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I moralisti. Nuova ediz.
Anthony Ashley Cooper, terzo conte di Shaftesbury (1670-1713) fu un maître à penser fra i più influenti del XVIII secolo. Le sue Characteristics of Men, Manners, Opinions, Times -, apparse in tre volumi a Londra nel 1711, conobbero una decina di edizioni e ristampe già alla fine del Settecento. Letto e studiato dai maggiori pensatori del tempo, Shaftesbury fu elogiato da Hume e deriso da Voltaire, attaccato da Mandeville e difeso da Hutcheson, tradotto in Francia da Diderot e celebrato in Germania da Herder e Leibniz. Le sue opere divennero testi di riferimento nei più diversi ambiti d'indagine.. È però nei Moralisti che si trovano definiti e portati a matura riflessione tutti i temi della filosofia shaftesburiana, in primo luogo l'estetica. Suo è anzi il merito d'aver inserito l'estetica tra le discipline propriamente filosofiche, assicurando una riflessione autonoma al bello, posta ormai sullo stesso piano d'altri temi speculativi ""maggiori"""".. Usciti in forma definitiva nel 1709, i Moralisti richiamarono all'attenzione dei contemporanei quelli che sarebbero poi divenuti i principali temi dell'estetica moderna: gusto, genio, gerarchia delle forme, sublime, disinteresse, non-so-che, insieme all'analisi delle facoltà che intervengono nel giudizio estetico, del rapporto fra arte e natura, fra etica ed estetica tutte nozioni codificate da Shaftesbury e da lui ritrasmesse al pensiero europeo.. La presente edizione italiana, nell'elegante versione di Angela Taraborrelli che restituisce la cifra stilistica notevolissima dell'originale, si giova della sapiente cura di Andrea Gatti, che la correda di esaustivi apparati esegetici, critici e bibliografici."" -
Anatomia del Barocco. Nuova ediz.
Vengono raccolti in questo volume due saggi convergenti di Guido Morpurgo-Tagliabue (1907-1997). Il primo (""Aristotelismo e Barocco"""") è la riedizione di uno studio pubblicato negli anni '50 che costituisce una pietra miliare dell'interpretazione novecentesca del Barocco. In esso - libero dai pregiudizi illuministici, romantici, ed infine crociani, che hanno caratterizzato in passato la valutazione del Barocco - il Barocco, attraverso una lettura sistematica dei testi d'epoca, viene rivalutato in positivo quale tentativo d'originale risposta alla crisi dell'Umanesimo e del Rinascimento. La """"mentalità barocca"""" viene così ricostruita scientificamente come in laboratorio, e osservata nei suoi concetti portanti (il concettismo, l'edonismo pedagogico, l'acutezza, ecc.), nelle sue tipiche realizzazioni (le forme d'arte e d'intrattenimento, il costume, i rapporti sociali, ecc.), nelle sue principali zone d'irradiazione (Italia, Spagna, Francia, Inghilterra). La riproposizione di questo studio fondamentale - oggi introvabile e che anche in passato ebbe circolazione limitata agli specialisti - è arricchita da un saggio attuale estremamente polemico (""""Il Barocco e noi: Perché non siamo e come siamo barocchi""""), nel quale l'autore, intervenendo nella voga odierna di considerare l'epoca contemporanea come un'età neobarocca, e prendendo le distanze da essa, sviluppa una critica lucida e succosissima delle manifestazioni emergenti nella contemporaneità. La presente introduzione all'universo della cultura barocca accompagna la pubblicazione, in questa stessa collana, della prima edizione italiana dell'opera che costituisce una delle massime espressioni del Barocco: """"L'Acutezza e l'Arte dell'Ingegno"""" di Baltasar Gracián."" -
Fiat lux. Una filosofia del sublime. Nuova ediz.
Konrad Fiedler (1841-95) è il primo studioso che si pone in senso specialistico come teorico dell'arte figurativa. L'intento che domina ogni suo scritto è infatti quello di sviluppare un'analisi rigorosa dell'arte autonoma da ogni altro sapere affine, anche dall'estetica e dalla storia dell'arte. Per questo il suo contributo, prima ancora di arrivare agli studiosi, conquistò l'attenzione degli artisti, presso i quali si diffuse con rapidità e in profondità, divenendo uno dei maggiori ispiratori delle poetiche artistiche di primo Novecento. Del resto la riflessione di Fiedler fu strettamente legata al lavoro degli artisti, sia avvalendosi dell'osservazione ravvicinata del loro operare (un'amicizia fortissima lo legò al pittore Hans von Marées e allo scultore Adolf von Hildebrand, e strettissima fu la vicinanza a molti altri artisti), sia nell'ambizioso obiettivo di una riflessione sull'arte che avesse come scopo principale la risoluzione di problemi legati alla loro esperienza. La presente edizione raccoglie tre saggi particolarmente significativi del pensiero fiedleriano: Sulla valutazione delle opere d'arte figurativa (1876), il suo saggio d'esordio, e Sull'origine dell'attività artistica (1887), il saggio più noto e più importante, presentati in una nuova traduzione integrale; nonché Tre frammenti su realtà e arte, uno scritto incompleto che fu probabilmente il suo ultimo lavoro, per la prima volta tradotto in italiano. Toccano tutti in modo illuminante problemi essenziali della riflessione estetica: il giudizio, la creazione artistica, la relazione tra occhio e mano, e il rapporto tra arte figurativa, linguaggio, pensiero e realtà. I testi, finemente curati da Andrea Pinotti e Fabrizio Scrivano, sono corredati da un'accurata rassegna critica e bibliografica che illustra la penetrazione del pensiero di Fiedler nella cultura artistica e filosofica; e una particolare attenzione è dedicata alla sua ricezione italiana. Affiancandosi a Il problema della Forma nell'arte figurativa di Hildebrand, con gli Scritti di Fiedler sono ora presentati in questa collana i testi fondamentali dei teorici della ""pura visibilità""""."" -
Scritti sull'arte figurativa. Nuova ediz.
Elaborata dalla retorica classica, in quel trattato Peri hypsous di Longino che segna la più stretta convergenza tra l'estetica antica e l'estetica moderna, l'idea del sublime attinge la sua piena legittimazione filosofica nel secolo XVIII, quando Burke e Kant dimostrano, per diversa via, la fecondità di una nozione che, mentre si contrappone alla visione serenatrice di un bello classicamente atteggiato, lascia emergere quelle inquietudini della soggettività che contribuiscono alla genesi dell'estetica romantica e che, attraverso il decadentismo, giungono fino ai dibattiti tardonovecenteschi della cosiddetta cultura postmoderna.. Pubblicato in Francia nel 1993, il libro di Baldine Saint Girons è riuscito nell'impresa, ardua e ambiziosa, di procurare una presentazione sistematica di una categoria resistente a ogni sistemazione definitiva. Traendo il titolo da quel Fiat lux biblico in cui Longino aveva additato una grandiosa e concentrata conflagrazione del pensiero e della parola, la ricerca dell'Autrice indaga i molteplici effetti del sublime in quanto esperienza di una folgorazione che provoca una perdita del controllo razionale dell'io sul mondo. Le conseguenze di questa perdita sono descritte nelle due ampie sezioni del volume, che declinano tutto il lessico del sublime (la grandezza, la bruttezza, l'oscurità, la semplicità, l'entusiasmo, il potere, la passione, la virtù) entro la tipologia dei rischî cui il sublime, sul piano teorico e sul piano pratico, espone il soggetto smarrito.. Insignito nel 2002 del ""Premio Guido Morpurgo-Tagliabue"""" dalla Società Italiana d'Estetica, il volume di Baldine Saint Girons, spaziando dalla letteratura alla storia dell'arte, dalla religione al pensiero politico, dalla musica alla psicanalisi, costituisce la più completa indagine disponibile sulla filosofia del sublime, e viene ora a trovare la sua sede naturale nella collana che, da Longino a Demetrio, da Dennis a Burke a Vischer, ha già fatto conoscere al pubblico italiano i grandi classici antichi e moderni del sublime. La presente edizione italiana, condotta secondo criteri rigorosi, si avvale della consulenza scientifica di Giovanni Lombardo."" -
Metafisica del bello
Contestualmente al completamento della nuova edizione critica (Meiner, 2018-2022) dei testi delle lezioni tenute da Schopenhauer all'Università di Berlino nel 1820, viene qui per la prima volta tradotta in italiano la parte dedicata alla metafisica del bello. Per Schopenhauer, infatti, il discorso sul bello non può essere un ambito regionale, ma è anzi un momento centrale della riflessione filosofica in quanto tale. Pur riprendendo perlopiù la trattazione del terzo libro della sua opera principale, Il mondo come volontà e rappresentazione, che all'epoca era uscito da un anno, le lezioni, oltre che detenere un profilo di autonomia stilistica dettato dalla destinazione didattica e orale, sono un significativo luogo di elaborazione filosofica. Rispetto alla lunga vicenda del Mondo, che conosce due successive edizioni pubblicate dall'autore (nel 1844 e nel 1859) e dunque notevoli integrazioni, l'estetica delle lezioni costituisce una sorta di cantiere; anche in virtù della finalità per cui era stato pensato, si tratta nondimeno di un testo che, arricchito da molti esempi e lunghi excursus, può essere letto nella sua autonomia come una via d'accesso alla filosofia di Schopenhauer. -
Il problema della forma nell'arte figurativa. Nuova ediz.
La forma è stata una delle grandi ossessioni del XX secolo e questo saggio, pubblicato nel 1893 dallo scultore Adolf von Hildebrand (1847-1921), può essere considerato una delle più importanti teorizzazioni della riflessione contemporanea su di essa. Non solo perché ""Il problema della Forma"""" ebbe una diffusione capillare e una influenza decisiva nel mondo delle arti, proprio in un momento cruciale e rivoluzionario, ma anche perché focalizzò due aspetti decisivi per la comunicazione artistica del Novecento: il carattere performativo delle arti e la capacità dei linguaggi artistici di rendere espliciti i propri processi di produzione. La grande rilevanza della teoria dell'arte qui elaborata sta nel fatto che il fare artistico viene inquadrato in una teoria generale dell'esperienza per la quale le percezioni non sono dati ma prodotti. La forma, quale fine dell'attività artistica, diventa allora uno strumento di raffigurazione delle naturali capacità di rappresentazione e in particolare della rappresentazione spaziale. Forma, spazio e apparenza, così, costituiscono il fulcro di una serrata riflessione sull'esperienza artistica. Un altro importante motivo per cui """"Il problema della Forma"""" possiede un carattere di singolarità è il fatto che esso nasce sul terreno di una specifica arte: la scultura. Un punto di vista discreto che, come è successo raramente nella storia dell'estetica, ha permesso di aprire e percorrere vie inusuali per la comprensione dei fenomeni visuali e le loro potenzialità descrittive, narrative o concettuali. Come tale è in continuità con altri importanti testi della cultura estetica moderna, quali la """"Lettera sulla Scultura"""" (1769) di F. Hemsterhuis e la """"Plastica"""" (1778) di J. G. Herder, entrambi pubblicati, per la prima volta in lingua italiana, in questa stessa collana. Questa nuova traduzione, curata da Andrea Pinotti e Fabrizio Scrivano, è accompagnata da un'appendice di testi hildebrandiani, tradotti per la prima volta in italiano, e da un commento critico ed esegetico che mette in luce le profonde relazioni del """"Problema della Forma"""" con l'epistemologia, la filosofia e la storia dell'arte sue contemporanee, e che individua i modi della sua capacità di penetrazione nella cultura estetica, artistica e storico-artistica del Novecento."" -
Aesthetic rhythms
I ritmi si trovano ovunque, dentro e fuori di noi. Esplorare le interazioni reciproche tra questi pattern di energia esterni e interni significa far avanzare la nostra comprensione di come ci relazioniamo con il mondo. Aesthetic Rhythms è un volume in lingua inglese che affronta con un taglio interdisciplinare il ruolo di diversi aspetti del ritmo - ripetizione, forma, coordinazione e energia - oltre alle nozioni affini di entrainment e attunement, nell’ambito delle esperienze estetiche artistiche e quotidiane: ballare insieme agli altri, giocare ai videogiochi, guardare film o semplicemente passeggiare per le strade di una città sconosciuta. Vara Sanchez si confronta con teorie provenienti da diverse tradizioni filosofiche, con una particolare attenzione per l’estetica pragmatista di John Dewey, ma anche con studi empirici sulle dinamiche di coinvolgimento con l’ambiente. Partendo da questi presupposti, l’autore offre una proposta enattivista della progressiva emergenza dell’estetico dall’esperienza generale -
Emilio Garroni. Un nuovo sguardo-attraverso
«La riflessione di Emilio Garroni (1925-2005) ha lasciato un segno profondo nell'estetica italiana del secondo Novecento e, in particolare, in quella vasta e variegata cerchia di studenti, colleghi e allievi che dal 1964 — anno in cui Garroni ottiene la libera docenza di Estetica presso l'Università La Sapienza di Roma — hanno avuto la fortuna di poterne apprezzare le doti di docente e di riconoscere nel suo rigore etico e nel suo modo di fare filosofia le caratteristiche del Maestro. Figura di intellettuale complessa e sfaccettata, nel corso della sua lunga attività di studio e ricerca Garroni si è occupato di arti (e della loro crisi), di cinema, di letteratura, di architettura, di musica, di psicoanalisi. Ma soprattutto, si è occupato di semiotica, di cui in Italia è stato uno dei protagonisti e uno dei critici più lucidi; e poi, in modo ancora più approfondito e originale, di estetica, secondo una prospettiva fortemente segnata dal pensiero di Kant, di cui egli è stato anche traduttore. È infatti proprio a partire dal profondo ripensamento della filosofia critica kantiana — e in particolare della Critica della facoltà di giudizio —, iniziato nel 1976 con il saggio Estetica ed epistemologia, che Garroni è andato via via elaborando e chiarendo la sua tesi più nota e impegnativa: l'estetica non è — e non è mai stata — una speciale disciplina filosofica, in grado di ritagliare un ambito specifico per poter dire qualcosa su oggetti precisi (l'arte o il bello), ma è piuttosto una filosofia ""non speciale"""", volta a indagare le condizioni di possibilità dell'esperienza. Il terreno della riflessione estetica diventa così quello del problema del senso dell'esperienza in genere, colto necessariamente nel suo legame paradossale con le contingenze determinate, artistiche e non; e l'estetica si configura dunque come la forma eminente di un modo critico di pensare emerso nel XVIII secolo e giunto a compimento proprio con la riflessione estetica kantiana...» (Dall'Introduzione di Andrea D'Ammando, Tommaso Morawski)"" -
Multiversi sonori. L’improvvisare dialogante di Evangelisti, Nono, Scelsi
Franco Evangelisti, Luigi Nono e Giacinto Scelsi sono stati tre grandi protagonisti della composizione musicale del Novecento. Pur nella grande diversità del loro far musica, tuttavia li accomuna l’esercizio della prassi improvvisativa, che li ha indotti a introdurre grandi innovazioni pur mantenendo forti legami con la tradizione musicale europea. Grazie alla loro profonda ansia di ricerca essi possono perciò essere considerati i pionieri di un nuovo paradigma del sonoro, individuando col loro pensiero musicale e con le loro innovative pratiche i contorni di una nuova arte sonora, ricompaginante insieme soggetto-mente e oggetto-mondo. L’improvvisazione musicale, emersa dall’ampio sommovimento tellurico del musicking mondiale del XX-XXI secolo, si conferma così indispensabile all’affermarsi di questa nuova prassi sonora. L’improvvisare col suono è infatti immaginazione-in-atto, portando a convergere nell’immediatezza dell’istante consonanza interna e risonanza esterna, nella condivisione dialogante di un “nuovo mondo sonoro”. -
Il museo dei musei. Le voci del silenzio
Scritto da una delle menti più brillanti del Novecento, Il museo dei musei è un’indagine audace e maestosa che riesce a distruggere molti luoghi comuni sul significato e sulla funzione dell’arte. Passando in rassegna tutti i capolavori artistici del mondo, di ogni tempo e di ogni paese, l’autore tenta di costruire il “museo dei musei” dove, se l’opera d’arte e il suo stile appaiono al centro dell’attenzione e dell’interesse, va presupposto tuttavia un criterio soggettivo di selezione delle opere che in esso sono poste: le “voci del silenzio” delle opere d’arte implicano pur sempre una voce, ovvero una “psicologia” dell’arte stessa, un esame dell’anima nel divenire delle sue stesse forme. -
Aesthetics and imagination
Portraits of non-existent people: AI art and (human) imagination di Alice Barale - Immaginare la fine del mondo. Adieu au langage di Jean-Luc Godard di Irene Calabrò - Beyond Imagination: Deleuze and the Real Virtual di Silvia Capodivacca - Art, Imagination and (Technical) Creativity in the Philosophy of Emilio Garroni di Dario Cecchi - Kant e la fenomenologia dell’immaginazione di Martino Feyles - Einbildungskraft, Phantasie and hikikomori. Reflections on the Extremes of Imagination di Alberto Giacomelli - Contemporary aesthetic perspectives on imagination and reality media di Lorenzo Manera - Libero gioco e declinazione estetica dell’immaginazione in Kant di Giulia Milli - L’immaginazione conservatrice di Carl Schmitt di Francesca Monateri - Kant e il punto di vista umano sullo spazio. Dall’Estetica trascendentale all’estetica come critica del gusto di Tommaso Morawski - Baumgarten the Beautician. The Origins of Cosmetics as an Aesthetic Discourse di Alessandro Nannini - Immaginazione creatrice: dal primitivo al simbolico nella riflessione di Ernst Cassirer di Ivana Randazzo - L’immaginazione tra memoria, volontà e inventio in Agostino di Amalia Salvestrini - Vedere, scrivere, raccontare. La nozione di immaginazione a partire da Maurice Blanchot di Chiara Scarlato. -
Mia madre non chiude mai
Sono tre personaggi, per non dire del cane. Vinicio, conduttore radiofonico che ammazza di risate i suoi ascoltatori e trascorre il tempo andando a piangere ai funerali di gente sconosciuta. Micol, una sommelier visionaria, grande esperta di silenzi e malattie della vite. E infine Martino, il suo uomo, docente di grafologia che si lascia sommergere dalla fluvialità del suo stesso ultimo romanzo. Tre amici che a poco a poco imparano a plasmare la propria umanità facendosi guidare dalle piccole cose della vita.Sono tre parti, ognuna segnata da una prosa camaleontica e sempre cristallina. Parti che si rimandano l’una all’altra con salti continui avanti e indietro nel tempo.Le svolte esistenziali dei personaggi vengono lasciate fuori campo, come nelle tragedie greche avveniva per i fatti di sangue. Perché questo è uno di quei romanzi che lavorano di sottrazione, lasciando al lettore il piacere di immaginare tutto il materiale narrativo tenuto nascosto.Il taglio allusivo, cinematografico, dà voce alle sfumature della sospensione nella quale i personaggi vengono tenuti sotto osservazione, quasi come all’interno di un acquario.Un esordio di stile limpidissimo.Roberto Alajmo -
Brevi racconti metropolitani
Dietro una coreografia metropolitana e cosmopolita, una donna racconta di se stessa e di altre vite. Paura, sogno, sentimento e disincanto. Di volta in volta l'ironia cede il passo ad una malinconia non completamente svelata, ma a tratti inestinguibile. -
Storie di pezza
"Storie di pezza"""" è una raccolta di novelle, in cui i protagonisti sono sempre i bambini ed i loro animaletti di pezza; storie grandi e piccole, che lasciano trasparire il candore dei nostri figli, ed i loro modi di risolvere i problemi, anche i più delicati, con le azioni che nascono dal loro punto di vista, molto lontano spesso da quello degli adulti." -
C'era una volta un libro di... ricette. Venerdì
Il sole ha appena fatto capolino tra i tetti dei palazzi e dalla cucina arrivano borbottii, gorgoglii, mormorii: suoni misteriosi ed incomprensibili che ci accompagnano nel lento risveglio. Non abbiamo ancora voglia di abbandonare il sogno colorato di stanotte: potremmo portarlo con noi per tutto il giorno, un fazzoletto magico, dai colori cangianti, infilato in una tasca. Sotto un braccio un cestino di paglia colmo di dolci croccanti, profumati di cannella e, stretto in una mano, un libro di favole. Una giornata da sogno, da percorrere in punta di piedi, in perfetto equilibrio sulla corda tesa di un arcobaleno. Perciò apriamo gli occhi e iniziamo a leggere la prima favola: un delfino di nome Denny che, in compagnia dei suoi amici del cuore, un polipo ed un cavalluccio marino, insieme ad un favoloso tesoro trova anche un'altra bellissima sorpresa. E la sera, mentre le stelle luccicano e la luna spande il suo velo argentato sul mondo, chiudiamo gli occhi, ancora pieni di sogni, con la favola di una bambola di nome Poldina che intraprende un lungo viaggio, pieno di incontri bizzarri ed avventure, in cerca di una nuova famiglia. -
Il violino stregato
"C'era una volta..."""" Iniziano così le fiabe di Rosanna Minnella e dietro quelle parole ci sono le fate, i maghi cattivi, le belle principesse prigioniere, ma anche le fanciulle semplici che abitano in piccole casette sui monti o i giovanotti che il destino trasformerà, loro malgrado, in eroi. La musica inoltre accompagna, pagina dietro pagina, questi racconti e sulle note di una vecchia chitarrina ci tiene compagnia, mentre camminiamo per le strade della fantasia." -
Cantu di duluri di crapa sviatizza
Figlio della mia terra, ho viaggiato nel tempo e nello spazio per dare voce a sentimenti che attraversano l’uno e l’altro. -
Principii (una storia d'amore cristiana). Vol. 1
L'autore comincia a scrivere i Principi, in tre libri, esclusivamente per i propri figli sin dal primo anno universitario, cioè da quando non era ancora nemmeno fidanzato, per essi sono state, infatti, concepite le ampie ""note-testo"""" didascaliche. Il lavoro vuole essere un paterno accorato invito alla meditazione religiosa per la comprensione del vero senso della vita. Non destinato originariamente alla divulgazione, viene pubblicato grazie agli incoraggiamenti all'autore da parte di amici cari."" -
Dodici tracce. Racconti della voce
Dodici tracce ovvero dodici racconti, ispirati ognuno a un diverso mese dell'anno, ma anche a un differente genere testuale narrativo e a una voce della musica degli ultimi anni. Questo il gioco e la scommessa che, esplorando le diverse gamme espressive, tenta anche una ricognizione delle differenti condizioni psicologiche, emotive, sentimentali che la musica e le stagioni sembrano continuamente accompagnare. Da Luigi Tenco a Mark Knopfler passando per Sting, Eric Clapton, Kurt Cobain, Chet Baker, Demetrio Stratos, Freddie Mercury, J.J.Cale, Jaco Pastorius, Joe Strummer, Tom Waits e Vasco Rossi, l'autore compone dunque un suo originale percorso narrativo nel vivo della cultura musicale e cinematografica di questi anni. -
Il verso dell'innocenza
Una selezione di poesie mature, scritte da Domenico Cacopardo negli anni '90 e 2000, rappresenta un patchwork di stimoli e di stati d'animo, tra il privato e il pubblico, moderno e al tempo stesso classico. Classico poiché l'anima dell'autore è intrisa di cultura classica, sino all'ermetismo esplicito di Salvatore Quasimodo, nume tutelare e riferimento stabile. È la Sicilia l'altro punto cardinale di questa poetica capace di coniugare tenerezza e ira, generosità e lontananza critica.