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Adorno e la teoria estetica (1969-2019). Nuove prospettive critiche
Per introdurre il presente fascicolo vengono indicate alcune coordinate generali relative alla lettura di Adorno. Viene così sottolineato come la teoria critica sia un pensiero più della potenzialità che non dell'attualità. Ciò le conferisca il connotato critico che, in Adorno, viene fatto valere anche in rapporto all'estetico, spingendo la teoria estetica ad andare al di là del solo dominio dell'arte. È questo aspetto a rendere la riflessione estetica di Adorno utile anche in rapporto al contesto oggi vigente. -
Lo spettatore dilettante
Nella sua ""Introduzione alla sociologia della musica"""" Adorno individua alcuni «tipi ideali» (così si esprime) di comportamento nei confronti della musica: l'esperto, il buon ascoltatore, il consumatore di cultura, l'ascoltatore emotivo, quello risentito e colui che ascolta solo per passatempo. In questa tipologia si configurano anche tratti che riguardano la fruizione dell'arte in generale e che possono essere utili a metter meglio a fuoco le analisi geigeriane. Non è certo una preoccupazione di tipo sociologico a muovere Geiger; si tratta piuttosto per lui di identificare un atteggiamento appropriato nei confronti degli oggetti estetici e artistici, e di difenderlo contro quelle forme di deviazione che egli compendia sotto il nome di dilettantismo - un dilettantismo della fruizione, che trova nella musica non a caso un terreno assai fertile, anzi privilegiato, di coltura. Vedremo tuttavia che un simile comportamento inadeguato risulta poi caratteristico non solo di un certo universo psichico e di un certo mondo culturale, ma anche di un determinato ambito sociale (borghese tardo-romantico, ma in cui si prefigura anche in qualche suo momento tipico la moderna fruizione di massa). Grosso modo si può dire che la figura di fruitore privilegiata da Geiger si avvicina a quella che Adorno chiama del «buon ascoltatore»; e si contrappone non tanto all'esperto, quanto a un tipo di fruitore, che in sé riassume elementi degli adorniani ascolto emotivo e ascolto per passatempo. Dilettante non si oppone qui a professionista, come avviene nell'ambito della creazione artistica (in cui peraltro il dilettantismo è apprezzabile, a parere di Geiger), bensì piuttosto al fruitore in grado di vivere pienamente un'esperienza estetica. Presentazione di Gabriele Scaramuzza"" -
Christian Garve e l'estetica dell'interessante
"Il presente contributo è inquadrato nel progetto PN-III-P1-1.1-TE-2016-2299 (finanziato da UEFISCDI, 23/2018), Università di Bucarest. I miei primi sondaggi sul saggio di Garve risalgono al dottorato in Scienze filosofiche, curriculum in Estetica e Teoria delle Arti, presso l'Università di Palermo (2011-2014), sotto la guida del compianto Prof. Luigi Russo e del Prof. Salvatore Tedesco. Lo stimolo iniziale per una ricerca sull'estetica dell'interessante mi è venuto dalle lezioni del Prof. Fernando Bollino, mio primo maestro di estetica e autore di pionieristici studi sul concetto di interesse nella Francia del Settecento, al quale dedico con riconoscenza questo lavoro. Dove non diversamente indicato, le traduzioni sono da considerarsi mie.""""" -
Il sublime. Nuova ediz.
Il trattato Sul Sublime (Perì hypsous) è il piú cospicuo documento della critica letteraria antica e ha avuto sulla cultura moderna un’influenza pari a quella della Poetica di Aristotele e dell’Arte poetica di Orazio. A lungo attribuito per errore a Cassio Longino (III sec. d.C.), fu in realtà composto nel I sec. d.C. da un anonimo retore che oggi chiamiamo convenzionalmente Longino (o Pseudo Longino). Dopo la prima edizione procurata nel 1554 dall’umanista Francesco Robortello, il Perì hypsous fu tradotto in francese da Nicolas Boileau (1674) e acquisì presto una fama europea tale da allargare la riflessione sul sublime dall’originaria dimensione retorica a una dimensione filosofica che, dopo gli approfondimenti settecenteschi venuti da Vico, da Burke e da Kant, favorì l’estetica romantica del genio e da qui avviò le successive elaborazioni decadenti e postmoderne di una categoria cui spetta ancora oggi un posto di rilievo nel pensiero estetico contemporaneo. Questa nuova edizione, curata da Giovanni Lombardo, affianca al testo greco una traduzione italiana che, senza rinunciare al rigore filologico, garantisce una pronta leggibilità anche ai lettori non classicisti. A un commento aggiornato sulle piú recenti e rilevanti acquisizioni critiche s’uniscono un’ampia introduzione generale, una ricca appendice biobibliografica e un prezioso corredo di indici. -
Le belle arti ricondotte a unico principio
Pubblicato nel 1746, ""Le Belle Arti ricondotte a un principio"""" influenzò considerevolmente il pensiero estetico della seconda metà del '700. In esso, richiamandosi alla filosofia cartesiana, Batteux cerca di ricondurre l'insieme eterogeneo delle regole che presiedono alla creazione artistica a un unico principio: l'imitazione del bello di natura. Ogni opera d'arte non deve però limitarsi a rispecchiare la natura, ma deve sceglierne le parti più belle """"per comporre un insieme perfetto""""."" -
La storia dell'estetica. Ricordando Luigi Russo
«Il volume La Storia dell'Estetica. Ricordando Luigi Russo fa seguito all'omonimo convegno, tenutosi a Palermo, il 27 e 28 giugno 2019, per ricordare Luigi Russo a un anno dalla sua scomparsa. Rispetto al convegno, che ha ricostruito la figura umana e scientifica di Russo e la sua luminosa lezione attraverso le memorie di un piccolo gruppo di amici e allievi che lo hanno accompagnato nelle sue avventure editoriali o che a vario titolo si sono formati sotto l'ala del suo magistero, il presente volume accoglie il contributo di quanti hanno voluto rendere omaggio allo studioso che ha gettato le basi di un potente ripensamento della storia dell'estetica, espresso negli anni attraverso la traduzione dei classici e la pubblicazione dei saggi teorici più significativi. Gli studi qui raccolti hanno pertanto stile e andamento diverso, disegnando in tal modo la variegata trama di legami scientifici e affettivi che gli autori hanno intessuto con Luigi Russo nella sua parabola accademica di professore universitario, coordinatore del dottorato, presidente del Centro Internazionale Studi di Estetica e infine fondatore e presidente (poi emerito) della Società Italiana d'Estetica. Alcuni saggi testimoniano il ruolo decisivo che Luigi Russo ha avuto per gli studi estetici italiani, stimolando il dibattito teorico su temi e autori fino ad allora trascurati o poco conosciuti e dando avvio a un progetto editoriale di rilevanza internazionale; altri saggi si incentrano sulle chiavi metodologiche da lui avviate e in particolare sulla proposta disciplinare della Neoestetica, per rilanciare il dibattito verso nuovi orizzonti di ricerca; infine altri scritti ancora, pur toccando temi non strettamente in linea col magistero di Russo, esprimono la stima verso lo studioso che, coniugando innovazione teorica e rigore storiografico, ha segnato una tappa miliare nella Storia dell'estetica. Che questi studi siano accolti nel primo numero della nuova serie di ""Aesthetica Preprint"""" costituisce un omaggio all'opera di Luigi Russo e una testimonianza della fertilità del suo insegnamento.» (Dall'Introduzione di Elisabetta Di Stefano e Salvatore Tedesco)"" -
Simbolica e mitologia
La sterminata opera di Creuzer - ""poligrafo d'antico stile"""" - sul simbolismo e la mitologia greca e orientale, di cui questo volume presenta la parte teorica introduttiva, è animata dalla consapevolezza dell'impossibiltà di una filologia """"neutra"""", priva del senso dell'Assoluto e del Sacro. Questa Introduzione costituisce perciò sia una guida nel mondo mitico e simbolico pre-ellenico ed ellenico, sia il presupposto storico-critico delle successive ricerche sul fenomeno del """"dionisiaco"""" fino a Nietzsche e ai giorni nostri."" -
Pensieri sull'educazione artistica. Nuova ediz.
Questi suoi ultimi Pensieri, cristallini nella loro incisiva chiarezza, denunciando il limite e l'artificiosità della scuola fondata sulle parole e sui numeri - quella scuola il cui prodotto esemplare, come è stato lucidamente denunciato, ""sa molto, pensa poco e non crede a niente"""" -, rendono chiare le ragioni del fallimento dell'educazione artistica fino a oggi praticata e indicano un nuovo modo di fare scuola: una riformulazione del progetto educativo nella sua globalità, all'interno del quale contestualizzare e risolvere l'annoso problema dell'educazione intitolata alle arti. Delineando percorsi concretamente esperibili e radicalmente innovativi rispetto alle prassi correnti, Arnheim indica un modello di formazione dell'uomo potente e articolato, capace di soddisfare le esigenze poste dalla società contemporanea."" -
Le arti figurative e la natura
La fama di Friedrich Wilhelm Joseph Schelling come filosofo dell'arte deriva in larga parte dal discorso sulle arti figurative e la natura, pronunciato dinanzi a un folto pubblico il 12 ottobre del 1807 in occasione dell'onomastico del re di Baviera. Il che stupisce, visto che proprio con questo discorso Schelling cessa di occuparsi speculativamente dell'arte, persuaso non solo della crisi dell'arte del suo tempo, ma più in generale del carattere illusorio della tesi del primato dell'arte. Così, paradossalmente, il discorso rappresenta il vertice dell'estetica schellinghiana e insieme l'inizio della sua fine, quanto meno dell'estetica intesa come ""filosofia dell'arte"""". Infatti, se è vero che l'arte non vi appare più come la sola epifania possibile dell'assoluto, è però altrettanto vero che proprio nel discorso troviamo un'esemplare trattazione di alcuni dei problemi fondamentali dell'estetica schellinghiana: tutto un grappolo decisivo di temi che dopo Schelling hanno impegnato il pensiero di grandi storici e teorici dell'arte del Novecento (Wöllflin, Riegl, Lukács e Adorno) e si ripropongono alla meditazione odierna."" -
Lezioni di estetica. Nuova ediz.
Singolare destino, quello di Alexander Gottlieb Baumgarten. Universalmente considerato uno dei più significativi pensatori del suo tempo, è passato alla storia soprattutto come ""padre"""" dell'estetica, della quale coniò anche la parola: """"æsthetica"""" da """"aisthesis"""", cioè """"sensibilità"""". Eppure i suoi maggiori eredi disciplinari hanno finito per emarginare sensibilmente la sua figura, fin quasi alla rimozione. Salvo che, per un curioso gioco del destino, Baumgarten è prepotentemente ritornato in primo piano con una particolare carica d'attrazione. Per la semplice ragione che egli intese l'estetica in modo molto più articolato di quello che poi s'impose nell'Ottocento, ossia una mera """"filosofia dell'arte""""; laddove per Baumgarten l'estetica riguarda un orizzonte ben più generale, ossia l'intera esperienza sensibile nei suoi vari ambiti: dal mondo delle arti alla ricerca scientifica, dalla pratica religiosa alla stessa vita quotidiana."" -
La luce nelle sue manifestazioni artistiche. Nuova ediz.
Come si scrive la storia dell'arte? La scuola di Vienna ha dato contributi fondamentali alla domanda, operando una rivoluzione metodologica. Nel solco di questa tradizione, Sedlmayr promuove una storia dell'arte che riesca a rendere conto dell'opera nella sua totalità di senso, dalla sua concreta materialità fino alle sue più rarefatte implicazioni spirituali. Se è stata tentata, con Riegl, una storia dell'arte come storia del senso dello spazio, è invece ancora tutta da scrivere, secondo Sedlmayr, una storia delle arti visive sub specie lucis. La luce nelle sue manifestazioni artistiche ne tratteggia appunto il programma, affrontando i ""problemi fondamentali"""" e individuando quelle """"epoche fototropiche"""" che sono riuscite a scoprire nuove materie luminose e a impiegarle nelle loro espressioni artistiche. Completano il volume altri quattro saggi intimamente connessi al programma di ricerca di Sedlmayr, che precisano importanti risvolti implicati dalla filosofia della storia della luce, dalle dottrine dell'analogia e del simbolo in arte, dalla fenomenologia e dall'ontologia del colore nel suo rapporto con la luce e l'oscurità."" -
La Pinacoteca. Nuova ediz.
Napoli, una città ricca di cultura e d'arte, un famoso retore di passaggio e un ragazzino che, con la sua voglia di imparare, fa breccia nella scontrosità del maturo professore e lo convince a fare - a lui e ad altri giovani interessati - una visita guidata della ricca Pinacoteca: tale è lo scenario di questa celeberrima opera di Filostrato Maggiore. Più di sessanta sono i quadri che l'autore vi descrive. Reali o immaginari? La questione sull'esistenza della Pinacoteca oggi ha smesso di appassionarci. Il museo di Filostrato è a tutti gli effetti un museo ""immaginario"""", perché fatto di immagini che l'abilità del retore ci pone sotto gli occhi, in un virtuosistico tour de force teso a creare l'illusione di una sinestesia tale da coinvolgere la vista come l'udito e l'olfatto. In questo testo, la parola sollecita non solo a ricreare con la vista della mente l'oggetto artistico assente ma anche a provare le emozioni che proveremmo esperendolo dal vero."" -
Estetica. Nuova ediz.
L'opera di Alexander Gottlieb Baumgarten, rimasta a lungo ai margini degli sviluppi della riflessione filosofica, è ormai al centro del rinnovato interesse degli studiosi perché in colui che tenne a battesimo l'estetica - della quale coniò la parola - si vanno ritrovando indicazioni preziose per il dibattito teorico della contemporaneità. Rinnovata attualità motivata già dalla semplice ragione che Baumgarten intese l'estetica in modo molto più articolato di una mera ""filosofia dell'arte"""", intitolandola a un orizzonte più generale, cioè l'intera esperienza sensibile nei suoi ambiti più diversi: dalla ricerca scientifica alla pratica religiosa, alla stessa vita quotidiana. E tuttavia, proprio l'Estetica, la sua summa teorica, ha continuato a rimanere di difficile accesso, anche per il suo ispido latino. Questa nuova edizione mira dunque a rendere trasparente il pensiero estetico di Baumgarten in tutta la sua ricchezza, dando modo al lettore di confrontarsi proficuamente non solo con il """"battista"""" della nuova scienza, ma con il primo grande piano tematico dell'estetica moderna, tuttora ricco di nessi scarsamente esplorati e di ragioni che conservano la loro smagliante intensità teorica."" -
L' origine della bellezza
Era il 1725 quando Francis Hutcheson pubblicò la prima trattazione organica destinata a definire la fisionomia dell'estetica assumendone l'argomento fondamentale della bellezza. Opera pionieristica e insieme d'incredibile attualità, l'Inquiry di Hutcheson è infatti un'indagine sistematica sull'origine dell'idea del bello, ma anche dell'ordine, dell'armonia, del design: ossia del progettare ordinatamente l'armonia. È perciò che qui compaiono temi capitali - quali la distinzione fra verità e valore, tra intelletto e piacere -, argomenti che in seguito verranno a identificare la stessa pertinenza estetica - come l'universalità del senso del bello e le connessioni fra bellezza originale e comparativa - e, infine, l'attenta considerazione del campo delle arti, ricca di fini osservazioni su pittura, scultura, architettura, giardinaggio, musica e poesia. Tutti temi che, alla fine del secolo, non a caso saranno ripresi puntualmente nella kantiana Critica del Giudizio. Ma anche temi che, trapassando i grandi dibattiti dell'Ottocento, continuano a travagliare la cultura contemporanea. -
Il bello musicale
Pubblicato nel 1854, ampliato e continuamente aggiornato nell'arco di sedici edizioni, ""Il bello musicale"""" è il testo rivoluzionario che determina lo spartiacque tra vecchia e nuova musicologia e che ha dato inizio all'estetica musicale moderna. Tradizionalmente considerato un """"formalista"""", una lettura più attenta mostra che Hanslick in realtà è un complesso bacino di confluenza alimentato dal Kant della Critica della facoltà di giudizio e dallo Hegel dell'Estetica, come da Hoffmann e da Vischer. Hanslick, in quest'opera, mette in questione lo statuto dell'opera d'arte musicale nella sua autonomia e nel suo valore, formulando un nuovo orizzonte concettuale che ha aperto la cultura musicale novecentesca e appare ancora oggi vitale, e conduce una martellante critica dell'antica idea che la musica """"debba esibire sentimenti"""" che influiscono sull'animo dell'ascoltatore, agisca insomma come una sorta di """"oppio sonoro"""". Egli rivendica invece la necessità di una considerazione """"estetica"""" e non psicologica della musica, che colga e valorizzi la specifica """"bellezza musicale"""", che consiste nell'universo dei suoni e nella loro dinamica articolazione artistica come """"forme sonore in movimento""""."" -
Il senso della bellezza
George Santayana è autore di una vastissima produzione in lingua inglese poco conosciuta nel nostro Paese. Eppure, accanto a quella di John Dewey, la sua riflessione rappresenta una delle elaborazioni più significative della filosofia americana. La sua opera fondamentale, Il senso della bellezza, è divenuta un classico dell'estetica contemporanea. L'obiettivo di fondo del pensiero di Santayana è integrare la bellezza e l'arte, così come ogni altra attività umana, con la vita, restituendo a esse la forte vitalità da cui sorgono. La concezione estetica di Santayana, proprio in quanto privilegia la centralità della bellezza come esperienza vitale e si volge a indagare il modo in cui noi la percepiamo e il significato che a essa attribuiamo, costituisce una proposta di grande originalità e in stimolante sintonia con la ricerca odierna. Così Il senso della bellezza mantiene immutato il fascino di un classico, ed è difficile rimanere insensibili alla singolare lucidità della teoria del bello di Santayana e all'accattivante raffinatezza delle sue argomentazioni. -
Scritti sul romance. Nuova ediz.
Con questi scritti sul dramma non-tragico, composti negli anni 1911-16 e che in accordo alla tradizione degli ultimi testi di Shakespeare Lukács chiama anche romance, il giovane filosofo conclude un più che decennale confronto con la teoria del dramma tra Naturalismo ed Espressionismo. Questi saggi, mai raccolti prima d'ora in modo organico e rimasti a lungo in un deplorevole oblio, ci mostrano un Lukács in perfetta sintonia con le teorie dell'avanguardia storica, quella stessa avanguardia che in seguito egli avrebbe condannato. Lungi dal rappresentare un pendant delle opere più conosciute del filosofo, esse segnano pertanto un percorso fondamentale della sua evoluzione. Solo attraverso gli Scritti sul Romance si può infatti ricostruire la genesi di quelle forme di dramma che più tardi Benjamin e Brecht avrebbero definito ""epico"""", riconoscendone per altro la paternità lukácsiana. Riluce tuttavia in questi saggi la profonda crisi della coscienza primonovecentesca ormai definitivamente messa in scacco dalla critica nietzscheana e da Lukács trasformata nell'utopia romantica dell'ateo che anela ad una impossibile redenzione. Fiaba, melanconia, allegoria sono i temi che Lukács dipana in questi scritti, così come il saggio, il martire e il credente sono i tipi umani che danno forma al mondo abbandonato da dio. La presente edizione italiana, curata da Michele Cometa e corredata da esaustivi apparati esegetici, critici e bibliografici, aggiorna, emenda ed integra la prima, pubblicata nel 1982."" -
Plastica. Nuova ediz.
Protagonista di feroci polemiche letterarie nella Londra del primo Settecento, bersaglio di innumerevoli frecciate satiriche, che fecero di lui il prototipo del critico ""moderno"""" folle e pedante, solo da pochi decenni John Dennis (1657-1734) è stato riscoperto come il teorico più originale del suo tempo e una figura-chiave nella transizione dal vecchio classicismo secentesco alle nuove tendenze poetiche ed estetiche che si sarebbero affermate nel corso del XVIII secolo. In particolare la concezione del sublime di Dennis, basata sul nesso poesia-religione e sul ruolo delle passioni (fra cui anzitutto il terrore) nella creazione poetica, costituisce una tappa decisiva nella storia del sublime moderno e l'antecedente immediato della celebre Inchiesta sul Bello e il Sublime di Burke, già pubblicata in questa collana. La presente traduzione della Critica della Poesia (1704), l'opera principale di Dennis, è la prima che venga effettuata in Italia. Essa include anche, in appendice, una straordinaria descrizione delle Alpi (1668) che è il primo esempio di quel gusto per il """"sublime naturale"""" che nel Settecento avrebbe contagiato l'intera cultura europea. Corredano il testo, tradotto da Goffredo Miglietta e curato da Giuseppe Sertoli, esaustivi apparati esegetici, critici e bibliografici."" -
Lettera sugli spettacoli
L'importanza della celebre Lettera sugli Spettacoli, scritta da Jean-Jacques Rousseau (1712-1794) nel 1758 in polemica con l'articolo Ginevra pubblicato da d'Alembert nell'Enciclopedia, non è stata finora adeguatamente valutata. Essa infatti, ben al di là della pur vivace polemica immediata, costituisce una vera e propria ""critica della ragione teatrale"""" nel cuore stesso del pensiero politico, morale ed estetico di Rousseau. Nella condanna di una condizione umana dominata dall'apparire, Rousseau - oltre che filosofo ed educatore, uomo di teatro e compositore di musica, romanziere di successo ed abile costruttore della propria immagine - capovolgendo una plurisecolare tradizione di ascendenza aristotelica nega del tutto e con radicale paradossalità l'utilità del teatro e degli spettacoli - trionfo dell'apparenza - per denunciare i fasti e le miserie della nascente società dello spettacolo, nella quale il dominio su passioni e sentimenti è la posta sia del gioco teatrale sia del controllo politico dell'opinione pubblica. A tale perversione del rapporto fra etica ed estetica, Rousseau contrappone il sogno di una comunità di uomini liberi ed eguali, nella quale ogni distinzione tra spettatore e spettacolo dilegua, dando luogo alla felice mimesi di un'esistenza lontana da condizionamenti ed artifici - descrizione delle nuove forme di spettacolarizzazione di massa che costituiranno il futuro della società rinnovata dall'accettazione del """"contratto sociale"""", ma anche anticipazione del nuovo ordine virtuoso dell'imminente Rivoluzione giacobina. Testo di straordinaria modernità (che sembra, per esempio, anticipare le concezioni di Pirandello e di Artaud nel tentativo di superare la dicotomia scena/platea, di andare al di là della """"quarta parete"""" del teatro prima delle teorizzazioni di Strindberg), la Lettera sugli Spettacoli è anche il primo manifesto di una concezione democratica del teatro che rende inutile l'arte perché in esso è venuta a concretarsi - nello spazio dell'happening o della partecipazione collettiva - la vita. Corredano il testo, puntualmente curato da F. Walter Lupi ed arricchito da una presentazione di Giuseppe Panella, esaustivi apparati esegetici, critici e bibliografici."" -
Sulla pittura
Sono riuniti in questo volume i due testi teorici di maggiore rilievo che Denis Diderot (1713-84) - filosofo e scrittore, critico d'arte, drammaturgo e musicologo, principale artefice dell'Encyclopédie - ha dedicato all'analisi estetica, filosofica e critica della pittura, cioè i Saggi sulla Pittura (1766) e i Pensieri sparsi sulla pittura, la scultura, l'architettura e la poesia, per continuare i ""Salons"""" (1766-77). Le due opere, pur se molto diverse tra loro sia per i contenuti che per la forma letteraria, costituiscono un contributo di grande rilievo alla diffusione della moderna critica d'arte nel Settecento europeo e all'approfondimento dei problemi estetici e artistici della pittura e del linguaggio della critica d'arte. Grazie alle geniali intuizioni di Diderot sui problemi espressivi e compositivi, sulle tecniche e i materiali, sul disegno, sul chiaroscuro e soprattutto sul colore e i suoi riflessi (Diderot, si dice, avrebbe addirittura precorso Manet e gli impressionisti e presagito il Cubismo), i Saggi sulla Pittura e i Pensieri sparsi non solo offrono un quadro esauriente del dibattito sulle arti fugurative nella seconda metà del Settecento, ma anticipano questioni di grande interesse per la moderna critica d'arte, costituendola per di più come quel genere """"alto"""" della letteratura che sarà tanto apprezzato in seguito da Balzac e Baudelaire, fino a Zola e Apollinaire. Ma il valore del testi di Diderot peraltro non si esaurisce nell'ambito specialistico della critica d'arte. Oltre a rappresentare una delle più autentiche testimonianze della della diffusione nel Settecento francese ed europeo di una poetica realistica e """"borghese"""", essi propongono infatti, con la consueta freschezza e vivacità stilistica dell'autore, tutta una serie di problemi teorici, come quelli del rapporto dell'arte con la morale, della sua efficacia sociale e della sua funzione nella cultura, la cui analisi costituisce uno dei contributi più significativi dell'approfondimento dell'odierna cultura estetica. La presente edizione italiana, curata magistralmente da Massimo Modica, è corredata da esaustivi apparati esegetici, critici e bibliografici.""