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Il soffio degli antenati. Immagini e proverbi africani. Ediz. illustrata
Un viaggio nella tradizione africana, tra parole e immagini. Una serie di fotografie che tenta di restituirne la vitale bellezza specchiandola nell'antica e icastica saggezza dei proverbi. rnrnAlla carica sapienziale della cultura orale si affiancano cosí delle concrete microstorie, spesso riassunte in un volto scolpito dalle fatiche della vita o in un luminoso sorriso. Un percorso fatto non solo di molteplici incontri, quelli dell'autore con le persone ritratte, ma anche di due sguardi in un gioco di rimandi intrecciati. Settantasette immagini che evocano alcuni aspetti fondamentali del mondo africano: la vecchiaia, la solidarietà, la famiglia, l'amicizia. Il soffio degli antenati – dal titolo ispirato ai versi di Birago Diop, poeta senegalese che aderí al movimento della Negritudine – intende catturare e reinterpretare il misterioso sapere che proviene dal passato e forse rappresenta l'ultimo soffio di una storia che finisce, ma la cui forza evocativa sopravviverà ancora, se sapremo ascoltarla. -
L' identità culturale non esiste
Un piccolo libro con una tesi molto grande: per risolvere i conflitti che dilaniano il mondo, e in particolare l'Europa, dobbiamo partire dal concetto di «identità culturale». rn""La rivendicazione di un'identità culturale tende oggi a imporsi in tutto il mondo, a causa dei nazionalismi e della globalizzazione. Ma è un errore parlare di «differenze» che isolano le culture. Conviene, piuttosto, parlare di scarti, che le mantengono l'una di fronte all'altra, promuovendo un terreno comune.""""rnrnUn concetto pernicioso che porta a pensare alla cultura come a qualcosa di statico, determinato, immobile. Un concetto che tende a produrre da un lato comunitarismi integralisti, dall'altro relativismi inerti e indifferenti. Oppure barricate per difendere orticelli culturali o indifferentismo dove tutto va bene purché omologo e uniforme. Invece proprio della cultura è il dinamismo, lo scambio, la permeabilità. Usando la rara peculiarità intellettuale di una doppia conoscenza, quella del mondo occidentale e del mondo cinese, Jullien riesce a stabilire l'unica piattaforma possibile per un'umanità pacificata. Quella in cui le idee e le culture sono qualcosa di dinamico, di fluido, senza steccati. Un antidoto prezioso a un mondo che costruisce barriere. La rivendicazione di un'identità culturale tende oggi a imporsi in tutto il mondo, a causa dei nazionalismi e della globalizzazione. Ma è un errore parlare di «differenze» che isolano le culture. Conviene, piuttosto, parlare di scarti , che le mantengono l'una di fronte all'altra, promuovendo un terreno comune."" -
Cromorama. Come il colore ha cambiato il nostro sguardo. Ediz. a colori
Perché le matite gialle vendono di più delle altre? Perché Flaubert veste di blu Emma Bovary? Perché nei dipinti di Mondrian il verde non c'è mai? E perché invece Hitchcock lo usa in abbondanza?rnrnNella società delle immagini il colore informa, come nelle mappe. Seduce, come in pubblicità. Narra, come al cinema. Gerarchizza, come nelle previsioni del tempo. Organizza, come nell'infografica. Valorizza, come nei cosmetici. Distingue, come negli alimenti. Oppone, come nella segnaletica stradale. Si mostra, come nei campionari. Nasconde, come nelle tute mimetiche. Si ammira, come nelle opere d'arte. Infine, nell'esperienza di ciascuno, piace. Tutto questo accade grazie a qualche tecnologia. In primis quella dei mass media, che comunicano e amplificano le abitudini cromatiche. Il pubblico osserva, sceglie, impara; finché queste consuetudini non standardizzano la percezione e il colore comincia a parlare da solo, al punto da sembrare un fatto naturale. Intrecciando storie su storie, e con l'aiuto di 400 illustrazioni, Falcinelli narra come si è formato lo sguardo moderno, attingendo all'intero universo delle immagini: non solo la pittura, ma anche la letteratura, il cinema, i fumetti e soprattutto gli oggetti quotidiani, che per la prima volta ci fa vedere in maniera nuova e inconsueta. Tutte le società hanno costruito sistemi simbolici in cui il colore aveva un ruolo centrale: pensiamo al nero del lutto, al rosso del comunismo o all'azzurro del manto della Madonna. Ciò che di straordinario è accaduto nel mondo moderno è che la tecnologia e il mercato hanno cambiato il modo in cui guardiamo le cose, abituandoci a nuove percezioni. Visto su uno smartphone, un affresco risulta luminoso come una foto digitale. Le tinte cariche e brillanti dello schermo sono ormai il parametro con cui valutiamo la purezza di ogni fenomeno cromatico. Chi ha conosciuto il colore della televisione, insomma, non può piú vedere il mondo con gli occhi del passato. Magari non ne siamo consapevoli, ma abbiamo in mente il giallo dei Simpson anche di fronte a un quadro del Rinascimento. Cromorama ci racconta come oggi il colore sia diventato un filtro con cui pensiamo la realtà. Perché le matite gialle vendono di piú delle altre? Perché Flaubert veste di blu Emma Bovary? Perché nei dipinti di Mondrian il verde non c'è mai? E perché invece Hitchcock lo usa in abbondanza? -
Diagnosi e destino
Tutti, prima o poi, riceviamo una diagnosi. Un giorno arriva un esperto e con una parola ci dice qualcosa che modifica il corso della vita, in peggio o in megliorn«La malattia non è una metafora, diceva la Sontag: ma il momento della diagnosi è cruciale nella vita dei pazienti, spesso messi davanti a un bivio esistenziale. Una bellissima guida psicologica, piena di riferimenti letterari, per tutti. Pazienti e, soprattutto, medici» - Robinson, La RepubblicarnMomento chiave della relazione medico-paziente, la diagnosi non è solo un processo di conoscenza compiuto da chi la formula, è anche un'occasione importante della conoscenza di sé. Ed è sempre un incontro: con il corpo, la chimica dei farmaci, la cura di sé, la scienza medica, la (s)fiducia nella medicina, il passato dell'anamnesi, il futuro della prognosi, la nostra personalità, le nostre paure e difese. Sulla malattia e l'essere malati si è scritto molto. Meno sulla diagnosi e l'essere diagnosticati. O con internet, sull'autodiagnosticarsi, solitari esploratori dei nostri sintomi. Le diagnosi non sono sentenze e le malattie non hanno un «significato», non sono metafore o colpe. Possono però abitare le nostre vite come narrazioni e mitologie personali. Dal morbillo alla depressione, tutti, prima o poi, riceviamo una diagnosi. Che è timore, conoscenza e relazione. Comprenderne mitologie e significati ci aiuta a percorrere i confini incustoditi delle nostre vite, sempre piú divise tra corpo, mente e tecnologie. -
I redenti e i dannati. Una storia della Riforma
La storia di una rivoluzione religiosa durata cent'anni, una battaglia per la salvezza celeste e il potere terreno. Il magistrale affresco di un evento che ha mutato per sempre il mondo della religione occidentale.rnrnLa Riforma ha trasformato il mondo piú di qualsiasi altro evento dalla fine dell'antichità: da allora il cattolicesimo non è stato piú lo stesso. Thomas Kaufmann racconta la storia di questa rivoluzione avvalendosi di fonti di prima mano e delle piú aggiornate ricerche storiche e storico-religiose. La Riforma iniziò lontano dai centri politici, economici e culturali dell'Europa, eppure mise in subbuglio l'intero continente. Molto è stato ipotizzato sui fattori politici e sociali alla base di tale sovvertimento. Kaufmann, uno dei maggiori esperti in materia, individua le principali motivazioni anche nella religione stessa. I riformatori si preoccupavano della salvezza dell'anima. Quando il papa condannò Lutero e i suoi insegnamenti, la questione avrebbe potuto chiudersi. Ma Lutero riconobbe nello stesso papa un peccatore degno della dannazione eterna. E la divisione della Chiesa fece il suo corso. L'odio spinse molti in guerra e in tantissimi lasciarono la patria, portando cosí la Riforma lontano nel mondo. Si trattò di un immane terremoto religioso, le cui scosse di assestamento giungono fino a oggi. -
Hotel Silence
Finalista al Premio Strega Europeo 2018rnAuður Ólafsdóttir ha scritto il suo romanzo piú bello, il piú essenziale, tenero e ironico. Un libro che è un segno di pace, una stretta di mano laica che ci riavvicina a quanto di umano dentro di noi resiste agli orrori del mondo.rn«La pelle è l'organo più grande del corpo umano. In un adulto la pelle occupa una superficie di due metri quadri e pesa circa cinque chili. Per altri esseri viventi si parla piuttosto di manto, o di pelame. In antico islandese la parola ""pelle"""" aveva anche il significato di carne.»rnrnJónas ha quarantanove anni e un talento speciale per riparare le cose. La sua vita, però, non è facile da sistemare: ha appena divorziato, la sua ex moglie gli ha rivelato che la loro amatissima figlia in realtà non è sua, e sua madre è smarrita nelle nebbie della demenza. Tutti i suoi punti di riferimento sono svaniti all'improvviso e Jónas non sa piú chi è. Nemmeno il ritrovamento dei suoi diari di gioventú, pieni di appunti su formazioni nuvolose, corpi celesti e corpi di ragazze, lo aiuta: quel giovane che era oggi gli appare come un estraneo, tutta la sua esistenza una menzogna. Comincia a pensare al suicidio, studiando attentamente tutti i possibili sistemi e tutte le variabili, da uomo pratico qual è. Non vuole però che sia sua figlia a trovare il suo corpo, e decide di andare a morire all'estero. La scelta ricade su un paese appena uscito da una terribile guerra civile e ancora disseminato di edifici distrutti e mine antiuomo. Jónas prende una stanza nel remoto Hotel Silence, dove sbarca con un solo cambio di vestiti e la sua irrinunciabile cassetta degli attrezzi. Ma l'incontro con le persone del posto e le loro ferite, in particolare con i due giovanissimi gestori dell'albergo, un fratello e una sorella sopravvissuti alla distruzione, e con il silenzioso bambino di lei, fa slittare il suo progetto giorno dopo giorno...Auður Ólafsdóttir ha scritto il suo romanzo piú bello, il piú essenziale, tenero e ironico. Un libro che è un segno di pace, una stretta di mano laica che ci riavvicina a quanto di umano dentro di noi resiste agli orrori del mondo."" -
Verso la soluzione finale. La conferenza di Wannsee
La migliore e piú accurata storia della conferenza di Wannsee del 20 gennaio 1942, che decise la soluzione finale. Un'indagine sulla follia dottrinaria e omicida del nazismo. rnrnIl 20 gennaio 1942 alcune figure di vertice del Terzo Reich si riunirono in una lussuosa villa a Wannsee, nei dintorni di Berlino, e decisero la soluzione finale nei confronti degli ebrei. Peter Longerich fornisce un'accurata contestualizzazione del verbale della riunione perché le interpretazioni dei motivi che portarono a tenere la conferenza, la sua funzione e utilità, sono varie e contraddittorie. Tranne il verbale, non esistono altri documenti inerenti alla conferenza perché sono andati distrutti. La spiegazione di Longerich è che l'Olocausto non è stato attuato in seguito a una scelta determinata, ma fu il risultato di una politica antisemita di lunga durata, sottoposta a cambiamenti contingenti, e di un processo decisionale con cui Hitler, istanza suprema del regime, insieme ad altre figure e organi dell'apparato, diede vita a un vero e proprio programma di distruzione degli ebrei d'Europa, partendo da una generica e indefinita intenzione di distruggerli. rnIl 20 gennaio 1942 quindici personaggi di primo piano del regime nazionalsocialista, della Nsdap e delle SS, si riunirono su invito di Reinhard Heydrich, capo dell'Ufficio centrale per la sicurezza del Reich, in una lussuosa villa situata sulle sponde del lago Wannsee alla periferia di Berlino. Il contrasto tra la bellezza del luogo e lo scopo della manifestazione non poteva essere piú stridente: la dimora utilizzata dalle SS come foresteria fu scelta per definire la cosiddetta «soluzione finale della questione ebraica». Oggi il verbale della conferenza di Wannsee è considerato sinonimo del genocidio degli ebrei d'Europa, di uno sterminio lucido, burocratico, basato sulla divisione del lavoro: un documento inconcepibile, il promemoria di come la follia dottrinaria e omicida del sistema nazista, per ordine della principale autorità del regime, si trasformò in azione concreta, in intervento statale, in un piano portato a termine senza pietà. In questo libro Peter Longerich presenta e approfondisce un'interpretazione della conferenza e del verbale che rielabora gli spunti offerti dalle ricerche precedenti, per costruire una spiegazione piú articolata: dimostrare che l'Olocausto non fu l'esito di un'unica decisione presa a livello centrale ma il risultato di un esteso processo che vide Hitler, istanza primaria del Terzo Reich, sviluppare e avviare gradualmente, da una generica intenzione di distruggere gli ebrei, un programma di genocidio in stretta collaborazione con altri componenti dell'apparato di potere. -
Variazioni sul modello di Kraepelin (o il campo semantico dei conigli in umido)
Con una lingua scarna ma sapiente, attraverso un ossessivo gioco di ripetizioni e cambi di ruolo, Carnevali riesce a far affiorare la realtà (o una realtà possibile) in un'atmosfera ambigua e minacciosa, come un novello Kafka al corrente delle piú recenti teorie delle scienze cognitivernrnUn luogo indefinito dell'Europa dove da poco è terminata una guerra. Tre personaggi: un vecchio la cui memoria è ormai deteriorata, il figlio e una terza figura enigmatica, il cui nome richiama quello del medico Emil Kraepelin, collega del piú noto Alois Alzheimer e studioso dell'omonima malattia. Dai secchi dialoghi fra i tre emergono poco a poco i contorni di una vicenda drammatica. Nei lacunosi ricordi del vecchio torna a piú riprese e in varie forme (anche in quella di ricetta) l'immagine di un coniglio. Verremo a sapere che questa immagine è legata a un episodio tragico del passato del vecchio. Ma sarà vero? O non si tratta invece di un ricordo che la sua mente ha inventato per sostituirne un altro, ancora piú doloroso? La linea che distingue ciò che è stato vissuto, ciò che viene immaginato e ciò che viene detto nelle continue variazioni dei dialoghi è sottilissima. -
Il cartello
Dopo Il potere del cane continua, in tutta la sua potenza epica, la guerra sanguinaria al narcotraffico. E la sfida tra i cartelli messicani e il loro peggior nemico, l'agente della Dea Art Kellerrnrn«Il cartello è il Wilson migliore. Intenso, brutale, profondo. Atmosfera impressionante, trama magistrale. Una botta di metanfetamina pura. Il Guerra e pace della lotta alla droga» - James EllroyrnrnAdán Barrera, capo del cartello della droga piú potente del mondo, è rinchiuso in un carcere di San Diego in isolamento. Art Keller, l'agente della Dea che lo ha arrestato dopo avergli ucciso il fratello e lo zio, vive nascosto in un monastero del New Mexico, dove fa l'apicoltore e cerca di dimenticare una vita di menzogne e false identità. Quando Barrera riesce a farsi trasferire in un carcere messicano e a riprendere le redini del cartello, la guerra della droga riparte con una brutalità senza precedenti. Anche Keller è costretto a tornare in azione immergendosi in un mondo nel quale onesti e corrotti, vittime e assassini, si trovano dall'una e dall'altra parte della frontiera.rnTraduzione di Alfredo Colitto -
Politica e negazione. Per una filosofia affermativa
Il libro ricostruisce la genealogia del reciproco avvitamento tra negazione e politica. Il primo capitolo percorre l'intensificazione della categoria di negazione nel pensiero di cinque intellettuali di diversa formazione - Schmitt, Saussure, Freud, Heidegger e Kojève. Il secondo capitolo analizza la piega negativa di alcune tra le fondamentali categorie politiche moderne - quelle di sovranità, proprietà, libertà, popolo. Ciascuna di esse è stata costruita non in forma positiva, ma come l'esito della negazione del proprio opposto. Il capitolo conclusivo propone una possibile nozione affermativa di politica, intesa non come rimozione del negativo, ma come sua riconversione nei termini positivi della ""differenza"""", della """"determinazione"""" e dell'""""opposizione"""". Gli autori da cui muove il discorso sono soprattutto Spinoza, Nietzsche e Deleuze, interpretati spesso non secondo la loro ricezione abituale e ricondotti all'orizzonte di pensiero elaborato dall'autore in questi anni."" -
Anita. Storia e mito di Anita Garibaldi
la storia e la costruzione del mito di Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva, meglio nota come Anita Garibaldirn«Little more than a ghost» poco più di un fantasma. Così nel 1969 Luigi Barzini jr definiva Anita Garibaldi in un appunto che doveva figurare come introduzione alla biografia americana I am my Beloved. The Life of Anita Garibaldi dell'intellettuale Lisa Sergio, emigrata anni prima negli Stati Uniti per attività antifascista. Il giornalista aveva colto tutta l'unicità e il paradosso di una figura «venerata nel pantheon della storia italiana recente, familiare a tutti gli studenti, rappresentata in numerose stampe popolari a fianco di Garibaldi» e di cui tuttavia si ignoravano i primi anni di vita trascorsi nel nativo Brasile, così come in un cono d'ombra restavano gli aspetti privati del periodo uruguaiano e gli ultimi diciassette mesi della sua esistenza, trascorsi nell'Europa agitata dalle rivoluzioni del 1848-49, insieme ai tratti reconditi del suo carattere, dei suoi pensieri, dei suoi ideali.rnrnAd Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva (1821-1849), nota ai più come Anita Garibaldi, è stato dedicato un vasto numero di pubblicazioni. Si tratta in gran parte di biografie romanzate e costruite intorno allo stereotipo della guerriera ribelle, compagna dell'eroe romantico per eccellenza; e inoltre di romanzi d'appendice, versi poetici, ritratti, monumenti, opere cinematografiche e teatrali, soap opera. Ma quanto sappiamo davvero di Anita Garibaldi? Rispondere non è semplice a causa della triplice condizione sfavorevole di donna, popolana e analfabeta. Ai rarissimi documenti del periodo sudamericano si sommano infatti sporadici segni diretti del suo pensiero; mentre la condizione di compagna di uno degli uomini più famosi della storia moderna ha fatto si che la sua vita sia sempre stata narrata a partire da quella di Garibaldi e come riflesso di questa, con le distorsioni del caso. Colmare lo scarto tra l'invenzione romantica e la figura reale e vissuta di Anita è uno degli obiettivi di questo lavoro, che non si propone solo di raccontare la sua scarna biografia. Ma anche, per la prima volta, di restituire in maniera analitica la conservazione della sua memoria, la nascita del suo mito e la genesi di rappresentazioni rilevanti nella simbologia patriottica dall'unificazione italiana al fascismo: un'epopea costruita a partire dal crollo della Repubblica romana e dalla fuga epica di Garibaldi nel 1849, che ha conferito alla donna un ruolo di rilievo nella mitografia garibaldina. -
Accendimi
Marco Presta ci racconta da par suo, attraverso una scrittura comica ma alta, controllatissima, la storia di una giovane donna che trova, letteralmente, l'amore nell'aria. E pagina dopo pagina fa un incantesimo alla portata di chi ha la fantasia all'altezza del cuorernrnrn Sacher, Mimose, Millefoglie, Charlotte... La pasticceria di Caterina addolcisce le pene di molti, con le sue maestose cattedrali di zucchero. Ma la prima che avrebbe bisogno di dolcezza è proprio lei, Caterina, che si sente sola anche se la sua vita sentimentale è «intasata come una litoranea in agosto». Giancarlo, il fidanzato, è un commissario di Polizia che non sa infiammarle il cuore, le amiche si ricordano di lei raramente e Vittorio, il fratello, ha il singolare talento di mettersi, e di metterla, nei guai. Finché un giorno Caterina non trova nel retrobottega del negozio una radio, «un modello degli anni Settanta, un cubo arancione con tanto di antenna». Il primo miracolo è che dopo tutti quegli anni funzioni ancora. Il secondo è che la voce che parla da lí dentro parli a lei, a lei e a nessun altro. E dica cose che a poco a poco la conquistano, mettendole a soqquadro la vita. Marco Presta ci racconta da par suo, attraverso una scrittura comica ma alta, controllatissima, la storia di una giovane donna che trova, letteralmente, l'amore nell'aria. E pagina dopo pagina fa un incantesimo alla portata di chi ha la fantasia all'altezza del cuore. Caterina ha una pasticceria. E ha un fidanzato medio, delle amiche medie, una vita media. È insomma serenamente disperata, fa parte del grande fiume d'insoddisfatti che tutti i giorni, da ogni parte del mondo, riceve milioni di affluenti. Poi una voce le parla dalla radio, sembra rivolgersi solo a lei e dice cose bellissime che sono come un terremoto. Nasce a poco a poco un sentimento che assomiglia in maniera preoccupante all'amore, «quello stato tragico e soave in cui riusciamo a sospirare davanti a un passo carrabile». Facendoci ridere a ogni pagina, con l'intelligenza e l'ironia che apprezziamo ogni giorno alla radio, Marco Presta ci conquista ancora una volta con la forza della sua scrittura. -
Questo è il mio sangue. Manifesto contro il tabú delle mestruazioni
Un saggio brillante, ironico, provocatorio che affronta un tabú millenario. Perché è giunto il momento della rivoluzione mestruale. rnrn Perché ancora oggi le mestruazioni sono un argomento di cui ci si vergogna, che discrimina le donne? Perché per definirle usiamo perifrasi come «Ho le mie cose», «Sono indisposta», «Ho il ciclo»? Perché ci imbarazza cosí tanto il modo in cui funzionano i nostri corpi? E se fossero gli uomini ad averle? Un saggio brillante, ironico, provocatorio che affronta un tabú millenario. Perché è giunto il momento della rivoluzione mestruale. Per quasi quarant'anni, ossia per circa 2400 giorni, le mestruazioni accompagnano la vita di ogni donna. Eppure rimangono un argomento circondato da silenzio e vergogna. Perché abbiamo tanta paura di un processo naturale che ci permette di dare la vita? Come mai ci affrettiamo a nascondere nella borsa gli assorbenti quando capita di tirarli fuori per sbaglio? Perché bisbigliamo «mestruazioni» mentre siamo pronti a gridare insulti di ogni tipo? Mescolando antropologia, storia, ecologia, medicina ed esperienza personale, Élise Thiébaut affronta un argomento delicato e insospettabilmente accattivante, riuscendo con la sua prosa vivace a dimostrare quanto sia complesso il principale protagonista della vita femminile. E quanto le superstizioni, le leggende, i non detti, abbiano influito per secoli sulla discriminazione delle donne. Sorprendente, chiaro, scientificamente accurato, Questo è il mio sangue , oltre a essere un appassionante viaggio alla scoperta di un fenomeno naturale come mangiare, bere, dormire, fare l'amore, è anche un manifesto della rivoluzione mestruale in atto. Perché parlare apertamente di mestruazioni significa, per ogni donna, accedere a una nuova consapevolezza di sé, del proprio corpo e della propria identità. -
La lezione del freddo
Un racconto imprevedibile e fulminante, un manuale di sopravvivenza, una time capsule confezionata con amore pensando ai figli e alle figlie del riscaldamento del pianeta. Questo mémoire nasce da un lungo soggiorno in una casa nei boschi del New Hampshirernrn«Casati osserva l'inverno con un incanto già pieno di nostalgia, come un cristallo di neve poco prima che si sciolga.» - Paolo Cognettirnrnrn«Se uno guarda il sentiero che traccio, all'andata vede uno zig-zag, una linea tratteggiata di piedi destri e piedi sinistri. Al ritorno cerco di calpestare la neve con le ciaspole dove non ero passato all'andata, per rendere uniforme il sentiero. Ho deciso di chiamarla la camminata etica, pensa chi ti segue, aiutalo»rnrn«Volpe, pneumatico, volpe, uccellino, ciaspola, cane. La neve ci parla dell'ordine delle cose. Del prima e del dopo. Si esprime qui tutta la sincerità del mondo: non puoi nascondere il tuo passaggio alla neve». Un filosofo, la sua famiglia e altri animali all'esigente scuola del freddo: ritrovare un sentiero perso nel bianco; leggere Thoreau e Hawthorne; mai e poi mai usare il freno sul ghiaccio; coltivare stalattiti; costruire un pratico igloo davanti a casa, lasciare il cane in macchina senza farlo congelare… Piegare la vita domestica alle intemperie significa imparare ad assecondare la natura invernale del mondo. Senza fuggirla, addestrando la mente e le mani a comprenderla. Perché il freddo non è un nemico, per quanto sia temibile. Il freddo è un grande maestro che rischiamo di perdere per sempre. Il giorno in cui la famiglia trasloca nel New Hampshire, davanti agli occhi si apre un incanto: la casa è immacolata, le doghe di legno percorse dalle ombre del bosco, il tetto verniciato di un azzurro fiabesco. L'estate caldissima sembra non voler mai terminare, ma le allusioni misteriose nelle conversazioni con i vicini e i colleghi fanno presagire una minaccia. In un batter d'occhio arriva la neve, il grande fiume è già ghiacciato, bisogna attrezzarsi: le bambine e il cane ammirano in silenzio lo spettacolo bianco in cui vivranno per un anno. Tra sputaneve elettrici e cataste di legna, orsi nel giardino e incendi divampati nella canna fumaria, piste di fondo oniriche e impronte calcate nel bianco per essere certi di ritrovare la strada, la grande scoperta è che il gelo può diventare un membro della famiglia, una lente d'ingrandimento, un modo di sentire. L'esperienza quotidiana del freddo è un'avventura estrema, a cui non siamo piú abituati e che potrà sorprenderci come una possente rivelazione. Con la praticità dell'uomo di casa e lo sguardo del filosofo, Roberto Casati ha elevato un altare al freddo in mezzo a betulle sottili che in primavera finalmente raddrizzano la schiena. -
La stanza dei gatti. Una chiacchierata con il teatro
La stanza dei gatti è un piccolo libro vertiginoso che addomestica provocatoriamente la sacralità del teatro, come può fare solo chi gli è stato amico per tutta la vita. rnrn«Ogni volta che mi illudo d'incontrare quel signore che ritengo sia il teatro, mi rendo conto di vivere la piú bella illusione della mia vita»rnrnÈ un dialogo acutissimo tra due persone piuttosto interessanti: un uomo capace di tutto e una donna che lo ha molto amato. Ed è anche un collier di memorie, prezioso per il tono con cui l'autrice racconta alcuni dei momenti cruciali della sua carriera artistica. L'angoscia degli esordi e la gioia delle tournée in giro per il mondo. Gino Cervi che scherza con il suggeritore che gli dà le battute. E quel soggiorno a Parigi insieme a Marcello Mastroianni in viaggio di nozze... -
Il mondo tardo antico. Da Marco Aurelio a Maometto. Nuova ediz.
L'ampiezza della visione, la concretezza dei dettagli e la felice capacità di sintesi fanno di questo saggio - arricchito da 130 illustrazioni - uno dei libri piú importanti della produzione del grande storico.rnrnL'indagine di Peter Brown si concentra dapprima sui mutamenti politici e sociali, sulle contraddizioni latenti nel tardo impero romano, fino alla sua caduta. Poi, volgendosi piú precisamente agli atteggiamenti religiosi, esamina i rapporti tra paganesimo e cristianesimo. Due crisi, due rivoluzioni strettamente legate, cui segue la comparsa di nuove realtà politiche ed economiche: in Oriente, soprattutto, col crollo dell'impero persiano dei Sassanidi, l'avvento dello stato bizantino e dell'Islam. -
La fisica nelle cose di ogni giorno
Dopo il best seller La fisica dei supereroi, Kakalios ha progettato un altro viaggio stupefacente, e alla portata di tutti, nel mondo della scienza.rn«Una serie di vivacissime lezioni di scienze, tutte digeribilissime. Scoprendo i collegamenti che l'autore traccia pagina dopo pagina prorompiamo in un 'Ah!' di piacere dopo l'altro.» - Wall Street JournalrnrnrnAscensori, spazzolini elettrici e macchine del caffè, cellulari e carte di credito. Sono cose che usiamo quotidianamente e che diamo per scontate. Ma come funzionano?rnDopo il best seller La fisica dei supereroi, Kakalios ha progettato un altro viaggio stupefacente, e alla portata di tutti, nel mondo della scienza. Raccontando un giorno qualsiasi della nostra vita, e tutti i marchingegni che ormai usiamo senza nemmeno farci caso, James Kakalios rende accessibile anche ai non addetti ai lavori il meraviglioso mondo della fisica. Come fa un frigorifero a raffreddarsi, un macchinario a raggi X a esplorare il nostro corpo, il tostapane a sparare in aria un toast, un Telepass ad alzare la sbarra di fronte alla nostra automobile? Per non parlare degli aerei o dei treni ad alta velocità. Evitando astrazioni e termini complicati, ancora una volta il professor Kakalios trasforma la scienza in un'entusiasmante avventura. -
Hokusai. Oltre la grande onda. Ediz. a colori
Maestro riconosciuto in vita, Hokusai ha creato negli ultimi trent'anni della sua lunga esistenza un'opera sublime che in genere viene presentata seguendo la mera cronologia. Questo volume propone un approccio inedito, basato su ricerche innovative: la produzione tardiva è qui raggruppata tematicamente e messa in relazione con le principali ricerche artistiche e spirituali della vita di Hokusai. Il complesso e singolare bagaglio di credenze personali del grande maestro s'illumina nell'analisi delle grandi pitture a pennello, disegni, incisioni e libri illustrati realizzati in tre decadi ricche d'ispirazione e di incessante affinamento. Un'attenzione particolare in questo libro è riservata al ruolo svolto dalla figlia di Hokusai Eijo (Oi), a sua volta pittrice di talento. Nella sua arte Hokusai esplorò in modo accurato le trasformazioni e i dettagli dei fenomeni naturali, avvertendone i profondi legami con le forze divine. I soggetti e gli stili delle sue ultime opere si fondano su una padronanza delle tecniche giapponesi, cinesi ed europee, e una conoscenza enciclopedica della natura, del mito e della storia. -
Una vita da libraio
Si può avere una vita avventurosa anche seduti su uno sgabello. Una storia incantevole per chi crede che un libro sia per sempre. rn«Stavo uscendo dalla cucina con la mia tazza di tè quando un tizio in giacca da lavoro e pantaloni di poliestere una spanna piú corti del normale mi è rovinato addosso e me l'ha quasi fatta cadere. – È mai morto nessuno qui? – mi ha chiesto poi. – Nessuno ci ha ancora lasciato le penne cadendo da una scaletta? – Non ancora, – gli ho risposto, – ma speravo proprio che oggi fosse il gran giorno».rnrnUn paesino di provincia sulla costa scozzese e una deliziosa libreria dell'usato. Centomila volumi spalmati su oltre un chilometro e mezzo di scaffali, in un susseguirsi di stanze e stanze zeppe di erudizione, sogni e avventure. Un paradiso per gli amanti dei libri? Be', piú o meno… Dal cliente che entra per complimentarsi dell'esposizione in vetrina, senza accorgersi che le pentole servono a raccogliere la perdita d'acqua dal tetto, alla vecchietta che chiama periodicamente chiedendo i titoli piú assurdi, alle mille, tenere vicende di quanti decidono di disfarsi dei libri di una vita. The Book Shop, la libreria che Shaun Bythell contro ogni buonsenso ha deciso di prendere in gestione, è diventata un crocevia di storie e il cuore di Wigtown, villaggio scozzese di poche anime. Con puntuta ironia, Shaun racconta i battibecchi quotidiani con la sua unica impiegata perennemente in tuta da sci, e le battaglie, tutte perse, contro Amazon. La sua è l'esistenza dolce e amara di un libraio che non intende mollare. Con l'anticipo dell'edizione italiana, Shaun sta finalmente ricostruendo il tetto della sua libreria. -
Questa terra
Un grande romanzo sulla tenacia delle radici e sui segni indelebili lasciati dalla loro perditarnrnrn«Un affresco di personaggi che sembra uscito da Il cacciatore di Michael Cimino: uomini e donne messi a dura prova dalla natura e dal destino, dall'amore e dal risentimento – Jesmyn Ward rn«Un romanzo straordinariamente bello e doloroso, un'opera sull'amore plasmato dalla guerra, sul passato che perseguita il presente e scandisce il futuro. Un'opera travolgente.» – Marlon Jamesrn«Krivák è uno scrittore di rara eleganza, con una profonda conoscenza del mondo naturale. La sua prosa limpida e sferzante riesca a materializzare un paesaggio austero e un dolore che arriva da lontano.» – The New York TimesrnrnNel cuore dei monti Alpalachi, nei primi anni Settanta, Jozef Vinich, patriarca di una numerosa famiglia di origini slovacche, è morto di vecchiaia nel proprio letto, all'ombra della fiorente segheria che ha costruito di ritorno dalla Prima guerra mondiale. Sotto il suo tetto hanno vissuto tre generazioni lacerate dalla guerra: il marito di sua figlia Hannah, Bexhet, ha disertato nel secondo conflitto mondiale per poi restare ucciso in un controverso incidente di caccia; il nipote, Sam, è da tempo disperso in Vietnam. Ad attenderlo, oltre alla famiglia, ci sono la fidanzata Ruth, la figlia dell'uomo accusato di aver ucciso Bexhet, e il bambino che porta in grembo. Nell'inverno piú gelido della propria vita, soltanto il primogenito Bo s'incarica di raccogliere l'eredità del nonno e la lezione della terra, lavorando in silenzio, giorno dopo giorno, per la fine delle ostilità.