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Il prete giusto
«Un'opera che non esige nessuna guida di lettura tanto è trasparente, incisiva e persino commovente» – Gianfranco RavasiIl prete giusto è la storia di un uomo libero, don Raimondo Viale (1907-1984), costretto a una sfida impari e solitaria con gli eventi piú aspri del Novecento. Abbandonato dalla Chiesa e malato, ha affidato a Nuto Revelli la memoria della sua vita. Sullo sfondo della campagna povera del Cuneese si snodano gli anni duri dell'infanzia, della Prima guerra mondiale, l'impegno nella parrocchia di Borgo San Dalmazzo fino allo scontro con i fascisti, le prediche coraggiose contro la guerra, l'imbarazzo della Chiesa, il confino. Poi, in un crescendo, i grandi drammi collettivi: l'8 settembre, le stragi naziste e fasciste, la persecuzione degli ebrei. E la scelta istintiva di schierarsi dalla parte giusta, con l'impegno prioritario, lui prete cattolico, di soccorrere le centinaia di ebrei in fuga dalla Francia. Salvando la testimonianza di don Viale, come ha scritto Corrado Stajano, Nuto Revelli ci offre «un libro amaro e appassionato. Ma anche un appello grave perché venga fatta un'azione di giustizia» da parte della Chiesa stessa. -
Finanzcapitalismo. La civiltà del denaro in crisi
Mega-macchine sociali sono le grandi organizzazioni gerarchiche che usano masse di esseri umani come componenti o servo-unità. Esistono da migliaia di anni. Una di esse ha costruito le piramidi dell'antico Egitto facendo lavorare come parti di una macchina decine di migliaia di uomini per generazioni di seguito. Era una mega-macchina l'apparato amministrativo-militare dell'impero romano e lo erano, nel Novecento, quelle dell'esercito tedesco e della burocrazia politico-economica dell'Urss. Ma il finanzcapitalismo le ha superate tutte, compresa quella del capitalismo industriale, non solo perché è penetrato in tutti i sottosistemi sociali, ma perché è passato dal produrre merci al produrre denaro. Denaro da investire immediatamente, da far circolare sui mercati allo scopo di produrre altro denaro. In un crescendo patologico che ci appare sempre piú fuori controllo. Luciano Gallino disegna in un formidabile affresco le grandi linee di questo processo di natura epocale, provando a indicarci alcune dure, ma possibili, strade verso la salvezza. -
Intrigo italiano. Il ritorno del commissario De Luca
Sotto il fascismo De Luca era «il miglior poliziotto d'Italia». Ora siamo in piena Guerra Fredda. Nell'Italia dei festival di Sanremo e degli omicidi sempre piú strani gli chiedono di diventare un po' strano anche lui.C'è stato un omicidio a Bologna, una città coperta di neve in cui i tram scampanellano sulle rotaie e la gente affolla i ristoranti per i tortellini di Natale: la bella moglie di un professore universitario è morta annegata nella vasca da bagno del trappolone, l'appartamento da scapolo del marito. Il Servizio vuole sapere chi è stato, e per questo c'è bisogno di uno come De Luca, che sembra finalmente trovarsi alle prese con un'indagine da giallo classico, fatta di indizi, tracce, impronte e orari. Ma non è cosí, naturalmente. E De Luca deve scegliere se seguire il suo vecchio cuore di cane da caccia o quello nuovo di cane bastardo. -
L' istante e la libertà
Nel pensiero forte di Rachel Bespaloff la posta in gioco è, sempre, la vita.«Deliberatamente postumo il saggio si presenta a un tempo come lascito teorico e come requisitoria in una vertenza intellettuale e politica tra le più accese.» – Michelina Borsari, Alias - Il Manifesto«La via intermedia tra gli estremi spesso non è piú ampia di una corda tesa sulla quale si avanza per un prodigio di equilibrio. Montaigne non risponde a tutti i nostri problemi [...] non è disceso agli inferi. Insegna modestamente a non trasformare la vita in un inferno. Ed è già molto difficile.»Ma che cos'è l'istante? È il «presente autentico», risponde in questo suo mirabile ultimo saggio Rachel Bespaloff: un'esperienza in cui «il punto di arrivo, identico al punto di partenza, non promette sicurezza né stabilità». È il luogo assoluto e perituro dove, nel decidere per questo o per quello, si gioca la libertà di ciascun essere umano. Bespaloff parte da un confronto serrato con «i due grandi libri che hanno segnato piú profondamente il pensiero occidentale», le Confessioni di sant'Agostino e i Saggi di Montaigne, le opere del «fondatore», scrive, e del «rinnovatore» del pensiero occidentale, ai quali poi si aggiunge il Rousseau delle Fantasticherie del passeggiatore solitario. In particolare, Bespaloff, che compone queste pagine alla fine degli anni Quaranta del Novecento, considera che Montaigne inauguri «quel lungo processo di secolarizzazione di cui l'esistenzialismo costituisce la fase piú recente». È il suo metodo: rivolgere ai grandi pensatori la domanda che in realtà incalza da vicino lei, le urge, come preme a tutti noi, e guardare dove loro si sono fermati, dove si sono accontentati delle risposte o delle incertezze, per andare, lei, oltre. Bespaloff guarda nei grandi maestri il dispiegarsi della domanda sul senso della propria esistenza come guardando dentro se stessa, e questo non è che uno degli aspetti in cui è a loro piú vicina. Non c'è solo teoria nei libri di quei grandissimi, come non c'è in questo saggio di Rachel Bespaloff. Là come qui, i libri degli altri diventano la voce che parla all'indiretto libero di chi di volta in volta scrive e pensa. Che senso ha la nostra interiorità perduta nel tempo? Ci si deve accontentare o ci si deve accettare? Dove si sono fermati Agostino, Montaigne e Rousseau, «tutti e tre poeti della soggettività e dell'istante», ci dobbiamo fermare anche noi o esiste sempre un confine ulteriore? Leggere questo saggio è, anche, un'esperienza del limite, è un arrivare a trovarsi tra filosofia e vita, è un arrivare sull'orlo. -
Arsène Lupin, ladro gentiluomo e altre storie
Arsène Lupin, ladro gentiluomo, Arsène Lupin contro Herlock Sholmes e Le confidenze di Arsène Lupin: in questo volume sono raccolti i racconti che hanno reso famoso il grande avventuriero dalla morale ambigua che da oltre un secolo intriga e conquista la fantasia di lettori, registi e spettatori.Ironico, raffinato, insolente, leggero, trasformista, enigmatico, Arsène Lupin è il ladro gentiluomo che ha saputo trasformare il furto in un'opera d'arte. Passaggi segreti, casseforti inviolabili, gioielli reali, impenetrabili castelli: nessun ostacolo ferma l'affascinante principe dei ladri che in ognuna delle sue avventure dà prova di fascino e di astuzia, mettendo a segno le imprese piú audaci, assumendo le identità piú eclettiche, utilizzando le strategie piú rocambolesche. Un tourbillon di colpi sensazionali che trascina il lettore in un labirinto di trame e di misteri. Arsène Lupin, ladro gentiluomo, Arsène Lupin contro Herlock Sholmes e Le confidenze di Arsène Lupin: in questo volume sono raccolti i racconti che hanno reso famoso il grande avventuriero dalla morale ambigua che da oltre un secolo intriga e conquista la fantasia di lettori, registi e spettatori. Traduzione di Giuseppe Pallavicini Caffarelli. Introduzione di Monica Dall'Asta. -
Il mondo magico. Prolegomeni a una storia del magismo
Profondamente radicato nel contesto storico in cui venne concepito, Il mondo magico va letto oggi alla luce dell'immane tragedia del secondo conflitto mondiale. De Martino si interroga sulle cause profonde della grande crisi dell'Occidente, di cui individua con sensibilità antropologica i germi nell'abbandono della tradizione storico-culturale di appartenenza: da qui l'urgenza di promuoverne una rinnovata consapevolezza critica. E proprio in relazione al conseguimento di tale obiettivo, che non potrebbe non riguardare anche il nostro presente, il confronto con il «culturalmente alieno» manifesta tutta la sua pregnanza.Il mondo magico di Ernesto De Martino occupa un posto di rilievo tra i classici del pensiero europeo contemporaneo: pubblicato nel 1948, ha conosciuto un numero cospicuo di edizioni, che testimonia di un perdurante interesse per l'inedita valutazione della magia come istituzione culturale garante della presenza umana nel mondo. Ogni generazione di lettori si è cosí accostata al capolavoro demartiniano in modi conformi allo spirito del tempo, privilegiando determinati nuclei problematici e lasciandone altri nell'ombra. Oggi siamo piú inclini a riconoscere tutto il valore innovativo del metodo di ricerca di Ernesto De Martino, basato sull'intreccio tra prospettiva storica ed etnologica. L'asse portante del libro risiede nel confronto critico, funzionale alla presa di coscienza dei rispettivi caratteri individuanti, tra l'Occidente e l'Altro da sé, tra il nostro e l'altrui modo di «essere uomini in società». -
Le cure della casa
Un romanzo irresistibile, una miscela perfetta di grazia e umorismo.«Stefania Bertola mette in scena una commedia spassosa, che però mostra qualcosa di molto più serio: l'importanza di essere fedeli a se stesse sorridendo dei giudizi altrui.» – Alessia Gazzola – Donna Moderna«A noi due, casa. Siamo sole, adesso. Una di fronte all'altra, come Gary Cooper e quell'altro in ""Mezzogiorno di fuoco"""".»Tutti la chiamano Lilli e il suo sogno segreto, incomprensibile agli occhi del marito e della madre, è fare la casalinga. Ora che la sua colf si è licenziata potrà finalmente dedicarsi a esplorare a fondo i misteri delle faccende domestiche. Perché gli aspirabriciole non aspirano né le briciole né nient'altro? Cosa si nasconde nella Jungla Nera del frigorifero? A queste e altre domande Lilli cerca di rispondere in un quaderno destinato alla figlia. Ma c'è una domanda a cui non riesce a trovare la risposta: dov'è finita la sua amica delle elementari, la bambina con cui aveva condiviso l'organizzazione domestica dei Cicciobello? Noemi sembra scomparsa nel nulla, e Lilli s'improvvisa detective con l'aiuto di vecchie compagne, contesse, giornalisti e altri alleati estemporanei. Un romanzo magnetico, con tanto d'istruzioni per l'uso (della casa e della vita). Lilli ha quarantotto anni, ha appena perso il lavoro ma per fortuna zia Mariangela le ha lasciato un’insperata fonte di reddito. Quale momento migliore per realizzare il sogno inconfessabile di dedicarsi anima e corpo alle cure della casa? Il marito Francesco non si capacita, l’amica Cecilia alza le spalle, la figlia Iris ride, la madre inorridisce, ma Lilli osserva beata se stessa pulire la cucina, ammucchiare spugnette multicolori, inventare definitive sistemazioni di quel mondo a parte e sempre provvisorio che è la dispensa. E perché tutto questo sapere ballerino non vada perduto, annota su un quaderno i consigli pratici da tramandare alla figlia in forma di schede. Come evitare che gli spaghetti una volta aperti scappino da tutte le parti? Per quale arcano motivo nel cambio di stagione dell’armadio è indispensabile la naftalina? Perché le pattine sono improvvisamente scomparse dalla circolazione? Lilli, però, ha anche un marito con un progetto pericoloso, una figlia che da un giorno all’altro minaccia di abbandonare gli studi per darsi all’uncinetto, un’amica che rischia di diventare madre di tre figli complicati. Ma soprattutto non fa che chiedersi: dov’è finita Noemi? La sua compagna delle elementari che le ha fatto scoprire le meraviglie della Maglieria Magica sembra scomparsa senza lasciare traccia. Ma Lilli è un osso duro e non si dà per vinta: la troverà. Perché è una casalinga guerriera, e tutti se ne accorgeranno."" -
Tutto un rimbalzare di neuroni
Cosa resta della scuola senza le levatacce al mattino, l'odore di ormoni, i panini nello zaino? Senza i litigi nel cambio d'ora, gli sguardi in tralice, le corse fuori appena suona la campanella? Eppure la scommessa è sempre la stessa: riuscire a raggiungere gli allievi, a toccarli, anche se sono ben nascosti dietro una videocamera spenta, piú simili a impiegati in smart working – soli, assonnati, inafferrabili. Insegnare in Dad significa provarci dieci volte di piú, sperando che duri il meno possibile. Un viaggio spericolato e vivissimo nel controsenso della scuola a domicilio.«Ve lo confesso: l'unica cosa divertente della Dad è stata questo libro di Vanessa Ambrosecchio» – Viola Ardone, tuttolibri«Eccola qua, la mia 3H: due anni e mezzo di duro lavoro sulle dinamiche di gruppo e sul rapporto tra adulti e pari, e si era ridotta a una fila di oblò.»La prima settimana sembrava una vacanza. Poi abbiamo capito che i libri di testo non li avrebbe aperti piú nessuno, e quegli allievi rintanati dietro uno schermo andavano agguantati in un altro modo. Un mese dopo, i ragazzi si collegavano dai vicoli del quartiere, dal letto, o correndo in riva al mare. «Ministro, mi si sono ristretti gli alunni!» La didattica a distanza è quello che succede quando si toglie alla scuola la concretezza dei corpi, uno spazio reale in cui incontrarsi, scontrarsi, condividere, crescere. È la «scuola meno», dove al posto di sorrisi e bronci ci troviamo a guardare ologrammi e file. Per di piú, in una classe difficile di una zona difficile non è detto che i ragazzi abbiano un computer: si arrangiano col telefono, quando va bene. Magari quello della mamma, magari seduti accanto al nonno con l'Alzheimer. E per loro non andare a scuola significa perdere la prospettiva di un altro mondo e un futuro possibile. Con la rabbia e l'ingegno di chi fa il mestiere piú bello e piú usurante di tutti, Vanessa Ambrosecchio ci racconta cosa significa insegnare: non stancarsi di provare, stanare gli allievi uno a uno, scommettere su di loro, inventarsi ogni giorno domani. -
L' invenzione degli italiani. Dove ci porta Cuore
Cuore è un breviario laico a cui affidarsi quando siamo tentati dall'egoismo, fondamentale in un'epoca in cui la cattiveria dilaga e genera disastrirnCuore di Edmondo De Amicis è stato uno dei libri piú letti e piú criticati della nostra letteratura. Oggi purtroppo lo si legge un po' meno, ma dovremmo tornare a farlo, e proprio in virtú della critica che piú spesso gli è stata rivolta: essere buonista. Ma Cuore è davvero un libro buonista? Se anche lo fosse non ci sarebbe nulla di male, anzi. Si tratta infatti dell'unico classico italiano che non sia scaturito da esigenze prettamente letterarie ma da un impegno etico preciso: De Amicis ha inventato gli italiani, ha espresso le possibili coordinate di un popolo nel caos di differenze apparentemente irreconciliabile. E lo ha fatto perché credeva in un modello di società utopistico fino al punto di pensare che si è felici solo a patto di essere felici di quello che si è. L'Italia di oggi è un paese in cui chi sa viene dileggiato. Dove i Franti - i codardi che se la prendono con i piú deboli - diventano ministri; un paese in cui per emergere sembra sia necessario mostrare il proprio lato peggiore, spietato, senza cuore. Queste pagine ci ricordano invece che la fondamentale importanza del racconto pedagogico deamicisiano è stata proprio quella di formulare una grammatica essenziale, attraverso cui poterci rappresentare e raccontare come popolo unito perché solidale. Una grammatica fondata su istruzione, empatia e amorevolezza, che in tempi di odio è quanto mai importante cercare nuovamente di imparare. -
Giù in mezzo agli uomini. Vita e morte di Guido Rossa
La parabola di un alpinista sceso giú in mezzo agli uomini per cercare insieme a loro la strada della liberazione.«L'originalità del contributo sta nell'avere adottato la tecnica del chiaroscuro, uno stile necessario per rendere realistico qualsiasi ritratto che è sempre, proprio come la vita, un equilibrio tra luci e ombre giocato sulle sfumature, ma anche sul rispetto delle proporzioni. Luzzatto ha il merito di superare l'estenuante logomachia tra vittime e carnefici che ha caratterizzato gli ultimi vent'anni del dibattito pubblico sul terrorismo italiano» – Miguel Cotor, la Repubblica«Luzzatto scava nella memoria di Rossa facendoci scoprire nobiltà e sofferenze, asprezze e generosità, debolezze e riscatti, cadute e ardimenti fino ad oggi sconosciuti se non a chi gli è vissuto vicino» – Francesco Cevasco, Corriere della Sera«La sua biografia sembra perfetta per raccontare cosa sia stata la modernizzazione italiana. Da alpinista nietzchiano, che inseriva citazioni superomiste in calce alle sue diapositive, a sindacalista disciplinato: il suo è il viaggio nell'Italia del dopoguerra, ma anche un corpo a corpo con se stesso, di un uomo che si sentiva fuori posto, non nel posto giusto.» – Da un'intervista di Sergio Luzzato a L'Espresso«Una biografia intensa, quasi un romanzo, che racconta attraverso Rossa un'epoca speciale in cui la classe operaia non andò in paradiso ma certo ci provò e si scoprì diversa.» – Matteo Sacchi, il GiornaleIn un'alba livida e fredda del gennaio '79, sulle alture della Genova popolare, due colpi di pistola sparati a bruciapelo uccidevano l'operaio comunista Guido Rossa. Lo uccidevano al buio, nell'ora in cui gli operai vanno a lavorare. E cosí quell'alba era anche un tramonto. Annunciava la sconfitta politica delle Brigate rosse, segnava la fine della loro illusione di conquistare il favore delle classi lavoratrici. Ma la vita del «compagno Rossa», campione d'arrampicata dalle Alpi all'Himalaya, paracadutista, fotografo, non si esaurisce nella sua morte. Né si limita a riflettere la morte di un'utopia operaista respinta dal movimento operaio. Grazie allo scavo archivistico di Sergio Luzzatto - e grazie al suo talento narrativo - la storia di un «fresatore meraviglioso» diventa qui il ritratto, sorprendente ed esemplare, di un italiano nel dopoguerra. Troppo spesso, nel discorso pubblico, le «vittime del terrorismo» sono poco piú che figure retoriche. Sopravvivono nella memoria degli italiani come immaginette, santini laici, piuttosto che come persone in carne e ossa. E cosí era stato, finora, anche per Guido Rossa. Comprensibilmente, tanta è la forza simbolica del suo martirio: un operaio metalmeccanico, un sindacalista, un comunista, ucciso dai brigatisti rossi perché baluardo democratico in fabbrica, oppositore strenuo di una propaganda marxista- leninista da lui denunciata quale travisamento degli interessi piú autentici della classe operaia. Senza voler nulla togliere al merito politico e civile del sacrificio di Rossa, Sergio Luzzatto si è accostato alla sua figura con altre intenzioni. Oltre l’immaginetta, ha voluto scoprire l’uomo. Autorizzato ad accedere (il primo a poterlo fare) all’archivio di famiglia, ha voluto guardare alla vita di Rossa, almeno altrettanto che alla sua morte. Si è trovato cosí a fare i conti con... -
Panico
Los Angeles è satura di paranoia. L'America è preda della paura. Siamo negli anni Cinquanta, e il popolo americano è avido di notizie, di gossip, di scheletri negli armadi. Quanto piú ama qualcuno, tanto piú vuole conoscerne i vizi. E Freddy Otash è deciso a dare al pubblico quello che vuole.«Puro Ellroy distillato» - The Washington Postrnrn«Non c’è mai stato uno scrittore come James Ellroy» - The Telegraphrnrn«Ellroy fa a pezzi il mito dell’America come una motosega in un mattatoio» - TimeFreddy era un poliziotto. Poi ha ucciso un uomo per vendicare un collega e il nuovo capo della polizia l'ha congedato con disonore. Adesso è un investigatore privato specializzato in ricatti, un pappone e, soprattutto, il braccio armato di «Confidential», il famigerato tabloid. Circondato da un alone di benzedrina e di violenza, Freddy Otash dovrà risolvere l'omicidio dell'unica donna che ha mai amato, vedersela con un complotto comunista e uscire vivo da una congiura che mira a fermare la corsa di Jack Kennedy alla presidenza. Con Panico il grande maestro del noir è partito da Ricatto (Stile Libero 2013) per comporre un affresco vasto, brutale e ipnotico. Il James Ellroy che piú abbiamo amato, quello di American Tabloid e L.A. Confidential, è tornato. Corrosivo come non mai. -
Parti in fretta e non tornare
«Qui c'è in ballo un untore, senza dubbio. Ma se ho capito bene non diffonde la peste a casaccio, eh? Ne prende di mira uno e protegge gli altri. È Dio, maneggia il flagello di Dio. E in quanto Dio, sceglie quelli da chiamare a sé.»Di notte, sulle porte delle case di Parigi, appaiono strani numeri neri. All'altro capo della città, intanto, vengono recapitate incomprensibili missive che parlano di malattia e di morte. Solo il commissario Adamsberg intuisce che tra i due fatti esiste un legame. Forse è una storia che affonda nei tempi bui dell'Europa, quelli della Morte Nera. O forse il Medioevo non è poi cosí lontano. -
I racconti di Kolyma
«Ogni mio racconto è uno schiaffo allo stalinismo», cosí nel 1971 Varlam Salamov definiva con secca, sonora immediatezza I racconti di Kolyma, tragica testimonianza sui gulag sovietici, su «quello che nessun uomo dovrebbe vedere né sapere.»Dalla fine degli anni Venti al dopoguerra milioni di persone vennero deportate e morirono nei lager staliniani, e alla Kolyma, regione desolata di tundra e ghiacci dove «uno sputo gela in aria prima di toccare terra», Šalamov rimase confinato dal 1937 al 1953. L'anno successivo, subito dopo il ritorno a Mosca, tassello dopo tassello Šalamov cominciò a comporre il suo monumentale mosaico contro l'oblio, il suo poema dantesco sulla vita e sulla morte, sulla forza del male e del tempo. -
Paese dalle ombre lunghe
Ernenek e sua moglie Asiak «non potevano sbagliare né subire incidenti lungo la strada, essendosi abbondantemente premuniti contro le avversità del fato: avevano con sé un ciuffo di peli di coniglio bianco contro il congelamento, una coda d'ermellino contro le bufere, un artiglio d'orso contro i fulmini, un dente di caribú contro la fame, una pelle di lemming contro le malattie, una zampa di ghiottone contro la pazzia [...] un pidocchio per risultare invisibili ai nemici giacché i pidocchi sono bravissimi a nascondersi [...] Anche i cani portavano amuleti.»Tutti i lettori sanno bene che le storie narrate dagli scrittori portano sempre in tempi che non si sono vissuti e in luoghi che non si conosceranno mai. Ciò vale in modo estremo per Paese dalle ombre lunghe che, grazie al funambolismo mimetico della voce che narra, addirittura situa il lettore, direttamente, fin dal primo rigo, fra gli inuit, gli eschimesi del Nord, in un luogo del pianeta oltre il quale non c'è piú pianeta. Top of the World è infatti il titolo originale del libro, pubblicato nel 1950, letto da milioni di persone in tutto il mondo, con una celebre versione cinematografica nel 1960, protagonista Anthony Quinn. È la storia di Ernenek e Asiak, che vivono, si amano diventano genitori e muoiono scoprendo tutto come se fosse la prima volta al mondo, un istante prima dell'arrivo della civiltà occidentale, in un luogo violento e ingenuo dove la legge che comanda è quella della natura, una natura che non risparmia nessuno. «In quella zona la vita può solo essere carnivora. L'orso è la maggior preda dell'uomo. L'uomo è la maggior preda dell'orso. Qui, non si sa ancora quale dei due sia la perla del creato». Il giorno e la notte durano mesi, le tempeste sottomarine innalzano forme che sembrano rovine pietrificate, il vento rovescia le slitte e sposta i cani, a cui vengono limate le zanne per evitare che, rivoltandosi, possano sbranare l'uomo e i suoi cuccioli. Eppure si dorme tutti insieme negli igloo, costruiti sempre uguali ovunque sia necessario, anche al buio, in fretta e a memoria, contro la furia del vento e la morsa del gelo. Dentro, gli uomini e le donne si parlano senza dover urlare, mangiano, dormono, finalmente, e si fanno magari «due risate», magari gli uni con le mogli degli altri, perché cosí è giusto e cosí si fa da sempre… La salvezza a queste latitudini della civiltà e del pianeta è non pensare al futuro piú di quanto si pensi al passato, dice il narratore, si vive «in un presente eterno». Il mondo è giovane, gli esseri umani «schietti, allegri e crudeli». -
Quando non ci sono
«Vogliamo imparare in due giorni / una lingua millenaria / che solo gli alberi conoscono: / lasciarsi cullare dall'aria, / mentre le foglie dicono me ne vado / e le radici resto qui.»Alfonso Brezmes è uno dei poeti spagnoli piú noti. La sua poesia è al tempo stesso colta e popolare, tanto da farlo apprezzare sia da critici e lettori tradizionali sia da un piú largo pubblico. Il suo immaginario si nutre di riferimenti letterari (Baudelaire, Rilke…) ma anche di cinema e di cultura pop. La principale caratteristica stilistica di Brezmes sta nella capacità di coagulare i temi che piú gli stanno a cuore (la perlustrazione del desiderio e della mancanza, l'ambiguità delle scelte esistenziali, la difficile dialettica tra il vitalismo dell'attimo e «la camera oscura del tempo») in immagini icastiche o in paradossi logici o in metafore taglienti come sentenze definitive. Spesso queste accelerazioni di senso avvengono negli ultimi versi, dando alle poesie un taglio decisamente epigrammatico. Ma rispetto alla tradizione dell'epigramma, manca in Brezmes qualsiasi vocazione moralistica. Le sue clausole spettacolari, sotto il coup de théâtre, ci aprono scenari di commossa perplessità.«Queremos aprender en dos días / un idioma milenario / que solo conocen los árboles: / dejarse mecer por el aire, / mientras las hojas dicen me voy / y las raíces me quedo.» -
Una storia delle immagini. Dalle caverne al computer
Nuova edizione con 315 illustrazioni«Suggestivo e divertente... Hockney s'interroga sulla natura della creazione delle immagini e sul rapporto tra i pittori e la fotografi a come nessun altro artista contemporaneo sembra in grado di fare». - Andrew MarrDopo una vita dedicata a dipingere, a disegnare o a produrre immagini con apparecchi fotografi ci, Hockney, in collaborazione con il critico Martin Gayford, possiede tutti gli strumenti necessari per esplorare come e perché nel corso dei millenni siano state prodotte delle immagini. Mettendo a confronto una grande varietà di immagini – un fotogramma di un cartone animato di Disney con una stampa di Hiroshige, una scena di un fi lm di Ejzenštejn con un dipinto di Velázquez – gli autori superano le convenzionali frontiere tra cultura alta e bassa, operando inaspettati collegamenti tra epoche, luoghi e tecniche espressive diversissime. -
Via delle Oche. Un'indagine del commissario De Luca
1948. Il Paese è diviso, inquieto, le ferite della guerra non sono ancora sanate, e il commissario De Luca è di nuovo a caccia. Tra le elezioni politiche infuocate di aprile e l'esaltazione estiva per le vittorie di Bartali al Tour de France, si ritrova per le mani un nuovo caso. Un omicidio che qualcuno vorrebbe archiviare troppo in fretta.– Alla centrale hanno preso la chiamata di una donna disperata che urlava che avevano ammazzato Ermes in via delle Oche numero 23. Lo sapete cosa c’è in via delle Oche 23?rnDe Luca annuí, rapido.rn– Sí, un bordello.rn– Via delle Oche è tutta un bordello e poi, è vero… ve l’avevo detto io, prima.rnMa bisogna che queste cose ve le impariate da voi, commissario, ora che state alla Buoncostume. Bologna è piena di bordelli e adesso sono tutti vostri.Sono passati tre anni dalla fine del conflitto e le tensioni sono ancora fortissime. Il commissario De Luca ha evitato la vendetta dei partigiani, che volevano giustiziarlo in quanto ex membro della polizia politica fascista, ed è di nuovo in servizio, ancora a Bologna. Lo hanno assegnato alla Buoncostume; non il massimo per uno che veniva considerato il miglior poliziotto d’Italia. Eppure il caso che si trova ad affrontare è assai piú complesso di quanto lui stesso potesse attendersi. C’è un morto, un buttafuori da bordello, e De Luca, che non è cambiato, viene assalito dalla solita febbre: deve trovare il colpevole, a ogni costo. Anche se non ha l’autorità per svolgere le indagini. Anche se dovrà subire enormi pressioni. Anche se intorno a lui l’Italia repubblicana sta vivendo la sua prima grande crisi. -
La foglia di fico. Storie di alberi, donne, uomini
Libro candidato da Francesco Piccolo al Premio Strega 2022C'è in questo libro l'invenzione di una forma, felicissima e leggera: il racconto in fiore, dove ogni uomo si staglia come un albero, a braccia aperte sotto il cielo. Una ramificazione di storie, intrecciate come l'edera, antiche come il grano, contorte e nodose e belle come i tronchi di olivo. Imparando a leggere le piante forse si scorgono le donne e gli uomini così come sono, nel ciclo spontaneo della loro natura, contraddittoria e vitale. Entrate sotto l'ombra dei rami in fiore: qui ci siete voi.«Antonio Pascale alza lo sguardo (anche il nostro di lettori) verso gli alberi e verso gli uomini e le donne, ma restando un appassionato di vita e di terra, perché ha trovato, da scrittore, una sintonia narrativa con l'esistenza, una dolcezza profonda nelle domande e nelle risposte. Una leggerezza che non è mai superficiale o mondana perché continuamente guarda il senso, lo cerca, ma arrivando a un centro solido che sembra un'accettazione profonda delle contraddizioni e degli sbagli, di tante insensatezze e rami spezzati» – Annalena Belini, Il Foglio«Un racconto omogeneo che Pascale governa con una scrittura divagante, frammentata, disgressiva, tessendo una vera e propria ragnatela di microazioni e macroazione al centro della quale ci sono temi come l'amore, le scelte, la libertà, la felicità, il dolore, l'abbandono, la solitudine, la vergogna, l'inadeguatezza, la vita e la morte» – Generoso Picone, Il MattinoNegli anni ho cominciato a pensare che qualunque strada si possa intraprendere per la felicità, questa debba necessariamente passare per una pineta. Una pineta da attraversare e un mare da raggiungere.Cosa racconta questo libro? Di un uomo che più vive più dimentica, più desidera più si abbatte, più legge e apprende, più si ritrova confuso e impaurito: un po' come tutti. Per questo cerca qualcosa di stabile, dei punti di orientamento ben visibili. Solo che lui, a differenza di tanti, si rivolge alle piante, costruendo una sorta di romanzo atipico, in cui ogni puntata è come un viaggio (nell'infanzia, nel tempo, con le donne). In fondo, queste magnifiche creature sono qui da molto prima di noi e saranno le ultime a morire. Le piante sono dei fari, racchiudono simboli millenari, essenziali, nitidi. Riescono a sfidare le avversità e quindi ci offrono un modello di resistenza, perché con tenacia mettono in mostra la potenza delle contraddizioni: il desiderio di vivere e amare (espresso dal ciliegio) che può procurare frustrazione e insicurezza; la forza (della quercia) che ci può abbandonare all'istante, buttandoci nello sconforto; la democrazia come processo di adattamento tra profondità e superficie (l'olivo); la necessità di un rito di passaggio (grano), di un viaggio che comprenda una morte per rinascere. Questo libro è un oroscopo, un sismografo, una macchina del tempo, oltre che una sorta di botanica dei sentimenti. D'altra parte le piante sono uno strumento d'eccezione per affrontare la nostra misteriosa, divertente, intricata natura: somigliano a noi più di quanto avremmo mai creduto. Al mondo esistono gli esperti di piante ed esistono gli scrittori:... -
Chi è morto alzi la mano
Una scomparsa, un assassinio e un macabro nascondiglio. Tre giovani storici allo sbando e uno in disarmo non sembrano la squadra piú idonea per risolvere un caso di omicidio delicato e sfuggente. Eppure, a volte, istinto e improvvisazione arrivano piú lontano di quanto si possa immaginare...«Sotto quelle volte a tutto sesto, sembravano tre statue viste di spalle. La statua di Lucien a sinistra, quella di Marc al centro, quella di Mathias a destra. San Luca, san Marco e san Matteo, ognuno pietrificato nella propria alcova. Dei tipi strani e degli strani santi.»È possibile che un enorme albero compaia dal nulla in una sola notte? E se, dopo qualche giorno, sparisce la proprietaria del terreno in cui è spuntato il faggio clandestino? Per risolvere il mistero non basta un solo detective: ce ne vogliono quattro, gli stessi improbabili investigatori di Io sono il tenebroso dell'archeologa e medievalista francese Fred Vargas. -
Body Art
Una storia di fantasmi, forse. L'allucinazione di un'artista costretta a confrontarsi con un dolore piú grande di lei, una meditazione sul tempo e sullo spazio e un viaggio dentro il mistero della creazione artistica.«Il tempo sembra passare. Il mondo accade, gli attimi si svolgono, e tu ti fermi a guardare un ragno attaccato alla ragnatela. C'è una luce nitida, un senso di cose delineate con precisione, strisce di lucentezza liquida sulla baia. In una giornata chiara e luminosa dopo un temporale, quando la piú piccola delle foglie cadute è trafitta di consapevolezza, tu sai con maggiore sicurezza chi sei.»Chi è lo sconosciuto dall'aspetto dolce e infantile per cui tempo, spazio e linguaggio non hanno senso? O almeno non lo stesso senso che hanno per noi. O per Lauren, la giovane body artist che se lo trova davanti all'improvviso in una delle tante stanze della vecchia casa sulla costa del Maine dove vive sola. Rey, suo marito da pochi mesi, si è suicidato, e lo sconosciuto parla con la sua voce, pronuncia frasi che Lauren è sicura di avere già sentito... Un libro scarno e perturbante che racconta la storia di un abbandono e traccia il diario di ogni solitudine.