Sfoglia il Catalogo feltrinelli028
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 9941-9960 di 10000 Articoli:
-
Progetto per la Sinistra del Duemila
Vi sono tempi in cui la politica e la cultura sembrano, se non proprio contrapporsi, quanto meno fronteggiarsi. Tempi in cui la politica stenta a riconoscere i propri orientamenti di valore, e la cultura si ritrae da quella tensione civile senza la quale rischia l'astrattezza e il narcisismo. Questa difficoltà di interscambio si esprime oggi nella ritrosia ad adoperare una parola che in altri tempi ha conosciuto ben diverso smalto: la parola «progetto». Pure, la sinistra non può fare a meno di un progetto, di una qualche piattaforma ideale in grado di orientare il governo delle nostre società, sottraendolo alla pura logica «spontanea» dell'economia e del mercato. Il Progetto per la sinistra del duemila è un documento politico, elaborato in vista dell'assise congressuale dei Democratici di Sinistra, e in quell'ambito, propriamente, sta svolgendo il suo compito di orientamento per la discussione politica. Esso viene qui proposto, in assoluta autonomia da ogni appartenenza di partito, quale elemento di riflessione e di analisi da sottoporre a un serrato vaglio critico, per provare a fare il punto sulle ragioni storiche di una possibile appartenenza intellettuale. La domanda cui anche questo documento rinvia -domanda aperta e priva di risposte certe - è se esista, oggi, in Italia, in Europa, un qualche massimo comune denominatore in grado di accompagnare il percorso post-ideologico di una sinistra alla ricerca del suo ubi consistam. E poiché una simile ricerca non può più - se mai ha potuto - essere condotta nel cielo astratto delle pure enunciazioni di principio, si tratta di verificare la congruenza tra orientamenti generali e concrete politiche, tra tendenze e compatibilità, tra valori e parametri.Preceduto da una presentazione di Walter Veltroni, e seguito da un insieme di commenti critici di Norberto Bobbio, Marcello de Cecco, Jacques Delors, Ilvo Diamanti e Bruno Trentin, il volume si chiude con una replica di Giorgio Ruffolo, coordinatore della commissione che ha elaborato il Progetto. -
Del capitalismo e dell'arte di costruire ponti
Mentre il mondo anglosassone discute tranquillamente di capitalismo, in Italia persino la sinistra evita di nominarlo, forse nel timore di non apparire sufficientemente omologata a quel pensiero unico per il quale il capitalismo è puramente e semplicemente l'economia. Eppure di capitalismo è necessario tornare a parlare, se si vuole tentare di uscire dalle contraddizioni del sistema in cui viviamo, il quale poggia in modo gravemente squilibrato sui tre pilastri del mercato, dell'impresa e dello Stato.Lo squilibrio rischia di aggravarsi nel momento in cui le necessarie distinzioni da cui nasce la scienza economica hanno iniziato a trasformarsi in un ininterrotto processo di separazione. Le ultime fasi di questo processo sono rappresentate dall'autonomia assunta dalla finanza, ormai contrapposta al processo produttivo, e dal distacco della produzione da qualsiasi riferimento ai bisogni di una comunità territoriale. Il prezzo maggiore di ciò ricade su quella vasta maggioranza di donne e uomini cui va solo una piccola quota delle risorse mondiali. Ma sono i diritti fondamentali di tutti i cittadini, anche nei paesi avanzati, ad essere ormai minacciati.Esiste una via d'uscita? Secondo l'autore sì: contrastando con «ponti e dighe» il processo di separazione in atto, pur nella rigorosa salvaguardia delle distinzioni, e superando le soluzioni cui era approdata la socialdemocrazia europea nella sua meritoria affermazione e difesa dei diritti della persona umana e di cittadinanza. Oggi il welfare è patito dal sistema economico come un costo: occorre operare, cosa non facile data l'assenza di comunicazione tra società civile e società politica, perché bisogni e diritti collettivi si trasformino in un positivo sbocco di mercato. Regionalismo e nuovo associazionismo sono le premesse necessarie per tornare a socializzare la politica. E su di esse l'Italia può forse dire ancora qualcosa all'Europa. -
L' economia di Lucignolo. Opportunità e vincoli dello sviluppo italiano
Qual è il ruolo svolto dall'economia italiana nel recente contesto europeo e mondiale? E quale spazio potrà occupare il nostro sistema economico e produttivo nel prossimo futuro? Ce la faranno gli italiani, i lavoratori e le aziende, a reggere le sfide dell'Europa, nel più vasto contesto dell'economia globalizzata? In questo volume, che segue L'oro di Europa, uno dei nostri più autorevoli e lucidi commentatori raccoglie una serie di contributi sulle vicende dell'economia italiana, costantemente in bilico tra strette opportunità e rischi ricorrenti.Il titolo riassume bene le preoccupazioni dell'autore. Se i problemi della società e dell'economia italiane sono antichi, a lenirne almeno in parte gli influssi, in anni più felici sono bastati alcuni elementi positivi che hanno caratterizzato tutta la nostra storia: ""l'essere un paese demograficamente giovane, pieno quindi di speranze e di attese. L'essere un paese povero, ricco dunque di gente disposta a sacrificarsi, a lavorare, a emigrare, a fare di tutto per migliorare il proprio stato"""". Oggi, però, le cose non sembrano più stare così: """"la reazione degli italiani alla propria condizione attuale, e alla possibilità che essa peggiori, rischia di essere quella di Lucignolo, che assieme a Pinocchio sale sul carro dell'omino piccino e si avvia senza una cura al mondo verso il paese dei balocchi, ignaro che il destino suo, del suo amico e di quelli come loro, sia di trasformarsi in una schiera di asini"""".Il rischio maggiore è quello di una marginalizzazione strategica, che ci veda occupare posizioni di complemento, senza poter vantare punti di effettiva forza nella distribuzione internazionale del know how, delle potenzialità tecnologiche, dei saperi condivisi.Le tessere del mosaico disposto da Marcello de Cecco disegnano un quadro che non è certo improntato all'ottimismo. Ivincoli che ci consegna il nostro sistema-paese sono forti, e peseranno non poco sul futuro. Si tratta caso mai di vedere se essi costituiscono nel loro insieme una sentenza già irrevocabilmente pronunciata, o se si può ancora fare qualcosa, da parte dei principali centri di decisione del nostro paese, per correggere e rafforzare il nostro scenario di medio e lungo periodo."" -
Omero e Dallas. Narrazione e convivialità dal canto epico alla soap-opera
La tesi di questo libro, sostenuta da grande rigore e precisione, è che esista uno stretto legame tra il popolare prototipo dei serial televisivi e il celebratissimo poema della Grecia classica. Entrambi questi universi narrativi appartengono al continente della cultura orale, e dunque non possono essere interpretati con i canoni della cultura scritta. Entrambi celebrano, entro una situazione conviviale e con un esplicito scopo gratificante, un modo di essere, un costume, un'identità collettiva. -
Energia. Storia e scenari
Il filo che lega l'umanità alla costruzione del suo destino si chiama energia. Produrre, trasportare, accumulare, «inventare» energia è l'imperativo che sottende la crescita - o il declino - delle società umane. In un mondo da alcuni secoli in via di radicale trasformazione, gli squilibri energetici rappresentano il crinale tra prosperità e povertà, tra sviluppo e regresso. Ma quale sviluppo?Nel prossimo mezzo secolo la popolazione mondiale continuerà a crescere fino a stabilizzarsi intorno ai dieci o undici miliardi. Pur a fronte dei progressi realizzati nell'eliminazione degli sprechi a seguito delle crisi petrolifere degli anni settanta, nei paesi industrializzati ogni individuo consuma quasi dieci volte più energia dell'abitante medio dei paesi in via di sviluppo, mentre i divari di reddito e benessere sono diventati ormai intollerabili. L'energia è una risorsa-chiave per ridurre questi divari, e non c'è da stupirsi se si prevedono ulteriori forti aumenti dei consumi energetici mondiali. Ma nessuna fonte energetica, fra quelle disponibili, è priva di problemi: carbone, petrolio e gas sono fonti non rinnovabili, e per giunta il loro uso in quantità crescenti potrebbe determinare il riscaldamento del pianeta. L'energia nucleare presenta seri problemi di accettabilità sociale. Le fonti rinnovabili, tutte riconducibili all'energia che emana dal sole, hanno bisogno di robusti incentivi per essere sviluppate al punto da rappresentare soluzioni quantitativamente adeguate ed economicamente convenienti. E le forze del mercato non aiutano a mettere in piedi strategie energetiche ispirate a una visione lungimirante. In questo libro di eccezionale densità e chiarezza Umberto Colombo non solo ricostruisce la storia della nostra avventura energetica, ma disegna gli scenari tecnologici, ambientali e culturali che si aprono di fronte a noi. -
PCI, PDS, DS. La trasformazione dell'identità politica della sinistra di governo
Negli ultimi dieci anni il principale partito della sinistra italiana ha conosciuto un continuo processo di rivolgimento interno, manifestatosi tra l'altro attraverso il succedersi di tre differenti nomi. Chi sono i primi destinatari di simile rivolgimento? E come hanno vissuto le tensioni e i contrasti della trasformazione? Il volume analizza le peripezie dell'identità di quel partito a cominciare dalla cultura politica e dagli orientamenti dei suoi quadri intermedi. Si tratta di un gruppo strategico di attori politici, cui spetta il compito di far funzionare l'organizzazione partitica, di cui costituisce a pieno la parte più motivata e «militante». Contrariamente a quanto si pensa, essi non sono, in maggioranza, professionisti della politica; d'altro canto, non sono neppure dei semplici elettori. Proprio per queste caratteristiche, rappresentano nel modo più fedele le aspirazioni e le resistenze di fronte al cambiamento politico. La domanda cui gli autori intendono rispondere è quindi quanta parte di questo cambiamento sia condivisa e legittimata dalla base.Sulla scorta di alcune indagini condotte su un campione di delegati agli ultimi congressi, il volume analizza le dimensioni della continuità e della discontinuità, concentrandosi intorno a questi interrogativi: quali sono le principali tappe della carriera politica dei quadri intermedi? Quali immagini delle relazioni tra partito e società sono condivise? Quale cultura politica esprimono? Qual è la loro esposizione ai media e quali sono i loro consumi culturali? Che preferenze esprimono sulla costruzione di una sinistra federativa? -
Mutamenti nella politica sanitaria. Le prospettive in alcuni paesi europei
Sono qui raccolti i più significativi risultati di un Seminario internazionale organizzato dall'Iridiss e svoltosi a Roma nel dicembre 1996. Vengono prese in esame le diverse modalità di riassetto della gestione dei servizi sanitari e assistenziali in alcuni paesi europei coinvolti nel processo di riforma (Inghilterra, Norvegia, Francia) e viene proposta una valutazione delle conseguenze che tali interventi hanno prodotto nella vita sociale e politica dei paesi considerati. Il volume cerca di delineare un quadro che tenga conto, oltre che delle specificità nazionali, dei tratti comuni che presentano le soluzioni di riforma adottate, primo fra tutti il tentativo di introdurre una gestione decentrata e aziendale dei presidi sanitari, auspicabilmente più agile e funzionale rispetto al passato. All'interno di tale panoramica si inserisce il complesso caso italiano, al cui esame sono dedicati i tre saggi conclusivi del volume, incentrati sul processo di trasformazione in atto del sistema sanitario nazionale in una struttura che nelle sue articolazioni principali (le Asl) sia sempre meno dipendente, almeno rispetto alle scelte economiche e gestionali, da un'amministrazione centrale che in passato ha generato i ben noti fenomeni di corruzione. -
Coscienza. Storia e percorsi di un concetto
Il concetto di coscienza attraversa, connotandola, l'intera storia del pensiero e della cultura dell'Occidente, dal mondo greco antico alle origini e agli sviluppi del pensiero cristiano, e via via fino ai più recenti esiti della psicoanalisi e delle neuroscienze. In un'epoca caratterizzata da crisi di valori, egemonia dei mass media, frammentazione della cultura e della ricerca, la ripresa della discussione sul tema «coscienza» rappresenta un possibile punto teorico di ricostruzione.Il libro, originato da un convegno tenuto a Ravenna nell'ottobre 1997, si divide in quattro parti. Dopo una riflessione generale sul concetto di coscienza, in particolare nella filosofia che si ispira al cristianesimo, sviluppata da Vittorio Possenti, una prima parte è dedicata al concetto di coscienza nel cristianesimo. I contributi sono affidati a Giuseppe Girgenti (la patristica, in specie Agostino), al medievalista Alessandro Ghisalberti (Abelardo, Meister Eckart), al padre domenicano Giovanni Cavalcoli (Tommaso d'Aquino). Segue una seconda parte dedicata al concetto in esame nella filosofia antica (Francesco Adorno), nella filosofia moderna (Mario Miegge), nella filosofia contemporanea, con particolare riferimento al pensiero fenomenologico (Carlo Sini). La terza parte sonda il concetto di coscienza nelle scienze umane. Posto in crisi dalla psicoanalisi (contributo di Glauco Carloni) e divenuto problematico nella psicologia del Novecento (Luciano Mecacci), viene oggi discusso accanitamente nell'ambito delle neuroscienze (Arnaldo Benini). Merito non secondario del libro è quello di offrire, proprio a proposito delle neuroscienze, un'ampia e aggiornata bibliografia, apporto specifico dello studioso italo-elvetico. Infine, la quarta parte apre una palestra ai contributi di giovani studiosi (Luca Gabbi, Piero Mazzucca, Paolo Taroni) che riflettono su scenari e prospettive del tema della coscienza alle soglie del nuovo millennio. Il volume è stato realizzato con il patrocinio dell'Associazione ""don Giovanni Buzzoni'' di Ravenna."" -
Padri dei nostri tempi. Ruoli, identità, esperienze
Un profondo cambiamento sta attraversando negli ultimi decenni il campo dei rapporti di paternità. Se opinione comune, media e studiosi sembrano concordare nella definizione degli elementi che caratterizzano questo cambiamento, è pur vero che, messi in relazione tra loro, tali caratteri appaiono tutt'altro che congruenti, se non in evidente contraddizione. In particolare, nei discorsi sui padri e sulla paternità vengono evocate tanto le immagini della presenza e della partecipazione, quanto quelle contrastanti dell'assenza e della «perifericità». Se da un lato si delinea l'idea giocosa e ottimistica dei «nuovi padri» che si occupano lietamente dei propri figli, dall'altra si profila l'ombra della crisi o del declino della figura paterna nel nostro tempo, con una diffusa preoccupazione sia per l'asserita marginalizzazione dei padri nella famiglia, sia per il vero e proprio allontanamento dai figli, di cui sarebbero vittime nei casi sempre più numerosi di instabilità familiare. Al tempo stesso, anche in Italia il contesto generale dei rapporti sociali appare dominato dalla partecipazione sempre più intensa e attiva delle donne alla vita sociale esterna alla famiglia, sia pure a livelli occupazionali più bassi e con modelli di organizzazione interna che paiono meno nettamente modificati rispetto alla maggior parte dei paesi europei, con consistenti effetti sulla divisione dei ruoli nella famiglia stessa e sull'evoluzione delle funzioni genitoriali.Originato dal convegno internazionale I padri: ruoli, identità, esperienze, tenuto a Fano nel 1998, e organizzato dall'Istituto di Sociologia e dal Centro universitario di ricerche e studi sulle famiglie (Cursf) dell'Università di Urbino e dall'Assessorato servizi educativi del Comune di Fano, questo volume raccoglie ricerche e contributi teorici originali, suddivisi in tre sezioni. La prima, Trasformazione e crisi della paternità, riunisce gli apporti di impostazione più generale. La seconda, Forme sociali dell'essere padri, contiene saggi caratterizzati da un accostamento sociologico-empirico e da una riflessione teorica fondata sulla ricerca. Nella terza parte, La genitorialità paterna e il diritto, sono infine presenti gli studi di impostazione giuridica e sociologico-giuridica. -
Gli occhiali di Gionata Lerolieff
"L'autore di questo libro-suite ama procedere per associazioni che scaturiscono l'una dall'altra, come un libero divagare della mente riferito in presa diretta: apparentemente slegate e invece rette saldamente da un filo di biografia interiore, che dà vita a una sorta di sotterraneo e inconfessato romanzo di formazione.La lingua vi è complessa, e sembra spontanea; è studiatissima e sembra colloquiale, con rinvii sapidi e ricchi di senso alle parlate locali - siamo in Svizzera, gomitolo inestricabile, sotto traccia, di culture, dialetti, tradizioni - e col tappeto di citazioni di versi celebri o di canti, contrappunto ironico di reminescenze che scattano come automatismi inesorabili.La situazione e il pretesto - il ritorno da un congresso di scrittori, gli occhiali smarriti o sottratti - sono impeccabili nel dare il tono alla musica, perché nel loro grottesco così esplicito scongiurano qualsiasi rischio di sentimentalismo. Sono anzi un'esca per il lettore, irretito da un continuo giuoco di sarcasmi e sprezzature divertenti e godibili. Per poi trovarsi immerso fino al collo (il lettore), grazie a un sapiente crescendo emotivo dal quale si è lasciato quasi inconsciamente coinvolgere, in un finale di impatto fortissimo che può dare, come la vita spesso fa, i brividi""""." -
Narrare l'immagine. La tradizione degli scrittori d'arte
Dall'origine della letteratura artistica - da quando cioè artisti, letterati, eruditi iniziarono a scrivere delle arti figurative - emerge con forza un problema: quello di tradurre le immagini in parola. Il problema investe tanto il linguaggio quanto l'interpretazione: richiede, dunque, una riflessione sulle contiguità e sulle distanze tra il linguaggio delle immagini e quello delle parole e su come quest'ultimo non traduca mai in modo neutro il primo, piuttosto veicoli sempre un'interpretazione, una prospettiva conoscitiva radicalmente diverse da quella sottesa alle immagini.Il saggio muove dalla ricostruzione delle prospettive salienti del dibattito teorico sul problema, mettendo a confronto i diversi approcci, da quello iconologico a quello psicoanalitico, da quello semiotico a quello ermeneutico: ne scaturisce un quadro problematico articolato sugli statuti differenti dei due linguaggi (ad esempio, in relazione al problema della temporalità) e su possibili convergenze (ad esempio la possibilità di modi analoghi della retorica, in entrambe le discipline). Ma soprattutto si definisce una costante di grande rilievo teorico: l'applicazione di modelli narrativi alla ""lettura del testo figurativo.Vengono così percorsi alcuni momenti esemplari della letteratura artistica, dai testi di Ghiberti a quelli di Leonardo, dagli scritti di Vasari, Lomazzo e Bellori a quelli di Cavalcaselle e Morelli, e via via fino al dannunziano Conti. Nel Novecento il dibattito acquista particolari valenze, poiché si confronta in termini più espliciti con le problematiche delle trasformazioni dei generi artistici e letterari, con le avanguardie, con la tradizione espressionista: da Longhi a Emilio Villa e - con attenzione alle implicazioni letterarie dei testi di grandi lettori della tradizione - da Berenson a Zeri.Il saggio propone un ampio scenario dei modi di scrivere l'arte, sottolineando come la pluralità di tali modi si raccordi alla diversità dei valori che le varie epoche hanno assegnato alle tecniche rappresentative della pittura o a quelle narrative'' della critica."" -
Poveri a Roma. Governance e innovazione dei servizi nell'esperienza di una metropoli
Basato sui risultati di un insieme coerente e continuativo di ricerche sviluppate nel quinquennio 1994-1999, il volume affronta i temi della povertà e dei sistemi locali di lotta all'esclusione sociale attraverso l'analisi di una particolare e rilevante realtà amministrativa e territoriale, quale la metropoli romana. Ma i saggi qui raccolti, che si inscrivono nella tradizione di ricerca di analisi localizzata dei sistemi di sviluppo e di policy, assumono interesse anche oltre il caso specifico preso in esame, poichè si inseriscono in un quadro più ampio di ormai acquisite prospettive nazionali e internazionali di studi dei percorsi di crisi della cittadinanza sociale.Sia le sfuggenti configurazioni che la marginalità assume nel peculiare territorio metropolitano della città di Roma, sia il debole crescendo delle politiche pubbliche di contrasto dell'esclusione sociale vengono infatti letti alla luce di un ormai consolidato patrimonio di letteratura sociologica sui significati e sui percorsi dell'esclusione. Nozione, quella di esclusione sociale, ormai forse anche abusata, e che secondo alcuni illustri studiosi della marginalità avrebbe contribuito ad aprire la strada alle politiche attive per l'inclusione dei soggetti socialmente deboli, ma anche a determinare discutibili confusioni teoriche e limiti operativi di diverse iniziative di intervento diretto. -
Le colonie degli antichi e dei moderni
Colonia, colonizzazione, colonialismo sono parole consuete nel nostro linguaggio quotidiano, che esprimono generalmente una necessità di dominio, lo stato di soggezione di territori conquistati e amministrati da imperi centrali, la cui emancipazione ha comportato nella storia rivoluzioni, guerre di liberazione da servitù coloniali, processi di decolonizzazione. Ma, alla luce di una raffinata analisi storica, questi concetti mostrano una gamma svariata di sfumature e differenze di significato, al punto che, se utilizzati in modo generico, finiscono con l'essere a volte anacronistici, altre volte per lo meno inadeguati o comunque insufficienti a descrivere una situazione storica determinata. Moses Finley ed Ettore Lepore, due tra i maggiori storici dell'antichità che abbia conosciuto il secolo appena conchiuso, hanno il merito di aver riflettuto nel modo più acuto e penetrante su tali problemi, proponendo una serie di spunti e di criteri di lettura che hanno fatto scuola negli ultimi venti anni e che sono diventati testi di riferimento, da cui non è possibile prescindere.Il saggio inedito di Moses Finley (in origine una conferenza letta alla Historical Society il 19 settembre del 1975) è una messa a fuoco straordinaria delle diverse situazioni politiche, economiche e amministrative che si celano sotto la parola colonia: un «tentativo di tipologia» che guarda ben al di là dell'universo greco antico, a partire dai sistemi di dominazione impiantati dai Crociati fino al caso macroscopico dell'Impero britannico o a quello della colonizzazione francese in Africa.Nel saggio di Ettore Lepore, il concetto di colonia viene invece analizzato alla luce della grande colonizzazione greca dei secoli VIII-VI a.C. in Italia meridionale. L'autore, dopo aver mostrato come sia fuorviante tradurre nel latino colonia il concetto greco di apoikia, produce una sintesi mirabile dell'esperienza colonizzatrice greca in Italia: un vero e proprio testamento scientifico, nel quale sono tracciate le linee essenziali di quel grande progetto intellettuale - una Storia della Magna Grecia - al quale, disgraziatamente, non gli fu possibile porre mano. -
Il respiro delle pietre. Testo tedesco a fronte
Curvativerso la mia bocca.Ti dico un canto di marinaisotto le ciglia: veleggiamocon le palpebrelungo la linea della costain colloquio con la luce. Ernst Meister rappresenta una delle voci più significative e allo stesso tempo più isolate della poesia tedesca della seconda metà del Novecento. Nato e vissuto in Westfalia, Meister ha espresso nella sua produzione poetica (di cui questo volume, per la prima volta in Italia, traccia un percorso completo) una tensione riflessiva, metapoetica che deve molto ai suoi studi di filosofia, germanistica e storia dell'arte. La sua poesia, descritta all'esordio come Kandinsky-Lyrik, e approssimativamente definibile come ermetica, ha sempre cercato di sondare le ragioni ultime dell'esperienza dell'uomo con una severità e una ricerca nei confronti del linguaggio che legano Meister ai nomi di Hölderlin e Paul Celan. La poesia diventa il luogo che manifesta l'armonia opposta di vita e pensiero, proprio nelle sue parole più profonde: vita, morte, silenzio, amore. Lo stesso Meister, interrogato sul senso della sua esperienza artistica, rispose, un anno prima della sua morte, con una frase che riassume tutto il suo universo poetico: «La mia poesia dice quello che so, ti chiede quello che sai». -
Le mille patrie. Uomini, fatti, paesi d'Italia
Gli scritti in prosa di Carlo Levi di cui questo volume avvia la pubblicazione presso l'editore Donzelli costituiscono un vero e proprio evento culturale. Essi si propongono al lettore come altrettanti libri compiuti, che Carlo Levi andò scrivendo nel tempo, anche se non si curò di dar loro un assetto definitivo: rappresentano, di fatto, nella sistemazione che studiosi ed esperti delle varie discipline hanno dato al coacervo delle sue carte, i percorsi effettivi della sua ricerca culturale, civile e artistica.Si tratta di un corpus di saggi, articoli, interventi politici, discorsi parlamentari, reportages di viaggi, lettere aperte, interviste, prefazioni a classici italiani e stranieri, presentazioni di artisti... In breve, un grande patrimonio di idee, invenzioni, immagini, racconti, memorie, bozzetti, riflessioni: di intuizioni, a volte clamorosamente anticipatrici, che testimoniano la molteplicità degli interessi e la versatilità del suo ingegno.Il primo volume, Le mille patrie, raccoglie gli scritti leviani su uomini, fatti e paesi italiani, e vuole esemplificare con una serie di «capitoli» un'idea centrale che Carlo Levi aveva del nostro paese, e che aveva consegnato nel suo libro Un volto che ci somiglia: quella secondo cui «tutto sta insieme in questa terra [..], dove ogni cosa rimane senza perdersi, dove i secoli si sovrappongono, e il pagano e il cristiano, l'arcaico e l'antico, e il medievale e il moderno non solo stanno l'uno accanto all'altro, ma coincidono, sì che ogni cosa è una ricapitolazione, una summa di tutte le altre; e le contraddizioni diventano identità». In preparazione: La creazione irripetibile, Le tracce della memoria, Roma e dintorni, Il pianeta senza confini, Il dovere dei tempi, Il libro degli animali. -
L' enigma di Alessandro. Incontri fra culture e progresso civile
Perché il giovane Alessandro, poco più che ventenne, assicuratosi ormai il dominio su tutta la Grecia, decise di muovere contro le temibili forze del re persiano Dario? Che cosa lo spinse verso l'Oriente, in regioni scarsamente conosciute?Sono domande che non interessano solo gli storici. E le risposte consuete non sembrano del tutto soddisfacenti. In effetti, Alessandro non rientra negli schemi tradizionali del conquistatore. Dà spesso prova di straordinaria magnanimità. Proibisce ai soldati di approfittare delle donne del nemico sconfitto. Giunge, anzi, a dare personalmente l'esempio di un «matrimonio misto». Egli incarna l'ideale cosmopolitico dell'Ellenismo, vale a dire la pacifica convivenza di culture e popolazioni diverse, linguisticamente e religiosamente differenziate.A ben vedere, è questa la radice originaria della migliore vocazione storica dell'Europa: quella che concepisce lo specifico della nostra cultura come disponibilità e apertura verso i mondi altri da sé. Vale allora la pena, alle soglie del terzo millennio, di riproporre, in tutto il suo complesso significato di apertura e tolleranza, una sorta di «neo-ellenismo», nel quale identità e alterità possano trovare il loro comune fondamento: un ideale oggi forse più valido che mai, unica alternativa alle tragiche campagne per la «pulizia etnica» e ai massacri sistematici che hanno insanguinato il secolo XX. -
Fondamenta dei vetrai. Lavoro, tecnologia e mercato a Venezia tra Sei e Settecento
Questo libro descrive un mondo nel quale l'ideale è l'equità, non l'uguaglianza: una sorta di incerta armonia, posta in essere attraverso lo strumento istituzionale delle corporazioni di mestiere, che attraverso continui processi di adattamento e ridefinizione, rimasero fino alla fine del Settecento il tessuto connettivo delle attività produttive nella gran parte delle città europee. Un'armonia frutto di nozioni di giustizia e di equilibrio legate a una cultura del privilegio e dell'«ingiusta proporzione» la cui eredità non è stata interamente spazzata via dalla Rivoluzione francese e che anche per questo vale la pena di rivisitare con attenzione. Un'armonia che venne però sempre più sottoposta alla pressione del mercato e delle reali forze in gioco, senza che le corporazioni di mestiere e gli organi centrali di governo opponessero rigidi vincoli restrittivi.Il libro di Francesca Trivellato rilegge alcuni nodi centrali delle economie e delle società urbane di antico regime attraverso una ricostruzione ampia e puntuale della storia del vetro veneziano nel Sei e Settecento. Si tratta di un capitolo importante della plurisecolare industria di lusso italiana, a lungo trascurato o affidato alle conoscenze di pochi specialisti.Abbandonando il tradizionale approccio normativo, questa ricerca attinge a un ricco materiale documentario per moltiplicare i punti di osservazione. Ne emergono elementi nuovi per la conoscenza delle manifatture vetrarie veneziane in un periodo che è stato frettolosamente etichettato come epoca di «decadenza» e che fu invece contrassegnato da profondi mutamenti nelle tecniche di lavorazione e dall'espansione di alcuni generi ad alta commercializzazione. Non più, dunque, solo la storia degli oggetti preziosi conservati nei musei di tutto il mondo, ma anche e soprattutto quella delle perline di vetro destinate alla tratta degli schiavi, degli specchietti spediti in Nord Africa e in Medio Oriente. E insieme la storia degli imprenditori e dei maestri artigiani in cerca di spazi di affermazione, degli operai salariati - uomini e donne - relegati in posizioni marginali eppure depositari di know-how e sempre più indispensabili al processo produttivo. -
Frammento e sistema. Il conflitto-mondo da Sarajevo a Manhattan
La tragedia di Manhattan ha aperto una nuova epoca, allo stesso modo in cui l'attentato di Sarajevo aveva inaugurato la lunga ""guerra civile mondiale"""" del Novecento. Il crollo delle Twin Towers segna il passaggio dal sistema-mondo al conflitto-mondo e rappresenta un evento non solo storico e politico, ma anche eminentemente filosofico. Sul limite della nuova epoca globale, caratterizzata dal dominio tecnologico e dall'eclissi delle certezze dell'etica tradizionale, due filosofi tentano di rispondere alla sfida, mettendo a confronto la condivisa tensione verso un nuovo inizio."" -
Delegati a Milano. Il «capitale sociale» del sindacato nel cuore padano
Chi sono i delegati sindacali delle aziende milanesi? Cosa pensano, come agiscono, quali ideali e quali propositi condividono gli esponenti di un mondo del lavoro dipendente che è stato, in un passato non lontano, un grande fattore di identità sociale e politica della metropoli milanese, e che sembra oggi avere sfumato la sua funzione di orientamento e di rappresentanza? Il volume, che raccoglie i risultati di una ricerca condotta su un ampio campione dei delegati sindacali di base nell'area milanese, giunge a conclusioni inattese, e per certi versi sorprendenti. Viene infatti alla luce l'esistenza di una forte mobilitazione, sia quantitativa che qualitativa, difficilmente sospettabile in una zona del Paese che ormai da qualche tempo appare attraversata dal vento della destra. I delegati sono numerosi, e di norma sono stati eletti nei luoghi di lavoro dopo una campagna elettorale molto partecipata. Essi non si limitano a interpretare in modo notarile la loro funzione di micro-rappresentanza, ma mostrano una disponibilità a impegnarsi in modo volontario sui grandi temi della condizione di lavoro, e anche su più generali nodi di interesse pubblico. -
La raccomandazione. Clientelismo vecchio e nuovo
Secondo una radicata tradizione di studi antropologi il clientelismo è uno dei caratteri costitutivi della realtà del nostro Mezzogiorno. Ad esso viene strettamente connessa l'idea della raccomandazione, cioè di una qualche forma di relazione sociale tesa a forzare le regole, dalle più piccole e innocue richieste di favore, alle gravi forme di sopraffazione. Ma la raccomandazione è un fatto meridionale? Tutta la vicenda di Tangentopoli in Italia, come le crisi economiche dell'Asia e della Russia indicano che i tempi sono maturi per una riconsiderazione del clientelismo. Questa indagine, basata su una ricerca etnografica condotta nel Materano, conferma come la raccomandazione rappresenti ancora un'istituzione decisiva, ma sia profondamente mutata.