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Tà's red book. The life of Wanda Ferragamo
Moglie, madre di sei figli, vedova precoce e grande imprenditrice. Abile e determinata, fedele al sogno di suo marito Salvatore per tutta la vita, Wanda Ferragamo è oggi riconosciuta e celebrata; ma la sua parabola, sommessa eppure decisiva, imponeva che di lei si dicesse di più. Occorreva che uno sguardo si posasse sulla sua vita più intima, così da svelare i punti cardinali di un percorso solo apparentemente lineare, illuminando, in modo al tempo stesso discreto, affettuoso e documentato, la vicenda umana di una donna intensa, nutrita di principi e di passioni. Occorreva che gli occhi di una nipote si posassero sul suo destino e lo rivelassero, per quanto possibile, nel paziente tentativo di inanellare, in maniera più emotiva che cronologica e storica, ricordi, aneddoti, episodi: l'infanzia a Bonito, la giovinezza fiorentina con il marito e i figli, gli anni della guerra, la decisione di assumere, in un'epoca ancora ostile alle donne, la direzione dell'azienda dopo la morte del marito, il successo internazionale, il lungo rapporto con il mondo del cinema, le amicizie, la fede. Quel racconto ora esiste, scritto da una nipote attraverso le innumerevoli lettere della straordinaria nonna che per lei e i tanti cugini era semplicemente Tà, con le poche informazioni edite e le molte inedite e sorprendenti su una delle protagoniste della storia imprenditoriale italiana. Edizione in inglese, traduzione di Conor Deane, Adam Victor e Oona Smyth per Scriptum, Roma. -
Donne in equilibrio 1955-1965. Ediz. illustrata
Il volume è il catalogo della mostra omonima, allestita a Firenze, presso il Museo Salvatore Ferragamo, dal 20 maggio 2022 al 18 aprile 2023 e dedicata alla memoria di Wanda Miletti Ferragamo che, dal 1960 fino alla sua scomparsa, il 19 ottobre 2018, è stata la guida del brand Salvatore Ferragamo, cercando sempre un equilibrio tra la dimensione lavorativa e la famiglia. Nell'agosto del 1960, alla morte del marito, Wanda decide di non chiudere l'azienda ma anzi di trasformare un laboratorio artigianale di calzature da donna in una casa di moda, dove i figli possano dare continuità a quel solco di innovazione e creatività iniziato dal marito Salvatore. Donna riservata, Wanda Ferragamo non amava parlare di sé e ostentare i successi raggiunti. Per questo motivo è stato deciso di onorarne la memoria con una mostra che esaminasse la complessa realtà femminile in Italia tra gli anni Cinquanta e Sessanta, periodo in cui Wanda ha cambiato la propria vita. Sono gli anni del ""miracolo economico"""", contrassegnati da una profonda trasformazione del Paese, nel quale le donne si affacciano ai diversi settori della società, contribuendo alla costruzione dell'Italia repubblicana. Sono donne alla ricerca di nuovi modelli di esistenza che continua a interrogare il nostro presente, come dimostrano le interviste raccolte in un documentario in mostra. La mostra e il catalogo, attraverso oggetti, abiti, opere d'arte, filmati, fotografie, intendono così tratteggiare le attività e le scelte di donne di età diversa, anche in ambiti lavorativi fino ad allora riservati quasi esclusivamente agli uomini: donne delle professioni, dell'arte, della cultura, della politica e del lavoro che attraverso le loro esperienze personali illuminano la più lunga rivoluzione dell'età contemporanea, quella che ha segnato la fine della separazione dei ruoli sessuali."" -
Alle radici d'Europa. Dieci millenni d'arte rupestre in Valcamonica e nelle Alpi Centrali. Ediz. illustrata
A quarant'anni dall'ingresso della Valcamonica nella lista del World Heritage dell'UNESCO, quale primo monumento italiano, il volume offre una visione aggiornata dell'arte rupestre camuna e delle Alpi Centrali: sono presentati in sei capitoli di taglio cronologico i cicli rupestri dell'area, dall'Epipaleolitico all'età storica, con particolare attenzione al loro inquadramento nella cultura continentale delle diverse epoche e agli aspetti simbolici che, tappa per tappa, l'hanno caratterizzata. L'arte rupestre preistorica della Valcamonica e delle Alpi Centrali è un patrimonio di straordinario valore storico-archeologico. Sono oltre trecentomila i segni lasciati sulla roccia negli ultimi dieci millenni: figure umane, zoomorfe, simboliche, fantastiche, strumenti quotidiani, che narrano la vita delle comunità. Il volume è frutto dei 45 anni di esperienza sul campo dell'autore, corredata da un'introduzione di Emmanuel Anati, storico fondatore e direttore del Centro Camuno di Studi Preistorici e figura ai vertici nel quadro dell'archeologia rupestre. L'insieme si configura come un particolarissimo testo sulle rocce che sono testimonianza reale dell'avvicendarsi delle epoche e delle comunità in tutta l'area alpina. Il contesto rupestre alpino è il maggiore in Europa, uno fra i più importanti nel mondo e sta rivelando, più d'ogni altro, aspetti insondati del passato continentale. -
Women in balance 1955-1965. Ediz. illustrata
Il volume è il catalogo della mostra omonima, allestita a Firenze, presso il Museo Salvatore Ferragamo, dal 20 maggio 2022 al 18 aprile 2023 e dedicata alla memoria di Wanda Miletti Ferragamo che, dal 1960 fino alla sua scomparsa, il 19 ottobre 2018, è stata la guida del brand Salvatore Ferragamo, cercando sempre un equilibrio tra la dimensione lavorativa e la famiglia. Nell'agosto del 1960, alla morte del marito, Wanda decide di non chiudere l'azienda ma anzi di trasformare un laboratorio artigianale di calzature da donna in una casa di moda, dove i figli possano dare continuità a quel solco di innovazione e creatività iniziato dal marito Salvatore. Donna riservata, Wanda Ferragamo non amava parlare di sé e ostentare i successi raggiunti. Per questo motivo è stato deciso di onorarne la memoria con una mostra che esaminasse la complessa realtà femminile in Italia tra gli anni Cinquanta e Sessanta, periodo in cui Wanda ha cambiato la propria vita. Sono gli anni del ""miracolo economico"""", contrassegnati da una profonda trasformazione del Paese, nel quale le donne si affacciano ai diversi settori della società, contribuendo alla costruzione dell'Italia repubblicana. Sono donne alla ricerca di nuovi modelli di esistenza che continua a interrogare il nostro presente, come dimostrano le interviste raccolte in un documentario in mostra. La mostra e il catalogo, attraverso oggetti, abiti, opere d'arte, filmati, fotografie, intendono così tratteggiare le attività e le scelte di donne di età diversa, anche in ambiti lavorativi fino ad allora riservati quasi esclusivamente agli uomini: donne delle professioni, dell'arte, della cultura, della politica e del lavoro che attraverso le loro esperienze personali illuminano la più lunga rivoluzione dell'età contemporanea, quella che ha segnato la fine della separazione dei ruoli sessuali."" -
Tra centro e margine. Un progetto per Salemi e il suo territorio
La configurazione attuale del territorio belicino è l'esito delle trasformazioni seguite al tragico sisma del 1968 che ne ha ridefinito confini amministrativi, assetti socioeconomici e rapporti spaziali. I caratteri di questa microregione appaiono oggi significativi nell'ambito del dibattito nazionale sulle aree interne, in relazione alle riflessioni sulla rigenerazione del patrimonio edilizio e urbano. Una dimensione entro cui Salemi può essere assunta come nodo fertile: un palinsesto di sperimentazioni sia politiche sia progettuali, sviluppate entro un arco temporale che attraversa gli ultimi quattro decenni. Lo studio raccolto nel volume propone una visione inedita di questi luoghi, in cui gli spazi urbani diventano tasselli di una strategia alla grande scala che vede la compresenza di economie, culture e identità plurali. -
Alighiero Boetti. Catalogo ragionato. Ediz. illustrata. Vol. 23
Con il secondo volume del terzo tomo prosegue il lavoro di archiviazione e lettura scientifica dell'opera di Alighiero Boetti, avviata nel 2009 sotto la direzione di Anna Marie Sauzeau e Jean-Christophe Ammann. La direzione scientifica della seconda parte del terzo tomo è affidata a Mark Godfrey, curatore della Tate Modern di Londra e autore di una monografia sull'artista nonché curatore dell'importante mostra internazionale Game Plan. Il lavoro intrapreso da Godfrey prosegue lungo la linea metodologica avviata dai suoi predecessori, seppur con alcune innovazioni legate a nuove interpretazioni dell'opera. L'ordinamento del volume, essenzialmente cronologico, dal 1980 al 1987, è articolato in dieci macro-capitoli nei quali trova collocazione un'ampia gamma di lavori che si caratterizzano per una dimensione quasi privata e che sono spesso su carta. Una grande quantità di fogli, di dimensioni e iconografie eterogenee raccontano un decennio cruciale per l'artista, caratterizzato da mutamenti lavorativi e personali, i quali confluiscono in una nuova vitalità creativa, come dimostrano i cicli La Natura è una faccenda ottusa, Le Calligrafie, Le Copertine, Le Clessidre cerniera e viceversa. Oltre alle opere su carta, sono presenti anche piccoli ricami, e i Remake Arte Povera . Alighiero Boetti (Torino, 1940 - Roma, 1994) è stato uno dei maggiori protagonisti dell'arte italiana del secondo dopoguerra. Si avvicina all'arte da autodidatta, coltivando numerosi interessi a cui si dedicherà nel corso della vita: dalla musica alla matematica, dalla filosofia all'esoterismo. Germano Celant lo include nella prima mostra del movimento Arte Povera presso La Bertesca di Genova nel settembre del 1967. Nei primi anni realizza sculture povere con materiali industriali, come eternit, ferro, legno e vernici a smalto. Nel 1971 compie un viaggio in Afghanistan e dà inizio al celebre progetto delle Mappe, una serie di arazzi che rappresentano il planisfero politico e che documentano, nel corso degli anni, gli spostamenti dei confini nazionali. Intessute per lui da un gruppo di donne afghane, le mappe sono per Boetti anche un motivo di riflessione sulla delega del lavoro manuale da parte dell'artista. Nel 1972 la sua arte subisce una svolta concettuale: l'artista comincia a firmarsi ""Alighiero e Boetti"""". Quella """"e"""" tra il nome e il cognome diventa manifesto dello scambio dialettico tra le due metà di se stesso: l'uomo e l'artista. Boetti è affascinato dai sistemi concettuali utilizzati dall'umanità per organizzare le proprie conoscenze e quantificare fenomeni non quantificabili. Molti dei suoi lavori, realizzati con i media più diversi (penna su carta intelata, cartoline, francobolli, tessuti), seguono precise """"regole del gioco"""" e assumono spesso la forma di estenuanti esercizi di ripetizione di figure o simboli, basati su ritmi musicali o matematici. Incluso nella mostra capitale di Harald Szeemann When attitudes become form (1969), è stato sei volte presente alla Biennale di Venezia, con sala personale premiata nell'edizione del 1990 e un omaggio postumo nel 2001."" -
Lo Spazio di Via Lazzaro Palazzi. L'archivio come opera in divenire al museo del Novecento di Milano. Ediz. illustrata
I due volumi sono dedicati all'esperienza artistica de Lo Spazio di Via Lazzaro Palazzi. Tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, nel panorama dell'arte contemporanea milanese si formano gruppi di giovani artisti che scelgono di autogestirsi, organizzando le proprie mostre in luoghi inusuali. Uno di questi spazi ha sede in via Lazzaro Palazzi, nella zona di Porta Venezia. È il 1989 e il gruppo (composto da Mario Airò, Vincenzo Buonaguro, Matteo Donati, Stefano Dugnani, Giuseppina Mele, Chiyoko Miura, Liliana Moro, Andrea Rabbiosi, Bernhard Rüdiger, Antonello Ruggieri, Adriano Trovato, Massimo Uberti, Francesco Voltolina) decide di organizzare le proprie mostre e di invitare altri artisti a fare lo stesso in uno spazio autonomo e indipendente dal sistema delle gallerie. Ne Lo Spazio di Via Lazzaro Palazzi ogni artista agisce come singolo ed è allo stesso tempo parte di una comunità di pari con cui dialogare e confrontarsi. Sebbene la (voluta) transitorietà di opere e mostre abbia dato luogo a forme di documentazione non sempre ordinate né programmate, con l'aiuto degli artisti si è potuto recentemente mettere insieme un archivio collettivo che conserva la memoria delle attività dello Spazio e che, grazie a una donazione, è ora parte delle collezioni del Museo del Novecento di Milano. I due volumi valorizzano questo materiale contestualizzandolo storicamente e criticamente. Il primo volume L'archivio in divenire. Lo Spazio di Via Lazzaro Palazzi al Museo del Novecento contiene testi (di Cristina Baldacci, Giulia Kimberly Colombo, Iolanda Ratti, Angela Vettese e degli artisti del gruppo) e immagini, mentre il secondo propone per la prima volta la ristampa dei nove numeri di «tiracorrendo», rivista autogestita dello Spazio, uscita tra il 1989 e il 1993. -
La scuola del mondo. Storie globali dalla collezione Farnese. Ediz. illustrata
Il volume esce in occasione della mostra I Farnese. Architettura, Arte, Potere (Parma, Complesso Monumentale della Pilotta, 18 marzo - 31 luglio 2022) e ne affianca il catalogo. Una raccolta di saggi che rilegge nell'ottica della global history l'appassionante vicenda di una famiglia di grande potere, con forti legami con la corte pontificia, con quella degli Asburgo e dei reali del Portogallo, che fu protagonista dell'età moderna - tra Cinquecento e Settecento - un'epoca di profondi cambiamenti politici e culturali e di tumultuose espansioni geografiche. Tredici testi di importanti studiosi italiani e internazionali quali Salvatore Settis, Serge Gruzinski e David Abulafia, caratterizzati da un'indagine storica che, a differenza di quella tradizionale focalizzata sullo studio degli stati nazionali (prevalentemente occidentali), decentra lo sguardo e lo estende alla relazione che i Farnese hanno intrecciato con le culture, l'arte, le vicende sociali e politiche 'globali'. Un'analisi che connette la storia della dinastia con quella di un mondo in evoluzione e sposta il baricentro da Parma e da Roma, ben oltre il Mediterraneo. -
Architetti, architettura
L'idea secondo la quale il loro scopo è mutare l'aspetto del mondo non facendone parte gocciola attraverso innumerevoli microfratture nella cultura degli architetti. Nulla di più lontano dal modo di pensare e lavorare di Eduardo Souto de Moura. «Da quattordici anni, continuo a disegnare la stessa casa, come se si trattasse di un'ossessione. Ma nonostante le case siano sempre uguali, sono diverse, perché i luoghi e le persone lo meritano», scrive Souto de Moura in una pagina di questo libro. Casa, naturalmente, è una sineddoche: la parte per il tutto. E di tutto il suo mondo Souto de Moura parla negli scritti qui raccolti: dei suoi progetti, delle letture che riemergono in ogni sua pagina, dei suoi maestri, Álvaro Siza e Fernando Távora prima di tutti, degli architetti che predilige quali, per esempio, Jacques Herzog e Rafael Moneo ma all'ombra persistente di Mies van der Rohe e di Aldo Rossi. Come si è architetto? Come si pratica la professione dell'architetto? Come selezionare nello sterminato sfondo della storia quanto ancora è parte del tuo lavoro? Queste sono le domande che rimbalzano in “Architetti, architettura” che, spesso spiazzante, non è rivolto, però, soltanto agli architetti. -
Le stampe giapponesi. Una interpretazione
«Non vi ho mai confessato in che misura le stampe giapponesi mi abbiano ispirato. Non ho mai cancellato quella mia prima esperienza e mai lo farò. È stato per me il grande Vangelo della semplificazione, quello che porta all'eliminazione del superfluo». (Frank Lloyd Wright, 1954) Nella nuova veste grafica della storica collana Aeta - Architetti e architetture, la seconda edizione in italiano di ""The Japanese Print. An Interpretation"""" (1912) di Frank Lloyd Wright, corredata da un'importante riflessione sul rapporto tra l'architetto e la cultura giapponese. Tra il 1905 e il 1922 Frank Lloyd Wright compì sette viaggi in Giappone, dove soggiornò a lungo. Divenne uno dei massimi conoscitori delle stampe giapponesi che collezionò avidamente. Come si osserva nelle xilografie erotiche di Hokusai o nei paesaggi di Hiroshige, lo «sfiorare che rimane infinitamente lontano da ogni toccare» è il segreto che Wright coglieva nelle stampe ukiyo-e, non diversamente dall'architettura giapponese «dimore della fantasia e dell'imperfetto». Come le stampe dei «maghi tranquilli» da lui ammirati, anche l'architettura tradizionale che tanto lo ispirò, per Wright era manifestazione «dell'incedere della grande dottrina della semplificazione, dell'eliminazione di tutto ciò che è insignificante», come si legge in Le stampe giapponesi ."" -
Marco Zanuso Alessandro Mendini. Design e architettura. Ediz. italiana e inglese
In questo volume, che accompagna la mostra omonima allestita all'ADI Design Museum di Milano dal 7 marzo al 12 giugno 2022, sono presentate le prove della ferma determinazione di Marco Zanuso e Alessandro Mendini nell'affrontare la progettazione con il focus sul rapporto tra design e architettura. Zanuso e Mendini valorizzano, da moderno l'uno e da postmoderno l'altro, la relazione tra oggetti, persone e spazio abitato, come succede peraltro in molte tendenze progettuali italiane. Nel libro e nella mostra è presentato il confronto tra la scelta del metodo progettuale dell'uno e il procedimento postmoderno dell'altro, volto alla rielaborazione poetica d'immagini date. Si rende inoltre esplicita l'attitudine mendiniana a offrire una dimostrazione critica del proprio lavoro e, al contrario, la fiducia di Zanuso nella capacità di persuasione affidata all'opera stessa. Sul fondo delle esperienze di Marco Zanuso e Alessandro Mendini resta confermata l'attitudine condivisa al superamento dei vincoli disciplinari, la fertilità degli sconfinamenti tra design e architettura nell'andare alla ricerca di una molteplicità di soluzioni adeguate ai nuovi modi di pensare e alle oscillazioni del gusto, in grado di preservare quel pluralismo di punti di vista che resta una risorsa della cultura italiana. -
Nuove cantine italiane. Territori e Architetture-New Italian wineries. Territories and architectures. Ediz. illustrata
Il volume prende in rassegna i progetti architettonici di dieci cantine e una distilleria realizzate in Italia da undici studi di architettura. Risulta palese, attraverso un ricco apparato fotografico, la relazione che le cantine instaurano con l'ambiente e la capacità degli architetti di decifrare e restituire nel progetto i caratteri del terroir, da intendersi come l'insieme delle qualità culturali, ambientali, geologiche e morfologiche che caratterizzano il sito di produzione. In diversi Paesi, Italia inclusa, le cantine si trasformano in luoghi di accoglienza, contribuendo ad ampliare la conoscenza e la frequentazione dei territori sui quali sorgono. Il libro, che accompagna un'esposizione itinerante, raccoglie gli esiti progettuali più interessanti dell'ultimo decennio e dà conto di un fenomeno, quale è quello delle cantine progettate da architetti di diversa formazione, che ancora è in corso e che in alcune regioni ha possibilità di importanti espansioni. Il volume conferma l'attenzione della casa editrice Electa per una progettualità architettonica sensibile all'intero ciclo di produzione del vino e del terroir che lo determina, insieme alla volontà di utilizzare l'architettura come strumento che qualifica, distingue, incuriosisce. In precedenza pubblicati da Electa: Cantine secolo XXI. Architetture e paesaggi del vino (2011) e Architettura e vino. Nuove cantine e gusto del vino (2007), entrambi a cura di Francesca Chiorino, titoli che hanno seguito nel tempo l'evoluzione di questo specifico ambito di ricerca e di progettualità architettonica. -
Chi è di scena! Cento anni di spettacoli a Ostia antica (1922-2022). Ediz. illustrata
Il volume è il catalogo della mostra omonima, allestita al Parco archeologico di Ostia antica dal 21 maggio al 23 ottobre 2022, che ripercorre, a cento anni (21 aprile e 20 maggio del 1922) dalla prima rappresentazione, la lunga storia delle degli spettacoli allestiti nel teatro romano. Alla prima rappresentazione ne seguirono molte altre, banco di prova per l'introduzione di una forma teatrale più impegnativa e organizzata, per la quale si rese necessario operare una profonda trasformazione del monumento. Dal 1927 al 1969 l'INDA, Istituto Nazionale del Dramma Antico, portò da Siracusa a Ostia una lunga serie di spettacoli. Negli anni successivi, e fino a oggi, la programmazione è proseguita con un'attenta selezione che ha visto coinvolti nomi celebri in ambito nazionale e internazionale di cui si dà conto anche nel catalogo. La storia di commedie, tragedie, balletti e concerti è ricostruita filologicamente, attraverso fotografie e materiali d'archivio, in molti casi inediti, tra cui vere e proprie opere d'arte: maquettes, colorati bozzetti per scene e costumi, prove grafiche di manifesti che si devono a Duilio Cambellotti e a Mario Sironi. Anche Emanuele Luzzati, Renato Mambor e Pier Luigi Pizzi hanno lavorato a spettacoli ostiensi. Da un manifesto del 1949 di Mario Sironi è tratta l'immagine di copertina, realizzata dallo studio Leonardo Sonnoli. -
Autofficina Futuro. Un panorama interattivo sulla mobilità che verrà-An interactive overview of mobility in the future. Ediz. illustrata
In occasione della mostra Motion. Autos, Art, Architecture la Norman Foster Foundation e il Guggenheim Museum di Bilbao hanno invitato sedici scuole di design e di architettura di quattro continenti a presentare la loro visione sul futuro della mobilità. La Scuola del Design del Politecnico di Milano accetta la sfida e propone, in collaborazione con CamerAnebbia, Autofficina Futuro: un'installazione multimediale che induce il visitatore a guardare il mondo come potrebbe essere. Il volume, ricco di scatti fotografici di Niccolò Biddau e delle illustrazioni preparate per l'occasione da Francesca Gastone, presenta numerosi contributi che approfondiscono la genesi e gli aspetti salienti del progetto. Quest'ultimo richiama l'idea dell'autofficina, il luogo del made in Italy, dello scambio conoscitivo e innovativo, e lo trasforma, in una sequenza interattiva di storie plurali sul futuro della mobilità. Grazie al movimento del visitatore, emergono 12 progetti degli studenti della Scuola del Design del Politecnico di Milano. Dopo l'introduzione di Norman Foster e del curatore del Guggenheim Museum, Luisa Collina sottolinea l'importanza della sfida progettuale e il ruolo della Scuola del Design in questa occasione. Ilaria Bollati e Umberto Tolino raccontano l'idea, l'esperienza offerta al visitatore e propongono un'intervista inedita a CamerAnebbia; Giulio Ceppi mette in luce i protagonisti di ieri e i fruitori dell'auto del domani; Fausto Brevi e Flora Gaetani indagano l'evoluzione della mobilità domandandosi quale sia il ruolo delle scuole nel processo di immaginazione di futuri possibili. Il volume, prima di chiudersi con un carosello di scatti fotografici, propone un approfondimento sui progetti selezionati, presentandoli attraverso schede cross-mediali. I QRcode, presenti all'interno di queste ultime, consentono agli studenti del Politecnico di Milano di prendere parola e raccontare a voce gli aspetti salienti delle proprie scommesse progettuali. CamerAnebbia è uno studio artistico di progettazione e realizzazione di artefatti e ambienti multimediali che opera nel campo della comunicazione e valorizzazione dei beni culturali e della divulgazione scientifica. Dal 2014 realizza installazioni interattive ed ambienti immersivi all'interno di musei, mostre e percorsi espositivi attraverso l'utilizzo di nuove tecnologie e la creazione di immaginari visivi che confluiscono in esperienze di visita attive ed emozionali. La Scuola del Design nasce presso il Politecnico di Milano nel 1993, con il corso di laurea in Disegno industriale, il primo in Italia. La storia del corso è caratterizzata dalla volontà costante di sperimentare linee di sviluppo innovative che rispondano alle necessità del mercato e della società contemporanea. La Scuola del Design è oggi la più grande università internazionale, sia per numero di studenti sia per numero di docenti, per la formazione dei progettisti di prodotto, di comunicazione, di interni e di moda. -
HistoryNow. Marc Quinn. Ediz. italiana e inglese
In occasione della 59 Mostra Internazionale d'Arte, il Museo Archeologico Nazionale di Venezia, da anni interessato da un progetto di riallestimento, apre le porte al pubblico dal 21 aprile al 23 settembre 2022 con una suggestiva mostra di arte contemporanea a firma dell'artista londinese Marc Quinn. Il catalogo della mostra segue l'iter espositivo che si dipana nelle otto sale del Museo nelle quali sono ospitati 49 lavori della serie ""HistoryNow"""". I dipinti, riprodotti a piena pagina, sono affiancati ad alcuni dettagli delle opere della collezione dell'Archeologico, in un suggestivo e straniante accostamento tra tradizione e contemporaneità. Gli screenshot di Marc Quinn sono sottratti al fluire continuo e, attraverso la mediazione dell'arte, diventano testimonianze durevoli, ricollocate nello spazio museale. Con i suoi """"HistoryNow"""", l'artista invita a riflettere sulle forme e il significato dell'odierna comunicazione digitale, catalizzando l'attenzione dell'osservatore su avvenimenti e persone, ad esempio gli eroi della pandemia o le nuove icone social. Affiorano così temi come i diritti umani, il razzismo, la contestazione ai simboli del potere, le tragedie umanitarie, i disastri ambientali, la parità di genere: urgenze che interpellano quotidianamente il vissuto contemporaneo. Il volume, curato graficamente dallo studio Ard.works, raccoglie i contributi critici di Marcella De Paoli, Aindrea Emelife, Francesca Pini e l'intervista all'artista di Jefferson Hack. Completano il progetto cinque conversazioni-riflessioni con l'artista dedicate ai lavori proposti. Edizione bilingue italiano-inglese."" -
A bridge to the desert. The lone stone men by Renn. Ediz. italiana e inglese
Il volume Electa accompagna la mostra ""A Bridge to the Desert con il progetto """"The Lone Stone Men"""" by Renn, presentata al Padiglione Namibia per la 59. Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia. Dal 2014 una serie di sculture in pietre del deserto e tondini di ferro ha iniziato a popolare uno degli angoli più remoti e incontaminati della terra, l'area nord-ovest del Namib. Queste sculture dalle fattezze umane sono opera di Renn e sono state soprannominate """"The Lone Stone Men of the Desert"""". Pur essendo una singola personalità, Renn si declina al plurale per evitare qualsiasi connotazione personale - compresa quella di genere - e focalizzare esclusivamente l'attenzione sulle opere. """"Art Before Artist"""" è la sintesi di questa scelta, che sublima il rapporto Artista - Opera - Fruitori. Renn è anche chi guarda l'opera di Renn. Perché per Renn l'opera è una struttura, un contenitore all'interno del quale i fruitori possono mettere e leggere ognuno la propria interpretazione. Il catalogo, attraverso un dossier fotografico realizzato dallo stesso Renn, documenta la stratificata operazione artistica. Il complesso di tutte le statue e del paesaggio circostante può essere interpretato come un'unica estesa opera nel solco della land art, dove la manipolazione del paesaggio non è tanto fisica, quanto il risultato dell'impatto concettuale delle sculture sul contesto naturale. Le dune, le rocce, gli alberi rinsecchiti su cui le opere sono posizionate, assieme all'orizzonte infinito del deserto, sono parte integrante dell'opera, che va così oltre i confini della definizione di site-specific. Non un dialogo fra contesto e opera, ma l'inalienabile organicità di paesaggio e opera, fino a ipotizzare una nuova definizione: quella di """"desert art"""". Volume bilingue italiano-inglese."" -
Che cosa è l'architettura. Lezioni, conferenze e un intervento
Il non finito: «mi spingo al punto di pensare che il non finito sia conditio sine qua non per l'esistenza dell'architettura, cadendo questa, diversamente, nella stasi prodotta da quell'inscalfibile, totale corrispondenza al progetto, che ne fa un modello al vero, senza profondità temporale e perciò del tutto impoetica». Il nuovo: «L'antico ha avuto il suo antico. Nel nostro lavoro qualunque novità deve fondare su di una solida base ideale costituitasi in un tempo lunghissimo». Luce e proporzioni: «noi progettiamo il funzionamento di un edificio, disegniamo una serie di ambienti in modo che abbiano caratteristiche appropriate, dimensioniamo la struttura in modo che sia in grado di reggere l'edificio e che non sia economicamente onerosa. Ma quando ci spingiamo in altre forme di controllo, come quello della luce del sole o dei rapporti proporzionali, il nostro lavoro diventa entusiasmante». Tante altre citazioni si potrebbero trarre da questo libro, nella nuova veste grafica della storica collana A&a - Architetti e architettura, che non intende spiegare cosa gli architetti dovrebbero fare, ma come l'architettura dovrebbe essere pensata e come il suo incedere nel tempo, dal tempio della Fortuna primigenia a Pellestrina sino alla Casa sulla cascata di Frank Ll. Wright, dovrebbe accompagnare il lavoro di ogni giorno di un progettista. Così Francesco Venezia fa e ha fatto costruendo le sue opere ammirate e studiate in tutto il mondo. -
Il design degli architetti italiani 1920-2000
1928: contemporaneamente giungono nei chioschi dei giornali due riviste «La casa bella» e «Domus». I titoli non danno adito a dubbi: l'editoria ha colto l'opportunità di accompagnare lo sviluppo di un gusto che va diffondendosi: come rendere moderna e in sintonia con i tempi la casa borghese? Come razionalizzarne l'uso? Nel progettare i loro arredi, come possono gli architetti liberarsi dal culto per il lavoro artigianale, dai suoi vincoli, e sfruttare le possibilità offerte della produzione industriale? Come allargare il mercato dei complementi di arredo e degli oggetti che vanno trasformando i modi della vita domestica? Anche nel nostro Paese queste domande divengono sempre più insistenti a partire dai secondi anni venti del secolo scorso. Le risposte date sedimentano in Italia una tradizione che non ha molti uguali nel mondo. Al suo consolidarsi contribuiscono architetti e imprese. Al suo svilupparsi negli anni a noi più vicini si accompagna una ulteriore domanda che si riflette sia nei modi in cui la professione dell'architetto viene evolvendo, sia nell'organizzazione dei percorsi formativi: quella dell'architetto e del designer è una sola professione, o la specializzazione produttiva ne ha implicato la separazione? Questi sono i temi del libro di Fiorella Bulegato, Elena Dellapiana, Il design degli architetti italiani, nella nuova veste grafica della storica collana A&a - Architetti e architettura. Molte risposte alle domande sin qui ricordate si ritrovano nelle pagine di questo libro, che ricostruisce il contributo dato allo sviluppo del design contemporaneo dai più noti architetti italiani del Novecento, da Giuseppe Terragni a Ettore Sottsass, da Ignazio Gardella a Alessandro Mendini, da Carlo Mollino a Antonio Citterio, da Franco Albini a Archizoom, da Gio Ponti a Superstudio, da Tobia Scarpa a Michele De Lucchi, solo per citare alcuni dei numerosi protagonisti che si incontrano nelle pagine del libro, unitamente ai nomi delle industrie con le quali hanno collaborato: Olivetti, Phonola, Breda, Cassina, Alessi, Azucena, Columbus, Solari, Zanotta, Brionvega, Artemide e via dicendo. Un aspetto originale del libro sta nel confronto, offerto ai lettori, tra gli oggetti di design e le costruzioni che i medesimi architetti che li hanno progettati andavano contemporaneamente realizzando. -
Sintesi astratta. Espansioni e risonanze dell'arte astratta in Italia, 1930-1960
Pubblicato nell'ambito della collaborazione fra Electa e il Cra.it, centro di ricerca dedicato all'arte astratta in Italia dell'Università Cattolica di Milano, il volume raccoglie gli scritti del convegno tenutosi presso l'ateneo milanese nell'ottobre 2021. A partire dalla definizione di ""sintesi astratta"""", i contributi indagano in quale misura l'utilizzo e l'interpretazione del """"vocabolario astratto"""" siano stati funzionali a creare un ponte tra le discipline e a costituire un valido pretesto per ripensare alla natura delle stesse. Fin dalle origini, infatti, l'astrattismo ha proposto un fervido scambio tra diversi media che ha consentito di comprendere come da ogni specifica indagine, maturata in un determinato settore, si siano generate ripercussioni all'interno di molteplici campi: dall'architettura al design, dalla musica alla fotografia fino al cinema e alla video arte. Privilegiando un approccio trasversale, il volume restituisce il ruolo e la funzione di trait d'union che l'astrattismo ha avuto all'interno di diverse sfere di ricerca: scuole, movimenti, gruppi, definizioni e ricezioni internazionali. In seconda battuta, vengono presentati approfondimenti legati a specifici materiali, media o procedimenti, con l'obiettivo di indagare in quali termini l'astrattismo abbia orientato progettazioni o assecondato novità, trasformazioni tecniche, utilizzo di materiali e ricerche tecnologiche."" -
Carlo Scarpa. Gipsoteca Canoviana Possagno. Ediz. illustrata
La contiguità fra il lavoro dell'architetto e quello dello scultore costituisce il tratto più originale del museo possagnese che custodisce un sorprendente spaccato dell'arte e dell'architettura italiane fra Ottocento e Novecento. Sebbene pensato, almeno nelle intenzioni iniziali, come cornice per commemorare il secondo centenario della nascita di Antonio Canova, l'ampliamento scarpiano della Gipsoteca canoviana di Possagno, edificio «grandioso anche se piccolissimo», realizzato tra il gennaio e il settembre del 1957, si rivela, sin da subito, come uno dei più sensibili interventi museografici del dopoguerra, affermando la propria autonomia artistica. A Possagno Scarpa riesce a toccare un vertice altissimo nella sua produzione, mettendo a punto quel raffinato sistema di interazione poetica tra figure, superfici e materiali che diventerà, negli anni a seguire, una caratteristica distintiva della sua architettura. In questo locus felix, l'architetto veneziano accoglie con delicatezza l'elegante fragilità delle figure canoviane, per le quali non si limita a progettare delle ben calibrate sale espositive ma definisce uno spazio intimo e ideale insieme, quasi disegnandolo come un pittore farebbe sulla tela e costruendo una scenografia fatta su misura.