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Vantaggi complementari per la transizione al socialismo
Questo nuovo lavoro di riflessioni sulla teoria critica della politica economica e sulla pratica internazionale dell'attuale fase del conflitto capitale-lavoro, rappresenta un testo necessario e a lungo desiderato, almeno per noi che con un impegno di oltre tre anni e sacrificio lo abbiamo fortemente voluto, pensato, discusso e scritto: chi decidesse di dedicare qualche ora alla sua lettura, potrà rendersi conto che si tratta di un contributo importante di critica marxista alla politica economica internazionale. -
L'arte della guerra
L'""Arte della guerra"""", come quello dell'omonima rubrica che l'autore pubblica su il manifesto, si richiama al classico di teoria militare dell'antica Cina, attribuito al generale e filosofo Sun Tzu vissuto fra il VI e il V secolo a.C., considerato uno dei più importanti trattati di strategia di tutti i tempi. Manlio Dinucci ha per anni pubblicato settimanalmente sul manifesto un commento sugli avvenimenti del momento cercando di chiarire ai suoi lettori le strategie e le operazioni belliche nascoste.... Il sottotitolo """"Annali della strategia USA/Nato (1990/2015)"""" indica il percorso scelto attraverso il materiale raccolto in questi venticinque anni: la strategia americana nel mondo e l'impiego della NATO in operazioni di sostegno e affiancamento. Il testo ha una cadenza temporale e tematica: per decennio e per accadimenti. Questo permette al lettore di sfogliare gli annali e scoprire la struttura degli avvenimenti futuri attraverso il passato recente in una sequela consequenziale che conduce a una realtà inquietante. Perché quello che potrebbe succedere oggi, era già nella logica degli avvenimenti trascorsi."" -
Coniungula. Versi libertari
Raccolti sotto il titolo di Coniungula questi versi vogliono restare una testimonianza di voce affermata e ripetuta nel tempo, un riguardo dovuto alla memoria, a comportamenti richiesti da ogni prova. Anche il titolo non è scelto a caso perchè così venivano chiamati dai latini i finimenti che legavano gli animali da lavoro, pronti sempre a lasciarsi imbrigliare da chi voleva piegarli solo alla fatica. E sempre disposti, lì, a concedere docilmente il consenso, mai neppure appannato da un pur debole rifiuto. I versi non riescono certo a sciogliere le fibbie che tengono uniti i finimenti, ma ne accompagnano il passaggio, flebile richiamo ormai a chi è costretto a tutte le rinunce. E resteranno compagni di chi vede e non sa dirlo, conforto a chi non osa confessarlo, ma soprattutto aiuto a chi non sa vedere. -
Socialismo, pace e democrazia. Cento anni di Primo Maggio bresciano
Quella del movimento operaio – a volte si tende a dimenticarlo – è una storia ""di lunga durata"""", a sua volta parte integrante di quella lotta per l'emancipazione che le classi oppresse (e in qualche modo l'umanità intera) portano avanti da secoli. In questa lunga storia la data del Primo Maggio ha un ruolo significativo, per cui ripercorrerne le vicende, come fa egregiamente Diego Angelo Bertozzi in questo libro, ci aiuta a ricostruire una parte importante della storia del movimento operaio, dalla nascita della II Internazionale ai giorni nostri. In questa """"cavalcata nel secolo"""" l'autore intreccia il quadro nazionale e internazionale alle vicende specifiche di Brescia e della sua provincia; una zona tradizionalmente etichettata come """"bianca"""", ma che pure, avendo vissuto una precoce industrializzazione che ha prodotto settori significativi di classe operaia, ha dato al movimento socialista e poi comunista un contributo importante, con figure di grosso spessore, da Domenico Viotto a Italo Nicoletto. Da questa vicenda secolare, nel quale la dimensione locale si lega a quelle più vaste, accanto ai tanti momenti di rottura e discontinuità, emergono varie costanti, che in parte sono sintetizzate già nel titolo di questo volume. La lotta per il socialismo – e in generale per il miglioramento delle condizioni delle classi lavoratrici – si intreccia infatti continuamente a quella per la pace (e dunque all'internazionalismo) e a quella per la democrazia, dalla battaglia per il suffragio universale a quella per l'affermazione dei diritti dei lavoratori."" -
Deplorevoli? L'America di Trump e i movimenti sovranisti in Europa
La vittoria di Trump segna un colpo durissimo nei confronti dell'ideologia della fine capitalistica della Storia, delle ambizioni globaliste della finanza internazionale, delle velleità egemoniche del grande capitale transnazionale e della cultura politica della sinistra cosmopolita. Una vittoria che trae origine e si alimenta appunto dal divorzio intervenuto, già dalla fine degli anni Sessanta del XX secolo, tra sinistra e classi popolari. Una vittoria di quei ceti sociali sradicati dai processi di globalizzazione e, secondo la vulgata mediatica dominante, spinti da pulsioni razziste, scioviniste e omofobe che avrebbero votato Trump in spregio alla ""pussy generation"""" di New York e di San Francisco e che la stessa Hillary Clinton ebbe a definire, sprezzantemente, deplorables, deplorevoli."" -
A domani. Storia di un brigante sociale
L'autore ripercorre, guidato dalla memoria, i suoi settant'anni: dalla nascita in un piccolo paese del Reventino, ai margini della Sila, ai giorni d'oggi. Le passioni politiche e artistiche, nel teatro come nella scultura e pittura, lo portano a una continua e voluta migrazione attraverso l'Italia e l'Europa. Torino, Firenze, Roma, Milano, Venezia, Zurigo e Parigi sono tappe fondamentali per la sua formazione. Frequenta le avanguardie, aderisce con tutta la sua passione e irruenza giovanile alla contestazione degli anni Sessanta che determina il suo modo di essere. Amante della sperimentazione, insofferente a ogni forma di autoritarismo paterno e sociale, ribelle alle convenzioni, continua a essere un polemico provocatore o, come ama definirsi, un ""brigante"""" sociale. Con questa sua prima opera letteraria, Butera traccia un quadro storico – antropologico di una generazione afflitta dall'emigrazione e dalla tensione verso il riscatto sociale attraverso la cultura e l'impegno politico."" -
La maledizione dell'Achille Lauro. La storia di Abu al-Abbas
Abu al-Abbas è stato uno dei principali generali di Yasser Arafat. Il suo nome resterà per sempre legato a un'operazione del 1985 che scatenò una crisi internazionale: il dirottamento della nave da crociera italiana Achille Lauro e la morte di Leon Klinghoffer, un anziano turista americano. Questo libro di memorie della moglie di Abu al-Abbas ripercorre un'era della resistenza palestinese, la dura realtà di una causa che dovette fronteggiare ostacoli insormontabili e l'ironia rappresentata dal fatto che la morte di un singolo uomo debba avere maggior peso di quella di innumerevoli altre e prescinda da qualunque considerazione relativa a torti e ragioni. -
C'è chi dice no. Cittadini comuni che hanno rifiutato la violenza del potere
Uomini comuni, nelle tante ""scene della violenza"""" che ci mostra, ognuna delle quali con i suoi """"dilemmi mortali"""", le sue occasioni colte o perdute, [ci interroga] su che cosa regoli il livello di quella """"soglia della compassione"""" che, sola, ci permette di rimanere """"uomini"""" [malgrado] la pervasività di un potere mediatico totale.[...] Nell'""""informazione"""" viviamo immersi, rischiando l'opposto inverso all'assenza, la sovraesposizione alle """"notizie"""". Noi che le immagini, che gli orrori di Abu Ghraib ce li siamo visti servire all'ora di pranzo e di cena, e a malapena abbiamo sollevato gli occhi dal piatto. E la mattanza della scuola Diaz – Genova 2001 [...] l'abbiamo sopportata senza nemmeno riuscire a ottenere [...] una Commissione d'inchiesta. Di tutto questo – di noi – parla Uomini comuni, attraverso la straordinaria galleria di """"casi"""" che percorre il lungo Novecento [...] ma approda, ogni volta, alla nostra quotidianità. Per questo la sua lettura è inquietante e straordinariamente salutare."""""" -
Tibet libero? Rapporti sociali e ideologia nel Paese del Lamaismo reale
Tibet… A cosa associate questo nome? All'espressione ""tetto del mondo""""? Alle scene pittoresche con devoti monaci e riti esotici? A """"Sua Santità"""", il """"Dio-Re"""" Dalai Lama con il suo malizioso ed enigmatico sorriso? Forse ci vengono in mente termini quali Buddha, saggezza, spiritualità, meditazione, illuminazione, misticismo, tolleranza, pace e nonviolenza? Oppure all'accattivante slogan politico """"Tibet libero""""? Si può anche però parlare di """"inferno in terra"""": un'espressione per definire il Tibet usata spesso e volentieri sia dal Dalai Lama che dal governo cinese. Ognuno dei due lo intende tuttavia in maniera completamente diversa: per il Dalai Lama a essere un """"inferno"""" e una """"grande prigione"""" è il nuovo Tibet cinese che egli lasciò nel 1959, soprattutto a causa dei limiti imposti a quella religione che egli vede come il nucleo dell'identità e della cultura tibetane. Invece, dal punto di vista cinese, a rappresentare un """"inferno in terra"""" è proprio lui, il Dio-Re fuggito all'estero e la vecchia élite legata alle tradizioni del Tibet, cioè a quella che era stata una società feudale profondamente disumana, crudele, tirannica e corrotta."" -
La porta d'ingresso dell'Islam. Bosnia Ersogovina: un paese ingovernabile
Il 14 dicembre 2015 compiva vent'anni il Trattato di Dayton, firmato a Parigi nel 1995 alla presenza dei massimi rappresentanti delle potenze occidentali. L'accordo metteva così fi ne a tre anni e mezzo di feroce guerra civile in Bosnia-Erzegovina. L'amministrazione Clinton considerava un grande successo aver fermato il conflitto e creato una nazione composta di tre etnie divise in due entità: la Federazione Croata-musulmana e la Republika Srpska. Però aveva distrutto il multiculturalismo in favore del nazionalismo. Oggi la Bosnia Erzegovina è nello stesso stato d'allora, congelata dalla costituzione imposta a Dayton, in uno stato di caos contenuto e di odio. Nel corso degli anni si sono alternati Alti Commissari europei al controllo del paese, ma anche altre nazioni sono intervenute nel delicato equilibrio. La Turchia ha una forte presenza. Ricchi finanziamenti giungono da Iran e Arabia Saudita per costruire moschee e scuole islamiche. Dalle parole di diversi protagonisti della politica locale e internazionale intervistati in queste pagine esce un' imbarazzante realtà. Un'importante geopolitico francese, il Generale Pierre Marie Gallois, esaminando nel 1997 la politica statunitense in Bosnia-Erzegovina, aveva commentato che era stata aperta all'Islam la porta d'Europa, un paese a tre ore e mezzo d'autostrada da Trieste. -
Una strana avventura. Creatività e lotta delle detenute politiche nel carcere franchista
Un gruppo di donne, nella sala di un carcere, parla della tortura. Non dell'aspetto politico, ma delle loro esperienze, di come hanno vissuto quell'aggressione e della sua stranezza. È un tentativo di arrivare in fondo a un fenomeno esistenziale e molto rivelatore. Tutte sono giunte a una situazione limite che le ha commosse e ha messo in luce aspetti ignorati dell'esistenza. È di questa sorpresa che si tratta. Non tanto del dolore evidente, della sofferenza che ti attraversa, bensì della stranezza di fronte all'inaspettato. Di fronte alla rottura degli schemi. La stranezza che obbliga a fermarsi e a riflettere. Non è tanto il dolore, l'angoscia, l'orrore, bensì, e soprattutto, la scoperta dell'inaspettato: non solo ciò che stava succedendo fuori e di cui non avevano nessuna notizia, bensì ciò che ognuno aveva dentro e che quella scossa ha tirato fuori con tutte le sue forze. Scoprire il grande potenziale umano, l'inganno nel quale uno è cresciuto, la lontananza dalla verità nella quale trascorre la vita. Le donne che parlano qui non sono sconfitte. Anzi, si sono appena svegliate. -
La piccola Lou
Mentre il personaggio si interroga sui sentieri che ha intrapreso, le loro insidie e quelle che le si parano di fronte, l'autrice è entrata nel fitto del suo immaginario come nel ventre di un cetaceo: ha cercato a lungo e alla fine, come doveva accadere, con precisione di compasso si è messa in ascolto per sentire la propria voce, modellarla in una forgia in cui ogni esito è possibile. Età di lettura: da 7 anni. -
I viaggi di Miguel Luna
Era assai comune, a quei tempi, che i cubani provassero un certo fascino per i viaggi aerei internazionali, sentimento che si faceva ancor più intenso e perturbante tra coloro che coltivavano le arti e le lettere, per natura avidi di dosi sempre maggiori di ossigeno, universo e apertura cosmica. Nel caso di Mikimún (il protagonista di questo romanzo), la verginità insulare si era trasformata in un’ulcera sanguinante che lo tormentava senza tregua e senza sosta. Spesso quel vuoto o vacuità si trasformava nel suo contrario, in una pietra o lapide, che gli gravava sul petto rischiando di schiacciarlo, soprattutto se si considerava che alcuni dei suoi peggiori nemici letterari scorrazzavano di continuo per il globo, totalizzando più ore di volo, come si dice, di un pilota della Cubana o di qualsiasi altra compagnia aerea tra le più attive e volatili. -
Guerrigliero del tempo. Conversazioni con il leader storico della rivoluzione cubana. Vol. 1
In questo libro il Comandante narra la propria vita a partire da un questionario molto vasto; ma poca cosa sono le nostre domande di fronte al vasto oceano che è stata la sua vita. Questo libro, diviso in due sezioni, favorisce la comprensione dell'essere umano che convive con una figura storica che incarna sia gli eroi del passato come anche quelli che nel futuro difenderanno a Cuba, nella nostra America e nel mondo intero, i valori dell'indipendenza, della giustizia e dell'umanità. Il lettore avrà modo di ripercorrere con Fidel, passo dopo passo, il cammino della sua esistenza, avrà modo di apprezzare la naturalezza e la trasparenza che impregnano la descrizione dei fatti, i punti di vista, le immagini e i sentimenti della sua memoria in un viaggio che parte dalle origini e dalle esistenze passate per approdare alle preoccupazioni, agli stenti, ma anche alle speranze e ai presagi del giorno d'oggi. Ancora e ancora sarà necessario scalare la montagna della Rivoluzione: l'umanità ha bisogno di uomini e donne che siano in grado di salvarla, e Fidel indossa ancora i suoi stivali di instancabile viandante. Prefazione di Vasapollo Luciano. -
Geopolitica planetaria dell'impero. I dieci pilastri del capitale finanziario e dell‘imperialismo Usa
Per Marx nell'Ottocento la Gran Bretagna era la sede classica del modo di produzione capitalistico (mdpc). Nel Novecento e quindi per noi il paese classico del capitale finanziario (CF) sono invece gli Stati Uniti, la nazione che ha pronunciato per tutte le altre e per i popoli dell'intero pianeta il fatidico de te fabula narratur. Se il capitale dunque al momento del suo debutto nell'Inghilterra del tempo «annuncia fin da principio un'epoca del processo sociale di produzione» (Marx), lo stesso accade col CF statunitense, la nuova potenza economico-sociale nata dal seno del primo. L'attuale CF statunitense odierno è tuttavia una creatura ben diversa da quella descritta a suo tempo da Lenin. L'autentico CF Usa si è sviluppato in una maniera e in direzioni che sono andate ben oltre il ritratto leniniano. -
Tortura in Israele
Il rapporto ""Tortura in Israele"""" è stato pubblicato nel 2015 a cura delle associazioni umanitarie B'Tselem e HaMoked con il titolo """"Autorizzato dal sistema. Abusi e torture nel centro per gli interrogatori Shikma"""". Il rapporto si basa sui resoconti e le testimonianze di 116 palestinesi - tutti maschi, cinque dei quali minorenni -, i quali, arrestati su sospetto di reato, sono stati interrogati e detenuti, tra l'agosto 2013 e il marzo 2014, nel centro Shikma (vicino alla città di Aschelon, nel Sud d'Israele), gestito direttamente dall'Agenzia di Sicurezza Israeliana (ISA). Quasi tutti i prigionieri sono stati sottoposti ad alcune o, addirittura, a tutte le procedure riportate nel rapporto. Circa un terzo dei detenuti ha subito violenze o sevizie già durante l'arresto da parte dei soldati o dei funzionari di polizia. Un capitolo si occupa esclusivamente delle torture inflitte ai prigionieri, in Cisgiordania, a opera dell'Autorità nazionale palestinese (ANP), che collabora con il comando israeliano."" -
La Costituzione del 2016
«Arroganza, nichilismo e arcana imperii distillati in essenza adeguata al Capitale di questo secolo. Per me, che non sono né costituzionalista né amante del commentario fine a sé, questo testo va in prima battuta presentato nella sua eloquente, sfacciata nudità. Senza ulteriori orpelli o corredo d'esegesi specialistica». (dalla presentazione di Ireneo Corbacci) -
Non sono fiabe da mille e una notte. Testo arabo a fronte
Le fiabe da Mille e una Notte hanno trasformato l'Oriente in un luogo del sogno, dei colori variopinti, dei vestiti, dei tesori e dei canti. E soprattutto della giustizia. Alla fine, alla narratrice di talento Sheherazade, il sultano concede la grazia affinché possa continuare a raccontare ogni sera le storie iniziate la sera precedente. ""Ora, che cosa ne è del mio Oriente? Come percepisco la mia patria da lontano? L'Occidente come percepisce me come tedesca di origine palestinese? Mi concede la grazia? E la concede ai miei compatrioti? Concede questa grazia, mostrando la comprensione e trasformandola poi in senso di giustizia, quando gli racconto le storie che non sono fiabe da Mille e una Notte', ma la realtà?"""" si chiede Faten El-Dabbas."" -
Effetto boomerang. Riflessioni su guerra, terrorismo, islam e libertà di espressione
Chi ha creato Al Qaeda e utilizzato Daesh? Cosa non ci hanno detto sul caso Charlie Hebdo? Quali sono le responsabilità dei politici e dei media in questi drammi che esacerbano il razzismo e lo ""scontro di civiltà""""? La falsa promessa «meno guerre, meno colpi di stato» annunciata da Trump in piena campagna elettorale non trova spazio nel quadro geopolitico attuale che fa del terrorismo lo strumento principale della politica estera statunitense. Noto analista delle strategie imperialiste e della disinformazione mediatica, Michel Collon fa luce sul dossier del terrorismo come arma segreta per annientare i paesi che danno fastidio. Operazione Bin Laden in Afghanistan, e poi Bosnia, Kosovo, Caucaso, Iraq, Libia, Siria..."" -
Il muro della Hasbarà. Il giornalismo embedded de «La Stampa» in Palestina
«Il libro di Amedeo Rossi... (è) un'analisi meticolosa e puntigliosamente documentata di come certa stampa italiana mainstream informa i suoi lettori al riguardo delle politiche del governo e dell'autorità militare israeliani nei confronti del popolo palestinese.» (dalla prefazione di Moni Ovadia) «Lavoro importante questo di Amedeo Rossi su un tema già abbondantemente esaminato soprattutto in altri Paesi (lo stesso Rossi in una nota ricorda le opere più significative) ma con una decisiva differenza: avere concentrato l'attenzione solo su un quotidiano gli ha consentito di svolgere una disamina concreta, puntigliosa, certosina, inattaccabile.» (dalla postfazione di Ugo Giannangeli)