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Demetra e Clio. Uomini e ambiente nella storia
Una nuova branca delle scienze storiche sta prendendo forma, in questo tormentato avvio del nuovo millennio: è la storia dell'ambiente, una disciplina che tenta di incrociare i tempi e i ritmi degli assetti ambientali con l'azione plasmatrice (o disgregatrice) delle comunità umane. Tradotto nell'evocativo, affascinante linguaggio della nostra tradizione mitologica, il problema è di coniugare Demetra e Clio: la dea della Terra fertile, dotata di autonoma forza creativa, e la musa che s'incarica di rappresentare l'opera storica delle società umane.Piero Bevilacqua, che di questo nuovo approccio degli studi storici è stato in Italia l'antesignano ed è forse il più autorevole sostenitore, sviluppa in questo volume la sua riflessione focalizzandola su cinque parole-chiave: le razionalità, le politiche, le cronologie, le risorse, il lavoro. Ciascun capitolo del libro tenta di ricostruire i temi del rapporto economia-ambiente in prospettiva storica: le politiche con cui di volta in volta si è tentato, in Europa, di regolare l'impatto delle attività produttive sul mondo fisico, le scansioni temporali entro cui si è venuta svolgendo la crisi ambientale del XX secolo, le risorse naturali concepite come partner creativo della vita produttiva, e infine il lavoro riconsiderato nella sua doppia faccia di umana operatività, tecnologia, cultura, ma anche di «natura» che trasforma il mondo fisico circostante.L'ambiente esaminato nei vari capitoli, dunque, non è mai la natura primigenia e incontaminata, ma sempre la terra modificata e resa produttiva dall'opera dell'uomo. È il tentativo di guardare alla storia del rapporto uomo-ambiente dal punto di vista di quello che l'autore chiama un «antropocentrismo sostenibile»: un approccio che non scada in una ricostruzione meramente naturalistica delle vicende del passato, e che tuttavia sappia riconoscere alla natura, nei processi economici e sociali, un'autonoma presenza e una incoercibile creatività. -
Bambini e clandestini
«Le poesie di Ennio Cavalli sono telegrammi di romanzi», scrive Erri De Luca nella nota critica che accompagna il libro. Ricordi, rancori, paure, avventure e poi viaggi, mestieri, misteri, col debito di un sogno sempre da finire e un pizzico di indomita follia. Inerme e sfrontato, graffiante e tenero, il puer aeternus di Cavalli non è un fanciullino astorico. A volte ricorda l'Oskar Matzerath di Günther Grass, sfida anche lui l'umanità a colpi di tamburo. A volte è il supplemento d'anima che consente di confessarsi.Grilli nell'erba della storia, bambini o clandestini. Tra questi ultimi, il venditore di fiammiferi, «spirito faustiano», capace di sedurre con «virgole di fosforo». O l'impresario della Sirena, piombatagli tra le braccia «in aggiunta a una cassetta di granchi, / l'ultima notte d'asta». L'arrotino «legge sulle lame romanzi di vita criminale / e sgarri urgenti». Salvo immaginare, in un'altra sequenza, che le stelle, «tutte assieme, anche se soffocate nella culla / o disegnate dai bambini, / fin dove non c'è sguardo, / in ordine innocente, / formino ardentemente / lo scheletro di Dio».Non è una poesia che fa il baciamano al lettore. Gliela stringe, la mano; qualche volta gliela graffia. E alla fine gliela legge. Con ironia e partecipazione, inventando fatalmente destini. -
Miti e paradossi del mondo contemporaneo
È possibile proteggere il «fiammifero della ragione», e in primo luogo di quella economica, dalle correnti emotive del dibattito sui fatti correnti? Si può scrivere su un giornale, commentando i fatti del giorno, e cercare contemporaneamente di suggerire a se stessi e al lettore un filo di riflessioni che non smarrisca il senso di una lettura complessiva?L'idea principale, che percorre gli scritti qui raccolti - comparsi sul «Corriere di Firenze» nel fatidico primo anno del nuovo millennio - è costituito da una riflessione originale, e certo in larga misura contro corrente, attorno all'idea del «mercato». Per produrre gli effetti positivi che la teoria economica gli accredita, il mercato richiede, insieme, una regolazione pubblica poco invasiva ma molto attenta al cambiamento e una vigorosa azione politica. Da questa idea portante Giacomo Becattini - il più autorevole tra gli economisti italiani che rivendicano l'ispirazione «marshalliana» della teoria dei distretti industriali - deriva tutte le sue deduzioni. Il linguaggio usato si situa al punto di intersezione fra il rigore del ragionamento scientifico e la chiarezza semplificatrice dello stile giornalistico. Lo scopo manifesto è di mostrare come molte delle idee circolanti paghino inavvertitamente un prezzo assai alto a una vulgata economica iperliberistica, disastrosa nei fatti e superata dalla teoria economica più aggiornata. Il risultato è un contributo alla spiegazione del mondo qual è, che diviene contemporaneamente una proposta di metodo. -
Professionisti e mediatori per una riforma delle libere professioni
I lavori presentati in questo libro cercano di dipanare la contraddizione che si stabilisce tra il fatto che gli ordinamenti considerino alcune attività professionali meritevoli di particolare protezione (attraverso la costituzione degli ordini) e il fatto che alcuni tra i professionisti tutelati (o per essere più precisi un non irrilevante numero di essi) si adoperino per mettere in contatto economia legale ed economia illegale, organizzando per conto di soggetti legali operazioni illecite o incaricandosi della gestione dei patrimoni criminali. Definendo le attività in cui questi servizi ricadono come intermediazione d'affari, il primo saggio, di Ada Becchi, si interroga sui fattori che alimentano la domanda di tali servizi e influenzano la definizione dei confini che delimitano «sopramondo» e «sottomondo», individuandone le conseguenze sotto il profilo del benessere sociale. Il secondo contributo, di Alessia Cassetta, analizza i suggerimenti forniti dalla scienza economica per la tutela di determinate professioni. Infine, la terza parte, stesa da Elisabetta Cassese e Elena Cocchi, insiste sui caratteri degli ordinamenti che definiscono la tutela, anche attraverso un'analisi comparativa che prende in esame, oltre all'Italia, la Francia e l'Inghilterra. Nell'ultima parte del volume, una ricca e documentata appendice a cura di Ada Becchi analizza partitamente la situazione italiana. -
La politica perché? Riflessioni sull'agire politico
Quali sono le ragioni della politica? Con quali motivazioni e con quali strumenti l'agire politico si misura oggi con i temi della modernità, dell'etica, del lavoro e della sovranità nazionale? Domande non rituali, in un tempo nel quale l'antipolitica sembra farsi più forte di fronte ai mutamenti delle identità sociali e alle difficoltà dell'innovazione. Undici personalità della ricerca e della politica, raccolte attorno all'iniziativa lanciata dalla Fondazione Italianieuropei, tracciano un percorso di risposte possibili. -
Le vie del Mezzogiorno. Storia e scenari
Un connotato accompagna implacabile ogni rappresentazione spaziale dell’Italia meridionale nel nostro mondo contemporaneo: la perifericità.Implicita o esplicita che sia, prevale, a proposito del Mezzogiorno, l'idea di una faticosa distanza, di una qualche irrimediata marginalità, di una lontananza dal «centro», ovunque quest'ultimo venga ad essere situato. A ben vedere, la «distanza dal mondo» è forse una delle raffigurazioni mentali primarie, uno degli archetipi dell’universo meridionale contemporaneo, di certo la sua più forte metafora. Trasferita dal terreno spaziale a quello delle rappresentazioni allargate, la distanza infatti si fa «divario», e ancora, associata all'idea di una sua percorribilità nel tempo, diviene «lentezza», «ritardo», «arretratezza».Al tema della distanza si associa l'idea, pur essa intimamente radicata negli strati più profondi delle nostre rappresentazioni mentali, dell'attraversamento e del passaggio, del «transito». Privo ormai da tempo di una sua riconosciuta autoconsistenza, lo spazio meridionale diventa un accidente sulla via di una comunicazione tra i mondi esterni limitrofi; una barriera. Solo apparentemente questo insieme di raffigurazioni mentali contrasta con un altro luogo obbligato della nostra rappresentazione collettiva, e cioè con l'idea di una indiscussa, antica e perdurante centralità del Mediterraneo.Una centralità che ha attraversato tutta la sua storia, dalle vicende delle grandi civiltà che vi si sono affacciate in antico alla complessa evoluzione che lo ha visto teatro e fulcro del più vasto tra gli imperi, e poi terreno di contesa e di scontro tra le più grandi religioni, e ancora luogo cruciale di ogni corrente di traffico a lunga distanza, fino al tempo dell’avvento dell’età moderna.Mediterraneo al centro, dunque, e Mezzogiorno in periferia. La contraddizione, si è detto, è solo apparente. -
Erodoto e i sogni di Serse. L'invasione persiana dell'Europa
La spedizione di Serse contro la Grecia costituisce una tappa fondamentale nella storia e nell’immaginario dell'Europa, quasi un battesimo della sua identità. A lungo la sconfitta dei Persiani a Salamina ha infatti fornito lo spunto per proclamare la superiorità dell’Europa (patria della libertà, della legge, della razionalità, della coscienza vigile) sull'Asia (luogo di schiavitù, di arbitrio, di paura e di voluttuoso torpore dei sensi).In un piccolo capolavoro, incastonato nel corpo delle Storie, Erodoto narra l'antefatto della spedizione: il tormentato dilemma se muovere o meno la guerra che condurrà alla decisione finale. Quasi a sottolineare la natura fatale di quella decisione, Erodoto mette in scena i ripensamenti e le esitazioni che accompagnano Serse in quella deliberazione, ibrido frutto delle argomentazioni pubbliche e razionali del giorno e dei sogni e degli incubi della notte.Con ritmo incalzante e con avvincente acume psicologico, il primo storico dell'Occidente si immedesima nei modi di pensare e di agire di un'altra civiltà. La logica espansionistica del potere imperiale; l'ambizione, l'orgoglio e la fedeltà del sovrano alla tradizione degli avi; il ruolo degli dei e dei demoni; l'interpretazione dei sogni; i meccanismi dell’auto-inganno; le riflessioni sui limiti e i paradossi della libertà umana.«Ho cercato di guardare - commenta alla fine l'autrice - nello specchio di Erodoto, in modo da restituirgli, per così dire ""da Oriente"""", la sua stessa immagine aggiornata. Il risultato è che il padre della storia si rivela, in questo caso, assai più attendibile di quanto normalmente si sia disposti a credere»."" -
Come in un giudizio. Vita di Salvatore Satta
Salvatore Satta rappresenta uno dei casi letterari più interessanti ed emblematici del Novecento italiano. La sua notorietà letteraria, scoppiata improvvisa come una meteora, altrettanto repentinamente si è come sopita, sotto la spinta di un'enigmatica ma significativa rimozione, quanto meno nel campo della critica letteraria. è vero infatti che Satta fu discretamente conosciuto per la sua attività nel campo giuridico, che fu un'opera rivoluzionaria nel senso che oppose al concettualismo l'idea di un diritto calato nella vita, di cui testimoniano i suoi numerosi scritti accademici e l'attività di pubblicista dalle colonne del «Gazzettino di Venezia». Meno nota, quasi messa a tacere, è stata la sua attività narrativa, nonostante il successo del romanzo Il giorno del giudizio, che fu un vero e proprio «caso letterario» quando apparve nel 1979 presso l'editore Adelphi.Questo volume percorre l'intera vita di Satta, nei suoi risvolti pubblici e privati, nelle pieghe dei suoi sentimenti, nelle ombre delle sue contraddizioni: un percorso che va dall'infanzia a Nuoro fino ai tardi anni romani. Analizza i testi letterari, li fa interagire col pensiero giuridico, in una tensione che in Satta non ha tregua, se non nelle splendide rimembranze poetiche della sua infanzia.Protagonista del grande romanzo è la città di Nuoro. Una città di cui sfugge all'autore il senso, che egli pensa in fin dei conti non abbia ragione di esistere: una città che diviene, nella sua inanità, metafora del mondo e dell'esistenza stessa. È una visione cupa, cui corrisponde una scrittura impietosa e amaramente ironica. Poco «italiana», perché assai poco consolatoria. «Quanto meno se dalla tradizione letteraria italiana si escluda uno scrittore come Giacomo Leopardi...». -
Di notte tra gli alberi
Come incuneate nella notte due aguzze nuvole battello, per vela stridenti lampi: il foglio si affrancadalla scrittura e vola viaper cercare altrove una rima nel silenzio. -
Roma fuggitiva. Una città e i suoi dintorni
«La notte, a Roma, par di sentire ruggire leoni». Il folgorante inizio de L’Orologio contiene in sé la cifra del rapporto tra Carlo Levi e la città che forse più amò e che più fu sua. Una città, insieme, eterna e «fuggitiva», nobilissima e plebea, continuamente in bilico tra il cammeo e la patacca. In questi scritti, dedicati a Roma tra il 1951 e il 1963, si dipana il filo di un giudizio critico che coglie la città in una fase cruciale di trasformazione. Levi sente tutto il fascino di una Roma in cui vede convivere i tempi diversi di una vita popolare e quotidiana, che s’intrecciano con quelli di una storia tanto ricca da essere vissuta come «natura». Sfila così nelle sue pagine una moltitudine di tipi e personaggi, veri ritratti parlanti e gesticolanti di un mondo popolare «differenziato», di antichissima civiltà, dotato di sorprendente vitalità e insieme della più flemmatica e scettica filosofia di vita. Si sente il respiro di una città bellissima, in cui risplende tutta l’autenticità di una «umile Italia», non ancora oppressa dal degrado, e tuttavia già insidiata dalle trasformazioni sempre più accelerate degli anni sessanta, sotto i colpi della speculazione e della cattiva politica, di una frettolosa e incolta modernità.Vissuta dall’interno, nella sua più viva concretezza, la Roma degli anni cinquanta e sessanta appare una «meraviglia» minacciata, quasi mitica, che tuttavia ancora ci incanta con il suo fascino di cose perdute.Carlo Levi ci accompagna per le strade di questa città di sogno: dalle feste popolari di San Giovanni e della Befana a Piazza Navona al frastuono della fine dell’anno, al teatrino di Pulcinella al Pincio, all’umanità di un piccolo negoziante e della sua botteguccia piena di meraviglie, al vuoto affascinante del Ferragosto, al tripudio delle Olimpiadi e alle giornate della protesta civile del luglio 1960. -
Fiabe piemontesi
È proprio vero che «chi racconta fiabe si racconta, si svela». Nell’introduzione a questa inedita raccolta di fiabe piemontesi, Bruno Gambarotta si sbizzarrisce a inseguire i mille indizi attraverso i quali le fiabe possono contribuire alla definizione di un’identità regionale. Nella fattispecie, l’oggetto è qui la piemontesità, quell’elemento insieme corposo e impalpabile, solido e indefinito che va sotto il nome di «carattere piemontese». Ad oltre un secolo di distanza dal pionieristico lavoro etnografico compiuto da Giuseppe Ferraro, il repertorio qui presentato viene ad aggiungere un tassello essenziale alla ricognizione sul patrimonio della fiaba piemontese. Raccolti da Maria Luisa Rivetti, e inquadrati da Gian Paolo Caprettini nel solido telaio di un accurato impianto semiologico, questi sessanta racconti inediti vengono presentati con un rigore filologico pari alla godibilità della lettura: ripresi, come si sarebbe detto un tempo, dalla viva voce del popolo e trasposti dal dialetto originale in una lingua anche sintatticamente vicina al parlato. I ventiquattro narratori che hanno dato voce a queste storie – operaie, contadini, casalinghe – appartengono al territorio di Alba, tra Langhe e Roero: un’area che non aveva sinora conosciuto lavori di prima mano di tale vastità.Ma alla testimonianza etnologica e folklorica si somma in questo caso la forte caratterizzazione «drammaturgica» dei testi, a dimostrazione che le fiabe non sono soltanto testimonianze di letteratura orale, ma costituiscono la traccia di una teatralità della parola che è eredità culturale e sociale irrinunciabile. Ed è il dosaggio di una simile teatralità a riportarci al connotato più fortemente identitario. A ben vedere, l’aspetto più importante della piemontesità di queste fiabe è anche il più nascosto. «È un elemento – nota ancora Gambarotta – che, come un fiume carsico, le percorre quasi tutte. Potremmo chiamarlo distacco, understatement: un incrocio fra la litote e l’eufemismo».Prendiamo, per esempio, una fiaba tra tutte, Il lupo e la volpe. Naturalmente, il lupo vuole a tutti i costi mangiare la volpe. E la volpe come reagisce? Il fatto è che «a lei rincresceva anche fare quella fine lì». Non sia mai che l’astuto felino si ribelli o faccia fuoco e fiamme minacciando sfracelli. No. Alla volpe piemontese, semplicemente, rincresce fare quella fine lì… -
La mucca è savia. Ragioni storiche della crisi alimentare europea
Il fenomeno della «mucca pazza» costituisce uno dei più straordinari paradossi del nostro tempo. Uno dei più ricchi continenti della terra si vede minacciato nella base elementare della propria esistenza: l'alimentazione. Il cibo, la condizione primaria della vita, nelle società ricche dell'Occidente, è diventato a rischio, è fonte di allarme e di inquietudini. Ma il fenomeno della «mucca pazza» non è un episodio casuale, l'esito di una qualche frode alimentare. E' il risultato conseguente dell'evoluzione storica dell'agricoltura in età contemporanea, il culmine di un titanismo tecnologico che ha voluto asservire distruttivamente la natura alle ragioni del profitto. La storia stessa dell'agricoltura e della zootecnia in Europa nel corso dell’età contemporanea mette in luce i limiti invalicabili cui è giunta la produzione agricola chimica e degli allevamenti intensivi, mostrando al tempo stesso quali siano i possibili sviluppi di un'attività economica più salubre, in grado di realizzare un rapporto più ricco e saggio con gli equilibri ambientali. Costituisce infatti una vana e grave illusione l’idea che più rigorosi controlli possano garantire un'alimentazione più salubre e sicura. Il compito è ben più vasto. Si tratta di rimettere sui piedi un mondo che è stato interamente capovolto. Occorre bandire i veleni chimici dalle campagne, ridare agli animali d’allevamento una condizione di normalità biologica. Un obiettivo che impone a partiti e movimenti la scoperta di una nuova dimensione dell'interesse generale. Il tema della salute e quello connesso delle strategie alimentari, che saranno sempre più cruciali nelle scelte individuali e collettive di ciascuno di noi negli anni a venire, diventano così i nodi di una nuova e concreta consapevolezza ecologica. -
Uguaglianza
Che cos'è veramente l'uguaglianza? E ve n'è poi davvero solo una? O non bisogna piuttosto cercarne la definizione all'interno delle singole situazioni e dei particolari contesti? In base aquali criteri si può stabilire se certe ineguaglianze siano o meno legittime? Ai criteri della prospettiva temporale o generazionale nella quale le ineguaglianze vengono valutate, a quelli della riduzione ad un indice unico di un sistema di ineguaglianze complesso o a quelli degli ambiti territoriali e politici di riferimento?L'analisi di questi temi si intreccia con quella delle posizioni e delle tesi degli autori che negli ultimi decenni hanno dato i contributipiù significativi alla teoria della giustizia e dell'uguaglianza: Rawls, Sen, Dworkin, Nagel, Walzer e molti altri ancora.L'autore ci offre così un punto di vista in grado di integrare la riflessione teorica sul versante della filosofia politica e quella di carattere concretamente politico-economico: dalle politiche di lotta alla povertà, alla cosiddetta «azione affermativa» nella sferadei rapporti tra generi o nei confronti di individui appartenenti a minoranze svantaggiate, al «reddito minimo garantito», alle misure di sostegno delle retribuzioni più basse, all'idea proposta di una sorta di lascito sociale e cioè di una dotazione patrimonialeuniforme che lo Stato dovrebbe garantire ad ogni giovane al raggiungimento della maggiore età. -
Wittgenstein e il Novecento. Tra filosofia e psicologia
Il nesso tra filosofia e psicologia è al centro di questa ricognizione, condotta da molteplici e autorevoli angolature, del pensiero di Wittgenstein. I contributi più significativi dal punto di vista storico, nei quali vengono analizzati i rapporti di Wittgenstein con il Circolo di Vienna o sono offerte testimonianze dirette sulla vita e la personalità del filosofo, sono affiancati dai saggi che più specificamente ineriscono a un'analisi del pensiero wittgensteiniano. Da un lato, il tentativo è quello di leggere la riflessione di Wittgenstein e i nessi che al suo interno vengono stabiliti tra le diverse competenze filosofiche (filosofia della matematica e psicologia, linguistica e teoria dell'interpretazione) alla luce di altri paradigmi di indagine, quali la filosofia della mente e del linguaggio, il comportamentismo, il cognitivismo o il connessionismo. Dall'altro lato, i contributi si concentrano sulle tematiche più specificamente attinenti alla dimensione psicologica. Il problema dell'intenzionalità, affrontato da Gargani, quello del rapporto con l'alterità (si tratti delle «altre menti» o degli animali, intesi come altre forme di vita con le quali il pensiero umano prende necessariamente rapporto), quello infine dello studio dell'io, costituiscono tutti temi di grande importanza nell'economia della riflessione wittgensteiniana. Messo a confronto con altre prospettive teoriche, quali la fenomenologia di Husserl e la semiotica di Peirce, il pensiero di Wittgenstein risulta così arricchito di molteplici schemi interpretativi fondamentali per una sua comprensione ulteriore. E il risultato complessivo è quello di un bilancio in corso d'opera molto esauriente e significativo. -
Moneta unica europea
Dal 1° gennaio 2002 l'Europa ha finalmente una moneta unica. Ora che il lungo cammino di avvicinamento all'unificazione monetaria europea si è effettivamente compiuto e che l'euro circola nelle tasche di tutti noi, diviene ancora più urgente riflettere su quali siano gli scenari economici aperti da un tale processo, riconsiderandone potenzialità e limiti.La possibilità di raggiungere un equilibrio tra una politica economica e monetaria unitaria e l'identità dei vari Stati nazionali è la grande sfida dei prossimi anni. Che ruolo avrà in tutto questo una banca centrale indipendente? Come si modificheranno i rapporti economici internazionali ora che l'Europa possiede una moneta unica? Su tali interrogativi si concentrano gli autori di questo volume, analizzando in modo dettagliato e con competenza la questione dei canali di trasmissione delle influenze monetarie sulle variabili reali, il problema dell'effetto degli stimoli monetari a fronte di strutture finanziarie eterogenee, il nesso tra politica monetaria e politica fiscale, la questione del rapporto tra l'euro e il dollaro e dell'estensione della moneta unica ai paesi dell'Est.Il risultato è un testo completo che disegna un quadro ricco e articolato delle prospettive che si apriranno nell'area dell'euro nei prossimi anni, dedicando particolare attenzione a capire quali siano le condizioni per una migliore finalizzazione del sistema finanziario alla crescita economica dell'Europa. -
Notsofareast. Ediz. italiana e inglese
Quale distanza, quale profondo stacco di sensibilità separa la nostra percezione della Cina di trent'anni fa da quella di oggi. Quanto è lontana La Cina è vicina di Marco Bellocchio (1967) da questo Notsofareast di Olivo Barbieri. Lì la Cina era metafora di una incolmabile distanza, «non luogo» di un catartico quanto improbabile capovolgimento; qui, al contrario, quell'asse materiale e simbolico della Cina contemporanea che va da Pechino a Shanghai si fa corposo luogo deputato del cambiamento, ombelico della trasformazione globale, punto di impatto di una rivoluzione visiva che trasforma –deforma- lo stesso sguardo fotografico.C’è una linea di demarcazione che si perde, tra lo spazio e il tempo, nell'uso particolarissimo che Olivo Barbieri fa della «messa a fuoco selettiva». La sua macchina fotografica si focalizza su un punto specifico della trasformazione, per fissarlo con entomologica accuratezza; ma per poter affondare lo sguardo sul non-tempo della mutazione, per esaltarne la lettura, lo scatto e la torsione, bisogna che tutt'intorno il resto sbiadisca e sfumi. Preso nel suo insieme, il cambiamento est-asiatico è proprio in questa cifra che così lucidamente è colta dalla sequenza di immagini di Olivo Barbieri. Una voluta, programmatica imprecisione governa la trasformazione cinese….(dalla presentazione di Carmine Donzelli) -
I grandi della fisica. Da Platone a Heisenberg
Fisico dalla particolare sensibilità filosofica, Carl Friedrich von Weizsäcker si propone di rintracciare il filo unitario che collega le filosofie della natura del pensiero antico alle più recenti e sofisticate teorie fisiche, come la meccanica quantistica e la teoria delle particelle elementari. L'autore interpreta le concezioni degli scienziati della natura e dei grandi fisici rivoluzionari, offrendo una galleria di ritratti che ripercorre la storia della scienza naturale nel corso del pensiero occidentale da Platone a Heisenberg. -
Caffeina. Storia, cultura e scienza della sostanza più famosa del mondo
Con questo libro gli autori percorrono un viaggio nella storia culturale e scientifica di una sostanza che, dalla sua scoperta, ha stregato uomini e donne, giovani e vecchi, ricchi e poveri in ogni civiltà del mondo. ""Caffeina"""" è la prima storia naturale, culturale e sociale di questo stimolante dell'umore, di come è stato scoperto, dei suoi utilizzi più antichi, del ruolo straordinario e spesso poco conosciuto che ha giocato nella medicina, nella botanica, nella pittura, nella poesia, nell'educazione e nell'amore."" -
Teorica delle arti, lettere ec. Parte pratica, storica. Vol. 5
Complementare alla parte speculativa, la Teorica delle arti, lettere, ec. Parte pratica racchiude il percorso leopardiano relativo alla letteratura e alla poesia. La letteratura è considerata nella sua storia, nell'alternarsi di periodi di pienezza e splendore con altri di corruzione e decadenza. Elementi pregnanti sono individuati nello stile e nella eleganza delle scritture. L'analisi dell'origine e della parentela delle varie lingue romanze si affianca alle domande sul fare poetico, sulla nascita della composizione e sul mistero dell'invenzione. Grandi cesure nello studio dei generi letterari sono poi quelle costituite dalle pagine relative ai drammi e all'epopea, particolarmente intense su Omero e Tasso.La scrittura è concepita da Leopardi come un elemento salvifico a cui è essenziale l'entusiasmo come la passione, che le consente di divenire un supremo strumento di piacere e di oblio del male di vivere. Le pagine che traducono la passione nelle caratterizzazioni dei tipi trascinano il lettore in un vortice di emozioni contrastanti. Il poeta è così l'artefice, colui che sa usare le parole per manifestare le cose e trasfigurarle nella potenza della metafora. D'altro canto, le pagine sulla resa poetica alludono alla sorgente delle belle favole antiche in contrapposizione alle scelte romantiche, ma volgono, attraverso lo scavo autobiografico e l'autoanalisi, a una restituzione simbolica dell'Io. Nasce con Leopardi la grande soggettività. PIANO DELL'OPERA. I. Trattato delle passioni.II. Manuale di filosofia pratica.III. Della natura degli uomini e delle cose.IV. Teorica delle arti, lettere. Parte speculativa.V. Teorica delle arti, lettere. Parte pratica.VI. Memorie della mia vita. -
Il pensiero ebraico del Novecento
Il pensiero ebraico del Novecento difende un umanesimo diverso da quello affermato nella storia della filosofia da Parmenide a Heidegger attraverso una metafisica culminante nella teologia razionale: esso non identifica l'umanità dell'uomo né nella ragione rivolta alla conoscenza dell'essere, né – in modo antitetico, o speculare – nella fede o senso del divino, ma nel libero accoglimento della legge morale proveniente da un Dio non incarnabile. Nella dimensione etica, pensata prima di quella del radicamento dell'uomo nel mondo, e inseparabile dalla sfera della politica, si rivela l'umano.Il pensiero che mette in luce la testimonianza di questa dimensione da parte dell'uomo nel tempo, trova dunque nelle fonti ebraiche – dalla Bibbia al Talmud, ai commenti alla Bibbia, alla liturgia, ai pensatori e poeti ebrei medievali – i propri mezzi espressivi; ma anche l'analisi di queste fonti, se ampliata a meditazione filosofica, può condurre a scoprire l'eticità originaria nella vita umana, anteriore a ogni egoismo. Il libro introduce a Hermann Cohen, Franz Rosenzweig, Martin Buber, Leo Strauss, Emmanuel Lévinas – autori che sperimentarono nella loro esistenza i funesti effetti di un umanesimo nutrito soltanto da fonti pagane e da fonti cristiane spesso distruttive nei confronti della radice ebraica – a partire da questa loro idea dell'uomo.