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Il correttore
A dare il titolo al breve e denso romanzo di George Steiner è un correttore di bozze, leggendario per la sua esattezza sia tecnica sia ideologica. Il ""Gufo"""" o """"il Professore"""", come lo chiamano amici e militanti, ha partecipato alla Resistenza, è stato espulso dal Pci con l'accusa di trotzkismo, ma è sempre rimasto fedele al marxismo, l'ideologia che voleva correggere gli errori della Storia dell'uomo. Intorno a questo personaggio esemplare Steiner costruisce un apologo acuto e preciso, ricco di spunti polemici. Nel meticoloso protagonista prendono corpo l'intreccio tra politica e messianismo, e lo scontro tra valori che non hanno più corso e un presente dove tutto diventa consumabile, dove la morte dell'utopia lascia spazio solo alla tirannia del reale."" -
I cani abbaiano. Personaggi pubblici e luoghi privati
"Considero questi paragrafi descrittivi, questi profili e ricordi di luoghi e persone, una mappa in prosa, una geografia scritta della mia vita nell'arco di tre decenni, più o meno dal 1942 al 1972."""" Così lo stesso Capote definisce l'insieme dei testi che compongono questo libro. Un condensato delle sue esperienze, dei suoi incontri con i grandi personaggi della letteratura internazionale, i profili di Cocteau e Gide, di Pound, Luis Armstrong, Marlon Brando, Marilyn Monroe e tanti altri, i luoghi dei suoi viaggi e, qualche volta, come in filigrana, la genesi dei suoi lavori." -
Trinità dell'esodo
Eugenio De Signoribus ci aveva lasciato, nell'interlocutorio finale delle Poesie (1976-2007), davanti alle figurazioni delle Soste ai margini: figurazioni che mostravano uno stato di scorata paralisi, ma che persistevano, anche, in un appello affratellante e volgevano infine quella stasi in un tempo dell'attesa. Ora il percorso riprende sotto l'insegna di un titolo insieme suggestivo e puntuale nel portato simbolico degli addendi: il tre, numero del risanamento della disarmonia nell'unità e del superamento dell'alterità nella moltitudine, e l'esodo, figura di un itinerario di salvezza comune, subito posto come irriducibile richiesta dello sguardo utopico. Tre, dunque, le parti che compongono un insieme di tesa, rastremata coesione, articolato al suo interno in un ricco avvicendarsi di episodi e invenzioni formali; un trittico - Evo paterno, Cruna filiale, Rua dello spirito - attraversato dall'immagine del viandante e disseminato degli stigmi di un resistente essere verso: alla sconvolta oscenità dell'era dei padri volgono le spalle i figli con il loro ""volto di purezza"""", verso l'epifania di una voce che """"per l'opposta vena / va pellegrina o sta / col suo tormento"""", rivela """"io sto con te da sempre"""" e fermamente chiede """"aprimi, una buona volta!... / tu hai già un passaggio / e ancora scavi e tremi / sei nel tuo inquieto infinire / e io nella tua parola / una pellicola nella tua carne / nel così dover vivere""""."" -
Neiye. Il tao dell'armonia interiore
Tra le più antiche testimonianze delle origini del taoismo, Neiye è un breve trattato di straordinaria intensità poetica e concettuale, risalente alla metà del secolo IV a. C. Non rappresenta solo un testo cardine della religiosità e della meditazione orientale: è anche il primo tentativo di spiegare e incoraggiare la pratica quotidiana della ""coltivazione interiore"""", ossia la ricerca di un'armonia integrale e psicofisica tra le diverse forze che regolano la vita umana. Questo cammino di spiritualità permette all'uomo di attingere alla propria energia vitale (qi) e di comprendere la propria intima consonanza con il cosmo. La riscoperta di Neiye è uno dei frutti più interessanti delle ricerche sul pensiero della Cina antica che abbiano avuto luogo negli ultimi decenni."" -
Imitazione di Cristo
L'""Imitazione di Cristo"""", testo devozionale scritto alle soglie dell'età moderna la cui paternità è ancora oggetto di discussione, ha goduto nel corso dei secoli di una straordinaria fortuna, fino a essere definito come il libro più apprezzato della cultura occidentale dopo la Bibbia. Trattato di iniziazione alla vita ascetica basato sulla profonda devozione alla figura di Cristo, insegna il distacco dal mondo, il raccoglimento interiore e la dedizione a Dio di fronte alla caducità dell'esistenza umana. Fondamentale per la comprensione del cristianesimo medievale, della via ascetica lungo la quale molti credenti si sono avventurati, del misticismo moderno, l'""""Imitazione di Cristo"""" è un testo eterno, che sa offrire il conforto dello spirito, anche al più disincantato lettore di oggi."" -
Esercizi spirituali
Negli Esercizi spirituali (1548), Ignazio di Loyola - fondatore, nel 1540, della Compagnia di Gesù - traduce la propria esperienza spirituale personale in un cammino organico di approfondimento e assimilazione della vita nello spirito di Dio. L'obiettivo è liberare l'anima dalle passioni e condurla all'unione con Dio attraverso un percorso, articolato in quattro settimane, che preconizza i metodi di meditazione e preghiera che il mondo moderno ha cercato, e trovato, al di fuori delle religioni rivelate. Documento storico di valore e, insieme, manuale pratico di edificazione interiore, gli Esercizi non sono un testo da leggere, bensì un'esperienza da vivere in prima persona, un percorso alla scoperta di sé stessi di grande attualità. -
Vangelo di Giovanni
"In principio era il Logos"""": fin dal primo versetto il vangelo di Giovanni abbandona lo stile descrittivo e parabolico degli altri vangeli e affronta la questione della divinità di Cristo, con un linguaggio teologico denso di suggestioni platoniche. Una cifra che ne fa il testo chiave della mistica cristiana e lo accomuna ai vangeli gnostici, alla letteratura ermetica e alla matrice filosofico-religiosa del mondo ellenistico, molto più che ai restanti libri del canone neotestamentario. Prendendo le distanze dalla tradizione delle edizioni devozionali, Marco Vannini adotta una prospettiva critica ispirata a criteri di correttezza filologica e storica ed evidenzia tutta la problematica interna alla genesi e alla piena comprensione del quarto vangelo." -
Sola grazia. I testi essenziali della Riforma protestante
La Riforma protestante, innescata nell'ottobre del 1517 dall'affissione delle 95 tesi di Lutero sul portale della cattedrale di Wittenberg, non è solo la più dolorosa lacerazione nella storia del Cristianesimo, ma anche uno degli eventi fondanti dell'età moderna. Da Lutero a Melantone, da Zwingli a Calvino, da Vergerio a Ochino e Socini, il volume presenta gli scritti più importanti dei padri della Riforma raccolti nella storica antologia critica di Giuseppe Alberigo, qui riproposta in una nuova edizione curata da Domenico Segna. -
Discorsi a tavola. Nuova ediz.
I «Discorsi a tavola» sono una raccolta spuria di pensieri e osservazioni di Lutero, iniziata da Konrad Hertz nel 1531 e continuata negli anni da altri discepoli che, armati di taccuini, trascrivevano tutto quanto usciva dalla bocca del maestro. In tono informale e sciolto, il Lutero degli ultimi anni esprime la sua opinione su quanto gli veniva chiesto dai suoi commensali, inizialmente poveri e studenti universitari, poi via via personaggi più influenti e fedelissimi seguaci. I discorsi non hanno mai il piglio di una lezione ex cathedra: piuttosto rappresentano una riflessione piana e distesa sui temi della vita e della fede, con non rare concessioni al motto di spirito e alla tradizione popolare. Ne nasce un'opera in cui un Lutero vivo e spontaneo si sostituisce al teologo più rigido e perentorio che ritroviamo nei testi pensati e organizzati per la stampa. -
In principio. Racconti sull'origine del mondo
"Da dove veniamo? Il mondo nel quale viviamo ha avuto un inizio? Oppure esiste da sempre?"""". Sono domande che l'uomo non ha mai smesso di porsi. Attraverso le culture e le religioni di tutto il mondo, dall'antichità classica agli aborigeni australiani, dall'India buddhista al Corano, questo libro presenta le molteplici risposte elaborate dall'umanità. Si compone così un'antologia di testi primari, religiosi e no, che illustrano come la necessità di indagare l'origine del mondo sia un tratto fondante della storia dell'umanità intera, pur nelle sue mille sfaccettature. La lettura non mancherà di far discutere, soprattutto per la scelta di rileggere la teoria del Big Bang, vero paradigma della scienza del Novecento, come un racconto di mitologia contemporanea." -
Qohelet
Il libro di Qohelet - noto anche come Ecclesiaste - è uno dei testi più originali e controversi della Bibbia ebraica. Prendendo le mosse dal celebre motto Vanitas vanitatum, et omnia vanitas, il testo - con respiro poetico e religioso - si interroga sul senso della vita, sul valore della conoscenza, sul destino dell'uomo e sul suo rapporto con un divino spesso sfuggente e silenzioso. La riflessione di Qohelet, a tratti aspra e provocatoria, supera di slancio ogni possibile riduzione spiritualistica, ascetica o sapienziale che voglia censurare quanto sembri in contraddizione con il disegno della rivelazione. Qohelet è la testimonianza di una fede fermissima, capace però di esporsi a tutte le sfide del dubbio. -
Il male radicale
Il male è l'enigma su cui ogni uomo è chiamato a interrogarsi e che esprime il fondo tragico dell'esistenza al di là delle consolanti risposte delle religioni rivelate. C'è nell'uomo, che Kant paragona a un legno storto, una innata e insopprimibile inclinazione alla malvagità che lo spinge ad allontanarsi dalla legge morale profondamente radicata nel suo cuore. La dottrina biblica del peccato originale, il ""Tutti abbiamo peccato in Adamo"""" della Lettera ai Romani di Paolo di Tarso, vengono reinterpretati da Kant in chiave filosofica come espressione del limite, della fragilità, della finitezza dell'uomo. Nella filosofia della religione di Kant riecheggia l'inconsolabile lamento di Giobbe di fronte alla sofferenza del giusto: e proprio nella cifra di Giobbe si inscrive il senso più autentico della ricerca kantiana sul religioso e sul sacro."" -
L'attesa della verità
«Viviamo in una società che è diventata una macchina per infrangere i cuori, per schiacciare gli spiriti, per fabbricare incoscienza, stupidità, corruzione»: così scriveva nel 1934 la venticinquenne Simone Weil. In questo nostro tempo di grande disagio, solo la ricerca della verità, fine autentico della vita umana, può dare una risposta allo smarrimento e all'angoscia dell'uomo. La riscoperta della Weil, di cui si propongono alcuni dei testi più noti insieme a una scelta di pensieri dai Cahiers ordinati per temi, è un validissimo aiuto per intraprendere quel cammino interiore che può condurre l'uomo a ritrovare sé stesso, le sue radici e il senso del suo esserci. -
La bellezza
"Rientra in te stesso e guarda: se non ti vedi ancora bello, imita lo scultore di una statua che deve diventare bella. Egli toglie, appiana, liscia, ripulisce le impurità, fino a che non si mostri la bellezza che rifulge sul volto"""". Che posto ha la bellezza nella vita dell'uomo, e qual è il suo significato? Per Plotino essa è manifestazione visibile del divino: per mezzo della contemplazione del bello l'uomo può intraprendere quel cammino di purificazione, di riscoperta di sé e di elevazione spirituale che lo riconduce alla scintilla divina da cui tutto scaturisce. Questo itinerario viene qui delineato attraverso il trattato """"Sulla bellezza"""" e una selezione di testi dalle """"Enneadi"""" che ci guidano alla scoperta del più grande spirito laico del mondo antico." -
La vita segreta di Gesù. Scelta di testi dai Vangeli apocrifi
Dopo la morte di Gesù, la Chiesa mise ordine nella rigogliosa fioritura di narrazioni sulla vita e gli insegnamenti del Messia, eleggendo a Vangeli di riferimento quelli di Matteo, Marco, Luca, Giovanni. Ritenuti misteriosi o esoterici, in contrasto con l'ortodossia, i Vangeli apocrifi - cioè «da nascondere» - sono stati e continuano a essere poco considerati dalla teologia ufficiale. Eppure sono moltissimi gli elementi in essi contenuti che la tradizione cristiana ha fatto propri nel corso dei secoli. Vito Mancuso sceglie e presenta i più importanti apocrifi che tratteggiano la vita di Gesù: in pagine di grande bellezza che hanno ispirato la fede e la devozione di intere generazioni, il lettore scoprirà un Gesù diverso, a volte più vicino alla nostra esperienza quotidiana, ma a volte anche più misteriosamente lontano. -
Elogio della follia e altri scritti
L'""Elogio della follia"""", breve e fulminante trattato dedicato a Tommaso Moro (1509), è il capolavoro di Erasmo. In sapiente equilibrio tra fantasia e satira, esortazione e ironico doppio senso, l'opera, per bocca della Follia, celebra la gioventù, l'ebbrezza, il piacere, criticando la vacuità e il malcostume dei potenti e degli ecclesiastici. La «follia» di Erasmo non è però quella bacchica del furore e della perdita di sé; piuttosto è l'affermazione dei valori umanistici di tolleranza e buon senso, l'essenza stessa di ciò che di prezioso e imprevedibile c'è nell'uomo, a partire dalla disarmante adesione alla semplicità del dettato evangelico. Attraverso la sua opera più discussa e amata, corredata da una scelta di altri scritti, prende forma il ritratto spirituale dell'umanista che comprese le contraddizioni del suo tempo in maniera più lucida dei riformatori suoi contemporanei. Roberto Giannetti è nato e vive a Firenze. Dopo aver approfondito i rapporti tra psicologia e neoidealismo, si è dedicato allo studio dell'umanesimo nordico."" -
Le nozze del poeta
A Gemma, isola delle Coste di Malizia, nessuno ha dimenticato il destino di Marta Matarasso: la fanciulla era morta durante la prima notte di nozze tra le braccia del marito Samos Maramakis, il fondatore del grande magazzino L'Europeo. Così, quando s'annuncia il matrimonio tra il nuovo proprietario dell'emporio, da poco giunto da Salisburgo, e una fanciulla del luogo, la giovane e bellissima Alia Emar, i presagi non sono favorevoli. In effetti le cose si complicano subito. In primo luogo, il popolo di Gemma ha sempre sognato di rendersi indipendente dall'impero austro-ungarico, e la situazione politica e diplomatica s'infiamma. Inoltre di Alia s'innamora perdutamente Stefano Coppeta, discendente del mitico leader indipendentista dell'isola. -
L'eco del paradiso
Nello studio di K., il famoso scrittore, si sente solo il veloce ticchettare della macchina da scrivere. A un tratto, il silenzio. Le sue dita si sono fermate, adagiate sulle lettere che compongono il nome di una donna. Marie. K. ricorda ancora quando sono diventati amici, tanti anni fa. In particolare un giorno di primavera, durante una manifestazione. Improvvisamente, tra le decine di persone giunte fin lì per aiutare, era apparsa lei, i capelli neri un po' scomposti, lo sguardo spensierato e il sorriso pieno di sole. K. aveva capito di trovarsi davanti a una donna speciale, una donna che calamitava le attenzioni di tutti con la sua semplicità e innocenza. Molti anni sono passati, e gli occhi gioiosi di Marie si sono velati di un dolore impossibile da superare. Per questo è fuggita oltreoceano. Tra le impervie alture messicane ha cercato la pace, aiutando le donne e i bambini del luogo, a cui si è dedicata con totale abnegazione. Adesso coloro che lei ha aiutato vogliono renderle omaggio, dedicandole un film. E nessuno meglio di K. può farlo, solo lui può scrivere la sceneggiatura. Ma accettare questo compito significa anche riaprire il vaso del dolore, ridestare ricordi nascosti tra le pieghe del tempo. Quando un sorriso radioso poteva turbare il cuore di chiunque ne fosse illuminato. -
Una vita violenta
Già per Ragazzi di vita la critica aveva parlato di un superamento nel neorealismo, dovuto a una specie di conflagrazione linguistica, per cui ogni sentimentalismo e documentarismo residui nel neorealismo erano andati in pezzi. Ora, con questo romanzo, – che è il secondo di una ideale trilogia, di cui l'autore ha già cominciato il terzo ""Il Rio della Grana"""" – il processo in atto va avanti. L'ambiate, con il suo brulicare di episodi e di figure, non è più l'oggetto diretto del racconto, ma è in funzione di un unico personaggio centrale, la cui storia, pur nella sua violenza e nella sua conduzione, è una vera storia: con quanto di epico, ma anche con quanto di razionale questo significa. Dato l'ambiente in cui vive – il livello culturale sottoproletario dela malavita romana – il giovane protagonista non potrà mai giungere a una vera coscienza. Dal tugurio all'appartamento all'INA Case, dalle strade di Roma a Regina Coeli, dall'esperienza missina a quella comunista, le contraddizioni attraverso a cui egli passa non possono che restare puramente esistenziali se viste dall'interno. Ma se giudicate oggettivamente, nel nostro momento storico, il loro processo risulterà, nello steso tempo, dialettico. In qualche modo, infatti, egli, alla fine, sarà andato al di là del suo ambiente, avrò superato il mondo della sua fangosa borgata, covo di ogni miseria, vizio e violenza. Quanto allo stile, il romanzo appare ancora più libero e complesso, rispetto a Ragazzi di vita: anziché restringersi e semplificarsi dentro i limiti di una storia particolare e tipica, sembra non avere più limiti, nell'attimo di impadronirsi mimeticamente dell'enorme sottomondo romano."" -
Ragazzi di vita
Questo romanzo – giunto ormai alla ottava edizione – è la biografia, storia aspra e violenta, di alcuni ragazzi della malavita romana, dall'infanzia alla prima giovinezza. Il Riccetto, che è il protagonista, aveva undici anni all'arrivo delle truppe anglo-americane a Roma, e ne ha diciotto alla fine del libro, in piena guerra di Corea. L'ambiente «vero» (le borgate romane, che fasciano la capitale coi loro lotti, i loro villaggi di tuguri), i personaggi «veri», quasi da documentario sociale, le situazioni «vere», fino a sembrar tolte, come in parte lo sono, dalla cronaca romana, potrebbero far pensare a questa biografia del Riccetto e dei suoi coetanei, come a un prodotto del gusto neorealistico: mentre non è precisamente così. C'è troppa violenza perché si possa parlare di neorealismo. L'autore, nel creare questo genere di racconto, ha avuto piuttosto davanti a sé dei modelli più autentici e assoluti, dalla novellistica antica italiana al romanzo picaresco… Ma, nonostante l'abilità e la complessità dello stile, non c'è aria di letteratura in queste pagine: l'estrema attualità del documento – che è documento dell'Italia ultimissima, quella della fine del dopoguerra – è troppo determinante, e implica una passione e una pietà ben altro che letterarie. Inoltre il romanzo è scritto tutto in chiave d'avventura: proprio com'è la vita delle borgate romane, in cui il vizio e l'abbandono si esprimono nelle allegre frasi del gergo, le malattie, i digiuni e la morte hanno allegri commenti di stracci sventolanti, di canzonette e di sole.