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Artivismo. Arte, politica, impegno
«Una nuova forma di arte politica: l'artivismo. Gli artivisti si interrogano su alcune emergenze del nostro tempo. Aprono piste sulla superficie della cronaca. Si impegnano in atti concreti, coraggiosi, visionari. Per immaginare un altro presente.»«L'autore usa una tecnica descrittiva molto raffinata e un espediente efficace: immaginare musei impossibili. Così le opere, accostate dalla fantasia,rnrivelano contrasti, analogie e allusioni reciproche.» – Emanuele Trevi, il Corriere della SeraNei disomogenei scenari dell'arte del nostro tempo, Vincenzo Trione individua l'affermarsi di una tendenza: l'arte politica, compendiata dall'espressione «artivismo». Ne sono protagonisti artisti-intellettuali, che percorrono vie differenti. Alcuni realizzano opere volte a testimoniare le urgenze della cronaca e il dramma dei migranti. Altri costruiscono installazioni attente a questioni ambientali ed ecologiche. Altri ancora, come gli street artists, propongono colorate forme di riestetizzazione urbana, nelle quali, spesso, commentano fatti ed eventi dell'attualità: originali interventi all'interno di contesti segnati da emarginazioni e da problemi sociali. Ipotesi diverse per dire con forza le ragioni dell'impegno civile. -
Il pianeta di Greta
Riuscirà la famiglia dei topi con la coda a mosaico a salvarsi? E il giovane orso Nanuk che fine farà senza piú pesce nel mare? Il grido d'allarme della natura, raccolto da Greta Thunberg e rivolto a tutti gli umani che si rifiutano di intervenire per salvare il nostro pianeta.Greta ha tredici anni e deve risolvere due grossi problemi. Quello che ha con i compagni di scuola, che la prendono in giro perché diversa, e quello ancora piú grave con il cibo. È talmente magra e debole che rischia di ammalarsi, ma non riesce a mangiare come vorrebbe. Per farcela sa che deve trovare una motivazione forte, qualcosa che la stimoli a superare i suoi limiti e a liberarsi dal mostro che la perseguita e che sta distruggendo il pianeta. È lui a spiarla giorno e notte e a prendersi gioco di lei. Come mai però è la sola a vederlo? In realtà questo non è del tutto vero: anche piante e animali si accorgono della sua presenza minacciosa. Cosa sta accadendo? Seguendo le loro storie conosceremo gli effetti dei cambiamenti climatici in un avvincente crescendo di emozioni e consapevolezza ambientale. Adesso che tutti possiamo vedere il mostro, sconfiggerlo tocca a ognuno di noi. -
L' esatta sequenza dei gesti
Due adolescenti feriti che insieme affrontano lo stupore della vita, che nonostante tutto vince.«Quello di Fabio Geda è lo sguardo di chi conosce la complessità dell'educare e di chi sa accogliere la difficoltà di un processo incerto e inesatto. Di chi non fa la predica, non dà risposte, ma sa guardare e narrare» – Alice Bigli«Un dolore che non è mai pietistico, una compassione che non è mai retorica» – Valeria ParrellaMarta ha 12 anni, ma sembra piú grande, perché arriva in comunità alloggio dopo aver affrontato problemi che l'hanno costretta a crescere in fretta: un padre andato via di casa, una madre fragile che riempie i suoi vuoti con l'alcol, tre fratelli da accudire. Corrado ha 16 anni, pensa di essere un duro, ma, in quella stessa comunità, aspetta soltanto che la madre esca finalmente dal carcere, per recuperare l'amore che gli manca. Tra rabbie, delusioni e piccole felicità le esistenze dei due ragazzi si intrecciano a quelle di Elisa, di Ascanio e degli altri educatori che si occupano di loro. Fino a quando Marta e Corrado decidono di prendere in mano il proprio destino. Con una scrittura tesa, asciutta, concreta, Fabio Geda segue le loro vite e restituisce ai lettori la fatica di diventare grandi in un mondo di adulti imperfetti. -
Inchiostro simpatico
Per un investigatore un caso irrisolto è sfida, rimorso, tormento, fantasma. Forse per questo Jean Eyben, che da giovane ha lavorato presso l'agenzia di Hutte, custodisce ancora il fascicolo sulla scomparsa di Noëlle Lefebvre. Pochi dettagli, sbiaditi dal tempo, che riportano Jean sulle ingannevoli piste seguite nella speranza di ritrovare quella donna.«Amore: di questo ci parla Inchiostro simpatico. Magnetico, bello da togliere il fiato, è un altro tassello di una produzione letteraria in cui ogni libro rappresenta un tentativo di decifrare il passato, o forse l'esistenza nella sua totalità». - Les Inrockuptibles«Siamo spettatori trascinati tra gli appunti di un'agenda, tra gli avanzi di biglietti, tra confessioni sghembe e spesso ingannevoli di chi ci conosce appena, e i mille indizi che noi stessi lasciamo scivolare dalle tasche. Siamo noi a schiarire le pagine, e a guardare in controluce: tra le misurate parole e gli interminabili silenzi su cui regge l'architettura minimalista di Modiano. A spiare alla penombra di abatjour in finestre aperte sulla strada. A seguire l'istinto che ti fa rovistare nel posto giusto dei segreti. Avvolti e grati dalla scrittura notturna, raffinata e calda dello scrittore francese» – Sabina Minardi, L'EspressoL'ultimo giorno di servizio, prima di lasciare l'agenzia di Hutte, Jean ha infilato nella sua valigetta una cartellina azzurra: il fascicolo su Noëlle Lefebvre. Jean, che ha poi cambiato mestiere – e tante vite –, conserva ancora il documento, l'unica traccia di quel periodo della sua giovinezza e del primo caso che Hutte gli aveva affidato in una primavera parigina di tanti anni prima. Una scomparsa misteriosa, quella di Noëlle, la cui stessa identità sembra un rebus. Persino il cliente che si era rivolto a Hutte per ritrovarla, un certo Brainos, aveva fornito informazioni vaghe. Una scheda composta di tre brevi paragrafi, un indirizzo del quindicesimo arrondissement, una cartolina del fermoposta con una foto troppo scura: di questo e di poco altro disponeva Jean per le sue indagini. Poi, grazie all'incontro fortuito con l'enigmatico Gérard Mourade, Jean era entrato in possesso dell'agenda di Noëlle. Qui, annotati in inchiostro blu in corrispondenza di alcune date, orari di treni, indirizzi incompleti, numeri di telefono, i versi di una poesia, e ancora nomi di luoghi e persone – il Dancing de la Marine, il castello di Chêne-Moreau, Pierre Mollichi, Miki Durac, Georges, Roger... Alla fine di una serie di tentativi inconcludenti e secondo le indicazioni di Hutte, Jean aveva abbandonato le ricerche, ma le parole vergate da Noëlle, insieme a tutti gli altri particolari della sua scomparsa, hanno continuato a riecheggiare in lui negli anni successivi. Allora gli indizi, dapprima indecifrabili, o invisibili, si sono rivelati di volta in volta sotto una luce nuova, per caso. Noëlle è per Jean come un ritornello che riaffiora inaspettato: per scoprire l'origine di quella melodia, Jean dovrà immergersi nelle profondità dei suoi ricordi e ricostruire l'itinerario tra memoria e oblio che lui e Noëlle hanno percorso insieme, inconsapevolmente. Le acque cristalline del lago di Annecy, certi vicoli deserti e silenziosi vicino al lungosenna, la... -
Germogli della terra
La scelta del luogo, la richiesta di una compagna per condividere le fatiche, la costruzione di una capanna, poi di una casa, poi di una stalla per gli animali da allevamento. Le semine, i raccolti, la siccità, il freddo. Il paese piú vicino a una giornata di cammino. E a poco a poco, con gli anni, Sellanraa si popola. Qualcuno vorrebbe fare i soldi con le miniere, qualcuno tenterà l’avventura nelle città, ma Isak e suo figlio Sivert continueranno a passare l’aratro e l’erpice e a seminare: «Il bosco e la montagna li guardano, ogni cosa è sublime e potente, tutto ha un senso e uno scopo». In questa epopea quotidiana del colono nelle terre selvagge, Hamsun racconta il sentimento della vita contadina con uno stile particolarissimo che alterna scrittura minuziosa ed ellittica. E lo fa attraverso personaggi indimenticabili.«""Germogli della terra"""" è di un'attualità sconcertante perché ci mostra il puerile senso di onnipotenza fondato su impalpabili rancori che vediamo scorrere a fiumi nelle nostre strade, siano esse reali o digitali» – Luca D'Andrea, Robinson - La Repubblica«Provengo dalla terra e dal bosco con tutte le mie radici» - Knut HamsunI nemici della sostenibilità in Germogli della terra sono le imprese minerarie (straniere) che non sentono alcuna responsabilità nei confronti del territorio in cui si stabiliscono, lo sfruttano finché c’è qualcosa da afferrare e poi abbandonano i luoghi e i loro abitanti lasciando dietro di sé carcasse di macchinari e paesi fantasma in cui avevano creato un’effimera economia. Non è di investitori e di soldi che ha bisogno il paese – sostiene il personaggio di Geissler, che può essere considerato l’ideologo del romanzo – ma di uomini come Isak, che sanno usare l’aratro e andare lenti, camminare al ritmo della vita. E se al tempo del Nobel il romanzo fu premiato per la proposta di un epos del lavoro unificante (il lavoro agricolo solidale in opposizione all’alienazione di quello operaio), oggi – a un secolo di distanza – è possibile leggerlo con gli occhi di chi ha assistito al disastro dovuto allo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali in nome del capitale. Dalla prefazione di Sara Culeddu"" -
Placemaker. Gli inventori dei luoghi che abiteremo
P come Placemaker. Dal politico-pedagogista, all'imprenditore-artista, dall'informatico-ambientalista all'architetto-giardiniere: gli innovatori dirompenti per pensare la nuova città.Artisti che si improvvisano scienziati per risolvere problemi di mobilità di una grande città. Architetti che individuano soluzioni innovative osservando piante e animali. Designer che lavorano sui comportamenti e la psicologia delle persone. Ciascuno di loro è capace di incursioni al di fuori del proprio campo, senza perdere di vista l'obiettivo iniziale. Un pugno di innovatori urbani sta operando nelle città, ripensando la relazione tra città e natura, tra spazi pieni e vuoti, sui servizi, le reti, la mobilità. Sono professionisti ibridi, capaci di conciliare bisogni con immaginazione, creatività quotidiana con la salute del corpo sociale che vive la città. Sono mossi da una curiosità libera e creativa e per questo trovano le soluzioni piú adatte. Osano pensare di poter fare qualcosa che non è mai stato fatto prima e soprattutto lo fanno. Elena Granata li ha chiamati «placemaker» perché la loro attitudine è saper trasmutare una buona idea in un progetto vivo che trasforma un luogo. -
Tre anelli. Una storia di esilio, narrazione e destino
Tre anelli è il racconto di tre vite geniali e randagie, quelle di tre uomini che hanno scelto o subíto l'esilio in momenti diversi della storia. Ed è allo stesso tempo il racconto di una tecnica letteraria, la narrazione ad anello che, almeno dall'Odissea, è il ritmo con cui l'Occidente plasma le storie. Ma Tre anelli è anche il racconto di un modo di vedere il mondo, il racconto della vita di tutti, perché le vite di tutti sono fatte di luce e oscurità, di curve e deviazioni, di incontri e abbandoni, di anelli che ci fanno scoprire noi stessi.«""Tre anelli"""" è un libro breve ma emozionante, di quelli che credono tenacemente al potere rigenerativo della letteratura» – The Wall Street Journal«""""Tre anelli è stupendo. Mendelsohn fa qualcosa che di solito associamo ai migliori scrittori di finzione – penso a Sterne, Proust, Eco e Calvino» – Helen DeWitt«""""Tre anelli"""", è una straordinaria avventura intellettuale dalla difficile collocazione: è un memoir nella stessa misura in cui è un trattato di filologia, ma è anche una riflessione sull'idea di esilio e un viaggio all'interno delle proprie ossessioni e dei propri sogni. Infine, e prima di ogni altra cosa, è un'analisi del concetto di digressione costruito attraverso continue digressioni concentriche, che si specchiano e arricchiscono a vicenda, continuando a porre domande esistenziali e letterarie.» – Antonio Monda, la Repubblica«Uno straniero arriva in una città sconosciuta dopo un lungo viaggio. Da qualche tempo è stato separato dalla sua famiglia; da qualche parte c'è una moglie, forse un figlio. Il percorso è stato travagliato, e lo straniero è stanco. Si ferma davanti all'edificio che diventerà la sua casa e poi comincia ad avvicinarsi». Chi è lo straniero errante, l'esule, il viaggiatore sperso? Oggi potrebbero essere i tanti popoli che lasciano le loro terre e attraversano il Mediterraneo, nel Novecento sono stati gli ebrei – i piú fortunati almeno – che hanno lasciato la Germania e l'Europa. In passato i tanti che hanno abbandonato la loro terra a causa di una guerra, di un rovescio, di un accidente. Questa frase torna ciclicamente in Tre anelli di Daniel Mendelsohn, via via che l'autore «incontra» la vita di tre esuli, diversi ma in qualche modo uniti: Erich Auerbach, il piú grande critico del Novecento, ebreo che fuggí dalla Germania di Hitler e scrisse il suo grande classico sulla letteratura occidentale, Mimesis, in esilio a Istanbul; François Fénelon, l'arcivescovo francese del diciassettesimo secolo il cui ingegnoso seguito dell'Odissea, Le avventure di Telemaco, una velata critica del Re Sole, segnò la rovina del suo autore; e il romanziere tedesco W. G. Sebald, autoesiliato in Inghilterra, le cui narrazioni serpeggianti esplorano i temi del viaggio e dell'esilio, della nostalgia e della separazione da casa. Raccontando le loro vite, Mendelsohn racconta anche una tecnica narrativa, un modo di dare forma alle storie e un senso al mondo: la narrazione ad anello, l'arte della divagazione, l'idea di un viaggio, di un'odissea, che permetta un ritorno a casa arricchiti. Una tecnica che, fin dai... -
Le campane
«Ero là, ecco la storia una campana che rimbalza da lontano e la distanza da domare si consegna corpi adorati tradotti dall'udito, tutto un cielo ammanettato in gola.»«Un insolito viaggio che da interiore si fa paesaggistico, toccando storia e storie, luoghi e non luoghi, in un vagare terreno a tratti onirico.» – Alessandra Pacelli, Il MattinoNella vita – dice una poesia di questa raccolta – siamo attirati da distanze che ci chiamano, che non vediamo e non conosciamo, come da un suono di campane lontane. È un suono remoto, misterioso, un battito originario, nei cui rintocchi la parola poetica nasce e ritorna, ogni volta, per dissolversi. Nelle campane – nella poesia – Silvia Bre cerca di cogliere ritmi che scorrono sotterranei alla vita ma che della vita, non solo individuale, sono la linfa nascosta. A volte è necessario un salto mortale, della percezione e della grammatica. Ma piú spesso questa lingua poetica si affina per concentrazione, per elisione, per cancellazione di tutto ciò che è superfluo, nella tensione verso l'origine delle cose, nell'attenzione per i nessi che le legano, per l'attimo di senso quando si dilata e sembra eterno. Le campane non possono non avere anche un aspetto mortuario, commemorativo. E infatti, verso la fine della raccolta, le note assumono un tono quasi cimiteriale e il lessico si infoltisce di «polvere», di «scheletri», di «tenebre». Come se la vibrazione delle campane precedesse e oltrepassasse il rintocco della vita, e rivelasse infine un mistero siderale, l'annuncio di una «lingua celeste dello sparire». -
Vivida mon amour
Finalista al Premio Stresa di Narrativa 2021Anni Ottanta, in una cittadina sulle rive di un lago del Nord Italia, al confine con la Svizzera: un aspirante medico condotto si invaghisce di una misteriosa ragazza incontrata a una festa. Una commedia lieve, acuta e divertente. Un romanzo che contiene tutto il «piccolo mondo antico» della provincia di cui Andrea Vitali è il cantore.«Traversare il lago, una sera di fine novembre, sotto un magnifico cielo stellato e una luna che di lí a poco si sarebbe palesata da dietro la montagna. Si poteva desiderare di meglio? Certo, c'era una leggera onda, il traghetto beccheggiava. Circa a metà traversata, mi accingevo a celebrare il paradiso terrestre che ci circondava. Mi voltai e... – Ho un po' di nausea, – disse lei.»Per un dottorino neolaureato, con le tasche vuote, dedicarsi a un corteggiamento serrato può risultare oneroso e parecchio frustrante. Soprattutto se la donna dei propri sogni si rivela un tipo complesso, una «bisbetica indomabile» refrattaria alla poesia, benestante ma poco incline a spendere e che regge l'alcol come un carrettiere. Ad aggiungere imbarazzi e malintesi, il nome della giovane non è ben chiaro: Viviana, no Vivína, anzi Vívina… Vívida! Meglio evitare di pronunciarlo. Tra incontri carichi di aspettative – e che ogni volta sembrano trasformarsi in addii – costose peregrinazioni fra malinconici paesi lacustri, goffaggini e incomprensioni, per i due, tanto diversi, ci sarà un lieto fine? -
Post-coronial studies. Seicento sfumature di virus
Di cosa parleremo dopo il virus? Del futuro, sperabilmente. Ecco lo scopo dei Post-Coronial Studies che, diversamente dai Post-Colonial Studies, non si accontentano di compatire il mondo ma cercano di trasformarlo.«Bisogna pur avere degli ideali nella vita, e soprattutto una vita senza ricerca e senza speranza non ha valore» – Da un'intervista di Maurizio Ferraris su Il FoglioNon servono due anni con un virus per ricordarci che abbiamo l’abitudine di morire o che senza tecnica siamo animali particolarmente svantaggiati. Ma ci vuole un virus, o ci vogliono le decisioni che ha comportato la lotta contro la pandemia, per accelerare trasformazioni che, altrimenti, avrebbero chiesto vent’anni. Comprendere le trasformazioni e progettarne di nuove, possibili e giuste, è il compito dei Post-Coronial Studies che decostruiscono il vittimismo dei Post-Colonial Studies: non dobbiamo salvare il pianeta ma noi stessi e il nostro habitat; non siamo schiavi della tecnica ma di altri esseri umani, prendiamocela con loro; la tecnica senza umani non va da nessuna parte, i padroni siamo noi; non abbiamo paura del progresso. Non compatiamoci, non odiamo, ma comprendiamo e trasformiamo. -
La somiglianza
Un thriller dai meccanismi perfetti che lascia con il fiato sospeso e indaga la fragile costruzione delle nostre identità.«Tana French con Cassie ha creato un personaggio di bambina eternamente perduta, un personaggio che non può non toccarci il cuore» – The New York Times Book ReviewLa detective Cassie Maddox è stata trasferita dalla squadra omicidi di Dublino, ma nel cuore della notte riceve una telefonata dal suo vecchio capo Frank Mackey: una giovane donna è stata trovata uccisa, pugnalata al petto, in un cottage diroccato della campagna irlandese. Un caso come tanti, non fosse che la vittima assomiglia in modo sorprendente a Cassie, quasi una sosia, e si chiama, stando ai documenti che le trovano addosso, Lexie Madison: lo stesso nome che Cassie aveva usato come copertura nella sua prima missione, per infiltrarsi in un giro di trafficanti di droga. La detective non può tirarsi indietro, deve sapere la verità, e decide cosí di accettare la proposta di Frank tornando a indossare i panni di Lexie, prendendo il posto della ragazza, senza che venga divulgata la notizia della sua morte, in modo da indagarne le frequentazioni. Scoprirà cosí di avere in comune con lei molto di piú dei tratti somatici e del nome falso... -
Il tempo di un lento
L'attimo in cui all'improvviso si cresce, una volta per tutte. Dura il tempo di un lento, e da lí non c'è ritorno. Giuliano Sangiorgi scrive un coinvolgente romanzo di formazione, dallo stile personalissimo, che sorprende il lettore e lo cattura con il ritmo melodico, mai identico, di una storia tenera e dolorosa, affascinante e commovente. Una storia di desideri e di colpe, di mancanze e di sogni. La storia del legame indissolubile tra padri e figli.«Eppure era l'unica cosa che volevo: vivere di musica, perché la musica mi aveva dato un amore, un tempo, e adesso mi stava dando un'altra chance, per fare la vita che sognavo da bambino.»Tutto comincia con un bacio al buio in uno sgabuzzino, deciso dalla sorte nel gioco della bottiglia. Luca ha tredici anni e non ha mai baciato nessuno. Cosí, quando si trova da solo con Maria Giulia, bella, sfrontata e temuta da tutti, la sua vita cambia per sempre. Presto arriva l'estate e, al mare con i genitori, lui non può piú incontrare la ragazza che gli piace. Passa le serate a guardare il Festivalbar finché non ha un'idea. Con la chitarra compone la sua prima canzone d'amore, la registra su un'audiocassetta e la spedisce a lei. Non riceve risposta. Ma il primo giorno di scuola si accorge che sul pavimento, lungo il percorso che conduce alla sua classe, qualcuno ha scritto le parole di quella canzone. Seguendole, arriva fino a Maria Giulia. Da allora, l'amore e la musica travolgono la sua esistenza, innescando una serie di eventi inattesi, inimmaginabili, che lo porteranno molto lontano. -
Le ferite. Quattordici grandi racconti per i cinquant'anni di Medici Senza Frontiere
Quattordici grandi racconti per i cinquant'anni di Medici Senza Frontierern«Ciascuna a suo modo, le voci raccolte in Le ferite ci dicono la stessa cosa: non distogliamo lo sguardo, qualcuno deve continuare a curare il mondo, questo mondo che ci assomiglia, anche quando non vogliamo specchiarci in esso, né riconoscerlo, e ci viene più semplice dormire, e dimenticare» - Lara Crinò, RobinsonrnRacconti di Marco Balzano, Diego De Silva, Donatella Di Pietrantonio, Marcello Fois, Helena Janeczek, Jhumpa Lahiri, Antonella Lattanzi, Melania G. Mazzucco, Rossella Milone, Marco Missiroli, Evelina Santangelo, Domenico Starnone, Sandro Veronesi e Hamid Ziarati.rnCi sono ferite enormi, insanabili, e piccole lacerazioni nel tessuto del mondo come dentro di noi. Ci sono gesti che curano e gesti che distruggono. Ci sono storie che parlano da sole. Sette grandi scrittori e sette grandi scrittrici festeggiano con un racconto i cinquant’anni di Medici Senza Frontiere, che da sempre s’impegna a curare le ferite degli altri, ovunque si trovino.rnrn«Non siamo sicuri che le parole possano salvare delle vite, ma sappiamo con certezza che il silenzio uccide»: è la risposta di Medici Senza Frontiere alla consegna del Premio Nobel per la Pace nel 1999, «in riconoscimento del lavoro umanitario pionieristico». E parole vive hanno donato quattordici grandi scrittori, in quest’antologia che è un regalo corale a Medici Senza Frontiere, oggi presente in piú di settanta Paesi. Come MSF, che si muove su tanti fronti, dalle guerre alle pandemie, dalle migrazioni ai disastri naturali, cosí gli autori hanno interpretato il tema della ferita – provocata o sanata – in modo diverso. C’è chi ha scelto una via civile e chi un tono intimo. C’è chi parla di migrazione: Jhumpa Lahiri affronta il tema del razzismo e racconta quanto può ferire il rifiuto, Melania G. Mazzucco mette a nudo la lontananza dei mondi dentro una stanza di ospedale, Hamid Ziarati, attraverso un incontro fra fuggitivi, ci fa capire che la migrazione è anche solitudine, Evelina Santangelo cerca una nuova prospettiva per guardare il dolore, nel Mediterraneo come in una pandemia, Helena Janeczek ci porta in una terra lacerata linguisticamente e culturalmente, Diego De Silva, sbeffeggiando i luoghi comuni sovranisti, descrive la violenza di una società cieca e Marco Missiroli decide di scomparire per lasciare il posto alle parole vere di un naufrago morto in mare. C’è chi sceglie l’infanzia, come luogo della ferita originaria. Domenico Starnone s’interroga sui limiti dell’empatia di fronte alla scoperta del dolore degli altri, Sandro Veronesi riflette sulla nostra stessa capacità di ferire, per dirci che la vita insegna a convivere col male che ci è stato fatto come con quello che abbiamo fatto noi, e Marco Balzano sulle cose perdute, fra cui la nostra innocenza. Ma spesso sono i rapporti piú stretti che feriscono, e tutto succede molto vicino. Marcello Fois racconta un femminicidio, Antonella Lattanzi la follia della violenza domestica attraverso un’amicizia fra adolescenti, Rossella Milone il corpo e un dispetto meschino durante una separazione, Donatella Di Pietrantonio quanto sia difficile per una figlia adulta riconoscere la libertà di sua madre... -
Maria
«Avevo riscontrato in Maria e nel suo mondo un modo di vita che ammiravo – dice l'autrice – ma la mia ammirazione non era tanto morale, quanto estetica: vale a dire che per me Maria era già un personaggio prima di crearlo con le parole.»«Un libro indimenticabile» – Roberto Longhi«Bellissimo» – Eugenio Montale«Inizia in queste pagine l'impronta di una scrittrice maestra di sottrazione, di allusività, lingua asciutta, anti-sentimentalismo. Le sue parole chiave: silenzio, sogno, ombra. E poi la caratteristica che non abbandonerà mai: raccontare i personaggi della propria vita.» – Alberto Riva, Il Venerdì - la RepubblicaLa storia di una famiglia negli anni Trenta e Quaranta, ritratta nel flusso quotidiano e inesorabile di affetti, avvenimenti, drammi. Ogni gesto o sentimento è evocato con la discrezione e il riserbo di chi vuole mantenere intatta la voce segreta che ciascun personaggio porta con sé. Accanto a Maria, le figure di Fredo, il nipote prete morto di tisi, lo zio Barba e molte altre donne, tutte rivelatrici di un mondo austero, malinconico («anche voler bene stanca») e dolcissimo, cosí tenero da diventare straziante. Completano questa edizione la Prefazione di Benedetta Centovalli e la Postfazione di Giorgio Zampa. Antologia critica, cronologia della vita e delle opere, bibliografia a cura di Antonio Ria. -
La lunga attesa dell'angelo. Nuova ediz.
Un padre e la figlia amatissima, il maestro e l'allieva che si è annullata in lui: una figura femminile difficile da dimenticare.«Un prodigio di emozione, costruzione ed erudizione. Una lezione magistrale di umanità e letteratura» – El País«Questa confessione emozionante ci immerge nella Venezia del Rinascimento con un realismo stupefacente» – Le Nouvel ObservateurUomo ribelle e ambizioso, pittore inquieto e geniale, Jacomo Robusti detto il Tintoretto ha vissuto solo per dipingere e per la sua arte ha sacrificato tutto (reputazione, guadagni, piaceri), allontanando uno a uno – con la sola eccezione del remissivo Dominico – tutti i figli: le femmine in monastero, via da casa i maschi insofferenti alla sua tirannia. Finendo per perdere anche la prediletta figlia naturale, Marietta, educata contro le convenzioni della società per fare di lei la sua creazione piú riuscita: una musicista, una pittrice, una donna libera. Trascinandoci nella Venezia di fine Cinquecento, fastosa e cosmopolita, minacciata dai turchi e devastata dalla peste, Melania G. Mazzucco ci restituisce il quadro di un mondo al culmine del suo splendore eppure presago del declino, e regala ai lettori l'appassionante racconto di un amore totale, assoluto. -
Vita segreta delle emozioni
Le emozioni che abitano dentro di noi ci rendono umani. Fidarsi di quello che proviamo non significa essere deboli o instabili, ma vivi, aperti all'esperienza e pronti a meravigliarsi del mondo.Pensavo alla frase di Epicuro: «è vano il discorso del filosofo che non curi qualche male dell'animo umano»; e mi sono detta: proviamo! Ho pur sempre studiato filosofia; tanto vale che metta quello che ho imparato, quello che ho pensato, al servizio di chi vorrà. Ho ascoltato; ho amato piú di prima, perché intorno al mio amore era cambiato, come il panorama quando arriviamo in una radura, il paesaggio delle mie paure.Quante volte ci forziamo a reprimere un'emozione? Lo facciamo perché ci vergogniamo dello sguardo degli altri. O perché siamo abituati a diffidare delle emozioni, analfabeti del discorso emotivo. Eppure, è proprio quello che sentiamo a permetterci di conoscere il mondo. Ognuna delle emozioni che proviamo ha una storia: la storia di tutte le persone che l'hanno provata, detta, cantata, rivelata, studiata. Una storia di vita segreta e di metamorfosi, legata alla filosofia, che ne ha costruito paradigmi di osservazione e di studio; ma anche alla letteratura e alla poesia. Questo libro è un viaggio emotivo per tappe: ricostruendo le vicende delle parole con cui diciamo i nostri stati d'animo, traccia, un pezzetto alla volta, un autoritratto – frammentario, imperfetto. Perché nel nostro essere vulnerabili ci somigliamo tutti; e riconoscerci emotivi significa prendere coscienza del fatto che abbiamo dei bisogni e che proprio questi bisogni ci rendono umani. -
Il lettore sul lettino. Tic, manie e stravaganze di chi ama i libri
Perché molti lettori sottolineano i libri, ci scribacchiano sopra, fanno le orecchie ai bordi delle pagine, mentre altri guardano con orrore al piú lieve maltrattamento? E quali segreti custodiscono gli scaffali delle biblioteche domestiche? Se i volumi sono disposti in file doppie, cosa si nasconde nelle retrovie? Una ricognizione ricca e spiazzante di quelle perversioni che rendono erotico e nevrotico il nostro rapporto con i libri.«Vitiello considera ""erotico e nevrotico"""" il rapporto con i libri, qui ne elenca stranezze, curiosità, perversioni.» – Corrado Augias, il Venerdì - la Repubblica«Un autentico calepino sulle più curiose eccentricità – e chiamiamole pure così – di chi, oltre ad accumularli, i libri fors'anche li legge, passabilmente spizzicando tra le pagine e facendo, anche con se stesso, le mosse di leggere.» – Giuseppe Marcenaro, Alias - Il ManifestoCome nelle migliori famiglie, anche in quella degli amanti dei libri non manca qualche zio matto, il cui ritratto è tenuto prudentemente in soffitta: il collezionista pluriomicida, il cleptomane impenitente, quello che si mangia la carta. Ma non è di loro che parla questo libro. Piú che ai lettori psicotici, si dedica ai turbamenti del lettore nevrotico, che poi altri non è che il lettore comune. C’è chi è colto dall’angoscia se deve prestare un libro; chi si obbliga, mentre legge, a non sbadigliare; c’è il lettore poliamoroso che legge piú libri contemporaneamente o, al contrario, il monogamo seriale che non tocca un romanzo prima di averne finito un altro; chi si vergogna a dire di non aver letto un classico e perciò l’ha sempre, per definizione, «riletto» e chi annota i libri seguendo un proprio cifrario idiosincratico… Se è vero che la lettura è un «vizio impunito» che ci porta a considerare normali dei comportamenti che in qualunque altro ambito apparirebbero perversi – pensiamo al gesto di annusare voluttuosamente la carta -, allora non dobbiamo stupirci di fronte alle mille stramberie del lettore comune, che, visto da vicino, ci apparirà molto meno comune di quanto sembra. Un campionario brillante, colto e divertente delle abitudini che circondano l’uso dei libri e dei meccanismi profondi che regolano i piaceri e i dispiaceri della lettura."" -
Ritorno a Jean-Paul Sartre. Esistenza, infanzia e desiderio
La filosofia di Sartre è scomparsa dal nostro orizzonte culturale. Con questo libro Massimo Recalcati propone un ""ritorno a Sartre"""". Non tanto rileggendone l'opera alla luce della psicoanalisi, ma mostrando quanto potrebbe essere utile per la psicoanalisi contemporanea non dimenticare la lezione sartriana.Se pochi intellettuali hanno influito in misura cosí decisiva nella cultura del Novecento quanto Jean-Paul Sartre, oggi il filosofo francese, per una sorta di vendetta dell'indifferenza, appare messo indebitamente ai margini dal pensiero dominante. Tanto piú criticamente suggestivo è per questo il ritratto inedito che ne propone Massimo Recalcati. Al centro il rapporto tra libertà e destino, necessità e contingenza, invenzione e ripetizione, costituzione e personalizzazione. E soprattutto un'idea d'infanzia concepita non tanto come tappa evolutiva o residuo archeologico, quanto piuttosto come presenza inassimilabile che l'esistenza ha il compito di riprendere incessantemente. In tale processo il confronto con Freud e Lacan diventa decisivo: come liberare il desiderio da quel miraggio di totalizzazione compiuta che Sartre definisce «desiderio di essere»? come consegnarlo a una mancanza capace di essere davvero generativa?"" -
Satire
«Io son de dieci il primo, e vecchio fatto di quarantaquattro anni, e il capo calvo da un tempo in qua sotto il cuffiotto appiatto. La vita che mi avanza me la salvo meglio ch'io so: ma tu che diciotto anni dopo me t'indugiasti a uscir de l'alvo, gli Ongari a veder torna e gli Alemanni, per freddo e caldo segui il signor nostro, servi per amendua, rifà i miei danni. Il qual se vuol di calamo et inchiostro di me servirsi, e non mi tòr da bomba, digli: – Signore, il mio fratello è vostro –.»Le Satire dell'Ariosto, di forte influenza oraziana, sono un testo originale sia per l'inusitato utilizzo della terzina dantesca in una serie di componimenti epistolari, sia per l'abbandono del tono predicatorio e moralistico tipico della tradizione della satira dai tempi di Giovenale, a vantaggio di un andamento piú affabile e cordiale. I travagli personali, mescolati a divertenti quadretti narrativi, sfociano in profonde riflessioni sulla vita senza mai alcun momento di enfasi o toni troppo gravi. Questo ne fa una delle opere piú piacevoli fra i classici della letteratura italiana. Cesare Segre cominciò ad occuparsi di un'edizione delle Satire dell'Ariosto per Einaudi alla morte di suo zio Santorre Debenedetti (1948), che aveva impostato il lavoro con l'assistenza del nipote. L'edizione uscí, dopo infinite vicissitudini, nel 1987 ed è stata molte volte ristampata. Ora ne proponiamo una versione aggiornata sulla base delle ultimissime correzioni d'autore e della nuova introduzione fatta uscire da Segre per l'edizione francese delle Belles Lettres nel 2014, l'anno stesso della morte dello studioso. Una sola la variante testuale, ma molti cambiamenti nelle note, nella nota al testo e nella bibliografia. -
L' ora dei gentiluomini
La corruzione, la violenza e l'omertà che si nascondono dietro l'amicizia cementata dalle onde: tra cartelli della droga, suprematisti bianchi e costruttori senza scrupoli Don Winslow racconta la faccia oscura del surf e della California del Sud.Boone Daniels vive per il surf. I surfisti di San Diego sono la sua vera famiglia. Una comunità che però rischia di andare in pezzi quando uno di loro viene ucciso e Boone accetta di difendere l'unico sospetto. È rabbia vera, quella che l'ex poliziotto si ritrova ad affrontare da parte di coloro che considerava dei fratelli. In piú, via via che la sua indagine lo costringe a immergersi nelle torbide acque della società di San Diego, inquinate da avidità e corruzione, Boone capisce che in ballo non c'è soltanto un caso di omicidio. E che, per la prima volta, sarà davvero da solo ad affrontare le onde, onde sempre piú forti, pronte a spazzare via tutto ciò che conosce e ama, e la sua stessa vita.