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Di chi è questo cuore
Nella dozzina del Premio Strega 2019 proposto da Loredana LipperinirnDopo La città interiore, finalista premio Campiello nel 2017, Mauro Covacich compone una nuova, potente avventura narrativa che ha il coraggio dell'autobiografia più vera. Un romanzo capace di entrare con esattezza nel presente che plasma le nostre vite.rn«Bastano poche pagine per farci capire come Mauro Covacich sappia coinvolgerci in un romanzo dalle molte chiavi di lettura» - Benedetta Craveri, Il Venerdìrn«Da Flaiano ai Coniugi Arnolfini, dalla Risiera di San Sabba ai Parioli un tour de force di sentimenti sconvolti dalla malattia. Sullo sfondo di una capitale dove, per salvarsi, l'antidoto è correre, correre,correre» - Lara Crinò, RobinsonrnrnUna piccola anomalia cardiaca viene scoperta all'uomo che ha il nome e le sembianze dell'autore, allontanandolo da un'attività sportiva ai limiti del fanatismo e infrangendo l'illusione di un'efficienza fisica senza data di scadenza. È questo l'innesco di un romanzo sul corpo, ma soprattutto sul cuore come luogo dei sentimenti e dei destini individuali. C'è un ragazzo caduto, o forse lasciato cadere, da una finestra di un albergo di Milano durante una gita scolastica. Ci sono gli esseri umani, fragili e pieni di voglie. La solitudine e il desiderio. Ma la storia gira attorno alla relazione dell'autore con la sua compagna, alle trasferte di lavoro, alle tentazioni a cui sono esposti, alla fiducia e al sospetto di cui si nutre la convivenza. Chi è, ad esempio, quell'uomo che si infila in casa loro la notte? Una pista porterebbe nel quartiere, il Villaggio Olimpico di Roma, popolato da figure che sembrano carte dei tarocchi e che lo scrittore consulta nelle sue camminate erranti. -
La città interiore
“Un libro da cui è difficile staccarsi.” - Cristina Taglietti, Corriere della SerarnrnÈ il 4 maggio 1945. Un bambino sta trasportando una sedia tra le macerie di Trieste liberata dai nazifascisti ed è diretto al comando alleato, dove lo attende suo padre – dal cognome vagamente sospetto,Covacich – sottoposto a un interrogatorio. E quella sedia potrebbe scagionarlo. Sempre Trieste, 5 agosto 1972. I terroristi di Settembre nero hanno fatto saltare tre cisterne di petrolio. Un bambino, Mauro Covacich, tra le gambe di suo padre (il bambino che trascinava la sedia ventisette anni prima nella città liberata), contemplando le colonne di fumo dalle alture carsiche sopra la città, chiede: “Papà, semo in guera?” Mauro Covacich torna nella sua Trieste, con un libro dal ritmo incalzante, avventuroso romanzo della propria formazione, scritto con la precisione chirurgica di un analista di guerra e animato dalla curiosità di un reporter. La città interiore è la cartografia del cuore di uno scrittore inguaribilmente triestino; è il compiuto labirinto di una città, di un uomo, della Storia, che il lettore percorre con lo stesso senso di inquieta meraviglia che accompagnava quel bambino del 1945 e quello del 1972; un labirinto di deviazioni e ritorni inaspettati, da cui si esce con il desiderio di rientrarci. -
La straniera
Finalista Premio Strega 2019, proposto da Furio Colombo Finalista della 35^ Edizione del Premio Letterario Nazionale per la Donna Scrittrice ""Rapallo""""Finalista del premio Viareggio-Rèpaci 2019 per la NarrativarnTra la Basilicata e Brooklyn, da Roma a Londra, dall’infanzia al futuro, il nuovo libro dell’autrice di Cleopatra va in prigione è un’avventura che unisce vecchie e nuove migrazioni, un viaggio alla scoperta di identità molteplici e amori unici, e il ritratto indimenticabile di una famiglia e di un mondo apparentemente lontani che ci parla con assoluta precisione di oggi. «La straniera ha architettura solida e scrittura fiammante» - Claudia Durastanti, Setternrn«Sulla scrittura di Claudia Durastanti non si possono spendere che elogi, è di una eleganza e funzionalità ammirevoli» - Piersandro Pallavicini, Tuttolibri - La Stamparnrn«Claudia Durastanti è fatta per raccontare. La giovane scrittrice mi ha subito costretto a entrare nel suo mondo dandomi una spinta generosa e brutale alle spalle» - Alfonso Berardinelli, Il Fogliornrnrn«La storia di una famiglia somiglia più a una cartina topografica che a un romanzo, e una biografia è la somma di tutte le ere geologiche che hai attraversato»rnCome si racconta una vita se non esplorandone i luoghi simbolici e geografici, ricostruendo una mappa di sé e del mondo vissuto?rnFiglia di due genitori sordi che al senso di isolamento oppongono un rapporto passionale e iroso, emigrata in un paesino lucano da New York ancora bambina per farvi ritorno periodicamente, la protagonista della Straniera vive un’infanzia febbrile, fragile eppure capace, come una pianta ostinata, di generare radici ovunque. La bambina divenuta adulta non smette di disegnare ancora nuove rotte migratorie: per studio, per emancipazione, per irrimediabile amore. Per intenzione o per destino, perlustra la memoria e ne asseconda gli smottamenti e le oscurità.rnNon solo memoir, non solo romanzo, in questo libro dalla definizione mobile come un paesaggio e con un linguaggio così ampio da contenere la geografia e il tempo, l’autrice indaga il sentirsi sempre stranieri e ubiqui. La straniera è il racconto di un’educazione sentimentale contemporanea, disorientata da un passato magnetico e incontenibile, dalla cognizione della diversità fisica e di distinzioni sociali irriducibili, e dimostra che la storia di una famiglia, delle sue voci e delle sue traiettorie, è prima di tutto una storia del corpo e delle parole. In cui, a un certo punto, misurare la distanza da casa diventa impossibile."" -
Il gioco di Santa Oca
Finalista al Premio Campiello 2019Un romanzo di ribellione e libertà, la storia di unrnsogno di giustizia e di una donna coraggiosa che sfidarnle convenzioni del suo tempo.rnrnrnrnAutunno 1652. Un pugno di uomini, stanchi di subirernle angherie dei nobili e dei soldati che razziano i paesirndella brughiera lombarda tra una battaglia e l’altra,rnsi raccoglie intorno a Bonaventura Mangiaterra, unrncapopopolo che affascina i suoi compagni con la BellarnParola, una versione personale e ribelle delle storierndella Bibbia. Bonaventura diventa presto una leggendarntra i contadini e i poveri: ha carisma, saggezza e unarnlingua sciolta con cui predica la libertà, in brevernla sua banda cresce di numero e forza, minacciandornil potere costituito. Per fermare la rivolta, l’Inquisizionerne i nobili della zona schierano infide spie e un esercitornpoderoso, ma quando riusciranno ad arrivare arnBonaventura, una sorpresa metterà in discussionerntutte le loro certezze.rnVent’anni dopo, la cantastorie Pùlvara ripercorrernle stesse brughiere che hanno vissuto l’epopea dirnBonaventura e della sua banda. La donna si era unitarnin gioventù a quegli uomini valorosi travestendosirnda maschio e ora, in cambio di ospitalità, raccontarnai contadini le loro imprese. Mano a mano che quellerngesta eroiche rivivono nelle sue parole, Pùlvararnsi avvicina sempre di più, come in un gioco cherndiventa reale, al mistero della vita di BonaventurarnMangiaterra. -
Migrazioni e intolleranza
«Una intolleranza strisciante guadagna terreno giorno per giorno... L'intolleranza selvaggia si batte alle radici, attraverso una educazione costante che inizi dalla più tenera infanzia, prima che sia scritta in un libro.»rn«Olanda, 2012: Umberto Eco tenne un discorso a Nijmegen, dove nel '600 fu firmato il primo trattato di pace europeo. Ora quel testo arriva in libreria e svela tutta la sua visione profetica: ""La guerra è ancora tra noi, si chiama razzismo e intolleranza""""» - RobinsonrnDopo il grande successo di Il fascismo eterno, una fulminante e agile raccolta di quattro saggi, di cui due inediti, che affrontano il tema dell'intolleranza e dei fenomeni migratori con la forza delle idee e delle argomentazioni, contro ogni pregiudizio. Una lezione civile, illuminante e profetica, su temi di grande sensibilità e attualità: i migranti, le forme di razzismo e intolleranza esplicite e subdole, l'identità europea, il confronto con tradizioni e abitudini diverse dalle nostre."" -
La bambina che somigliava alle cose scomparse
Dalla penna di uno dei talenti letterari più stimati, un'originale e sorprendente invenzione narrativa: una fiaba non convenzionale che commuove e diverte adulti e bambini. Illustrazioni di Leila Marzocchi.rnrn“Ma a che ti serviva la nuvola?”rnSi chiama Pulce e risolve problemi. Per farlo, ricorre all’antico e desueto stratagemma di porre domande. Interroga chi incontra sul motivo di una paura inspiegabile, di una particolare malinconia, di una speranza tradita. Gira e rigira, le risposte sono altre domande: d’amore o d’amicizia, di protezione o di salvezza.rn“Mi serviva a nascondermi,” le risponde il passero, terrorizzato dal falco che lo insegue. Detto, fatto: il volto di Pulce diventa la nuvola in cui rifugiarsi!rnÈ scappata di casa, Pulce. Si è presa una vacanza dalle lamentele della mamma e del papà per quello che fa o non fa, perciò che è o non è. Ha sette anni, gli occhi color tatuaggio e un’energia visionaria che ricorda l’Alice di Carroll e il Piccolo Principe di Saint-Exupéry. In un battibaleno è capace di trasformarsi in chiunque e in qualunque cosa: un ruscello, un affetto perduto, una stella cadente, una madre scomparsa, un paio di occhioni blu... E così, facendo da ponte tra quello che c’era e quello che non c’è più, rimedia di volta in volta alla perdita di cui soffrono i personaggi in cui si imbatte. Per riuscirci, attinge all’esperienza che zampilla dalle sue “fonti”, un popolo buffo e saggio raccontato in parallelo dalle geniali note a piè di sogno.rnLa bambina che somigliava alle cose scomparse è la favola dei piccoli di ogni età e dei grandi ancora disponibili alla meraviglia. Sergio Claudio Perroni, con il suo stile terso e incantevole, sublima l’ironia di Dickens e la leggerezza di Calvino in una storia di magia e destino. Perché non è vero che l’essenziale è invisibile agli occhi. È il contrario, basta conoscere Pulce. -
Amore non Amore. Cento poesie
In cento poesie, per buona parte inedite, Franco Marcoaldi indaga questa fantasmatica e concretissima passione universale affidandosi a una tastiera dai toni e timbri i più diversi: tenerezza incantata e accensioni sanguigne, impeto romantico e un’ironia beffarda che a volte sconfina nel sarcasmo.rnrnUna divinità capricciosa e imprevedibile governa le nostre esistenze. Si chiama Amore ed è capace di farci perdere la testa per un’altra creatura in un crescendo di febbrile erotismo e impagabili dolcezze. Ma quella stessa divinità, grazie alla sua multiforme e inafferrabile natura, può prendere anche direzioni diverse. Spingendoci a stravedere per un animale, a dialogare con i morti, a esprimere piena gratitudine verso il regno del vivente. Quando invece prevale il lato d’ombra dell’Amore, quell’incontenibile slancio si converte all’improvviso in chiusura, noia, insofferenza, feroce sete distruttiva. Franco Marcoaldi riprende qui il filo di un suo fortunato canzoniere di vent’anni fa.rnE in cento poesie, per buona parte inedite, indaga questa fantasmatica e concretissima passione universale affidandosi a una tastiera dai toni e timbri i più diversi: tenerezza incantata e accensioni sanguigne, impeto romantico e un’ironia beffarda che a volte sconfina nel sarcasmo. Perché Amore convive sempre con il suo contrario. -
Isolitudini. Atlante letterario delle isole e dei mari
Un atlante sconfinato di isole reali e immaginarie, scritto con curiosità e leggerezza da un viaggiatore che ama i libri e le storie che essi raccontano. Tra critica, saggio e narrazione, un atlante da tenere a portata di mano, e da consultare ogni volta che si è incalzati da un desiderio, una nostalgia e una fantasia, da gustare a poco a poco o approfondire in lunghe ore di lettura sognante. Sempre sollecitati e guidati da scrittori, artisti, protagonisti della storia culturale di ogni tempo e di ogni luogo. Si parte dalla Grecia, nel nome di Lord Byron e di Leonard Cohen, per un lungo viaggio sulla rotta di Magellano e oltre: dagli estremi poli narrati da Edgar Allan Poe agli euforici e tristi tropici, dai mari del Nord e quelli del Sud.rnAttraversando gli oceani dei cinque continenti e la storia del Mediterraneo, toccando l’India di Tagore come le isole immaginarie di Swift e Verne, in compagnia di Houellebecq, Defoe, Douglas, Sebald, Melville, Le Clézio, Saramago, Salgari, Pirandello, Walcott, Mansfield, Aleramo e molti altri grandi e sconosciuti avventurieri di mare e di scrittura. -
Mia madre è un'arma
rnLa prima raccolta poetica dei registi (e gemelli) Damiano e Fabio D’Innocenzo, autori del fim rivelazione La terra dell'abbastanza.rn«I versi colloquiali di Mia madre è un’arma catturano la poesia della vita quotidiana, di gesti comuni, ma preziosi nella consapevolezza della loro fugacità. Gesti minimi e cari, velati di nostalgia nel momento stesso in cui si osservano, mentre diventano già ricordi di un passato irripetibile» - Angela Urbano, La LetturarnUn’opera scritta a quattro mani per raccontare in versi sciolti del tempo contemporaneo e dei sentimenti che lo abitano, degli appartamenti in affitto, dei cani amati e dei genitori, del futuro che va registrato e tramandato, della scrittura che – come il cinema – vive di un gesto quotidiano e necessario, radicato nell’intimità delle cose più piccole, microcosmi emotivi, generatori di storie.rn“Sono poesie bambine, sono volatili, sono piccoli animali molto vispi, sono magnificamente esili. Schiette, bizzarre, leggere, un poco feroci, profonde, tenere. Con uno sguardo nitido sul niente del mondo, il prodigioso ordinario niente di tutti i giorni, che i gemelli vedono col loro sbirciare da un punto di lato, da un grande silenzio, da un ciondolare di ore che sembrano a perdere e invece diventano questo oro delle loro parole. Sono poesie che sembrano sgusciate via, saltate fuori dal loro nascondiglio spesso domestico, come nate per distrazione, con la loro piccola rivelazione gigante, col loro valere per chiunque le leggerà.”rn rn -
Non smettere di trasmettere
Esiste un modo non impersonale di vivere i social? È possibile ridurre e non aumentare le distanze? Stabilire contatti ""reali"""", anche se spesso la conoscenza è e resta soltanto """"virtuale""""? Si può rimanere se stessi, senza stravolgere la propria identità, né lasciarsi trascinare nel gioco, non sempre divertente o innocente, della finzione? Ci si può incontrare su un piano di autenticità e onestà intellettuale, evitando """"post-verità"""" e """"hate speech""""? C'è posto per pensieri veri, parole vere, sentimenti ed emozioni vere? Ci possono essere profondità senza pesantezza, leggerezza senza banalità, dialettica senza polemica e confronto senza offesa? Claudio Baglioni ci dimostra di sì: tutto questo è possibile. E lo fa, utilizzando la forma antica e romantica della lettera, nell'universo veloce e distratto dei social, recuperando e dando fiato e tempo a quei pensieri e a quelle parole che il mondo social cerca, ma raramente è in grado di offrire. Lettere dal tempo raccoglie le vere e proprie lettere - non semplici post - che Baglioni scrive alle centinaia di migliaia di persone (800mila, attualmente) che lo seguono sul suo profilo Facebook. Lettere personali nel linguaggio e nella forza delle riflessioni, ma anche nei destinatari, dal momento che non sono indirizzate a una platea informe e anonima, ma pensate come un """"da me a te"""" diretto, intimo e vero, frutto della sensibilità, della profondità, e della capacità di emozionare e appassionare che solo un grande artista ha."" -
L' hammam
Un pianista marocchino, ricco e famoso in tutta Europa,rnvive a Parigi con una moglie che lo ama e lo sostiene.rnEppure non è felice. Vive nell’ossessione di sentirsi sporco.rnrnNonostante continue docce e bagni caldi sente cattivi odorirnemanati dal proprio corpo. La donna lo tranquillizza, ilrnmedico gli dice che è solo una sua fantasia. Ma per “guarire”rndovrà recuperare le proprie radici, i luoghi dell’infanziarne le abitudini dimenticate. Torna così in uno deirnvecchi hammam che frequentava da ragazzo, dove incontrarnil vecchio Bilal, un massaggiatore-filosofo che conoscernil bene e il male, e Haj Ben Brahim, un uomo colto e religioso.rnQui, tra libri usati come talismani e un’antica saggezzarnche somiglia alla stregoneria, troverà in se stesso larnchiave per ricominciare a vivere. -
Il centenario che voleva salvare il mondo
Tutto comincia al largo di Bali, con una mongolfiera e quattro bottiglie di champagne. Allan Karlsson si appresta a festeggiare il suo centunesimo compleanno con il fidato complice Julius, quando è costretto a un ammaraggio d'emergenza nel mezzo dell'oceano. Salvati da una nave nordcoreana che trasporta clandestinamente uranio per conto di Kim Jong-un, i due vengono fermati con l'accusa di spionaggio. Dopo lo sbarco, Allan si finge uno specialista di tecnologia nucleare per riuscire a fuggire con una valigetta dal contenuto esplosivo. Allan e Julius si ritrovano così al centro di una vertiginosa crisi diplomatica tra Manhattan, l'Europa e la savana africana. Sul loro cammino incontrano Angela Merkel e Donald Trump, stringono amicizia con un truffatore indiano e un taxista masai, entrano in società con una venditrice di bare che inganna un feroce neonazista, frequentano una spia con la passione per gli asparagi. -
Aprile spezzato
Gjorg vive nel nord dell’Albania, tra montagne e villaggi fermi nel tempo. Quando il fratello viene ucciso da un vicino di casa, la vita del giovane muta radicalmente: secondo l’antico codice del Kanun, Gjorg dovrà uccidere il colpevole dell’omicidio di suo fratello e accettare di essere poi, di lì a un mese, assassinato a sua volta da chi vorrà vendicarsi di lui. I trenta giorni che Gjorg ha davanti, fino alla metà di aprile, potrebbero essere gli ultimi della sua vita, così decide di fuggire per cercare di viverli il più pienamente possibile. Nel frattempo una giovane coppia è partita da Tirana in viaggio di nozze: Besun e Diana vogliono raggiungere gli altopiani settentrionali per studiare le tradizioni e le leggi rimaste intatte dal Medioevo, a dispetto della modernizzazione. Lungo il loro percorso incrociano il cammino del fuggitivo; la sposa, al primo sguardo, si innamora di Gjorg, mutando per sempre il destino dei tre protagonisti. -
La fine del tempo
Dopo il successo italiano e internazionale del romanzornI Diavoli – da cui è tratta la serie evento con PatrickrnDempsey e Alessandro Borghi – Guido Brera ritornarncon un thriller nella notte dell’economia digitale.rnrnPhilip Wade è uno stimato professore di Storiarncontemporanea al Birkbeck College di Londra,rnma in passato ha vissuto molte vite e in una dirnqueste ha lavorato per una grande banca d’affarirndella City in qualità di analista, chiamato a prevederernle tendenze economiche, politiche e sociali su cuirnindirizzare gli investimenti. Colpito da una formarndi amnesia, Philip oggi non riesce più a trattenerernalcun ricordo recente: nei buchi della sua memoriarnscompare anche il saggio che stava scrivendo erndi cui non c’è più traccia.rnCon il ritmo di un giallo, La fine del tempo narrarnl’indagine di un uomo nell’abisso della propria mente,rnintorno al mistero di un libro rivoluzionario e perduto.rnScoperta dopo scoperta, mentre l’Europa si infiammarnsotto il montare della marea populista, Philip Wadernricompone il mosaico del suo libro, che potrebbernmettere in discussione il dominio delle grandirncorporation che governano l’economia mondiale.rnE che hanno fondato la loro ascesa inarrestabilernsull’eliminazione della principale variabile del giocornfinanziario – il tempo – condannando così il nostrornpianeta a vivere un eterno presente, quando tuttornè possibile per i nuovi padroni del vapore, i signorirndel silicio, l’aristocrazia delle app. -
L'impero della polvere
"L'impero della polvere"""" è un romanzo dalla forza quieta e inarrestabile sul potere arcaico dei legami famigliari, sulle minuscole e più intime rivoluzioni di un corpo in movimento, e sull'istante esatto in cui un'infanzia finisce: quando le pareti vengono giù e le vite adulte si rivelano, è allora che non siamo più soltanto la storia di scelte anteriori, perché quello è il principio delle nostre.rn«Una piccola storia tagliente e intensa, come certe volte sono i dodici anni» - Settern«Il romanzo scorre tra levità e malinconia in questo alternarsi, incontrarsi e lasciarsi tra realtà e fiabesco che ha il punto di maggior incanto proprio nella figura della nonna. E trova comunque una felicità espressiva in una scrittura che, rispetto alla pronuncia paratattica ed essenzializzata dei racconti, si fa più distesa» - Eramanno Paccagnini, La LetturarnValentina ha dodici anni, una nonna religiosa e severa, una madre selvatica, bellissima e inafferrabile. Il padre è andato via da qualche tempo, ogni tanto torna a trovarla nella vecchia casa di campagna dove vivono le tre donne. In paese la chiamano """"la casa cieca"""", ha i muri spessi con poche finestre, le fondamenta forti, un impero di polvere che sembra durare da sempre. È l'estate del 1996, arrivata sommessa eppure improvvisamente decisiva: il corpo di Valentina cambia e tutto intorno sembra ribellarsi al segreto che lei sceglie di tenere per sé. La madre e la nonna diventano sempre più distanti ed enigmatiche e la casa stessa prende a vibrare e animarsi di strani presagi, al ritmo di un suo sangue e di misteri ulteriori. Mentre rane, zanzare e cavallette le si affollano attorno, Valentina esplora libera il terreno insidioso e stupefacente della sua adolescenza: scopre così la simbiosi dell'amicizia e il suo punto di rottura, la sessualità aspra e curiosa, l'energia femminile e mistica della natura, la possibilità di mentire per cancellare ogni colpa, per illudersi che tutto resista al tempo, che nulla cambi mai." -
Fuoco al cielo
Proposto per il Premio Strega 2020 da Maria Rosa Cutrufelli.Finalista del premio Viareggio-Rèpaci 2019 per la Narrativa.rnIspirato a un fatto di cronaca che ha disorientato il mondo, ""Fuoco al cielo"""" racconta del male ubiquo che appartiene alla Storia ma che si rintana anche all'interno di ogni amore assoluto: perché la """"città segreta"""" non è solo un luogo reale di distruzione e segregazione, ma anche il nodo più intimo e pericoloso di ogni relazione, dove i confini tra il sé e l'altro si confondono e può bastare una parola, un gesto, un grumo di silenzio per far crollare ogni cosa o metterla per sempre in salvo.rnTamara e Vladimir vivono a Musljumovo, remoto villaggio al confine con la Siberia, tra caseggiati in rovina e fabbriche abbandonate. Vivono in un'area geografica per decenni assente dalle mappe: quella della """"città segreta"""", luogo sinistro da cui era vietato uscire e comunicare con l'esterno, responsabile negli anni '50 e '60 di ben tre catastrofi nucleari. Vladimir, infermiere di buona famiglia, è arrivato da Mosca, scegliendo di prendersi cura di chi non ha niente, delle persone dimenticate dal mondo. Tamara, insegnante, è invece nata e cresciuta nel villaggio, e abituata a pensare che ogni cosa sia destinata a contaminarsi e guastarsi velocemente. Incontrandosi, i due vengono sorpresi da una passione totalizzante che si appropria di ogni pensiero, e accende un bagliore salvifico persino lì, nel luogo più radioattivo del pianeta, in mezzo ai resti di una natura satura di veleno. Questo sentimento così tenace, che sembra schermarli dalle insidie del reale, li rafforza e li divora al tempo stesso, finché un evento prodigioso arriverà a sconvolgere le loro vite e le loro certezze.rnProposto per il Premio Strega 2020 da Maria Rosa Cutrufelli: «Il romanzo racconta una storia davvero singolare. Una storia dei nostri tempi, ambientata in un paese al confine con la Siberia, devastato dagli esperimenti nucleari. Qui s'incontrano Tamara e Vladimir, ma il loro amore è avvelenato come la terra che calpestano. Come la creatura che Tamara trova nel bosco, un """"bambino che non somiglia alle cose del mondo"""". Un piccolo essere che forse è umano e forse no e che scatena reazioni incontrollate e incontrollabili in quel paese sperduto, abbandonato a se stesso. La vicenda è realmente accaduta ma, nel racconto di Viola Di Grado, la cronaca si trasforma e diventa subito metafora: dei mali del mondo, ma anche di quell'amore pericoloso che pretende di guarire tutto con la sua sola forza. Una narrazione che a poco a poco si carica di suspense fino a diventare una storia """"nera"""", di emarginazione e di follia, scritta con un linguaggio straniante, mai artificioso. È sorprendente la capacità dell'autrice di forzare la lingua, con accostamenti azzardati e scivolamenti di senso molto suggestivi. Uno stile particolarissimo per raccontare l'amore al """"tempo dei veleni"""". Un romanzo ricco: per stile, per contenuto, per l'insolita ambientazione.»"" -
La dieta sono io. Come ho perso 50 chili. Definitivamente
«Luca Doninelli racconta in La dieta sono io come ha raggiunto il peso forma. Un ricettario per disperati e una seduta di autoaiuto senza doversi presentare a decine di sconosciuti» - Robinsonrn""'Ma l'impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale' cantava Lucio Dalla. Così eccezionale, aggiungo, da essere praticamente impossibile. Possiamo fingere di essere normali, nasconderci nel gruppo, stare nel coro e muovere la bocca senza cantare, esprimere opinioni solo dopo esserci assicurati che non faranno danno a nessuno. Ma essere normali è un'altra cosa. In realtà, nessuno è normale, l'illusione per poter durare ha bisogno di cure amorose, come una pianticella delicata, ed è sufficiente un istante di distrazione per capire come non soltanto il nostro cammino sia pieno di trappole, ma come sia impossibile non cadere in qualcuna di esse. Me ne sono reso conto quando la bilancia ha cominciato a registrare un peso superiore ai 130 chili, fino alla cifra spaventosa di 140 chili. Come ero potuto arrivare a tanto?"""""" -
Sfido a riconoscermi. Racconti sparsi e tre saggi su Gadda. Con Libro in brossura
"Io non ho mai scritto di me, ho in odio l'autobiografia ritenendola il male degli ultimi trent'anni della narrativa italiana, ma sento il bisogno di esternare alcuni ricordi della mia vita di bambino e di adolescente, che per la loro diciamo singolarità sono decisivi per dare il giusto significato alla performance, le incertezze e i fallimenti della mia vita di adulto. Giacché molte cose non tornano nella mia vita, e ciò che pare certo diventa pericolante né impedisce esiti finali indesiderati. Forse il contenuto di quei ricordi ci fornisce qualche luce di chiarimento. Dunque un piccolo breviario laico, da prendere e abbandonare all'occasione, costituito di ricordi autobiografici, giudizi e considerazioni sulla letteratura italiana da metà del secolo scorso a oggi, sulla televisione, sul cinema, sulla politica (che sono i quattro ambiti in cui mi sono impegnato nella mia lunga carriera di lavoro)."""" (Angelo Guglielmi)" -
Il grande romanzo della matematica. Dalla preistoria ai giorni nostri
La matematica è nata nella preistoria per essere utile all'uomo: i numeri servivano a contare le pecore di un gregge, la geometria a misurare i campi e a tracciare le strade. La storia si sarebbe potuta fermare lì, ma col passare degli anni i nostri antenati scoprirono i sentieri imprevedibili di questa scienza solo apparentemente astratta. La storia della matematica è stata scritta da uomini e donne geniali, ma le vere eroine di questo ""grande romanzo"""" sono le idee. Le intuizioni che nascono improvvisamente e si diffondono attraverso i secoli, da continente a continente, si amplificano, prosperano e ci rivelano la ricchezza di un mondo che toglie il fiato. Perché la matematica è bella, poetica, sorprendente e anche gioiosa: l'enigma del pi greco, il fascino della sequenza di Fibonacci e della sezione aurea, la sfida delle equazioni e dell'infinitamente piccolo che solletica la nostra mente con i suoi paradossi. Se non siete mai andati d'accordo con la matematica, se l'avete odiata, che ne dite di darle una seconda possibilità? Potreste restarne molto sorpresi. Introduzione di Piergiorgio Odifreddi."" -
Se ero più alto facevo il poeta
La poesia di Ennio Cavalli non sopporta confini,rntant’è che in questo libro attinge, flirta, sirntrasforma in prosa. La prosa, a sua volta, puntarnalla leggerezza, alla velocità di scavo, all’idearncalviniana di “espressione necessaria, unica,rndensa, concisa, memorabile”. rnrnProsa e poesia sirnfondono così in quella sorta di “pensiero lungo”rnche fa da filo conduttore a tutta l’opera di Cavalli.rnGià nelle poesie d’esordio (L’infinito quotidiano,rn1973) Federico Fellini vedeva “una ricchezza dirnimmagini suggerite da una sofferenza intellettualerne letteraria, invenzioni belle, fresche, originali”.rnE Dario Fo sottolineava, più di recente, “il giocorndi prospettive e di rimandi” tipico del suo narrare.rnSe ero più alto facevo il poeta è il librorndella maturità di un autore che mette a fruttornesperienze di vita, forza visionaria e ricercarnlinguistica. Con filosofia lucreziana e ironia arnlento rilascio, questo florilegio di pagine inediterntocca il tema della natura, della morte, delrnsoprannaturale, delle religioni, dell’amore,rndel sociale, dello scrivere, del sorridere. Si passarndall’immanente al trascendente, dall’infanziarndell’umanità alle risorse del mito, dai tonirncivili preoccupati e coraggiosi al divertissement,rndal resumé degli anni di piombo visti dalrnmarciapiede opposto a quello dei terroristi allarnsmagliante “intervista impossibile” con Virgilio.rnMentre gli stralci di poetica radunati in Circorna tre piste e in Maestri di danza non restanornmodelli di virtuosa programmazione. Diventanornessi stessi, per osmosi, rintocchi fantastici ernpreziosi.