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I Mandible. Una famiglia, 2029-2047
Con il suo talento per i dialoghi fulminanti e le situazioni paradossali, Lionel Shriver ci mostra il baratro che può nascondersi dietro le promesse dei moderni mercati finanziari, creando un mondo alla rovescia ma tutt’altro che inverosimile, e confermandosi come una delle voci più scomode e brillanti d’Americarnrn«Shriver affronta la fantascienza in chiave finanziaria , dove l’impoverimento graduale porta a incattivirsi serrando i ranghi fino al giorno nero in cui tutto implode.» – RobinsonrnrnAnno 2029. Gli Stati Uniti non sono più la guida dell’Occidente. Una nuova moneta, il bancor, si è imposto come valuta di riserva mondiale, facendo crollare il dollaro fino a renderlo carta straccia. L’intransigenza del presidente Alvarado, primo latinoamericano alla Casa Bianca, trascina il paese nell’isolamento: l’acqua diventa una risorsa sempre più rara e la vita quotidiana si trasforma a poco a poco in una lotta per la sopravvivenza. Neanche i facoltosi Mandible sfuggono al destino dei loro compatrioti. La fortuna accumulata dal trisavolo Elliot e oculatamente preservata dal bisnonno Douglas, scaltro agente letterario newyorkese, si polverizza nel giro di una notte. Mentre le città si riempiono di senzatetto con gli abiti griffati, i membri superstiti della famiglia si ritrovano stipati a Brooklyn in casa di Florence Darkly, nipote di Douglas, e poi sulla strada in cerca dell’unico lavoro ancora utile, quello nei campi. Finché, anni dopo, una fuga catartica verso Ovest non porterà Willing, il figlio di Florence, a inseguire il miraggio dell’ultimo avamposto di libertà, in una nazione in cui tutte le aziende sono in mano agli stranieri e le tasse vengono prelevate tramite chip impiantati nella nuca dei contribuenti. -
Emil Zátopek. Una vita straordinaria in tempi non ordinari
Attingendo a una quantità di testimonianze dirette, inclusa quella della moglie di Zátopek, Rick Broadbent ci racconta una straziante storia di sopravvivenza: l’ascesa, la caduta e la riabilitazione del «più grande corridore di tutti i tempi».rnrnSoprannominato «la Locomotiva umana» perché ansimava durante le corse, Emil Zátopek si presentò al mondo ai Giochi di Londra del 1948, vincendo a sorpresa l’oro nei 10.000. Quattro anni più tardi, dopo aver inanellato una serie impressionante di primati nel fondo e nel mezzofondo, alle Olimpiadi di Helsinki Zátopek fu il primo atleta nella storia a presentarsi al via di 5000, 10.000 e maratona, stabilendo il nuovo record olimpico in tutte e tre le gare. Ma le imprese sportive impallidiscono davanti alle vicende dell’uomo. Nel 1968 Zátopek partecipò alla Primavera di Praga, firmando il Manifesto delle duemila parole di Ludvík Vaculík, e in seguito all’invasione delle forze sovietiche fu condannato a lavorare per vent’anni in una miniera di uranio. Attingendo a una quantità di testimonianze dirette, inclusa quella della moglie di Zátopek, anche lei atleta olimpica, Rick Broadbent ci racconta una straziante storia di sopravvivenza: l’ascesa, la caduta e la riabilitazione dell’atleta che «Runner’s World» ha eletto «il più grande corridore di tutti i tempi». -
Maradona è amico mio
Attraverso la storia di Diego Armando Maradona, Marco Ciriello rivive la propria, in uno sviluppo narrativo che passa per tre grandi ricostruzioni: geografica (da Buenos Aires a Napoli), sportiva (dai celebri gol ai gesti più controversi) e familiare. Ripercorrendo le tappe decisive della storia di Diego, di quelli che stavano intorno a lui mentre cambiava il calcio, Maradona è amico mio restituisce l’immaginario creato dal calciatore argentino, capace ancora oggi di influenzare le vite degli altri. Il risultato è un’autofiction che permette di guardare Maradona diversamente, senza moralismi, di vederlo per quello che è sempre stato – un eversore, più o meno consapevole, «un Lenin allegro e soprattutto cazzaro che, scremando tutta la parte noiosa, arriva al sodo in un solo tocco o in una sola frase». -
Neve nera
Dopo la spietata caccia all’uomo americana di Cielo rosso al mattino, con Neve nera Paul Lynch torna in Irlanda con un racconto che indaga il senso profondo dell’essere straniero.rnrn""Un libro brillante e ipnotico. Vi perderete nei suoni e nei ritmi – Lynch fa cantare la pagina come i grandi maestri del passato"""" - Philip Meyerrnrn""""Crudo, selvaggio e tenero… Paul Lynch ha un dono straordinario per lo storytelling"""" - rnHugo Hamilton, The Guardianrnrn""""Lynch si è fatto rapidamente la fama di uno dei migliori narratori della sua generazione. Neve nera è uno studio ipnotico e dark sull’ossessione, la disperazione e i segreti tenuti nascosti troppo a lungo"""" - Ron RashrnrnrnDonegal, estate 1945. Un maestoso incendio devasta la fattoria di Barnabas Kane, da poco tornato in Irlanda dopo anni di sacrifici e di duro lavoro a New York. Nel giro di pochi minuti l’uomo perde ogni cosa: la stalla, il bestiame in cui ha investito tutti i risparmi, e soprattutto l’amicizia di Matthew, un bracciante che si è lanciato nelle fiamme nel disperato tentativo di salvare gli animali. Rimasto solo con la sua famiglia e circondato dall’ostilità sussurrata dei paesani, che lo guardano con diffidenza per aver abbandonato la loro terra e lo ritengono responsabile della morte di un loro figlio, Barnabas è uno straniero in patria. Dovrà rimettersi in piedi da solo, gestendo una tensione che non di rado si trasformerà in violenza, mentre suo figlio Billy combatte sotto il peso di un terribile segreto e sua moglie Eskra sta cedendo sotto il peso di un futuro sempre più incerto. rnIntorno a loro il paesaggio del Donegal, selvaggio e oscuro, sembra riflettere gli istinti più nascosti e brutali dei suoi abitanti.rnDopo la spietata caccia all’uomo americana di Cielo rosso al mattino, con Neve nera Paul Lynch torna in Irlanda con un racconto che indaga il senso profondo dell’essere straniero; lo fa con una lingua brillante e ipnotica, impassibile di fronte alla violenza più cruda ma capace di sorprendenti slanci di tenerezza."" -
Come ombra che declina
Parte romanzo storico, parte auto fiction, Come ombra che declina è un’opera che intreccia le storie di tre uomini: James Earl Ray nel 1968, al centro di una caccia all’uomo internazionale; Antonio Muñoz Molina trentenne e infine l’autore nel presente.rnrn""Antonio Muñoz Molina è un uomo profondamente originale e ha scritto un romanzo come non ce ne sono altri: in parte fiction, in parte memoir, in parte meditazione in cui il mondo interiore di un assassino in fuga rn– e non un generico assassino ma James Earl Ray, l’assassino di Martin Luther King – è giustapposto a quello dello scrittore in cerca della propria voce"""" - Salman Rushdiernrn""""Una panoramica immensa e luminosa… una delle tante meraviglie di questo romanzo è il modo in cui Molina intreccia il personale e il politico"""" - The Independentrnrn""""Una narrazione incredibilmente vivida che si dispiega con intensità ipnotica attraverso un continuo intrecciarsi del tempo e della memoria. Un romanzo tolstojano per proporzioni, intensità emotiva e onestà intellettuale"""" - rnThe EconomistrnrnrnÈ il 4 aprile del 1968. Dalla finestra di una pensione di Memphis, James Earl Ray punta un fucile verso l’esterno e spara: un attimo dopo Martin Luther King è a terra. Morirà di lì a poche ore in ospedale. Per due mesi l’assassino riesce a sfuggire alle autorità usando un passaporto falso che lo ha portato in Europa. Mentre tutto il mondo lo sta cercando, Ray è all’hotel Portugal di Lisbona, dove attende con ansia un visto per l’Angola. Il documento non arriverà mai, e Ray passerà i suoi ultimi dieci giorni di libertà passeggiando per Lisbona sotto una falsa identità. Avendo accesso a file FBI recentemente resi pubblici, Antonio Muñoz Molina ricostruisce le ultime mosse di Ray attraverso la capitale portoghese, portandoci nella sua mente sconvolta da un passato problematico e dal crimine che ha commesso. Ma seguire i passi di un altro equivale sempre a fare i conti con sé stessi, così i luoghi, le abitudini e gli incubi di Ray illuminano i ricordi della Lisbona di Muñoz Molina, quando da impiegato comunale con la passione per la scrittura, chiedeva alla città di dare forma ai suoi sogni.rnParte romanzo storico, parte auto fiction, Come ombra che declina è un’opera che intreccia le storie di tre uomini: James Earl Ray nel 1968, al centro di una caccia all’uomo internazionale; Antonio Muñoz Molina trentenne, nel 1987, in cerca della voce letteraria che lo porterà alla stesura del suo esordio, L’inverno a Lisbona; e infine l’autore nel presente, impegnato in una profonda riflessione sulla sua vita e sulla forma del romanzo come uno strumento per immaginare il mondo attraverso gli occhi di qualcun altro."" -
Non lasciarmi sola. Una lirica americana
Scritto negli anni del secondo mandato di George W. Bush, Non lasciarmi sola è la «lirica americana» che ha preceduto il pluripremiato Citizen. «Non lasciarmi sola era una risposta all'11 settembre e all'era Bush. C'era una cultura della paura fomentata dal governo, che criminalizzava i corpi arabi, mediorientali o neri. Volevo che il libro riflettesse su ciò che significava vivere in un Paese diviso dalla mentalità noi-contro-loro, dove i cittadini cercano gente da criminalizzare sulla base dell'aspetto anziché delle azioni». - Claudia Rankine per La Letturarn«Non lasciarmi sola è un esperimento letterario che suona sempre come una confessione, una raccolta di fatti semplici e dolorosi della vita per ragionare sul rapporto tra l’io che soffre e il tu a cui chiedere un aiuto tutto da negoziare, e il rapporto tra l’io che empatizza e il tu da soccorrere» - Francesco Pacifico, RobisonrnrnRaccontare l’America di oggi significa confrontarsi con i temi fondamentali del mondo contemporaneo, le tensioni razziali post-Undici settembre, la percezione della guerra al terrorismo, la costante presenza della televisione nelle nostrernvite; ma Rankine indaga la condizione dell’essere umano in quanto tale, e dunque la sua analisi del reale assume la forma di una riflessione sulle nostre paure, sulla morte, sull’ansia e l’uso incontrollato di psicofarmaci, uno studio della solitudine che prima di tutto è una lucida, straordinaria prova di empatia. -
La stagione delle prugne
Agosto 1940. Il mondo è sconvolto dalla Seconda guerra mondiale. La Francia ha appena capitolato di fronte all'invasione della Germania nazista e il generale de Gaulle cerca di organizzare la Resistenza. Ma che ne sanno a Edéa di guerre mondiali e di generali, lì la vera novità è il cenacolo poetico di Pouka. I suoi accoliti formano la compagine più disparata che si possa immaginare, dal balbuziente Philothée al giovanissimo Bilong, che insieme alla poesia imparerà anche le delizie dell'amore. Eppure il padre di Pouka, il veggente M'bangue, alla guerra ci pensa eccome, tanto da uscirsene con una profezia che lascia tutti a bocca aperta: Hitler si è suicidato. Ma siamo nel 1940! Nessuno crede alla predizione del Vecchio, neanche Pouka. E poi la guerra è lontana, un argomento che infiamma solo le discussioni tra amici. Fino al giorno in cui davanti al bar di Mininga non sbarca il colonello Leclerc e Edéa si trasforma in un vivaio di aspiranti fucilieri che andranno a combattere per la Francia inseguendo la chimera di una libertà di cui non godranno mai. ""La stagione delle prugne"""" è un grande romanzo corale che canta le imprese degli eroi del Camerun ma anche dei tanti sconosciuti la cui memoria è stata inghiottita dalle sabbie del Sahara."" -
Momenti di gloria. La vita di Eric Liddell da eroe olimpico a martire moderno
Duncan Hamilton pone Eric Liddell al centro di una sua nuova, documentatissima indagine, restitutendo la storia unica dell'atleta che sacrificò la sua vita, e la sua fama, per i valori in cui credeva.rnrnSoprannominato il «pastore volante», Eric Liddell è uno degli atleti britannici più popolari di sempre. Nato in Cina e tornato in Scozia all’età di sei anni, cominciò giovanissimo a inanellare primati nazionali nella corsa. Figlio di ferventi missionari protestanti, dimostrò sempre una profonda spiritualità, arrivando a dire che correre era un modo «per rendere omaggio alla grandezza di Dio». Come nel 1924, alle Olimpiadi di Parigi, quando le sue convinzioni religiose gli imposero di non partecipare alla gara dei 100 metri, dove era il favorito, perché si svolgeva di domenica. Gareggiò comunque nelle altre distanze e, contro ogni pronostico, vinse il bronzo nei 200 e l’oro nei 400, stabilendo il nuovo record mondiale. Un anno dopo, però, abbandonò la carriera agonistica per tornare in Cina e intraprendere con devozione l’attività di missionario. Qui, in seguito all’invasione giapponese, Liddell fu internato in un campo di prigionia dove, due anni più tardi, morì. rnrnAlla vita di Eric Liddell Duncan Hamilton dedica Momenti di gloria – approfondito e dettagliatissimo memoir –, e alla sua storia è ispirato l’omonimo film premio Oscar diretto da Hugh Hudson. -
Barracoon. L'ultimo schiavo
La testimonianza dell’ultimo superstite della tratta degli schiavi, raccolta da una delle più importanti voci afroamericane del Ventesimo secolo. Il manoscritto di Barracoon, rimasto a lungo inedito, è stato finalmente pubblicato nel 2018, entrando in tutte le «best list» dei libri americani e inglesi dell’anno.rnrn""In catene. Malati. Affamati. E ancora prima di essere venduti ai bianchi. Un libro che alza il velo sulle crudeltà degli africani sugli africani. E che gli stessi black per troppo tempo non hanno voluto vedere."""" - Robinson«Una strordinario reportaqge rimasto a lungo inedito» - Il VenerdìrnrnNel 1927 Zora Neale Hurston si recò a Plateau, in Alabama, per intervistare Cudjo Lewis, un sopravvissuto della «Clotilda», l'ultima nave negriera sbarcata in America. Cudjo era l'unico testimone ancora in vita della «tratta atlantica» degli schiavi africani, una pagina fondamentale ma spesso rimossa della storia americana. Nel 1931, determinata a conoscere meglio le peripezie della «sua gente», la Hurston tornò a Plateau per raccogliere la storia completa di Lewis che, tra scorpacciate di pesche e cocomeri, le raccontò le circostanze della sua cattura per mano dei guerrieri del Dahomey, la prigionia nel «barracoon», la traversata dell'oceano, il lavoro nei campi fino allo scoppio della Guerra Civile, e la fondazione di Africatown. Il manoscritto di «Barracoon», rimasto a lungo inedito, è stato finalmente pubblicato nel 2018, entrando in tutte le «best list» dei libri americani e inglesi dell'anno. Questa è la prima traduzione mondiale."" -
Sogni di Mevlidò
Romanzo di amore e morte, o meglio di amore e di azzeramento della morte, Sogni di Mevlidò è un libro sontuoso che dispiega l'intero armamentario visivo del Volodine più «dark» e che regala pagine di uno spettacolare onirismo degno di Max Ernst.rn«Volodine, di libro in libro, ha immaginato un’intera letteratura post esotica, la quale include i suoi lavori e quelli dei suoi eteronimi, ed esiste all’interno del mondo in cui questi sono ambientati» - Vanni Santoni, La Letturarn«Questo libro di Volodine, virtuoso della catastrofe, risuona come una risata nel bel mezzo del disastro. Senza dubbio perché è prima di tutto un vero romanzo d'amore» – Le MondernrnMevlidò è un poliziotto alla sbando incaricato dagli Organi, le supreme Autorità, di infiltrarsi tra gli abitanti di un immenso ghetto urbano, Pollaio Quattro, per studiarne le abitudini e prevenire le azioni criminose. I rapporti estremamente ambigui del poliziotto con gli abitanti del ghetto, la sua pericolosa deriva psichica verso stati di non-vita e di sub-morte, il suo latente doppiogioco, lo rendono sospetto agli Organi ma anche ai derelitti che dovrebbe controllare. Le atmosfere notturne, il caldo tropicale, la presenza asfissiante degli insetti e degli uccelli, la delazione, gli interrogatori, i ricordi, l'esplosione dello spazio-tempo sono, accanto all'investigatore, i veri protagonisti del racconto: Mevlidò è l'antieroe volodiniano per eccellenza, sorta di Untermensch ossessionato da questioni etico-amorose, punto di passaggio tra sotto e sovra-mondi, tra umani e animali, tra luce e ombra. -
Rue de Berne, numero 39
Dipita ci racconta la sua storia personale, quella di un giovane immigrato di seconda generazione che a poco a poco prende coscienza della propria omosessualità ed è costretto a fare i conti, in un tumulto di incontri stupefacenti, con una doppia diversità.rn«Lo scrittore nato in Camerun racconta con umorismo una storia di prostituzione e omosessualità» - il Venerdì di Repubblicarn«Lobe ha la capacità di far ridere con le cose tristi. Molto tristi. Senza caricaturizzarle, senza snaturarle, mantenendo un equilibrio etereo tra comicità e tragedia» - Il Sole 24 Orern«Il linguaggio immaginoso di Dipita, incastonato di parole bantu, la sua visione ingenua e scaltra del mondo, il suo senso del pittoresco, la sua buona volontà: tutti questi elementi si fondano in una storia generosa e promettente» - InternazionalernDipita è cresciuto in Rue de Berne, nel cuore del quartiere a luci rosse di Ginevra, accudito da una combriccola wolowoss, lucciole affettuose e pettegole che gli insegnano come stare al mondo e difendersi da spacciatori, «mariti di professione» e venditori di kebab. Ora che è rinchiuso nel carcere di Champ-Dollon, e ha tempo per riflettere sulla propria vita, il ragazzo decide di ricostruire le tappe del viaggio che ha condotto la sua famiglia da un piccolo villaggio del Camerun alla ricca metropoli elvetica: a partire dalle disavventure di sua madre Mbila, introdotta a sedici anni nel giro della prostituzione dopo essere sbarcata in Europa in compagnia di trafficanti e ballerine di bikutsi. Un destino, quello di Mbila, propiziato dal fratello Démoney, ex funzionario pubblico che ha investito tutto quello che aveva per far partire la sorella, da lui cresciuta come fosse una figlia, e salvare la famiglia dalla miseria. -
Con il piede giusto
Con il piede giusto è un racconto sincero, intimo, che ci fa capire come essere un grande campione – malgrado le pressioni e lo stress causati dal gigantismo finanziario del calcio moderno – «significhi resistere a tutto e continuare a divertirsi».rnrnDieci anni dopo l’addio al calcio, Vikash Dhorasoo decide di raccontare il proprio viaggio nell’elite del pallone in un’autobiografia intransigente e ispirata.rnFrancese di seconda generazione, anticapitalista – anche se “nel calcio le persone di sinistra sono una manica di stronzi” –, cresciuto a Le Havre nel quartiere multietnico di Caucriauville, tra effluvi di curry e fritture, Dhorasoo è sempre stato una voce fuori dal coro. Esordisce nella Ligue 1 con la squadra della sua città, poi passa al Lione, al Milan e al Psg. Dopo l’addio di Zidane, Domenech lo schiera addirittura in nazionale, prima di rispedirlo in panchina quando il numero 10 annuncia il suo ritorno nei bleus. E da lì Vikash guarderà quasi tutto il mondiale del 2006, nella vana attesa di un riscatto che non ci sarà. Un’esperienza raccontata senza peli sulla lingua nel documentario Substitute, con cui si aliena le simpatie di molti colleghi. Un personaggio dai mille volti, Dhorasoo: cineasta, commentatore tv, giocatore di poker. Un rossonero che gira a Milanello con la Repubblica sottobraccio. Che entra da un fiorista e viene scambiato per un accattone. Un individualista in uno sport di squadra dove il gruppo attenua il dolore delle sconfitte, anche se “resta il fatto che se non giochi, non puoi perdere”. Un utopista, un mattatore dentro e fuori dal campo, fondatore del movimento Tatane che si batte per un calcio gioioso e sostenibile. “Ma tu chi sei? Ti credi Zizou?” gli ha chiesto una volta un tifoso. “No, non mi credo Zizou, ma Vikash Dhorasoo”. -
Sono uno scrittore giapponese
Dany Laferrière torna a parlare in tono giocoso di un tema a lui caro, quello dell’identità, in un libro diabolicamente divertente che è una celebrazione dell’intelligenza e dei sensi, un omaggio all’arte dello scrivere e del vivere. «Un’allegoria corrosiva sul rifiuto di essere classificati» – Le Mondern“Se hai trovato il titolo, il più è fatto” dice Laferrière. Certo, dopo ti resta da scrivere il libro. Ma scrivere “è un po’ come coltivare piselli”: si pianta il seme, poi si annaffia e si va via, in attesa che qualcosa germogli. Lo stesso vale per la letteratura. Inutile tormentarsi davanti a un foglio bianco, meglio passeggiare nel parco, indugiare su una panchina, viaggiare insieme al poeta Basho ̄. Fluttuare, lasciandosi sedurre dagli elementi che si hanno a disposizione: nomi di donne, voci, una città che Laferrière conosce molto bene, Montréal, e un’altra che non conosce affatto, Tokyo. Già, perché qui il titolo è: Sono uno scrittore giapponese. Una provocazione? No, solo un modo per riflettere sull’arte della scrittura – il luogo ideale in cui ricercare (o smarrire) la propria identità – e scacciare, almeno dai libri, ogni forma di nazionalismo. -
L' uomo che baciava le nuvole. Memorie e diario di guerra di Roland Garros
L'autobiografia di Roland Garros, il pioniere dell'aviazionernrn«Più che ancora che un'autobiografia, si tratta di un romanzo di formazione, ma non di un personaggio, ma dell'aereonautica stessa, dai primi sgraziati balzi nel tentativo di sollevarsi, ai voli su tutto il pianeta, fino alla morte di cui si fa strumento in guerra.» - TuttoLibrirnrnIn un tempo neppure troppo lontano uno sparuto manipolo di temerari decollava a bordo di improbabili macchine volanti per compiere voli radenti il suolo, spesso conclusi prima del previsto con atterraggi catastrofici, apparecchi distrutti e vite spezzate nel fiore degli anni. Di questa legione di «aviatori metà teatranti e metà rompicollo» Roland Garros è stato uno dei rappresentanti più valorosi, tanto che proprio a lui si devono alcune imprese entrate nella leggenda, fra cui tre record di altezza e la prima traversata senza scalo del Mediterraneo. Per non parlare dell'importanza che le sue innovazioni ebbero nella storia dell'aeronautica militare, come la messa a punto di un meccanismo che consentiva di sparare attraverso l'elica degli aeroplani, rendendo così possibili i primi duelli aerei già nel corso della Grande Guerra. Redatte tra il 1915 e il 1918, durante la lunga prigionia in Germania, queste sue memorie - definite da Philippe Forest un «formidabile romanzo d'appendice» - ci consegnano un ritratto sfavillante e spassoso di un mondo che non contempla l'attesa perché capace di guardare solo al futuro. E soprattutto quello di un genio impavido e a tratti schivo, afflitto da «una ripugnanza istintiva per il peso» e disposto a morire pur di ammirare lo spettacolo abbagliante del mare di nuvole e la «luce vergine nell'aria vergine». -
Il taglio
Un romanzo sui motivi profondi che hanno portato il Regno Unito a uscire dalla Unione Europea sull’onda del grido lanciato dalle comunità dimenticate dell’Inghilterra del Nord. rnrn«Storie e personaggi immaginati in modo vivido, rndisegnati con i tratti essenziali di un ritrattista esperto» - The Guardianrn«C'è un romanzo sociale inglese che si è distinto fra tutti, Il taglio di Anthony Cartwright [...] c'è una livida bellezza, un senso cristallino di tragedia che non si fa mai omelia» - Claudia Durastanti, La Repubblicarnrn«I critici inglesi hanno paragonato Il taglio ai grandi romanzi sociali dell' Ottocento, sul modello di Tempi difficili di Dickens: perché se la nostra epoca richiede ai romanzieri di essere affrontata con urgenza, Cartwright è stato all'altezza della sfida» - Luigi Ippolito, La LetturarnA pochi giorni dal referendum sulla Brexit, Cairo Jukes, operaio ed ex pugile dilettante, e Grace Trevithick, giovane film-maker di Londra, si conoscono e si innamorano a Dudley, nel Black Country, dove la donna si è trasferita per catturare in un documentario l’umore dell’elettorato. rnL’attesa dell’esito del voto si trasforma così nel viaggio in una terra di mezzo dove permangono solo le tracce di un passato che non esiste più, sostituito da un senso di tradimento e abbandono che prelude a «una vendetta su scala enorme, ma futile». Un libro potente che racconta le vere ragioni del voltafaccia di una nazione contro l’Europa, e prima ancora contro i fantasmi di un governo che ha annientato le speranze di intere generazioni di inglesi del Nord. Anthony Cartwright è la coscienza critica della working class inglese. -
Il vento della luna
«Per scappare ci sono molti modi, quando si è troppo piccoli per rendersi Indipendenti, resta la fantasia» - Francesco Olivo, TuttoLibri1969. È l'inizio di una nuova era. L'uomo sta per posare il piede sul suolo lunare. Nella piccola città di Mágina un tredicenne assiste palpitante al viaggio dell'Apollo 11. Anche per lui è epoca di cambiamenti: l'infanzia è finita e l'ingresso nella pubertà è segnato dall'affacciarsi di pulsioni fino a quel momento sconosciute e da una crescente insofferenza per l'educazione cattolica, la vita rurale e il ritmo lento delle stagioni che si ripetono, anno dopo anno, sempre uguali. È un tempo tedioso, così diverso dal tempo delle missiobni spaziali, che non si misura in giorni o settimane, ma in ore, minuti e secondi. Le giornate le passa a leggere libri di astronomia, zoologia e botanica che trova nella biblioteca pubblica, isolato dalla quotidianità familiare fatta di duro lavoro e ricordi bisbigliati sulle atrocità della guerra civile, in una Spagna franchista sospesa tra spinta alla modernità e oppressione. Un'atmosfera pesante a cui il giovane protagonista tenta di sfuggire aggrappandosi a questo traguardo dell'ingegno umano, un sogni di libertà che solo la mente di un ragazzino può concepire. -
Muhammad Ali, la vita
Jonathan Eig ci racconta l’epopea di un uomo che è stato, prima di tutto, un inno alla bellezza della contraddizione umana.rn«Arriva in Italia un nuovo, monumentale libro sulla vita del pugile. Dentro c'è tutto, nel bene e nel male. A partire dagli ultimi anni sul ring e dai 157 mila pugni incassati, che lo rovinarono» - Il Venerdìrn«Queste pagine son qui a dimostrare che è nei particolari che si giudica un uomo» - Paolo Brusorio, TuttoLibrirnUn pugile inarrivabile, “un fenomeno, una sfida alla democrazia e al decoro”. rnCerte vite non finiscono mai di essere raccontate. Jonathan Eig ce lo ricorda in questo monumentale ritratto di Muhammad Ali, «il più grande», l’atleta che meglio di ogni altro è riuscito a travalicare i confini dello sport per diventare un’icona politica e di costume. Un uomo la cui biografia ha già ispirato decine di libri, film, documentari e articoli, che hanno lasciato però la più elementare delle domande – chi era davvero Muhammad Ali? – ancora in attesa di una risposta.rnPer prima cosa Ali è stato un pugile inarrivabile, capace di rivoluzionare la nobile arte e trasformare il ring nel palcoscenico del Bol’šoj; poi un umile seguace di Allah e un leader del Black Power, autoproclamatosi nemico pubblico numero uno dell’America bianca e reazionaria; e, suo malgrado, un attivista per i diritti civili, disposto a sacrificare i migliori anni della sua carriera per rimanere fedele a un principio. E ancora: un provocatore dalla rima baciata, un fedifrago ossessionato dal sesso, un avido altruista votato all’autodistruzione, «un fenomeno, uno stato d’animo, un’attitudine, una sfida alla democrazia e al decoro». Attingendo a una mole impressionante di fonti, per buona parte inedite, Eig ripercorre le gesta dell’eroe con una dedizione commovente, senza risparmiargli nulla e riuscendo nell’intento di restituire al lettore, all’appassionato come al neofita, l’epopea di un uomo che è stato, prima di tutto, un inno alla bellezza della contraddizione umana. -
Suite 200. L'ultima notte di Ayrton Senna
Sabato 30 aprile 1994, Hotel Castello. Nella Suite 200 si consuma l'ultima notte di Ayrton Senna. Mancano poche ore al Gran premio di San Marino e c'è una cupa tensione nell'aria. Nel primo pomeriggio è morto Roland Ratzenberger, il giorno precedente Rubens Barrichello si è salvato per miracolo dopo un brutto incidente in prova. Senna è scosso, vuole che tutto si fermi. Il fratello Leonardo gli ha appena fatto ascoltare un nastro che contiene alcune registrazioni compromettenti di Adriane, la sua fidanzata, l'unica persona con cui riesce a trovare un po' di pace. Senna sa bene quanto è invisa alla famiglia, e il gesto del fratello è solo l'ennesimo tentativo di separarli. Sarà una notte di pensieri, riflessioni, tutta la sua vita verrà passata al setaccio: il complesso rapporto con il padre, i suoi chiacchierati amori, la rivalità con gli altri piloti (Piquet, Prost, l'astro nascente Schumacher), l'afflato mistico che preme dentro di lui e l'urgenza di una svolta, «restituendo a chi ha meno». Terruzzi, grazie a uno stile secco e ritmico, ricostruisce con lente psicanalitica la complessità di Senna pilota e uomo, disseziona l'origine del mito. Ne viene fuori un ritratto intimo e inatteso, avvincente nel suo approssimarsi al momento fatale: un campione al cospetto del suo talento, ma anche il profilo di un mondo che dopo il primo maggio 1994 non sarebbe stato più lo stesso. -
Su Michael Jackson
Un bambino prodigio, rnun performer inarrivabile, rnun'icona contemporanea, rnun uomo tormentato.rn«È ammirevole come l’autrice riesca a mettere in discussione verità precostituite, ribalti ogni concezione assoluta e non scada in un facile romanticismo.» - La Stamparn«Una scrupolosa indagine sociologica, psicologica e fenomenologica» - Giuseppe Videtti, Il Venerdì di Repubblicarn«Jefferson pone il tema attualissimo del confine fragile tra l'uomo e l'arte» - Gabriele Santoro, Il MessaggerornrnrnUn artista geniale, un provocatore, un’icona, un enigma dei nostri tempi. Un talento capace fin da bambino di mescolare generi e stili, di reinventarsi sul palco e nella vita, accogliendo in sé l’essenza di altri personaggi, di miti e modelli immaginari: Diana Ross e Elvis Presley, Elizabeth Taylor e James Brown, Edgar Allan Poe e Peter Pan. Ma chi era davvero Michael Jackson? E cosa lega la sua ascesa spettacolare e la sua caduta rovinosa a coloro che lo hanno creato, amato o ferito? 66thand2nd propone per la prima volta in Italia questo studio affascinante di Margo Jefferson, che sonda fin nei suoi recessi più intimi l’anima tormentata del Re del Pop: dai Jackson Five alla Motown, da Thriller alle raccapriccianti trasformazioni fisiche, fino al processo per abusi sessuali e alle ultime, scioccanti rivelazioni. -
Generazione Peter Sagan. Una rivoluzione su due ruote
Un luogo comune recita che a calcio, basket o tennis puoi giocare, ma nel ciclismo devi soffrire.rn«Il libro celebra il più rivoluzionario dei corridori. E non per i suoi tre titoli mondiali consecutivi, ma per lo stile. Lontanissimo dalle tradizioni.» - il Venerdì di RepubblicarnLa bicicletta è una cosa seria e ha regole severe, impietose: bisogna fare fatica, sputare sangue, arrivare al traguardo preferibilmente esanimi. Eppure, da qualche anno, sul palcoscenico mondiale delle due ruote ha fatto la sua comparsa uno strano personaggio, in grado di ribaltare i canoni. Porta barba e capelli lunghi, a volte si rasa a zero, ha l'aria rilassata anche dopo centinaia di chilometri e decine di settori in pavé, macinati masticando polvere. È Peter Sagan. Un campione vero ma anche un tipo molto cool, uno che sa divertirsi e rifiuta istintivamente il mito della sofferenza in bici. Proprio questo lasciarsi dietro le spalle l'immaginario doloroso e nostalgico del ciclismo forse la chiave del suo straordinario successo, anche fuori dai confini della disciplina. In «Generazione Peter Sagan» Giacomo Pellizzari parte da questa figura inattesa per compiere un viaggio spericolato e appassionante dentro il ciclismo di oggi, raccontandoci come è cambiato, tanto per i professionisti quanto per gli amatori. Perché c'è tutto un mondo – nuovo, coinvolgente, social – oltre quella gloriosa salita da piangere. Perché pure al ciclismo possiamo, dobbiamo giocare.