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L' urlo del muflone
La misteriosa Francesca torna dal passato sconvolgendo la vita di Giovanni, anziano proprietario di un hotel ormai caduto in rovina, nonostante si trovi nella posizione più esclusiva dell'isola del Giglio. L'anello di congiunzione fra Giovanni e Francesca, nonché fra passato e presente, è Marco, figlio dell'albergatore fuggito lontano senza che il padre ne abbia mai compreso il vero motivo. Da piccoli Marco e Francesca, giocando sulla spiaggia, si erano giurati amore eterno. Il desiderio di mantenere quella promessa li tiene legati per sempre, con un invisibile filo, sottilissimo ma indissolubile. Il destino dà una mano a ricomporre un puzzle sconclusionato in cui persone e sentimenti trovano gradualmente la loro giusta collocazione. Il coraggio di osare permette alla protagonista di realizzare i sogni più ambiziosi oltrepassando il mare delle sue paure e delle insicurezze. -
Padre se anche tu non fossi
"Questo volume ha molto di autobiografico. Poiché le vite di tutti in fondo possono facilmente essere declinate come fossero romanzi, sceneggiature autentiche per nascenti fiction di cui il lettore può essere spettatore con gli occhi della mente, ecco: vivete la mia storia, ve la affido.""""" -
Frammenti di metafisica del quotidiano
Il titolo a prima vista spaventa; la nostra mente corre alla Metafisica e ai grandi filosofi moderni e dell'antichità che si sono avventurati nei suoi territori complessi e misteriosi. Un po' più rassicurante la parola ""Frammenti"""" che la precede. """"La vita quotidiana - come dichiara l'autrice - con i suoi ritmi prevedibili, è forse l'antidoto che abbiamo alle nostre paure più profonde. In ogni caso è nella trama del quotidiano e ancor più nelle improvvise, inaspettate aperture di essa, che si può intravedere un senso dell'esistenza"""". Da qui la metafisica del quotidiano: immagini e personaggi che all'inizio sembrano inessenziali, passano da essere puro sogno a una visione diafana della realtà, dalle gemelle vestite di grigio al pescatore muto, al guru e tanti altri. Il mistero, l'ambiguo, il tragico, la ricerca di se stessi ci appaiono sotto una luce particolare """"... è il momento in cui - citando Montale - sembra che le cose si abbandonino e stiano per svelare il loro ultimo segreto""""."" -
Al di là della gioia. Il lato nascosto dell'essere madre
Cosa si cela ""al di là della gioia""""? Quali sono le so?erenze che un'esperienza intensa come quella della maternità si porta dietro?Dopo molti anni, tramite una lettera, una madre confessa a sua ?glia il travaglio che ha dovuto a?rontare dopo la sua nascita, caratterizzato dal dolore derivante dalla convinzione di non essere all'altezza del compito e dall'incapacità di accettare il cambiamento della propria vita. Un romanzo epistolare toccante, intenso, un invito a non vergognarsi delle proprie debolezze e ad avere il coraggio di accettare l'oscuro che si nasconde dentro di sé, per a?rontarlo e ritrovare la gioia perduta."" -
Milano. Coloring tour. Ediz. italiana e inglese
"Coloring tour"""" è un nuovo concetto di libro da viaggio: un carnet da colorare, dialogando con gli originali disegni di Giuseppe Di Lernia e Daniele Morganti, e una guida, da leggere, per scoprire curiosità e notizie sulle più belle città d'Italia." -
Roma. Coloring tour
È un nuovo concetto di libro da viaggio: un carnet da colorare, dialogando con gli originali disegni di Silvia Stecher, e una guida da leggere, per scoprire curiosità e notizie sulle più belle città d'Italia. -
I voli dell'Ariosto
La mostra ""I voli dell'Ariosto"""" ha una particolare importanza nella vita di Villa d'Este. Quando osservata in prospettiva, la mostra segna infatti un momento di passaggio, una sorta di linea di crinale. Un prima e un dopo. Il primo versante del crinale è costituito dalla fase recente del museo, che in questa sede pare giusto rappresentare a volo d'uccello. La villa ha goduto e sta godendo di una fortuna crescente presso il pubblico, tanto da occupare ormai stabilmente il primo posto nei musei e aree archeologiche di Tivoli e delle sue immediate vicinanze. I numeri, presi nella loro nudità, parlano di cinquecentomila spettatori annui. E questo sebbene l'edificio e ancor più il parco - con i suoi rinomati giochi idrici, le sue fontane e le sue grotte mal si interfaccino con i mesi più freddi. Non basta. I numeri vanno d'accordo con un indice di gradimento impeccabile. Merito di una gestione lungimirante e accorta, che ha saputo tenere unite la manutenzione programmata delle strutture a una serie di iniziative culturali di qualità."" -
350 anni di creatività. Gli artisti dell'Accademia di Francia a Roma da Luigi XIV ai nostri giorni
"L'Accademia di Francia a Roma celebra i trecentocinquant'anni della propria esistenza con un'esposizione incentrata sull'attività creativa degli artisti che vi hanno lavorato, come borsisti in residenza o come direttori. Questo lungo arco di tempo e il gran numero di borsisti passati per l'istituzione (1944 secondo i nostri calcoli) induce a uno sforzo di sintesi. La mostra e il catalogo si concentrano su alcune linee guida trasversali, come la dimensione politica dell'istituzione, la questione dell'espatrio e del legame con Roma, e un certo rapporto con la forma, in particolare con il corpo umano o con il nudo maschile."""" (Jérôme Delaplanche)" -
Il mio nome è cavallo. Immagini tra Oriente ed Occidente. Catalogo della mostra (Milano, 5 luglio-25 settembre 2016). Ediz. italiana e francese
La mostra ""Il mio nome è cavallo"""" è ispirata al libro """"Il mio nome è rosso"""" di Orhan Pamuk e affronta il tema della convivenza fra culture e popoli diversi. Ambientato ad Istanbul alla fine del XVI secolo, il romanzo di Pamuk narra della storia d'amore tra Nero e la vedova §ekùre, del libro commissionato dal sultano ottomano Murad III (r. 1574-1595) per farne dono al doge veneziano, dei miniatori che facevano uso delle tecniche occidentali della prospettiva e del ritratto, dei tormenti e delle paure che guidarono la mano del loro assassino, del sacrificio di Nero per scoprire - per mezzo del disegno di un cavallo - chi egli fosse tra i vari maestri della scuola; tratta quindi del conflitto, che continua ancora oggi nel mondo islamico, tra modernità e tradizione. Il percorso della mostra, sullo sfondo di un panorama aperto, da Venezia alla Turchia, usa anch'esso l'immagine al centro dell'intreccio di Pamuk, il cavallo, per dimostrare quanto sia grande e profonda la relazione che lega Oriente e Occidente, parti integranti di una stessa unità. La mostra Il mio nome è cavallo rilega tra loro alcune pagine di senso, così come sono scritte nella materia e nella forma degli antichi oggetti esposti, e ricorda la capacità dei disegni e delle stampe di penetrare, con la loro forza, anche là dove agli uomini era impedito (e spesso lo è ancora) l'accesso, portando agli uni le idee e le scoperte degli altri e compartecipando alla costruzione di quel sapere millenario che ha concorso a definire l'idea di umanità."" -
Omaggio a Renzo Mongiardino (1916-1998) architetto e scenografo. Catalogo della mostra (Milano, 28 settembre-11 dicembre 2016). Ediz. illustrata
Renzo Mongiardino è stato uno dei più celebri architetti d'interni del secondo Novecento. Genovese di nascita, ma milanese d'adozione, ha saputo coniugare una straordinaria capacità inventiva con un gusto eccentrico nell'allestimento di abitazioni e spettacoli. Profondo conoscitore di materiali decorativi e della storia dell'arte, al principio degli anni Cinquanta Mongiardino non si lascia incantare dai precetti del Movimento Moderno ma getta i ponti verso il passato, collaudando una multiforme attività professionale incentrata su una poliedrica rivisitazione dell'antico. Tuttavia la storia dell'architettura del XX secolo, quella che sta scritta sui manuali, ha trattato fugacemente questa personalità che oggi la città di Milano ha deciso di mettere sotto i riflettori a beneficio del grande pubblico, dedicandogli una mostra-omaggio. Nella cornice del Castello Sforzesco va in scena l'intero percorso cronologico del grande architetto: dalla famiglia d'origine al successo degli anni Sessanta e Settanta (con le prestigiose committenze Onassis, Rothschild e Thyssen), dalla casa-studio milanese e dall'amicizia con la pittrice Lila De Nobili alla residenza newyorkese di Peter Sharp, vero marchio estetico dell'autore, passando poi per le più significative opere per il cinema e il teatro (dalla Scala a Covent Garden) fino agli ultimi e grandiosi progetti come quello per una città ideale. -
Bossi e Goethe. Affinità elettive nel segno di Leonardo
Le due città di Milano e Weimar sono unite, all' inizio dell' Ottocento, a un'amicizia intellettuale che nasce dall'interesse di Goethe e del suo mecenate, il granduca Carl August di Sassonia Weimar Eisenach, per il Cenacolo di Leonardo. Il pittore Giuseppe Bossi, su incarico di Eugène de Beauharnais, a partire dal 1807 lavora per realizzare una copia del celebre dipinto: da questo impegno nasce un cartone dell'intera composizione oggi conservato a San Pietroburgo, un dipinto che riproduce l'originale di Leonardo, perduto durante la Seconda guerra mondiale e, infine, la pubblicazione, nel 1811, di un volume dal titolo Del Cenacolo di Leonardo da Vinci Libri quattro, tanto apprezzato da Goethe da spingerlo a scrivere un saggio sul Cenacolo di Leonardo. I lucidi che Bossi trae dalle tre più importanti copie d'epoca del dipinto, da cui derivano i fogli conservati nella Raccolta Bertarelli del Castello Sforzesco di Milano, sono acquisiti da Carl August in occasione del suo soggiorno milanese del 1817, dopo la morte del pittore, grazie alla mediazione di Gaetano Cattaneo, amico fraterno di Bossi, e sono oggi conservati nelle raccolte artistiche di Weimar. E questi stessi lucidi sono serviti per la realizzazione di una copia a mosaico del Cenacolo nella Minoritenkirche, la chiesa nazionale degli italiani, di Vienna. -
Vivere con le statue. La scultura a Firenze nel XV secolo e le sue funzioni nello spazio urbano. Ediz. bilingue
Questo volume raccoglie otto saggi di altrettanti storici dell'arte italiani, francesi e americani intorno a un popolo di statue e alle statue in mezzo a un popolo: da un lato, infatti, a partire dall'inizio del XV secolo, i fiorentini fanno della scultura a tutto tondo un mezzo decisivo di propaganda politica, civile e religiosa, dall'altro, la scultura invade lo spazio urbano nei luoghi più strategici, dove influenza le relazioni sociali. Dalla residenza patrizia, al palazzo pubblico, alla chiesa, passando per piazze e giardini, queste opere innovatrici si caricano di molteplici significati simbolici. Le modalità di committenza, gli usi della scultura, la ricezione delle opere sono qui analizzati attraverso l'esame dei generi maggiori come i busti-ritratto, gli stemmi, le statue civiche o i crocifissi, offrendo così un vasto panorama della scultura del primo Rinascimento. -
Ecce gatto. 24 libere ore nella mia vita. Ediz. a colori
Impertinente e indisponente tricolore dallo sguardo pitonesco, la gatta Birba è una collaboratrice autonoma di Officina Libraria, nel senso che decide sempre lei come, quando e perché (in genere perché ha fame) entrare o uscire dalla casa editrice. E non solo, anche le mura della sua casa accogliente, che divide con Padamu, sono troppo strette per contenere il suo spirito libero: per ritrarla dal vero, ora per ora, in una delle sue giornate esemplari, Jack Tow ha inseguito l’intraprendente esploratrice nelle sue scorribande notturne e l’ha stanata nei suoi nascondigli diurni, fermandone con il suo segno sferzante le espressioni più tipiche e penetranti. Ogni situazione, colta da colori accesi e intensi come la sua personalità, è commentata da una considerazione di Birba, tradotta dal Miao da Paola Gallerani che, grazie alla sua profonda conoscenza di questo articolato idioma, e della gatta, ha potuto condensarne irriverenza e spudoratezza. Questa raccolta scandita nel tempo, si configura come un piccolo pamphlet di pensiero libertino, corrispondendo in pieno a quanto affermato, sotto diverso segno, da Martin Luther King: «la mia libertà comincia dove finisce la vostra». -
Giuliano da Sangallo. Ediz. illustrata
Giuliano da Sangallo è uno dei maggiori architetti del primo Rinascimento. Erede di Brunelleschi e Alberti, a lui si deve l'introduzione di temi che saranno fondamentali per la grande stagione dei Bramante, Raffaello, Michelangelo, Palladio. Realizzò la prima villa umanistica per Lorenzo il Magnifico nelle campagne fiorentine a Poggio a Caiano, dove usò per primo il frontone tipico dei templi antichi sulla facciata di un edificio civile, un motivo che segnerà l'architettura classicista nei secoli successivi. Il suo oratorio di Santa Maria delle Carceri a Prato rimane un esempio chiave della chiesa rinascimentale a pianta centrale. Fiorentino per nascita e formazione, fu il capostipite di una dinastia di architetti e costruttori che, con il nipote Antonio da Sangallo il Giovane, sarà determinante nella costruzione della basilica di San Pietro e di palazzi quali il palazzo Farnese a Roma. A questa figura centrale della storia dell'architettura il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio e il Kunsthistorisches Institut in Florenz -Max-Planck-Institut hanno dedicato un importante seminario di studio a Firenze e Vicenza: gli esiti sono raccolti in questo volume. I saggi, basati su nuove ricerche, riflettono ogni aspetto della multiforme carriera di Giuliano - progettista, scultore, legnaiolo, modellista, architetto, ingegnere di fortificazioni, rilevatore, disegnatore e studioso di antichità-e tutti i luoghi in cui lavorò: Roma, Savona, Pisa, Napoli, Loreto, Prato e naturalmente la sua città natale, Firenze. -
La Ca' Granda da ospedale a università. Atlante storico-artistico
Due insegnanti della Statale raccontano il proprio luogo di lavoro. E si spalanca una cavalcata di immagini a colori attraverso oltre cinque secoli di storia milanese. A partire dal 12 aprile 1456 quando il duca Francesco Sforza posa la prima pietra dell'Ospedale Maggiore: una costruzione che poco più di cent'anni dopo Giorgio Vasari definirà: «luogo tanto ben fatto et ordinato che per simile non credo ne sia un altro in tutta Europa». Ospedale sì, ma anche - dagli anni Cinquanta del Novecento - una delle sedi di una delle grandi università italiane. L'osservatorio prende di mira essenzialmente le vicende storico-artistiche, ma questo non esclude incursioni nei campi contigui. Non mancano le scene madri (la fondazione, i bombardamenti della seconda guerra mondiale...) e i protagonisti dell'obbligo (dal Filarete a San Carlo) ma c'è spazio anche per episodi poco noti o trascurati: le immagini di culto dell'Ospedale, le insegne fasciste, il cardinal Montini, gli scontri del '68 e del 77, il mercatino di Largo Richini, Lucio Fontana, Camilla Cederna, Colpire al cuore... Viene alla ribalta una folla di personaggi minori che restituiscono il sapore della storia, in un caleidoscopio di citazioni spesso recuperate per la prima volta. Nelle lunghissime note si nascondono ritrovamenti, precisazioni, identificazioni nel mare magnum del patrimonio ospedaliero e universitario, così da dare vita a un vademecum che finora non esisteva. -
Gli allievi di Algardi. Opere, geografia, temi della scultura in Italia nella seconda metà del Seicento
Gli atti del convegno internazionale ""Gli allievi di Algardi"""", organizzato nel 2015 dal Kunsthistorisches Institut di Firenze e la Scuola Normale Superiore di Pisa, affrontano, in alcuni punti nodali, il tema della diffusione e della fortuna del linguaggio dello scultore bolognese Alessandro Algardi (1598-1654) non solo a Roma, dove lavorò fino alla fine della sua vita, ma anche nei principali centri artistici della penisola. Il punto di partenza è la produzione dei «giovani» di Algardi (Ercole Ferrata, Domenico Guidi e Girolamo Lucenti), con approfondimenti su singole opere e una riflessione su alcuni aspetti centrali della loro ricezione. Si prosegue poi con l'assimilazione del linguaggio algardiano fuori dalla città pontificia, prendendo in considerazione opere realizzate da suoi allievi a Napoli, Genova, Bologna, Siena e Firenze. La circolazione dei modelli del maestro in Italia nel medio e tardo Seicento permetterà di misurare le qualità dell'insegnamento algardiano anche alla luce delle declinazioni locali. Infine, si utilizzeranno alcuni punti di osservazione privilegiati, quali il rapporto con l'Antico, il dialogo tra pittura e scultura, le evoluzioni del rilievo tardo barocco, la fortuna nella guidistica."" -
Cola dell'Amatrice pittore. I giorni di Roma, gli anni dell'Appennino
È attraverso l'esperienza di Cola dell'Amatrice detto il Filotesio (Amatrice, 1480 circa-Ascoli Piceno, ante 1553) e del suo pervicace e alterno rapporto con Roma che meglio si può intendere la dialettica tra centro e periferie vissuta da un'intera generazione di artisti di confine, all'opera nelle propaggini appenniniche tra il Regno di Napoli e lo Stato della Chiesa. Pittori di professione, ma in realtà zingari e girovaghi attivi lungo i litorali adriatici o nelle valli pedemontane, avevano varcato prima di lui le porte di Ascoli e dell'Aquila, e Cola stesso ne aveva visti a decine di piccoli maestri assiepati alle pendici delle asperrime creste d'Abruzzo, d'Umbria e della Marca: la pittura di luce camerte, gli iperrealismi adriatici, i ""forastieri"""", gli """"oltremontani"""", i """"lombardi"""". Tante forme e diversi idiomi minori coesistevano su tali strade (crocevia economici prima che culturali): in astratto, Cola potrebbe quasi essere la lente con cui decifrare i modi e i tempi di diffusione dei principali linguaggi artistici in quelle terre. Insomma, viaggiò. Intese a suo modo Raffaello e Bramante a Roma, lavorò non solo in Ascoli e all'Aquila, ma anche a Subiaco, Farfa, Perugia, Città di Castello, Norcia e Amatrice, luoghi dove portò la sua """"rustica maniera"""". I risultati delle indagini comprese in questo libro prendono le mosse dalle fonti e dalla letteratura artistica che ha trattato del personaggio, da Vasari fino ai giorni nostri: si tratta di informazioni inedite, di approfondimenti sulla geografia artistica dei luoghi coinvolti, di affondi iconografici e di riflessioni di metodo, che restituiscono un profilo critico, biografico e professionale di Cola dell'Amatrice del tutto rinnovato."" -
Ululò e Ululè. Ediz. a colori
Lupi si nasce o si diventa? Scoprite che cosa ne pensano Ululò e Ululè, nati uguali e cresciuti diversi, al loro primo incontro! Età di lettura: da 3 anni. -
La cappella di san Giovanni Battista nella chiesa di san Rocco a Lisbona. Committenza, costruzione, collezioni. Ediz. a colori
La Cappella di San Giovanni Battista fu commissionata dal monarca portoghese Giovanni V nel quarto decennio del Settecento e fu interamente costruita a Roma, dove fu parzialmente esposta al pubblico nel 1747 e nel 1749 per poi essere smontata, trasportata e ricostruita nella chiesa di San Rocco a Lisbona. L'indagine sulla cappella che qui si pubblica comprende le ultime ricerche riguardanti la sua progettazione e la sua costruzione, senza tralasciare le collezioni di opere d'arte che si trovano al suo interno e quelle a essa connesse. Questo volume rappresenta un compendio delle ricerche di vari esperti sull'architettura, la scultura, i mosaici, i metalli e le collezioni di argenti, tessili, mobili e libri della cappella. Illustrato con una selezione di fotografie, esso consente di apprezzare la Cappella di San Giovanni Battista per il valore artistico dell'architettura come per quello degli apparati figurativi e decorativi. Prefazione di Pedro Santana Lopes. -
I libri che divorarono mio padre. La strana e magica storia di Vivaldo Bonfim
Candidato al Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2019. Categoria 11+rnrnUna delicata riflessione sulla difficoltà di crescere e sull'amore per la lettura, con scrittura di altissima qualità e di straordinaria immediatezza.rnrn""A un segno della nonna, presi le piccole scale che portavano alla soffitta e aprii la porta. Mi tremavano le mani. Sapevo che là dentro la soffitta era tutta piena di lettere che si fingevano morte ma – lo so bene, io – sarebbe bastato passarci sopra gli occhi che quelle sarebbero saltate su piene di vita.""""rnrnElias ha dodici anni ed è orfano. Prima che nascesse, suo padre, un impiegato che passava il tempo a leggere nell'ufficio in cui avrebbe dovuto lavorare, è scomparso ne """"L'Isola del dottor Moreau"""". Elias era certo che fosse banalmente morto d'infarto, ma per il suo dodicesimo compleanno la nonna gli regala le chiavi della soffitta in cui è stipata l'immensa biblioteca di suo padre e gli racconta la vera storia. Elias comincia allora una bulimica lettura di tutti i volumi che incontra nella biblioteca, seguendo le tracce lasciate da suo padre libro per libro, con l'intento di ritrovarlo, passando dal libro che l'ha divorato al """"Dottor Jekyll e Mister Hyde"""" e attraversando una serie di classici della letteratura d'avventura fino ad arrivare a """"Delitto e castigo"""". Mentre parallelamente scorre la vita quotidiana – con le lezioni, la ragazzina più bella della scuola di cui sia Elias che il suo migliore amico diabetico, vittima di bullismo, sono innamorati, e le incomprensioni materne –, Elias s'immerge nella lettura fino a cadere, come suo padre, nei libri, ritrovandosi a conversare di vita e di letteratura con pericolosi assassini, cani trasformati in uomini e medici dalla doppia personalità, affrontando, pagina dopo pagina, tutte le insidie che nascondono la carta stampata e il diventare grandi. Età di lettura: da 11 anni.""