe mostrano il volto conflittuale dell'uso. -
Emil Lask. Il soggetto e la forma
Celebrato dai suoi contemporanei per il contributo offerto alla ride-finizione dello statuto della filosofia di inizio Novecento, Emil Lask (1875-1915), dopo la prematura morte in guerra, cadde presto in un ingiustificato oblio, che ne oscurò l'intero percorso intellettuale. A un secolo dalla sua scomparsa, tale oblio inizia a lasciar spazio a una vera e propria riscoperta del suo pensiero: la traduzione in Francia, in Inghilterra e in Italia della sua Logik, la ripubblicazione delle opere complete in Germania, la fioritura di una serie di monografie a lui dedicate sono gli elementi più visibili di tale Renaissance, che coinvolge l'Europa ormai da un quindicennio. Nella scia di tale rinnovato interesse si colloca il presente studio che intende restituire al lettore la complessa e articolata opera di risemantizzazione cui il filosofo sottopose il concetto di soggettività nell'arco del suo itinerario di pensiero; un'opera il cui esito è tanto più fecondo quanto più maturato in seno alla tradizione neokantiana: il definitivo abbandono di qualsivoglia modello trascendentale del soggetto attraverso un radicale ripensamento del concetto di forma logica. -
Questo e altro. Giovanni Raboni dieci anni dopo (2004-2014)
Il 16 settembre 2004 moriva Giovanni Raboni, un poeta e un intellettuale che ha attraversato da protagonista la seconda metà del Novecento. Dieci anni dopo, all'Università di Verona, un gruppo di studiosi appartenenti a diverse generazioni ha voluto ripercorrere la sua esperienza, con l'intenzione che la ricorrenza non si riducesse a una celebrazione, ma offrisse l'opportunità di fare il punto sulla sua opera, dopo che questa ha cominciato a viaggiare senza più il supporto del suo autore, rinforzando così la sua autonomia, parlando da sola. A tal fine, l'esperienza culturale di Raboni è stata rivisitata nella sua articolazione plurima: la poesia, la critica, la traduzione, il teatro, perché ne uscisse un'immagine complessiva dell'autore nelle fasi successive del suo impegno, dagli anni Sessanta al nuovo secolo. Questo libro offre i risultati di quella discussione, che si è rivelata quanto mai ricca di voci e di contributi originali: una pluralità di sguardi e di letture che sembra essere la conseguenza naturale della varietà di interessi e di approcci (alla letteratura e forse anche alla vita) di una personalità sfaccettata e complessa come quella di Giovanni Raboni. -
Si racconta Giovanni Anceschi per immagini. Ediz. a colori
Nei primi anni Sessanta del Novecento è stato tra i fondatori del movimento dell'Arte cinetica e programmata. Nel Duemila ha ripreso a dedicarsi a un'arte immersiva, metamorfica e interattiva. Fra i due momenti ha sviluppato un'attività multiforme di designer, regista multimodale, saggista e organizzatore di cultura della visibilità, e per quarantaquattro anni ha insegnato nell'università discipline dell'arte e del progetto. -
Guida all'achitettura nelle Marche (1900-2015)
Questa ""Guida all'architettura nelle Marche"""" traccia un itinerario che tocca gli edifici più signiticativi costruiti nella regione dai primi del Novecento al 2015. In un territorio di frontiera sensibile a tutti i cambiamenti, e quindi da sempre rappresentativo delle trasformazioni nazionali, convivono infatti architetture esemplari delle diverse fasi storiche: dai villini Liberty alle case del Fascio, dalle strutture pubbliche del dopoguerra a quelle industriali, espressione della fioritura del ricco tessuto locale di piccole e medie imprese, fino alle riscoperte storicistiche o vernacolari degli ultimi anni. Le schede dedicate agli edifici sono organizzate secondo dieci percorsi che non seguono i confini amministrativi, bensì propongono raggruppamenti territoriali che ben rispecchiano il carattere dell'unica regione italiana plurale già nel nome. Il libro contiene inoltre un esaustivo saggio storico introduttivo in cui l'autore confronta le vicende dell'architettura novecentesca marchigiana con il panorama culturale e artistico italiano. Protagonisti della levatura di Cesare Bazzani, Adalberto Libera, Mario Ridolfi, Carlo Aymonino, Leonardo Ricci, Giancarlo De Carlo, Luigi Pellegrin, Cristiano Toraldo di Francia, Mario Cucinella, Guido Canali solo per citarne alcuni -, pur provenienti da altri contesti culturali, hanno infatti lavorato intensamente nelle Marche.""