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La bambina pugile ovvero La precisione dell'amore
Le poesie di Chandra Livia Candiani si rivolgono spesso a un tu variabile, che di volta in volta si riferisce a persone presenti o assenti, prossime o lontane nello spazio e nel tempo, o ancora: comunità in potenziale ascolto, entità non individuabili, la morte, parti dell'io poetante (""Io ti converto in fame / mio silenzio""""). Ma questo tu assomiglia molto a un noi creaturale che accomuna dèi, uomini e cose in una sorta di fratellanza universale in cui l'insistenza pronominale funge più da invocazione che da individuazione. O da """"istruzioni per l'uso"""", come nella splendida """"Mappa per l'ascolto"""" (""""Dunque, per ascoltare / avvicina all'orecchio / la conchiglia della mano"""") o la corrispondente """"Mappa per pregare"""". Della stessa serie """"pedagogica"""" è la strofa di """"istruzioni per abbracciarsi"""" che abbiamo messo in copertina. Chi parla, in questi casi, è una voce sapiente ma non saccente, un soffio leggero con la forza di un vento impetuoso: il risultato di una miscela di linguaggio quotidiano e metafore evocative, colloquialità e schemi anaforici sacrali. Nel libro ci sono anche poesie sulla parte infantile di sé (secondo lo schema io-tu-noi-tutti) da coltivare o recuperare, poesie sul silenzio, sul desiderio; bellissime quelle sul lutto, declinate in varie fasi della raccolta, che sembrano contenere il massimo di precisione proprio quando i rapporti tra presenze e assenze sembrerebbero entrare nelle zone della vaghezza e dell'oscurità."" -
La villa
Luogo riservato al riposo, allo svago, all'otium, ma anche simbolo di potere politico o economico, la villa, nel corso dei secoli, riflette i mutamenti del gusto e delle esigenze di chi la abita. La sua struttura e la posizione che occupa nel paesaggio sono da sempre il segno tangibile di una volontà di affermazione e di dominio sull'ambiente circostante ed è per questo che descriverne le forme significa, prima di tutto, descrivere le abitudini e le esigenze dei proprietari. Analizzando gli elementi comuni e quelli specifici della villa, dall'epoca romana (con i Tusci e il Laurentinum di Plinio il Giovane) a quella medicea, dai giardini romantici fino ai tentativi opposti di Le Corbusier, impegnato a estraniare l'edificio dalla natura, e di Wright, che nella celebre Casa sulla Cascata punta a raggiungere la simbiosi tra paesaggio e architettura, Ackerman mostra le molteplicità di forme che la villa ha assunto nel tempo, ma anche il ritratto di una vita di campagna il cui spirito è arrivato fino a noi praticamente immutato. -
Il guaritore
In una Helsinki flagellata dalla pioggia battente e dalle continue inondazioni, una giornalista sparisce nel nulla. Stava indagando su una serie di omicidi rivendicati da un misterioso personaggio che si fa chiamare il Guaritore. Sulle tracce di Johanna, si metterà Tapani, il marito. Un uomo che fa il poeta, ma che si trasforma in segugio per ritrovare l'unica cosa che conta, in un mondo sconvolto dal cambiamento climatico. -
Ego
In queste due storie ritroviamo i temi cari all'autore: la vera storia degli uomini nascosta dietro il velo menzognero della Storia ufficiale; l'annientamento morale come obiettivo ultimo dei sistemi totalitari; le debolezze dell'individuo di fronte al potere. Il primo racconto, ""Ego"""", ci riporta al tempo delle rivolte contadine contro le campagne di collettivizzazione imposte dai Soviet. Ektov-Ego lavora in una cooperativa agricola e, per un innato senso di giustizia, abbraccia la causa dei contadini in rivolta, fino al momento in cui è costretto a tradire per salvare i propri familiari. Speculare alla vicenda di questo vinto è l'altro racconto, """"Per linee interne"""", storia degli incessanti aggiustamenti che il generale Zukov, comandante delle armate che hanno conquistato la Berlino nazista, compie per ritrovarsi sempre dalla parte vincente. Sopravvive così alle purghe staliniane e alle lotte di potere pagando altissimi costi morali. Solo nel silenzio della coscienza e nella fedeltà a un modello interiore di giustizia, sembra dire Solzenicyn, l'uomo può contrastare la violenza del potere."" -
L' antico Egitto. Storia di un impero millenario
La storia dell'antico Egitto e della straordinaria civiltà che fiorì lungo le rive del Nilo potrebbe sembrare soltanto uno spettacolo meraviglioso costellato di eventi eccezionali: la costruzione delle piramidi, la conquista della Nubia, la rivoluzione religiosa istituita da Amenofi IV, il potere e la bellezza di Nefertiti, la vita e la morte di Tutankhamon, la crudeltà di Ramesse, l'invasione di Alessandro Magno e il fatale legame tra Cleopatra e Roma. Ma se i tremila anni della civiltà dei faraoni posseggono tutti gli ingredienti di un romanzo epico - splendide corti, lotte dinastiche, misteriosi omicidi e grandi battaglie, storie di eroismo e di intrighi, di trionfi e sconfitte, con donne al potere e tiranni -, il vero e proprio racconto storico è ancora più sorprendente e di gran lunga più interessante. Gli antichi egizi furono il primo gruppo di persone a condividere cultura, prospettive e identità comuni all'interno di un territorio geografico ben definito, governato da una sola autorità politica; vissero, cioè, secondo quei concetti di appartenenza a una nazione che ancora oggi dominano il pianeta. La storia dell'antico Egitto è dunque, soprattutto, la storia del tentativo di unire un regno molto vario e di difenderlo ossessivamente contro forze ostili interne ed esterne. Toby Wilkinson, grazie alle sue eccellenti doti di narratore e a una conoscenza approfondita dei geroglifici e dell'iconografia del potere, ci restituisce l'antico Egitto in tutta la sua complessità. -
L' esclusiva
Alla soglia degli ottant'anni la più riverita penna del giornalismo britannico, Honor Tait, famosa tanto per un cinquantennio di reportage scottanti dai più importanti scenari internazionali, quanto per le rutilanti frequentazioni culturali e mondane, si appresta a dare alle stampe la sua ultima fatica. Per un infelice qui pro quo, a intervistarla per conto del prestigioso supplemento culturale ""Sunday"""" viene spedita la ventisettenne Tamara Sim, contrattista precaria per il settimanale di costume """"Pssst!"""" e reginetta delle classifiche dell'in e dell'out fra i vip della tv. L'incontro fra due donne tanto diverse diventa anche scontro fra antitetici approcci al giornalismo: quello impegnato, di prima linea di Honor, sicura di sé sui principali teatri bellici dal secondo dopoguerra in avanti; e il gossip selvaggio in cui sguazza Tamara, ochetta sbadata e un po' ignorante che, anziché fra le pieghe della Storia, per mestiere fruga fra le lenzuola e negli armadietti dei medicinali delle celebrità pop. Insomma, Martha Gellhorn incontra Bridget Jones, e l'esito sarebbe scontato. Non fosse che a legare l'improbabile duo c'è la comune determinazione a raggiungere il proprio obiettivo: per Honor, riscrivere l'articolo sulla liberazione di Buchenwald; e per Tamara, trovare lo scoop che la sottrarrà al sottobosco dei tabloid per trasformarla in una firma. Un impietoso ritratto del mondo dell'informazione e dei meccanismi che regolano """"il mercato delle news""""."" -
Sogno cose che non sono state mai
Impulsivo e senza paura, Robert F. Kennedy credeva nell'esigenza di una profonda rivoluzione politica a ""misura d'uomo"""" che restituisse dignità alle persone e colmasse le distanze tra neri e bianchi, ricchi e poveri, giovani e vecchi. Fra tutti i Kennedy era forse il più Kennedy. E di certo il più lungimirante. """"Sogno cose che non sono state mai"""" raccoglie i suoi discorsi più significativi a partire dal 1964, quando, dopo la morte del fratello John, tornò alla politica, fino al 1968, anno della sua campagna per la presidenza conclusasi con l'attentato di Los Angeles. In tutti gli interventi viene fuori il """"Bobby"""" che decise di proseguire il lavoro del fratello, ma anche il promotore di politiche sociali che richiedevano oltre al denaro, immaginazione, coraggio, determinazione e sincerità. Una figura di straordinario spessore umano, che, attraverso ideali e programmi, obiettivi e scelte, pensò e agì in modo nuovo, consegnandoci una visione politica attualissima ancora oggi. Prefazione di Kerry Kennedy."" -
Filosofia del design
Collegato idealmente alla ""Storia del design"""" dello stesso autore, pubblicata nel 1985, questo libro si propone di associare varie tendenze filosofiche ad altrettanti orientamenti del design, con il duplice intento di divulgare i principi base di quest'ultimo e di conferirgli una maggiore dignità culturale. La filosofia che informa il saggio non è quella metafisica o, per così dire, dei massimi sistemi, bensì un'altra più duttile, mondana e pragmatica, cioè delle mentalità, delle visioni del mondo, ovvero un'ottica più empirica, affine alla natura del design - che è appunto una disciplina empirica -, espressione della """"cultura materiale"""" che si avvale talvolta persino di un linguaggio businesslike. Qui, con il termine filosofia si vuole indicare tutto quanto concerne un """"modo di pensare al design"""", un """"ragionamento sul design"""", la sua fenomenologia teorizzata dall'autore come un processo che comprende il progetto, la produzione, la vendita e il consumo."" -
Se questo è un uomo. Ediz. commentata
Pubblicato nel 1947 e accolto da Einaudi nel 1958, ""Se questo è un uomo"""" viene da allora continuamente ristampato e tradotto in tutto il mondo. È nota la misura, la compostezza di questo classico dell'esperienza della deportazione, il suo intento di descrivere l'indescrivibile, che ha portato l'autore a affermare """"se c'è Auschwitz, quindi non può esserci Dio"""". Questa edizione commentata è ricca di riferimenti testuali e per l'acume interpretativo, con note, sin dalla prefazione, sulla struttura, le scelte linguistiche e di contenuto (fornendo particolari sui personaggi descritti nel campo). Cavaglion compie uno scrupoloso lavoro di analisi stilistica, studiando le influenze letterarie (prima di tutto """"La Bibbia"""" e la """"Divina Commedia"""") ed illuminando di volta in volta interi periodi o singole parole come """"gioia"""", """"fortuna"""" e """"felicità"""", paradossalmente i vocaboli più ricorrenti in tutta l'opera di Levi. Un lavoro che """"pesa, separa e distingue"""" in un'opera che non si leggerà mai abbastanza."" -
La moda. Concetti, pratiche e politiche
"La moda è il proverbiale vaso di Pandora. Se si solleva il coperchio per esaminarla, colori, tessuti e incantesimi volano via insieme ai loro significati magici, seducenti e persino irritanti, e - per quanto ci si sforzi - è impossibile riuscire a rinchiuderli di nuovo. Proprio in questo risiedono il suo fascino e la sua difficoltà, nell'assenza di parametri, confini o persino limiti"""". La moda dunque, tutt'altro che un fenomeno futile o superficiale, è una realtà complessa, di enorme rilevanza sociale e individuale, che trova nell'approccio sociologico lo strumento migliore per la sua decifrazione. Dopo una preliminare rassegna critica delle teorie della moda classiche e storicamente più influenti, il volume prende in considerazione le questioni di genere e sessualità, esplorando i mutevoli significati assunti dalla mascolinità cosi come la costruzione dell'identità femminile. L'autore esamina poi il rapporto tra moda ed età, soffermandosi in particolare sulla cosiddetta """"sessualizzazione"""" o """"adultificazione"""" dell'abbigliamento infantile, sull'ascesa di movimenti sociali come il femminismo e quello per i diritti civili e sulla teoria degli stili sottoculturali. Le riflessioni sulla politica del consumo si accompagnano sempre all'esame degli aspetti storici, politici e di sfruttamento della produzione industriale." -
La genealogia della morale. Uno scritto polemico
"La genealogia della morale"""" è uno degli ultimi scritti di Nietzsche. La sua attualità è via via cresciuta nel tempo, tante sono le questioni cruciali con cui ci provoca, a cominciare dal fatto che Nietzsche toglie ogni rassicurante punto di appoggio a qualunque morale pretenda di valere per se stessa, fino alla grande scena del """"risentimento ascetico"""" in cui domina quella volontà di nulla in cui noi, oggi, continuiamo a dibatterci. Questo nichilismo - ecco la sua amara e paradossale conclusione -è tutto ciò che abbiamo nelle mani: da esso paradossalmente ricaviamo quel poco di senso che ci salva dal baratro di un completo e insensato rifiuto della vita, del corpo e del desiderio. Dalla morale del """"prete ascetico"""", risultato di un lunghissimo tragitto attraverso la cattiva coscienza e il senso di colpa (appunto, la genealogia), dobbiamo ripartire, e non possiamo girare pagina con una semplice impennata filosofica. Lo hanno capito in tanti nei decenni appena trascorsi, da Benjamin a Deleuze, a Foucault, a Sloterdijk. Si disegna qui la contraddizione del nostro presente, le sabbie mobili in cui siamo bloccati. Chi è il sano? Chi è il malato? Chi è il """"vero"""" medico tra la folla dei falsi terapeuti? Nietzsche rilancia a noi la palla avvelenata, ed è perciò che questo libro dovrebbe essere letto, anzi """"ruminato"""" da tutti, a cominciare dai giovani oggi cosi spaesati. E non c'è bisogno di essere addetti ai lavori per leggerlo e farne uso."""" (Pier Aldo Rovatti)" -
Una telefonata con Primo Levi-A phone conversation with Primo Levi. Ediz. bilingue
"Deve essere un telefono che funziona, il libro scritto"""". Questa frase, che pronunciò durante una conversazione radiofonica, non è che uno dei sintomi dell'interesse di Primo Levi per la comunicazione umana. Nulla di ciò che si può dire linguistico era estraneo all'acuto sguardo del chimico scrittore: etimologie e giochi enigmistici (come palindromi e rebus); gerghi di laboratorio e di Lager; macchine poetiche e reti di computer immaginate da Levi anzitempo. Nelle opere e nei suoi incontri con altri scrittori (diretti, indiretti o immaginari: Bartezzaghi ne inventa anche uno con David Foster Wallace), il Levi linguista e semiologo è quello che si interessa ai modi in cui possiamo dare senso a ciò che senso non ha, esprimere ciò che non si può, scalare l'impervio." -
Le gemme della memoria
Per la prima volta viene tradotta in italiano, sia pure parzialmente, un'opera fondamentale della letteratura persiana.rnrn Composta nel XIII secolo, raccoglie storie agiografiche e profane, narrazioni realistiche, storiche, favolistiche, apologhi morali. I racconti (piú di duemila nell'opera completa) sono rielaborati da tradizioni precedenti, scritte e orali, e suddivisi per temi. L'autore, 'Awfī, era un letterato passato per diverse corti: viaggiò attraverso l'Iran, l'Asia centrale e il subcontinente indiano (dove la lingua persiana deteneva un grande prestigio), sempre impegnato a reperire e a leggere le opere piú disparate nelle grandi biblioteche centrasiatiche, che sarebbero poi in parte andate distrutte con l'invasione mongola. L'opera di 'Awfī ha dunque permesso di conservare e tramandare ( Gemme della memoria ) un ricchissimo patrimonio di cultura persiana, araba, turca e indiana, un mondo multietnico geograficamente estesissimo e affascinante. Grazie allo sguardo antropologico di 'Awfī, e al suo gusto del narrare, quel mondo di califfi e profeti, di guerrieri e di imam, di ancelle e di mercanti ci sembra ancora oggi piú che mai avvincente. rnrnNei libri dei sapienti è scritto che un tempo, in un'amena terra di pascoli, pacifica di fiori e di boccioli, viveva un leone feroce e sanguinario. Al suo servizio aveva un lupo e una volpe che si nutrivano dei resti delle sue vittime. Un giorno, catturata una preda, il leone ordinò al lupo di dividerne le carni fra loro. Il lupo fece tre parti uguali: una per il leone, una per la volpe e una per sé. Quando il leone si avvide di quella suddivisione, fece cadere ai propri piedi la testa del lupo, senza pietà. Dopodiché disse alla volpe di dividere la preda fra loro due, e quella mise tutto quanto di fronte a lui. Il leone fu sorpreso da tanta cortesia e le chiese: «O volpe, da chi hai imparato queste buone maniere?» La volpe rispose: «Dalla testa di quel lupo». rnrnConclusi gli studi a Bukhara all'inizio del secolo XIII, 'Awfī viaggiò per oltre vent'anni, come letterato di corte itinerante, tra l'Asia centrale e quelli che sono oggi l'Iran orientale, l'Afghanistan e l'India nord-occidentale: tra i numerosi luoghi da lui visitati compaiono i toponimi di Samarcanda, Marw, Nīshāpūr, Herat, Isfizār, Khabūshān, Isfarāyīn, Shahr-i Naw, Farāh, Ghazna, Lahore, Cambay (Kanbāyat), Nahrvāla (ossia il Gujarat), Delhi ecc. In particolare sappiamo che tra il 1201 e il 1203 fu al servizio di Qïlïch Arslān Khāqān Nusrat al-Dīn 'Uthmān ibn Ibrāhīm – il figlio del sovrano qarakhanide per il quale lavorava lo zio materno – con l'importante incarico di responsabile dell'ufficio della corrispondenza di corte. Nel 1204 lo ritroviamo a Nasā (l'antica Nisa Partica, nota anche come Parthaunisa), nell'odierno Turkmenistan meridionale, nel 1206 a Nīshāpūr e nel 1210 a Isfizār, tra Khurāsān e Sīstān. I vari personaggi incontrati durante questo periodo di peregrinazioni – importanti scrittori, pensatori, uomini politici – forniranno ad 'Awfī una frazione considerevole di quel materiale-mondo intellettuale (storico, narrativo, educativo, biografico) che egli «salverà» poi nelle sue opere. Dall'introduzione di Stefano Pellò -
I miei flop preferiti e altre idee a disposizione delle generazioni future
Dopo la pubblicazione nel 1957 di ""Verteidigung der Wólfe"""" (""""Difesa dei lupi""""), la sua prima raccolta di poesie, Hans Magnus Enzensberger divenne ben presto un punto di riferimento per numerosissimi lettori, dapprima in Germania e poi via via in molti altri paesi. Anche perché Enzensberger non si è mai sentito solo """" poeta"""": come dimenticare le raccolte di saggi sui temi più disparati (politica, antropologia, sociologia, scienze), i libri per ragazzi, i romanzi, le traduzioni, le riviste (""""Kursbuch"""" oltre che un successo commerciale, fu la rivista forse più importante del '68 tedesco ed europeo), l'attività di editore, le installazioni poetiche. Inevitabile che in oltre cinquant'anni di poliedrica attività qualcosa non sia andato per il verso giusto: riviste concepite e mai pubblicate, altre andate in edicola ma dalla vita assai breve (forse perché troppo innovative per il gusto dei lettori), promettenti iniziative editoriali abbandonate per l'intervento degli avvocati, opere liriche, drammi e commedie, sceneggiature cinematografiche, libri per ragazzi, fontane creatrici di poesia. Ai """"tonfi"""" - ora non privi di una loro intima grandezza, ora più dimessi e silenziosi - e ai progetti mai usciti dal loro stato embrionale, Enzensberger dedica questa affettuosa e ironica retrospettiva: perché a differenza dei trionfi, gli insuccessi favoriscono in vari modi l'intelligenza, aiutandoci anche a capire come funziona il complesso universo dell'industria culturale."" -
Le difettose
Carla ha quasi quarant'anni, un compagno praticamente perfetto, un lavoro stimolante e un certo fascino. Ma non riesce ad avere un figlio. E per una come lei, abituata a centrare l'obiettivo, il senso di fallimento brucia senza consumarsi. Perché l'ossessione della maternità si può affinare al punto da dare dipendenza. Accade a molte delle donne che Carla incontra quando decide di tentare la fecondazione assistita. Tutte stanno in fila, mese dopo mese, per eseguire lo stesso rituale: gli ormoni, il pick-up, il transfer, l'attesa. Conoscono il proprio corpo e i suoi segnali con una precisione maniacale. Usano un oscuro gergo da iniziate. Perché loro non aspettano un bambino, ""fanno la cova"""", non rimangono incinte, """"s'incicognano"""". Mentre a forza di medicine si gonfiano come galline d'allevamento, le donne """"difettose"""" si sfogano, si danno conforto, nelle sale ospedaliere o nelle chat. Nel suo viaggio alla ricerca della maternità, e di una forma di saggezza che pare sempre scivolarle fra le dita, Carla può contare su di loro, ma anche su due guide spirituali d'eccezione: Seneca, oggetto dei suoi studi di latinista, e nonna Rina, che prima di diventare solida come una quercia era stata fragile come un albero rinsecchito. Nonostante persino la Bibbia sia piena di vecchie sterili che all'improvviso riescono a procreare, Carla forse deve mettersi in testa che un figlio non è un diritto, come le dice Marco, il suo compagno, con quella sua franchezza generosa e un po' leggera."" -
Il paesaggio morale. Come la scienza determina i valori umani
Il primo libro di Sam Harris, ""La fine della fede"""", ha innescato un dibattito di portata mondiale riguardo alla validità della religione. In seguito ad esso Harris si è reso conto che la maggior parte delle persone - dai fondamentalisti religiosi agli scienziati atei - concordava su un punto: che la scienza non abbia voce in capitolo sul tema dei valori umani. In """"Il paesaggio morale"""", un libro altrettanto controverso, Harris cerca di legare l'etica al resto della conoscenza umana. Nel definire la morale nei termini del benessere umano e animale, egli sostiene che la scienza può fare molto di più che descrivere il modo in cui siamo: essa può, in linea di principio, dirci come dovremmo essere. Secondo il suo punto di vista, il relativismo morale è semplicemente falso, e impone un crescente fardello sull'umanità. L'intrusione della religione nella sfera dei valori umani può dunque essere respinta: così come non esiste una fisica cristiana o un'algebra musulmana, egualmente non può esserci un'etica cristiana o musulmana. Facendo tesoro delle proprie conoscenze filosofiche e scientifiche, Harris ha scritto un libro che modifica le regole del gioco riguardo al futuro della scienza e alle fondamenta della cooperazione umana."" -
Canti del guardare lontano
"Poeta estroso, cordiale e raffinato, con il suo sublime dal basso, capace di convocare tutti i tempi e tutti i luoghi della poesia, tutti i poeti da Orfeo in poi, con la sua chioma candida e il viso da eterno ragazzo, attento e stupito dalla meraviglia dell'attimo e dal mistero dei giorni e della spedizione umana, Giuliano canta le bestie e le piante, le stelle e gli dèi, che per lui non sono mai fuggiti, ma stanno nel reale come le nostre domande, i nostri ritmi inventivi, sorpresi dalla inarrestabile pregnanza e duttilità della lingua materna e fraterna, tanto che Scabia pare un poeta volgare del Duemila, catapultato dal Trecento nell'era globale. Egli è leggero, ma per gravità, profondo, come un mare neologizzante, per onomatopea del passo e del tremito, suo concetto-chiave, che sta per emozione, corpo canoro. Cosi, come un Palazzeschi che non si diverta, ma che si emozioni, è soprattutto capace di far passare negli altri l'emozione, e cioè di commuoverci e rallegrarci."""" (Gianni D'Elia)" -
L' estate senza uomini
Boris, insigne neuroscienziato newyorkese, si è concesso una ""pausa"""", vale a dire un'amante più giovane, e la moglie Mia, poetessa e filosofa, l'ha presa male ed è finita in ospedale con una diagnosi di """"psicosi reattiva breve"""". Uscita dall'ospedale, Mia non se la sente di tornare nella casa disertata dal marito, e decide cosi di allontanarsi per qualche tempo da New York per andare a trovare la madre, che abita in una struttura residenziale per anziani a Bonden, Minnesota, la cittadina dove Mia è nata e cresciuta. Comincia così questa inconsueta storia di una convalescenza, la convalescenza di una donna che, sperimentando un'estate senza uomini, riscopre in una realtà provinciale apparentemente squallida e monotona un mondo di relazioni umane ancora più ricco e coinvolgente di quello a cui era abituata nella sua sofisticata vita di intellettuale metropolitana. Non si pensi però a un'ingenua riscoperta delle radici, perché lo sguardo posato da Siri Hustvedt sulla provincia americana non ha nulla di idilliaco: le tenere adolescenti che studiano poesia sottopongono le compagne a raffinate torture psicologiche, le arzille vecchiette ricoverate in ospizio coltivano lubrichi """"divertimenti segreti"""", e le simpatiche famigliole nelle loro villette suburbane sono lacerate da violenti diverbi. In questo mondo apparentemente mansueto ma intimamente turbolento, Mia irrompe come una sorta di deus ex machina, suscitando confidenze, svelando intrighi e risolvendo conflitti."" -
Point Lenana
Una notte africana del 1943, mentre nel mondo infuna la guerra, tre italiani fuggono da un campo di prigionia e scalano il Monte Kenya con mezzi di fortuna. Diciassette giorni di libertà, incoscienza e fame che morde, per poi tornare ai reticolati e riconsegnarsi ai carcerieri inglesi. Uno di loro, Felice Benuzzi, racconterà la storia in un libro, anzi: in due libri, e già qui si nasconde un mistero. Chi è Felice? Chi sono i suoi compagni di evasione? Cosa facevano prima della guerra, e cosa faranno dopo? Impossibile raccontarlo senza seguire le scie di molte esistenze, passando dalla Trieste asburgica alla Roma mussoliniana, dalla Cirenaica del guerrigliero Omar Al-Mukhtàr alle Dolomiti del rocciatore triste Emilio Comici, dall'Etiopia del turpe generale Graziani alla Nairobi dove morì il Duca d'Aosta, dalle foreste della rivolta Mau Mau alla Berlino della guerra fredda, per arrivare infine ai giorni nostri. 0 meglio, al 2010, l'anno in cui Roberto Santachiara e Wu Ming 1 inseguono fantasmi fino in cima al Monte Kenya. ""Point Lenana"""" è il risultato di anni di viaggi, interviste e ricerche d'archivio. È un'inchiesta-romanzo, un poema epico in forma di saggio, una scorribanda nel Novecento resa con una scrittura spesso commovente, a volte crudele."" -
I dodici profeti
Nel canone di Israele ci sono i cosiddetti ""profeti anteriori"""", cioè i libri storici, e i """"profeti posteriori"""", cioè i profeti propriamente detti. Entro questo corpus i cosiddetti """"minori"""" sono presenti nel non casuale numero di dodici. In questo volume Elena Loewenthal ha tradotto i dodici profeti minori, o """"piccoli"""", accostandovi i capitoli dei Re dedicati alla predicazione di Elia, la cui storia è paradigmatica della figura del profeta, del suo status sociale ed esistenziale. La vicenda di Elia, qui accomunata a quelle di Osea, Zaccaria, Isaia e degli altri """"posteriori"""", è quella più suggestiva da un punto di vista narrativo ed è anche quella che di fatto chiude la parabola della profezia nella Bibbia. L'insieme del volume vuole sottolineare la portata letteraria di questi testi, al di là delle possibili discussioni storiche o teologiche. La forza del racconto, la sua portata spirituale, evocativa, stanno alla base della traduzione e del montaggio operati da Elena Loewenthal. Ma anche, nelle intenzioni della curatrice, c'è il desiderio di osservare da vicino la natura del profeta, così singolare rispetto ad altre figure canoniche della scrittura biblica, il suo destino non felice di isolamento quasi assoluto nel drammatico faccia a faccia con la verità, la sua esperienza mistica di passività nei confronti di Dio e quella complementare, perlopiù sconfortante, di traduzione agli uomini del messaggio raccolto.""