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Scrivi! Testo russo a fronte. Ediz. bilingue
Igor' Kotjuch si colloca ""a metà tra la lingua e la cultura"""". Fa parte della cosiddetta diaspora della poesia russa (vena rilevante della poesia russa contemporanea): un'interessante cerniera tra Occidente e Oriente. Igor' Kotjuch nasce nel 1978 nell'Estonia meridionale. Vive a Tallin. È poeta, traduttore, critico letterario ed editore. Scrive versi in russo e in estone. Ha pubblicato tre raccolte poetiche e un volume di prose poetiche. Traduce in russo i poeti estoni e viceversa. È stato insignito di vari riconoscimenti."" -
Il cartiglio del vento (2016-2017)
Il tocco gentile e insieme maliziosamente sapienziale che il direttore d'orchestra sa dare a questa ""performance"""" botanico-zoologica non ha nulla di artificioso o virtuosistico, poiché ciò che si avverte fin dalla prima lettura è un grande e puro amore per le manifestazioni più spontanee del mistero della vita in tutte le sue forme."" -
Fritto misto
"Un eclettico assiduo inaspettato ricercatore di giochi tra blasfemie, resoconti, ricchi di libertinaggio e sbocchi, irriverentemente, a sorpresa..""""" -
Paura della bellezza. Aforismi
L'autore non è nuovo a cimentarsi nell'aforisma, da lui considerato presupposto di basilari coinvolgimenti esistenziali, fisiologici, di vita singola e collettiva. Temi trattati: politica, psicologia, costume, attualità, collettività, prassi -
I fantasmi di Flaubert
Il culto del linguaggio di Patrizio Minnucci esplode qui con strana e inusitata ferocia. ""I Fantasmi di Flaubert"""" ha storie a cerchi concentrici tra l'assurdo e il reale che di tanto in tanto risultano congruenti, sovrapponibili, rimanendo fuori dallo spazio e dal tempo. Minnucci non è un narratore di favole da ascoltare accanto al camino ma un «formalista» che punta allo stile tanto da farlo combaciare con la sostanza."" -
Poche storie
Poche storie, e invece no. Le storie non sono da poco e sono tante, diciannove per l'esattezza, quasi venti o zefiri, e animano le luci cosmiche che costellano il cielo. Un bel cielo, immenso e terso, che illumina le poche cose del mondo che qui vengono rappresentate. Ma, soprattutto, ""Poche storie"""" è un titolo ingannevole: infatti, dentro, non c'è alcunché, ma proprio nulla, di perentorio."" -
L' arte della realtà. Prime note sulle scritture di Velio Carratoni
"Una linea sottile di critica sociale attraversa la narrativa di Carratoni, periglioso realista dell'esperienza che all'intreccio e al commento antepone il referto"""". Una ricognizione critica e una serie di testimonianze intorno all'opera complessiva di Velio Carratoni." -
Le code del drago
Un bimbo che ha nel nome un destino: ""Lontanodame"""". E che nome è [...] un nome che ti porta lontano!? Ma tra la folla che ascolta ingenua e il narratore smaliziato si apre una dialettica per cui l'impensabile diviene pensabile, l'indicibile diviene dicibile. Così le avventure si dispiegano avvincenti, riempiendosi di senso: l'origine, il divenire, la meta e il desiderio che tutto spinge diventano intellegibili, seppure il codice sia in parte oggettivo e in parte soggettivo (come ogni realtà psicologica). E Jung, Klein e Lacan ci offrono bagliori per inoltrarci tra ombre, fulmini di invidia, nomi e numi. Tutto si dispiega in un mondo vivo, la cui vita è da custodire, piegandosi anche a leggi non del tutto conoscibili."" -
Sotto il peso leggiadro dell'andare
Scrivere poesie è assecondare un procedere interiore, che va in più direzioni, con moto per niente uniforme. I tempi e le direzioni della poesia sono mutevoli, infedeli, non si vergognano di rinvii, di inversioni di marcia, lungo il percorso delle relazioni che incessantemente tessiamo tra moti dell'animo, motivazioni, vuoti, simboli, parole. Fili luminosi si intrecciano a tracce oscure e abissali nella misteriosa forza che ci sospinge. Scrivere poesie è porsi all'intersezione tra l'io e il resto. È spostare in continuazione questo incrocio verso un punto di equilibrio, che si trova sempre altrove. -
Makako jazz
Non si tratta di scrittura militante in senso stretto; piuttosto di un'opera che potrebbe venire dall'esperienza della militanza, che di volta in volta assume la forma del memorandum, del vademecum, del racconto, della postilla, della meditazione e della visione, sperimentata secondo registri diversi che vanno dall'ironia all'aperta denuncia. -
Svanareggia
"Svanareggia"""" è parola riferita in uno dei componimenti alla Comare secca, ergo alla morte, che è la specola da cui il dramma della realtà di cui facciamo quotidiana esperienza può essere inquadrato e scorciato sotto la sferza dell'ironia: per una rappresentazione da assegnare alle figure d'arte del tragicomico. La morte, il tempo - suo fedele alleato - e la corrosione dal tempo ottenuta con il suo serrato lavorio di lima perimetrano dunque la postazione dalla quale, satireggiando, e con un'indignazione corretta dalla leggerezza di un'ottica straniante, si passa in rassegna l'orrore contemporaneo: dai muri minacciati a difesa di una sovranità nazionale becera e caricaturale, svendendo e annichilendo umanità e cultura, ai corpi migranti restituiti senza vita dal mare come rottami da stracquo (mentre i villeggianti voltano da un'altra parte lo sguardo), al furto della realtà fatta svaporare nel virtuale; dal pensiero unico del profitto in una economia monomaniacale arresa ai capricci finanziari... al defedamento della comunicazione..." -
Forse diventerò come il silenzio
Per chi si sente in collegamento diretto con un mondo che vorremmo annullare e superare, di cui per matrice siamo imbastiti. Per chi avverte i richiami del buio che può essere di colori multiformi e senza tempo. Per chi sente il vincolo con la natura, le piante e, per contrasto, con gli effetti multiformi della luce. Per chi prova lo stimolo dell'andare senza mete, facendo rinvenire l'ancora che riviviamo come una favola antica. -
Il mantello aperto. Antologia
"I racconti di questa antologia toccano varie soglie degli spazi... indugiando su binari fissi pur nell'assurdo che vuole sfuggire l'apocalittica delusione di carezze non più esigibili"""" (Mario Rondi), """"interrogando il fondativo in protagonisti di opere d'arte"""" (Luciana Rogozinski), """"ricercando il nesso-scalfittura tra città-luoghi e schermo interiore"""" (Antonella Roncarolo), """"dislocando lo 'stare' distante della solitudine nel chiaro del presente bianco"""" (Gianluca Di Stefano), """"ibridando nella memoria della comunità l'oscuro e il legame con le origini"""" (Franco Araniti), """"guardando i risvolti e le sofferenze dei conflitti generazionali"""" (Patrizio Minnucci), """"penetrando negli strati del limite pronunciato dell'io"""" (Gabriella Colletti), """"scrutando le funzioni in perdita di parti corporali"""" (Marco Buzzi Maresca), """"portando il fiato emotivo del margine umano al centro"""" (Marcello Pesarini), """"consegnando la scoperta di una terra magica all'odierno attaccamento"""" (Italo Scotti)." -
Linee spezzate nella tempesta
Il libro, a suo modo, ne compendia due. Una storia a sé con un insieme di digressioni e fatti che zampillano l'uno dentro l'altro, tenendo come tracciato l'illuminista Diderot, con un invidiabile retrogusto libertino. -
Scritture d'attore. Rifrazioni artaudiane nel teatro italiano (Carmelo Bene, Rino Sudano, Socìetas Raffaello Sanzio)
Quello che viene definito ""il teatro di Artaud"""", riguarda un capitolo non secondario della storia della cultura occidentale. In Italia, in particolare dalla radicale fuoriuscita dal Novecento teatrale, la fortuna critica e scenica di Artaud continua a costituire un'eccezione. La scelta, all'interno del secondo Novecento, di privilegiare le vicende sceniche di Carmelo Bene, Rino Sudano e Socìetas Raffaello Sanzio consente di ripensare da un'altra prospettiva il teatro di Artaud. Tutti gli autori di cui qui scegliamo di occuparci, sono in grado di restituire qualcosa del movimento che emana dal lascito testamentario artaudiano; tutti lo hanno necessariamente tradito, e così facendo lo hanno fatto incessantemente nascere, rilanciando in lui qualcosa di essenziale, qualcosa che li tiene avvinti in un legame di filiazione reciproca."" -
Donne di parole. Venti poete messicane. Testo spagnolo a fronte. Ediz. bilingue
"In queste pagine ho voluto raccogliere un buon numero di versi di venti poete messicane, di cui alcune segnate dal crisma dell'ufficialità critica più aggiornata ed esigente (penso a Sor Juana Inés de la Cruz o a Rosario Castellanos) e altre che si sono messe in luce con una varia validità di risultati, ma comunque sempre con un loro peso. Non ce ne sono due uguali fra loro, ma nemmeno così diverse da non poter stare insieme in una stessa scelta. Diverse ma complementari, simili ma varie, che non possono e non sanno prescindere dalle concrete motivazioni della propria esistenza e del proprio terreno destino di donne in cui viva e trepidante è la radice della femminilità. Una terrestrissima poesia dove non mancano le sensazioni giovani, la pienezza vitale, con l'ironia, l'audacia, la burla e la capacità di ridere di tutto e di tutti, incominciando da sé stesse.""""" -
Teatro anatomico. 5 pièces inedite
«Il volume ""Teatro anatomico"""" contiene 5 pièces teatrali inedite di Mario Lunetta. L'autore, principalmente impegnato nella poesia e nella narrativa, è stato attivo anche sul versante teatrale, non solo nelle occasioni di recitazione davanti al pubblico, magari attraverso la sua attrice prediletta, Giuliana Adezio (presente nel libro con una testimonianza), ma anche con testi esplicitamente dedicati al teatro. Tuttavia, solo pochi di questi testi sono arrivati alla pubblicazione in volume. Si presentano qui, nell'ordine: """"Smash"""", """"Un grande leone fulvo"""", """"Ma il mondo non c'è più"""", """"Beatitudine"""" (probabilmente collaterale al libretto di dialoghi """"La mela avvelenata""""), """"Arkadia nonsense"""", """"Rancore"""", risalenti in gran parte ai decenni Ottanta e Novanta del Novecento. Il libro vuole essere un'occasione per confermare la forte vocazione teatrale di Mario Lunetta, che si rispecchia anche nella intrinseca """"teatralità"""" delle sue scritture, sempre guidate dalla dinamicità del linguaggio e da una acuta poetica della contraddizione.»"" -
Petrolini e Dario Fo. Drammaturgia d'attore
Ettore Petrolini e Dario Fo sono due dei principali protagonisti del teatro italiano del Novecento. Entrambi attori ma anche autori del proprio repertorio, secondo una tradizione nazionale che risale ai giullari medievali ed ai comici dell'Arte in Età Moderna. Proprio la centralità dell'autore-attore, magari di estrazione popolare o dialettale, rende unico il teatro italiano novecentesco rispetto al contesto europeo dove, invece, si affermano la figura del drammaturgo di professione e del regista. Quella di Petrolini e Fo è una ""drammaturgia d'attore"""" che si definisce attraverso la pratica del palcoscenico, per cui il testo scritto si rinnova di continuo - di replica in replica - per mezzo di improvvisazioni a soggetto che spettacolarizzano qualsiasi """"incidente"""" si produca durante la rappresentazione (senza dimenticare i rimaneggiamenti testuali dovuti al sopravanzare della cronaca durante la tournée, oppure in caso di riprese successive). Così, il pubblico in sala non è un voyeur che assiste a un evento alla ribalta, ma diviene interlocutore compartecipe di un discorso scenico che si carica di intenzioni satirico-parodiche in Petrolini, o socio-politiche in Fo. Postfazione di Paolo Puppa."" -
Una linea spezzata su un foglio di carta
Nené vive e opera all'intersezione di tre lingue. Di madre lingua georgiana, parla russo nella quotidianità, traduce poesia in georgiano dal russo e dall'inglese... L'autrice segue più la pittura surrealista e il cinema che non concrete tendenze letterarie. E questo, unito al verso libero americano, fornisce immagini interessanti, nelle quali spiccano rapporti spazio-temporali inusuali. -
Systema Naturae. La poesia che osa
L'amore, la donna, la morte, il mare, l'acqua, il sole - una successione che è pure sintesi e vocazione di vita, fisica e metafisica. Su questo paesaggio depuntisiano molto, moltissimo ci sarebbe da ragionare, paesaggio ricco di mutevoli scorci visionari, di ricche implicazioni diegetiche, di strati e orizzonti pluritonali, fonti nascoste e palesi, di profondità e ampiezze uniche nel panorama ellenico.