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I miei progetti raccontati
"Quando descrivo i miei progetti, o li ridisegno, mi accorgo di riscoprire le cose o di ritrovarmi nel disagio del già visto; ma sempre si precisano o affiorano caratteristiche, memorie, associazioni che offrono un risultato imprevisto. Quando parlo di un progetto o lo ridisegno esso diventa un oggetto d'affezione."""" - Aldo Rossi Il libro, che raccoglie in modo sistematico le relazioni scritte da Aldo Rossi, uno dei massimi architetti della seconda metà del Novecento, nel corso della sua attività professionale, dimostra come la scrittura sia stata da lui usata come un vero e proprio dispositivo di progetto. Per Rossi scrivere una relazione era l'occasione per dare forma a una riflessione su un determinato luogo, su una realtà storica o una circostanza, servendosi di uno stile narrativo del tutto personale e carico della medesima forza comunicativa ed emozionale che ritroviamo nei sui schizzi e disegni. Il libro offre l'opportunità di scoprire quello che Rossi pensava dei suoi progetti, quali le speranze che ad essi affidava, quali percorsi aveva compiuto nell'approntarli. Si avverte, sfogliandone le pagine e osservando i disegni molto belli e spesso inediti che le accompagnano, l'ansia che vi è insinuata, ovvero il portato dell'apprensione che l'architetto prova nel licenziare un progetto e immaginarne il divenire, nel prefigurare lo iato che separa le cose così come le si immagina da come esse saranno una volta costruite. Seguendo il filo di queste domande e dei sentimenti che le accompagnavano si possono conoscere risvolti e aspetti inediti e persino imprevedibili di progetti e di opere che si sono guadagnati la fama e hanno scandito la carriera di Rossi, la cui influenza sulla cultura architettonica del secondo Novecento è stata planetaria. ll libro è stato concepito in occasione della grande retrospettiva """"Aldo Rossi. L'architetto e le città"""" curata da Albergo Ferlenga e realizzata sotto l'egida di Margherita Guccione per il MAXXI di Roma (10 marzo 2021-17 ottobre 2021)." -
Villa Frascoli. Piero Portaluppi a Laveno. Ediz. italiana e inglese
Posta al limitare superiore di Laveno Mombello, la villa Frascoli viene costruita a sul finire degli anni Dieci. L'edificio, con interventi di Piero Portaluppi, è compatto ma volumetricamente articolato ed esprime un composto e trattenuto rigore che intreccia etimi storicisti e lievi increspature floreali. Il committente della villa è Giuseppe Frascoli, figlio di Enrico Frascoli, appartenente a facoltosa famiglia locale, volontario garibaldino, consigliere comunale dal 1895 e poi sindaco di Laveno dal 1913 al 1914. Posto al limitare superiore del paese, l'edificio è costituito da un corpo compatto ma volumetricamente articolato da logge e terrazze. Un composto e trattenuto rigore espressivo intreccia etimi storicisti e lievi increspature floreali. Probabilmente negli anni Trenta la villa viene dotata di un padiglione di ingresso tipicamente novecentista. Nella stessa occasione viene modificata una veranda e costruito uno scenografico giardino ""cubista"""" a ridosso di una rampa che mette in comunicazione la stessa veranda con l'ampio parco nel quale sorge l'edificio. Quest'ultimo intervento è ascrivibile a Piero Portaluppi, dal momento che coincide fedelmente con analoghi partiti geometrici già utilizzati dall'architetto, tra gli altri, nelle provocatorie visioni per Allabanuel (1920). Del resto proprio questo episodio architettonico si affaccia sulla villa abitata da Portaluppi durante i suoi soggiorni sul lago. Verosimilmente tra i frequentatori dei Frascoli, l'architetto milanese realizzerà per la stessa famiglia l'arredo di un appartamento a Milano (1935) e la villa Frascoli Fumagalli (1935), costruita a poca distanza dall'altra, probabilmente negli stessi anni dell'intervento sul giardino della stessa. L'intera vicenda si intreccia con quella degli altri interventi di Piero Portaluppi in loco: la fabbrica della Società Ceramica Italiana di Laveno e l'abitazione del suo direttore (1924-26), che insieme alle ville Frascoli costituiscono sicuramente una delle testimonianze più storicamente rilevanti dell'architettura novecentesca sulle sponde del lago Maggiore."" -
Arte veneta. Rivista di storia dell'arte (2019). Vol. 76: Bibliografia dell'arte veneta (2018).
Il nuovo numero di ""Arte Veneta"""", la rivista dell'Istituto di Storia dell'Arte della Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Fondata nel 1947 - sotto la presidenza di Giuseppe Fiocco e la direzione scientifica di Rodolfo Pallucchini - """"Arte Veneta"""" è divenuta nel tempo tra le più importanti pubblicazioni specialistiche di storia dell'arte. Questo numero si apre con due saggi dedicati alla scultura del primo Rinascimento veneto, e prosegue con interessanti contributi di ambito cinqueseicentesco - dove spicca il saggio a firma di Roberta Battaglia e Anna Pizzati sulla Crocifissione di Tintoretto per San Severo - fino a comprendere importanti approfondimenti dedicati al Settecento veneto, con gli studi di Andrea Tomezzoli su Antonio Balestra e Pietro Antonio Rotari; di Bernardina Sani, che presenta un pastello di Rosalba Carriera proveniente dal """"Gabinetto della Rosalba"""" di Dresda; e di Bozena Anna Kowalczyk, che rende noto il carteggio tra Anton Maria Zanetti e Hugh Howard conservato presso la National Library of Ireland di Dublino. Seguono le Segnalazioni, dove i due contributi di Vittoria Romani e Vincenzo Mancini chiosano idealmente l'""""anno aretiniano"""", e in chiusura, per le Carte d'archivio, i testi di Anne Markahm Schulz e di Valentina Sapienza che danno conto di importanti documenti conservati presso l'Archivio di Stato di Venezia. Tutti i contributi sono corredati da un ricco apparato iconografico."" -
70 Teatro stabile di Bolzano. La storia, gli spettacoli. Ediz. illustrata
Attraverso materiali e fotografie in gran parte inediti, una ricostruzione della straordinaria storia di uno dei principali Teatri italiani. Il Teatro Stabile di Bolzano nasce nel 1950. Da 70 anni è la principale istituzione teatrale del Trentino-Alto Adige. È sostenuto dallo Stato fin dalla sua fondazione e riconosciuto dal MIBACT come uno dei venti TRIC, Teatri di Rilevante Interesse Culturale a livello nazionale. Basandosi su materiali e un apparato iconografico inediti, Massimo Bertoldi ricostruisce e analizza il percorso storico e artistico del Teatro Stabile di Bolzano attraverso una minuziosa analisi dell'attività e delle linee guida dei suoi direttori: Fantasio Piccoli (1950-1965), Renzo Ricci (1966-1967), Renzo Giovampietro (1967-1968), Maurizio Scaparro (1969-1975), Alessandro Fersen (1975-1978), Marco Bernardi (1980-2015) e Walter Zambaldi, direttore attualmente in carica. Significative testimonianze di drammaturghi, attori, registi, scenografi diventano per il lettore fonti autentiche per cogliere un altro punto di vista del lavoro teatrale. Una corposa sezione del volume, composta di foto e rassegna stampa, è occupata da un'antologia dedicata a trentacinque spettacoli considerati significativi sotto il profilo artistico e progettuale. Le singole schede permettono di capire la specificità dell'allestimento e colgono i cambiamenti stilistici ed espressivi che hanno caratterizzato le varie epoche. Il volume si chiude della teatrografia illustrata, la bibliografia e l'indice dei nomi. -
Savinio. A-Z
Pubblicato in occasione della mostra monografica ""Savinio. Incanto e mito"""" di prossima apertura (Roma, Palazzo Altemps), """"Savinio. A-Z"""" ricorre all'ambiziosa e nobile forma enciclopedica per proporre, attraverso un racconto polifonico e un approccio multidisciplinare, un inusuale ritratto di uno dei protagonisti più eccentrici della cultura italiana del Novecento. Il volume si sviluppa come una vera e propria enciclopedia : una successione di 107 'lemmi' scritti da 31 autori che , 'scompaginando e scomponendo un ordine tradizionale', come spiega la curatrice Ester Coen, restituiscono la personalità versatile e poliedrica di Savinio, che è stato pittore, scrittore, musicista, costumista, scenografo, polemista, critico e molto altro ancora. Dalla A di """"Achille Innamorato"""" alla Z di """"Zeus Giove"""", passando per Cocteau (Jean), Gemito, Malaparte (Curzio), Mascagni (Pietro), """"Teseo e Venere"""". Un viaggio sorprendente nell'universo dell'artista e nella cultura del Novecento europeo."" -
Ephimera. Dialoghi sulla moda
La moda nelle sue innumerevoli sfaccettature è la protagonista di ""Ephimera"""", un volume nato dal ciclo di conversazioni che si è tenuto al Parco archeologico del Colosseo, nella Curia Iulia, cuore della civiltà romana, tra il 2019 e il 2020. Fugace, velocissima, radicata nel presente, la moda sta sempre sul punto di diventare qualcos'altro, di cambiare pelle. È proprio per questo che la curatrice Sofia Gnoli ha scelto Ephimera - da epi """"sopra"""" che messo insieme ad emera """"giorno"""", significa di un sol giorno - come titolo di questi dialoghi. Il risultato è un libro che esplora la moda da una molteplicità di punti di vista: moda come linguaggio di segni, come espressione artistica, senza trascurare argomenti classici quali l'androginia o il dandysmo e il suo legame con il cinema e con la letteratura, con la fotografia e con il kitsch. Il continuo scambio tra presente e passato, così come la natura polimorfica di questa disciplina si riflettono anche sulla diversa formazione dei partecipanti di """"Ephimera"""", nonché autori del volume: direttori creativi, artisti, saggisti, studiosi e giornalisti, hanno approfondito, attraverso la loro personale visione, un aspetto della contemporaneità. Attraverso tutti questi racconti, """"Ephimera"""" traccia un quadro della moda con le sue mutevolezze, le sue imprevedibilità e le sue compulsive morti e rinascite. Così, tra presente e passato, tra effimero ed eternità, la moda non smette di incantare. Il volume è il seguito ideale di """"Mythologica"""", pubblicato lo scorso anno, che, pur affrontando temi all'apparenza 'classici', ha offerto momenti di confronto e riflessione sulla società contemporanea."" -
Il calzolaio dei sogni. Autobiografia di Salvatore Ferragamo
Salvatore Ferragamo si racconta in un volume che ripercorre l'avventura della sua vita, da piccolo calzolaio di Bonito, in provincia di Avellino, alle stelle di Hollywood. ""Signore e signori, la parte meno importante di questo libro è il racconto della vita di un calzolaio italiano. Tutti possiamo scrivere la nostra autobiografia, e se mi soffermo sui dettagli della mia carriera è solo perché così è più facile spiegarvi la missione alla quale sono stato chiamato: un lavoro che è la vocazione irrinunciabile della mia vita. La vita mi ha insegnato che la Natura ci dona piedi perfetti. Se si rovinano è perché le scarpe sono difettose. Ma non è necessario sottoporsi a una simile tortura, neanche in nome della vanità. Tutti possiamo camminare felici avendo ai piedi calzature comode, raffinate, splendide. Questo è il lavoro di tutta la mia vita: imparare a fare scarpe perfette, rifiutando di mettere il mio nome su quelle che non lo sono."""" (Salvatore Ferragamo). Una nuova edizione, completamente rinnovata, dell'autobiografia di un uomo che ha reso grande la moda italiana nel mondo."" -
Argent de poche
Raccontare il denaro. Raccontare con il denaro. Raccontare sul denaro. Il denaro come protagonista o come comprimario di una narrazione. Illusione e ossessione. Totem o tabù. Argent de poche è una raccolta di racconti frutto dell'iniziativa promossa dall'Università IULM nata dal progetto Word of the Year 2019 che ha fatto del denaro la sua parola dell'anno. Fra i tanti giovani che hanno partecipato a livello nazionale, sono stati selezionati undici autori che hanno raccontato il denaro nei suoi plurimi aspetti, addentrandosi nella sua astratta mutabilità. C'è chi ha preso una banconota e ne ha fatto un personaggio, dotandola di sguardo, parola e punto di vista, e chi ha fatto del denaro un fantasma informe e inafferrabile. Chi lo ha trattato come artificio e chi come miraggio. Chi come mezzo e chi come fine. Gli undici racconti contenuti in questo volume sono il lavoro di un'esplorazione che indaga con accattivante fantasia l'incessante tumulto del denaro nelle sue chiavi più colorite, misurandosi con la sua intrinseca e attraente liquidità. -
La lezione di Raffaello. Le antichità romane
Nel segno dell’interdisciplinarità, il volume contiene sei saggi, a firma di storici dell’arte e archeologi: Ilaria Sgarbozza, Ilaria Miarelli Mariani, Maria Giovanna Sarti, Federico Rausa, Santino Alessandro Cugno, Carmelina Ariosto.Il volume, che accompagna la mostra ospitata nella Villa di Capo di Bove a Roma, esce nel cinquecentenario della morte di Raffaello e intende essere un contributo alla storia dell’eredità culturale del grande artista e, insieme, della Via Appia Antica. Si articola intorno a due focus: da un lato la fortuna della Lettera a Leone X (1519), la quale ‘rivive’ nella storiografia, nella letteratura, nella produzione figurativa del XIX secolo, divenendo un testo di riferimento per le politiche di tutela delle nazioni europee. Dall’altro, l’attività svolta dal maestro e dai suoi discepoli, in particolare da Pirro Ligorio, lungo la regina viarum e la via Latina, tradotta principalmente in disegni architettonici e appunti grafici dei sepolcri antichi. -
Shoemaker of dreams
Salvatore Ferragamo si racconta in un appassionante volume che ripercorre l'avventura della sua vita, da piccolo calzolaio di Bonito, in provincia di Avellino, alle stelle di Hollywood. ""Signore e signori, la parte meno importante di questo libro è il racconto della vita di un calzolaio italiano. Tutti possiamo scrivere la nostra autobiografia, e se mi soffermo sui dettagli della mia carriera è solo perché così è più facile spiegarvi la missione alla quale sono stato chiamato: un lavoro che è la vocazione irrinunciabile della mia vita. La vita mi ha insegnato che la Natura ci dona piedi perfetti. Se si rovinano è perché le scarpe sono difettose. Ma non è necessario sottoporsi a una simile tortura, neanche in nome della vanità. Tutti possiamo camminare felici avendo ai piedi calzature comode, raffinate, splendide. Questo è il lavoro di tutta la mia vita: imparare a fare scarpe perfette, rifiutando di mettere il mio nome su quelle che non lo sono."""" (Salvatore Ferragamo). Una nuova edizione, completamente rinnovata, dell'autobiografia di un uomo che ha reso grande la moda italiana nel mondo. Edizione in inglese."" -
Accade che appaia un cane che parla
Tredici brevi saggi firmati dal cileno Smiljan Radic sulla sua concezione di architettura nella nuova veste grafica della storica collana A&a - Architetti e architettura. Smiljan Radic (Santiago del Cile, 1965) è uno dei più dotati e originali tra gli architetti contemporanei. Ha al suo attivo opere che sono pietre di paragone per la pratica professionale e che hanno scandito una carriera prolifica e dai tratti inconfondibili, come lo sono quelle da lui costruite dagli anni novanta del secolo scorso, a iniziare dalla ""casa-rifugio"""" a San Miguel nell'isola di Chiloé, dalla """"casa-fornace"""" nella pianura di Culiprán, per arrivare al celebre ristorante Mestizo a Santiago del Cile, alla Casa para el Poema del Ángulo Recto a Viches, sino al padiglione, una folly , costruito per la Serpentine Gallery a Londra. Per comprendere dove affondano le radici della fantasia di cui le opere di Radic sono espressione, di come essa sia nutrita da una instancabile, disincantata ed eterodossa osservazione della realtà, la lettura degli scritti raccolti in """"Accade che appaia un cane che parla"""" è fondamentale. L'abolito, quanto vive ai margini della civilizzazione, il mondo dell'emarginazione e i resti del consunto, come spiega il libro, offrono a Radic i materiali da lui impiegati nelle sue costruzioni, non di rado collocate sul limite che le separa dal condividere la precarietà che costituisce il tema, la forma e il contenuto delle sue fortunate installazioni, quale, per esempio, El Niño Escondido e un Pez del 2010. """"Accade che appaia un cane che parla"""" non spiega soltanto come tutto ciò che è fragile, costruito spontaneamente, impiegando gli scarti dell'uso, necessariamente temporaneo ma destinato a riapparire come lo è tutto ciò che l'emarginazione riproduce, offra a Radic i materiali dei suoi progetti, ma spiega anche quali sono gli interlocutori di cui il disincantato, surreale pessimismo con cui osserva il mondo in cui lavora vadano individuati tra poeti quali: Saint-John Perse, Giorgos Seferis, Bruno Schulz, o René Char, tra filosofi come Emil Cioran e Giorgio Agamben, in personaggi quale Tadeusz Kantor. Oltre che con loro, in """"Accade che appaia un cane che parla"""" si svolge un confronto serrato, dichiaratamente estraneo ai luoghi comuni che non di rado i progettisti e molti di quanti si occupano di architettura sono soliti utilizzare, con architetti quali Aldo Rossi, Frederick Kiesler e Nieuwenhuys Constant, in particolare."" -
Renata Bonfanti. Tessere la gioia-Weaving joy. Ediz. bilingue
In occasione dell'apertura al pubblico dell'ADI Design Museum a Milano (26 maggio 2021), il volume accompagna una delle mostre inaugurali, dedicato a una straordinaria figura del textile design italiano, vincitrice del Compasso d'Oro nel 1962. La mostra e il catalogo dedicati a Renata Bonfanti presentano una scelta completa dei lavori dell'artista vicentina, dai primi tappeti a pelo lungo annodati a mano, fortemente influenzati dall'arte informale, alla poetica collezione ""Algeria"""", della fine degli anni '50, fino ai più recenti tappeti a telaio meccanico. Centrale nella riflessione di Bonfanti è sempre stata l'attenzione alla tecnica, fra tradizione e innovazione: """"Ho sempre cercato di organizzare il mio lavoro in modo che le due tecniche fossero intercambiabili Credo che un interesse eccessivo, di natura emotiva, per la produzione manuale e il rifiuto a priori delle nuove tecnologie possano ostacolare la ricerca, come d'altronde mi sembra assurdo pretendere che la produzione industriale ricopra tutti i ruoli"""" (Renata Bonfanti, 1975). Traduzione in inglese di Jon Cox."" -
Giulio Castelli. La cultura imprenditoriale del sistema design-The entrepreneurial culture of the design system. Ediz. bilingue
In occasione dell'apertura al pubblico dell'ADI Design Museum a Milano (26 maggio 2021), il volume accompagna una delle mostre inaugurali che è un omaggio a uno dei padri fondatori dell'ADI, l'imprenditore Giulio Castelli, il cui contributo è stato fondamentale per la nascita del sistema del design italiano. Giulio Castelli, classe 1920, fu allievo del premio Nobel Giulio Natta, con cui si laureò in chimica al Politecnico di Milano nel 1949. Nello stesso anno fondò la Kartell, l'azienda che introdusse l'utilizzo delle materie plastiche nell'arredo, rivoluzionando il settore. Grazie al lungo e ininterrotto sodalizio lavorativo intellettuale con la moglie, Anna Castelli Ferrieri, la Kartell introdusse sistematicamente la collaborazione con i migliori designer dell'epoca diventando una delle aziende fondatrici del sistema imprenditoriale del design italiano. Giulio Castelli era un imprenditore di idee e di rischio, che non solo non temeva il confronto con gli altri imprenditori, ma anzi credeva nel dibattito e nel sistema come mezzo per far emerge quel ""Design"""" oggi internazionalmente conosciuto. Per questo nel 1956 fu tra i nove fondatori dell'ADI, Associazione per il Design Industriale, che comprendeva industriali, architetti ma anche critici, tecnici, grafici e creativi, in generale mossi dalla volontà di fare sistema. La mostra e il catalogo sintetizzano la sua visione imprenditoriale che non poteva prescindere dal legame con le istituzioni, con il Salone del Mobile, con le neonate scuole di categoria, con i musei e con gli altri imprenditori. Una vita, quindi, legata a doppio filo a quella della moglie e dedicata a quella che oggi chiamiamo la cultura del progetto. Traduzione in inglese di Jon Cox."" -
Gianni Bertini. Catalogo ragionato. Ediz. italiana, inglese e francese
Artista originale ed eclettico, pittore astratto, informale, inventore di soluzioni provocatorie, ma anche performer, promotore di eventi, Gianni Bertini (1922-2010) è stato uno dei protagonisti dell'arte della seconda metà del Novecento. Il lavoro scientifico che ha condotto alla pubblicazione del catalogo ragionato di Bertini è frutto di un'indagine pluriennale, in accordo tra l'Archivio Gianni Bertini, costituitosi presso la Galleria Frittelli Arte di Firenze, e l'Associazione Gianni Bertini di Milano. Il volume, trilingue (ita-eng-fr), è composto da due tomi: il primo, corredato da 96 tavole a colori e numerosi minimali, è uno studio monografico destinato a rileggere l'intera carriera dell'artista. Il saggio di apertura di Francesco Tedeschi attraversa tutta l'opera di Bertini e ne evidenzia le peculiarità stilistiche e le connessioni con il contesto internazionale in cui l'artista pisano ha operato, riflettendone l'eclettica creatività. Seguono un puntuale approfondimento, a firma di Kevin McManus, sull'esperienza della Mec Art e delle sue evoluzioni e un'inedita lettura dell'attività extra-pittorica di Bertini, condotta da Federica Boragina, nonché un'approfondita nota biografica dell'artista elaborata da Myrna Galli. Il secondo volume, interamente a colori, costituisce il catalogo vero e proprio delle circa 2400 opere selezionate, ordinate in dodici categorie critiche, completate da note storico-critiche e da una selezione antologica degli scritti dell'artista, nonché da una corposa appendice di apparati. Il progetto grafico è a cura dello Studio Leonardo Sonnoli. Traduzioni di Oona Smyth e Lauren Sunstein per Scriptum, Roma. -
Andrea Anastasio. Aritmia. Le ceramiche per Gatti 1928. Ediz. italiana e inglese
Il volume accompagna la mostra personale di Andrea Anastasio allestita dal 17 ottobre al 30 novembre 2020 presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Ospitata nelle sale del primo piano dedicate agli affreschi in stile pompeiano, l'esposizione stabilisce un intenso dialogo tra opere ceramiche recenti di Anastasio e le testimonianze archeologiche di Pompei e dell'area vesuviana. La mostra approfondisce gli aspetti della ricerca di Anastasio che riguardano la storia dei manufatti, specialmente quelli pre-industriali, e le questioni estetiche, culturali e filosofiche che la loro sopravvivenza pone al nostro presente. Sono esposte sei nuove collezioni di opere in ceramica realizzate per Ceramiche Gatti 1928, la storica bottega d'arte di Faenza di cui Anastasio è Direttore Artistico dal 2017: Riflessi di Alta Quota (2018), Esodi (2019), gli Intervalli (2019), Volpedo (2018), Auree (2018) e Un fiore per 12 mesi per Galleria Giustini Stagetti- Roma (2019). Ciascuna di queste collezioni esplora, sia sul piano formale che su quello concettuale, relazioni inedite tra il nostro presente tecnologico, frammentato e accelerato, e le molteplici forme con cui le arti decorative e i manufatti pre-industriali hanno interpretato, in passato, i valori collettivi, i bisogni concreti, le aspirazioni umane e l'universo simbolico. -
Enzo Mari curated by Hans Hulrich Obrist. Catalogo della mostra (Milano, 17 ottobre 2020-18 aprile 2021)
Il volume, che accompagna la grande retrospettiva ""Enzo Mari curated by Hans Ulrich Obrist"""" (Triennale di Milano, 17 ottobre 2020 - 18 aprile 2021), celebra il lavoro e il pensiero di Enzo Mari, uno dei principali maestri e teorici del design italiano, ricostruiti principalmente attraverso il costante dialogo, coltivato negli anni, con il curatore Hans Ulrich Obrist. Progetti, disegni, materiali inediti di archivio, saggi e interviste documentano oltre 60 anni di attività, tracciando per la prima volta un percorso organico ed esaustivo, articolato in 19 """"piattaforme di ricerca"""", capace di restituire la sensibilità di Mari designer, artista, critico e teorico, e l'acuta attualità del suo pensiero. Secondo Mari, il design è tale soltanto se comunica anche conoscenza: i progetti, resistenti alla prova spietata dal tempo, sono concepiti per essere sostenibili, sia nella loro materialità sia nell'estetica, e accessibili a tutti. Come ricorda Hans Ulrich Obrist """"Per Enzo tutto ruota intorno all'oggetto, e solo il buon design è destinato a trionfare"""". Accanto all'approfondimento monografico, e al regesto completo delle opere, il catalogo è arricchito da numerose interviste e da suggestivi contributi di progettisti e artisti di fama internazionale, invitati dal curatore a rendere omaggio al lavoro e alla figura di Enzo Mari attraverso le loro opere. Il libro esce con 5 copertine diverse. Edizione in inglese."" -
Marisa Albanese. Fuori dal giardino. Ediz. illustrata
Il libro racconta il progetto site specific di Marisa Albanese, una delle più interessanti artiste della scena artistica contemporanea, pensato per Villa Pignatelli a Napoli.rnrnL’artista ha collocato tra gli arredi di gusto eclettico della casa-museo napoletana, a Napoli, più di 30 opere nate nel corso dei suoi viaggi ed esposte su strutture appositamente disegnate dall’architetto Giovanni Francesco Frascino.rnrnOgni oggetto esposto è la dichiarazione di stupore dell’artista che cerca di guardare il mondo con occhi sempre nuovi. -
Le Corbusier in India. Villa Sarabhai, Ahmedabad, 1951-1956
Oggetto del volume, che include un saggio di Alessandra Rampazzo, è villa Sarabhai, costruita da Le Corbusier ad Ahmedabad, in India, tra il 1951 e il 1956 per Manorama Sarabhai, esponente di una tra le più raffinate e potenti famiglie imprenditoriali indiane. Sullo sfondo di un'India da poco uscita dalla dominazione britannica, la casa progettata per Manorama Sarabhai — tra le più enigmatiche e meno conosciute opere lecorbuseriane — propone il tipo di villa mediterranea messa a punto da Le Corbusier nel corso degli anni Quaranta del secolo scorso. Modello, questo, che sotto la guida di un'esigente committente, si apre a molteplici contaminazioni, che trovano nei modi di vita tradizionali e nel paesaggio culturale locale le proprie specifiche ragioni. Costruita all'ombra della più eclatante impresa che vede Le Corbusier dare forma negli stessi anni a Chandigarh — la città di nuova fondazione nel Punjab — la villa è il risultato di un complesso processo progettuale e costruttivo che si dipana sotto l'attento controllo dello studio parigino, grazie all'apporto di fidati collaboratori, tra i quali un giovanissimo Balkrishna Doshi (futuro protagonista dell'architettura contemporanea indiana) e Jean Louis Véret. Di quest'ultimo sono gli scatti fotografici dei cantieri delle diverse fabbriche lecorbuseriane ad Ahmedabad — riproposti per la prima volta nel presente volume a confronto con immagini dello stato attuale della villa. -
Gerusalemme al Colosseo. Il dipinto ritrovato
Il Colosseo, nonostante sia il monumento più celebre al mondo, non smette di riservare sorprese agli studiosi e ai visitatori. In questo caso la novità riguarda un'epoca, il XVII secolo, che appartiene alla storia più recente dell'anfiteatro, un periodo molto importante ma ancora poco conosciuto. Nell'agosto del 2020 infatti si è concluso il cantiere di restauro che ha svelato un dipinto murale che si estende, a oltre sette metri di altezza per quindici metri quadrati, sull'arco di fondo del fornice d'ingresso principale occidentale (Porta Triumphalis), rimasto per secoli nascosto sotto la patina del tempo. Ora il dipinto brilla sotto le colossali volte dell'ambulacro offrendo allo sguardo dei visitatori una mappa ideale della città di Gerusalemme all'epoca di Cristo. Quest'opera era nota agli esperti ma, dall'estate del 2021, anche i visitatori del Colosseo possono finalmente ammirarla. Il volume documenta i risultati e le ricerche scaturite da questo complesso lavoro. I saggi sono corredati da una selezione di scatti ravvicinati che rivelano i colori, i contorni delle figure, gli effetti di ombreggiature, l'articolazione del disegno, consentendo al lettore di ammirare dettagli dell'affresco impossibili da cogliere a occhio nudo. Di grande interesse è l'approfondimento introduttivo dedicato al tema della cristianizzazione del Colosseo e alle origini dell'iconografia di Gerusalemme come modello urbanistico della città ideale. -
Pietro Consagra. Il colore come materia. Catalogo della mostra (Taormina, 17 maggio-30 ottobre 2021)
Il volume accompagna la mostra allestita in occasione del centenario della nascita di Pietro Consagra (Mazara del Vallo, 1920 - Milano, 2005) presso il Teatro Antico di Taormina, dal 17 maggio al 30 ottobre 2021. Una selezione di opere dell'artista, realizzate tra il 1964 e il 2003, intreccia un inedito dialogo con le memorie del Teatro Antico di Taormina e con il paesaggio circostante, in un percorso en plein air aniconico e atemporale. Per Consagra la scultura è ""fantasia, ricerca, esperienza e provocazione"""" e questa mostra intende proporre al visitatore una lettura, attraverso nuovi codici percettivi e linguistici, della contemporaneità. Il confronto diretto, faccia a faccia, con le opere di Consagra, strategicamente disposte negli spazi del Teatro, genera nel visitatore/spettatore un'esperienza emozionante: l'artista stesso non escludeva che si potesse alleviare la sofferenza umana con il piacere della bellezza, con la forza di un artificio intelligente, nella consapevolezza che ci può essere un'essenzialità, un rigore, un pensiero anche nell'aspetto leggiadro di una scultura.""