Sfoglia il Catalogo feltrinelli034
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 5381-5400 di 10000 Articoli:
-
Foucault
Deleuze considerava Foucault il più grande filosofo contemporaneo. Alla morte dell'amico gli dedicherà questo prezioso omaggio postumo, che rappresenta senz'altro la migliore lettura complessiva della sua opera. Si tratta di un testo simpatetico, di un'interpretazione intensiva, problematica e problematizzante, che si snoda attraverso le dimensioni del sapere, del potere e dei processi di soggettivazione, in cui Deleuze ci ha mostrato cosa significhi veramente pensare con Foucault, andando necessariamente anche oltre di lui. Qui le individualità dei due filosofi si amalgamano, si fondono, e facciamo il nostro ingresso in un territorio in cui non c'è più nessuno che dica ""io"""". Perché - Deleuze ce lo ha insegnato - si pensa sempre in più d'uno, anche quando si è da soli. Quello che ne esce, è il sorprendente ritratto di un Foucault «metallico e stridente», che si rivolge direttamente ai problemi della nostra attualità, inventando gli strumenti che ci permettono di interpretarla, di capirla, e forse anche di cambiarla. Per aiutarci a comprendere il presente, con i suoi limiti, le sue degenerazioni, le sue linee di fuga."" -
Empirismo e soggettività. Saggio sulla natura umana secondo Hume
"Empirismo e soggettività. Saggio sulla natura umana secondo Hume"""", è apparso in Francia nel 1953 e rappresenta l'esordio filosofico del giovane Deleuze. Si tratta di un testo di sfolgorante bellezza e attualità, in cui l'autore riesce a tracciare un inedito ritratto di David Hume facendone un intercessore di primo piano, imprescindibile per la definizione di un empirismo superiore adeguato alla logica delle molteplicità. Hume, riletto e interpretato al di là dei consueti canoni storiografici, risuona nuovamente in tutta la sua freschezza, e aiuta Deleuze a delineare le coordinate per una nuova immagine del pensiero introducendoci in un mondo artefatto, dominato dall'artificiale, che si situa al di là dei dualismi tradizionali, a un pluralismo aperto alla contingenza degli incontri e delle relazioni. Hume, insomma, ha saputo porre in modo nuovo il problema della soggettività, ma di una soggettività finalmente concreta, incarnata, affettiva e passionale, «pratica». A diretto contatto con la vita." -
Max Scheler sull'amore. Tra fenomenologia e «lebensphilosophie»
Il volume analizza il tema dell’amore nella filosofia di Max Scheler, indagata a partire dall'intreccio delle due prospettive teoriche della fenomenologia e della filosofia della vita. L’elaborazione filosofica del concetto dell’amore costituisce un tema centrale nell'itinerario teorico di Scheler e si può considerare un contributo peculiare e fecondo per la filosofia morale e la filosofia della religione del Novecento. La radicale novità dell’etica fenomenologica scheleriana consiste nella riabilitazione filosofica del sentire e della vita emotiva al fine di proporre un’etica che, partendo dai moti affettivi della persona, sappia giungere a un ordine oggettivo di valori morali che sussistono a priori. Attraverso la messa a fuoco dell’applicazione del metodo fenomenologico alla morale e il recupero delle concezioni della lebensphilosophie nel pensiero scheleriano, l’autore mostra come nel concetto di amore si concentrino tutte le tensioni e le oscillazioni della filosofia di Scheler, a partire dalla dialettica tra eros e agape, fino al radicale mutamento della sua prospettiva teologica nel passaggio dal personalismo teologico alla teologia del “Dio in divenire”. -
La cura dell'anima
Gli scritti qui proposti ripercorrono il significato della cura dell’anima che, secondo Jan Patočka, è il nucleo storico e concettuale su cui si fonda la tradizione occidentale di pensiero. Il concetto di cura dell’anima indica un radicale rivolgimento dello sguardo “in ciò che è”, che cambia completamente l’atteggiamento etico e conoscitivo dell’uomo. Prendersi cura dell’anima significa in altre parole interrogarsi intorno al senso del proprio essere nel mondo problematizzando la relazione tipicamente umana nei confronti della verità. A partire dall’insegnamento platonico-socratico questa peculiare attitudine intuitiva diventa il motore spirituale di quel cammino storico e culturale cui diamo il nome di Europa. Il problema dell’eredità europea e della storicità radicale dell’esistenza, con la sua ineludibile tendenza al declino, viene ripreso in tutti i testi raccolti nella presente edizione italiana. A partire da diversi autori e temi di riferimento, emerge come urgente una riflessione che, oggi più che mai, interpella lo spirito deresponsabilizzato e avvilito dell’epoca “post-europea”. -
Lezioni monachesi e altri scritti. Ediz. integrale
Gli anni del secondo soggiorno di Schelling a Monaco (1827-1841) sono quelli in cui il filosofo poté godere di un successo riconosciutogli pubblicamente. Gli incarichi ufficiali da lui rivestiti avevano come perno l’attività di insegnamento all’Università, finalmente da poco trasferita nella capitale bavarese. Qui Schelling elaborerà le ben note Lezioni sulla storia della filosofia e L'esposizione dell’empirismo filosofico, nonché l’impianto delle teorie che da ultimo insegnerà a Berlino. Il volume accoglie, tutti in nuova traduzione, i testi filosoficamente più rilevanti, ma anche la significativa Prefazione a uno scritto del filosofo Victor Cousin, la lezione inaugurale tenuta a Monaco nel novembre del 1827 e il discorso agli studenti della fine del 1830. È quindi documentata la ricca attività monachese, che consente di leggere non solo il giudizio espresso dallo stesso Schelling sulla propria precedente filosofia, su Hegel e su Jacobi nel contesto di una ricostruzione della storia della filosofia moderna, ma anche di percepire l’impatto pubblico del suo insegnamento. La conclusione è affidata allo Schema antropologico, anch’esso pubblicato solo dopo la morte del filosofo. -
L'ultimo a parlare
Una dolorosa riflessione sulla poesia di Paul Celan, un «amico» scomparso – e sulla scomparsa stessa –, che ne pronuncia le parole testimoniali con voce «spettrale», all'interno di quell'intima estraneità che abita ogni relazione tra gli uomini e tra i testi che scrivono. Perché, «Signore e Signori», la poesia non è che «questa parola d’infinito, parola della morte vana e del solo Nulla». -
La filosofia critica di Kant
"La filosofia critica di Kant"""" (1963) è un'opera dedicata a un “avversario” filosofico di prima grandezza, con cui è indispensabile fare i conti. Kant – spiega Deleuze – «è la perfetta incarnazione della falsa critica», di qui il suo fascino. Eppure «quando ci si trova di fronte a un'opera di questa genialità, non si può dire soltanto che non si è d'accordo. Bisogna anche saperla ammirare; bisogna saper ritrovare i problemi che pone, il suo macchinario». Il Kant di Deleuze si presenta pertanto come un libro assolutamente singolare, sui generis, poiché, se da un lato si tratta di un testo scritto con esplicita ammirazione e simpatetico slancio, dall'altro si rivela come un'analisi lucida e spietata, positiva, concentrata e tesa, tutta interna alle tre Critiche, di cui mette in evidenza il lato problematico, le aporie, i vicoli ciechi, tutti i pericoli a cui va incontro il filosofo di Königsberg – ma dove Deleuze sembra anche cercare (e forse in primo luogo) un confronto con se stesso, una messa a punto delle sue idee. Si tratta di un libro necessario. Perché «è soltanto a forza di ammirazione che si ritrova la vera critica»." -
Etica e bellezza
Fin dall’antichità il pensiero si è interrogato sul legame tra le forme del vivere bene e l’esperienza della bellezza. Lungo una tradizione che attraversa autori e momenti della filosofia questo rapporto ha assunto configurazioni e declinazioni differenti, arricchito sempre più dalla complessità che ognuno dei due aspetti, quello etico e quello estetico, ha saputo apportare a questa relazione. L’insieme dei saggi raccolti in questo volume rivela come questo punto di osservazione che cerca di mettere in relazione etica e bellezza offra la possibilità di rileggere autori, momenti della storia del pensiero, questioni antiche e recenti della filosofia con uno sguardo rinnovato. Questo sguardo incrociato si mostra cioè in grado di illuminare il sapere etico e filosofico sotto una luce diversa, e consente di aprire nuovi varchi nella ricerca filosofica. -
Giustizia spaziale. Corpo Spazio Atmosfera
Non ci può essere giustizia che non sia spaziale. Di contro alla tendenza di “despazializzazione” della materia, dei corpi, della legge e dello spazio stesso, in ""Giustizia spaziale"""" Andreas Philippopoulos-Mihalopoulos sostiene che nulla può essere veramente compreso indipendentemente dallo spazio. Si tratta qui di una nuova teoria e di un radicale approccio alla connessione corporea tra lo spazio (in senso geografico, sociologico e filosofico) e la legge (considerata in senso ampio: teoria sociale, norme politiche e comportamentali). Più precisamente l'autore sostiene che la giustizia spaziale è una lotta tra varie entità corporee (umane, naturali, non organiche, tecnologiche) nel tentativo di occupare un certo spazio in un momento dato. Da questo punto di vista la più immediata conseguenza della “svolta spaziale” risiede nella giustizia spaziale poiché, come viene dimostrato nel libro, questa può essere rintracciata all'origine delle fondamentali discussioni giuridiche e politiche del mondo contemporaneo: conflitti geopolitici, questioni ambientali, animalità, colonizzazione, controllo aereo, cyberspazio."" -
Discorso sull'economia politica
Da tempo il pensiero economico rischia di perdere definitivamente il rapporto con ciò che lo motiva e lo fonda. Il “bravo economista” è formato a trattare ogni problema economico come un problema di calcolo, pervenendo spesso a indicazioni di politica economica poco in linea con il senso comune. D'altra parte, la reazione al mainstream genera un “populismo economico” che si richiama a un buon senso di cui esso stesso è invece l'impolitica negazione. A partire dall'opera in cui culmina, nel 1960, il pensiero di Piero Sraffa, ""Produzione di merci a mezzo di merci"""", Napoleoni propone un ripensamento radicale della storia del pensiero economico. Contro l'idea ancora corrente che Sraffa chiuda con la teoria neoclassica e riapra le prospettive della teoria classica, Napoleoni mostra la complementarietà delle due posizioni ma anche la loro inestirpabile provenienza da presupposti filosofici. Questo gli consente di riprendere criticamente Marx, la sua teoria e il suo “umanesimo”, e Keynes, o meglio il keynesismo e la nozione specifica di riformismo che esso ha potuto veicolare in una importante stagione della sinistra."" -
Lo jihadismo al femminile. Perché le donne hanno scelto lo Stato Islamico?
Le donne che hanno scelto di associarsi allo Stato Islamico sono circa cinquecento. Come interpretare questo fenomeno che ha preso campo in Europa, al punto che nel 2015 il numero delle donne in partenza ha quasi eguagliato quello degli uomini? Quali sono le motivazioni e le aspirazioni di queste giovani e talvolta giovanissime? Utilizzando in modo complementare l’approccio socio-antropologico e quello psicoanalitico, questo libro propone un’analisi del fenomeno fondata su dimensioni oggettive (età, classe sociale, luogo di residenza, cultura musulmana o conversione), illustrando le istanze soggettive legate all’adesione femminile a un regime violentemente repressivo. Lo Stato Islamico, infatti, nega alle giovani le conquiste dell’emancipazione ma, paradossalmente, dona loro il senso di esistere in quanto spose di combattenti e madri di “leoncini” destinati al conflitto, come i mariti lo sono alla morte. Il fascino esercitato da tale regressione merita attenzione poiché sembra rappresentare uno degli elementi caratterizzanti della nostra modernità. -
Studi aristotelici
Aristotele non è solo un insuperato Maestro di metodo. Egli insegna anche che la comune esperienza umana del mondo (ta physikà) chiede d'essere oltrepassata. Oltrepassata, se letta secondo un sapere stabile o incontrovertibile (episteme). È infatti questo sapere che costringe a porre uno strato dell'essere che è metà ta physikà. Tanto i libri aristotelici di Metafisica quanto quelli di Fisica convergono su questo stesso risultato, preparato da una lunga ricerca che ha l'Accademia di Platone come luogo privilegiato di formazione intellettuale. Purtroppo, episteme e metafisica sono anche le due grandi cifre aristoteliche che la letteratura critica del secolo scorso ha spesso sottovalutato o ignorato o ridotto a convinzioni giovanili del loro Autore. Queste cifre vengono invece qui riproposte nella loro centralità, sullo sfondo della dottrina dell'analogia dell'essere, geniale congedo di Aristotele dal platonismo. -
Kim Ki-duk
Sei immagini. Sei film del maestro coreano Kim Ki-duk. Sei fotogrammi sull'amore che è al fondo di ogni immagine. Il primo appartiene al film d’esordio del regista, Crocodile. Un uomo e una donna sono immersi nell’acqua, la donna ha gli occhi chiusi, la testa abbandonata sulla spalla nuda di lui. L’uomo sembra abbracciarla con un gesto dimenticato, racchiuso in un punto che non compie quel gesto, piuttosto lo sospende. In quel punto, in quell’immagine, non vediamo un uomo e una donna salvi nell’amore, ma un tempo nel tempo, un tempo in cui quell’uomo e quella donna sono per sempre l’uno accanto all’altra. Immagine di un amore, amore come immagine, amore che è struttura dell'immagine in quanto immagine. -
Jacques Lacan, una scienza di fantasmi
Questo è un libro insistente. Mostra una stessa cosa, ora come tratto, ora come voce, ora come oggetto, ora come calligramma, ora come uno, ora come fantasma. E lo fa cercando la risonanza di una stessa struttura attraverso diverse figure filosofiche e psicoanalitiche. Sigmund Freud, Jacques Lacan, Platone e Descartes sono gli interlocutori privilegiati di questo percorso. Che cosa risuona attraverso queste figure? Una stessa struttura o più esattamente uno stesso movimento, quello attraverso cui una struttura si struttura, un soggetto prende forma, uno spazio si configura. Movimento o scansione. Ritmo, luogo mobile. Ritmo e riso, per indicare in un’etica che ha qualcosa di comico un’area di sovrapposizione tra quelle due scienze di fantasmi che sono la filosofia e la psicoanalisi. -
L'atleta indisciplinato. Fortuna ed esercizio
La nozione di “esercizio” è il nodo centrale della teoria antropologica. Attraverso un confronto con la filosofia di Epitteto, la natura umana è presentata nel testo come capace di elaborare ipotesi su di sé e costretta a immaginare luoghi di allenamento per tali ipotesi. La vita umana valuta se stessa poiché il soggetto, vivendo, inciampa nella doppia domanda: Cosa posso fare della vita? Come devo vivere? In altre parole, perché non sa come usare questa vita e le sue facoltà. In questo quadro il soggetto umano si costituisce a partire dall’esperienza di una vita indisciplinata e che sfugge al controllo. La vita del soggetto non è, dunque, solo un insieme di esercizi, usi e progetti, di “io devo” e di “io voglio” che mantengono il controllo, ma è anche un’apertura al vuoto della contingenza e della fortuna. Partendo da queste premesse l’autore propone un’interpretazione dell’esercizio filosofico, inteso come un continuo tentativo di prendere confidenza con la distanza che separa “progetto” e “vita”. Un prendersi cura della distanza da sé, lasciando cadere lo sforzo di poterla, in qualche modo, colmare. -
La verità in pittura
"Leggere i capitoli di La verità in pittura è come ripetere ogni volta il gesto con cui Lucio Fontana tagliava la tela, anche se in questo caso, a essere trafitto, è il tessuto ontologico, logocentrico e presenziale dell’immagine, mentre il fendente non è altro che la traccia. Modulata sul piano iconico, la traccia si configura infatti come il movimento differenziale dell’immagine, che scardina le giunture di ogni dicotomia possibile, ma anche di qualsiasi appropriazione: ontoteologica, mercantile, estetica, politica, simbolica. Così la traccia derridiana s’immerge nel mondo pittorico, in tutto quello che ne fa parte e soprattutto in ciò che spartisce, con il fine di scuotere ogni tipo di pre-determinazione concettuale intenta a definire quello che dovrebbe essere l’immagine-messa-in-opera. Mediante continui slittamenti semantici, come un passe-partout, superato il parergon kantiano, la traccia passa attraverso cornici, orli, bordi, lemmi, filtri, cartigli, cesure, firme, la vita e la morte, per poi infilarsi nelle scarpe dipinte da van Gogh. Per finire, o per proseguire, appunto, in pittura.""""" -
La missione del dotto
Chi è il dotto? Qual è il suo ruolo nella società? Quali sono le sue competenze specifiche e la sua funzione? E cosa s’intende quando si parla di una sua missione o destinazione? Sono queste le domande che Fichte affrontò in un corso di lezioni tenute all’Università di Jena nel 1794. Il successo straordinario tra il pubblico del tempo mostra non solo il sèguito che Fichte era capace di suscitare ma anche il fatto che il tema affrontato non era unicamente destinato a specialisti. Nel delineare la figura del dotto Fichte approfondisce la propria idea di società (e la differenza rispetto allo Stato) come un’articolazione dinamica che funziona grazie alla cooperazione tra diverse professionalità. Inoltre ci parla del modo in cui il soggetto costituisce la sua identità, della relazione tra ragione e sensibilità, della concezione aperta e progressiva della storia, di un innovativo modello di cultura, e infine della critica mossa a Rousseau. Quel che ne risulta è uno scritto limpido e agile che fornisce uno spaccato magistrale del pensiero filosofico di Fichte ma insieme spunti stimolanti per continuare a riflettere sulla funzione educativa e su quella intellettuale. -
L'etica nel futuro
Il nesso tra etica e futuro è apparso sempre come centrale nella storia del pensiero morale. Ma ecco che, all’improvviso, questo futuro non sembra più garantito e appare come una dimensione che sfugge del tutto a ciò che per tanto tempo si è pensato intorno a norme, valori, relazioni, vincoli, responsabilità. La domanda su quale sarà l’etica nel futuro, su come dobbiamo immaginarla nel contesto di un mondo ancora da venire, eppure già imminente e alle porte, non è motivata soltanto dalla curiositas, ma ci è imposta soprattutto dai rapidi e radicali cambiamenti – sul piano scientifico, tecnologico, sociale, economico – che caratterizzano la nostra epoca e mutano profondamente la fisionomia di quel che fino ad ora appariva come dotato di una certa riconoscibilità e stabilità. Una domanda radicale che questo volume raccoglie e sviluppa entro un quadro ricco e articolato di riflessioni e di provocazioni, suscitando questioni cruciali e decisive per il nostro tempo. -
Deleuze e il postumano. Corpo e soggetto nella postmodernità
Che ne è del Corpo e del Soggetto nell’epoca del postumano? Questa la domanda alla luce della quale il volume esamina le molteplici voci del panorama postumanista, ripercorrendone la genesi da un punto di vista storico e teoretico. Consapevoli o meno, infatti, il postumano è il nostro presente, che decide i nostri corpi e qualifica il tipo di soggettività di cui possiamo essere protagonisti. Diventa quindi filosoficamente necessario prenderne le distanze per affrontarlo criticamente, così da poter resistere ad un futuro che sembra già deciso. Questa operazione di distanziamento e messa a fuoco è realizzata assumendo come punto di vista privilegiato la filosofia di Gilles Deleuze. Vengono indagate le implicazioni dell’ontologia immanentista deleuzeana, per evidenziare come questa comporti una teoria del corpo e (quindi) della soggettività alternative al dettato postumanista. Al modello chimerico dell’Ibrido postumano si contrappone la sollecitazione etico-teoretica del Divenire deleuzeano. -
La religione deve trovare rifugio nella filosofia? Saggi sulla filosofia della religione di Hegel
I saggi raccolti nel presente volume affrontano alcuni aspetti centrali della riflessione hegeliana sulla religione: la dialettica tra rappresentazione e concetto, ossia tra religione e filosofia; la religione nella Fenomenologia dello spirito; la critica dell’idea schleiermacheriana della religione come “sentimento della dipendenza assoluta”; la religione della magia quale stadio iniziale della “storia delle religioni”; la religione cinese nei quattro corsi di lezioni berlinesi; Alberto Caracciolo interprete di Hegel. Se nell’interpretazione della prospettiva hegeliana data da Walter Jaeschke la religione – una volta raggiunta la sua forma più alta: quella cristiana – è destinata a “trovare rifugio” nella filosofia, se non addirittura (come religione della libertà) a dissolversi nelle istituzioni etiche, improntandole di sé, nella critica dell’impostazione hegeliana sviluppata da Caracciolo la religione, quale rapporto diretto del singolo con la Trascendenza, non può non conservare una sua autonomia rispetto al pensiero filosofico, destinato però come tale a mettere in questione la pretesa di assolutezza delle religioni storico-positive.