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In posa. Abu Ghraib 10 anni dopo
Nella primavera del 2004 diventano di dominio pubblico le immagini del carcere irakeno di Abu Ghraib, dove i soldati americani si lasciano fotografare - sono in posa e allegri - mentre torturano i prigionieri. Nessuno può aver dimenticato l'orrore di quelle scene. Questo breve saggio, però, non insiste sul valore politico e culturale degli scatti di Abu Ghraib, ma segnala, nella loro composizione, un indice estetico in grado di svelare la condizione normalmente catastrofica della nostra quotidianità democratica. -
Foucault e le genealogie del dir-vero
In occasione del trentesimo anniversario della morte di Foucault, questo volume raccoglie i contributi alla giornata di studi organizzata da ""Materiali foucaultiani"""" all'École des Hautes Études en Sciences Sociales sulla genealogia foucaultiana del dir-vero e sull'emergere della soggettività nelle forme giuridiche e penali nelle società occidentali. I contributi presentati in questo volume si addensano intorno a una delle fasi ancora meno studiate dell'opera di Foucault, quella tra il 1980 e il 1981, e si concentrano sul ruolo strategico giocato dall'ingiunzione a """"dire il vero"""" nei meccanismi governamentali contemporanei. Foucault mostra, infatti, la rilevanza politica delle pratiche di veridizione all'interno delle procedure (giuridiche, economiche, medico-psichiatriche, ecc.) del governo degli uomini, ma apre anche uno spazio fondamentale di riflessione sulle forme eticopolitiche di resistenza che, oggi, è possibile opporre loro."" -
Genealogie. Vol. 1: Machiavelli, ragion di Stato, polizia cristiana
La storia dell'Italia moderna è attraversata da laceranti antagonismi, normalmente irrisolti e coperti, L'indagine genealogica fa risalire questa condizione a una matrice cinquecentesca; essa rinvia a tre generi di soggettivazioni che indirizzano la fuoriuscita degli Stati regionali dal tracollo della prassi civile rinascimentale: Machiavelli (ovvero la libertà repubblicana), ragion di Stato, ragioni della Chiesa. L'istanza repubblicana si fonda sulle vocazioni individuali per la libertà; favorisce insorgenze che non lasciano però tracce durature. Le tecniche prudenziali di ragion di Stato, che operano ancora nella contemporaneità, si confrontano con quell'arte di polizia che negli Stati moderni prelude alla composizione della società civile; la difficoltà dell'Italia a sostenere l'autonomia di una polizia civile provocherà impedimenti e ritardi con sofferenze politiche e sociali che perdurano fino a oggi. Dopo il concilio di Trento, le ragioni della Chiesa contribuiscono a rinforzare la soggettivazione pastorale: prenderà forma una polizia esteriore della Chiesa tesa a offrire rappresentazione civile alle devozioni spirituali dei credenti. Quando poi gli Stati della nostra penisola daranno vita a una maggiore concentrazione di potere politico e a un più consistente impianto economico, il governo civile ricorrerà al sostegno della soggettivazione pastorale pienamente ristrutturata. La polizia cristiana prende avvio da questo punto. -
Toccare il reale. L'arte di Romeo Castellucci
Con Romeo Castellucci siamo di fronte non soltanto a un protagonista della scena contemporanea; siamo di fronte soprattutto a un artista che ha contribuito a cambiare profondamente il modo di pensare e di fare il teatro nella nostra epoca. Questo volume, a cura di Piersandra Di Matteo, raccoglie non solo gli scritti degli studiosi che hanno partecipato al Convegno Internazionale ""La quinta parete. Nel teatro di Romeo Castellucci"""", che si è tenuto nell'aprile del 2014 all'Università di Bologna nella cornice del progetto """"e la volpe disse al corvo. Corso di linguistica generale"""", di cui nel libro si ripercorre l'esperienza, ma anche le riflessioni e le fotografie di quanti hanno seguito negli anni il lavoro di Castellucci in modo intenso e singolare. Non manca, infine, un insieme di sguardi, a dieci anni di distanza, sulla 37° Biennale di Teatro di Venezia diretta dall'artista, evento tanto misconosciuto quanto decisivo per le forme del teatro a venire."" -
La felicità dei partigiani e la nostra. Organizzarsi per bande
Nei micro-corpi delle bande partigiane è avvenuta una sperimentazione politica alternativa a quella allora, nel cuore del Novecento, sempre più in espansione e sempre meno efficace dei partiti. È stata questa sperimentazione, di breve durata ma inventiva di nuovi orizzonti politici, a rendere possibile la felicità dei partigiani: felicità di pionieri, scopritori di un nuovo modo di organizzarsi per incidere, in rapporto con le popolazioni, sui destini del proprio paese. L'idea centrale di questo testo sta non solo nell'ipotesi che sarebbe proprio questa felicità ciò che viene, più o meno implicitamente, rimpianto nella maggior parte delle ricostruzioni e delle narrazioni del biennio '43-45, ma anche che sarebbe necessario, per uscire dalla tristezza politica che ci imbriglia, riprendere l'esperienza partigiana, sia pure nelle condizioni assai diverse del nostro paese. -
La grande straniera. A proposito di letteratura
Michel Foucault non è stato soltanto un lettore esigente e uno scrittore il cui stile era riconosciuto e ammirato all'uscita di ogni suo libro. Il suo rapporto con la letteratura è sempre stato complesso, critico, strategico. I testi che compongono il presente volume - trascrizioni inedite di lezioni, conferenze, trasmissioni radiofoniche - ne danno un'ampia e rilevante testimonianza. Shakespeare, Cervantes, Diderot, Sade, Artaud, Leiris... Come poche altre volte ha fatto, Michel Foucault offre una descrizione della sua biblioteca di testi letterari. -
Dalla rivoluzione alla democrazia del comune. Lavoro singolarità desiderio
"Lavoro/singolarità/desiderio"""": i mutamenti nei rapporti tra politica ed economia impongono di ripensare i percorsi attraverso cui gli individui costruiscono se stessi come singolarità e come collettività. Il nostro presente, segnato dalla scomparsa dell'orizzonte della Rivoluzione, ha lasciato campo libero all'assoggettamento neoliberale di condotte e stili di esistenza. Lo stesso Lavoro sembra non essere più il presupposto per la liberazione degli esseri umani. Al centro delle riflessioni svolte in questo volume vi sono allora quelle """"eccedenze di singolarità"""" che, affermatesi dentro e fuori l'alveo della modernizzazione, mettono in campo pratiche diffuse di costruzione di nuove forme simboliche, di nuovi bisogni e desideri. A partire da molteplici tentativi di democrazia radicale che attraversano la città di Napoli, questo volume raccoglie contributi sul senso e le forme dell'odierno """"stare in comune"""" e del nostro """"essere comune""""." -
Oblio
Che cosa accade a un bambino che smette di piangere nelle braccia della maestra all'asilo dopo essersi separato dalla madre e inizia a giocare con un altro bambino divertendosi e sorridendo? E cosa, invece, a quello che non smette mai per giorni e giorni? Che cosa accade all'adolescente che, abbandonato dalla fidanzata o tradito dall'amico, un giorno non sente più il graffio al cuore del dolore? E cosa, invece, a chi lo sente uguale la vita intera? Che cosa accade a un uomo o a una donna un minuto dopo che abbia montato una protesi di organo? E dopo un giorno? E dopo un anno? Tentare una riabilitazione dell'oblio è un'operazione ardua e a suo modo coraggiosa. Una sterminata letteratura conferisce alla memoria, all'archiviazione diligente, alla testimonianza il rango di dovere etico e all'oblio quello di perdita tragica e colpevole di qualcosa che invece deve permanere. Un pensiero pigro dice: ricordare è bene, dimenticare è male. Il libro, a cura di Walter Procaccio, si compone di contributi del sapere filosofico, psicoanalitico e letterario e tenta di rileggere gli inganni e i tranelli della memoria e i servizi e le virtù dell'oblio o almeno di un certo oblio. I numi tutelari degli autori sono Proust per la letteratura; Freud, Bion, Matte Bianco, Lacan, Ferrari per la psicoanalisi; Deleuze, Bergson, Wittgenstein per la filosofia. -
Giornale notturno (1985-1991). Vol. 2
Anche in questo secondo ""Giornale notturno"""" Jan Fabre insiste nel combattere una battaglia, ora meditativa ora furente, senza compromessi, per la bellezza. L'arte qui è davvero la misura di tutte le cose. Una misura che è nello stesso tempo ebbrezza dell'immaginazione, trionfo della pulsione e necessità della disciplina. Questo impasto di scatenamento e disciplina sembra manifestarsi specialmente nei modi della danza cui Fabre chiama implacabile i suoi """"guerrieri della bellezza"""" e se stesso come disegnatore che ha innanzitutto da far """"danzare"""" i polsi. Artista insonne, che vive la notte in tutta la sua elettrizzante e sessuale intensità, spirito sempre vigile, Fabre non smette di interrogarsi sul rapporto tra arte ed eccitazione. In lui, come scrive, vivono diversi """"capitribù"""", diverse sembianze e gesti artistici, che lo tengono sveglio con il ritmo di un """"caprone"""" che crea e di un dio che distrugge. Ma questa creazione-distruzione ha bisogno di precisione e rigore. """"Disciplina: dà ai danzatori un senso di libertà. Disciplina: studia, decompone e decostruisce. Disciplina: meccanica del potere autoimposto. Disciplina: celebra la forza del corpo e sublima l'anatomia""""."" -
Perdono giustizia crudeltà. Figure dell'indecostruibile in Jacques Derrida
La decostruzione, ossia la rigorosa messa in discussione della pretesa degli apparati di dominio di legittimare il loro potere in nome della coerenza logica delle loro argomentazioni e della verità incontrovertibile dei loro fondamenti metafisici ed etici in modo da sottrarsi anticipatamente ad ogni critica, possibile, ""è possibile, come impossibile, nella misura in cui (là dove) c'è X (indecostruibile), dunque nella misura in cui (là dove) c'è (l'indecostruibile)"""". La possibilità della decostruzione poggia sull'esistenza degli indecostruibili, cioè su concetti e atti che, essendo di per sé contraddittori e doppi, quindi logicamente impossibili, proprio per questo sono in grado di produrre la corrosione di ogni discorso di tipo identitario e normativo. Questo libro indaga tre figure dell'indecostruibile particolarmente rilevanti nell'ambito etico-politico: il perdono che perdona contraddittoriamente solo l'imperdonabile, la giustizia che rende ingiusto il diritto, la crudeltà che al suo limite estremo non si distingue dall'amore."" -
Psychonet
Scritto all'ombra di due pensatori inclassificabili e solo apparentemente incompatibili come Michel Foucault e Jean Baudrillard, questo è un libro diagnostico e al tempo stesso fossile - ironicamente postumo. Muovendo da una batteria concettuale delirante, esso riformula alcune domande che assillano la cultura contemporanea: cos'è l'uomo in quanto animale digitale? Come si sta trasformando e/o adattando la sua psiche, e cosa sta diventando l'inconscio nell'epoca del web? Le risposte ipotizzate provano a storicizzare radicalmente sia Nietzsche che Foucault e Baudrillard: ben lungi dall'essere morto, l'uomo non è più un animale malato ma non ha affatto superato se stesso, mentre il capitalismo globale, dopo aver sostituito la realtà col virtuale, sopravvive producendo psicotici 'freddi', integrati e funzionali alla demenza del suo sistema. Questa normalizzazione sociale della psicosi, che si annuncia soprattutto nella popolazione giovanile, sembra segnare la fine della divisione tra ragione e follia, ma anche la scomparsa del disagio psichico cosciente. -
L' ipotesi ontologica. Vol. 1: Dell'essere.
"Se ci fosse ancora bisogno di ripetere che l'essere ci appare solo come effetto di linguaggio, basterebbe il modo in cui queste due parole (Seiende e Sein) si ipostatizzano in due Qualcosa"""" (Umberto Eco, Kant e l'ornitorinco). È alla seconda di tali ipostasi - ed esattamente in quanto """"effetto di linguaggio"""" e dunque a partire dalla sua grammatica - che è dedicato questo primo volume dell' Ipotesi ontologica, il cui scopo è porre le basi, tramite la tematiz-zazione della domanda filosofica fondamentale circa il senso dell'essere, per un'indagine sulla struttura ontologica dell'ente e sulla differenza/identità tra cosa ed ente. L'autore, ponendosi su un piano anteriore rispetto alle diverse opzioni teoriche che hanno dominato il secolo scorso - su tutte la fenomenologia, l'ermeneutica e la dialettica -, affronta tale compito tramite un confronto serrato con il pensiero antico, con la filosofia di Russell e Heidegger, ma anche con la grande tradizione medievale (Abelardo in primis) e con la linguistica contemporanea, confronto il cui fulcro è nel De Interpretatione aristotelico. Partendo infatti dalla costitutiva coappartenenza di essere, pensiero e linguaggio, l'analisi deve concentrarsi innanzitutto sul piano linguistico, individuando nella sintassi della frase copulare lo sfondo di ogni ulteriore questione filosofica (il problema del vero e del falso, della determinatezza dell'essente, il rapporto tra essenza ed esistenza, tempo e spazio...). Comincia così a delinearsi il corpo di un'ontologia non metafisica, ma neppure più antimetafisica, che ha nella genealogia del linguaggio un suo esito naturale e nell'antropologia filosofica la sua vocazione." -
L' enigma dell'Ottobre '17. Perché ripensare la «rivoluzione russa»
L'Ottobre '17: detestabile punto d'avvio del totalitarismo comunista nel mondo? O prima rivoluzione proletaria vittoriosa? Né l'uno né l'altra. Qui si fa un resoconto dei fatti che hanno preceduto e seguito questo evento, ma si riflette anche sugli equivoci diffusi in suo nome. Le questioni principali: fino a che punto la ""rivoluzione russa"""" si è spinta oltre i limiti del comunismo come l'aveva concepito Marx? Fino a che punto le mancate risposte a questo interrogativo hanno condizionato le conseguenze dell'Ottobre '17? Prendendo le distanze dall'anticomunismo oggi trionfante e dalle nostalgie dei sempre fedeli al leninismo, il libro tende a mostrare che l'enigma della rivoluzione russa ha da offrire ancora molte lezioni politiche, proprio quando il comunismo ha perso credibilità e la giustizia sociale è scomparsa ovunque da quasi quarant'anni."" -
Ritornanti. Adattamento filmico della pièce teatrale «Spiritilli»
"Avevo dimenticato i Piccoli Esseri che incontravo tutti i giorni per i vicoli e le rampe, le scalette e le piazzette che congiungono i Quartieri alla Collina Verde. Avevo dimenticato, sì, la Gran Vita dei Folli, degli Storpi, i Deformi, i Muti, i Vecchi ritornati Piccini, i Piccini divenuti Anime Perdute! E le Case di Allora, senza ascensore, avevo dimenticato: alte e tristi, talvolta irradiate di misteriosa gioia, sempre piene d'euforia, e di suoni, e di canti! Spesso tremavano, la notte, Quelle Case, per il vento improvviso, mentre risuonavano dei passi nelle stanze che non sarebbe stato certo normale avvertire in quelle ore tarde! Perché, vi erano Case, Qui, Un Tempo, dove 'si sentiva'... si 'sentiva', sì! E io non ho mai capito se si trattasse di Esseri Umani o di Poveri Animali. Di Bambini Malati o di Vecchi Sofferenti...""""" -
Tre forme di creatività: tecnica arte politica
L'essere umano ha un rapporto ""naturale"""" con le sue protesi tecniche, che da sempre utilizza come raffinati strumenti ricettivi e produttivi. Questa singolare forma di sensibilità esternalizzata ha avuto conseguenze decisive. Si potrebbe sostenere che la creatività tecnica sia stata la mossa vincente nell'evoluzione di homo sapiens e che continui ad esserlo a dispetto dei potenti processi di automazione introdotti su larghissima scala dalle tecnologie elettroniche e digitali. Come si spiega allora la persistenza della creatività? La tesi del libro è che l'essere umano, animale """"tecnicamente dipendente"""", è in grado di attivare in modo costante e sistematico un gran numero di procedure di disautomatizzazione, garantendo in tal modo ai suoi comportamenti adattativi la necessaria plasticità. Emerge qui la funzione essenziale svolta dall'immaginazione, innanzitutto nella sua prestazione onirica, forse la sua performance più sorprendente, come sembra confermato dalle neuroscienze. Ma anche in quelle forme di creatività tecnica che la modernità ha sussunto sotto il concetto di """"arte"""" e che evidenziano rapporti sempre più stretti con la creatività politica, cioè con la costruzione di spazi ibridi che rigenerano il tessuto della polis all'incrocio tra il reale e il simulato."" -
Raymond Chandler. L'indagine della totalità
Cosa racconta il romanzo poliziesco americano nel suo incedere narrativo? Fredric Jameson parte da questa domanda per condurre un'indagine critica che, a volo radente, attraversa le forme culturali, i tratti sociali, gli aspetti economici messi in prosa dalle opere di Raymond Chandler, lo scrittore che più di altri ha contribuito a trasformare i racconti nati sulle riviste puip in un genere letterario in grado di impostare la propria Tradizione: l'hard boiled. Nei suoi romanzi - che hanno attraversato e oltrepassato il Novecento conservando intatto tutto il loro fascino - Chandler racchiude ed esprime della propria epoca, già storicizzata, il pathos di un mondo in bilico, che Jameson restituisce nell'intreccio tra arcaismo e modernizzazione di massa, e rielabora nella contrapposizione tra spazi urbani e naturali, grande stile e paraletteratura, frammentazione in episodi e unità narrativa, dettaglio e ritratto d'insieme. I romanzi di Chandler, disposti uno accanto all'altro nell'analisi sinottica di Jameson, giungono infine a comporre un unico grande polittico al nero. -
L' immagine carnefice
Da oltre un quarto di secolo, almeno dalla prima guerra in Iraq nel 1991, con l'apice dell'attentato alle Torri gemelle dell'11/9/2001 e la diffusione nel 2004 delle fotografie del penitenziario di Abu Ghraib, siamo entrati palesemente in una nuova era, nella quale qualsiasi evento politico degno di nota presenta innanzitutto una formidabile carica estetica, convalidando la preziosa tesi di Walter Benjamin: le immagini sono il campo di battaglia fondamentale dei conflitti nel mondo contemporaneo. Il volume, a cura di Pierandrea Amato, muove da questa costellazione - il cui esito più trasparente appare un generale ""divenire digitale"""" delle nostre esistenze - per esplorarne i tratti inediti, facendo ricorso al pensiero filosofico, artistico, psicoanalitico e politico. A tal fine, i saggi qui pubblicati prendono in considerazione l'opera, tra l'altro, di Barthes, Baudrillard, Bazin, Benjamin, Debord, Deleuze, Fanon, Foucault, Grousin, Lacan, Nietzsche, Zizek; analizzano, inoltre, alcuni film recenti (ad esempio, Redacted di Brian De Palma e Zero Dark Thirty di Karen Bigelow) e l'ambizione 'estetico-politica' di alcune fortunate serie tv (ad esempio, Black mirror)."" -
Amiche mie isteriche
«Angela Putino ha lasciato un'eredità in denaro contante, secondo l'espressione di Georg Simmel. Il suo pensiero non ci è stato consegnato dentro l'involucro protettivo di formule e teorie firmate, ma nella forma di un fluido e diramato processo di trasmissione che avveniva su scene ogni volta diverse. Raccogliendosi in disparte nel corpo a corpo intimo con un testo di Simone Weil, di Cantor, di Foucault, di Deleuze e di molti altri o inseguendo ""mongole travestite da mongoli su montagne lontane""""; nell'incontro con amiche filosofe e altre impegnate in politica o in varie attività; nella scuola di filosofia, nella redazione di una rivista, nei vari luoghi di discussione e militanza instancabilmente creati e partecipati. In questi spazi di esperienza si svolgevano scambi generosi e pugnaci che non temevano l'anonimato o il """"collettivo"""", e insieme lasciavano passare fulminee intuizioni frutto di una mira tanto precisa sulla cosa stessa da recare l'inconfondibile impronta di Angela. Oggi, dieci anni dopo la sua morte, questo irripetibile modo di essere e di pensare viene riconosciuto e speso in molti modi.» (dalla postfazione di Laura Boella)"" -
Confessare l'impossibile. «Ritorni», pentimento e riconciliazione
«Riconoscere che non si vive insieme, ebbene, che con e come uno straniero, uno straniero ""a casa propria"""", in tutte le figure dell'""""a casa propria"""", che non c'è """"vivere insieme"""" che laddove l'insieme non si forma e non si chiude, laddove il vivere insieme (avverbio) contesti la completezza, la chiusura e la coesione di un """"insieme"""" (nome, sostantivo), di un insieme sostanziale, chiuso, identico a sé; riconoscere che non c'è """"vivere insieme"""" se non laddove, in nome della promessa e della memoria, del messianico e del lutto (senza lavoro né guarigione), si accoglie la dissimmetria, l'anacronia, la non reciprocità con un altro più grande, di volta in volta più vecchio e più giovane, un altro che viene o che forse verrà, che forse è già venuto, ecco la giustizia di una legge al di sopra della legge...» (Jacques Derrida)"" -
La morte del poeta. Potere e storia d'Italia in Pasolini
Alla fine degli anni sessanta Pasolini scopre di essere affascinato dal potere: ciò che ha sempre combattuto, e che lo ha combattuto a sua volta con discriminazioni, aggressioni e processi, e incastrato dentro di lui, condiziona suoi comportamenti e contamina il suo desiderio di ribellione. Inizia allora da parte dì Pasolini una ricerca, che raggiungere il suo culmine nella stesura di ""Petrolio"""", sui meccanismi con i quali il potere si insinua nella psiche dei soggetti. Facendo ricorso alla psicoanalisi freudiana Pasolini individua nell'infanzia l'origine dei vincoli che legano gli individui al potere e nella scissione dell'io il dispositivo psichico che quel vincolo consolida e perpetua. Di qui la valorizzazione del """"fantasma masochista"""" per erodere le basi su cui si riproduce l'ingiusto legame sociale, ma anche l'interrogazione pressante sulla vocazione alla poesia e sul ruolo della letteratura, sulla loro capacità, una volta rinnovate, di contribuire a sciogliere i """"vincoli puerili"""" con il potere, a combatterne il fascino.""