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Guerra nucleare. Il giorno prima. Da Hiroshima a oggi: chi e come ci porta alla catastrofe
Sembra di vivere nel film ""The day after"""" (1983), in quella cittadina del Kansas dove la vita scorre tranquilla accanto ai silos dei missili nucleari, con la gente che il giorno prima ascolta distrattamente le notizie sul precipitare della situazione internazionale, finché vede i missili lanciati contro l'URSS e poco dopo spuntare i funghi atomici delle testate nucleari sovietiche. Questo libro ricostruisce la storia della corsa agli armamenti nucleari dal 1945 ad oggi, sullo sfondo dello scenario geopolitico mondiale, contribuendo a colmare il vuoto di informazione creato ad arte su questo tema di vitale importanza. Si è diffusa la sensazione che una guerra nucleare sia ormai inconcepibile e si è creata di conseguenza la pericolosa illusione che si possa convivere con la Bomba. Ossia con una potenza distruttiva che può cancellare la specie umana e quasi ogni altra forma di vita. Lo possiamo evitare, mobilitandoci per eliminare le armi nucleari dalla faccia della Terra. Finché siamo in tempo, il giorno prima."" -
Con i miei occhi. Una testimonianza della repressione di Israele contro i palestinesi (1967-1973)
Espulsi dalle loro case e dalla loro terra nel 1948, i palestinesi vivono da allora in condizioni subumane nei campi-profughi dei Paesi arabi confinanti con Israele. Dopo la guerra dei Sei Giorni del giugno 1967, i palestinesi della Cisgiordania e della regione di Gaza si sono trovati sotto l'occupazione israeliana. Imprigionati, torturati, limitati nei loro movimenti, hanno subito la confisca delle loro proprietà e patito numerose altre forme di oppressione e discriminazione. Con i miei occhi di Felicia langer è la testimonianza diretta di questa spietata repressione che le autorità israeliane praticano ormai da 70 anni, con l'ausilio di una legislazione definita ""peggiore di quelle del regime razzista in Sudafrica"""" - nell'espressione dell'arcivescovo anglicano Desmond Tutu."" -
Papa Francesco marxista? Innovazione e continuità nella dottrina sociale della Chiesa
Papa Bergoglio rompe in modo ""rivoluzionario"""" la tradizione curiale, attenta a conservare equilibri di potere interni, e affronta di petto le questioni cruciali del 21º secolo, qui e ora."" -
Che fare? Una riflessione sulla crisi dell'occidente nell'epoca del finanzcapitalismo
Se dovessi sintetizzare, con una frase, il motivo fondamentale per cui la ""sinistra"""" è sostanzialmente scomparsa nel nostro paese, ed è in via di estinzione in Europa, userei questa semplice espressione """"Il mondo è radicalmente cambiato e noi non ce ne siamo accorti"""". Il ceto politico ed intellettuale della sinistra non ha saputo cogliere il senso e la profondità delle trasformazioni radicali del sistema capitalistico, intervenute dopo la sua fase espansiva, oggi ormai esaurita in quel mondo definito come """"Occidente"""". Questa incapacità, priva di consapevolezza, ha generato la progressiva marginalizzazione del ruolo della sinistra politica europea, svuotandola all'interno e rendendola sterile quanto alla possibilità di incidere sui processi reali. In questa situazione serve a poco, anzi risulta direi assolutamente fuorviante, sventolare vessilli e rinnovare giuramenti; molto più utile, congruo e rivoluzionario sarebbe invece interrogarsi, senza pregiudizi e riserve mentali, per cercare di comprendere, e quindi di ritrovare una strada che abbia una prospettiva sensata. Introduzione di Giuseppe Zambon."" -
Progetto Apocalisse. I piani del Pentagono per la guerra nucleare
Paul Johnstone, padre della saggista e scrittrice Diana, dopo gli studi compiuti in Europa viene chiamato a far parte di un think tank del governo Roosevelt in pieno New Deal. Durante la Seconda guerra mondiale opera nell'intelligence in Asia e dopo il conflitto farà parte per due decenni di un gruppo di analisti del Pentagono al più alto livello. Partecipa alle analisi e alle pianificazioni di attacchi nucleari aerei con calcolo delle percentuali di perdite umane sui territori bombardati. La sua testimonianza in prima persona descrive i personaggi e l'atmosfera nella quale avvenivano queste ricerche. Il titolo originale del libro è ""From M.A.D. to Madness"""", (Da Folle a Follia), dove M.A.D. è l'acronimo di Mutually Assured Destruction (Distruzione Reciproca Assicurata). """"Progetto Apocalisse"""" è un resoconto dettagliato e agghiacciante della pianificazione della guerra nucleare da parte del Pentagono, fondato sui vent'anni di esperienza interna di Paul H. Johnstone. Nei suoi aggiornamenti e note esplicative Diana Johnstone dimostra che non è stato tratto alcun insegnamento dai disastri effettivi e sfiorati del passato; con la sua rinnovata aggressività e il suo armamento nucleare potenziato la classe politica degli Stati Uniti ha dato il via a un nuovo round di follia nucleare»."" -
De finitudine. (Sulla nozione di finito e su altre questioni oziose)
Nella storia del pensiero filosofico il tema del ""nulla"""" e della """"finitezza"""" è stato dibattuto fino alle conseguenze estreme della riduzione hegeliana della negatività ad esito della natura ostensiva del linguaggio. Cogliendo la matrice di tale processo nella scissione aristotelica dell'""""oùoia"""", Giorgio Agamben ritrovava, tuttavia, in tale frattura la ragione non solo di ogni metafisica - costituente di per sé il tema originale della filosofia - ma di ogni scienza che, muovendosi più o meno consapevolmente nell'ambito tracciato dalla metafisica, presupporrebbe, comunque, la differenza tra l'indicare ed il significare. Impostazione, questa, che ha determinato nell'arco degli ultimi duemila anni una sorta di divaricazione della filosofia dagli assunti metodologici del pensiero scientifico ed una sottovalutazione delle risposte da questo fornite all'enigmaticità tematica del """"nulla"""". Avendo, tuttavia, la fisica attuale posto al centro della sua ricerca l'informazione, la scienza è tornata per qualche verso a dialogare con la filosofia secondo una consuetudine originaria. La natura del rapporto dell'osservatore con il mondo, inteso come sistema niente affatto oggettivo di relazioni univoche - ripropone, peraltro, in altra forma, quella relazione - coincidente, per Paul Chauchard, con lo psichismo riflesso - che, una volta nata come effetto di un gioco di probabilità, non potrebbe essere colta in seno al cosmo come una semplice struttura passeggera. Prospettiva, questa, nella quale le nozioni di """"finitezza"""" e di """"nulla"""" altro non denoterebbero, in una comune prospettiva gnoseologica, che la definitiva estinzione di tale super-struttura, la scomparsa del suo sguardo dal mondo."" -
Il funerale di Rosa Luxemburg
Qui raccontiamo la storia di due vite consumate in una breve stagione, ma vissute con un'intensità atta a risvegliare le disorientate masse lavoratrici che procedevano a stento fra le lusinghe dell'industrializzazione che avanzava e l'inquietudine provocata da un reale stato di bisogno che di giorno in giorno diventava sempre più insopportabile. È passato un secolo dalla morte di Rosa Luxemburg, eppure la sua nitida visione della catastrofe che avrebbe distrutto la Germania e travolto l'intera Europa con il dramma della guerra, meraviglia ancora gli storici e gli studiosi. L'energia profusa dalle sue parole, mai piegate dalla dura repressione di cui Rosa fu vittima, raccolgono ancora oggi un riconoscimento ampio, quasi totale, come pochi personaggi riescono a realizzare. -
Libazar e terra
"Dal sottotitolo """"sonata a quattro mani in due tonalità"""" apprendiamo che si tratta dello scritto comune di due autori, entrambi musicisti, Julia Sigmond ungherese, e Sen Rodin italiano. Sulla dichiarata forma di sonata e sulle due tonalità è opportuno fare qualche considerazione dato che queste espressioni metaforiche esprimono perfettamente l'originale struttura dell'opera. Fin dalle prime pagine si nota l'intreccio di due serie di eventi: la prima ha luogo su Libazar, pianeta gemello di Terra, situato in un'altra galassia, a 40.000 anni-luce dalla Via Lattea. La seconda ha luogo sulla nostra Terra. Alcuni dei personaggi viaggiano da un mondo all'altro, influenzandone gli eventi. Nel capitolo 41 appare il terzo scenario: il Sottosuolo di Libazar, retto dai robòtidi (discendenti dei robot). La lettura di questa """"Sonata a quattro mani in due tonalità"""" è stata per me un'esperienza di valore che ha arricchito la mia mente e la mia fantasia."""" (Dalla prefazione di Luiza Carol)" -
Un Sessantotto lungo una vita
"Questo scritto viene pubblicato in Germania nel catalogo della mostra sul '68 del Dipartimento federale per la cultura politica. Lascio ai miei lettori questo lungo testo su quello che considero il periodo più significativo nella storia recente del nostro paese, il decennio '68-'77. Un decennio di cui non si dovrebbe perdere la memoria e di cui si devono contrastare le analisi strumentali, quelle fatte con facile senno di poi, spesso denigratorie, o mettendo al centro le scelte opportuniste e il degrado politico e morale di alcuni personaggi allora molto in vista. Si tratta anche di una mia esperienza personale di grandissima intensità e che alle radici molto lontane nel tempo aggiunge un retaggio che non muore."""" (Fulvio Grimaldi). Prefazione di Vladimiro Giacché." -
I castelli in aria della scienza. Le mirabolanti (dis)avventure del signor Niemand nel paese di Physilandia
Come sostiene la fisica odierna, se non si comprende la scienza non si può capire il mondo contemporaneo. D'altro canto, la scienza non corrisponde affatto ai cliché con cui di solito la sua natura viene presentata alla pubblica opinione. La vera scienza ha ben poco in comune con tali stereotipi. Scoprire cosa si cela dietro questi luoghi comuni sarà per il lettore un po' come vedere per la prima volta l'altra faccia della luna. E lo potrà fare solo qui. Per contro, ancora meno noto ai comuni mortali è il fatto che la scienza intrattiene strette relazioni parentali con la fede e che la teologia biblica si trova direttamente all'interno dei suoi sofisticati sistemi di pensiero. Ne è un ingrediente essenziale. D'altro canto, come nel caso della scienza, anche la confessione cristiana non ha alcuna somiglianza con gli edulcorati luoghi comuni tramite cui la si dipinge. Tutt'altro. Il suo vero volto, anzi, è più il ritratto che Dorian Gray. Se venire a sapere che scienza e teologia, oltre ad aver dato luogo alla loro simbiosi, hanno natura ben diversa rispetto alle loro immagini più convenzionali, dovrebbe quanto meno lasciare basito il lettore, cosa dirà mai questi quando scoprirà che entrambe erogano insostituibili servizi di ogni tipo a favore del capitale? D'altronde, si può capire ben poco del modo di produzione capitalistico e dell'attuale società se prima non si è capito quali dirimenti funzioni scienza e teologia svolgano in nome e per conto dei loro interessi di fondo, per l'assoggettamento degli individui al potere del capitale. Il che a sua volta presuppone naturalmente che si sia compreso, tramite le sottili e più originali spiegazioni di Marx, che cosa quest'ultimo veramente sia. Questo volume propone un'analisi nel mondo occidentale che possa spiegarvi come stanno effettivamente le cose nel regno tenebroso della teologia, in quello apparentemente opposto della cosiddetta conoscenza disinteressata e in ultimo della riproduzione del dominio. Spiegare l'intreccio di quelle tre potenze e la sinergia a cui mette capo la loro alleanza più intima non è un'impresa da poco. Tanto di cappello dunque al lettore che insieme al sig. Niemand deciderà di entrare nei meandri della realtà occidentale per avventurarsi in sua compagnia nelle surreali terre emerse e spesso sommerse di ""Physilandia"""". L'attende in effetti un esclusivo """"tour de force"""" - ora tragico ora comico, ora paradossale ora allarmante, sempre tuttavia originale - ai confini dell'ignoto e attraverso continenti sconosciuti. Gli auguriamo buon viaggio."" -
Domani è il '68. 50 fogli di diario quasi-privato di un militante
È la vigilia del '68. Mentre si avvertono le prime avvisaglie della ""grande esplosione"""", i gruppi rivoluzionari, che consumano la loro rottura con il riformismo ed il revisionismo dei partiti della sinistra istituzionale, dibattono la questione del nuovo partito rivoluzionario e ne tentano la pratica costruzione. È la fine di un'epoca e l'inizio di una nuova stagione di lotte? Il '68 darà in parte una risposta a questa domanda. In questo diario, attraverso la problematica del rapporto """"privato-politico"""" di un militante, traspare lo sforzo di condurre a fondo la rottura con le posizioni del tradimento di classe, distruggendo nel contempo il mito del partito-chiesa, per una nuova prospettiva rivoluzionaria."" -
Tilèt dël Partì comunista
La posizione di Pasolini nei confronti del dialetto è sia affettiva - legata al ricordo dell'infanzia e della madre - sia politica, ovvero schierata contro quel paradigma che vorrebbe fare del dialetto un'espressione meramente locale e di scarso valore nazionale. L'attenzione - critica e linguistica - dedicata dallo scrittore friulano alla letteratura dialettale ci è sembrata di cosi vasta portata da giustificare l'uso della sua penna come introduzione a questo Focus. ""Il contadino che parla il suo dialetto è padrone di tutta la sua realtà"""". Così scriveva Pier Paolo Pasolini in Dialetto e poesia popolare, testo critico del 1951 dedicato alla differenza esistente tra poesia dialettale e poesia popolare. Ma sull'argomento lo scrittore tornerà più e più volte, tra il 1944 e il 1958. Il suo rapporto con la lingua sarà sempre e prima dì tutto emotivo: col friulano delle poesie giovanili, ma anche col romanesco di Ragazzi di vita. Una vita violenta e Accattone; col napoletano del Decameron o l'abruzzese del Vangelo secondo Matteo. Pasolini vedeva nel dialetto l'ultima sopravvivenza di ciò che ancora è puro e incontaminato. Come tale doveva essere """"protetto"""", per questo - nel 1943 - aprirà una scuola per l'insegnamento del friulano accanto all'italiano. Deperimento verrà bloccato sul nascere dal provveditorato di Udine, ma Pasolini lo riproporrà due anni più tardi con la fondazione dell'Academiuta di tenga furlana, una sorta di laboratorio linguistico attraverso il quale cercherà di rendere onore al friulano occidentale, fino ad allora realtà linguistica soltanto orale, rintracciandone le radici storiche trecentesche e nella tradizione romanza. Partendo da Dialet, lenga e stil del 1944, in cui si adopera nel fanalizzare il rapporto tra la lingua nazionale e il dialetto locale - risalendo addirittura ai tempi in cui il latino era lingua ufficiale e l'italiano soltanto un dialetto - sono molti i testi in cui l'autore ripercorrerà le origini storiche, geografiche e culturali della tradizione orale. Ne citiamo soltanto tre, scelti unicamente per l'ampiezza delle considerazioni in essi contenuti: """"Sulla poesia dialettale"""" del 1947, """"Pamphlet dialettale"""" apparso tra il 1952 e il 1953, """"Passione e ideologia"""" composto tra il 1948 e il 1958. Il primo è un'accurata analisi dei grandi dialettali dell'Ottocento, corredata da una fine osservazione delle influenze romantiche sulla scelta del dialetto come mezzo espressivo più """"autentico""""."" -
Capire lo stato di Israele. Ideologia, religione e società
Questo testo è un invito alla riconciliazione con l'ebraismo: esso segna con la precisone di un bisturi una netta linea di separazione fra lo spirito ebraico e il cancro sionista. Esso denuda l'inganno in cui cadono coloro che, rinnegando religione e morale, sono proiettati verso le ingannevoli lusinghe del mondo. Un ebreo con la mente aperta, leggendo questo libro, scoprirà la parte migliore di sé stesso. -
La civiltà infelice. Ascoltare il cuore e tornare alla natura
Cosa sarà che ci fa volere di tutto, anche se è di niente che abbiamo bisogno? Perché non troviamo pace? Finché inseguiremo il progresso, non la troveremo di certo. L’incontentabilità è segno di infelicità! Mentre ci seduce con promesse a cui sembra illogico dire di no, il progresso insidia i nostri bisogni più intimi e inestinguibili, quelli biologici. È un attacco sleale alla felicità. Dal punto di vista di Madre Natura, il progresso è un capriccio inspiegabile: una creatura disdegna la vita per la quale è predispota??? Un pesce non può vivere fuor d’acqua. Contrastando la nostra natura ci infognamo nella devianza, ci abbrutiamo e smarriamo la sintonia col cosmo. Le altre civiltà hanno avvertito la blasfemia del progresso e si sono fermate. Solo noi continuiamo a cavalcarlo con cieca voluttà; e non paghi, dato che progresso vuol dire anzitutto armi progredite, costringiamo le altre civiltà alla nostra stessa infelicità o a scomparire. -
Tesori d'arte della Serbia medievale. Un viaggio tra Oriente e Occidente
«Nel Medioevo proprio l'Italia fu, per vicinanza geografica, politica e culturale, la principale cassa di risonanza per la diffusione in Occidente di suggestioni bizantine e balcaniche. Purtroppo il debito contratto con quel mondo è stato a lungo quasi ignorato, a causa di secolari pregiudizi, incentivati anche dalla scarsa informazione sulla reale consistenza di un patrimonio, i cui maggiori monumenti sono in buona parte riaffiorati tra fine '800 e inizi del '900: salvo pochi vertici, l'intera arte bizantina è stata a lungo conosciuta in Italia soprattutto tramite opere tarde, o periferiche e «provinciali», che non rendono giustizia alla sua grandezza». -
Domino
Milano, fine anni Settanta. Pietro Belli possiede una fiorente azienda di cosmetici. Nel 1982 subisce un’estorsione da parte di malavitosi locali legati alla mafia siciliana e alla ’ndrangheta calabrese. Persecuzioni, debiti, usura; un effetto domino che percorre il romanzo e lo incalza fino all’epilogo. Accanto a Pietro ci sono Maria, la moglie, e i loro tre figli che vivono l’intera vicenda, ognuno nella trama della propria vita quotidiana. La narrazione della storia da parte dei cinque protagonisti è una testimonianza intima, un racconto umano, che denuncia gli effetti socio-politici di una città in espansione economica, in cui il potere pubblico e la criminalità stabilivano strette relazioni. Travolti da una sequenza di fatti drammatici, rifletteranno sull’assenza e sull’ambiguità della giustizia e, lentamente, si libereranno dai valori fatui di quell’epoca d’oro. -
Manifesto do partïo comunista. Testo genovese
La posizione di Pasolini nei confronti del dialetto è sia affettiva — legata al ricordo dell'infanzia e della madre —sia politica, ovvero schierata contro quel paradigma che vorrebbe fare del dialetto un'espressione meramente locale e di scarso valore nazionale. L'attenzione — critica e linguistica — dedicata dallo scrittore friulano alla letteratura dialettale ci è sembrata di cosi vasta portata da giustificare l'uso della sua penna come introduzione a questo Focus. «Il contadino che parla il suo dialetto è padrone di tutta la sua realtà». Così scriveva Pier Paolo Pasolini in ""Dialetto e poesia popolare"""", testo critico del 1951 dedicato alla differenza esistente tra poesia dialettale e poesia popolare. Ma sull'argomento lo scrittore tornerà più e più volte, tra il 1944 e il 1958. Il suo rapporto con la lingua sarà sempre e prima di tutto emotivo: col friulano delle poesie giovanili, ma anche col romanesco di """"Ragazzi di vita"""", """"Una vita violenta"""" e """"Accattone""""; col napoletano del """"Decameròn"""" o l'abruzzese del """"Vangelo secondo Matteo"""". Pasolini vedeva nel dialetto l'ultima sopravvivenza di ciò che ancora è puro e incontaminato. Come tale doveva essere """"protetto"""", per questo — nel 1943 — aprirà una scuola per l'insegnamento del friulano accanto all'italiano. L'esperimento verrà bloccato sul nascere dal provveditorato di Udine, ma Pasolini lo riproporrà due anni più tardi con la fondazione dell'Academiuta di lenga furlana, una sorta di laboratorio linguistico attraverso il quale cercherà di rendere onore al friulano occidentale, fino ad allora realtà linguistica soltanto orale, rintracciandone le radici storiche trecentesche e nella tradizione romanza. Partendo da """"Dialet, lenga e stil"""" del 1944, in cui si adopera nell'analizzare il rapporto tra la lingua nazionale e il dialetto locale — risalendo addirittura ai tempi in cui il latino era lingua ufficiale e l'italiano soltanto un dialetto — sono molti i testi in cui l'autore ripercorrerà le origini storiche, geografiche e culturali della tradizione orale. Ne citiamo soltanto tre, scelti unicamente per l'ampiezza delle considerazioni in essi contenuti: """"Sulla poesia dialettale"""" del 1947, """"Pamphlet dialettale"""" apparso tra il 1952 e il 1953, """"Passione e ideologia"""" composto tra il 1948 e il 1958."" -
La squadra d'urto della CIA. Cuba, Vietnam, Angola, Cile, Nicaragua...
Per quanto si cerchi, non se ne potrà trovare un altro con gli stessi precedenti. È stato il gruppo di manovali di azioni clandestine e terroristiche più efficace e leale prodotto dalla Central Intelligence Agency statunitense, CIA. È stata una Squadra d'Urto, una squadra di punta. Questo gruppo è stato utilizzato in diverse parti del globo terracqueo. Cuba, Vietnam, Laos, Repubblica Dominicana, Angola, Congo, Argentina, Cile, Nicaragua: sono alcuni dei Paesi che hanno patito il suo passaggio. Ma le sue azioni devastanti sono arrivate anche in Canada, Francia, Italia, Messico, etc. La sua impronta è stata lasciata perfino in azioni all'interno della stessa propria Nazione. -
Cosa ti porti dietro? (se sai di non tornare più). 15 storie vere di chi ha deciso di rifarsi una vita in un paese lontano
"Un giorno fuggirò!"""". Te lo sei mai detto? Fuggire da cosa? Dalle tasse, dalle bollette, dalla burocrazia, dal quartiere dormitorio, dalle solite facce del bar, dal coniuge, dalla politica, dalle serate monotone davanti al televisore? C'è sempre un momento in cui si pensa di mollare, magari senza un motivo vero. Guardi la TV e vedi quello che è emigrato nell'isola dei Caraibi oppure il ricercato che addirittura ha cambiato connotati. Come avranno fatto ad organizzare tutto e come potrei riuscirci io? La convinzione che la vita è eterna ti fa rimandare all'infinito le tue scelte e le paure che hai dentro ti suggeriscono l'alibi. Meglio lasciarlo agli avventurieri, a chi non ha né legami né mutuo. Un giorno forse... I racconti contenuti nel libro, tratti da storie vere, fanno capire che non è necessario essere stressati o inseguiti per voler fuggire. È un pensiero latente che sonnecchia in ognuno di noi!" -
Manifesto de'l partido comunista. Tradusion in lengua veneta
La pozision de Pasolini par la lengua mare la ze tanto afetiva – ligà a'l recordo de l'infansia e de la mare – cuanto polìtega, a dir schierà contro chel paradigma che'l vorìa far de'l dialeto na espresion solche locale e de scarso valor nasionale. L'atension – crìtega e lenguìstega – dedegà da'l scritor furlan a la letaradura dialetale la ne ze paresta cusì granda da justifegar el dòparo de la só pena par introdusion de 'sto laoro. «El contadin che'l parla inte'l só dialeto el ze paron de tuta la só realtà». Cusì el scrivéa Pier Paolo Pasolini rento Dialetto e poesia popolare, testo crìtego de'l 1951 dedegà a la difarensa che A se cata tra poezìa dialetale e poezìa popolare. Ma'l scritor el ghe tornarà pì volte par 'sto argomento intra'l 1944 e'l 1958. El só raporto co la lengua el sarà, vanti de tuto, emotivo: co'l furlan de le poezìe de la zoventù, ma anca co'l romanesco de Ragazzi di vita, Una vita violenta e Accattone; co'l napoletan de'l Decamerón o l'abruseze de'l Vangelo secondo Matteo. Pasolini el vedéa inte'l parlar famejare l'ùltema soravivensa, sendo ncora scieto e incontaminà. E par cuel el gavéa da èsar ""proteto"""", propio par 'sta razon inte'l 1943 el verzarà na scola par l'insenjamento de'l furlan da rente de l'italian. 'Sto espari- mento el venjarà sofegà vanti de nàsar da'l proveditorado de Ùdine, ma Pasolini el lo tirarà fora do ani pì tardi co la Fondasion de l'Academiuta di lenga furlana, na sorte de laboratorio lenguìstego da ndove che'l sercarà de réndarghe onor a'l furlan osidentale, che fin a chel momento el jera na realtà lenguìstega solche orale, catàndoghene le raize stòreghe trezentesche inte la tradision romansa. Scomisiando da Dialet, lenga e stil de'l 1944, indóe che'l se inpresta par analizar el raporto intra la lengua nasionale e'l dialeto locale – ndando indrìo fin cuando che'l latin el jera lengua ofisiale e l'italian solche un dialeto, sosiolenguistegamente parlando, e anca parlà da gran pochi – i ze tanti i testi indóe che l'autor el ghe va drio a le orìzene stòreghe, jeogràfeghe e culturale de la tradision orale. A ghe ne mensonemo solche tre, sernìi par l'anpiesa de le considarasion che i ga: Sulla poesia dialet- tale de'l 1947, Pamphlet dialettale venjesto fora intra'l 1952 e'l 1953, Passione e ideologia scriest intra'l 1948 e'l 1958.""