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Signore e signori d'Italia. Una storia delle buone maniere
L'autrice ripercorre centocinquant'anni di storia della società italiana attraverso i galatei. I trattati di buone maniere sono testi che dettando regole e divieti, svelano le mentalità, gli usi prevalenti e i mutamenti del costume. I galatei raccontano molte storie: quella dell'immagine che una collettività ha o vorrebbe avere di sé; quella dei criteri di normalità, correttezza e signorilità; quella delle elaborazioni dei modelli di comportamento che nascono da processi di contrattazione e di accordo tra i diversi ceti. All'indomani dell'Unità ai manuali di buone maniere fu assegnato il compito di rafforzare l'identità nazionale, sotto il fascismo furono usati per imporre i modelli della nuova donna e del nuovo uomo fascisti, mentre nel secondo dopoguerra e durante il boom si sforzarono di pacificare i conflitti latenti e di arginare il caos di una modernizzazione che sconvolgeva certezze da lungo tempo acquisite. Con il Sessantotto, quando pareva che spontaneità e informalità valessero più delle regole, si ripresentarono le norme di comportamento in veri e propri controgalatei con cui si passa dall'arte di saper vivere ai manuali di sopravvivenza. Dagli anni ottanta fino a oggi, in una cultura di massa sempre più frammentata e narcisistica, i galatei si trasformano in prontuari di rapida consultazione per apprendere velocemente quanto serve per il successo e la carriera. In più di un secolo, la storia dei tentativi di educazione e autoeducazione della borghesia italiana. -
L' uomo dimenticato. Una nuova storia della grande depressione
Alla fine degli anni trenta negli Stati Uniti c'erano ancora situazioni di povertà dickensiana. Era trascorso del tempo dalla crisi economica del 1929, dai primi interventi del presidente repubblicano Hoover, dall'elezione alla presidenza del democratico Roosevelt nel 1932 e dall'avvio della politica del New Deal, che nell'interpretazione storica corrente avrebbe posto fine alla Depressione. Ma perché allora la crisi durò tanto a lungo? Nella lettura liberista proposta dall'autrice, furono gli interventi del governo in ambito economico a rendere ""grande"""" la Depressione. Hoover non credeva davvero nelle capacità del laissez-faire e del libero mercato e, come Roosevelt dopo di lui, non comprese la fondamentale salute e potenzialità di crescita dell'economia americana degli anni venti. Il New Deal dapprima creò insicurezza e sfiducia con una serie di esperimenti statalisti, poi finì per consolidare il potere delle lobbies. Molti rimasero così esclusi dalle preoccupazioni dell'amministrazione: poveri contadini, piccoli commercianti, cittadini i cui interessi e la cui condizione furono trascurati. Sono questi, per Shlaes, gli uomini dimenticati, quelli in nome dei quali anche Roosevelt diceva di agire che attesero una ripresa e un lavoro che, seppur promessi, non arrivarono. Una interpretazione della storia della Grande Depressione e del New Deal in cui emergono, a fianco dei presidenti e dei loro collaboratori, le vicende degli oppositori, più o meno illustri, alle scelte del potere politico."" -
Un secolo in dieci giorni. Dieci eventi memorabili del Novecento europeo
Come si possono raccontare cent'anni in pochi giorni? Quali sono i dieci avvenimenti emblematici del ventesimo secolo in Europa? La selezione è inevitabilmente arbitraria, ma possibile. Konstanty Gebert la fa in dieci racconti, quasi in forma di reportage, ambientati in altrettante città europee. Prende spunto da una data e un evento memorabili, che hanno segnato il secolo e consentono di ricostruirne, ciascuno, un decennio. Per conoscere e interpretare i fatti si basa sulle fonti scritte, sui ricordi dei testimoni o dei loro discendenti, sulla conoscenza diretta dei luoghi, passando da un estremo all'altro del continente. Ne scaturisce una lettura molto personale della realtà europea, un affresco di un passato che si riflette sul presente, nel contrastato rapporto fra storia e memoria. Si comincia da Vienna, il 12 giugno 1908, con la parata imperiale per il sessantesimo anniversario di regno di Francesco Giuseppe; si passa poi alla battaglia di Ypres, dove si inaugurò l'uso dei gas letali, nel 1915; seguono la prima dell'""Opera da tre soldi"""" di Brecht a Berlino, nel 1928, per finire con l'incendio della biblioteca di Sarajevo, il 25 agosto 1992. Nel quadro del rispettivo decennio, a fianco di fatti e interpreti della grande Storia si sentono le voci di più umili protagonisti e si respira il clima socioculturale dell'epoca. L'evento è l'occasione per una riflessione più complessiva sul ricordo e l'oblio, sulla memoria e le identità comuni nell'eredità dell'Europa che oggi si dice unita."" -
Il secolo armato. Interpretare le violenze del Novecento
Nel 1989, la caduta del Muro di Berlino ha messo fine al XX secolo. Ciò che sino al giorno prima era percepito come presente è diventato storia. Scossa da questa svolta, la storiografia ha dovuto rivedere i propri paradigmi, interrogarsi sui propri metodi, ridefinire i propri campi di ricerca. Le rigide partizioni della guerra fredda sono state sostituite da un mondo ""liquido"""" e la nuova storia globale, al posto di un secolo diviso in blocchi, inizia a vedere una rete di scambi economici, di movimenti migratori, di ibridazioni culturali su scala planetaria. La storia fondata sulla """"lunga durata"""" ha lasciato spazio alla riscoperta dell'avvenimento, imprevedibile, eruttivo e spesso enigmatico. In questo libro, Enzo Traverso ricostruisce il quadro d'insieme dei mutamenti che sono al centro dei grandi dibattiti storiografici attuali. Affronta le grandi categorie interpretative, sia classiche (come rivoluzione, fascismo) sia nuove (come biopotere), per mettere in luce tanto la fecondità quanto i limiti dei loro apporti o delle loro metamorfosi. Interroga il comparativismo storico, studiando dapprima gli usi della Shoah come paradigma dei genocidi, quindi mettendo a confronto l'esilio ebraico e la diaspora nera, due delle maggiori questioni della storia intellettuale. Analizza infine le interferenze tra storia e memoria, tra presa di distanza e sensibilità del vissuto, che sono al cuore di ogni narrazione del XX secolo."" -
I figli perduti. La ricostruzione delle famiglie europee nel secondo dopoguerra
Nel secondo dopoguerra un numero senza precedenti di minori era separato dalla famiglia in Europa. Si trattava di un'autentica emergenza umanitaria. C'erano bambini nei campi di concentramento, in orfanotrofi o campi per profughi, alcuni senza casa, altri lontani dalla patria in quanto adottati o sfollati, altri ancora reclamati dal loro paese o coinvolti nelle deportazioni. Molti erano ebrei, sopravvissuti all'Olocausto o salvi perché nascosti e in esilio. Furono in tanti - educatori, psicologi, politici, militari, operatori sociali di varie nazionalità -a prendersene cura. Si cercò di soccorrerli, durante e dopo la guerra, offrendo loro assistenza materiale e riabilitazione psicologica. E ci si scontrò per decidere la sorte delle nuove generazioni, da cui dipendeva il futuro dell'Europa. I figli perduti, con originalità, studia la ricostruzione europea nel collasso generale di valori e gerarchie tradizionali scegliendo il punto di vista dell'infanzia dispersa. Inizia dalle prime forme di soccorso umanitario all'infanzia (nei casi del genocidio armeno, del primo dopoguerra o della guerra di Spagna), si concentra poi sulla seconda guerra mondiale e in particolare sul dopoguerra, sino alla guerra fredda. Analizza le politiche per l'infanzia, fondate su differenti teorie psicoanalitiche e su opzioni anche opposte - familistiche per gli anglo-americani e collettivistiche per i sionisti -, ma comunque declinate in termini nazionali. -
La lista di Eichmann. Il piano nazista per vendere un milione di ebrei agli Alleati
Il 19 marzo 1944 le truppe naziste invadono l'Ungheria. La guerra va male per la Germania e Hitler teme l'abbandono dell'Asse da parte del governo di Miklós Horthy. A Budapest si installa un dipartimento per la ""soluzione del problema giudaico"""" agli ordini del colonnello delle SS Adolf Eichmann. Nel paese opera da anni un'organizzazione sionista - la Vaada - che offre assistenza agli ebrei dell'Europa centrale e balcanica. Una vasta rete di soccorso diretta dai coniugi Joel e Hansi Brand e da Rudolf Kasztner. In aprile Eichmann propone alla Vaada la """"vendita"""" alle potenze alleate di un milione di ebrei in cambio di merci e danaro. Se l'accordo non andrà in porto, i tedeschi li spediranno nei campi della morte. Tra le alte gerarchie naziste - Heinrich Himmler in testa, il Reichsfilhrer delle SS che ha architettato il piano """"Blood for Money"""" - si sta diffondendo il panico per l'imminente disfatta militare. Le truppe sovietiche e anglo-americane avanzano su tutti i fronti e i capi del Reich germanico pensano già ad assicurarsi una via di fuga in America Latina. Inizia così l'avventura di Brand per tentare di salvare gli israeliti presenti sul territorio ungherese, una drammatica corsa contro il tempo che si svilupperà tra Europa, Turchia e Medio Oriente. È una storia in gran parte inedita che Fabio Amodeo e Mario José Cereghino raccontano sulla base di un'ampia indagine realizzata negli Archivi nazionali britannici di Kew Gardens, dove sono conservati centinaia di documenti del Foreign Office..."" -
Il Giro d'Italia. Dai pionieri agli anni d'oro
Il Giro d'Italia ha un sapore mitico: sembra esistere da sempre, eppure ha una sua storia, che accompagna e in cui si riflette la storia culturale e sociale dell'Italia. Questo libro la ripercorre, dagli esordi e nei suoi sviluppi, per circa un secolo. A fianco della narrazione scorrono, diventandone parte integrante, oltre duecento immagini d'epoca, in gran parte provenienti dall'archivio Torriani. Mimmo Franzinelli, da appassionato delle due ruote, ricostruisce le vicende del ciclismo agonistico italiano e della sua gara principale partendo dalla creazione stessa della bicicletta e dalle grandi innovazioni di fine Ottocento. Rievoca le gare pioneristiche, dal Giro di Lombardia del 1905 alla Milano-Sanremo del 1907, per concentrarsi poi sul Giro d'Italia, modellato sul Tour de France, la prima classica corsa a tappe. Ne sono protagonisti campioni quali Girardengo e Binda, Bartali e Coppi, ma anche straordinarie donne come Alfonsina Strada e oscuri gregari come Carrea e Malabrocca. Nel microcosmo delle due ruote si intravedono in filigrana i mutamenti epocali del Novecento italiano. Ci sono infine, ma non da ultimo, gli organizzatori, con cui il Giro d'Italia degli anni d'oro si è identificato: Armando Cougnet, promotore nel 1909 della prima edizione, e Vincenzo Torriani, il Patron dal 1949 al 1992. La narrazione culmina nell'ultima grande stagione del ciclismo, animata da Adorni, Gimondi, Moser, Merckx... Postfazione di Marco Torriani. -
La ribellione dell'Amistad. Un'odissea atlantica di schiavitù e libertà
Il 28 giugno 1839, la goletta negriera spagnola La Amistad salpò dall'Avana per effettuare una delle sue solite consegne di carico umano. Una notte senza luna, dopo quattro giorni di navigazione, i prigionieri africani si sollevarono, uccisero il capitano e presero il controllo della nave. Cercarono di far vela in un porto sicuro, ma furono catturati dalla marina militare statunitense e incarcerati nel Connecticut. La loro battaglia legale per la libertà finì per arrivare sino alla Corte suprema, dove la causa fu sostenuta dall'ex presidente John Quincy Adams. Grazie a una sentenza epocale gli imputati furono liberati e ricondotti in Africa. La loro rivolta divenne uno dei più emblematici episodi della storia della schiavitù americana. In questo resoconto, Marcus Rediker riconduce la rivolta ai suoi veri campioni: i ribelli africani che rischiarono la vita per rivendicare la propria libertà. Sulla base di nuove fonti, ne ricostruisce la vicenda per dimostrare come un piccolo gruppo di uomini coraggiosi abbia combattuto e vinto una battaglia epica contro gli schiavisti spagnoli e americani e contro i loro governi. Torna in Africa per ritrovare le radici dei ribelli, descrive il loro catastrofico viaggio transatlantico e narra una drammatica storia di prigionia. La rivolta vittoriosa dell'Amistad cambiò la natura stessa della lotta contro la schiavitù. -
La fine della modernità ebraica. Dalla critica al potere
La modernità ebraica si snoda tra i Lumi e la seconda guerra mondiale, tra l'Emancipazione e il genocidio nazista, lungo due secoli durante i quali essa ha profondamente segnato il mondo intellettuale, letterario, scientifico e artistico dell'Europa. Oggi la sua traiettoria si è esaurita. Dopo essere stati una fonte del pensiero critico del mondo occidentale, gli ebrei si sono ritrovati, per una specie di paradossale rovesciamento, dalla parte del dominio. Gli intellettuali sono stati richiamati all'ordine, i sovversivi si sono quietati, diventando in molti casi conservatori. L'antisemitismo ha cessato di modellare le culture nazionali, lasciando il posto all'islamofobia, la forma dominante di razzismo in questo inizio di ventunesimo secolo. Trasformata in ""religione civile"""" delle nostre democrazie liberali, la memoria dell'Olocausto ha fatto dell'antico """"popolo paria"""" una minoranza rispettabile, distinta, erede di una storia alla luce della quale l'Occidente democratico misura le proprie virtù morali. Nel suo saggio, Enzo Traverso analizza questa metamorfosi, non per condannare o assolvere bensì per riflettere su un'esperienza compiuta, allo scopo di salvarne il lascito, minacciato tanto da una sterile canonizzazione quanto da una rivisitazione conformista."" -
Operazione spose di guerra. Storie d'amore e di emigrazione
Durante tutti i conflitti che videro coinvolti gli Stati Uniti nel ventesimo secolo i militari ebbero inevitabili e prolungati contatti con le popolazioni locali, alleate o nemiche che fossero. Dopo ognuna di queste guerre, molti soldati americani ritornarono in patria con mogli e compagne straniere e con i figli nati da tali relazioni. Il picco di quella che può essere a tutti gli effetti considerata una particolare forma di immigrazione, un'immigrazione ""sentimentale"""", si toccò durante e immediatamente dopo la seconda guerra mondiale. Tra il 1939 e il 1946, sedici milioni di giovani americani vennero mobilitati per prendere parte a un conflitto che coinvolgeva cinquantasette paesi nel mondo. Non stupisce, dunque, che oltre centomila spose di guerra europee entrarono negli Stati Uniti, tra il 1946 e il 1950, anche grazie a speciali norme legislative, come il War Brides Act, varate dal governo statunitense. La maggior parte di queste donne erano britanniche, molte le francesi, le belghe, le tedesche e le olandesi; quasi diecimila le italiane. Questo libro, attraverso un'ampia documentazione e numerose testimonianze dei protagonisti, ricostruisce le storie delle unioni tra i soldati americani e le ragazze italiane, prendendo in considerazione gli aspetti pratici, amministrativi e logistici, ma anche i più personali e umani. Ogni vicenda fa naturalmente storia a sé e tuttavia assume un nuovo significato se proiettata sullo sfondo del contesto storico e sociale."" -
La prima guerra mondiale. Una breve storia
La prima guerra mondiale ha rappresentato la travolgente catastrofe da cui è scaturito tutto il resto nel ventesimo secolo. Dieci milioni di combattenti sono morti, altri venti milioni sono rimasti feriti, quattro imperi sono andati distrutti e anche gli imperi dei vincitori ne sono usciti fatalmente danneggiati. Ne è derivato un nuovo mondo, così come nuovo era stato il tipo di conflitto. Dal punto di vista militare, la comparsa delle trincee, dei gas venefici, delle granate, dei carri armati, dei sottomarini ha trasformato radicalmente la natura dello scontro. L'evidente complessità e la portata della guerra hanno spinto gli storici a scrivere saggi ponderosi per raccontarla su una scala proporzionata. Diversamente Norman Stone, ha assolto il compito di comporre una breve storia del conflitto, in modo conciso, esprimendo giudizi netti e dando vivacità al racconto. In meno di duecento pagine condensa e distilla il sapere di una vita di insegnamento, discussioni e riflessioni su un evento propriamente epocale, a proposito del quale è opportuno, a cent'anni di distanza, rinfrescare la memoria. -
La genesi del mondo contemporaneo. Il crollo degli imperi coloniali 1945-1965
Come e quando è nato il mondo contemporaneo? Su quali macerie si è eretto? Quali profonde trasformazioni ne sono all'origine, e vi lasciano tuttora il segno? Lo storico britannico Michael Burleigh mette al lavoro le sue qualità analitiche, la perspicacia nell'osservazione dei fatti e la capacità di dare una rappresentazione sintetica del quadro globale per tracciare un resoconto dei conflitti che in giro per il mondo sono seguiti al crollo degli imperi coloniali occidentali. E lo fa con una narrazione coinvolgente, presentando anche una galleria di ritratti dei principali protagonisti. Il ventennio successivo alla seconda guerra mondiale qui preso in considerazione è cruciale, secondo l'autore, perché in quell'arco di tempo il processo di decolonizzazione ha aperto la strada a una serie di feroci lotte per il potere, in Africa, Asia e nel Medio Oriente, le cui sanguinose conseguenze ci perseguitano ancora. Per capirne le ragioni questo libro ci conduce allora in un viaggio attraverso la storia che spazia dalla Palestina al Pakistan, dall'Algeria a Cuba, dal Kenya all'Indocina. E, nel farlo, adotta una nuova prospettiva circa gli eventi della metà del ventesimo secolo, obbligando il lettore a distogliere lo sguardo dalla Guerra fredda per rivolgerlo invece alle molte guerre calde, quelle che, nonostante fossero ""piccole guerre in luoghi lontani"""", continuano ad affliggerci."" -
Ritorni di fiamma. Storie italiane
Da Mazzini a Mussolini, da Garibaldi a D'Annunzio, dai partigiani della Resistenza rossa e dell'""occasione perduta"""" ai neofascisti e ai brigatisti, i ritorni di fiamma sono una cifra di lungo periodo della storia d'Italia. Nel fare l'Italia e nella dialettica tra Stato e Nazione, a ogni svolta epocale dall'Italia liberale a quella fascista, a quella repubblicana - si sono riproposti fronti alternativi inconciliabili, con i corrispondenti miti e politiche della memoria. Dall'eterna contrapposizione tra guelfi e ghibellini a quella tra repubblicani e monarchici, neutralisti e interventisti, fascisti e antifascisti, terroristi e vittime del terrorismo. Si fa l'Unità, ma Garibaldi è un vincitore-vinto; si vince la Grande guerra, ma è una """"vittoria mutilata""""; il fascismo prende il potere, ma tradisce la rivoluzione; la repubblica nasce dalla Resistenza, ma al governo va la Democrazia cristiana. La nostra storia è piena di svolte deludenti per tanti, alcuni dei quali reagiscono spezzando la propria vita in due, un prima e un poi, e saranno gli """"ex""""; altri rivolgendo invece lo sguardo indietro, in una lunga serie di ritorni di fiamma. Le rispettive identificazioni hanno dato luogo a narrazioni individuali e racconti collettivi, in forma principalmente di finzione teatrale e memorialistica, con una rilettura a posteriori della propria rotta esistenziale."" -
La «Repubblica dei matti». Franco Basaglia e la psichiatria radicale in Italia, 1961-1978
Nel 1961 Franco Basaglia assume la direzione del manicomio di Gorizia; nel 1978 la legge 180 decreta la chiusura definitiva dei manicomi in Italia. La battaglia per la riforma radicale dell'assistenza psichiatrica fu innescata dal rifiuto di pochi medici e amministratori locali di avallare gli orrori di una realtà spesso paragonata ai lager nazisti. Dal lavoro concreto per l'umanizzazione di un istituto meramente repressivo nasce una riflessione culturale e politica di vasta portata sui meccanismi dell'esclusione sociale e sull'idea stessa della malattia mentale. Nel clima febbrile degli ""anni delle riforme"""" e del Sessantotto, libri come """"Che cos'è la psichiatria?"""" e """"L'istituzione negata"""" consegnano al Movimento, la realtà della lotta anti-istituzionale sul campo, mentre documentari televisivi come """"I giardini di Abele"""" di Sergio Zavoli contribuiscono alla diffusione di una nuova sensibilità nell'opinione pubblica. Conclusa l'esperienza pionieristica di Gorizia, gli psichiatri radicali incontreranno a Trieste, Parma, Perugia, Reggio Emilia, Arezzo e in tante altre città italiane una nuova generazione di amministratori capaci di rischiare per le proprie convinzioni. John Foot ricostruisce questa complessa vicenda con appassionato rigore storico, documentando non solo i successi e i fallimenti ma anche le feroci controversie (esterne e interne) che inevitabilmente l'accompagnarono. E che ancora non si sono spente."" -
Ufficiale e gentiluomo. Virtù civili e valori militari in Italia, 1896-1918
All'inizio del Novecento, il lungo processo di sedimentazione della civiltà borghese, fatta di contenimento degli istinti, rispettabilità e precise regole di comportamento, sembrava aver raggiunto il culmine. Allo stesso tempo, però, la professione militare, l'orgoglio nazionale e la retorica bellica occupavano un posto fondamentale, e di lì a poco quella società sarebbe caduta nel baratro della prima guerra mondiale, con le trincee, i gas, la violenza e lo choc di una disumanizzazione di massa come non se ne erano mai viste. Lorenzo Benadusi indaga questo apparente paradosso tra ""civilizzazione"""" (seguendo Norbert Elias) e """"brutalizzazione"""" (seguendo George Mosse) nell'Italia monarchica, coloniale e poi impegnata nella Grande Guerra, puntando l'attenzione sull'educazione del maschio borghese, sul ruolo degli ufficiali e sulla compenetrazione tra virtù civili e valori militari. Dalle avventure coloniali ai massacri del Carso, dalla missione nazionalizzatrice e civilizzatrice delle armi e delle armate italiane al contraccolpo della smobilitazione e della """"vittoria mutilata"""", tutta una costellazione di pratiche, miti, retoriche della mascolinità, dell'onore e dell'eroismo veniva a formarsi, in una fucina che in parte forgerà anche l'ideale dell'uomo nuovo fascista."" -
Uomini in grigio. Storie di gente comune nell'Italia della guerra civile
Gino ha undici anni e della guerra sa solo che porta la fame, e che quando arrivano gli aerei si scappa in cantina. L'emigrato Italo vive a Parigi, si è sposato da poco ed è felice, ma stanno arrivando i tedeschi, e con loro le caccie all'uomo. Ben poche delle persone investite dalla guerra in casa furono senza dubbio carnefici, o divennero vittime senza scampo. La verità è che tutti cercarono, ogni giorno, di prendere decisioni e di sopravvivere in un contesto sempre più difficile, in una dimensione esistenziale che non può coesistere con facili schematismi, ma è immersa nel grigio della nebbia morale. Come hanno fatto loro i conti con quel passato? E come li abbiamo fatti noi? L'Italia dei venti mesi di guerra civile (1943-1945) è tutt'oggi un campo di battaglia storiografico. Le responsabilità, gli eroismi, le ragioni e i torti occupano ancora molta letteratura storica e divulgativa. Gli occhi sono puntati sui nazisti, oppure sugli ebrei, oppure sui partigiani. Con questo libro, Carlo Greppi compie un'operazione del tutto originale e riesce a spostare la questione al di fuori del terreno consueto, impostando la sua ricerca alla scoperta del vissuto, delle storie e delle vite degli ""uomini in grigio"""", cercando di restituire al lettore una visione non deformante di quel momento storico. Un modo nuovo di scrivere la storia. Il periodo più buio dell'Italia novecentesca. E una domanda: cosa sarebbe stato ciascuno di noi sotto la Repubblica di Salò?"" -
Verso Ovest. Storia e mitologia del Far West
Chicago, 1893. La Città Bianca, sede dell'Esposizione mondiale colombiana, nell'anniversario dei quattrocento anni della scoperta dell'America. Gli Stati Uniti proclamano al mondo la loro volontà di potenza e il cammino che hanno fatto in poco più di un secolo di storia. Il giovane Frederick Jackson Turner sale al podio per esporre la sua relazione su ""Il significato della frontiera nella storia americana"""". Nello stesso momento Buffalo Bill, il cui nome è già diventato sinonimo di cowboy, si sta esibendo nel suo spettacolo grandioso e popolarissimo, il Wild West. Quello che hanno in comune l'uomo di spettacolo e il giovane ricercatore che fonda su una nuova base l'interpretazione della storia nazionale è la celebrazione della raggiunta grandezza degli Stati Uniti. Bruno Cartosio parte da qui per ripercorrere i fatti della """"conquista del West"""" e raccontarne miti e rappresentazioni. Indaga la vitalità del mito e la sua capacità di assorbire contraddizioni, passi falsi, bugie e, in ultima analisi, di dare forma a un pezzo di storia americana e mondiale. È un viaggio caleidoscopico, compiuto cercando di separare realtà e leggenda, ma al tempo stesso rivelandone gli intrecci e le interdipendenze. Con sguardo critico, Cartosio mostra come la costruzione ottocentesca del mito, poi esportato in tutto il mondo dai western di Hollywood, abbia forgiato l'identità americana, accompagnando e spesso coprendo con la maschera dell'avventura le realtà della violenza anti-indiana, della vita dura di singoli e famiglie, della conquista e dello sfruttamento rapinoso delle risorse di una terra ricca e generosa."" -
Gramsci. Una nuova biografia
A ottant'anni dalla morte capire la vita e la vicenda intellettuale di Antonio Gramsci può ancora servire per capire il mondo in cui viviamo, o per provare a rimetterlo in discussione.rnrnUna nuova biografia di Antonio Gramsci, condotta alla luce delle acquisizioni documentali degli ultimi due decenni. Una biografia che è attenta soprattutto agli aspetti intellettuali e politici della complessa personalità di Gramsci, ma non trascura l'universo affettivo in cui si colloca la breve esistenza di questo personaggio. Il libro, diviso in quattro parti, ciascuna corrispondente a un ben preciso periodo della vita di Gramsci, si snoda secondo una narrazione lineare ma che mostra di volta in volta le riprese che Gramsci farà in epoche successive di spunti che lancia nei diversi periodi, tra la Sardegna natia e la Torino dove scoprirà la classe operaia e la grande industria, tra la militanza nel Psi e quella successiva nel Partito comunista che contribuirà a fondare, tra comunismo italiano e sovietico, tra Togliatti, Bordiga e Stalin, tra le sofferenze fisiche e quelle spirituali, tra le poche vittorie e le molte sconfitte... Il libro è rivolto tanto agli studiosi quanto a coloro che di Gramsci sanno a malapena il nome, in un tentativo di farlo conoscere agli uni e farlo rimeditare dagli altri, nella convinzione da cui l'Autore è animato che Gramsci sia oggi terribilmente inattuale (in quanto lontanissimo dai modelli dominanti dell'agire dei politici ma anche di quello degli intellettuali), ma nel contempo drammaticamente necessario. -
La forza del mito. La rivoluzione russa e il miraggio del socialismo
Per il centenario della Rivoluzione russa, Marcello Flores propone una nuova, sconcertante interpretazione del significato storico dell'esperimento socialista: un fallimento enorme e rovinoso, che affonda le proprie radici nella vittoria del bolscevismornrnA cento anni dalla Rivoluzione russa e a venticinque dal crollo dell'Unione sovietica, si deve tornare a fare i conti con alcune questioni cruciali: qual e il ruolo della Rivoluzione d'ottobre nella storia? Che impatto ha avuto in Occidente e nel resto del mondo? Marcello Flores ha una risposta radicale: la creazione del primo stato socialista costituisce la tomba del socialismo, se con questo s'intende il progetto di ribaltamento del sistema capitalista. L'origine di questo fallimento, spiega Flores, sta nella vittoria del bolscevismo. Perché l'imporsi del comunismo sovietico come unico modello vincente ha finito per sostituire il socialismo e la sua spinta rivoluzionaria con il dogma della difesa dell'Urss, con l'idea che la rivoluzione corrisponda alla conquista giacobina del potere, con la necessità di costruire uno stato forte, aggressivo ed espansionista. Flores ritorna alle radici della rassegnazione con cui la gran parte del movimento operaio ha ceduto ai dogmi del comunismo sovietico, rinunciando alla prospettiva di un cambiamento di sistema che il socialismo, dalla metà dell'Ottocento alla Rivoluzione, aveva perseguito e dibattuto in una grande ricchezza di opinioni e di strategie diverse e contrapposte. Ripercorre la storia dell'esperimento socialista fino al tramonto dell'Unione sovietica e unisce le trame di un'epoca tanto complessa quanto irriducibile a qualsiasi semplificazione. -
Che. Una vita rivoluzionaria
Il più importante narratore della vita di Che Guevara ritorna con una nuova edizione della biografia, rivista e aggiornata.rnrnLa biografia di Jon Lee Anderson narra la vita straordinaria del Che, dall'infanzia in Argentina ai campi di battaglia della Rivoluzione cubana, dalle sale del potere del governo di Castro al fallimento in Congo e all'assassinio nella giungla boliviana, il 9 ottobre 1967. Anderson ha avuto l'accesso esclusivo agli archivi personali del Che, curati dalla vedova Guevara, e a molti documenti prima inconfessati del governo cubano. Ha vissuto per tre anni a L'Avana e ha viaggiato in Sud America, in Europa e in Russia per intervistare i suoi compagni, alcuni dei quali parlano per la prima volta in questa biografia, e anche gli uomini della CIA che, con l'aiuto degli ufficiali boliviani, hanno dato la caccia a Che Guevara e l'hanno giustiziato. A lui si deve la scoperta, nel 1996, del luogo di sepoltura del Che. Tale scoperta, svelata nella prima edizione di questa biografia, ha portato alla sua riesumazione e a una nuova sepoltura, con gli onori statali di Cuba. Molti dettagli della vita del Che sono a lungo rimasti avvolti nel mistero. Questo è un resoconto sulla sua vita e, allo stesso tempo, una narrazione della storia dell'America latina durante gli anni drammatici della Guerra fredda. Una ricerca meticolosa, aggiornata con nuove informazioni, che getta luce su una figura mitica che ha impersonato la forza utopica del comunismo rivoluzionario. Un ribelle che ha sempre inseguito un sogno: porre fine alla povertà e all'ingiustizia in America latina e nei paesi in via di sviluppo.