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Camera d'aria
Camera d'aria, opera prima di Giuliano Maroccini, è plaquette di 12 poesie, che si impone all'attenzione per la compostezza stilematica e la robustezza del sintagma, che rimane sospeso nel tempo poetico seppur attraversandolo; per la sensorialità del linguaggio che diventa tattile, corporeo, palpabile. Camera d'aria è poemetto del ricordo congenito, nel quale l'analessi si declina sempre al presente e l'andamento ritmologico assume una configurazione anamnestica, che - come sottolinea nella prefazione Andrea Leone - 'attraversa l'esperienza dell'umano nella sua precarietà, nella sua spoglia, inerme concretezza e domanda di senso'. -
Da una tana di scoiattolo
"Da una tana di scoiattolo"""" rappresenta una somma poetica di lingua asciuttissima, compendio di consapevolezza sulla natura umana e sul tentativo di equazione etologica tra questa e la natura animale. Si tratta di una plaquette che supera la poesia civile, sempre frequentata dall'autore, e si apre a uno scenario che oltrepassa il postmoderno, pur non dimenticando la nozione storiografica, perché cita l'esistere al mondo come stato creaturale." -
Carolina è una brava ragazza
Con ""Carolina è una brava ragazza"""", raccolta di racconti che segna l'esordio letterario della venticinquenne Maria Nocera, ci si imbatte in un'esperienza oniroide ai limiti del surreale, che supera il postmoderno in progress e non per nostalgia. Infatti, i temi della sua narrativa sono centrati sulla ricerca di senso e su un target di lettori tardo adolescenziali. """"Carolina è una brava ragazza"""" consta di cinque racconti fantasy con molti elementi splatter per dire che la vita è conflitto, ma anche conflitto da risolvere; al di là del buonismo e della superficialità di giudizio. La Nocera mostra ottima affabulazione e invenzione narrativa, come anche la spregiudicatezza giovanile del tentare un'opera."" -
Drammaturgia degli invissuti. Nuova ediz.
Sullo sfondo di un continuo quanto pacifico duello tra Nord e Sud che, più che luoghi, sono stati d'Essere, si consuma il dolore di un'umanità relegata ai margini dell'esistenza; un mosaico di storie che si amalgamano sino ad assumere un'unica fisionomia, un unico volto, un unico serafico ghigno: quello stesso ghigno che s'impossessa di un malato terminale di tumore causato dall'amianto, di un suicida nell'istante in cui si lascia cadere nel vuoto, di un poliziotto morto in servizio senza ragioni sensate che non siano quelle di Stato, di un giovane posseduto dallo spettro della droga, di una figlia venduta per pochi denari. ""Drammaturgia degli invissuti"""" è un cantico sull'impossibilità del vivere, sviluppato in XVIII sezioni, ognuna delle quali composta da due testi: uno di Malaspina, contraddistinto dal carattere in corsivo, e a seguire uno di Cristaldi. Gli autori danno voce a chi non ne ha, arrivando fino al centro delle cose, nel fegato degli accadimenti, attraverso una scrittura civile e asciutta, senza ridondanza né eufemizzazione. """"Drammaturgia degli invissuti"""" si infila con la crudeltà di una spina nel fianco del lettore."" -
Il sacro femminile nelle costellazioni familiari
"Il sacro femminile nelle costellazioni familiari"""" è un saggio tanto agile quanto utile, nel quale Sara Verderi ripercorre la sua esperienza personale e professionale, partendo dal metodo delle costellazioni familiari, messo a punto da Bert Hellinger, e offrendo al lettore chiavi ermeneutiche interessanti e inedite. Tale approccio vede nei sistemi familiari una condensazione di meccanismi, positivi e negativi, che tendono a reiterarsi di generazione in generazione, spesso senza che il soggetto ne sia consapevole, ed è finalizzato alla liberazione dai vincoli familiari e alla piena realizzazione dell'individuo che vi si accosti. L'autrice propone con autorevolezza una sua interpretazione della psicodinamica del comportamento femminile, riconoscendo, e dimostrando con ampia casistica, che le maggiori turbe relazionali nascono dal conflitto tra il maschile e il femminile; riproduce, inoltre, una genealogia significativa delle linee matriarcali, anche in chiave metafisica, incentrando l'attenzione sulla componente sacrale che alberga in ogni essere vivente. """"Il sacro femminile nelle costellazioni familiari"""" è dedicato a Bert Hellinger, morto il 19 Settembre 2019." -
La marmorea apparenza residua. Nuova ediz.
«Con ""La marmorea apparenza residua"""", silloge concentrata rispetto a un lavoro di anni, Pasquale Lucio Losavio dimostra potere creativo e competenza semantica, facendosi riconoscere nel panorama della poesia meridionale come ottimo interprete. La sua testualità infatti è pregna di sedimentazione linguistica e buona inventiva nel sobbollire poetico-affettivo della poesia contemporanea, nonché compostezza stilistica e organizzazione nel sentire poetico.»"" -
Lo scarto della retina
Daniele Zanghi esordisce con una plaquette di 12 poesie che si presenta già convincente, organizzata e coesa, per centralità del tema, compostezza della lingua, glaciazione dell'immagine e invenzione mitopoietica. ""Lo scarto della retina"""" è, infatti, poema anacronistico, nel quale l'immagine messa a fuoco appartiene a un tempo in dissolvenza, meditativo e filosofico, e la riflessione concettuale si fa visione plastica, nitidamente antimodernista. In bilico tra assenza e presenza, la parola si fa strumento ermeneutico nell'elaborazione di una memoria epicizzata; la vista mette a fuoco sul colpo di luce, sul tratto impercettibile della percezione nostalgica di ciò che non saprà tornare eppure sarà sempre identico a sé."" -
Inferno bianco
Con 'Inferno bianco' di Gianluca Chierici, il VI titolo della collana Il Leone Alato, 'siamo nel campo della scommessa radicale', come scrive Vincenzo Frungillo nella prefazione alla plaquette. Chierici, procedendo per antitesi e ossimori visionari, condensa con compostezza algebrica l'essenza della riflessione ancestrale e poetica per antonomasia sul dolore dell'inciampo mortale e sulla strenua resistenza ad esso. Così, nell'armonia di un canto sommerso, s'avverano l'incanto come l'ammirazione, la sospensione temporale come la digressione, l'anamnesi come la profezia, in un terreno che confina da un lato con l'amalgama mitica e tragica di un passato lontano e dall'altro con l'elaborazione esperienziale della postmodernità. Gianluca Chierici in 'Inferno bianco' si attesta già certamente nello spazio prediletto della migliore poesia contemporanea per compostezza formale, compiutezza stilistica e profondità nella visione del mondo, lontana da qualunque retorica ondivaga o falsamente moraleggiante. -
Cabala d'un amore perduto
Ambientato tra i vicoli napoletani del Seicento e le megalopoli americane di un'epoca futuribile, ""Cabala d'un amore perduto"""" di Eros Damasco si presenta come un thriller fantasy, arricchito da un connubio tra elementi stilistici classici e postmoderni. Un romanzo, diviso in tre parti, nel quale il rapporto tra eroe e antieroe viene completamente ribaltato, a favore di una visione sulle zone in penombra della morale e della memoria, sull'artificio della felicità e sulla fatalità a cui conduce barattare l'amore col potere.Un romanzo nel quale la dimensione temporale viene boicottata in favore di una linea spaziale, arcaica quanto ipertecnologica, mediante la quale si sviluppa una riflessione sul dolore per la perdita come stato ontologico dell'uomo, in un tempo sospeso senza dèi, senza Dio."" -
De la lang(ue). Nuova ediz.
"De la lang(ue)"""" di Antonio Belfiore è un'opera dal confine mobile e sottratto sempre, anzi inconfinabile, e non solo col vantaggio spericolato di una giovane età. Perché il fluttuare del suo centro di emittenza è determinato da uno specialismo quasi impossibile da parte dell'autore: infatti i concetti di autorialità e de-autorialità, sottratti al punto giusto, ne fanno un testo di ottimo livello. Il plurilinguismo (di cui il testo è greve, tra lingue arcaiche e quasi sacre e moderne, dettate in forma postmoderna e indicizzate secondo un livello della non riepilogazione dei fatti) è solo la maschera (consapevole e voluta) di un atto da farsi e non da farsi che è la poesia, intesa come cosa che resta al fondo, ma non precipitata. Frammento e inferenza di un discorso più ampio, la poesia permane oltre tutto. Oltre anche la medesima coscienza d'azione del poeta, che ora è un poeta, altra un attore. È lo Stato delle cose, laddove muoiono i semantemi e permane il canto (impossibile) nella declinazione mirabile di un testo/atto ancora possibile, molto oltre gli svariati preziosismi scenici (endecasillabi frequentissimi, etc) di cui è capace questo autore." -
Quaderno croato
"Quaderno croato"""" di Vanni Schiavoni è un itinerario di viaggio, un percorso geografico e simbolico che attraversa la Croazia, ridefinita dallo sguardo traslucente del poeta che travalica le cose, gli oggetti, gli stati, per tornare all'infanzia, alla dismissione del tempo, a quell'ora del giorno in cui i morti appaiono ai bambini. In Schiavoni la percezione del mondo passa dalla cosalità, dalla tattilità della vista, da una poesia rurale che si fa epos e narrazione del vissuto immaginifico, nei lacerti sotterranei di geografie dimenticate, di sentieri non tracciati, dai Laghi di Plitvice alle isole Incoronate, da Traù a Spalato, da Sibenico a Ragusa. Sullo sfondo quel conflitto jugoslavo che ha segnato indelebilmente la generazione del poeta, sempre là a raccontare l'orrore, e la rifrangenza continua tra le due sponde dell'Adriatico, che conduce inevitabilmente a fare i conti con ciò che si è. """"Quaderno croato"""" mette in scena la resistenza degli stati di Bellezza alla disgregazione del tempo e dell'uomo, col doppio passo del viandante saggio che restituisce forme, colori e suoni al racconto del cronista." -
L' erica
Lerica' è l'ulteriore atto di un percorso poetico, epico-mitografico, che pochi autori del Novecento sono riusciti a produrre con continuità. In questo poemetto Giuseppe Conte ripropone, riaccendendolo, un mitologema a lui caro, presente sin dagli esordi: la riflessione su una creatura vivente che diventa un cosmo di simboli, emblema del passaggio tra la vita e la morte e riconoscimento della perennità: nulla muore sotto al cielo, pur morendo. Conte è capace di ribaltare la nozione di una poesia destituita di forza ascensionale, instaurando l'evidenza di una poesia epica e anagogica. È, tra l'altro, uno degli ideatori del Mitomodernismo, una ricerca spirituale ed etica dell'agire poetico il cui fine ultimo è la Bellezza. -
Qui non v'è vanità
Se la poesia è un colpo d'azzardo, un esubero sul linguaggio, sulla percezione del reale, finanche su se stessi, ""Qui non v'è vanità"""" di Gino Giacomo Viti è poema per definizione, seppur agli albori d'ogni nozione poematica. È un """"rivoltare la terra"""" nella ricerca incessante di verità che non siano vane, di un tempo che torna senza spiegazioni, nei muri di pietra di una Venezia scarlatta. Un poema giovanile che è già maturo, considerando stile, consapevolezza metrica e condensazione immaginativa."" -
Voce del verbo essere
Voce del verbo essere è un romanzo-mondo, diviso in nove parti, in cui si dispiegano le gesta semieroiche e semicomiche di Renato Caffarelli, che si trova a combattere luoghi comuni e nozioni banali, prima di riconoscere il suo stato di esistenza, che è comunque volgare, umano e mortale. Dotato di una sacralità tutta umana e di una nozione titanica, voce del verbo essere, eccelso nelle sue parti stilistiche e vicino alla più alta letteratura italiana (Bufalino, Manganelli, un Landolfi epico, D'Arrigo), vuole riaffermare il primato dell'Io contro un super Io non freudiano: una biografia che non si manifesta in senso lineare, che si fa per contrazioni ed esplosioni, a indicare accettazione della propria vita e luogo disponibile di un'esecuzione. Sullo sfondo i cambiamenti e le contraddizioni italiane dagli anni Settanta fino ai Duemila, filtrati dal ricordo di Renato Caffarelli, un uomo comune alla ricerca dell'amore radicale, colui che più di tutti ha amato ma si è ribellato agli dèi, perdendosi in una nozione materialistica dell'esistenza, tra libertinaggio e ossessione monogamica, tra erotomania e consumo di droghe, come massima opposizione possibile allo stato mortale. -
De stultifera nave
Esiste una linea di confine, un punto esatto di demarcazione tra il qui e l'altrove, tra l'esserci e l'essere oltre, non importa oltre cosa. Se la follia è uno sconfinamento, una rottura insanabile, un solco insuperabile, 'De stultifera nave' di Angelo Nucci è l'eccesso linguistico e ultralinguistico che la raffigura. Un attraversamento di senso che non potrebbe dirsi in linguaggio e che diventa apodittica lacaniana e scardinamento dei luoghi comuni dell'accadere, per entrare silenziosamente nei sotterranei della mente umana. Sei racconti, diversi per atmosfere e ambientazioni, accomunati dal taglio chirurgico d'ogni banalità di base sull'indicibilità della follia, manganelliani nell'incedere stilistico, privi di qualsiasi seppur lontana nozione di bene e male: in ciascun racconto esiste lo sguardo smarrito del protagonista, che è anche osservatore fuori da sé, vittima e carnefice di se stesso al contempo: l'uomo che, quando abbandona l'umano, si fa folle o semidio. Pur essendo all'esordio, Nucci ha già stile, è già in una marca riconoscibile, in una linea letteraria che trova ascendenze illustri. -
Breviario delle aberrazioni
Breviario delle aberrazioni, opera d'esordio di Michele Paladino, è un poema intriso di un Ontos epico, che attraversa l'irragionevolezza della morte e il suo superamento, che procede per paradigmi antitetici tra loro e li ricongiunge in ricerca del sacro. Ma la coscienza dell'essere eccellente e pagano, e anche senza morte, si ricompone in universo cristiano? Perché Paladino, con una scrittura irreparabilmente descrivibile, è tuttavia l'aggiornamento del primo Dylan Thomas, del Campana che perse la sua opera; egli, ancora discontinuo, contiene la potenza del predatore di conoscenze, l'ipotesi del conduttore di iniziali sapienze. -
Contrada dello Zodiaco. Ediz. integrale
Elegante crittografia della sensibilità, allegoresi costante che si permuta in simbolizzazione e non in spostamento, sicura maturità stilistica pur non facilmente riconoscibile in genealogie letterarie, originalità dei temi sottesi alla creazione di un cosmo di cose e stati coesi in corrispondente neofisica da riposizionamento: sono gli elementi convincenti di 'Contrada dello Zodiaco', opera d'esordio di Angelo Restaino, che raccoglie lavori che partendo dal 2004 giungono fino al presente. È opera composta e organica, scritta con maturità stilistica, che non si riconosce in linee letterarie. 'Contrada dello Zodiaco' possiede inoltre una riflessione sul passato non consueta, invenzione letteraria non postmoderna ma meditata, allegoria che diventa continuamente simbolismo. Angelo Restaino ha scelto consapevolmente un esordio tardivo. Paleografo di professione, conosce la stratificazione di un testo letterario, la sua eventuale apocrifìa, la legge dell'esegesi e dell'ermeneutica; in altre parole, sa che la poesia è contemplazione, meditazione, interpretazione, oltre che immediatezza immaginifica. -
Solchi. Nuova ediz.
solchi, opera d'esordio di Jacopo Mecca, è un poemetto sul riepilogo dell'identità invisibile attraverso i fantasmi di un'esperienza sempre franta e discontinua: la ricerca di una realtà impossibile da ricondurre a un comune denominatore, che procede per risposte logico-razionali.Un'opera essenziale, minimalista ma non minimale, che tende alla sintesi di qualcosa che non si vede, se non attraverso un esercizio materiale: scavare nella terra, stare nella geometria del mondo, darsi una direzione, tracciare un solco proprio e identitario. -
Anticamera del fuoco
"Anticamera del fuoco"""" di Giacomo Cucugliato è poema cristico e problematico, incentrato sul conflitto tra linguaggio ed Essere, tra presenza e drammaturgia dell'esistere. L'autore opera verso una testualità a metà strada tra l'epigonismo delle avanguardie e la restaurazione di un tempo ideale, in geometrie stilematiche e simboliche che segnano il passo di un percorso teofanico quanto tellurico. Ed è proprio nello scarto terreno, nel riconoscimento della sofferenza esistenziale e umana, nella sua presa di coscienza, che si situa in realtà un'ambizione alla cosmogonia, alla grandezza immaginifica. Anticamera del fuoco è un tentativo di superamento della condizione umana, che affonda le radici nel sangue e nella terra, principiale rispetto all'archetipo di ogni possibile cristologia. Un tentativo che è sempre superamento di se stessi." -
I vivi. Un tremore
"I vivi. Un tremore"""" di Andrea Donaera è un poemetto sulla morte: i morti entrano di notte, prendono alle spalle, sono in ogni dove e hanno voce ferma e parole esatte: esistono quanto i vivi. Un'opera compatta tra gergo dialettale salentino e traduzione in italiano corrente, nella quale rifulge la Bellezza di chi si ostina a non ritenere le cose morte, morte. Un doppio passo, dell'amare e dell'aver amato, del qui e ora e dell'altrove, che sono un unico luogo perfetto. Non di certo un necrologio, bensì una celebrazione della vita, perché Donaera riconosce il livello sustanziale dell'esserci come un livello necessario all'Essere: esserci ed esserci stati hanno lo stesso peso e la stessa forma. In quest'opera Donaera anela a una condizione gnostica, laddove l'aver patito e considerato la vita significa riconoscere la luce, non come un miraggio, come un'ipotesi salvifica, ma come un fatto reale e tangibile quanto un tavolo o una sedia, come ciò che si sperimenta al fondo della coscienza. Come ciò che resiste al passaggio spietato del tempo."