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Ascoltando Bach. Collages 2016-2022. Ediz. illustrata
«La musica è un modo di dare forma al tempo. Un modo di nutrirlo di sostanza emozionale così da renderlo abitabile. Se lo scorrere inesorabile e spietato del tempo è come sospeso dalla musica, anche dalle arti visive può venire una tale “sospensione”, sia pure per brevi intervalli: per quel tanto che occorre perché lo sguardo percepisca l’interagire delle parti e il loro fondersi in unità. I 17 collages di questo libriccino si prestano a esplorazioni visive (ma anche tattili) che presentano vicinanze con l’ascolto musicale. Hanno preso corpo, del resto, ascoltando Johann Sebastian Bach, in particolare i Concerti Brandeburghesi, Bwv 1046-1051, composti tra il 1717 e il 1723. Bach li ha intitolati Concerts avec plusieurs instruments. A loro modo, questi collages vogliono essere dei Concerts avec plusieurs cartes. Ritmi serrati, fughe e inseguimenti, avanzamenti e richiami, rotture e riconciliazioni, irruzioni e approdi inattesi. Le composizioni qui raccolte si sono nutrite di questo, e di altro, sospinte da uno spirito d’avventura e dal desiderio di sondare le profondità dell’attimo e il comporsi degli attimi in armonia. (G. C:) -
Camera obscura
"Ancora una volta la poesia di Piero Marelli, mai solo lirica, si fa epica e sfida estrema, perché dal bordo della propria storia su quella «linea d’ombra che ci separa dal nulla» e della storia collettiva che si fa catastrofica, egli si interroga circa l’acquisizione di un senso al trascorrere e al vivere personale e collettivo. Su quel ciglio, al bordo del quale «l’eterno Lacchè» lo tira per la falda, il poeta rovescia la paura e osa guardare se vi sia ancora qualche speranza. Non è solo la notte che ci circonda, forse è la penombra della coscienza, la camera «oscura» di Piero Marelli, la «mente notturna», il luogo in cui le immagini e i ricordi trascorrono, messi a fuoco e rovesciati, come speranza nel futuro: «l’ortografia capovolta» di tutta un’esistenza è il riscatto di ciò che scorre via e appare incompiuto, vinto e minacciato dal nulla. Se la luce è l’immagine dell’alba, dell’inizio pieno di aspettativa, se la tenerezza della penombra che sfuma i confini fa emergere quello che non si può vedere nettamente, che non si può definire, è la notte a offrirsi «splendente nella sua possibilità», contrapponendosi all’inevitabilmente contorno e insieme al limite dell’esistenza che ci costituisce come mancanti."""" (dall’Introduzione di Maria Teresa Parolini)" -
Capovolto cielo
"Il poeta muta postura che non è memoria. Piuttosto, s’accomiata dal mondo con una gentilezza appropriata alla dimenticanza. Ripete i nomi prima che ardano, ne rivendica il senso, in cenere corrosa. Li riscrive, forse, in capovolto cielo. Il pellegrinaggio verso l’essenza devia in altro azzurro. Avere cura del deforme volto è divenuto poesia, in spoglie del residuo. Nel ricondurre la realtà alla scena, le nascoste porte richiedono vigilanza, con stupore crudo. Privati degli applausi e tuttavia presenti, ci è dato disegnare recenti mutazioni impenetrabili. È tempo di sublimare la favola perdente, tracciare il racconto dell’inganno, l’adattamento antalgico ai sensi di nuovi personaggi. Da mendicanti, privi di sottomissioni o adesioni, elemosinare residui d’incanto sapendo di non averlo mai prodotto. Piuttosto, bisogna cedere al rivale le spaventose maschere del tempo. Ormai è accaduto. Non resta che cantarlo."""" (dalla Nota di lettura dell’Autrice)" -
El barchett de vaver (Il battello di Vaprio)
«[...] L’idea di cercare questa commedia mi è venuta grazie al prof. Edo Bricchetti che, in uno dei suoi numerosi libri sul Naviglio della Martesana, consigliava di leggerla perché simpatica, frizzante, divertente. L’ho trovata alla Sormani, in una edizione originale del 1870 e, senza pensare alle difficoltà, mi sono messo a tradurla assieme a mia moglie Angela: due mesi di lavoro intenso e difficile. Quando abbiamo finito, con l’aiuto “parziale” di un dizionario, ci siamo resi conto che ci voleva un esperto di dialetto. A quel punto mi sono rivolto al Circolo Filologico Milanese: cosa c’era di meglio a Milano per il mio scopo? Ed è così che ho conosciuto la prof. Marina Scovenna, con la quale è nata da subito una perfetta intesa, con la volontà di perfezionare il lavoro e portarlo a termine nel migliore dei modi, proponendo la versione originale in milanese (nella grafia dell’epoca per non violare l’autenticità del testo) e la traduzione italiana a fronte. [...]» (dalla presentazione di Giuseppe Carfagno e Marina Scovenna) -
Quore da sera
«Le poesie sono frasi che si sono tolte i vestiti» scrive Marlene Dumas, che con la sua pittura fa poesie, mentre Marcella Vanzo con le sue poesie fa pittura. Gestuale, Espressionista, Action Painting. Minimalista? Mai. Giorgio Gaber chiedeva di non arrossire (quando ti guardo). Marcella Vanzo non vuole sbirciate, ma occhi per farsi leggere d’un vortice. Nella tela dove i versi diventano grida non c’è solo lei, ci sei anche tu. E lui, e lei. Dunque arrossisci, avvampi, infiammi, imporpori, scarlatto, paonazzo, carminio, fuoco e brace. Rosso, un colore che non posso. Poesia, rivela tutti!» (Matteo Bergamini) -
L'anno 1992. Settimo diario inconsapevole della Caccia all’ideologico quotidiano
"Il progetto complessivo dell’opera prevede di pubblicare tutti i miei interventi effettuati nella trasmissione radiofonica La caccia – Caccia all’ideologico quotidiano – a cura mia e di Carlo Oliva –, a Radio Popolare di Milano dal 1986 al 2012. Il punto di vista da me adottato è quello del “diario”, perché ogni cosa che diciamo – qualsiasi cosa che diciamo – è connessa a un luogo e a un momento e, pertanto, di quel luogo e di quel momento, volenti o nolenti, qualcosa ci finisce dentro. Si potrebbe pertanto parlare più correttamente di un “diario inconsapevole”. In merito al punto di vista adottato posso sia correlare quanto detto e scritto con altro di detto e scritto, detto o scritto, di contemporaneo, e sia correlarlo con tracce – residui più e meno casuali – del contesto perduto. Ugualmente, potrò permettermi di protrarre il diario anche alle fasi successive della mia vita – tornando sui testi e glossandoli, sopperendo a ciò che oggi potrei considerare come carenze o evidenziando nessi che a mano a mano sono diventati ponibili.""""" -
L'anno 1993. Ottavo diario inconsapevole della Caccia all’ideologico quotidiano
Il progetto complessivo dell’opera prevede di pubblicare tutti i miei interventi effettuati nella trasmissione radiofonica La caccia – Caccia all’ideologico quotidiano – a cura mia e di Carlo Oliva –, a Radio Popolare di Milano dal 1986 al 2012. Il punto di vista da me adottato è quello del “diario”, perché ogni cosa che diciamo – qualsiasi cosa che diciamo – è connessa a un luogo e a un momento e, pertanto, di quel luogo e di quel momento, volenti o nolenti, qualcosa ci finisce dentro. Si potrebbe pertanto parlare più correttamente di un “diario inconsapevole”. In merito al punto di vista adottato posso sia correlare quanto detto e scritto con altro di detto e scritto, detto o scritto, di contemporaneo, e sia correlarlo con tracce – residui più e meno casuali – del contesto perduto. Ugualmente, potrò permettermi di protrarre il diario anche alle fasi successive della mia vita – tornando sui testi e glossandoli, sopperendo a ciò che oggi potrei considerare come carenze o evidenziando nessi che a mano a mano sono diventati ponibili. -
La fattoria di animai (La fattoria degli animali) voltada in milanes dal Circol Filològich Milanes
"Il romanzo di George Orwell 'La fattoria degli animali', scritto negli anni 1943-44, creò, ai suoi tempi, imbarazzo, tanto da essere pubblicato solo dopo l’ultimo conflitto, il 17 agosto 1945, e non senza difficoltà per ragioni di natura politica e diplomatica. I prodromi de La fattoria degli animali in milanese risalgono ai primi anni 2000 e si basano sulla prima traduzione in italiano. Il lavoro di traduzione in vernacolo è stato realizzato a opera di studiosi e appassionati facenti capo alla Sezione di Milanese di allora, di cui il capofila era Cesare Comoletti. La traduzione, rimasta chiusa nel cassetto per quasi vent’anni, viene pubblicata oggi in occasione del 150° anniversario della fondazione del Circolo Filologico Milanese. [...]"""" (dalla presentazione del Mº Valerio Premuroso Presidente del Circolo Filologico Milanese)" -
Una stagione all'inferno. Testo francese a fronte
In ""Una stagione all’inferno"""", una delle più rivoluzionarie opere della poesia moderna, Arthur Rimbaud indaga l’oscurità dell’animo umano con uno stile originalissimo che lo ha consacrato come il più amato dei “poeti maledetti” e che ha avuto una notevole influenza sui poeti delle successive generazioni. Il diario di una feroce lotta spirituale e una discesa nella notte del nostro tempo, alla ricerca di un riscatto. """"Una stagione all’inferno"""" è un testo sulfureo ed enigmatico, brutale e trascinante, dove l’urgenza di spingersi fino all’Ignoto, e non a un altrove qualunque, è una cosa sola con la sete di assoluto."" -
La leggenda di San Giuliano l'Ospitaliere
Frutto di una stesura che durò circa trent’anni prima di essere consegnato alle stampe, questo racconto dal gusto medievale e dalla raffinata scelta linguistica accosta elementi fiabeschi, storici ed epico-cavallereschi per ripercorrere la vicenda di un personaggio leggendario: san Giuliano l’Ospitaliere. Cresciuto in libertà nella natura, la sua passione per la caccia e anni di feroci battaglie sembrano allontanarlo dal destino di conquistatore e santo che gli era stato promesso alla nascita da due messaggeri celesti. Tuttavia, a causa di un terribile malinteso e del dolore che ne segue, ritornerà sulla via prestabilita, espiando le sue colpe. -
L'attore e la supermarionetta. Testo inglese a fronte
Questo fondamentale saggio di teoria del teatro, sulla scia dell’altro saggio centrale Sul teatro di marionette del tedesco Heinrich von Kleist, prende le mosse dalla domanda se la recitazione possa essere considerata un’arte e approda alla tesi solo apparentemente provocatoria e sconvolgente secondo cui l’attore, umano e quindi fallibile, rappresenta un ostacolo che il teatro deve superare per diventare vera arte. Solo epurando la scena dall’elemento soggettivo della personalità dell’attore, pensa Craig, ed emulando piuttosto il modello della marionetta come è usata nelle rappresentazioni sacre in Oriente, il teatro potrà rinnovarsi e affrancarsi dall’irrilevanza. L’introduzione di László F. Földényi ricostruisce la rete di idee in cui ai primi del Novecento prende forma l’idea qui espressa da E.G. Craig, che per “vita” si debba intendere non l’immediata contingenza del reale, ma qualcosa di più nobile e, in fin dei conti, più simile a ciò che siamo soliti definire “morte”. -
La vecchiaia
Scritta poco prima della sua morte e dedicata all’amico Attico, ""La vecchiaia"""" è un’opera filosofica composta sotto forma di dialogo (immaginario) tra il vecchio Catone, Gaio Lelio Minore e Publio Cornelio Scipione Emiliano. Un elogio della vecchiaia, età della vita in cui si potranno godere i privilegi conquistati grazie a una vita gloriosa e corretta."" -
L'usura. Testo latino a fronte
Il termine latino “usura” indica il prestito a interesse, cioè il pagamento da parte del debitore per l’uso di una certa somma di denaro che il creditore gli concede temporaneamente. Nell’omelia intitolata ""De Tobia"""", Ambrogio prende spunto da questo personaggio biblico per condannare nella maniera più assoluta il prestito a interesse, vietato dall’Antico e dal Nuovo Testamento. La questione della liceità del prestito a interesse fu dibattuta per secoli, durante i quali l’opera di Ambrogio fu lungamente commentata e discussa. Nella seconda parte dell’omelia si apre una polemica antigiudaica: secondo il metodo allegorico, il “prestito”, che anche i poveri possono concedere, non è più costituito dal denaro, ma si intende riferito alla parola di Dio, che gli apostoli hanno elargito anche ai pagani, divenuti così cristiani. Essi soltanto hanno dunque il diritto di “prestare” la parola divina, e non più gli ebrei, che non hanno saputo comprenderla, e non hanno riconosciuto in Gesù il Messia."" -
Un castello di morti per un colpo di Stato. Storia della strage alla Questura di Milano del 1973
Il 17 maggio 1973, fuori dalla Questura di Milano, al termine della cerimonia di inaugurazione del busto realizzato in memoria del commissario Luigi Calabresi, un uomo lancia una bomba. Il suo scopo è uccidere il ministro dell’Interno Mariano Rumor. Nella deflagrazione muoiono quattro persone e altre cinquantadue rimangono ferite. L’attentatore, subito fermato dagli agenti, è Gianfranco Bertoli, che in tasca ha un passaporto falso e si dichiara anarchico. Quella che sembra l’opera di un lupo solitario nasconde in realtà una fitta rete tessuta da numerose organizzazioni di estrema destra e dai Servizi segreti italiani e stranieri. Un intreccio di azioni terroristiche, interessi, coperture e depistaggi della pagina di storia italiana caratterizzata dalla “strategia della tensione”. -
Alla corte di cinque papi. Diario 1483-1506
"Se il Diario steso tra il 1483 e il 1506 da Giovanni Burcardo, maestro delle cerimonie sotto ben cinque papi, riesce ancora oggi a suscitare la nostra curiosità, è solo per una felice incoerenza. Originariamente concepito come una sorta di manuale a uso personale, che consentisse di orientarsi all’interno della complicatissima e fluttuante prassi liturgica vaticana, il Diario venne assai presto a mutare aspetto, nella misura in cui l’autore sollevava lo sguardo dalla Cappella Sistina a Roma, all’Italia e all’Europa, per inserirvi informazioni sulla vita della curia, sull’amministrazione dello Stato della Chiesa, sull’attività diplomatica e sui grandi eventi politici. [Burcardo] non è uno storico, e non si solleva mai al di sopra dei fatti bruti; tantomeno è un letterato, e non compie alcuno sforzo per darcene una descrizione accattivante ed efficace. Semplicemente annota che certi fatti sono avvenuti: senza selezionarli, senza distinguerli o metterli in relazione, senza inserirli in un qualche schema concettuale, senza ordinarli con un criterio che non sia quello banalmente cronologico."""" (Dalla prefazione di Luca Bianchi)" -
Acrobeati
«Con ""Acrobeati"""", Vito Bonito ci consegna uno fra i suoi volumi più potenti e stranianti. La sua scrittura ci trasporta in un’oscura commedia in cui le epoche più distanti dalla nostra consapevolezza vigile, ovvero le voci dell’infanzia e dei morti, affiorano in una continua danza macabra che si agita senza tregua sulle pagine di questo volume. La poesia di Bonito è mossa da un’esigenza di umiliazione della lingua italiana che solo ad un primo sguardo può apparire dissacrante; in realtà, muove da una radicale incapacità del poeta di abitare la lingua spietata e autoritaria dell’uso quotidiano: in ogni pagina, fra solecismi, storpiature e trascrizioni parafonetiche, è come se il lettore fosse chiamato a imparare nuovamente ad avere accesso alla parola, senza mai potersi dire padrone del linguaggio di cui restiamo radicalmente ospiti in transito, esposti e fragili come le corolle dei papaveri evocati in più punti del volume. Avanzando fra le grottesche rovine della scrittura e dei suoi significati, la poesia di Bonito approda ad una più arcaica forma di pietas, non per gli umani, ma per l’accadere stesso del miracolo vocale del nome: """"siamo niente/ dove niente si posa""""» (Tommaso Di Dio)"" -
Materia osservabile
"L’insieme di tutti i cammini potenziali è osservabile, ma ogni singolo cammino possibile sfugge a un’osservazione diretta. L’universo e l’individuo, il nitore della legge matematica e la temporalità impressa alle fisionomie ed alle mises: la relazione, il rispecchiamento e la compenetrazione tra micro e macrocosmo i fuochi del dispositivo testuale messo in opera da Florinda Fusco in Materia Osservabile. Una galleria di ritratti femminili stagliati su eventi cosmologici o microscopici, in una simultaneità di scale temporali e di grandezze diverse, danno vita ad un laboratorio mentale in cui le donne immortalate dalla scrittura fotografica dell’autrice vengono trasfigurate dai paradossi del tempo, dello spazio e della percezione, umana o tecnologica che sia. Un’interrogazione profonda sullo statuto del nostro essere materiale muove questa testualità tesa alla ricomposizione della frattura tra poiesi e scienze esatte nel preciso intento di indicare l’enigmaticità del nostro essere nel mondo."""" (Ivan Schiavone)" -
Morire in Cristo. Lettera sulla morte di mio padre. Testo francese a fronte
Questa celebre lettera, riguardante la morte del padre di Blaise e della sorella Gilberte e indirizzata al marito di lei, Florin Périer, rispecchia perfettamente l’evoluzione religiosa di Pascal, tanto che egli non vuole che il cuore del discorso si riduca a uno scambio di ricordi, affetti e parole di consolazione – che pur rimanendo in secondo piano non mancano –, ma che la perdita del padre sia l’occasione per una meditazione approfondita sul significato cristiano della morte. -
L'anno 1994. Nono diario inconsapevole della caccia all’ideologico quotidiano
Il progetto complessivo dell’opera prevede di pubblicare tutti i miei interventi effettuati nella trasmissione radiofonica La caccia – Caccia all’ideologico quotidiano – a cura mia e di Carlo Oliva –, a Radio Popolare di Milano dal 1986 al 2012. Il punto di vista da me adottato è quello del “diario”, perché ogni cosa che diciamo – qualsiasi cosa che diciamo – è connessa a un luogo e a un momento e, pertanto, di quel luogo e di quel momento, volenti o nolenti, qualcosa ci finisce dentro. Si potrebbe pertanto parlare più correttamente di un “diario inconsapevole”. In merito al punto di vista adottato posso sia correlare quanto detto e scritto con altro di detto e scritto, detto o scritto, di contemporaneo, e sia correlarlo con tracce – residui più e meno casuali – del contesto perduto. Ugualmente, potrò permettermi di protrarre il diario anche alle fasi successive della mia vita – tornando sui testi e glossandoli, sopperendo a ciò che oggi potrei considerare come carenze o evidenziando nessi che a mano a mano sono diventati ponibili. -
Qualcosa #altre100
A sette anni dall’antologia ""Qualcuna #Le 100 poesie"""", ecco """"Qualcosa #Altre 100"""", con 15 inediti e un’ampia sintesi dei libri di Ennio Cavalli usciti dal 2016 a oggi: Vangelo di legno verde, Orfeo e il Signor Tod, Se ero più alto facevo il poeta, Amore manifesto. Serpeggiano qua e là anche i temi “caldi” di Poesie incivili (2004-2017). Uno sguardo sul mondo articolato e composito di un autore, premio Viareggio 2009, la cui voce si è fatta sempre più intensa e ascoltata a partire dall’esordio, cinquant’anni fa, con L’infinito quotidiano, tenuto a battesimo da un maestro di visionarietà e astuzie come Federico Fellini, che trovava in quell’opera «immagini suggerite da una sofferenza intellettuale e letteraria, invenzioni belle, fresche, originali». Angelo Maria Ripellino amò fin dall’inizio la poesia di Ennio Cavalli, «per l’ibrido impasto delle metafore, i trabalzi semantici dal solenne al prosaico, le smorfie grottesche, la concretezza tangibile della stesura, la ricostituzione dell’umano e soprattutto la disperata difesa della fantasia». Ha aggiunto di recente Dacia Maraini: «Nella poesia di Cavalli c’è un umorismo alla Ionesco, assieme a una continua e latente corrente riflessiva, quasi uno sguardo filosofico sul circostante».""