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Simbiosi, dialogo, monologo. Il dibattito intorno all'esperienza ebraico tedesca tra filosofia e società
Agli inizi degli anni Ottanta del diciannovesimo secolo Berlino è la scena di un ricco e drammatico confronto intorno alle questioni dell’emancipazione ebraica, della duplice appartenenza degli ebrei europei e del nascente antisemitismo razzialista. Il Berliner Antisemitismusstreit rappresenta il punto d’avvio di un dibattito che, proseguendo ininterrottamente fino alla Shoah, coinvolge diverse generazioni di intellettuali tedeschi ed ebrei tedeschi. Il volume prende in esame gli aspetti filosofici ed etico-politici di questo dibattito che costituisce una fonte preziosa per una riflessione sull’identità europea, sul patrimonio dell’Età dell’Emancipazione, sui legami e le confluenze tra Deutschtum e Judentum. -
Il seme dell'utopia
Contestando le distorsioni della società in cui hanno visto la luce, le grandi utopie dell’età moderna si sono confrontate con un tempo “altro”: un tempo aperto, tempo non visibile e mai raggiungibile, e tuttavia tale da mettere in crisi il presente e di additare altre possibilità di esistenza. Ritorna, anche in questa riflessione, l’antico dilemma: utopie come evasione o come progettualità innovativa? Utopie come promessa di liberazione o come produzione di gabbie rese infernali dalla loro pretesa di perfezione? Convinti della saggezza espressa dalle parole di Max Weber secondo cui «il possibile non verrebbe raggiunto se nel mondo non si ritentasse sempre l’impossibile», gli autori hanno affrontato la sfida dell’utopia attraverso un lungo percorso caratterizzato dall’ascolto reciproco e dal pensare insieme. Interrogarsi sull’utopia, in ultima istanza, significa concedersi il diritto alla speranza nella certezza che ciò che ancora non si vede può portare frutto in abbondanza. Come un seme. -
Alfonso Gatto
Alfonso Gatto inviato alle grandi corse a tappe di ciclismo. Un ruolo in apparenza atipico per il poeta salernitano, chiamato a raccontare la società italiana del Secondo dopoguerra prima per L’Unità e poi per Il Giornale del Mattino. Il poeta ascolta, osserva, racconta un'Italia che rinasce. Si entusiasma per imprese sportive che hanno del leggendario. Si ferma a dialogare con meccanici, passanti, sindaci, locandiere, parenti dei corridori. Produce un diorama del mondo circostante, svolgendo un mestiere che ricorda quello dell’antropologo: una sorta di Lévy-Strauss ingaggiato da un quotidiano per tre settimane in punta di penna. -
Itinerari cartesiani
La figura di René Descartes, nella storia della filosofia, è stata sovente fraintesa e criticata. L’apparente semplicità delle argomentazioni cartesiane ha occultato la complessità effettiva del suo pensiero, e il cartesianesimo è stato per lo più considerato, nei dibattiti filosofici tardo-moderni e contemporanei, una versione acerba, ingenua, quindi poco interessante delle filosofie fiorite successivamente, come il kantismo, l’idealismo o la fenomenologia. Sottrarre il pensiero cartesiano alla miopia delle interpretazioni che, nel tentativo di liquidarlo, ne hanno ostacolato una più adeguata comprensione ha motivato il presente lavoro. I saggi degli studiosi che hanno contribuito al volume invitano a rileggere la filosofia di Descartes al di qua del cartesianesimo e degli equivoci che esso ha ingenerato, muovendo dalle sue tesi metafisiche per cogliere in esse un senso inaudito e sorprendentemente originale, di imprescindibile attualità per la contemporanea discussione filosofica. -
Gerusalemme. Aspetti culturali, filosofici, letterari
Gerusalemme: città emblematica, incontro-scontro di culture e religioni diverse, di differenti stili di vita, di idee contraddittorie e difficilmente componibili, posta tra Oriente e Occidente, tra sacro e profano, antico e postmoderno, terra di conflitti fra i tre monoteismi che ne rivendicano, con ragioni diverse, la loro appartenenza. Come sviluppare un pensiero, una filosofia su questo luogo geografico antichissimo, posto al margine di un deserto, sperduto su di un altipiano dei monti della Giudea, stretto tra il Mediterraneo e il mar Morto? Vale dunque la pena rileggerne i molti aspetti con gli occhi rivolti a questa città enigmatica e struggente, che pare ospitare, in alcuni drammatici momenti, le tensioni del mondo intero, da lei chiamato a misurarsi e a confrontarsi con le sfide del nostro tragico presente. È quanto si intende formulare nei contributi di questo volume che gettano su Gerusalemme uno sguardo aperto e disincantato, ma non per questo meno carico di suggestioni filosofiche e di prospettive utopiche. Saggi di: C. Adorisio, S. Campanini, G. Costanzo, F. Gabizon, A. Gebbia, M. Giuliani, I. Kajon, G. Licata, M. Mollica, P. Ricci Sindoni. -
Cusano riformatore
Alla questione della riforma Niccolò Cusano consacrò tutta la sua vita, impegnandosi con energia nella correzione delle storture e degli eccessi che caratterizzavano la Chiesa del suo tempo. Le sue azioni in questa direzione furono profondamente ispirate dai motivi fondamentali della sua riflessione filosofica, politica e teologica. A oggi molti studi si sono diffusamente occupati dell’attività di riforma di Cusano, considerando tuttavia aspetti isolati del suo pensiero o singole fasi della sua biografia. Questo libro intende invece offrire al lettore una riflessione organica sul tema, a partire dalla ricostruzione dei dibattiti politici ed ecclesiologici che hanno interessato il mondo europeo tra la fine del Trecento e la prima metà del Quattrocento. Lo scopo è quello di mettere in luce cesure ed elementi di continuità nell’approccio di Cusano al tema della riforma, ricostruendo la vicenda dell’autore nelle sue tappe fondamentali. -
«Supremum mentis desiderium». La mediazione bonaventuriana nel neoplatonismo di Niccolò Cusano
Nella sua ultima opera Niccolò Cusano delinea il “vertice della contemplazione” come quella felicità che sola è in grado di saziare il “desiderio supremo della mente”. Riconsiderando in questa luce il cammino speculativo del filosofo, appare chiaro come la sua riflessione affondi le proprie radici nel terreno sempre vivo del pensiero medievale di ascendenza più schiettamente platonica. Il volume propone un confronto ampio tra il pensiero di Cusano e quello di Bonaventura da Bagnoregio, al quale si intende restituire il ruolo di autorità di primaria importanza per la teoresi del filosofo tedesco. Dal Maestro francescano, Cusano riprende in particolare la centralità della tematica del “desiderio”, attraverso la quale viene delineato un approccio alla questione trinitaria che dischiude la ricchezza di una ontologia basata sul concetto dirompente di “infinito” e alternativa rispetto a quella incentrata sulla nozione di “sostanza”. Una ontologia che attesta della fecondità del pensiero dei due autori per la filosofia e la teologia contemporanee. Il volume è arricchito da un’ampia appendice in cui sono riportate le occorrenze bonaventuriane nell’opera di Cusano. -
Lo spazio dell'abitare e la genesi della metropoli nel pensiero filosofico da Kant al Novecento
Da sempre il tema dell’abitare ha influenzato la vita del pensiero, dando origine a una serie di immagini che tentano di esprimere la condizione ontologica dell’uomo nel suo mondo. I saggi che compongono questo volume intendono comprendere in che modo i concetti e le metafore dell’abitare, della città, della metropoli abbiano consentito a filosofi e pensatori, dalla fine del Settecento al Novecento, di elaborare strumenti di analisi e categorie interpretative per riflettere sullo statuto concettuale della modernità, sulle ragioni del suo declino, sulla genesi dell’età contemporanea. Dalla crisi del modello abitativo come un luogo chiuso e sicuro separato dal mondo esterno, alla nascita della società di massa, il pensiero filosofico non cessa di riflettere sul nuovo modo di stare al mondo dell’uomo contemporaneo e di analizzare i molteplici aspetti in cui si esprime il suo sentimento di spaesamento, di sradicamento derivato dall’irruzione del nuovo spazio urbano della metropoli, fonte di alienazione e di solitudine. Saggi di: Bruno Accarino, Attilio Bruzzone, Ubaldo Fadini, Mario Farina, Guido Frilli, Sebastiano Galanti Grollo, Gianluca Garelli, Sergio Givone, Roberto Morani -
L'uso di sé. Archeologia della forma-di-vita
Tra i tanti concetti tratti dall’elaborazione filosofica di Giorgio Agamben, quello di “forma-di-vita” è tra i più noti; ma è anche quello su cui maggiori sono le incertezze rispetto al suo significato. Con “forma-di-vita” si è soliti intendere la possibilità di una vita alternativa a quella scissa dai dispositivi governamentali: ma come pensare questa possibilità? Come riunire ciò che è stato diviso? E come praticare una vita inseparabile dalla sua forma? Per rispondere a queste domande, Archeologia della forma-di-vita applica con rigore filologico il metodo archeologico per indagare l’origine della lemma e chiarire così le tappe di una riflessione lunga e tortuosa, fatta di abbozzi, ripensamenti, punti ciechi e conclusioni lasciate abbandonate. Ed è così che l’indagine sui lavori giovanili di Agamben rivela come – sin dalle ricerche sull’infondatezza del linguaggio – l’ethos occupi lo stesso luogo di superamento della scissione che spetterà poi alla forma-di-vita. Mentre con il progetto Homo sacer la categoria di ethos lascia definitivamente posto a quella di forma-di-vita, che assume una sistemazione più politica, indicando quella vita in cui non è più isolabile alcuna forma, inclusa quella della “nuda vita” posta a fondamento di ogni potere sovrano. Attraverso un itinerario genealogico che spazzola contropelo l’intera opera agambeniana, questa ricerca restituisce tutta la complessità di un concetto che è, insieme, esperimento linguistico, potenza ontologica e prassi politica. -
Essere in relazione. Scritti in onore di Carmelo Vigna
Essere in relazione, per le persone, non è solo una conseguenza del fatto che coesistono in uno stesso spazio o che devono spartirsi risorse limitate. Né si entra in relazione soltanto per garantirsi la sopravvivenza. Non è neppure solo un ingrediente della felicità individuale. La relazione è il luogo in cui le persone si costituiscono come tali. È parte del loro essere. Ma per portare a fondo questa idea bisogna arrivare a pensare che l’essere stesso sia in sé anche una relazione. È il senso della ricerca di Carmelo Vigna, che scende fino all’ontologia per tornare poi all’etica e offrire un orientamento all’agire. In questo movimento, Vigna ha ritrovato alcuni motivi classici, ma li ha rinnovati anche perché non ha mai smesso di confrontarsi con la filosofia contemporanea. Un lavoro teorico, dunque, che è sempre anche una pratica di relazione. -
Etica, conoscenza, spazio pubblico
Il volume tratta dell’apparente divaricazione tra etica e conoscenza scientifica, prassi e teoria. La distinzione dei due ambiti è messa in discussione dal crescente sviluppo delle nuove tecnologie e dei sistemi d’intelligenza artificiale. Gli impatti della ricerca sono infatti di grande rilevanza e la loro regolamentazione sul piano etico diviene un punto imprescindibile per evitare un utilizzo scorretto delle conoscenze acquisite. L’avvento delle nuove tecnologie ha reso siffatto sodalizio ancora più necessario, ridefinendo l’idea di natura, di autonomia e di agire morale, e aprendo a nuovi interrogativi etici. In questo contesto il ruolo della sfera pubblica è fondamentale poiché va a definire e a influenzare i contorni del quadro in cui il dibattito si sviluppa. I contributi del volume guardano a tali questioni da varie angolazioni, mettendo in proficuo dialogo tematiche epistemologiche, etiche e politiche. -
Go waste. Depensamento e decrescita
Costruire un mondo che possa “essere amato da morire”. Questo, per dirla con Georges Bataille, è l’obiettivo della decrescita – non la sopravvivenza del pianeta e dei suoi abitanti. Se tale è l’intento è inutile interrompere la crescita in sé. Occorre, invece, fuoriuscire dal regime antropologico, economico, sociale e politico che genera il feticismo della crescita. Compito ben più arduo, poiché nella sua formulazione dominante, l’alternativa della decrescita condivide con questo regime buona parte dei suoi fondamenti. Occorre quindi rielaborare completamente il progetto, assumendo la consapevolezza che la crescita non è semplicemente un “valore” socialmente condiviso, ma l'esito di uno specifico assetto istituzionale. Per costruire una reale alternativa, Onofrio Romano propone allora di ripensare la decrescita alla luce della nozione batagliana di dépense. In questa chiave, il problema di fondo non è la scarsità, ma l’abbondanza. L’enorme quantità di energia circolante sul pianeta, che con la sua mera presenza ci “chiama” a essere e ad agire, in assenza di senso. La società di crescita elude questa chiamata mediante il totalitarismo della dimensione “servile”, ossia della lotta per la sopravvivenza, anche quando la sua necessità viene meno. La società di decrescita mira invece a riconquistare una postura “sovrana” – da non confondersi con la volontà di dominio – ossia a sottrarre l’essere umano all’affaccendamento insensato. Per questo, occorre far decrescere il soggetto moderno a beneficio di un soggetto di “depensamento”. Il soggetto che si pone all’altezza del nulla in cui dimora. -
La via dell'essere di Heidegger
La Via dell’Essere di Heidegger chiarisce la fondamentale importanza dell’Essere come radioso affiorare e manifestarsi. Il libro riporta al centro dell’attenzione l’originalità e la peculiarità della riflessione di Heidegger sull’Essere e costituisce un’enfatica presa di posizione nei confronti di interpretazioni contemporanee che insistono solo su un’analisi trascendentale, linguistica o pragmatica. Le considerazioni vivide e spesso poetiche di Capobianco mirano a evocare nel lettore l’esperienza stessa dell’Essere – o, come lui preferisce chiamarla, la Via dell’Essere – e ci invitano a indugiare e meditare sul modo in cui la nostra via umana partecipa alla Via dell’Essere. -
Thomas il solitario
Ritrovato nell’archivio di Maurice Blanchot dopo la sua morte nel 2003, Thomas il solitario può essere considerato a tutti gli effetti il primo romanzo – rimasto inedito fino a oggi – di una delle figure più singolari del panorama intellettuale francese del ’900. Scritto verosimilmente durante gli anni 1931-1937, il romanzo costituisce l’originaria versione di Thomas l’oscuro preservando tuttavia una struttura narrativa del tutto compiuta e autosufficiente. Verificato sul manoscritto e sul dattiloscritto dell’autore, Thomas il solitario rappresenta indiscutibilmente un documento di centrale importanza in cui i lettori (vecchi e nuovi) di Blanchot potranno assistere al lento tratteggiarsi di un romanzo (e forse, più ancora, di una scrittura) che continua a brillare come insuperato tentativo di contravvenire alle regole più o meno consolidate della narrazione. Le vicende di Thomas, il protagonista, s’intrecciano con quelle di altre figure (come Anne o Irène) in un gioco di metamorfosi che sembra rievocare l’originarsi stesso della vita dell’universo insieme alla sua strenua lotta con la morte. Sconcertante e unico, Thomas il solitario non si lascia classificare con facilità e impone al lettore l’abbandono di qualunque pretesa di raccogliere in unità il senso di una storia sempre in fuga da se stessa, sempre al di là dei suoi stessi confini, sempre condotta sul filo di un abisso di cui restituisce magistralmente la vertigine. -
La scienza della logica
«La logica è la scienza dell’idea pura, dell’idea dell’elemento astratto del pensiero. L’utilità della logica riguarda il rapporto al soggetto, nella misura in cui il soggetto si procura una certa formazione per altri scopi. La logica forma il soggetto, poiché lo esercita a pensare, essendo questa scienza pensiero del pensiero, e poiché porta ad acquisire elementi di pensiero ed anche in forma di pensiero». -
Le dimensioni della cura. Vita morale e soggettività in Stan van Hooft
Come nascono i comportamenti premurosi? Quale contributo la nozione di cura può offrire all’indagine intorno alla soggettività e alla relazionalità? Quale significato può rivestire la nozione di cura per l’etica pubblica contemporanea? A partire dalla riflessione di Stan van Hooft il volume analizza la nascita e lo sviluppo di ciò che si è andato definendo come un ricchissimo e policromo filone filosofico. Per il pensatore australiano la cura descrive il funzionamento stesso della vita morale, come a dire che ogni azione virtuosa è innanzitutto azione di cura. Un tentativo, quello di van Hooft, di dare una risposta a ciò che motiva e struttura lo sguardo sulla realtà e l’incontro con l’altro. -
Isteria ossessione figurazione
"È bene mantenere il desiderio di trovare qualcosa dietro al velo, senza tuttavia spingersi troppo in là. Non solo perché dietro al velo non c’è ciò che si pensa di trovare, ma perché se c’è qualcosa è l’abisso, è la testa di Medusa"""" (Cristiana Cimino). """"È grazie a questa sua natura plastica che la figura istituisce contatti tra elementi diversi o addirittura opposti, e presentifica raggruppamenti inediti, concentrazioni, sostituzioni che rilanciano il pensiero portandolo a espressione"""" (Carmelo Colangelo). """"L’idea fissa non torna mai come elemento statico, ma come reminiscenza costantemente ricostruita e costantemente distorta dai suoi stessi frammenti"""" (Viviana Faschi)." -
Filosofia della natura
«Che cos’è la natura? A questa domanda in generale vogliamo rispondere mediante la conoscenza della natura e la filosofia della natura. Noi troviamo la natura davanti a noi come un enigma e un problema, che altrettanto ci sentiamo spinti a risolvere, quanto ne veniamo respinti: attratti, poiché lo spirito vi si presagisce, respinti da qualcosa di estraneo in cui lo spirito non si ritrova. La filosofia, dice Aristotele, è cominciata dalla meraviglia». -
L'esperienza spezzata. Estraneità e responsività in Bernhard Waldenfels
Che significa fare esperienza dell’estraneo? Come è possibile cogliere la differenza al di là del suo rapporto dialettico con l’identità? Come concepire un’alterità che non si connoti come una semplice variazione del medesimo? Queste domande muovono l’indagine fenomenologica di Bernhard Waldenfels, basata sull’idea di una radicalizzazione dell’esperienza. Ciò significa che l’esperienza non si limita ad attestare o registrare qualcosa di già sussistente, ma si caratterizza, invece, come una rete di dinamiche mediante cui il mondo, le cose, il sé si costituiscono e si alterano. L’estraneo si scorge lì dove essa presenta linee di rottura, eccedenze, sottrazioni, latenze, punti ciechi, lì dove essa sfugge a una piena appropriazione e manifesta, addirittura, un carattere indomabile. Ma l’aspetto friabile e frangibile dell’esperienza non implica tanto una sua debolezza, quanto piuttosto una sua potenza. Essa si spezza senza andare in frantumi. A partire dall’irruzione di eventi estranei, infatti, si dispiegano le molteplici strategie di risposta mediante cui sono istituiti nuovi ordini di senso, sul piano della determinazione del sé, della delineazione di una sfera etica originaria, della definizione di interventi tecnici nei processi di fenomenalizzazione. -
La plasticità al tramonto della scrittura. Dialettica, distruzione, decostruzione
«La plasticità al tramonto della scrittura» è un manifesto filosofico e un'autobiografia intellettuale. Il saggio ha per tema uno dei motivi più importanti della filosofia europea negli ultimi cinquant'anni: la decostruzione. Catherine Malabou, con uno stile vibrante, cerca un'alternativa alle nozioni di traccia, resto, scrittura, sondando l'ipotesi di una ""ri-materializzazione"""" e di una """"ri-monetizzazione"""" del pensiero filosofico contemporaneo. Punto di approdo e di costante ripartenza è la comprensione post-metafisica della forma: una forma perennemente dislocata, forma """"in sé"""" irriducibile alla presa del """"per sé"""", che tuttavia è in grado di generare quel regime della visibilità e dell'evidenza che rappresenta una sorta di nuova infanzia della storia. Prova evidente e più generale di questo movimento è il profondo mutamento epistemologico contemporaneo, consistente nel passaggio da un'episteme del codice (dalla linguistica alla scrittura del dna) a un'episteme della messa in immagine (della quale le immagini della neurologia forniscono il paradigma maggiore).""