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Ray Charles. Il genio senza tempo
Come scrisse Kenneth Lee Karpe nelle note di copertina di Ray Charlesat Newport “È la somma totale delle reazioni della sua gente ed è segnatodall'essere un portavoce del suo tempo. Quando la sua musica è felice glorificala felicità, quando è triste le sue richieste sono i pianti, i pianti molto personali,degli uomini nel dolore. E quando è arrabbiato la sua rabbia è quella di unamoltitudine. Lui è un uomo senza tempo, fuori dal tempo, perché canta di valoriumani.”Personaggio contraddittorio sia a livello umano sia artistico (ha alternato capolavoriad album mediocri o trascurabili), una vita unica e irripetibile, Ray Charlesha attraversato epoche diversissime e segnate da cambiamenti radicali, quasiincurante, talvolta perfino sprezzante, con la tipica risata e sempre a testa alta.Una storia tutta americana, la sua, a volte difficilmente comprensibile in un'otticaattuale o rispetto a concetti etici e morali convenzionali, tuttavia ci troviamodi fronte a chi è stato soprannominato The Genius.Ogni altro discorso è superfluo. -
Solomon Burke. Ho visto un re
Pur essendo nato e cresciuto a Philadelphia, diede un contributo insostituibile alla preparazione di quella miscela di gospel, country, pop e blues conosciuta come soul sudista.Quando Solomon Burke firmò per la Atlantic Records, nel 1960, riempì il vuoto causato dal passaggio di Ray Charles alla concorrenza.Modestamente, l’uomo che volle farsi re del rock and soul si riteneva il miglior cantante del mondo. Ma guai a puntare tutto su una carta sola! Oltre a seguire l’intera filiera dei suoi spettacoli, gestiva una catena di fast food, una società di assistenza agli orfani e una casa editrice musicale. Laureato in scienze funerarie, era pure titolare di un’impresa di onoranze funebri e, naturalmente, vescovo nella chiesa fondata da sua nonna, la House of God for All People. -
Scuola di calore
Nella sua terza raccolta di poesie, ""Scuola di calore"""", scritta tra Occidente e Maghreb, Massimo Rizzante sceglie come sole protagoniste le donne che raccontando semplicemente la loro vita cercano di spezzare il circolo vizioso del dolore e dell'amore, della ricchezza e della povertà... Scrive l'autore nel Post scriptum all'opera: """"È un dato: tutte le civiltà sono nate dal sopruso, dallo sfruttamento, quando non dalla guerra fisica o psicologica che gli uomini hanno fatto alle donne. Quando penso alla Storia, mi viene in mente un mattatoio attorno al quale un gruppo di maschi, sazi del lavoro compiuto, danzano in piena erezione. La donna soccombe, e ogni volta che una donna soccombe alla monolitica virilità dell'uomo è un pezzo di civiltà che se ne va. Non è una sconfitta della donna, ma dell'uomo che non è riuscito a far propria la sua parte di femminilità, cioè dell'uomo che non è riuscito ad accogliere la fragilità come valore e che perciò continuerà a mutilare e a rendere inferma la donna, oltre che se stesso. Ora, questa fragilità per me è il valore supremo, è l'essenza della femminilità e l'essenza di una civiltà. Finché sarà maltrattata non ci sarà una vera civiltà""""."" -
I compianti
Attraverso le stanze della casa paterna, di una strada di una piazza di una città, si svolge il rito del compianto sulla morte del padre. I fondali di scena sono testimoni, come nella pittura e nel teatro, delle voci impegnate a dialogare fino all'ultimo, di un padre e di una figlia, nell'intimità dei loro affetti, unica guida al viaggio; ma gli affetti hanno un corso sinuoso e ritorni, come i versi. Del montaggio delle voci sono garanti i luoghi, che si fanno coro. Come nel mito l'eroe deve discendere agli inferi per poi ascendere al paradiso, un ""Gesù convinto di parole"""". In appendice compaiono scritti di lui, scampato alla morte nel campo di prigionia, Stalag XVII A, quando si fa strada il sentimento della speranza, nella riscrittura de """"Il Rigoletto"""", dove rivive la sua voce di suggeritore di scena, e la """"canzone del prigioniero, che incensurata si scolpiva nel cuore""""."" -
Abbraccia un albero per me. Lettere di Running Bear
Nel dicembre 1999, Christine Kaufmann inaugura una lunga corrispondenza con Running Bear, un indiano cherokee incarcerato nel 1976 e condannato a morte. Sono lettere intense, grazie alle quali nasce e si cementa uno stretto legame, un'amicizia memorabile, la testimonianza di una vita. I cavalli, il vento tra i capelli, l'amore, gli amuleti, i consigli fraterni, il sogno di libertà si scontrano con la fine di tutto, l'assurda realtà dell'esecuzione nel carcere di San Quintino nel gennaio 2006. -
Scritti insurrezionali
"Tra il 2007 e il 2013, con cadenze irregolari, è uscita in Italia una rivista inclassificabile intitolata, leopardianamente, 'Il primo amore'. Così inclassificabile e inattuale che pochi, secondo il costume di questi anni - portato al lamento incattivito sull'esistente, alla ripetizione e al cinismo piuttosto che all'esplorazione di terreni ignoti e alla spinta intima e insurrezionale -, hanno saputo comprendere la sua spiazzante presenza e la sua urgenza. Gli scritti che compongono questo libro, con alcuni ritocchi prima della pubblicazione in volume, sono i miei editoriali via via apparsi su questa rivista. Letti tutti insieme, uno di seguito all'altro, rivelano una tensione urgente e bruciante di sfondamento e sconfinamento a tutto campo rispetto ai modi di concepire se stessi, la vita e il mondo che dominano in questa epoca e che ci imprigionano. C'è molto buio intorno a noi e a volte sembra di vivere in un paese e in un mondo di morti. Che chi lo può e lo vuole tenga almeno accesa la sua lucina. Poi si vedrà."""" (Antonio Moresco)" -
Indagine su Leonardo. Pavia, Vigevano, il Ticino e l'università
Chi è davvero Monna Lisa? Quell'enigmatico sorriso potrebbe appartenere a Isabella d'Aragona, a Pavia dal 1488 al 1497; lo comproverebbero i simboli della casata Sforza, ben visibili sull'abito eppure sino ad ora elusi. Leonardo avrebbe dipinto il ritratto ufficiale della duchessa proprio al Castello Visconteo, tra colonne solo abbozzate nell'incompiuto quadro al Louvre ma ben visibili, ad esempio, nella ""Vernon Gioconda"""" (è negli Stati Uniti) e nell'""""Isleworth Mona Lisa"""" (è in Svizzera). Entrambe queste versioni sembrano precedere la Gioconda parigina. Anche il disegno dell'Uomo Vitruviano - simbolo grafico del nostro tempo (è ovunque, anche sulla moneta italiana da un euro) - trova maturazione a Pavia nel 1490, col protrarsi del soggiorno di consulenza sull'erigendo Duomo pavese. A Pavia Leonardo rende migliore la vita all'infelice Isabella (un'intesa forse più che intellettuale). Rimira l'antico monumento equestre del Regisole (""""di quel di Pavia si loda più il movimento che nessuna altra cosa. L'imitazione delle cose antiche è più lodevole che le moderne""""), prendendolo infine a modello del mai concluso """"gran cavallo"""" in onore di Francesco Sforza. E quando appunta la sua avveniristica """"città ideale"""" prende spunto da una piacevole città """"vissino a uno fiume"""", disegnandola attraversata da canali a convergere nel """"Tesino"""". A Vigevano, tra il 1493 e il 1494 Leonardo prosegue la bonifica dei terreni paludosi presso la cascina Sforzesca..."" -
Combattimento ininterrotto. Ediz. illustrata
"Entra, in questa Lapponia della mente in questa Islanda del cuore, nel pubere esilio di un'infinita prospettiva, nella taiga nella tundra nella muta fornace, un cumulo rossiccio e senza fondo dove puoi imparare a fare a meno di dio e dire ecco uno si sveglia in una stanza d'albergo uno in un'altra, entra ed ascolta lo stantìo di molti in un camerone, il puzzo dentro la scatola, il bambino brutto avvolto in una mata a di fuliggine dipanarsi nel ventre obeso del cielo come una figurina di pasta lievitata - un lontano profumo in cui riconosci il calamo ottuso della vita, la tregua.""""" -
L' ultima fede
Scandito in quattro raccolte, ""L'ultima fede"""" affronta una lingua raffinata e preziosamente articolata, un linguaggio e un pensiero perturbante: spostamenti imprevedibili di nuclei eidetici, accoppiamento di immagini a immagini ciascuna delle quali spesso diverge, per senso e suggerimento, dall'altra, finché tale assemblaggio converge verso una unità qualitativa finale. L'assieme di tale scrittura è alchimistico. In quest'opera, c'è un autentico dramma dello spirito, che si spalanca sulla natura tragica dell'Evento (non dell'accadimento) e che attraversa tutto il testo. L'intero libro si espone alla contemplazione e meditazione di vere forze in lotta, interne ed esterne, delle quali viene """"narrata"""" la fenomenologia. L'impatto con la Notte, con il baratro e la banalità del negativo, certo esige una Fede ultima e, di quella fede, pretende l'ultimità, cioè una sua qualità indefinibilmente definitiva. E, questa, una posizione mentale accarnata e l'autore vi innesta l'autorità del sangue. La grande poesia attinge i fondali dell'abisso, si contagia col Principio."" -
Nel nosocomio
Allegoria svelatamente scoperta dell'Italia contemporanea, Nel nosocomio restituisce, non troppo metabolizzata, l'allucinazione kafkiana di un Paese per vecchi, la protervia disgustosa della volgarità e dell'ignoranza al potere, dove l'amore per la bellezza è svanito nei vapori goduriosi di quei centri di wellness teledipendenti che hanno sostituito ogni forma civile di aggregazione sociale, dove l'eterna giovinezza apparente del vecchiume imperante uccide ogni giorno i giovani, con lo scippo e lo stillicidio del loro e nostro non futuro. ""Nel nosocomio"""" è una tragedia classica negata, mira dritto ad una catarsi impossibile, ogni suo pezzetto è un gesto verbale apotropaico contro un orrore privo di ogni sia pur minimo fascino konradiano, l'orrore della vita affogata nel trash, parodia del kafkismo novecentesco decaduto a ridicolo. Nella terza parte, """"Dal dormitorio"""", si alzano sparute voci di strazio, l'esaltazione disperata che tenta un parziale riscatto nelle repliche di una antologia di Spoon River glocalizzata e alla portata di una audience da successi pop. """"Nel nosocomio"""" è il frutto atroce del lutto, del lutto per tutto, e anche del rutto per tutto."" -
Due soldati
Da ragazzo, Mino Milani ha sentito parlare della Grande guerra da un uomo che oggi, fosse vivo, avrebbe centovent'anni. Si chiamava Carlo e di guerra non parlava volentieri. A ventidue anni s'era trovato nell'inferno dell'Ortigara (52a divisione alpina, 12.633 tra morti, feriti e dispersi in 18 giorni di battaglia) e in tempo di trincea aveva mangiato pane e terra e respirato puzza di cadavere, prima di poter annotare sul suo diarietto, il 3 novembre 1918: ""Dio, com'è grande e bella la vittoria"""". Cattolico fervente era stato contrario alla guerra, ma quando gli avevano detto che era suo dovere combatterla, l'aveva combattuta, mettendocela tutta. Scrive Mario Silvestri nel suo memorabile Isonzo 1917: """"La viltà di pochi non faceva che mettere in risalto il coraggio dei moltissimi"""". Quell'uomo, classe 1895, padre di Mino, nell'ltalietta buonista d'oggi - che si coccola e si compiace di quei pochi sarebbe un incompreso o forse un emarginato. Suo figlio, oggi noto scrittore, ha scritto questo racconto pensando ai """"moltissimi"""": la storia di un mazziniano interventista e di un """"ragazzo del '99""""."" -
Tomàs
Speravo che si aprisse sotto di me un baratro, un inferno in cui nascondermi e da cui rinascere dopo molte generazioni. In una città sul mare il sogno di un autocrate ambizioso e senza scrupoli sta per realizzarsi. L'apparizione di una nave misteriosa segna l'inizio di un'ondata di violenza che scuote la città fino alla sua distruzione. Sette personaggi ne raccontano gli ultimi eventi con punti di vista diversi. Ciò che li accomuna è il loro rapporto con Tomàs, un ragazzo scomparso all'improvviso proprio dopo l'apparizione della nave. Tomàs è il tassello mancante di una trama che vede coinvolti il passato dell'autocrate e l'organizzazione dei suoi oppositori. Sullo sfondo, una storia d'amore perduto dai risvolti inquietanti... -
Repubblica nomade
Apro il quaderno e mi metto a scrivere queste rapide note, seduto per terra, nella breve sosta. Faccio in tempo a leggere anche una pagina dell'Anabasi. Giornata ventosa e splendida. Abbiamo trovato un paio di alberi e ci siamo fermati alla loro ombra. Ci sono molti calzini rovesciati, messi ad asciugare e a scaldare al sole, per evitare o ritardare le vesciche ai piedi. Le grandi nuvole nere stanno diventando bianche e si spostano velocemente nel cielo. Tutt'intorno grandi contrafforti rocciosi simili a meteoriti precipitati, prati intensamente viola e campi di grano mossi come onde dal forte vento. Un ragazzo africano che non dice una parola, torvo, impietrito, si limita a far vedere a una camminatrice, sul suo cellulare, un breve video terribile che deve avere girato di persona, di sgozzamenti e sbudellamenti, per farci capire da dove è fuggito. Questi non sono solo cammini orizzontali, sono anche cammini verticali. -
Azzurra nostalgia. Lucio Mastronardii e gli altri di Vigevano
Lucio Mastronardi fa il maestro elementare e lo scrittore di romanzi diventati cult oggi (ad esempio Il maestro di Vigevano) e Vito Pallavicini scrive canzonette che ancora cantiamo e che riempiono la pubblicità (Azzurro ad esempio). Che hanno a che spartire questi due? Forse nulla. Forse molto. In comune hanno la stessa città di origine, quella Vigevano, città di provincia allora ignota ai più, che per alcune fortunate circostanze diventa, come dice Giorgio Bocca, una ""città campione"""": quella città la vivono nelle stesse strade e negli stessi bar. E negli stessi anni: tra la fine della guerra e la fine dei Settanta, anni nei quali l'Italia, """"miracolosamente"""" (ma in verità per merito della sua gente), esce all'improvviso dal suo """"medioevo"""" e si proietta in un futuro post-capitalistico: si passa dalla bici all'auto, dalla matita alla biro, dalla latrina nel cortile al bagno vicino alla cucina. È così veloce il cambiamento che pochi hanno tempo e modo di comprendere cosa stia succedendo: Vito, nel suo piccolo, il cambiamento lo provoca, lo colora; Lucio, nel suo piccolo, lo studia, lo interroga, trova la parole giuste per raccontarlo. Oggi ci aiutano a capire cosa significhi """"cambiamento"""" e con quale malessere tutti quanti lo viviamo, allora e oggi: di molte parole siamo debitori nei loro riguardi."" -
Ultimo piano senza ascensore
In una narrazione autobiografica sempre spericolata e incalzante, la Fachini ci accompagna oltre le pareti di casa che si sgretolano, lasciando intravedere il non-luogo di strade, bar, porti, aeroporti: il viaggio inteso come canone dell'esistenza randagia. Di colpo siamo ribaltati nella precarietà di un eterno presente desolato e senza approdi, dove i membri della cerchia familiare - allibiti, affranti o, a loro volta, disperati spettatori guardano impotenti quella deriva almeno in parte condivisa. I fratelli, la madre e una moltitudine di affetti sgangherati circondano la protagonista come altrettanti buchi neri. Non ne promana però il freddo dell'abbandono, ma un irresistibile e tenero richiamo, un forsennato risucchio, dal quale la droga, l'alcol, gli psicofarmaci distraggono appena. Un susseguirsi di spaccati terribili, dal tentato suicidio della protagonista alle numerose crisi di astinenza, alla morte del padre in un racconto bellissimo. Quel che Toni Fachini mette in scena è una disperazione senza dramma, una sorta di danza macabra, sempre pervasa di sottile ironia, impastata di consapevolezza e insieme di apatia. -
Notturno buffo
Qual è la verità poetica di un gelataio in preda a dilemmi esistenziali o di un antiquario precario o di un postino in fuga dai cani di ville pretenziose? I racconti di ""Notturno buffo"""" mettono in scena situazioni comiche che derivano dalla malinconia delle vite ultramoderne dei loro personaggi. I tic della nostra società qui rappresentati in maniera straniata e divertita sono per noi occasione di un sorriso, ma diventano per i protagonisti un fardello tanto insopportabile quanto ridicolo. Ecco allora un fiorire di disavventure e di catastrofi minime che punteggiano le esistenze improbabili, eppure tipiche del postino, del gelataio e di tanti altri ancora. Eppure questo campionario di un'umanità stramba e un po' balenga non è nient'altro che l'immagine deformata, come se fosse riflessa da uno specchio ammaccato e incrinato dopo un trasloco frettoloso, di quello che rischieremmo di diventare noi a seguire le regole, esplicite o sottointese, di questo nostro tempo."" -
Come della rosa
Se Emiliano Westwood è di fronte al bivio più pericoloso della sua vita di mercante d'armi e guerrigliero, Bruna Di Michele, fotografa freelance, è di fronte a quello più delicato: risalire il baratro dell'alcol, ritrovare il centro, per sé e per sua figlia. Adebambo, sacerdotessa yorùbá, li accoglie nel suo tempio ad Harlem per assisterli nel loro percorso, ma con una richiesta uguale per entrambi: ""Raccontami un'altra storia"""". E allora ecco che Dioniso, Elegbara, Parsifal e il Re Pescatore fanno luce sul passato dei due giovani, gli scardinano i segreti, e richiamandoli l'uno all'altra, li sprofondano fino alla radice dell'amore impossibile che li unisce, e che li spingerà verso destini ineluttabilmente divergenti. Ma """"la storia più bella non è stata ancora raccontata"""" promette Adebambo, ed Emiliano e Bruna continuano a cercare: in una New York disordinata e cruda alla fine degli anni Ottanta; nella casa d'origine, in Italia; nel Salvador lacerato dalla guerra civile, e nel deserto del Nuovo Messico, solo apparentemente svuotato d'ogni segno."" -
Lingua d'acqua comune
"Le parole di Walter Rossi ci fanno volare, sembra che si cammini sulla terra ma all'improvviso si prende il volo, siamo nel segreto, nel mistero della poesia autentica, vera."""" (Roberto Carifi)" -
Diario di guerra
Questo ""Diaro di guerra narra"""" l'esperienza d'un giovane della piccola borghesia, cattolico fervente e quindi votato alla pace, che fermamente e virilmente accettò e compì il suo dovere di soldato, comprendendo il senso e infine la grandezza di quanto era stato chiamato a fare. In queste pagine non si trovano quei piagnistei che una pubblicistica generalmente postbellica e ideologica attribuisce ai nostri soldati. Combattente nella Grande guerra, Carlo Milani venne assegnato come aspirante ufficiale al battaglione """"Monte Spluga"""". Giunse in linea nell'agosto 1917 sul Monte Ortigara, quando s'era da poco conclusa la gigantesca battaglia in cui il reparto, con 24 ufficiali e 636 soldati, aveva registrato il tragico primato delle perdite sofferte dal 5° Reggimento Alpini. Tornato a casa, letteralmente senza un quattrino, Carlo Milani trovò poi un primo impiego in una banca locale, dividendo il lavoro con una intensa partecipazione alla causa cattolica, che si esprimeva allora negli """"oratori"""", cioè nell'attività ricreativa e, come si diceva, formativa, dei giovani."" -
Laboratorio Petrolio
Attraverso uno studio approfondito degli autografi di ""Petrolio"""", questo volume offre un'inedita chiave di lettura del capolavoro interrotto di Pier Paolo Pasolini. Per lungo tempo la critica italiana ha considerato l'incompiutezza del testo un limite, un ostacolo invalicabile per il compimento di un'analisi rigorosa e puntuale. L'approccio filologico scelto per la stesura di questo saggio serve a dimostrare come la morte violenta dell'autore abbia, sì, lasciato il testo di Petrolio incompleto ma in uno stato tutt'altro che d'abbozzo. Svelando le peculiarità dei diversi gradi di elaborazione del testo, l'indagine compiuta sui manoscritti si fa testimone della compiutezza dell'opera e rende plausibile l'ipotesi che, se non fosse stato ucciso, Pasolini sarebbe stato il primo autore nella moderna storia della letteratura italiana a scrivere l'opera e insieme la sua edizione critica.""