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Potenziare l'apprendimento. Manuale di apprendimento trasformativo per docenti e formatori
“Prendersi cura di sé stessi” è il primo passo per prendersi cura del mondo intero. Partendo da questo principio, il manuale propone riflessioni e strategie per aprire le porte al futuro e al cambiamento a chiunque lo desideri. Il libro è il frutto di oltre trent’anni di studio nei campi della Formazione comportamentale e della Psicologia – in particolare quella Positiva e delle Neuroscienze – accolti e inclusi nel Neuromanagement, un ambito di studi che unisce le recenti scoperte sul funzionamento del cervello alle tecniche di intervento nelle organizzazioni. L’obiettivo è fornire a docenti e formatori – e più in generale a persone appassionate di sviluppo personale – saperi e strumenti per immaginare e realizzare progetti concreti di crescita individuale e collettiva. Il libro è articolato in tre parti: 1. la prima esplora in modo semplice e chiaro i principi fondanti della Psicologia Positiva; 2. la seconda presenta il modello dei 7Brains e le principali funzioni cognitive superiori a essi collegati, funzioni che possono essere allenate, sviluppate e potenziate; 3. la terza propone il metodo INDOORS, lo strumento pratico-applicativo di sviluppo personale. -
Per una scuola orizzontale. Sfide e scenari per l'innovazione nell'insegnamento
L'insegnamento scolastico dell'Educazione civica rappresenta un'occasione per rilanciare una responsabilità educativa della scuola e per orientarla in una direzione che vogliamo definire ""orizzontale"""", seguendo il pensiero di Gherardo Colombo. La scuola orizzontale è fondata sul riconoscimento della """"dignità della persona"""", in cui l'inclusione e l'esercizio consapevole dei diritti e dei doveri da parte di tutti gli attori – dirigenti, docenti, studenti, personale ATA e genitori – diventino una pratica quotidiana attraverso scelte organizzative e metodologico-didattiche. Completano la proposta alcune schede didattiche per la scuola orizzontale. Prefazione di Gherardo Colombo."" -
Marisa Madieri. Immagini di una biografia
Il libro nella sua prima parte è una biografia illustrata frutto di una ricerca profonda sulle persone che sono state con la scrittrice nelle colonie, presso il lago di Garda, i documenti di Fiume, l'Istituto Campostrini e la signora Visentini, madre dei medaglia d'oro, lo sforzo per studiare e diventare traduttrice, gli appunti per diventare pilota, il lavoro negli archivi delle Assicurazioni Generali e nelle scuole medie, il rapporto con il poeta Biagio Marin attraverso l'amico Claudio Magris che diventa suo marito, la vita condivisa. Molti dei dati che appaiono su Verde acqua trovano spiegazioni e immagini in questo libro. Nella seconda parte, la lettura degli archivi della Madieri, con le sue lettere scritte e ricevute - comprese quella della madre spedite alle colonie -, i documenti conservati a casa e nelle istituzioni, gli appunti per presentazioni dei libri o interviste per i giornali e la radio, gli articoli pubblicati da giornalisti e studiosi, le interviste con persone che l'hanno conosciuta, offrono un materiale per conoscere meglio tutte le sue opere e dare una chiave di lettura anche del romanzo incompiuto Maria -
Le relazioni
Per tradizione sono pericolose. Le Relazioni, policentrica opera terza di Sara Ventroni, segue a due concept-album, di contro, ossessivamente centripeti: Nel Gasometro e La sommersione. S'interseca a questi libri nonché a uno, narrativo, che non ha mai visto la luce; ed è frutto di un'esistenza che, negli interstizi fra un libro e l'altro («ritiri temporanei» come quello dell'amazzone che vola più in alto, reculer pour mieux sauter), è stata tanto altro dalla poesia. ""Altro"""", sempre, è il soggetto poetico: insonne della «loro insonnia», nell'episodio più traumatico. Ma soprattutto ci sono gli altri: «la verità di qualcun altro» è la regola delle «relazioni» che - mi scrive Sara - non sono i «legami». Se questi tengono «ferme le cose», le relazioni sono invece «l'imprevisto», «l'inconosciuto tra persone, oggetti e paesaggi». Sta di fatto che «da una relazione si può uscire. Anche se la relazione lascia tracce». Le tracce degli altri materiavano la lezione del maestro che più manca, la pietà oggettiva del Pagliarani cui sono dedicati non solo le Ottave e gli Epigrammi della prima parte. Ce l'ha insegnato lui, che la forma della vita è consustanziale alla forma dell'opera: e infatti «le relazioni», prosegue Sara, «sono il modo in cui parlano i linguaggi». Sino all'estremo di inventarsi in un'altra lingua la sinopia della propria, quest'altro può venire dalla letteratura (come nelle calligrafiche «barbare», che mettono in scena un io mai così """"altro""""; o nella riscrittura dalla Gertrude Stein che cogli occhi di quell'altro, di quell'altra, """"cubisticamente"""" volle vedersi) oppure, per esempio, dalla militanza delle donne. Ma le relazioni non sono solo fra le persone. Come sempre, nella poesia di Ventroni, la sua è prima di tutto un'intuizione """"fisica"""" della forma della realtà (se è vero che «tutto tiene / tutto, il bosone di Higgs conferma: / ci si appartiene»): sicché l'energia che indomabile la anima non è altro che «il desiderio di esprimere il ritmo del mondo visibile». Andrea Cortellessa"" -
I quattro gesti della creazione
"I quattro gesti della creazione"""" sono quelli con cui un mondo, un'opera d'arte, un essere vivente vengono alla luce, vivono e poi tornano ad dissolversi nel buio. Le quattro sezioni del libro - Nascita, Nome, Tempo, Buio - rifiutano il mito della creazione divina - il gesto fuori dal tempo, imperturbabile - e abbracciano la realtà della generazione """"terrena"""" il cui gesto - dare alla luce - è immerso nel tempo, nel dolore, nel cerchio della vita e della morte. Di quest'opera l'autrice ha in preparazione una versione per il teatro, che esplora sul nesso tra parola poetica e gesto corporeo." -
Addizioni
Finalista al premio Viareggio-Rèpaci 2020, sezione PoesiaQueste ""Addizioni"""" sono quelle di un poeta che scopre nel numero il ritmo basilare di un ragionamento con se stesso, con i suoi simili e con la cosiddetta natura: una compagna di viaggio capace di condurlo a dare ascolto e a interpretare tutto ciò che ricade sotto i sensi. Ne scaturisce una lezione anti-antropocentrica, in cui le ragioni poetiche sono cercate lontano dalla """"dittatura dell'io"""", all'incrocio fra privato e collettivo, poesia e prosa, scrittura e oralità, umanesimo ed """"ecosofia"""". Nell'ultima sezione le """"Addizioni"""" danno luogo a un bilancio provvisorio che rinviene in un'opera cinquantennale le tracce di un """"filo verde"""" da Angiuli sempre più nettamente seguito come strada maestra per affrontare il labirinto della contemporaneità."" -
Nuovi codici del Triregno. Per un'edizione critica del Regno papale
Il volume presenta un frammento del terzo libro del ""Triregno"""" di Pietro Giannone (1676-1748), """"Del regno papale"""", trascritto dalle carte autografe dell'autore custodite nell'Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede (ex Sant'Uffizio). Composti prevalentemente a Vienna tra il 1732 e il 1734, prima che l'arresto del 1736 in Savoia interrompesse la prosecuzione dell'opera, i nuovi capitoli del """"Regno papale"""" si snodano in un arco temporale che parte dall'impero di Giustiniano (VI sec.) e si conclude in piena età carolingia (VIII-IX sec.). In essi, Giannone continua ad analizzare il crescente consolidamento del potere temporale del papato, offrendo una ricostruzione della storia ecclesiastica e politica nell'Occidente e nell'Oriente cristiani. Un'ampia riflessione è rivolta alla figura di san Gregorio Magno – al quale l'autore avrebbe poi dedicato l'opera carceraria """"Istoria del pontificato di Gregorio Magno"""" – nonché ad altri temi significativi come l'espansione della religione islamica in Oriente. Compaiono, infine, le bozze giannoniane contenenti i sunti delle parti incompiute dell'opera."" -
Lettere disperse
Perché Disperse? La risposta, come in molti casi, va trovata nell'opera dell'Autore stesso. È infatti Petrarca che - in conclusione delle Familiari 24 13 6-7 - accenna a lettere non comprese nelle sillogi organiche delle Familiari, delle Senili e delle Sine nomine e, pertanto, non riconducibili ad una sistemazione canonica: «extra ordinem». Sono ottanta lettere che si riferiscono agli anni 1339-1372, tutte dotate di un particolare valore storico e documentale. Con una scelta stilistica che predilige, via via, verso i destinatari, il «tu umanistico» (dall'iniziale e reverenziale voi), in quanto, in una repubblica delle lettere, il senso della comunità riveste più che mai il significato di una vicinanza di intenti, Petrarca si apre, di volta in volta, ai suoi interlocutori, con una particolare vitalità argomentativa che ci fa riflettere sull'importanza del considerare o del riconsiderare l'Autore - sul fondamento del suo epistolario latino - non solo come Poeta del Canzoniere, ma come attento e sensibilissimo osservatore della sua contemporaneità politica, sociale, culturale. Ciò grazie anche alla sua opera di rilettura della tanto amata cultura classica nelle nuove prospettive culturali. I destinatari tutti di queste lettere - da Giovanni Boccaccio a Ludovico di Beringen, dal Papa Urbano V al delfino di Francia Carlo di Valois, da Cola di Rienzo a Jan ze St?eda, per citarne solo alcuni - offrono misura della ricchezza di relazioni del Petrarca con i Grandi dell'epoca e dell'intensità della sua partecipazione ad una realtà complessa. Di questa edizione de Le Disperse fa parte l'ultimo impegno di Ugo Dotti. Il ricordo di Ugo Dotti, che ci ha lasciati il 27 settembre 2017, rispecchia il sentimento profondo di tutti noi per la centralità del critico e dello studioso di grandi problemi e tematiche della cultura e della letteratura. -
Riflessioni su Piero Gobetti
Manlio Brosio (Torino, 10 luglio 1897 - 14 marzo 1980). Si formò nella città di Piero Gobetti, il direttore di «La Rivoluzione Liberale» a cui sarà sempre criticamente fedele. Laureatosi in Giurisprudenza, esercitò la professione di avvocato civilista, prima di intraprendere una brillante carriera diplomatica. Fu ambasciatore italiano a Mosca (1947-1951), Londra (1952-1954), Washington (1955-1961), Parigi (1961-1964) e segretario generale della NATO (1964-1972). I Diari delle rispettive stagioni sono pubblicati da Il Mulino. Nell'ultima parte della sua vita tornò all'attività politica, come senatore del Partito Liberale. «Sobrio, asciutto, coltissimo» lo ricordava Alessandro Galante Garrone. «Eloquente senza parole superflue» lo ha ritratto Franzo Grande Stevens. -
Iridescenze. Note e recensioni letterarie (1941-1976)
Questo libro documenta una parte non secondaria del lascito di Angelo Maria Ripellino, il suo côté militante, da cui ritaglia il corpus di recensioni e note di argomento letterario (finora disperse in periodici o riproposte in raccolte parziali) distese in un arco di 35 anni, dai precoci esordi agli ultimi fuochi, così componendo una sorta di biografia intellettuale, il 'ritratto mobile' di un maestro, irregolare quanto si voglia, del Novecento. È qui all'opera il 'sistema' che guida le esplorazioni di Ripellino, la sua sostanza 'biologica'. Il suo singolare comparativismo che cerca «la sincronia e la convergenza delle arti», convocando una pluralità di universi letterari e un'amplissima gamma di ambiti artistici, culturali, di costume sembra infatti avere origine, prima che in una scelta esegetica (pure ben delineata fin dalle primissime prove), nell'entusiasmo, nell'impulso vitale che vuole tutto abbracciare e tutto stringere, nello slancio acrobatico di una giovinezza bramosa di «reggere il mondo sul mignolo». -
L'annessione dell'Austria al Reich tedesco e altri scritti (1918-1931)
In questa antologia sono raccolti nove testi che Hans Kelsen scrisse tra il 1918 e il 1931. I primi sette si soffermano sul problema dell'annessione (Anschluss) all'Impero tedesco (Reich) dell'Austria tedesca, uno degli Stati nazionali nati dal collasso dell'Impero Austro-Ungarico dopo il Primo conflitto mondiale. Kelsen ribadì la compatibilità dell'annessione con i Trattati di pace e si concentrò sulle necessarie modifiche costituzionali da adottare in Austria e nel Reich. Gli scritti si muovono tra profonde convinzioni giuridiche - tra cui le valutazioni sulla sovranità e sul primato del diritto internazionale - e opportunità politiche: d'accordo con la Socialdemocrazia austriaca, Kelsen scorgeva nell'Anschluss la possibilità di rafforzare la democrazia tedesca. Si trattava di una nuova riunificazione della Germania, profondamente diversa da quella realizzata da Bismarck nel 1871. Kelsen invitava, pertanto, gli Stati europei a non ostacolare quell'unificazione, che avrebbe favorito la pace sul continente. Il suggerimento non fu accolto e, all'inizio degli anni Trenta, a Germania e Austria fu impedito persino di realizzare una semplice unione doganale, alla quale sono dedicati gli ultimi due scritti, entrambi del 1931. Con l'unione doganale Kelsen pensava a un progetto non solo nazionale ma pienamente europeo, bocciato, però, dalle altre potenze. La cui radicale ostilità fu tra le cause del successo dell'Anschluss hitleriano del 1938. -
Selbstdenken. Atti delle Giornata in ricordo di Lea Ritter Santini
In occasione del decennale della scomparsa, nel 2018 la Fondazione Centro studi storico-letterari Natalino Sapegno, che di Lea Ritter Santini custodisce l'archivio e parte della biblioteca, ha promosso una mostra documentaria e una giornata internazionale di studi, della quale questo volume raccoglie gli atti. -
La scoperta dell'America
«Non mi dispiaceva che Joan o Mary, o LeRoi Jones ( che non era ancora Amiri Baraka) o Cassius Clay (che non era ancora Mohammad Alì) mi chiamassero Marco (che è il mio primo nome e il più facile in inglese), all'inizio del lungo viaggio che mi portava e riportava in un'America non ancora narrata. E non mi dispiaceva che Ted Kennedy gridasse un potentissimo ""Fiuriii"""" quando mi vedeva arrivare dall'alto delle scale del Senate Russell Building dove c'era il suo ufficio. Del resto Cesar Chavez, il leggendario leader sindacale dei raccoglitori di uva messicani nella Napa Valley, un geniale contadino analfabeta amico fraterno di Robert Kennedy, mi chiamava """"don Furio"""". E Lauren Bacall preferiva il rotondo Colombo (detestava gli errori di pronuncia) come James Baldwin e Dizzy Gillespie (venuto con me a Torino per un concerto all'Auditorium Rai), mentre Henry Kissinger usava un quasi corretto Fiurio, a patto che io lo chiamassi Henry, invece di dottor Kissinger, un evento rarissimo in quell'America. Le estrose e spesso affettuose variazioni nella pronuncia americana del mio nome mi aiutano a ricordare le tappe del lungo viaggio tra un'Italia mai abbandonata e un'America diventata casa, vita, amore, figli, nipoti, invenzione e continua scoperta. Un legame così forte che neanche il precipitare di un aereo (è il caso di dire: """"salvo per miracolo"""") ha interrotto. In queste pagine trovate una parte del racconto che a me è ancora molto caro.»"" -
Opere politiche. Vol. 1: La politica
Il volume, che inaugura la serie delle Opere politiche di Giusto Lipsio (1547-1606), comprende il testo latino, la prima traduzione integrale in italiano e il commento dei Politicorum libri sex (1589), un trattato politico nato dalla compilazione di sentenze tratte dai libri di Aristotele, Tacito, Seneca e Cicerone e di altri scrittori antichi che l'umanista fiammingo cuce insieme in una sintesi eclettica alla ricerca di una conciliazione tra stoicismo e pensiero cristiano. Molteplici, e tutte inerenti a problemi di natura strettamente filosofico-politica, sono le tematiche affrontate nel testo: i diversi modi del governare, il potere statale e la sovranità, l'obbedienza dei sudditi e la dissimulazione dei principi, il dispotismo, il diritto di resistenza e il diritto alla guerra, il problema dei rapporti tra politica e morale. Un confronto con il pensiero di Niccolò Machiavelli, segnato anche dai continui ripensamenti causati dalla censura ecclesiastica, costituisce lo sfondo e il pretesto per un'approfondita interpretazione della storia d'Europa e dell'individuazione di una tradizione comune del nostro continente. -
Corrispondenza 1880-1882
«Dovevo incontrare così tardi il solo scrittore originale che io conosca? Non divoro le Nouvelles asiatiques perché le assaporo. Fieno delle Mille e una notte!». Wagner non trova altre parole per dire tutto il suo entusiasmo alla lettura delle novelle di Gobineau. Il quale dal canto suo così si esprime riguardo alla musica del Maestro: «Ah il Lohengrin! Non c'è niente al mondo di comparabile!». Ma nonostante l'amicizia e la stima reciproca Wagner e Gobineau non erano disposti a transigere sulle loro convinzioni. L'uno impegnato nell'opera di rigenerazione della razza superiore mediante la vera arte, e l'altro con la certezza che le civiltà, organismi viventi, subiscono la necessità della vita: nascita, crescita, fecondità, deperimento e morte. Tanto da far supporre che se le relazioni tra i due non fossero state interrotte dalla morte, sarebbero sfociate in un dissidio come quello sorto tra Nietzsche e Wagner al tempo della rappresentazione del Ring nel primo festival di Bayreuth. -
La vita di Iesu Cristo
A Ferrara nel 1540 il medico Antonio Musa Brasavola (1500-1550) viene invitato da suor Eleonora Barbara d'Este (1515-1575) figlia del duca Alfonso I d'Este e di Lucrezia Borgia, a chiarirle i dubbi che le sono nati sulla vita e sull'insegnamento di Cristo nell'ascoltare le divergenti opinioni di tanti predicatori. Il medico non può rifiutarsi. Intanto lui stesso ha un forte interesse personale per l'argomento, come dimostra la sua giovanile vocazione a entrare in convento. Inoltre Eleonora è membro importante e autorevole della famiglia regnante. È vero che ha scelto spontaneamente di farsi religiosa nel severo convento del Corpus Domini, legato alla memoria della beata Caterina Vigri e prediletto da sua madre Lucrezia, ma è pur sempre una figura pubblica di grande risalto in città dove compare spesso in pubblico per eseguire le musiche di cui è maestra esperta e appassionata. Comincia così il lunghissimo eppur incompiuto dialogo intorno alla ""Vita di Cristo"""". Brasavola vi dedicò un intenso lavoro, anche se altri impegni gli impedirono di portarlo a termine. Pensava di pubblicarlo a stampa, come mostra un parere favorevole dell'Inquisizione domenicana di Ferrara da lui sollecitato. Il dialogo è importante anche perché permette di ascoltare una voce che fa parte del contesto intellettuale e religioso della Ferrara di quegli anni: una città animata da vivacissime polemiche religiose dove una non spenta memoria di fra Girolamo Savonarola si incrociava con la circolazione di idee di riforma religiosa di vario orientamento - predicatori visionari di eresie radicali, dotti umanisti inclini a liberi pensieri, conflitti tra i sostenitori della Chiesa di Roma e le tesi protestanti portate a corte da un Calvino esule sotto la protezione della duchessa Renata di Francia (con grande preoccupazione del papato). Di questo testo si pubblica qui l'edizione critica curata da Anna Corsi. Un saggio introduttivo di Adriano Prosperi è dedicato al profilo intellettuale e religioso di Antonio Musa Brasavola."" -
Visti da vicino
«Sono centinaia i miei incontri ogni anno. In molti casi si tratta di persone che vedo distrattamente e che non lasciano il segno. A volte invece nasce un rapporto di stima e curiosità e si crea un'amicizia che dura nel tempo. Ho scelto alcuni personaggi che per me hanno, o hanno avuto, grande significato. Di ognuno ho cercato di raccontare un flash della loro vita soprattutto nel momento in cui si è incontrata con la mia. Facendo l'insegnante il giornalista ed il banchiere non mi sono mancate le occasioni.» -
Creatori di eccellenza. Dolci d'autore
Il dolce appaga, affascina, aggrega. È il sapore che più tra tutti unisce gli uomini attraverso i secoli, i continenti e perfino le religioni. È il fil rouge che accompagna popoli e culture, diventando abile messaggero di tradizioni e di saperi. Il suo ruolo sociale, unico e inimitabile, trova vigore in una sapiente miscela di creatività e qualità artigianale. Da sempre considerato il migliore dei sapori, il dolce, nelle sue innumerevoli declinazioni, diventa il prodotto più prezioso dell'artigianalità nella pasticceria. Ai pasticceri, ai cioccolatieri e ai gelatieri, e alle loro creazioni tradizionali che s'intrecciano con la storia e l'arte del nostro territorio, Confartigianato Imprese Cuneo ha scelto di dedicare l'iniziativa ""Dolci d'autore"""". Prosegue quindi, in una miriade di dolcezze profumate, il viaggio intrapreso con i """"Creatori di Eccellenza nel food"""", alla ricerca dell'alta qualità gastronomica del territorio cuneese, orientando le sue tappe verso abili artigiani capaci di emozionare con i loro dolci straordinari anche i palati più esigenti. E proprio attraverso il dolce, dai più definito """"re dei sapori"""", Confartigianato Imprese Cuneo propone un itinerario tra le piazze e i monumenti più rappresentativi della Granda, che idealmente si trasformano in tavola per ospitare cuneesi, praline, torte, biscotti con i loro ingredienti, adagiati su ceramiche e vetri di raffinata artigianalità. Un tripudio di colori, sapori e cultura che accompagnano lo scorrere dei mesi dedicati proprio a quelle """"prelibatezze"""" che non rappresentano solo il cibo, ma diventano scelta che rende gradevole ogni nostra azione."" -
Contro l'angelo
La fuga, l'allontanamento sono ambigue possibilità di salvezza. Ci si può salvare nelle selve, nello sperdersi in un bosco; o nelle profondità marine, ben rinchiusi in una cassa; ci sono smarrimenti e fughe attuati senza mai allontanarsi dalla propria stanza. Anche lo scrivere poesia può essere un passo laterale rispetto alla realtà, alla sua solida, disarmante, ottusa compattezza. La parola fuga denota, del resto, molte cose: è ciò che si insinua tra le piastrelle, che le tiene insieme e le separa allo stesso tempo; è una forma musicale sublime; è l'evasione del grande Houdini; è lo svolazzare fatuo dell'Angelo che non sa più scendere. -
Ritorno agli elementi
Un ghepardo a Lubecca. Qualcosa di così anomalo, imprevisto per lucentezza, da mozzare ogni reazione. Di fronte al ghepardo che trotta in una arcana città baltica si rimane in silenzio, per sbigottimento - la lingua è lacerata, non sa organizzare per grammatica quel lacerto che proviene dal sogno di un dio perduto, quando al posto del campanile c'era una quercia (perché ogni città, sappiate, è una trappola in vetro e marmo, ammirevole). Credo che questo libro sia il capolettera a un buco nero, la prima miniatura di una bibbia che è un geroglifico di cobra. È il manuale per farsi uccidere dal ghepardo - o mutarsi in esso, vedendo di Lubecca l'ossario, del Baltico la Giurassica indecenza, quando perfino le pietre declinavano lamenti. Questa è una scrittura che scatta, che si tocca, priva dell'ordinaria didattica dei saggi che si tengono nelle cucce per cani alla cinghia - cioè, sul divano di casa. È un libro carnivoro. C'è qualcosa di primordiale e primo in questi scritti, di chi abbia combinato ora l'alfabeto, spaccando in diagonale un iceberg. In effetti, il modo ideale per leggere questo libro non è capire - trascinare, probabilmente. Va letto a voce alta, intendo, perché solo così si sente il fiume, profondo, che agita la cresta e non fugge il crepitio, poi l'ostensione delle foglie, il giaguaro bello come un tabernacolo. La parola torna a essere suono, ritmo indubitabile.