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L'uomo dei cerchi azzurri. I casi del commissario Adamsberg
Sui marciapiedi di Parigi vengono tracciati da mesi strani cerchi con il gesso azzurro. In mezzo ai cerchi, un tappo, un portachiavi, un gatto... Giornalisti e psichiatri si divertono a discuterne, ma il commissario Adamsberg, appena trasferito a Parigi, pensa che non ci sia proprio nulla da ridere. Lui lo sente, lo sa, che quei segni trasudano crudeltà. E aspetta. Aspetta che nel cerchio azzurro compaia il primo cadavere.«La voce di Adamsberg è come un sogno, ti culla, ti incanta e ti addormenta, lui invece non si addormenta. La sua voce porta con sé immagini lontane e pensieri vaghi, ma procede verso conclusioni inesorabili, di cui forse lui stesso è l'ultimo a rendersi conto.»Da quattro mesi i marciapiedi di Parigi riservano una sorpresa apparentemente innocua: grandi cerchi blu tracciati con il gesso, e al centro una serie di oggetti stravaganti: un trombone, una pinzetta, un vasetto di yogurt, una candela... I giornalisti indagano per sfamare l'interesse dei lettori e gli psicologi si dividono tra chi grida al maniaco, e chi ipotizza la burla. Adamsberg, però, non trova nulla di divertente nell'escalation dei cerchi: la sua fine psicologia di conoscitore del male gli lascia intuire che dietro l'apparente stramberia si nasconde qualcosa di morboso. E ben presto i fatti gli danno ragione: un'altra alba e un altro cerchio su un marciapiede, ma stavolta, al centro esatto, un corpo di donna. Parte così una corsa contro il tempo per fermare un assassino del quale si ignora letteralmente tutto. -
La vita e il tempo di Michael K
«La vita e il tempo di Michael K è un'opera straordinaria» – Nadine GordimerUn paese stretto nella morsa di una guerra dalle ragioni oscure, con il suo sinistro corredo di convogli militari lungo le strade, campi di lavoro e di «rieducazione» dietro reticolati di filo spinato. Una città tormentata dall'urlo delle sirene del coprifuoco e da sommosse che ne devastano interi isolati. E in mezzo a tutta questa violenza insensata, un uomo, dal labbro leporino e lento di mente, che insieme alla vecchia madre si unisce alla folla dei disperati in fuga verso le campagne, nel tentativo di raggiungere la terra d'origine: la fattoria dove la madre ricorda vagamente di esser nata. Ma il viaggio, almeno per Anna K, termina presto, tra le pareti di un ospedale. A Michael non resta che continuare a cercare quell'angolo di terra da solo e, una volta trovatolo, provare a dare nuove radici alla sua vita di outsider. -
Nel cuore del paese
Una vicenda familiare nel cuore del Sudafrica che rispecchia l'esperienza amara del colonialismo.In una sperduta fattoria del Sudafrica, Magda, la protagonista di questo romanzo feroce e appassionato, contempla la vita da cui è stata esclusa. Ignorata da un padre indifferente, disprezzata e temuta dalla servitú, è una donna intelligente e disillusa, la cui mansuetudine esteriore nasconde il disperato proposito di «non essere tra chi è stato dimenticato dalla Storia ». Nella narrazione la realtà si confonde con i timori e le angosce visionarie di Magda, dove esplodono le tensioni tra colonizzatore e colonizzato – e tra gli struggenti desideri europei e l'immensità e la solitudine dell'Africa. -
Cosmopolis
Un giorno nella vita del giovane miliardario Eric Packer. Un'odissea contemporanea, surreale, sullo sfondo di un'oscura minaccia e del crollo dei mercati mondiali.Aprile 2000. Mattina. Sull'East River. Il giovane miliardario Eric Packer esce dal suo lussuoso attico a tre piani e sale sulla limousine bianca per andare a tagliarsi i capelli a Hell's Kitchen. È l'inizio di un viaggio lungo un giorno che lo porterà ad attraversare Manhattan per andare incontro al proprio destino. Durante il tragitto Packer, ossessionato da una folle scommessa finanziaria contro lo yen e da un'oscura «minaccia attendibile» alla propria incolumità, incontra gli uomini e le donne della sua vita sullo sfondo di scenari erotici, o tragici, o enigmatici. Con un vivace alternarsi di situazioni metafisiche e comiche, dove il tempo subisce un'accelerazione e il presente finisce per confondersi con il futuro, Don DeLillo descrive il mondo contemporaneo con una profondità che sfiora la premonizione. -
Oliver Twist o la storia di un orfanello
Maestro nell'intrecciare le vivaci e allucinate descrizioni dei bassifondi londinesi agli oscuri indizi di drammatici segreti e turpi misfatti, Dickens ci ha regalato un romanzo travolgente che continua ad affascinare i lettori di ogni età.Le avventure del piccolo Oliver, cresciuto in un ospizio, maltrattato in un'impresa di pompe funebri, reclutato a Londra da una banda di ladri, non sono solo una superba galleria di celebri figure dickensiane che non dimenticheremo mai (Fagin, il capo della banda di giovani delinquenti, l'assassino Sikes, la prostituta Nancy, il misterioso e malvagio Monks), ma anche un magnifico racconto sull'innocenza oppressa e uno splendido ritratto di un mondo e di un'epoca. -
Mistica ebraica. Testi della tradizione segreta del giudaismo dal III al XVIII secolo
La creazione, il rito, la tradizione, l'alfabeto come conoscenza mistica, l'alchimia delle lettere e il mistero dei numeri, il golem, il male e l'albero della vita: questa antologia è stata pensata per consentire al lettore di conoscere le testimonianze dirette di una delle tradizioni esoteriche di maggiore profondità simbolica. Accanto ai grandi classici si trovano alcuni scritti meno noti; le diciotto opere tradotte sono collegate tra loro da una comunanza di motivi e di rimandi interni, tanto da poter essere pensate come un curriculum di studi cabbalistici. Introduzione e appendice bibliografica di Giulio Busi. Completa l'edizione l'indice bibliografico, l'indice analitico e il glossario. -
Il ragazzo che disegnò Auschwitz. Una storia vera di speranza e sopravvivenza. Ediz. illustrata
Con Il ragazzo che disegnò Auschwitz Thomas Geve ci offre cosí una testimonianza vivida, unica e preziosa.rn«Nei disegni di Thomas Geve l'enormità dello sterminio è, per cosí dire, miniaturizzata. Piccolo e grande, nella tradizione ebraica, spesso si toccano. Geve affida cosí la sua testimonianza a piccolissime scene simboliche, per fi ssare nella memoria i ricordi e per cercare una risposta alla piú normale delle domande che un bambino possa formulare: perchè?» – Alberto CavaglionrnThomas Geve è poco piú di un bambino quando viene deportato ad Auschwitz, separato dalla madre e precipitato nell’orrore. Alla liberazione, nell’aprile del 1945, raccoglie le poche forze residue per fissare su carta quel che ha vissuto. Trasformando il retro dei formulari delle SS in disegni di struggente esattezza, seguiti, poco dopo, da una memoria scritta non meno vivida, Thomas risponde al male assoluto con le uniche armi di cui dispone un ragazzino: la curiosità, la speranza e qualche matita colorata. A distanza di oltre 75 anni, quel racconto per immagini si fonde per la prima volta all’originario racconto in parole.Thomas Geve ha solo quindici anni quando viene liberato da Buchenwald, l’11 aprile del 1945. È il suo terzo campo di concentramento. La prima volta era stato portato ad Auschwitz-Birkenau, dove era stato separato dalla madre e lasciato solo nella sezione maschile. Aveva tredici anni. Durante i ventidue mesi di prigionia, l’infanzia di Thomas viene annullata e la sua identità segnata per sempre. Alla liberazione il giovane Thomas è già dolorosamente consapevole del suo ruolo di testimone. Servendosi di una manciata di matite colorate, traccia allora piú di ottanta tavole sorprendentemente esatte, in cui, con semplicità fulminante, restituisce alla pagina l’atroce quotidianità nel campo, famigerato emblema del periodo piú buio della Storia europea. Poco tempo dopo, nel 1947, a quei disegni fa seguire un resoconto della sua esperienza altrettanto immediato e ricco di vividi particolari. Il ragazzo che disegnò Auschwitz fonde quelle parole a quelle immagini, in un libro commovente e articolato che è insieme documento raro e prezioso e racconto toccante di un ragazzo tanto indifeso quanto tenace, che ancora oggi, alla soglia dei novantadue anni, non rinuncia a inseguire la speranza, il cambiamento, la vita. -
La cucina inglese di Miss Eliza
«Amo la scrittura di Annabel Abbs e le straordinarie storie nascoste che riporta alla luce. Eliza Acton è di certo la sua riscoperta migliore» – Clare PooleyInghilterra, 1835. Eliza Acton spera che la sua nuova raccolta di poesie la conduca al successo. I sogni di gloria, però, si infrangono contro l'oltraggioso rifiuto dell'editore, Mr Longman, che la invita a dedicarsi a un libro di ricette – del resto i lettori non si aspettano altro da una donna. Eliza s'indigna: in casa degli Acton la cucina riguarda solo la servitú. Ma quando suo padre, sull'orlo della bancarotta, si dà alla fuga, quell'assurda proposta si rivela l'unico modo per sopravvivere. Eliza allora impara a conoscere i segreti di pentole e fornelli e, con l'aiuto della giovane Ann, finisce per scoprire che in ogni ricetta riuscita c'è sempre un pizzico di poesia. E di amore. «La poesia non si addice alle donne», borbotta Mr Longman quando riceve Eliza nel suo ufficio londinese. Le liriche della sua nuova raccolta sono curate ed eleganti, ma lui preferirebbe un bel libro di ricette. Eliza stenta a credere alle sue orecchie: quell’editore le ha davvero suggerito di mettere la sua penna sublime al servizio di un’attività cosí frivola e pratica come la cucina? Eliza è indignata, ma anche preoccupata: a trentasei anni deluderà ancora la sua famiglia, e dovrà forse rinunciare ai sogni e arrendersi a un matrimonio combinato, o a rimanere un’anonima zitella del Suffolk. Al ritorno a casa, però, quei timori sono sostituiti da una preoccupazione ben piú grande. Mr Acton, suo padre, è sull’orlo della bancarotta e deve fuggire all’estero per sottrarsi ai creditori e alla prigione. La famiglia si disperde, mentre Eliza si trasferisce con la madre a Tonbridge, una cittadina termale del Kent. Qui le due donne prendono in gestione una pensione in cui Eliza si dedica – all’insaputa degli ospiti – alla cucina. Spinta dalla necessità, ha infatti rivalutato la proposta di Mr Longman e ne ha fatto la sua missione: se proprio deve scrivere un libro di ricette, allora sarà il migliore. Eliza studia con impegno e costanza la teoria sui manuali dei suoi predecessori, e la mette in pratica ai fornelli della pensione, sperimentando ogni giorno originali abbinamenti di sapori, lunghe e complicate preparazioni, regolando e correggendo per ottenere la perfetta combinazione in ogni ricetta, proprio come faceva per il ritmo dei suoi versi. La cucina è diventata la sua poesia. Fondamentale per questo futuro capolavoro della letteratura culinaria sarà il contributo della giovane Ann, una ragazza che proviene da una famiglia molto povera, assunta dapprima come sguattera e poi, grazie al suo talento prodigioso, rivelatasi indispensabile nell’esecuzione e nel perfezionamento delle ricette di Eliza. Sono proprio le voci di queste due protagoniste determinate e indipendenti, la cui amicizia supera differenze di classe e convenzioni, a raccontare la storia incredibile dietro Modern Cookery for Private Families, il manuale di Eliza Acton pubblicato per la prima volta nel 1845, destinato a sovvertire gli schemi dei classici libri di ricette e... -
Tomás Nevinson
Due uomini, uno nella finzione e uno nella realtà, ebbero la possibilità di uccidere Hitler prima che questi scatenasse la Seconda guerra mondiale. A partire di qui, Javier Marías esplora il rovescio del comandamento «Non uccidere». Quegli uomini avrebbero fatto bene a sparare al Führer: è forse lecito fare lo stesso contro qualcun altro? Come dice il narratore di Tomás Nevinson, «uccidere non è un gesto cosí estremo se si ha piena nozione di chi si sta uccidendo».«""Tomás Nevinson"""" è il miglior romanzo tra tutti quelli che Javier Marías ha pubblicato finora» – El País«Vorrei davvero essere nei panni di qualcuno che non ha ancora letto l'ultimo romanzo di Javier Marías e lo sta attendendo davanti a una libreria. Che festa ti aspetta!» – The Objective«Marías scrive, come sempre, come nessun altro. Perché sta scrivendo per elevarci, per fare con noi – perché no – ciò che Shakespeare ha fatto con le persone del suo tempo» – El Confidencial«Vale la pena ribadirlo: """"Tomás Nevinson"""" è un romanzo colossale» – HuffPost Ho avuto un'educazione all'antica, e non avrei mai creduto che un giorno mi si potesse ordinare di uccidere una donna.Tomás Nevinson, marito di Berta Isla, cede alla tentazione di tornare nei servizi segreti dopo esserne uscito: gli viene proposto di andare in una città del nord-ovest della Spagna per identificare una persona che dieci anni prima aveva preso parte ad alcuni attentati dell'Ira e dell'Eta. Siamo nel 1997. L'incarico reca la firma del suo ambiguo ex capo Bertram Tupra, che già in precedenza, grazie a un inganno, aveva condizionato la sua vita. Tomás Nevinson è una profonda riflessione sui limiti di ciò che è lecito fare, sulla macchia che quasi sempre accompagna la volontà di evitare il male peggiore, e soprattutto sulla difficoltà di determinare quale sarà quel male. Sullo sfondo di episodi reali del terrorismo europeo, Tomás Nevinson è la storia di ciò che succede a un uomo al quale è già successo di tutto e al quale, apparentemente, non poteva succedere piú nulla. Ma, finché la vita non finisce, tutto può accadere..."" -
Studi sull'amore
«Abbiate cura di impazzire per un abbraccio.»Un libro intenso, pieno di luce, del piú antico fra i poeti contemporanei italiani.«Uno dei poeti piú importanti di questo Paese» – Roberto Saviano«Gli basta una manciata di sillabe, connesse da un gioco sapiente di rime ed assonanze, e un intero destino si staglia nettamente sul bianco della pagina. Come accadeva in certi indimenticabili epigrammi composti in vecchiaia da Giorgio Caproni» – Emanuele Trevi«Poesia delicata, volatile, breve, ma esatta e lavorata giorno dopo giorno» – Valerio Magrelli«Leggere Arminio è un'esperienza indimenticabile» – Marco Belpoliti«Arminio è uno scrittore raro: scrive con tutto il corpo e si accorge di tutto quello che succede ai corpi altrui, di dentro e di fuori» – Domenico ScarpaCon la sua lingua asciutta e lirica, sacrale e domestica, in cui c'è sempre uno scarto, uno slittamento inatteso, una sottile sensualità, Franco Arminio fotografa il corpo spaventato dalla morte e infiammato dall'amore. Non soltanto l'amore carnale, ma quello che ci conferma di esistere: l'amore per un figlio e quello per un angolo di paese, l'amore per una strada e quello per la madre, l'amore per un amico e per chi ci è ancora sconosciuto, al punto da scavare in noi il languore del desiderio. Nei suoi versi l'incontro erotico, sentimentale, è sempre un viatico verso Dio, raggira la morte e la corteggia, è miracolo ed epifania. Arminio dedica poesie e prose commoventi anche agli amori – vissuti o mancati – di altri scrittori e poeti, da Kafka a Pasolini, da Susan Sontag ad Amelia Rosselli, trovando una voce nuova per indagare il coraggio di essere fragili che ognuno di noi ha sentito innamorandosi, «il mistero di raggiungere nello stesso tempo il corpo di un altro e il nostro». -
La custode
Un romanzo di lacerante bellezza. Un vero e proprio inno alla pietà umana da una delle autrici piú coraggiose del panorama letterario latinoamericano. In un mondo ostile, dove l'unica legge è quella della sopraffazione, due donne si trovano insieme a difendere un posto speciale. Un brandello di terra desolata che diventa un luogo di speranza, solidarietà e resistenza.«Un romanzo folgorante» – Manuel Vilas«""La custode"""" ha una straordinaria potenza, una capacità rara di scuotere dal torpore, di trascinare in un purgatorio in terra.» – Alessandra Coppola, La Lettura – Corriere della SeraA Mezquite, una cittadina popolata di cantastorie dall’umorismo nero, missionari disillusi, sgherri che allevano cani con l’amore che si riserva ai figli e proprietari terrieri che spadroneggiano come feudatari, l’unica speranza per quelli che vogliono seppellire i propri cari è rappresentata da una figura leggendaria: Visitación Salazar, «la custode», una donna che nella violenza e nella disperazione di un Paese allo sbando ha deciso di fare della cura dei morti la propria missione.Avviene tutto su un confine, quello che separa due catene montuose di uno sconosciuto Paese del Sudamerica. Angustias Romero abbandona il proprio villaggio con il marito e i gemelli appena nati per sfuggire a un’epidemia. La famiglia è diretta lontano, alla Sierra Orientale. Ma quando, durante il drammatico viaggio, i due bambini muoiono, Angustias decide di raggiungere il Terzo Paese, un cimitero illegale gestito da Visitación Salazar, una donna «dalle braccia irrobustite a furia di cementare tombe». Dopo aver seppellito i figli, Angustias, abbandonata dal marito, sceglierà di combattere al fianco di Visitación contro i soprusi di Alcides Abundio, il possidente piú ricco e temuto della frontiera, e di Críspulo, il suo braccio armato, bravo a bere quanto a usare il machete. La custode è un libro duro e meraviglioso. Karina Sainz Borgo estrae le parole per scriverlo dalla viscere piú profonde dell’animo umano, ed esplora ciò di cui siamo capaci quando non abbiamo piú nulla da perdere."" -
Uomini comuni. Polizia tedesca e «soluzione finale» in Polonia. Nuova ediz.
Uno dei libri piú indispensabili mai scritti sulla Shoah, riproposto con una nuova lunga postfazione e numerose fotografie inedite.All'alba del 13 luglio 1942, gli uomini del Battaglione 101 della Riserva di Polizia tedesca entrarono nel villaggio polacco di Józefów. Al tramonto, avevano rastrellato 1800 ebrei: ne selezionarono poche centinaia come «lavoratori» da deportare; gli altri, fossero donne, vecchi o bambini, vennero uccisi. Ordinaria crudeltà nazista, si direbbe; ma gli uomini del Battaglione 101 erano operai, impiegati, commercianti, artigiani arruolati da poco. Uomini comuni, reclutati per estrema necessità, che non erano nazisti né fanatici antisemiti, e ciò nonostante sterminarono 1500 persone in un solo giorno. E il massacro di Józefów non fu che il primo di una lunga serie: in poco piú di un anno, il Battaglione 101 uccise altre 38 000 persone e collaborò alla deportazione a Treblinka e allo sterminio di oltre 45 000 ebrei. Alla fine della guerra, rimasero 210 testimonianze di membri del Battaglione 101: cosa pensavano, mentre partecipavano alla «soluzione finale»? Come giustificavano il proprio comportamento? E, soprattutto, per quale motivo furono cosí feroci ed efficienti nell'eseguire gli ordini? La spiegazione data da Christopher Browning è molto piú sorprendente e angosciante: un uomo comune può diventare uno spietato assassino per puro spirito di emulazione e desiderio di carriera. Ieri come oggi. Uno dei libri piú indispensabili mai scritti sulla Shoah, riproposto con una nuova lunga postfazione e numerose fotografie inedite. -
Amici. Comprendere il potere delle nostre relazioni piú importanti
Un libro indispensabile per capire che cos'è l'amicizia e quanto è importante per la nostra vita.«Dunbar ci consegna una sorta manuale di pronto uso, basato su ricerche solide, in cui si svelano le tante sorprese che costituiscono quel marchingegno chiamato amicizia.» – Alberto Fraja, LiberoUna bella amicizia salva la vita, letteralmente. Dopo il fumo, la scelta delle amicizie è il fattore che piú incide sulla mortalità umana e il numero di amici che abbiamo interviene non solo sulla nostra felicità ma anche sul modo in cui noi e i nostri figli ci ammaleremo e moriremo. Robin Dunbar, dopo decenni di ricerche, può dirsi un'autorità in materia d'amicizia; è suo il «numero di Dunbar», cioè una misura del «limite cognitivo del numero di individui con cui ogni persona può mantenere una relazione stabile». Con questo libro, scritto con una penna felice e non accademica, Dunbar svela i meccanismi che costituiscono quel marchingegno cosí essenziale e infallibile che è l'amicizia, di cui diamo per scontata l'esistenza ma che non conosciamo fino in fondo e su cui si basa la nostra vita. -
Lo spazio delle donne
Per tanto tempo le donne sono state abituate a sentirsi incapaci e senza talento. La memoria delle loro opere non ha contato. Per illuminare uno spazio cosí fuori campo non basta aggiungere nomi, né la soluzione è cancellare il passato. Piuttosto, servono altre parole e nuove inquadrature.«Nel volume, dalla scrittura limpida al pari delle argomentazioni proposte, s'incontrano Virginia Woolf e Doris Lessing, Alice Munro e Annie Emaux, Ruth Bader Ginsburg e Toni Morrison, Alba de Céspedes ed Elena Gianini Belotti, Carla Lonzi e Luisa Muraro, senza contare i tanti riferimenti al cinema e all'arte. Il messaggio, però, è politico, ancor prima che culturale: l'augurio, allora, è che la politica sappia recepirlo, e agisca.» – Eliana Di Caro, Domenica - Il Sole 24 OrePer molti secoli sono state ritenute interessanti solo le opere e i libri degli uomini, mentre le donne sono state addestrate a non avere talento. Sono state silenziate, dimenticate, messe fuori. La soluzione ora è ricostruire l'intero campo su cui si gioca la partita della cultura. La tesi di fondo di questo libro è: come smettere di considerare il mondo solo in termini maschili. Uscire da questa ""naturalezza"""" e da questa """"normalità"""" pregiudiziali non è un obiettivo polemico, ma un'opportunità critica di crescita e di confronto, anche interculturale. Per smettere di considerare il mondo e la cultura solo in termini maschili non si tratta di guardare il paesaggio culturale del Novecento, per esempio, aggiungendo anche le donne, né di ripetere la logica dell'harem, dell'aiuola, o del club per soli uomini. Bensí di far contare la presenza e l'importanza delle donne, anche quando sono state ammutolite o oscurate."" -
Storia della Brigata ebraica. Gli ebrei della Palestina che combatterono in Italia nella Seconda guerra mondiale
Un'indagine sull'unica unità combattente che nella Seconda guerra mondiale vide tra le sue file ebrei della Palestina. Un libro che è, al contempo, la riscoperta di una vicenda vera, ma mai raccontata sul serio, e una riflessione sull'uso pubblico e politico della storia.La Brigata ebraica fu una brigata inquadrata nell'esercito britannico, nata nel 1944 per operare in Italia, composta soprattutto (ma non solo) da ebrei, molti dei quali provenienti dalla Palestina. Questo libro è importante per almeno due ragioni. In primo luogo non vi è sostanzialmente nessun lavoro storiografico su questa vicenda straordinaria: gli ebrei d'Europa, durante la Shoah, trovano un'occasione di riscatto a guerra ancora in corso, combattendo contro i nazifascisti nel teatro bellico italiano. In secondo luogo, in Italia, negli ultimi anni, la presenza della Brigata ebraica nelle manifestazioni del 25 aprile è stata occasione di forte conflitto, tra comunità ebraiche e simpatizzanti di sinistra filopalestinesi. Spesso, nell'ambito di questa diatriba, si sostengono tesi storiograficamente errate sia sulla Brigata ebraica sia sul legame negli anni Quaranta tra palestinesi e nazismo. È il momento di riformulare questo dibattito – in modo pacato – partendo da fatti concreti e non da leggende militanti.La Brigata ebraica – Jewish Brigade Group – fu l'unica unità combattente che vide tra le sue file ebrei di Palestina. Si batté in Italia, e solo in Italia. Perché un libro sulla Brigata ebraica? Prima di tutto perché la vicenda è di estremo interesse. La nascita della Brigata ebraica, il suo impiego operativo, la sua eredità militare e morale si intrecciano con una serie di fatti storici e di questioni storiografiche di grande rilevanza. La storia della Brigata ebraica getta nuova luce su queste vicende e permette di guardare a tali questioni da un punto di vista inconsueto. Tra questi temi si devono annoverare: la storia della Palestina negli anni Trenta e Quaranta; la storia del sionismo; il rapporto tra fascismo e mondo islamico. Inoltre la Brigata ebraica ha fatto notizia negli ultimi anni a causa delle polemiche sorte per la presenza di manifestanti che hanno sfilato con le sue bandiere, bianche e blu con la Stella di Davide, dunque le bandiere di Israele, al corteo del 25 aprile, festa della Liberazione. Questo libro parla quindi della ""riscoperta"""" della Brigata ebraica, e di come la sua storia sia stata pubblicizzata da alcuni gruppi di pressione che sono una componente importante dell'ebraismo italiano. Si discute anche degli attacchi alla Brigata che sono arrivati da altri gruppi, per lo piú appartenenti alla sinistra radicale filopalestinese. Entrambe queste posizioni sono analizzate con attenzione come casi esemplari di un uso pubblico e politico della storia."" -
Il ciclista prodigioso
Giuliano Scabia è stato un autore inimitabile e poliedrico: ha innovato profondamente il teatro italiano negli anni Sessanta e Settanta portando le sue «azioni teatrali» negli ospedali psichiatrici, nelle fabbriche, nei barconi sul Po, nei boschi; è stato un mitico professore del DAMS che ha forgiato generazioni di studenti; è stato un poeta originale, «cantore delle bestie e delle piante, delle stelle e degli dèi» come ha ben scritto Gianni D'Elia; ed è stato soprattutto un romanziere dalla lingua inventiva, percorsa dalle vene dialettali di quel «pavano» che sentiva come lingua ancestrale, la lingua della sua infanzia ma anche dell'infanzia del mondo. I quattro romanzi del ciclo di Nane Oca sono ambientati in un mondo favolistico in cui la pacifica comunità dei Ronchi Palú deve affrontare scompigli grandi e piccoli. L'altro ciclo, scritto in uno stile più realistico ma sempre attraversato da personaggi fantastici (per esempio l'angelo dagli occhi blu e l'angelo dagli occhi rossi che litigano sempre fra loro), racconta una saga familiare, a partire dal violoncellista Lorenzo (il padre di Scabia era effettivamente un violoncellista), dalle sue due mogli, fino alla figlia Sofia e ora, con quest'ultimo romanzo che esce purtroppo postumo, al figlio Ercole. Ercole, ciclista appassionato (come è sempre stato Scabia), decide di attraversare il mondo in bicicletta per raggiungere i luoghi in India dove il padre era andato a suonare per gli animali della foresta tanti anni prima. Dunque un libro «on the road», ma anche un libro di ricongiungimento col padre, e soprattutto un libro di prodigi, di incantamenti, di poesia. -
Tutto per i bambini
Delphine de Vigan si avventura con coraggio nell'universo tanto complesso quanto affascinante dei social network, restituendo il ritratto di una società - la nostra - in cui non c'è niente che non possa essere messo in scena e in vendita. Persino, e soprattutto, la felicità.«Ritornando ai temi che le sono cari, come l'abuso di potere e la violenza famigliare, Delphine de Vigan si avvale con maestria dei meccanismi del thriller per un'analisi sconvolgente delle derive di un mondo in cui l'esibizione di sé e la finzione sono diventati la norma» – Madame Figaro«Delphine de Vigan mostra l'impatto dei social sulla vita famigliare. Ci racconta dei bambini che mettiamo in mostra, ma anche del bambino nascosto in ognuno di noi» – Le Monde des LivresParigi, 2019. Moglie e madre modello, Mélanie gestisce un canale YouTube che ha milioni di iscritti, Happy Récré, interamente dedicato ai suoi figli, Sam e Kim, di otto e sei anni. I bambini si esibiscono in una recita ininterrotta davanti alla telecamera: Mélanie ha trasformato le loro identità in un bene di consumo. Ma un giorno i riflettori di Happy Récré fanno cortocircuito. Kim è scomparsa. In questo nuovo, acclamatissimo romanzo Delphine de Vigan si avventura con coraggio nell'universo tanto complesso quanto affascinante dei social network, restituendo il ritratto di una società – la nostra – in cui non c'è niente che non possa essere messo in scena e in vendita. Persino, e soprattutto, la felicità.Primi anni Dieci del Duemila. Mélanie, che è cresciuta davanti allo schermo della televisione, ipnotizzata dai reality e dalle loro promesse di notorietà, ha un solo obiettivo nella vita: diventare famosa. Quando supera le selezioni per un nuovo show – seppur non tra i piú noti – Mélanie è al settimo cielo. Ma quell'unica esperienza si rivela disastrosa. Il segno del fallimento è una ferita che non si rimargina. 2019. Moglie e madre modello, Mélanie vive in un lussuoso complesso residenziale nei sobborghi di Parigi e ha creato un canale YouTube di grande successo, Happy Récré, interamente dedicato alla vita quotidiana dei suoi figli, Sam, di otto anni, e Kim, di sei. La formula di Mélanie ha conquistato la rete: il prodotto di quest'anonima madre intraprendente è seguito, ammirato, amato da milioni di iscritti. Sponsor, promozioni, campagne: i bambini si prestano alle richieste delle aziende che passano per il filtro materno; Sam e Kim vivono una recita ininterrotta e le loro identità sono ormai un brand. Ma un giorno i riflettori del mondo di Mélanie fanno cortocircuito: Kim è scomparsa. Della squadra di polizia che conduce le indagini fa parte la giovane Clara, che si appassiona subito al caso. La piccola Kim ha lasciato poche tracce: incontro sbagliato, fuga, rapimento? Non si può scartare nessuna ipotesi, e Clara sospetta che la chiave di tutto sia nascosta dietro le quinte di Happy Récré. Scavando nell'universo dei baby influencer, Clara si rende conto allora che la felicità esibita dagli schermi è un'ingannevole illusione. Perché la realtà in cui si muovono i piccoli Sam e... -
Le non cose. Come abbiamo smesso di vivere il reale
«Non abitiamo piú la terra e il cielo, bensí Google Earth e il Cloud. Il mondo si fa sempre piú inafferrabile, nuvoloso e spettrale».«Byung-chul Han, con una prosa che colpisce per il nitore, affonda la lama del suo pensiero nella carne del contemporaneo» – la Repubblica«Byung-chul Han si fa entomologo e con perizia disseziona la nostra epoca» – Tuttolibri«I suoi libri sono letti e studiati non solo dagli addetti ai lavori nel campo della filosofia, ma in ogni settore disciplinare intento a decifrare con lucidità le caratteristiche del presente» – DoppiozeroAbbiamo perso il contatto con il reale. È necessario tornare a rivolgere lo sguardo alle cose concrete, modeste e quotidiane. Le sole capaci di starci a cuore e stabilizzare la vita umana. Una massa di informazioni ci investe ogni giorno. Come ogni inondazione, anche questa agisce sulle nostre esistenze, spazza via confini, rimodella geografie. Ormai sono i dati e non piú le cose concrete a influenzare le nostre vite. Le non-cose stanno prendendo il sopravvento sul reale, sui fatti e la biologia. E cosí la realtà ci appare sempre piú sfuggente e confusa, piena di stimoli che non vanno oltre la superfice. Con la sua consueta lucidità e veemenza, Byung-chul Han, critico severo ma acuto della contemporaneità, ci offre una peculiare e sferzante riflessione sulla comunicazione, la Rete e il futuro che stiamo costruendo. -
Tradire i sentimenti. Rossori, lacrime, imbarazzi
«Spesso non siamo degni dei nostri sentimenti o li tradiamo con versioni edulcorate degli stessi; ma sono i sentimenti che ci tradiscono, escono fuori di noi, incapaci di contenerli. Si manifestano, insomma, ""per i fatti loro"""" e ci guardano dal di fuori. Diventiamo cosí scomodi a noi stessi.»«La Cecla offre una chiave, finalmente non pigra né ideologica, per interpretare il presente e qualche barlume di futuro. Attraverso l'imbarazzo, quasi senza menzionarli, si arriva a capire la macchina moraleggiante dei social, l'euforia e il dolore telecomandati della tv, lo scontro vax e novax, la questione del gender e perfino il ghosting e i turbamenti sentimentali dei Millennials.» – Filippo Ceccarelli, Il Venerdì - la Repubblica«Tradire i sentimenti», questa bellissima espressione italiana, significa sia che spesso non siamo degni dei nostri sentimenti o che li tradiamo con versioni edulcorate degli stessi; ma vuol dire inoltre che sono i sentimenti a tradirci, escono fuori di noi che non siamo capaci di contenerli. Si manifestano """"per i fatti loro"""" e ci guardano dal di fuori. Ci tradiscono con chi abbiamo intorno, estranei e non. Il risultato sono rossori, lacrime, sospiri, imbarazzi, sudori, brividi e pelle d'oca. Insomma, accade che diventiamo scomodi a noi stessi. E di tale scomodità parla Franco La Cecla, in questo libro che, forse, vi darà un qualche fastidio, una irritazione per quanto passeggera, una sensazione di imbarazzo."" -
Lo stretto sentiero del profondo Nord
La nostra fame di spirito, di vastità, può trovare in Bashō una bussola, dentro gli stretti sentieri della vita messa a nudo, la sua asciuttezza, la sua sobrietà ma soprattutto l'incantevole parità del suo sguardo sul mondo.«Il diario di viaggio di Bashò è un bambino che dorme, è i semi dei carpini cullati dal vento, è un'onda di pace. Le sue parole sono incanto.» – Maria Luisa Colledani, Domenica - Il Sole 24 Ore«La bellezza dei paesaggi del luogo è condensata in questi versi. Aggiungere anche solo una parola sarebbe inutile come avere un dito in piú».Un racconto di viaggio può essere molte cose diverse: un semplice rapporto, un portolano, un promemoria, un romanzo di formazione, un taccuino di appunti, magari in forma di disegni, una raccolta di incontri con volti e persone, un reportage, la cronaca di una fuga, persino un canzoniere. Questo di Bashō, è un pellegrinaggio e nel contempo il ritratto piú preciso e profondo del Giappone e del suo spirito, che incontra la lingua italiana nella magia della traduzione di Chandra Candiani e Asuka Ozumi. Siamo nel 1688, Bashō è forse il piú grande poeta contemporaneo. Il percorso narrato, in realtà solo parte di un itinerario piú lungo, dura circa centocinquanta giorni in un territorio all'epoca quasi selvaggio, comunque pericoloso: «ho [...] intrapreso questo pellegrinaggio in terre remote nella consapevolezza della vacuità di tutte le cose, pronto a rischiare la vita»... La scrittura del viaggio, tuttavia, si prolunga per altri cinque anni, durante i quali Bashō, poeta e maestro di poeti, Maestro zen, inquieto e instancabile viandante, ricorda, probabilmente affina e precisa, forse aggiunge, o elimina, un verso, uno haiku, una parola. Insomma, modifica la cronaca diaristica fino a farne opera, composta tanto dal viaggio in un territorio concreto, fatto di natura incontaminata non meno che di monumenti lasciati dagli uomini e di sterminate reminiscenze letterarie, quanto dal racconto del viaggio dentro un'anima. Lo stretto sentiero del profondo Nord – scrive Asuka Ozumi nella sua prefazione – viene considerato il «capolavoro assoluto» di Bashō. «I mesi e i giorni sono eterni viandanti, e cosí gli anni, che vanno e vengono, sono viaggiatori. Per chi trascorre la vita su una barca, per chi invecchia tirando il morso del cavallo, ogni giorno è viaggio, e il viaggio è la sua casa […] Io pure, da chissà quando, sono stato preso dalla brama di errare, invogliato da una nuvola sperduta sospinta dal vento, e ho vagato per le coste».