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Il Prete Gianni e la performatività del mito
Il presente lavoro vuole dare un nuovo contributo all'interpretazione della figura del mitico re-sacerdote orientale che affascinò e catturò l'immaginario dell'Europa dal Medioevo fino all'Età Moderna. La performatività paradigmatica del mitologema del Prete Gianni si misura proprio nella sua capacità di aver creato una realtà, quella del suo regno, che è stata ritenuta indubitabile per diversi secoli. Insiste particolarmente nell'associare la tradizione del Prete Gianni a un vero e proprio mito di rifondazione della cristianità attraverso l'elaborazione di un nuovo modello teologico, escatologico e politico. A un altro livello di lettura, si intende dare un contributo all'interpretazione generale del mito facendo perno proprio sulla categoria della performatività dedotta dalla teoria dei giochi linguistici di Wittgenstein e dalle riflessioni sul linguaggio di Austin. Secondo questo orientamento il mito può essere interpretato a partire dalla sua capacità di produrre realtà, una realtà non fattuale bensì culturale. Il mito rimane performativo finché è capace di rispondere alle particolari sollecitazioni di un determinato contesto culturale. -
Disappartenenza. Letteratura e ascesi. Nuova ediz.
Esiste un grado zero della scrittura filosofica e saggistica in genere, perché nella società che massimizza i paradigmi non c'è più nulla da dire, e proprio in questo punto liminare si colloca Disappartenenza. Letteratura e ascesi di Alessandro Bellasio, un saggio eccellente e inopportuno, luminoso incrocio tra stile e conoscenza che, pur in epoca tecnocratica e postmoderna, dimostra che è possibile un atto stilistico a vantaggio di una verità problematica: soffrendo dell'impossibilità del dire, rappresenta il monogramma dell'indecidibile intelligenza del poter esprimere. Studioso di Heidegger e della filosofia contemporanea, Bellasio assolve alla lezione decostruttivista e la supera, dando prova di saper dominare tempo e spazio, ma anche di scavalcare l'impasse tra domanda e risposta, concedendo soluzioni minimali sulla problematicità della scrittura letteraria, risposte politicamente scorrette e brillanti. -
Reliquiario carnale
Reliquiario carnale di Giancarmine Fiume è un'opera sull'irraggiungibilità della perfezione dell'amore, tra i fatti umani quello più prossimo agli stati divini, che si pone come epicentro in dissolvenza sullo sfondo del percorso dell'autore. Come scrive Maurizio Cucchi nella prefazione, 'il meccanismo dell'intero poemetto si basa su una logica evidentemente ossimorica: netta e anche ruvida fisicità nel corpo delle immagini percepite e proposte e riscatto (o voluta ambiguità contraddittoria) attraverso frequenti venature lessicalmente ricercate, in preziosismi che al lettore non possono non apparire anche sorprendenti'.Non fa domande, non propone soluzioni, Reliquiario carnale è il fotogramma di ciò che non può fermarsi eppure è sempre identico a sé, alla condizione dell'aver amato e dell'aver sentito come stati primari dell'esserci, oltre la coscienza morale e ogni filtro culturale. -
Incompiuta bellezza
"Incompiuta bellezza"""" di Cristina Trinci è un romanzo crudele, in senso etimologico, che affonda nella carne sanguinante e restituisce identità a ciò che non si può umanamente descrivere, con una prosa priva di erranze, di leziosità, che non cede mai alla deriva sentimentalista pur lasciando spazio alla commozione. Firenze, 1968. Marisa, 19 anni, si innamora di un artigiano, Paolo. Invece di fare la rivoluzione, come aveva immaginato, si ritrova a fare un figlio, un incidente di percorso che le segna per sempre l'esistenza. L'amore per il piccolo stenta a partire, oscurato da rimpianti e sensi di colpa, risolvendosi in un rapporto conflittuale e violento che Marisa tenta di raccontare anche ai carabinieri, senza poi avere il coraggio di trasformarlo in una vera denuncia. Una narrazione che scava nel rapporto viscerale tra madre e figlio, descrivendo le aberrazioni della mente umana che trasformano l'amore nel suo doppio, nella quale i personaggi possiedono la neutralità dello stoico, che accetta in proporzione alle sue virtù o difetti il proprio stato e quindi il proprio fato. """"Incompiuta bellezza"""" è la voce del torto che si fa umana per raccontarsi." -
Ludwig
Andrea Leone riconferma la sua poetica antimoderna, il suo stilema teso verso l'epos di una grandezza ormai inusitata, verso un Tu superiore e divino, che è la furia della forma, l'enciclopedia del sangue. In Ludwig immagini e costruzioni sintattiche alludono al poema sinfonico, pur oltrepassandolo; vi è l'esecuzione di un atto magico e irripetibile, che svia e snerva ogni ipotesi d'interpretazione parziale, disintegrando ancora una volta il verso comune che nella poesia postmoderna scorre come un vagito adulante: la sommossa linguistica sta nella sequenza anacoretica che non conosce pause e che, senza dimenticare la storicità del linguaggio, si ricompone nello spazio di una lingua sacrale e determinante e nel ritmo serrato e anaforico che impone la potenza del melos contro il logos. -
Cartoline degli addii
"C'è uno spazio a cui la poesia riesce a tendere, fitto di mistero e di silenzio; conduce alle terre di un certo tipo di memoria, chiusa e immota sullo specchio di ogni rifrazione del presente. Una memoria cristallizzata e quasi inagente, non per questo priva di un suo riscontro. Anzi, essa prende le forme opache di più strati che la vestono di un tempo diluito nel tempo, una sorta di sconfinamento degli anni, da cui i sentimenti umani riaffiorano in fotogrammi essenziali, ineludibili, irrinunciabili. Cartoline degli addii, di Alessandro Cartoni, la descrive, centrandone il vitreo canto, rimodulandola a seconda della partitura del pensiero, che riannoda i ricordi e poi li frange come moto ondoso e ripetuto. Il luogo delle poesie di Cartoni è il congedo, inteso non solo come abbattimento del tempo irrecuperabile, ma pure come passaggio: sotterraneo, all'addiaccio delle illusioni e di tutto quel che resta sul fondo; un fondo abissale; una sorta di desolato compiacimento ad affermare che la vita, breve, rapida, è imminente a se stessa e non ammette rinascite dopo che tutto è già stato ed è finito di accadere"""", dalla prefazione di Carla Saracino." -
Il Golem. L'interruzione. Nuova ediz.
Il Golem. L'interruzione è poema che riesce a risignificare lingua e corpo, l'eccedenza impraticabile dalla parola ordinaria. Infatti, se il linguaggio è l'inattendibile per ciò che promette, il luogo del frammento, il linguaggio poetico, anche nel suo punto sublime, spesso corrisponde all'umiliazione della lingua. E invece stare nella lingua della poesia significa stare nell'eccesso, superare lo scoglio delle forme date, della sintassi preordinata, della rigidità delle norme comunicative. Ed è quello che fa June Scialpi, nonostante la giovane età, riuscendo a ricomporre un tessuto metaforico e ondivago, riassumendolo in un mosaico equilibrato. Il Golem sfiora le avanguardie novecentesche, superandole, finendo in una koinè smossa e drammatica: uno squarcio, non solo linguistico, doloroso e composto. -
Eliodoro
Eliodoro di Mario Fresa è romanzo che sta sul crinale tra il sacrificio e il comico, contemporaneamente postmoderno e antimoderno, riassume la putrefazione del linguaggio e la necessità dello stesso di erigersi a totem significativo, in un gioco di specchi il cui filo narrativo si imbastisce attorno al dialogo del protagonista con il suo analista, al quale affida la sua vita sotto forma di confessione, facendo convergere e confondendo reminiscenze d'infanzia, assilli erotici, desideri polimorfi e tutto ciò che di contraddittorio può contenere la natura umana. Ne scaturisce una commedia buffa, che molto concede al grottesco, allorché gli abissi psichici sembrano avere evidenza di realtà e la realtà medesima sembra sciogliersi nella bruma del probabile, narrata con uno stile altissimo, onirico e visionario. Colpisce, infatti, la capacità di Fresa di generare visioni sovrapposte e concatenate, perfettamente armonizzate, in un doppio del protagonista perennemente in cerca di coincidenza con se stesso, in bilico tra la caduta e il salto, tra la follia e la genialità, tra il rito stregonico e l'atto magico. -
Synagoga
"Synagoga"""" di Diego Riccobene è poemetto che attraversa l'esperienza della poesia epica, plasmando il linguaggio in forme di senso ulteriore. Dotato di raffinata apodissi e di versi implicitanti e al contempo assertivi, Synagoga evidenzia una scrittura emblematica e una lessicografia raffinatissima. Come pure notevole è il decreto poematico che risolve lo svantaggio dell'epigramma e del frammento a favore di versi limpidi e congrui. Riccobene nella sua seconda opera dimostra maturità poetica, nella sintesi tra cultura ampia e strutturata, sovrasignificazione del linguaggio e suo immediato superamento ed esposizione nel nascondimento, che è tra i punti cardinali dello scrivere in poesia: un'opera preziosa, che non trova facile incasellamento in categorie temporali e spaziali." -
Donne maschiliste. Nuova ediz.
Donne maschiliste di Diego Scarpanti è un saggio completo ed efficace volto a smascherare una serie di stereotipi sul ruolo del femminile e del maschile, camuffati negli ultimi decenni da un equivoco basato sull’inversione, che ha depotenziato il femminile rendendolo oggetto di scambio simbolico, anziché rafforzarlo ed esaltarlo come prometteva. A partire dal ruolo del corpo e della bellezza, e quindi dell’intimità troppo spesso sovrapposta alla pornografia, e facendo riferimento a un ampio apparato critico e bibliografico, Scarpanti delinea il processo che tende al sottile annientamento dell’identità e che passa da un travestimento concettuale: la mercificazione fisica e valoriale, nonché affettiva, dunque il capovolgimento del paradigma della complementarità a favore di un affastellamento caotico nel quale l’Io predomina sul Sé e l’omologazione alle mode del momento ha il sopravvento sullo stato delle cose, spacciando il consumo per sentire, confondendo l’avere con l’essere. -
Di solo pane
Esiste una poesia dell’ombra, a strapiombo sul dirupo dello sguardo, che non è negazione della luce ma sua esaltazione, giacché l’ombra, senza la luce, non saprebbe esistere. Di solo pane di Piero Schiavo ne è la perfetta espressione. Una poesia di stati e luoghi minimi, non certo minori, inerpicata sulla discrezione del dettaglio elusivo, del pudore non dismesso, degli abissi umani che combaciano con le altezze. Una scrittura asciutta, ferma, misurata, dritta al centro delle cose e permeata da una visione cristica e cristologica, che proprio tra gli ultimi riconosce il Dio degli stati eterni. Dal gesto, non solo simbolico, del pane che si spezza passa questo poemetto, che è resoconto di un viaggio fisico e spirituale, un attraversamento non metaforico di terre desolate dove Dio si prega soltanto / nel silenzio della sua assenza. -
Sentieri. Saggi e racconti sul corpo della scrittura
Sentieri è un atto estetico e cinestetico incentrato sui luoghi letterari, che non sono luoghi ma stati epifanici di condizioni dell’essere presenti nel testo, una riflessione filosofica sulla genesi sensoriale e percettiva del segno grafico che si fa significato. Antonio Devicienti, delineando un vero e proprio itinerario di viaggio, penetra la tramatura del linguaggio partendo dalla tessitura visiva e visuale, che si traduce in vibrazione semantica, attraverso luce e ombra, dunque occhio e tempo, come pure attraverso il rapporto del testo scritto con lo spazio vuoto e ancora col tradimento del suono della voce. Un breve compendio sul farsi della letteratura, intesa come atto generativo che parte dalla smaterializzazione per condursi alla forma precaria della presenza. -
Prosimetro della consuetudine
"Prosimetro della consuetudine"""" è uno squarcio narrativo sulla linea retta del tempo ordinario, un racconto franto tra prosa e versi che si ricompone nel vicolo di un incontro improbabile tra la voce narrante e un cieco. Un incontro che trova come punto di congiuntura lo psicanalista di entrambi e che darà fiato a due solitudini molto diverse eppure radicalmente uguali: i protagonisti, guardandosi con occhi interiori, si scambiano i ruoli fino a superarli, in una sorta di trasfigurazione salvifica che interviene proprio quando tutto sembra perduto. Nella narrazione, che assume le forme del flusso di coscienza, si mescolano ossessioni, amori impossibili, tensioni verso la fuga, perdite, nevrosi e poi la morte che irrompe implacabilmente a spezzare la sequenza del tempo quotidiano. La scrittura di Vincenzo Gambardella si insinua nelle pieghe di destini che appaiono già definiti, nella scansione dei passaggi ordinari, delle strade abituali, incidendo con lama affilata la carne viva di chi ha saputo amare e delineando con precisione millimetrica lo spazio dell’aver amato." -
L'aldilà del mare
L’aldilà del mare di Angelo Airò Farulla è un poema in prosa, compatto, ermetico e intransitabile, al punto da potersi definire quasi un’opera alchemica, trasmutativa, dove esseri umani, tecnologie, modalità postmoderne e specie ittiche mutate geneticamente combattono tra loro nella fatiscenza di un mondo disorganico. Pur accordandosi alla tradizione italiana del pastiche, l’opera pare per molti aspetti sorpassarne lo statuto classico, mostrando l’elemento apocalittico e mostruoso nei riguardi di ciò che deve essere acconsentito secondo ogni regola ideologica e letteraria: accettando la lezione neoavanguardista, rimane sul limite della tradizione non sperimentale, presentandosi come un compendio di stile, conoscenza storica, immaginario paradigmatico e potenza sintagmatica. -
Le società di mutuo soccorso nella storiografia italiana
Lo studio diacronico delle società di mutuo soccorso consente di delineare un profilo dell’associazionismo mutualistico che fa risalire alle corporazioni dei mestieri la sua odierna forma del welfare. L’analisi economica e sociologica delle fonti storiografiche traccia in questo modo le vicende che hanno segnato il passaggio delle associazioni da una vocazione assistenzialistica e comunitaria a conformazioni giuridicamente ordinate e fondate sull’accesso ai servizi e ai canali previdenziali. -
I diritti reali e la proprietà temporanea. Le posizioni dottrinali e le pronunce giurisprudenziali
Ci fu un tempo nel quale la proprietà era concepita come l’espressione massima della libertà dell’uomo e del mezzo di realizzazione della sfera individuale, un tempo in cui prevaleva il valore ideologico della proprietà privata. Attualmente, la proprietà si muove e si mantiene su un piano strettamente economico. Forse, anche noi, oggi, ci troviamo in un passaggio simile, nel quale ridiscutere i grandi temi di fondo della nostra civiltà diventa di primaria importanza: come fu essenziale in quel guado millenario segnato dal primo illuminismo e dal Code Napoléon. Questo testo si propone di analizzare gli istituti giuridici della proprietà attraverso una trattazione che non può non includere un excursus storico dell’istituto de quo. Uno studio sulla proprietà non può prescindere dalle dovute considerazioni ideologiche, sociali ed economiche che determinano, in relazione a ogni periodo storico, i principi fondamentali che reggono l’intero ordinamento giuridico. -
Il giornalismo d’inchiesta ieri e oggi. L’opera di Pier Paolo Pasolini e Roberto Saviano a confronto
Questo saggio mette a confronto il pensiero e le opere di due intellettuali dell’Italia di ieri e di oggi, Pier Paolo Pasolini e Roberto Saviano. Guidati dall’intento comune di denunciare e contrastare il declino culturale e il monopolio dei media e del giornalismo che disinforma, il lavoro si muove tra le fila di temi di ricerca condivisi: l’analisi della società dei consumi in relazione alla televisione come mezzo monopolista di propaganda di idee, il rapporto Stato-mafia e la denuncia al potere corrotto e la scottante tematica del narcotraffico e del consumo di droga, inteso come surrogato della cultura. -
Impressioni di Sicilia. Il Diwan di Ibn Hamdis in musica
«Siamo legati da parentele con loro (i musulmani) e mescolati, così da essere divenuti come una gente sola». Il legame tra il popolo arabo e quello siculo è innegabile. Secoli di commistione culturale testimoniano che non esiste una cultura superiore alle altre, ma esistono realtà differenti con pari dignità che, unite insieme, possono dar vita a ulteriori tesori. Ed è proprio in quest'ottica che si inseriscono i meravigliosi versi di Ibn Hamdis, uno dei più importanti poeti arabo-siculi del XII secolo. Costretto a fuggire a causa dell'arrivo dei nemici normanni, dedicherà struggenti versi alla sua patria lontana: la Sicilia, terra dalle mille contraddizioni che spesso esaspera e spinge ad andar via, ma anche terra di tolleranza e accoglienza verso il prossimo. Terra di primi amori, di agrumeti e gelsomini profumati... Oggi, i suoi versi arrivano fino a noi grazie al lavoro di artisti provenienti da tutte le parti del mondo, attraverso un terreno comune e neutrale, nel quale la diversità diventa un elemento fondante, non discriminante: la musica. -
Nato per morire
Costruito su un doppio registro, la prima parte vede protagonista un cinquantenne la cui vita scorre sugli stessi binari fino a quando due ragazzi non entrano nella sua vita; nella seconda, un barbone che da anni si è lasciato alle spalle qualsiasi legame con il mondo “normale”, ripensa al passato e cerca di trarne un bilancio. Il romanzo racconta due vicende parallele che, come in un misterioso gioco di specchi, troveranno un inatteso punto d’incontro nella risoluzione finale. -
L'empatia e il «come se»
So quel che fai e/o so quel che senti? Pare che dal primo derivi il secondo. Quest'ultimo si sta facendo strada, anche a costo di forzature, in gran parte di interrogativi filosofici, come risposta universale a diversi problemi che da sempre hanno intrigato l'uomo. Ma è accertato che tutto il sistema di emozioni derivi davvero dal particolare essere dei nostri neuroni motori a specchio? Non bisogna giungere a conclusioni affrettate, potrebbe trattarsi di esasperare una forma di comportamentismo e di riduzionismo biologico. Da una parte, è sublime che tutti noi riconosciamo e riusciamo a percepire lo stato emotivo di un altro, a partire da ciò che fa. Dall'altro, in questo testo, si cerca la risposta che soddisfi del tutto la capacità propria dell'uno di stare insieme all'altro da noi. Si cerca la capacità di fronteggiarsi, nel contesto dell'incontro. Come riusciamo a comprenderci, in uno spazio comune? E cosa interviene quando non vi riusciamo nel modo opportuno? Dobbiamo ancora scandagliare altre parti del nostro cervello, oppure esiste una regola, un nocciolo duro, da cui proviene una speciale lingua di verità? Non sembra esserci una lingua tramite cui capirci esaustivamente, senza il contesto a specchio. Né sembra esistere una lingua più comprensiva, a livello emotivo. Davvero, dunque, siamo di fronte al linguaggio universale dell'uomo?