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Introduzione a «Minima moralia» di Theodor W. Adorno
"Leggere le cinquanta pagine introduttive è chiedersi come un giovane da poco uscito d'università abbia potuto scrivere pagine di tanta assoluta intelligenza e lucidità storica; e come simile risultato si sia dato in una situazione politica e intellettuale di chiusura, di dimissione e irrigidimento"""": così nel 1977 Franco Fortini ebbe a scrivere dell'Introduzione di Renato Solmi a """"Minima moralia"""", il capolavoro di Adorno pubblicato da Einaudi nel 1954 e tradotto dallo stesso Solmi. Operazione originalissima, l'Introduzione è tale alla lettera ma nel senso più ampio e inclusivo: in largo anticipo rispetto ad altre culture, non solo colloca il pensiero adorniano all'interno del dibattito novecentesco, ma ne discute categorie e movenze filosofiche specifiche (nel solco di """"Dialettica dell'illuminismo"""") mettendole alla prova nella concreta cornice storica del tempo: saggio vero e proprio, quindi, che per questa ragione oggi si può leggere cogliendo l'autonomia e lo stile intellettuale con cui l'allievo seppe trattare il maestro, insieme delineando un lessico della """"modernizzazione"""" che continua a proporci domande e rammentarci speranze, illusioni e inadempienze del nostro passato e del nostro presente." -
Caricature architettoniche. Satira e critica del progetto moderno
Dalla metà dell'Ottocento a oggi la grafica satirica ha prodotto una quantità sterminata di caricature, vignette, illustrazioni umoristiche e cartoons animati che mostrano il profondo impatto dell'architettura sulla società contemporanea. Le grandi trasformazioni urbanistiche (dalla Parigi del barone Haussmann ai grattacieli di Manhattan), le grandi architetture pubbliche (dal Crystal Palace del primo Expo al Museo Guggenheim di Bilbao), la rivoluzione dei modelli abitativi e la personalità degli architetti (da Le Corbusier a Renzo Piano) hanno infatti stimolato la matita di numerosi artisti, capaci di sintetizzare in poche linee i caratteri più rappresentativi di questi fenomeni. Tra questi troviamo Honoré Daumier, George Crulkshank, Thomas Theodor Heine, William Heath Robinson, Louis Hellman, Alan Dunn, Mino Maccari, Leo Longanesi, Saul Steinberg, George Molnar e tanti altri. Basandosi su una lunga ricerca archivistica e bibliografica condotta in diversi paesi, il volume mette insieme questo materiale iconografico nel tentativo di comporre una storia dell'architettura ""alternativa"""". Infatti, se con la diffusione dei mass media gli architetti sono stati in grado di sfruttare le logiche della comunicazione pubblicitaria creando manifesti, riviste e slogan adatti a promuovere le proprie tesi, il mondo della grafica satirica offre una prospettiva diversa, spesso antitetica, parodiando così la propaganda ufficiale."" -
Traduzioni estreme
Le traduzioni di testi con forti vincoli formali, come i giochi di parole, gli anagrammi, gli acrostici, sono estreme, come estremi sono lo sci alpinismo o il parapendio. Questi sport richiedono una preparazione accurata e, nello stesso tempo, una buona dose di coraggio e creatività. Il libro intende essere in primo luogo un osservatorio di traduzioni estreme: dai romanzi lipogrammatici di Perec e Dunn, alla poesia in anagrammi di Pereira, dai testi bidirezionali di Boccaccio, Boiardo, Hofstadter, all'acrostico alfabetico del Salmo 119, alle poesie per l'infanzia di Rodari e McGough. Oltre alla descrizione delle metamorfosi traduttive, il libro riflette sulle intenzioni che hanno guidato i traduttori. L'obiettivo non è di segnalare, con l'indice puntato, che cosa sia andato perso nella traduzione né quale vincolo il traduttore abbia colpevolmente trascurato, ma di comprendere che cosa è avvenuto nel movimento. Un modo per riflettere su questioni rilevanti della traduttologia, ma anche dell'ontologia del testo letterario e della sua natura olistica. Una lettura aperta, critica, non pregiudicata di un'esperienza di traduzione, e una riflessione su quell'esperienza che possa sensatamente portare a qualche considerazione più generale sull'attività linguisticamente complessa, culturalmente problematica, eticamente impegnativa, ma sempre necessaria del tradurre. -
Il corpo e l'opera. Volontà di godimento e sublimazione
Di che cosa abbiamo paura? Del nostro corpo, rispondeva Lacan. E non perché il nostro corpo abbia dei bisogni fisiologici - come la fame, la sete, il sonno -, richieda continue cure per mantenersi sano o ci dia sofferenza e preoccupazione perché si ammala. Il nostro corpo ci fa paura perché è estraneo. Un corpo estraneo. Perché è animato da una esigenza in cui non ci riconosciamo, che non riusciamo a ricondurre alle buone ragioni del senso, che supera la nostra capacità di controllo, ci trascende e ci fa male. Questa esigenza è la causa della nostra angoscia. Freud l'ha chiamata pulsione, Lacan godimento. L'autore opera qui una revisione psicoanalitica di questa volontà estranea che è alla base della nostra paura. Come affrontare questa paura è l'altra questione trattata nel libro, dove si riesamina il concetto cruciale, ma finora poco elaborato nella psicoanalisi, di sublimazione, indicandolo come un possibile perno di una ""nuova alleanza"""" con questa strana volontà che abita il nostro corpo. La sublimazione, completamente ripensata a partire dall'insegnamento di Lacan, viene proposta come un modo vivibile di dire di sì alla pulsione/godimento senza esserne sottomessi, senza pagare con la propria carne, ma con il corpo dell'opera. Presentazione di Antonio di Ciaccia."" -
Progettare per il futuro della città. Un laboratorio per Chieti
I lavori che qui si presentano, prodotti dal laboratorio urbano dedicato a Chieti, prefigurano un concreto modello di futuro urbanistico, pensato sì per Chieti, ma stimolante per qualsiasi media città italiana. È una combinazione bilanciata di quattro profili di sviluppo locale, espressi da quattro ""città nella città"""", ciascuna dotata di una propria qualità identitaria e di nuove potenzialità: la Città Alta che si propone come nuova capitale culturale adriatica, grazie anche alla valorizzazione della sua dote archeologica; la Città della Piana, un'area industriale che si reintegra alla residenza, affrancandosi dalla propria condizione di periferia territoriale; la Città dei Vestini che compendia in sé le centralità pubbliche a scala metropolitana, completate dal nuovo villaggio residenziale; e infine l'Agrocittà dell'Alento, collegata alla proposta di un'Officina del gusto, che traduce in realtà produttiva la vocazione locale di spazio rurale d'eccellenza, materializzandola in una nuova forma dell'urbano, intermedia tra città consolidata e campagna."" -
Roma e l'Appia. Rovine utopia progetto
L'area storico-naturalistica dell'Appia Antica, su cui si dibatte da quasi due secoli, costituisce una sfida importante per il rilancio della città di Roma. L'Appia in quanto meta cult del Grand Tour non rappresenta solo Roma, ma è emblema di quella identità europea intesa come costruzione di una koinè intellettuale che porta a sintesi i valori universali e condivisi dell'Europa, la cui portata simbolica di unione sembra essere attualmente a rischio. Sono tre i principi che hanno guidato questo lavoro. Una visione relazionale: il Parco non può essere pensato come un bene indipendente e separato dalla città. Un'impostazione multifunzionale: il Parco non può essere considerato un parco a tema, archeologico o naturalistico che sia. La ferma convinzione dell'importanza di un progetto di risignificazione del patrimonio: non c'è conservazione senza trasformazione. -
I Campi Flegrei. L'architettura per i paesaggi archeologici-The Phlegrean fields. Architecture for archaeological landscape
Nei Campi Flegrei il mito vitale di paesaggi archeologici da conservare e valorizzare si scontra con diffusi processi di marginalizzazione e omologazione, abbandoni e interruzioni. La reinvenzione di nuovi sistemi relazionali è il primo obiettivo di una sperimentazione sulle forme di un progetto contemporaneo che ha sofferto negli ultimi anni di una eccessiva divaricazione tra i temi della conservazione dell'antico e quelli della produzione architettonica ex novo. In questo contesto geografico, in cui il paesaggio si intreccia con la discontinuità dei frammenti archeologici e delle trame urbane, la riconnessione del patrimonio naturale, paesaggistico, archeologico, culturale e termale riformula il ruolo dell'archeologia quale elemento di infrastruttura del territorio, in grado di tenere insieme strati e siti oggi diversamente configurati. Su questa base si è sviluppata un'indagine critica su materiali che hanno acquisito senso dentro paesaggi eterogenei: Cuma, Pozzuoli e poi, dentro Pozzuoli, il Rione Terra e con esso il suo complicato entroterra urbano. -
I libri del pipistrello bianco. Ricostruzione linguistica, filologica e culturale di un manoscritto rituale Naxi
"Ancora qualche anno ed i manoscritti Na-khi diventeranno indecifrabili"""". Così scriveva, nel 1952, il botanico J. F. Rock, che visse per quasi un quarto di secolo tra i Naxi, in Cina. La ricchissima tradizione culturale di questa etnia, che popolava e popola le ultime propaggini dell'altopiano himalayano, stava infatti già allora attraversando un delicato momento storico, che metteva in discussione la trasmissione della sua eredità. Tuttavia, in questo libro Cristiana Turini può oggi offrirci lo studio con testo originale in caratteri pittografici e versione italiana commentata di un importante manoscritto rituale, utilizzato durante la """"Cerimonia di Purificazione"""". Nel corso della realizzazione di questa ricerca, inoltre, l'autrice ha potuto restituire ai Naxi un tassello della loro identità tradizionale, riportando il manoscritto dell'opera qui presentata - originariamente donato da Rock al Museo Pigorini di Roma - nel contesto culturale d'origine e lì realizzandone l'interpretazione, con la preziosa, imprescindibile collaborazione di quella che è stata definita l'ultima generazione di grandi operatori del sacro. Questo libro vuole anche essere uno strumento per leggere l'attuale, difficile confronto dei Naxi con la modernità, un confronto che, se evidenzia la fragilità della loro cultura, non può non dimostrarne anche la forza, testimoniata dalla tenace conservazione, seppur esclusivamente a fini religiosi, dell'unica forma di scrittura pittografica ancora in uso al mondo." -
MAXXI architettura. Catalogo delle collezioni
A cinque anni dall'apertura del Museo nazionale delle arti del XXI secolo e a quasi quindici anni dall'avvio delle sue collezioni da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il MAXXI Architettura vuole restituire la natura e il senso di quanto fatto nel tempo attraverso questo catalogo. Il volume documenta tutti gli autori e le opere in collezione, frutto di concorsi, committenze e altri progetti culturali prodotti dal MAXXI Architettura dal 2001 al 2015. È al tempo stesso un agile strumento di riferimento per studiosi e ricercatori, ma anche una sintesi densa e significativa della produzione architettonica contemporanea per il pubblico del Museo di Architettura. La natura eterogenea dei documenti d'archivio, delle opere, dei progetti raccolti in questi anni è lo specchio fedele di un'attività su più fronti - dalla conservazione all'esposizione, dalla ricerca alla comunicazione, dalla produzione alla documentazione - condotta con un unico fine: realizzare il primo museo italiano di architettura. -
Gli eremiti del deserto
Questo libro racconta le vite, in parte leggendarie, di eremiti e santi anacoreti vissuti tra II in e il IV secolo d.C, nei deserti di Egitto, Palestina e Siria. Stavano in grotte o piccole capanne di foglie di palma, ma soprattutto fra le rovine dei templi pagani; bastava una polla d'acqua, una pianta di datteri, o un po' di pane, di erba o di lenticchie. In media vivevano fino a 100 anni (Antonio fino a 105, Paolo a 113). E lì arrivavano le tentazioni demoniache, che erano fantasiose apparizioni, inconsistenti: applausi, vagiti, fracasso di carri su un acciottolato, oro, voci di femmine, animali, suoni di cornamusa, che dovevano distrarre il monaco, come un teatrino allucinatorio o una sorta di TV demoniaca, piena delle sciocchezze del mondo. Simeone, per non avere disturbi, stava in cima a una colonna di 18 metri, e da lì guariva paralitici e storpi. Altri stavano in una tomba, in una gabbia, in una cassa, oppure esposti alle intemperie, in una sorta di gara ginnica di resistenza. Furono storie molto diffuse in Oriente e Occidente, ancora leggibili con stupore (e forse una piccola dose d'invidia). -
Il giovane Dilthey. La genesi della critica storica della ragione
Questo volume ricostruisce le fasi iniziali dell'itinerario intellettuale di Wilhelm Dilthey (1833-1911). Emerge in primo luogo la continuità d'ispirazione e di metodo tra i primi interessi teologici, letterari ed artistici e gli scritti culminati nel monumentale ""Leben Schleiermachers"""", il capolavoro che conclude la fase del pensiero giovanile diltheyano. In secondo luogo compaiono le radici del programma d'indagine del mondo umano e della realtà politica e sociale, svolto nelle opere della maturità e base per la fondazione delle scienze dello spirito. I principali nodi teorici qui esplorati alla luce di una vasta messe di fonti spesso inedite, tratte dall'epistolario, dai diari giovanili, dalla pubblicistica del tempo, che illuminano le esperienze formative del giovane Dilthey sono: la scoperta della coscienza storica, la storicizzazione della teologia, l'elaborazione di una Geistesgeschichte metodicamente connotata che anticipa l'idea di una critica """"storica"""" della ragione, il conferimento, infine, all'ermeneutica del ruolo di disciplina scientifica autonoma. Le testimonianze documentarie s'intrecciano con quelle delle personalità che nella seconda metà dell'Ottocento s'imponevano sulla scena delle grandi università di Heidelberg e di Berlino nel campo degli studi teologici, storici e filosofici, caratterizzando l'avvincente milieu della ricca vita culturale tedesca della quale il futuro autore della """"Einleitung in die Geisteswissenschaften"""" diverrà la figura dominante."" -
Studi su Max Weber (1980-2002)
Le questioni affrontate nei saggi raccolti in questo volume definiscono il vasto raggio degli interessi teorici di Max Weber e la fitta rete di influenze e rapporti della sua opera con quella di eminenti filosofi quali Rickert, Scheler, Lukács, Heidegger, Gadamer e Ricoeur. Il fulcro comune alle tematiche trattate può considerarsi il processo di razionalizzazione quale caratteristica identitaria, secondo Weber, della cultura occidentale e forza motrice della modernità. Esso trova il suo radicamento nell'antichità, ovvero nel passaggio dalla religiosità magica alla religiosità etica con cui si è avviato il processo di disincanto del mondo. Al tramonto di qualsiasi forma di assolutizzazione e alla parallela relativizzazione della razionalità si riallaccia uno dei primi temi weberiani discussi nel volume: il politeismo dei valori. Accanto ad esso emergono la teoria dei tipi ideali e la riforma dell'ermeneutica. La costruzione idealtipica, centro nevralgico della metodologia di Weber, è la via da lui tentata di contemperare in un'ardua sintesi intuizione e logica, interpretazione e spiegazione causale. L'attribuzione di una base ermeneutica al metodo della ricerca sociale significa inoltre sottrarre il processo di comprensione e il ""Verstehen"""" al loro ancoraggio, di ispirazione diltheyana, """"nell'immedesimazione simpatetica dell'esperienza vissuta"""" rendendoli strumento di procedimenti conoscitivi non più basati su soggettivismo e individualismo."" -
L' architettura necessaria di Laura Gallucci
"Ho scoperto presto che spesso l'opacità era nei miei occhi tanto più quando cercavo di usare categorie """"neutre"""" e cosiddette oggettive nell'interpretare la società, oppure quando cercavo di annullare gli scarti negandoli o liquidandoli con semplicistiche soluzioni. Ho cercato allora, grazie alla mia militanza nel movimento delle donne, di individuare un punto di vista non più neutro ma legato alla mia """"differenza sessuale"""", che arricchisse la capacità di percezione e la creatività nel progettare"""". Gli scritti di Laura Gallucci e i suoi ironici disegni """"quotidiani"""" - fanno da filo conduttore al ritratto che di lei architetta tracciano le due autrici. La tendenza a incanalare verso il """"necessario"""" l'energia creativa e dare così maggiore risalto alle soluzioni suggerite dalla fantasia emerge chiaramente dalle opere illustrate nel volume." -
Utopia e teoria. Dalle neoavanguardie alla contemporaneità
Ripercorrendo la fiducia utopica nella tecnologia interpretata come motore di sviluppo della società, fino ai fotomontaggi delle sperimentazioni radicali fiorentine, questo volume propone le testimonianze di alcuni dei principali protagonisti della stagione della cosiddetta ""architettura disegnata"""" sviluppatasi fra gli anni '60 e 70, con continui confronti e riferimenti alla realtà attuale. Bruno Orlandoni, Cristiano Toraldo di Francia e Lapo Binazzi cercano quindi di fare il punto sulle analogie e sulle differenze tra la contemporaneità e quel preciso momento storico. Nel testo, una serie di contributi di carattere architettonico, storico e sociologico, esplorano le utopie, le antiutopie e le teorie della più recente architettura. Acquista così un nuovo significato retrospettivo il revival attuale del disegno architettonico vale a dire, per usare le parole di Giulio Carlo Argan, """"una serie di esercizi ginnastici dell'Immaginazione""""."" -
Che cos'è la filosofia?
Alla domanda ""che cos'è la filosofia"""" - una questione che si pone tardi e di cui si può parlare solo fra amici - Agamben, in questo libro che è in qualche modo una summa del suo pensiero, non risponde direttamente, ma attraverso cinque saggi, ciascuno dei quali presenta una sorta di emblema: la Voce, il Dicibile, l'Esigenza, il Proemio, la Musa. In ognuno dei testi, secondo un gesto che definisce il metodo di Agamben, l'indagine archeologica e quella teorica si intrecciano strettamente: alla paziente ricostruzione del modo in cui è stato inventato il concetto di lingua, fa riscontro il tentativo di restituire il pensiero al suo luogo nella voce; a una inedita interpretazione dell'idea platonica, corrisponde una lucida situazione del rapporto fra filosofia e scienza e della crisi decisiva che entrambe stanno attraversando nel nostro tempo. E, alla fine, la scrittura filosofica - un problema sul quale Agamben non ha mai cessato di riflettere - assume la forma di un proemio a un'opera che deve restare non scritta."" -
Una nuova interpretazione della filosofia politica di Platone
Presentiamo la traduzione di ""On a New Interpretation of Plato's Political Philosophy"""" (1946), di Leo Strauss. Sotto le spoglie di una lunga e polemica recensione al volume di John Wild, """"Plato's Theory of Man"""", Strauss espone le tesi principali della sua interpretazione di Platone, un impianto ermeneutico che troverà ampia espressione successivamente, negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, nei commentari che egli dedicherà a singoli dialoghi platonici come """"la Repubblica"""", """"le Leggi"""" e """"il Simposio."""" Secondo Strauss, la filosofia di Platone coincide con un radicale scetticismo zetetico, che trova nella rappresentazione dialogica la forma espressiva più adeguata. Il Platone che Strauss ci consegna risulta tutt'altro che rassicurante, poiché ha la forza di interrogare direttamente le nostre autorappresentazioni morali e politiche, di mettere in discussione la perfetta autoreferenzialità della """"democrazia moderna"""" - quando intesa come il migliore degli ordini possibili -, nonché di porre sotto accusa tanto il relativismo quanto il normativismo quali inadeguati posizionamenti della filosofia rispetto alla politica."" -
Ridere rende liberi. Comici nei campi nazisti
Il libro nasce da una ricerca condotta sulle sorti di alcuni comici ai quali si deve, negli anni Trenta, la grandezza leggendaria del cabaret e dello spettacolo leggero mitteleuropeo, in particolare di quello berlinese. In gran parte ebrei, come ebreo era il colore del loro umorismo, la sorte di questi artisti è segnata inesorabilmente dall'avvento di Hitler al potere. Espulsi dai set e dai palcoscenici sui quali avevano primeggiato, le loro performance si replicano in situazioni sempre più dure: i ghetti, la deportazione, lo sterminio. Sono ""stelle di prima grandezza che di grande non hanno più che la stella gialla, cucita ben in evidenza sul loro petto"""". Il loro personale percorso diventa l'occasione per interrogarsi sui poteri e sulla forza d'urto del riso, per riflettere sul senso del comico nel cuore del dolore quando, a complicarne le dinamiche, interviene la relazione che sussiste fra il carnefice e la vittima e sono gli aguzzini a contendere ai perseguitati """"l'ultima risata""""."" -
Sette ragionamenti di architettura
Razionalità e creatività, cultura architettonica, tradizione, contesto, programma, regole e linguaggio: sono espressioni ricorrenti in architettura e rappresentano le necessità proprie del progetto architettonico, i suoi inseparabili termini di confronto, temi, fra i tanti, sui quali si è ripetutamente posato il dibattito in ogni tempo della storia. Parole affatto nuove, parole 'anziane' del dibattito, termini consolidati e, in certa misura, archetipici, che definiscono questioni che da sempre accompagnano la materia, ancorché surclassate oggi da problematiche apparentemente più urgenti quali paesaggio, ecologia, sostenibilità economica e sociale, durevolezza e resilienza. Il volume intende recuperare questi termini e questioni, per ragionarci su, attualizzare contenuti e interpretazioni, legare i concetti l'uno all'altro, fino a riconoscervi i momenti della costruzione di un personale pensiero progettuale, quello dell'autrice, fatta salva l'intenzione di considerare ancora, ogni ragionamento, un inizio del cercare. -
Fuori registro
"Fuori registro"""" è un album punk composto in forma di libro. Contiene dodici tracce di breve durata e un prologo che introduce le ritmiche veloci, le sonorità dure, le voci interiori che, sfuggendo ogni riferimento tonale preciso, raccontano spazi e paesaggi che ci trattengono, nonostante tutto. La teoria che cresce tra queste tracce scruta violentemente, utopica o realista, disingannata o visionaria, l'altra città: quella senza sbagli. Poi le cose improvvisamente hanno preso un'altra piega. Come spesso accade con questo genere di cose: dapprima un po' alla volta, poi tutto in un colpo. La questione di fondo inizialmente sembrava ruotare intorno al registro dello spazio, e mentre le parole cercavano di definire con precisione una linea di demarcazione tra l'architettura e il rumore di fondo, le immagini perdevano inesorabilmente i propri contorni. La profondità di campo schiacciata su un unico piano trasformava ogni cosa in quel rumore di fondo, il suono e lo spazio cadenzato nel traffico delle otto del mattino, suburbia distesa in fondo alla statale come nelle fotografie di Alessandro Calabrese, la città morta nelle luci spente di vicolo del Vento, ogni cosa dentro l'altra e più le teorie si sforzavano di rimettere insieme le distanze e più appariva evidente che, inesorabilmente, le parole e lo spazio fossero qui per evocare una dimensione altra, come se gli oggetti fossero rimasti parzialmente intrappolati fuori dalle inquadrature..." -
Le forme sociali
Le forze sociali continuamente si compongono, scompongono e ricompongono in forme che definiscono il modo in cui il sociale organizza il sistema delle proprie relazioni. Ogni forma è, dunque, solo una delle possibilità sociali di interazione, sempre mutevole e sempre mutabile. Il CeRC - Centre for Governmentality and Disability Studies ""Robert Castel"""" e il GRiOS - Centro studi sull'Ontologia Sociale hanno promosso un confronto fra le prospettive antropologiche, filosofiche e sociologiche per esplorare alcuni usi e declinazioni della nozione di """"forma sociale"""", ragionare sugli strumenti della sua indagine e analizzare parte dei codici culturali che strutturano l'esperienza quotidiana dell'ordine sociale delle formazioni, delle deformazioni e dell'informe.""