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Pearl Jam. Still alive. Testi commentati
Diventare grandi quando si viene da una piccola città è un peccato di quelli che non si perdonano facilmente. Lungo più di vent'anni di carriera, e senza inciampare in grandi cambi di formazione, i Pearl Jam si sono guadagnati l'etichetta di ""U2 del grunge"""": definizione non priva di malizia, specie se usata da chi in quel movimento aveva visto l'ultima grande rivoluzione """"dal basso"""" nella storia del rock. Una scena giovane e dal forte senso etico, che mai avrebbe dovuto sporcarsi le mani con le grandi arene e i grandi incassi. E invece... """"Still alive"""" ripercorre la storia del quintetto americano, dalle origini nei primi anni Novanta al recente ritorno con """"Lightning bolt"""", attraverso i testi di Eddie Vedder, che del gruppo è da sempre voce e primo autore. Nelle sue parole ritroviamo la rabbia e i dolori della giovinezza, le ansie per un successo arrivato troppo in fretta, prima rifuggito e infine accettato alle proprie condizioni; le tentazioni eremitiche contro la vocazione politica di chi si ritrova, suo malgrado, a fare da megafono a un'intera generazione; in ultimo, anche la sindrome del sopravvissuto. Più che i Santoni del grunge, i Pearl Jam sono """"quelli che non sono morti"""" e che hanno proseguito a percorrere la stessa strada, lasciandosi alle spalle molti compagni di viaggio."" -
E Street Shuffle. I giorni di gloria di Bruce Springsteen & the E Street Band
Il posto che Bruce Springsteen occupa nel pantheon del rock è frutto principalmente dei dischi e degli infuocati concerti fatti con la E Street Band negli anni Settanta e Ottanta. Incentrato su nuove interviste a compagni e colleghi di Springsteen, questa biografia di Clinton Heylin cattura il Boss nella fase classica della sua carriera, offrendo un vivace ritratto della sua ascesa da provinciale di Asbury Park a megastar internazionale. Heylin traccia con cura i progressi di Springsteen come songwriter e come performer, pedinando le prime svolte che condussero l'artista al fatale incontro con il mitico dirigente della Columbia John Hammond. Disseppellendo vario materiale d'archivio, registrazioni, bootleg, appunti della Sony, ci svela l'evoluzione del processo creativo di Springsteen, facendo luce sul ruolo del pianista/arrangiatore David Sancious e su quello di Little Stevie Van Zandt. Il ritratto di Bruce che emerge da queste pagine mostra un uomo determinato a rendere viva la sua visione d'autore, restando fedele alla sua musa anche a costo di frustrare la band e la casa discografica gettando via interi album di grandi canzoni. La narrazione ricca di sfumature di Heylin rivela il contrasto tra gli esaltanti concerti grazie ai quali la band è diventata leggendaria e i dischi di studio dalla cui difficile gestazione si evince l'ossessivo perfezionismo del loro creatore. -
Dave Matthews Band. The DMBook
Nel 2012, nel pieno della crisi del mercato discografico, la Dave Matthews Band è diventata l'unico gruppo al mondo a raggiungere, con sei dei suoi album in studio, il primo posto nella classifica Billboard, vendendo più di 33 milioni di dischi in vent'anni di carriera. Un successo straordinario anche e soprattutto perché ottenuto al di fuori delle consuete politiche dell'industria musicale, grazie al passaparola dei fan e a un'incessante attività on the road che, con oltre duemila concerti e il record assoluto di spettatori, ha consacrato la band come il più importante gruppo live della scena musicale americana. Mai nessuno prima d'ora aveva ricostruito dettagliatamente le complesse dinamiche e le fatali circostanze che hanno determinato la nascita, l'ascesa al successo e, dopo i tormentati anni di crisi creativa e la tragica scomparsa di LeRoi Moore, l'ormai consolidata rinascita di uno dei gruppi musicali più originali al mondo, artefice di un unicum creativo che ha attraversato i generi, le mode e le sonorità più in voga negli anni, sfuggendo a ogni tentativo di definizione. Corsina Andriano, presidente di DMB Con-Fusion - il fan club ufficiale italiano dedicato alla Dave Matthews Band - e tra i maggiori esperti delle vicende del gruppo americano, ha trasfuso il proprio entusiasmo da fan appassionata in una documentata e rigorosa ricerca, verificata e arricchita dal contatto personale con i musicisti della band e con il loro entourage... -
Apathy for the devil. Memorie dagli anni Settanta
Sedici anni dopo la raccolta di scritti ""The Dark Stuff,"""" Nick Kent torna a raccontare gli anni Settanta, l'era dorata del rock. Ma questa volta lo fa in prima persona, spalancando i suoi ricordi personali su quegli anni belli e difficili, eccitanti e turbolenti. Lui era lì, almostfamous, a dividere slanci ed eccessi con i Rolling Stones e i Sex Pistols, Lou Reed e Iggy Pop, Captain Beefheart e gli MC5, e ancora con i Led Zeppelin e David Bowie e Chrissie Hynde. Come Lester Bangs, solo che Kent è ancora vivo e ne ha, appunto, memoria, e può narrare ciò che ha visto, che ha fatto, che ha vissuto: il candido entusiasmo dei primi tempi, appena ventenne, e la decadenza dell'ultimo scorcio del decennio, divorato pericolosamente tra i brividi del successo e gli abissi della droga."" -
Pop style. La musica addosso
Un viaggio per immagini e parole alla scoperta dell'evoluzione della musica a braccetto con le passerelle, fino all'avvento dello Street style. Gli stili e le mode che hanno fatto epoca, dalla strada ai magazine, passando per i palchi dei maggiori performer del nostro tempo. Dal rockabilly al mod, dal glam al punk, dalla new wave alla disco, dall'hip hop alla techno. Una carrellata articolata per decenni dove si inseriscono a pieno titolo gli artisti di riferimento e gli stylist che hanno capito prima di chiunque altro l'impatto della musica sui défilé. E ancora, focus sui capi simbolo, i momenti che hanno contrassegnato una tendenza in maniera essenziale, i videoclip, le copertine dei dischi più significativi e i brand divenuti gergo comune nelle canzoni. Un viaggio in cui i palcoscenici si trasformano in passerelle e i musicisti in stilisti di grido. Perché musica e moda rappresentano un binomio inscindibile. Perché ogni indumento o accessorio, non solo ha la sua storia, ma anche una colonna sonora che sarebbe un peccato ignorare. -
Lo scrigno dei segreti. L'odissea dei Pink Floyd
Una biografia della complicata vicenda dei Pink Floyd, dai giorni eroici di Syd Barrett al formidabile successo degli anni Settanta e ai velenosi intrighi degli anni Ottanta, dagli irripetibili spettacoli stroboscopici del 1967 ai pupazzi horror di ""The wall"""": una meticolosa ricerca d'archivio, sulle tracce di una favolosa storia tra la Londra psichedelica e le grandi arene del rock, grazie alla quale e a decine di interviste a critici, collaboratori del gruppo, amici e addetti ai lavori, Nicholas Schaffner è riuscito a comporre un affresco definitivo di uno dei gruppi rock che hanno più profondamente inciso il loro solco nell'immaginario contemporaneo."" -
King Crimson. Il pensiero del cuore
Nei trentacinque anni della loro storia, e attraverso le otto incarnazioni nelle quali si è dispiegata, i King Crimson hanno scritto un capitolo fondamentale nel libro del rock. Dopo aver posato alcune pietre miliari del progressive con i loro primi album (a partire dall'esordio del 1969, il celebre ""In the court of the Crimson King"""") si sono presto allontanati dai canoni, e dalle strade più battute, del genere che hanno contribuito a creare, avventurandosi, sotto la guida del loro leader indiscusso Robert Fripp, nei campi sconfinati della creatività. senza mai derogare dal carattere rigoroso della loro sperimentazione, la band, o meglio, le band di Fripp negli anni successivi hanno elaborato linguaggi e stilemi, innovato e inventato forme spesso visionarie, quasi avanguardistiche, mantenendo vivo un culto tra le legioni di fan sparse in tutto il mondo. questo libro ripercorre per la prima volta dall'inizio alla fine la complicata vicenda del gruppo, con l'intento di proporre, oltre alla ricostruzione delle diverse fasi dei progetti guidati da Fripp, un'analisi critica e musicologica, ma anche storica e sociale, della produzione crimsoniana, attraverso cui si rinviene la radice di un fondamentale concetto-sentimento: quello della musica come arte. L'arte di tradurre in suoni l'esistenza e, con essa, il possibile destino dell'uomo e le infinite vibrazioni dell'universo."" -
Dave Grohl. Il richiamo del rock'n'roll
Tutti credono di conoscere Dave Grohl. In un'epoca in cui il social network ha trasformato in realtà l'intuizione del villaggio globale che Marshall McLuhan ebbe negli anni Sessanta, in cui Twitter, Facebook, Tumbl e Flickr complottano per registrare e classificare continuamente ogni cosa con precisione maniacale, il profilo pubblico di Grohl è stato ridotto a un semplice epiteto: per consenso comune, Dave è ""L'Uomo più Gentile del Rock"""". Ma in realtà questa espressione piuttosto riduttiva e priva di significato ha permesso al """"vero"""" Dave Grohl di restarsene nascosto in bella vista, sconosciuto a tutti tranne che ai suoi amici più intimi. Basato sulle idee ricavate da interviste di prima mano agli amici di Grohl, compagni e colleghi, e dalle conversazioni avute con Dave stesso, """"Il richiamo del rock'n'roll"""" è un racconto epico volto a documentare il viaggio che lo ha portato dai più sordidi club punk-rock di Washington D.C. fino alla Casa Bianca e ai più imponenti stadi di tutto il mondo. È una storia che racchiude in un'unica carriera molti elementi degli ultimi cinquant'anni di rock, da Bob Dylan, i Beatles e i Led Zeppelin, fino ai Sonic Youth, i Queens of the Stone Age e i Prodigy, una carriera che la dice lunga sia sull'evoluzione dell'industria discografica, sia sul modo in cui la musica fa da colonna sonora alla nostra vita. A un livello più semplice, è una storia sulla famiglia e su una comunità musicale che continua a essere stimolante, a crescere e a impegnarsi a fondo in ciò che fa."" -
America indie 1981-1991. Dieci anni di rock underground
"American indie"""" è la storta della rivoluzione musicale avvenuta proprio sotto il naso di Reagan negli anni Ottanta, quando un piccolo ma agguerrito manipolo di gruppi, etichette, fanzine, stazioni radio e altre entità sovversive infuse nuova energia al rock americano innestandovi il credo 'do it yourself' del punk e creando un musica fortemente personale, spesso brillante, sempre stimolante, la cui influenza si sarebbe estesa fino a oggi senza mai perdere di Intensità e attualità. Attraverso le dettagliate biografie di tredici gruppi storici - Mission Of Burma, Minutemen, Black Flag, Hüsker Dü, Minor Threat, Replacements, Butthole Surfers, Sonic Youth, Big Black, Fugazi, Mudhoney, Beat Happening, Dinosaur Jr - Michael Azerrad dipinge un potente affresco con tutti gli elementi di un grande romanzo: politica, droga, paura, disgusto, fede e, ovviamente, musica." -
Rivoluzioni. L’insurrezione poetica e la rivolta politica. Controcultura (1955-1980)
«Una mappa immaginaria per decifrare la vita nascosta e i percorsi culturali di chi ha fatto davvero la controcultura» - Sabina Minardi, L'EspressornCosa lega Marcuse e Jean-Paul Sartre, Che Guevara e Jim Morrison, Frantz Fanon e la Pantere Nere, gli hippie e Allen Ginsberg, Bob Dylan e i Pink Floyd? Quali sono le tradizioni e le innovazioni che costituiscono il pensiero contemporaneo, da dove arrivano le modalità di lettura e di comprensione del reale che sono proprie all'oggi? In breve, quali sono le radici del presente, da quale ideale discende l'attuale reale, chi ha posto le premesse del nostro mondo? E ancora, quali sono le correnti che hanno modificato la nostra percezione del reale e fin dove possiamo risalire? In questo studio si cerca di rimontare il corso del tempo, riannodare qualche legame, riconoscere le origini. Il libro ricostruisce, in una grande narrazione plurale, gli anni della controcultura e i suoi protagonisti che, tra la fine della seconda guerra mondiale e il 1980, tra teoria, arte e prassi, hanno scosso gli equilibri politici e culturali del pianeta e cambiato il mondo. Perché rivoluzioni al plurale? Perché si è trattato di un grande movimento generazionale, collettivo e mondiale. Questo gruppo, che potremmo paragonare alla folla di grandi personaggi radunati dai Beatles nel 1967 sulla foto di copertina di Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, ha da tutti i punti di vista attivato quei processi di innovazione e cambiamento che definiamo, al plurale, ""rivoluzioni"""". Questi legami e le loro mille possibili relazioni sono la materia di cui è formato questo libro, che spazia tra poesia e musica, politica e riflessione sociale, storia e rivolta, usando alcuni nomi e scritti come aree di confronto, zone critiche, pensieri di riferimento. Per costruire un mosaico dei sogni ma anche delle speranze."" -
Prog rock! 101 dischi dal 1967 al 1980
Prendete uno dei saggisti musicali più preparati ed eclettici in circolazione, e un musicista prog tra i più attivi e rappresentativi della scena italiana (e non solo). Metteteli davanti a un microfono, o una telecamera, e otterrete Astrolabio. Dapprima fortunata trasmissione radiofonica, poi televisiva, ora si materializza su carta trasformandosi in Prog rock! Un libro nel quale Storti e Zuffanti scelgono, commentano, analizzano, contestualizzano e raccontano i 101 dischi prog che non possono mancare nello scaffale del vero appassionato. Per i due autori, prog, aggettivo che tende a essere usato con una certa disinvoltura, designa tutte quelle musiche che, a partire dai tardi anni Sessanta, hanno cominciato a espandersi e, contaminandosi con stili diversi, hanno allargato il concetto di pop song, sperimentando arditi accostamenti tra diverse influenze senza il timore di ricercare nuove melodie, armonie, suoni e strutture. Quindi, è progressive tanto il rock sinfonico degli Yes quanto la musica cosmica dei Tangerine Dream, l'hard psichedelico degli High Tide, il jazz-rock dei Nucleus, l'art-pop dei Roxy Music, le favole celtiche di Alan Stivell e molto altro. Il prog, insomma, non come definizione di un genere codificato, quanto come filosofia, modo di essere e approccio a ciò che si suona e si ascolta: qualcosa che ha portato la musica rock a scalare un gradino in più e che ha contribuito ad aprire diverse porte della percezione. In centouno schede i dischi senza i quali il prog non sarebbe il prog. -
Stayin' alive. La storia dei Bee Gees
Nel 1977 veniva lanciato ""La febbre del sabato sera"""", il film di John Badham destinato a dar voce a un'intera generazione, quella del disimpegno, della voglia di divertirsi e della libertà da vincoli d'ideologia. Il giovane Tony Manero, lavoratore di giorno e di notte ballerino dominatore incontrastato delle discoteche di Brooklyn - interpretato da un John Travolta agli esordi - diventa punto di riferimento per i ragazzi degli anni Settanta, quelli lontani dalle barricate del punk e del rock. È però la colonna sonora a decretare il successo planetario della pellicola: a firmarla, quasi per intero, sono i Bee Gees, leggendario gruppo dell'Isola di Man. Contattati dal loro manager (e produttore della pellicola) Robert Stigwood, i fratelli Gibb (Barry, Robin e Maurice), già bambini prodigio e poi idoli del pop internazionale negli anni Sessanta, riemergono da un tormentato periodo di crisi artistica, mettendo a segno quasi inconsapevolmente uno dei colpi più riusciti nella storia della musica leggera. Da """"Jive Talking"""" e """"You Should Be Dancing"""", passando per """"More Than A Woman"""", """"How Deep Is Your Love"""", fino a """"Stayin'Alive"""" e """"Night Fever"""", i Bee Gees rivoluzionano, reinventano e nobilitano la disco music. """"Saturday night fever"""" si rivela il disco più venduto al mondo (15 volte disco di platino, 24 settimane nella Top di «Billboard» e 5 Grammy), e lo rimarrà fino all'arrivo di thriller di Michael Jackson. Talento e successo dei Bee Gees risalgono, però, a dieci anni prima di fever e non si arresteranno certo con quell'album, nonostante la critica sia stata spesso ostile e li abbia ingiustamente stigmatizzati o snobbati. Ora un libro racconta tutta la loro storia: una storia complessa e affascinante, una saga familiare ricca di colpi di scena, di ascese e cadute, di polvere e oro, ma soprattutto di memorabili canzoni che, nel bene e nel male, fanno parte del vissuto di tutti noi."" -
Captain Mask Replica
Captain Beefheart, al secolo Don Van Vliet, è uno degli artisti più importanti e mitizzati dell'intera storia del rock. Partito da solide basi blues e armato di una voce potente degna di Howlin' Wolf, negli anni Sessanta registrò, con diverse incarnazioni della sua Magic Band, alcune delle opere più decisive per l'evoluzione del blues-rock, approdando nel 1969, anche grazie al supporto dell'amico Frank Zappa, alla prodigiosa epopea di ""trout mask replica"""". Il disco, considerato da molti critici, primo fra tutti il leggendario Lester Bangs, come il più importante mai partorito nell'ambito della musica rock, è un'opera in cui il blues del Delta, il free jazz, il dadaismo, il surrealismo, la poesia beat e l'immaginario americano si fondono in una sintesi ancora oggi incredibilmente aliena. Ma il percorso di Captain Beefheart non si fermò certo a quella straordinaria pietra miliare. Anche dopo il suo ritiro dalle scene, avvenuto nel 1982 per dedicarsi a tempo pieno alla pittura, egli continuò, infatti, ad affascinare intere generazioni di musicisti, che ancora oggi venerano la sua musica come un esempio di creatività senza limiti, lontana dalle costrizioni del music-business. Oltre a seguire da vicino tutta la vicenda biografica e ad analizzare criticamente ogni disco di Captain Beefheart (con un occhio di riguardo per i testi delle sue canzoni), questo libro dedica spazio anche alla sua pittura, influenzata dagli spazi dilatati del deserto del Mojave (dove egli visse a lungo) e dalle forme dell'espressionismo astratto di Franz Kline, Jackson Pollock e Willem de Kooning."" -
One shot band. Gruppi, artisti, visionari e sognatori con idee (spesso) geniali e un solo disco alle spalle
La Hampton Grease Band mangiava cereali sul palco mentre improvvisava duetti tra chitarre e motoseghe. I Monks se ne andavano in giro vestiti con un saio nero e la testa rasata come dei monaci veri. Alexander ""Skip"""" Spence tentò di uccidere i suoi compagni di band con un'ascia. I La's cercarono di convincere i propri fan a non comprare il loro disco. E i John's Children si fecero costruire dalla NASA venti amplificatori che facevano impallidire il suono degli Who. Gente scomparsa troppo presto, o semplicemente dimenticata, che dopo il loro primo e unico disco è stata risucchiata da un oblio impietoso. Per alcuni giusto, per molti crudele. Per tutti necessario a diventare una """"one shot band"""", gruppi o artisti solisti, cioè, crollati davanti alla prospettiva del secondo tentativo discografico, quando cominci ad annusare la fama ma non sai ancora se ti piace, se ne sei degno o semplicemente se sei preparato a reggere l'urto del successo. Questo libro parla, dunque, di reietti, geni, musicanti, sognatori e rivoluzionari schiacciati, molto spesso per sfortuna, dal """"sophomore slump"""" (il """"crollo al secondo tentativo"""") ed entrati per sempre nel limbo del quasi-successo che li ha lasciati senza un soldo in tasca ma li ha resi, dopo tutto, immortali."" -
Poesia in forma di rock. Letteratura italiana e musica angloamericana
Kurt Cobain leggeva Dante. Potrebbe sembrare uno slogan da fiera del libro, invece è la verità. È più che sorprendente e certamente poco noto il rapporto costante tra alcuni dei più grandi interpreti del rock - inglese e americano - e la letteratura italiana dal Medioevo fino ai giorni nostri. Un percorso che muove per vie misteriose, dove Dylan rilegge Dante e Petrarca, Patti Smith e Morrissey incontrano Pier Paolo Pasolini, i Radiohead e i Nirvana si inoltrano nell'Inferno della Commedia, Sting evoca Italo Calvino, Mike Patton interpreta Edoardo Sanguineti. Questo studio unico nel suo genere, condotto tra Oxford e Roma, attraverso il dialogo dinamico tra testi musicali e testi letterari, ripercorre cinquant'anni di rock come non l'avete mai letto prima, tra intersezioni inaspettate, scoperte inedite, citazioni, aneddoti, interviste ai protagonisti. Il risultato è un vero e proprio canone alternativo della letteratura italiana declinata nei suoi profili più espressivi e anticonformisti, capace di offrire uno spaccato inaspettato sulla fortuna e sui canali di diffusione della nostra cultura all'estero nel secondo dopoguerra. Un'incursione innovativa nella musica rock a metà tra l'underground e l'Università, impreziosita da testimonianze inedite - con un contributo d'eccezione a opera di Carlo e Paolo Verdone - per indagare l'intersezione tra musica e letteratura ""in un territorio ancora inesplorato del postmodernismo"""", come avrebbe detto Umberto Eco."" -
1977. Gioia e rivoluzione
Un anno da ricordare. Per la musica, la creatività, la letteratura, il cinema, il teatro. E poi per i sogni, le passioni, i desideri. Per l’amicizia e l’amore. Per la voglia di cambiare il mondo, per la ricerca della felicità, per la bellezza e i colori di una intera generazione in movimento. Il 1977 è stato un anno chiave della nostra storia, lo è stato per la politica, la società, i rapporti sociali e personali, la cultura e la comunicazione; è stato l’anno in cui le radio libere erano “libere veramente”, come cantava Finardi, in cui i volantini e i Ta Tze Bao erano i social network più diffusi, in cui gli indiani metropolitani si facevano beffe della realtà portando la fantasia nelle stanze del potere, in cui tutto veniva messo in discussione e nessuno era lasciato indietro. Il 1977 viene ricordato troppo spesso per gli scontri, la violenza, le P38, i blindati delle forze dell’ordine nei centri cittadini. Ma una generazione intera ha vissuto quell’anno tra passioni e sentimenti leggendari, scrivendo una storia diversa, fatta di canzoni, libri, film, cortei, assemblee, fumetti, giornali, spettacoli, nei quali scorreva inarrestabile e meravigliosa la vita. Questo libro vuole ricordare e raccontare un anno bello e terribile, intenso e travolgente, nel quale una generazione intera, in maniera caotica, creativa, violenta, appassionata, era alla ricerca della gioia e della rivoluzione. -
David Bowie. L'arte di scomparire. Indagine sugli ultimi dodici anni dell'Uomo delle stelle
Il 10 gennaio 2016 l'improvviso annuncio della morte di David Bowie ha lasciato sconcertati tutti i suoi fan, che fino a qualche ora prima avevano avuto modo di apprezzare il ritorno sulle scene di una star forse invecchiata ma comunque sempre al passo con i tempi, in grado di realizzare negli ultimi mesi di vita due opere che hanno lasciato il segno. La verità è che Bowie era scomparso dai radar già molto tempo prima. A partire dal 25 giugno 2004 - quando sul palco dell'Hurricane Festival a Scheefiel, in Germania, avvertì un lancinante dolore al petto che si rivelò essere un infarto in atto, trattato con un urgente intervento di angioplastica - e per undici anni e mezzo, Bowie aveva smesso di essere la rockstar presenzialista dei decenni precedenti, non rilasciando più interviste e assumendo un bassissimo profilo per uscire di casa solo raramente per eventi selezionati. Un po' come Greta Garbo, Scott Walker, J.D. Salinger o il nostro Lucio Battisti. Questa è la visione comune. Ma è andata veramente così? Cosa è realmente accaduto in questa dozzina di anni, tra complicazioni di salute, passeggiate in incognito per Manhattan e progetti avviati e poi cancellati? C'è ancora qualcosa che può - anzi che deve - essere raccontato? Questo libro si propone di far luce su quei mesi, tra il 2004 e il 2016, che l'Uomo delle Stelle ha voluto (o dovuto?) passare lontano dalla luce dei riflettori. Una ricostruzione per quanto possibile accurata, sulla base delle testimonianze dei suoi collaboratori e della cronologia dei suoi avvistamenti, dei dodici anni ""misteriosi"""" di David Bowie. Gli anni senz'altro più tormentati e difficili della sua vita e della sua carriera, ma assai meno vuoti di quanto comunemente si pensi dal punto di vista artistico, sfociati negli splendidi ritorni di """"The next day"""" e """"Blckstar"""", oltre al musical """"Lazarus""""."" -
Fantarock. Stranezze spaziali e suoni da mondi fantastici
"FantaRock"""" segue l'intero corso della musica rock, dagli anni Cinquanta a oggi, evidenziandone i punti di contatto con l'immaginario fantastico nella sua evoluzione dalla golden age degli Asimov e Bradbury, lungo la new wave dei Dick e Ballard, fino al cyberpunk e alle contaminazioni postmoderne più recenti, attraverso le canzoni ma anche i videoclip e le copertine di dischi con ispirazioni letterarie, cinematografiche e fumettistiche, i concept album e le opere rock (da diamond dogs di Bowie a i robot di Alan Parsons), le colonne sonore per i film del fantastico (dall'animato Heavy Metal al Flash Gordon dei Queen, al Metropolis di Moroder o al 1984 degli Eurythmics, fino ai più recenti Matrix e Strange Days), senza tralasciare i molti interessanti e ambiziosi progetti rimasti incompiuti. FantaRock si articola in capitoli cronologici supportati da una serie di appendici, “storie trasversali” che approfondiscono tematiche specifiche e cross-temporali: i suoni sperimentali nel cinema e nella narrativa di fantascienza; la carriera di David Bowie, fantamusicista e fantattore; l'influenza di William Burroughs sul rock e l'incompiuto film da Wild Boys coi Duran Duran; i musicisti che hanno recitato o addirittura diretto film del fantastico e scritto libri o fumetti (Mick Jagger, David Bowie, Sting, Roger Daltrey, Alice Cooper, Gene Simmons, Iggy Pop, Sun Ra, Wayne Coyne, Rob Zombie); il fertile rapporto fra rock, fumetti e copertine di dischi; l'impatto che la recente esplosione dei videogiochi e delle serie tv sta esercitando sull'immaginario del fantastico, diventando nuovo terreno d'interazione anche con quello della musica che anima gli uni e le altre come colonna sonora. Un saggio completo, con numerosi contributi di autori letterari, musicali e cinematografici." -
I segreti dell'Autotune. La guida definitiva. Con espansione online
Diavolo o acquasanta? Da quando è apparso, infatti, questo software ha scatenato dibattiti e non poche polemiche. L'AutoTune è un programma creato dalla Antares Audio Technologies nel 1997 per permettere una manipolazione audio in grado di correggere l'intonazione o mascherare piccoli errori o imperfezioni della voce, benché venga spesso utilizzato anche per creare particolari effetti di distorsione. Se l'AutoTune è da sempre al centro della discussione musicale e più che mai di quella rap-hip hop è proprio per questa sua doppia natura: in alcuni casi serve ad accentuare un talento, in altri a mascherarne la mancanza, di conseguenza c'è chi ne ha fatto un marchio di fabbrica e chi non lo sopporta, chi lo considera uno scempio e chi invece lo ritiene prettamente hip hop. Wsht e Akes, che l'AutoTune lo usano da sempre, hanno deciso di raccontare la loro esperienza e, soprattutto, di svelare tutti i trucchi del mestiere, realizzando un manuale che spiega le procedure corrette per impostare l'AutoTune. Testo e immagini spiegano come suonare come i grandi artisti, da Drake a Future, da PNL a Young Thug, da Fabri Fibra a Ghali e Sfera Ebbasta. Wsht e Akes, insomma, indicano tutte le impostazioni, i settaggi e le tecniche utilizzate per cantare alla perfezione grazie all'effetto più rivoluzionario del XXI secolo. -
Pink Floyd. Musica per immagini. Ediz. a colori
È una proprietà specifica della musica dei Pink Floyd quella di evocare immagini interiori nella mente dell’ascoltatore. Secondo Roger Waters, è proprio questo il motivo profondo del loro successo: la creazione di immagini in grado a loro volta di generarne altre. Ma l’immagine suonata non può non avere un concreto supporto visivo, in primo luogo dal vivo: ed ecco allora gli spettacolari e mastodontici impianti scenografici utilizzati nei concerti più famosi dei Pink Floyd, il trionfo della spettacolarizzazione della musica rock per un gruppo per tanti versi lontano dall’incarnazione degli stereotipi del music business. Importante anche l’evoluzione delle copertine dei loro album, che a partire da atom heart mother si distaccano dal convenzionale prototipo degli inizi psichedelici, incentrato sulle fisionomie dei musicisti, per approdare, anche grazie all’apporto creativo di Storm Thorgerson, all’utilizzo sistematico di immagini emblematiche, volutamente surreali e di difficile decodificazione. Ma è nel rapporto con la settima arte, che attraversa tutta la parabola artistica della band, che l’interazione pinkfloydiana fra musica e immagine trova la sua massima espressione: dai primi esperimenti con Peter Whitehead nella Swinging London delle origini alla doppia collaborazione con Barbet Schroeder per More e La Vallée, dal rapporto con l’Antonioni di Zabriskie Point alla produzione del mitico Live at Pompeii, per culminare nell’epopea watersiana di The Wall (album, show e film, per la regia di Alan Parker): questo libro compie per la prima volta una lunga carrellata sull’universo immaginifico del gruppo, senza trascurare di indagare il tema anche nelle produzioni soliste di Waters e in quelle dei “nuovi Floyd” di Gilmour.