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La casa
"La casa si incarica di convogliare testi antichi e nuovi condensandovi e mettendovi in scena il sentimento di chi sente di non avere ancora interamente esaurito il suo debito con la memoria, all’insegna di una metafora che faceva capolino già nel libro precedente e che qui acquista un ruolo davvero centrale e capitale riconosciuto come il nodo essenziale di ricordi e valori, ontologico e pratico al tempo stesso, finalizzato alla felicità, alla eudaimonia, ossia alla “vita buona”, in un sistema in cui l’etica non può prescindere dalla praxis, dall’esperienza, al riparo dalle miserie della vita e degli uomini. Emilio, questo pacatamente lo riafferma con la sua inconfondibile voce elegiaca [...]. Il messaggio che ci lascia in conclusione del suo libro è la serenità di aver portato a termine una missione di vita e di poesia con coerenza e consapevolezza, con parole «raccolte dalla strada» e ripulite «dal peso della melma». Un merito davvero impagabile, di cui il lettore non potrà che essergli riconoscente."""" (dalla prefazione di Vincenzo Guarracino)" -
Cose che parlano
"Leggere i versi di Vittoria Fonseca genera fedeltà. Desiderio di tornare ad ascoltarne la sottile malia; voglia di guardarla negli occhi acuti, penetranti, solo accarezzandone la cadenza. Sa costruire un alfabeto comune, questa autrice preziosa e ironica, di memoria e compassione; è un fare che diventa appello, ricerca di un possibile bene. La salvezza, se salvezza esiste, deve essere condivisa. Ancora una volta, in questa nuova raccolta, Vittoria ci abbraccia tutti: la sua lingua è poetica, laddove trova la propria identità con il linguaggio di una pratica vitale. Non ci si può distaccare dal trascorrere del tempo e dalle sue, anche amare, metamorfosi. Il resto è permanenza cara e dolente. Vittoria conosce la perdita degli affetti, la tristezza del mondo, ma decide consciamente di preservarne la bellezza precaria: ciò che si può cogliere in un gesto, in un passaggio di luce. Decide, con volontà dolce e ferrea a un tempo, di ridare espressione alla luce delle cose, mettendo un po’ da parte (senza rinunciare alla dimensione affettiva, che permane come un basso continuo) l’autonomia dell’io. È una poesia prossima, anche se raffinata, quella di Fonseca, percorsa da una sensibilità epidermica che non trascura i dettagli, il rapporto con l’Altro."""" (dalla prefazione di Francesca Brandes)" -
Ouverture. Il cifrario dei giorni in tempesta
"La poesia di Nunzio Buono si contraddistingue per il tono misurato, per una parola sempre discreta e mai invadente, una parola che sa indagare il mondo, carpirne i sottintesi e i segreti, la ricerca «dentro un tempo non avuto» in cui si constata con sorpresa o paradosso che: «È non vivendo che ti trovo». Siamo di fronte a una poesia in cui si impiega un linguaggio di uso comune, non letterario, ma nobilitato e reso nuovo dalle associazioni verbali, dal piano metaforico diffuso ma mai invadente, dal tono sospeso e allusivo. La funzione prevalente che si riscontra nel testo è quella emotiva che effettua uno scarto evidente rispetto alla funzione referenziale per acquisire maggiore efficacia poetica, ma senza artifici o forzature. Anzi, la naturalità espressiva, la spontaneità della dizione sono i tratti caratteristici di questa scrittura che cerca deliberatamente la partecipazione attiva del lettore, un cammino comune."""" (dalla prefazione di Fabrizio Bregoli)" -
Del buio e della luce
Quella di Vito Russo è una scrittura fluida, che passa velocemente da prosa a poesia. In quest’ultima l’uso dell’enjambement è frequentissimo e conferisce ai testi quelle fratture che si rivelano poi frantumazioni di concetto, di pensiero, di ricordi. Attingere alla memoria, per quanto vivida, porta a percorrere sentieri a ritroso con discese e tornanti nei vertici emozionali, e il distacco dell’autore assume la connotazione dell’osservatore, solo apparentemente asettico. Oltre due lustri di silenzio “poetico” hanno consentito a Vito di tesoreggiare esperienze – alcune traumatiche –, riflessioni a posteriori sugli accadimenti che in questo volume, suddiviso in sei sezioni, assurgono alla funzione di allegoria dei temi universali del vivere – amore, morte, Dio, verità – consegnandoci nervi tesi, l’instabilità associata alla paura del futuro, descrizioni di una Milano con le sue contraddizioni e gli affetti, che si rincorrono alternando lo stupore della loro esistenza al disagio umorale dell’abitudine, per poi riemergere nella meravigliosa capacità avvolgente e confortante, la sola che consente di approdare alla luce vera. -
Segreti sotto gli occhi di tutti
«Alberto Casiraghy continua a lavorare con passione, ad amare ognuno dei suoi libri (""Fare i libriccini è un privilegio, mi permette ogni giorno di incontrare amici che non necessariamente vengono per stampare, passano semplicemente a trovarmi, portano qualcosa e si sta in compagnia""""), a definirsi con modestia solo uno stampatore che ogni giorno produce un libro d’arte. Nico Orengo ha detto di lui: """"Ogni giorno fa un libro, come se facesse una micca di pane. Ogni giorno una poesia, è un miracolo, perché dispensa versi. Credo sia l’unico editore italiano che abbia letto tutto quello che pubblica, anche perché pubblica. Nel frattempo continua a sognare di far tornare i pesci nel torrente di Osnago perché qui 'si sta bene, c’è una bella vita a misura d’uomo; se c’è un problema è la mancanza di pesci nel torrente, sono cinquant’anni che qui non c’è più un pesce e questa non è una bella cosa'""""» (Gerardo Mastrullo)"" -
Blues della luna piena. Un anno di haiku a Roma
«Se qualcuno che non la conosce mi chiedesse di descrivergli in breve Terry Olivi, gli risponderei: ""È una creatura dolce, leggera e nitida, di continuo in bilico tra la precisione e l’abbandono; non a caso le sue passioni fondamentali, ancora prima della poesia, sono il giardinaggio e la musica"""". Nella sua poesia l’attenzione dei giardinieri si incontra con il bisogno di fluttuare di chi ama le note e i ritmi, il canto, la danza. Mentre percorriamo i testi da lei raccolti in questo Blues della luna piena (uno per ogni giorno dell’anno, dall’inverno 2015 all’inverno 2016), dapprima la poetessa ci sembra una gioiosa, curiosa praticante dell’arte del voyeurismo, un’estrosa fotografa tesa a collezionare immagini, gesti, silhouette o una guida sui generis di Roma più che una seguace del sacro, radicale spirito buddhista. Sebbene espresso con una sorta di nonchalance essenziale, ciò che percorre da cima a fondo questi haiku è un invito schietto, sincero a ritrovare la chiarezza, la limpidezza dello sguardo: è l’esortazione, che l’autrice getta a se stessa e a noi, a reimparare a vedere il mondo.» (dalla prefazione di Paolo Lagazzi)"" -
L'acerbo dei ricordi
La poesia si nutre della veglia dei sensi, ma anche delle idee che ne derivano e delle possibilità che essi prospettano. L’Autore è continuamente proteso a cogliere gli «intenti» solo accennati delle cose, e dai loro muti ammicchi, dagli avvertimenti e dai gesti che ne provengono, presta le sue parole alle cose, se ne fa interprete. Egli solo è in grado di intenderne il misterioso linguaggio, di raccoglierne i misteriosi messaggi. Isetta ha il culto della parola poetica, mille miglia lontana dalla “chiacchiera” e dal “linguaggio della tribù”: una parola che non ha nulla di corrivo, ma pretende di schiudere nuovi orizzonti. [...] è interessante notare come Isetta, sostantivando l’aggettivo, dia consistenza (o evidenza) alla qualità delle cose, al loro aspetto sensibile e sensuale. Si può anche azzardarne una spiegazione, evidenziando lo sviscerato amore del poeta per la vita, di cui condivide con adesione creaturale, tra ammirazione e intimo struggimento, il destino ineluttabile di “essere-per-la-morte”. La modernità di Isetta si sostanzia di echi o di riferimenti culturali che vengono da lontano. A cominciare dal suo culto della misura e della perfezione formale. Sebbene la metafora che egli predilige sia quella dell’orizzonte, del limite che separa il mondo fenomenico da quello che sta al di là, dove si perdono le navi e dove la vista, protesa a oltranza, insegue caparbia presagi di verità. E magari anche qualche miraggio di «follia felice». (dalla prefazione di Carlo Prosperi) -
In punta di asparago
Gli asparagi sono deliziosi, si possono mangiare con le mani e possiedono innumerevoli virtù. Sono ipocalorici, contengono vitamine e hanno un effetto benefico su legamenti, reni e pelle. Le punte degli asparagi sono ricche di antiossidanti e offrono un'azione antinvecchiamento. La loro versatilità permette di utilizzarli in cucina in svariati modi: dalle preparazioni tradizionali come asparagi e uova a quelle insolite come la tartare di asparagi o le frittelle dolci all'asparagina. In punta di asparago. Per scoprire i segreti e tutte le sfumature (violetto, verde, rosa, bianco) di questo prelibato ortaggio. -
La sfoglia infinita. Ricette e trucchi del mestiere delle regine del mattarello
Le sfogline raccontano l'antica arte di ""tirare"""" la sfoglia. Un amalgama di passione, forza, delicatezza, uova e farina. Sfoglia che si trasforma in pasta fresca dai mille formati e colori. Pasta all'uovo, aromatizzata, senza glutine, dolce, vegetariana, ripiena... fra tradizione e innovazione. Non solo ricette, ma trucchi del mestiere, consigli e storie curiose. Impossibile resistere alla """"magia"""" del mattarello! Vi verrà voglia di mettere le mani in pasta e stupire amici e parenti."" -
Bologna la dolce. Curiosando sotto i portici tra antichi sapori...
"Voglio tentarvi con i dolci dai sapori antichi, quelli che si preparano dalla notte dei tempi in ogni famiglia bolognese che si rispetti e si tramandano di generazione in generazione. Dolci per bambini, afrodisiaci o da mangiare in compagnia, con il cucchiaio, in un solo boccone o assaporandoli piano. Ho saccheggiato i ricettari di famiglia, di amici e parenti oltre a carpire segreti alle azdore, le depositarie di ricette millenarie e di tradizioni legate al cibo. Ho passeggiato sotto i portici e sono entrata nei forni artigianali per capire come si sopravvive alle merendine confezionate. Per sfatare il mito che a Bologna quando arrivi al dolce hai già gustato il meglio. Al contrario i dolci di Bologna e dintorni sono la testimonianza di questa terra: ricchi nel ripieno, nell'abbondanza degli ingredienti, ma all'aspetto dimessi e un po' ruvidi. A voi scoprire e apprezzare la loro vera essenza. Non vi deluderanno."""" (Katia Brentani)" -
Cuor di castagna il pane dei poveri
La castagna, il pane dei poveri. Un frutto che ha segnato la vita di milioni di persone. Ricette, metodi di conservazione, tradizioni e curiosità intorno alla castagna e ai marroni. Dagli antipasti alle zuppe, ai secondi piatti con il pesce, ai dolci. La castagna non smetterà mai di sorprenderci! Tutte le ricette sono state provate direttamente dall'autrice! Oltre cento ricette! -
Cioccolatemi! Coccole al cioccolato
Il cioccolato, uno degli alimenti più amati, raccontato e interpretato da diciotto pasticcieri dell'Associazione Pasticceri di Bologna (Marco Balboni, Andrea Bandiera, Roberto Di Benedetto, Francesco Elmi, Gino Fabbri, Davide Franchin, Roberto Garani, Luigi Laganà, Giorgio Lanzoni, Marco Pallotti, Luca Ponti, Salvatore Romano, Roberto Sarti, Gabriele Spinelli, , Andrea Tedeschi, Fabrizio Toselli, Valentina Vogli, Boris Zucchini). Settanta ricette per realizzare mousse, biscotti da tè, praline dolci e salate, dolci al cucchiaio, torte al forno, gelati, semifreddi, pasticceria mignon, dolci internazionali e della tradizione. Non solo ricette, ma consigli, tecniche, trucchi del mestiere e curiosità per esaltare e arricchire il cioccolato. Cioccolato che esercita benefici effetti sul cuore e appaga i sensi. Un viaggio seducente e indimenticabile che parte dall'origine del cioccolato e termina con un racconto dolce-amaro. -
Ma sei di coccio? Tigelli, crescenti, piadine e focacce... lungo la via Emilia
Che siano tigelle o crescentine, testi o testaroli, spianate o gnocchi, gnocco fritto o torta fritta l'importante è mangiare... e bene! La diatriba sui ""nomi"""", sui termini corretti da usare è di solito terreno di confronto di chi non ama eccessivamente la tavola... perché a tavola ci si capisce sempre. Ecco allora una guida """"dissacrante"""" ai pani poveri dell'Emilia-Romagna dove metodi e strumenti di cottura e prodotti spesso hanno lo stesso nome e dove le ricette rispecchiano l'animo di chi le realizza. Un pratico vademecum su come realizzare i """"pani dei poveri"""" oggi ormai assunti al rango di street food se non addirittura di prodotto tipico IGP. Quando non c'era il gas... sarebbe potuto essere un titolo alternativo per questo libro, infatti scopriremo insieme che la differente distribuzione tra bassa e media pianura, collina e montagna di queste eccellenze gastronomiche sia strettamente legata ai sistemi di cottura a disposizione delle popolazioni nei diversi momenti dell'anno. Un libro racconto che intreccia riferimenti storico-antropologici, con ricette e aneddoti più o meno fantasiosi."" -
Ricette da leccarsi i baffi. Le ricette da condividere con il nostro gatto
Vi piacerebbe mangiare tutti i giorni la stessa cosa? Se foste un gatto e potreste parlare, probabilmente avreste qualcosa da ridire. Di sicuro, il vostro amico a quattro zampe mangerebbe un po' del vostro pasto, ma nessuno di noi farebbe altrettanto con una scatoletta di cibo per gatti. La domanda a cui questo volumetto tenta di dare una risposta, senza alcuna pretesa di completezza, è se sia possibile condividere con il nostro micio quello che mangiamo noi. La risposta è ""Nì"""". Il gatto è un carnivoro puro e ha assolutamente bisogno di determinate sostanze che da solo non riesce a produrre e che assume, quindi, solo attraverso il cibo. Rispetto all'uomo ha una fisiologia e un metabolismo sostanzialmente diversi e una dieta improvvisata può causargli gravi problemi di salute. Ecco, allora, una serie di piatti da condividere con il vostro amico felino, ma anche ricette dedicate solo a lui, da preparare con ingredienti """"umani"""" ma con l'aggiunta di quelle sostanze indispensabili al suo benessere, a seconda che sia un cucciolo, una mamma gatta, un micio anziano, in sovrappeso o con qualche """"acciacco""""."" -
Finferli, galletti e gallinacci. Alla scoperta del fungo più divertente da cercare
Alla scoperta del fungo più divertente da cercare. Ricette, curiosità e una breve e ironica indicazione delle tipologie di fungaioli più caratteristici. Contiene un racconto originale dedicato al fungo... e per finire... la ricetta per fare il liquore di funghi! -
Cucino ergo sum. Che ne sai tu di un campo di fave?
Siete inseguiti da una folla di nemici che vogliono la vostra pelle e vi trovate di fronte ad un campo di fave: che fate, attraversate o vi fate fare a tocchetti? La risposta non è così scontata; Pitagora, ad esempio, al vostro posto avrebbe compiuto una scelta suicida. Il perché, nessuno lo ha ancora capito; forse, invece di appellarsi ad astruse credenze mistiche, era semplicemente scemo. Seneca, era saggio come sembrano dire gli scritti che ci ha lasciato? Epicuro era davvero il libertino godereccio dal quale ci hanno messo in guardia? Come faceva Montaigne a dissetarsi col salame? Schopenhauer era o no vegetariano? Perché Rousseau rubava i grissini, e come faceva Kant a diventare all'improvviso gioviale? La storia dei filosofi e delle loro filosofie contiene molti gustosi aneddoti che ci avvicinano a queste personalità dalle quali scaturivano tanti incredibili pensieri, facendoli compatire,comprendere ed amare nella loro dimensione umana. Perché la filosofia si può imparare lungo infinite ore sui banchi di scuola, oppure con un bel piatto di pastasciutta ed un bicchiere di vino davanti: noi preferiamo la seconda opzione. E voi? -
Vegetaliana. Note di cucina italiana vegetale
C'è nella cucina italiana una ricca tradizione fatta di ricorrenze e di innovazione, che fa abbondante uso dei prodotti ""verdi"""" della terra e le cui origini possono essere ricondotte fino alla gastronomia degli antichi greci e romani. A questa tradizione si ispirano le ricette scelte per questo libro, come invito ad una cucina della memoria rinnovata. Gli ingredienti vegetali che hanno definito l'identità gastronomica italiana, vengono qui utilizzati insieme ad una selezione di nuovi arrivati, con l'intento di portare equilibrio, varietà e gusto nella cucina di tutti i giorni e di offrire vantaggi nutrizionali che non devono restare regno esclusivo o privilegiato dei vegetariani o dei vegani. Il risultato è una cucina fresca, viva, essenziale, inventiva, leggera, saporita, colorata, estremamente varia sia nei procedimenti che nella scelta degli ingredienti. Una base ottimale per l'alimentazione di tutti coloro che intendono prendersi cura della propria salute nel rispetto dell'ambiente in cui tutti viviamo. Uno stimolo a sperimentare nuovi sapori e a conoscere le caratteristiche e le proprietà dei cibi."" -
Ricette fatali. Donne velenose in cucina. Storie, tecniche, ricette
Il termine veleno ha un doppio e opposto significato. Il vocabolo anglosassone ""gift"""" nella lingua tedesca designa il """"veleno"""" e nella lingua inglese il """"dono"""". Anche il cibo è un """"dono"""". Non è forse una succulenta mela rossa a celare il veleno? La mela rossa con cui la regina, trasformata in strega, tenta di avvelenare Biancaneve. E le grandi avvelenatrici della storia? Amavano cucinare e ognuna aveva una propria specialità, da """"donare"""" alla vittima designata con l'aggiunta dell'ingrediente """"segreto"""". Sulle tracce di queste donne pericolose, ci lasceremo tentare da sfiziose ricette, preparate con gli ingredienti che le """"donne velenose"""" prediligevano... senza l'aggiunta dell'ingrediente segreto. Dolci veleni del tutto innocui. Fra curiosità, leggende e un racconto finale, Le ricette della trisavola, velenoso al punto giusto."" -
Inzuppiamoci! Se non è zuppa... è pan bagnato
L'uomo delle caverne la gustava in un recipiente di pietra incavata, il venditore di minestre M. Boulanger, che aprì il primo ristorante, le dedicò un intero menù. La zuppa esiste dalla notte dei tempi. Dalle zuppe classiche o internazionali, a quelle preparate con funghi, erbe selvatiche, fiori, carne, pesce, legumi, cereali o frutta. Senza dimenticare le zuppe afrodisiache, curiose o legate alla tradizione, come la ""Zuppa della vedova"""" o la """"Zuppa della Strega"""", perfetta da preparare per la festa di Halloween. Prestando attenzione al tipo di brodo, ai crostini, alle polpettine o alle altre guarnizioni con cui accompagnarle. Divertendosi a leggere e scoprire le curiosità, le leggende e le credenze popolari che si celano dietro un piatto, solo all'apparenza, semplice."" -
Facciamoci una pera! Il frutto più duttile per l'uso in cucina. Dagli antipasti ai dolci, dai succhi alle conserve
Siete a dieta? Fatevi una pera! Siete sportivi? Fatevi una pera! Soffrite di stipsi? La soluzione è sempre quella: fatevi una pera! Se vi siete chiesti qual è quel dolce che fa ingrassare poco, la risposta, è una sola: quello con la pera! In cucina la si può usare dagli antipasti al dolce, fa bene, ricca di vitamina C, antitumorale, con le sue forme invitanti e sensuali... è pure bella. Se Eva avesse offerto una pera ad Adamo saremmo tutti in paradiso. Contiene il racconto originale ""La battaglia decisiva"""" e più di cento ricette!""