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Not a game. Storia di Allen Iverson, il ribelle della NBA
We talkin’ about practice, man. Not a game. «Stiamo parlando di un allenamento, amico. Non di una partita». È il ritornello che Allen Iverson, in preda ai fumi dell’alcol, pronunciò all’infinito in una famigerata conferenza stampa del 2002. I suoi Sixers erano stati buttati fuori dai playoff e lui si era scontrato per l’ennesima volta con il coach Larry Brown. È attorno a questo episodio, presagio di una vertiginosa caduta, che si avvolge come una spirale l’irrequieta esistenza di A.I., o The Answer, com’era noto a quei tempi. La maglia numero 3, le treccine, i tatuaggi, i quattro titoli dei punti, le Finals da protagonista contro i Lakers di Bryant e O’Neal; ma anche le violenze coniugali, l’infanzia senza padre, un patrimonio da milioni di dollari sperperato per mantenere amici, parenti e auto di lusso, la rissa nella sala da bowling e l’arresto a diciassette anni che per poco non gli bruciò la carriera. Qui c’è tutto Iverson, scontroso, lunatico, ribelle: il cestista più elettrico della Nba, forse il più amato dai tifosi (che nei suoi difetti e nella sua statura si identificavano), il ragazzo dal sorriso disarmante che amava correre sul ciglio dell’abisso. Basandosi su centinaia di articoli e interviste, oltre che su una mole preziosa di documenti processuali, Kent Babb ripercorre la parabola di un’icona del basket e della cultura hip hop, un talento eccentrico e dirompente, le cui fortune hanno virato più in fretta del suo irresistibile crossover. -
Un oceano, due mari, tre continenti
In questo romanzo intriso di compassione e umanità, N'Sondé fa rivivere un personaggio misconosciuto della Storia, un Candido africano portatore, nonostante le prove affrontate, di un messaggio intramontabile di uguaglianza, fraternità e speranza.rn«Ripercorrendo le atrocità della tratta degli schiavi, abusi e orrori di un'epoca segnata dall'oscurantismo, Wilfried N'Sondé ci mette davanti come in tuti i suoi romanzi, sempre in modo molto poetico, i temi attualissimi, oggi come ieri, dell'immigrazione e dell'incontro tra le culture» - RobinsonrnrnrnIl viaggio di Nsaku Ne Vunda ha inizio nel 1583 in una notte di tempesta, nel piccolo villaggio di Boko, «una contrada di misteri e magia, dove i morti a volte si aggiravano tra i vivi in una promiscuità mistica che sfidava le leggi della ragione». Cresciuto nel rispetto degli antenati e delle tradizioni del suo popolo, studia alla scuola dei missionari nella capitale del regno del Congo, dove viene ordinato prete con il nome di don Antonio Manuel. Tornato nel villaggio natale, si dedica alla costruzione di una cappella e percorre la provincia allo scopo di convincere donne e uomini a unirsi alla comunità dei cristiani. Un destino inaspettato però lo attende. Convocato da re Alvaro II, viene nominato ambasciatore presso la Santa Sede con una missione segreta: informare il papa della tratta degli schiavi che riduce i suoi connazionali in catene. Comincia così una grande avventura attraverso un oceano, due mari e tre continenti, che lo condurrà prima in Brasile, poi in Portogallo, in Spagna e infine a Roma, tra assalti di pirati, naufragi e persecuzioni della Santa Inquisizione. Scoprirà il valore dell'amicizia e anche quello dell'amore, senza mai arrendersi anche quando la sua fede vacillerà di fronte agli orrori di cui sarà testimone. -
Calcio liquido. L'evoluzione tattica della Serie A
Una storia che sembra percorrere un circuito ad anello, in cui successo e declino si rincorrono continuamente: in ogni fase in cui il movimento calcistico italiano sembra arretrato, si intravede una speranza di rinnovamento e di successo futuro. Una speranza ben rappresentata dal trionfo degli Azzurri nell’Europeo.Secondo Vujadin Boškov, c’è una legge eterna nel calcio: i giocatori vincono, gli allenatori perdono. Eppure non si può pensare alla storia del calcio se non all’interno della storia della tattica e dei suoi principali strateghi: gli allenatori. Calcio liquido ripercorre gli ultimi trent’anni di evoluzione tattica della Serie A e più in generale del calcio italiano, partendo dal Big Bang di Arrigo Sacchi. Si va dall’avanguardia degli anni Novanta, in cui la Serie A è il paradigma globale e domina le coppe europee, alle moderne proposte tattiche, più aggressive e meno speculative, passando per la crisi successiva al Mondiale del 2006. Infine, si arriva alla nuova proposta di gioco della Nazionale di Mancini.rnCalcio liquido, con un linguaggio chiaro e accessibile, ripercorre tutti i momenti decisivi e gli allenatori importanti del nostro campionato, con uno sguardo anche ai tecnici stranieri più influenti per il calcio contemporaneo. Da Sacchi a Capello, da Zeman a Lippi, da Spalletti a Mourinho, da Ancelotti a Sarri, fino a Conte, Gasperini, Allegri e Mancini: modi diversi di pensare il calcio, tutti ugualmente validi, alcuni più vincenti di altri. rn -
Eredità
Miguel Bonnefoy, con la sua scrittura elegante, evocativa, compone un ritratto familiare profondamente umano, dove la grande Storia entra prepotente in esistenze comuni plasmandole in destini fuori dall'ordinario.«A 33 anni e al terzo stupefacente romanzo, con Eredità (presso 66thand2nd) Bonnefoy racconta come la fillossera - il pidocchio selvatico che distrusse in pochi mesi secoli di agricoltura francese, dal Mediterraneo all’Alsazia - induce Lonsonier, che ha visto ingiallire in una notte i suoi sei ettari di onorati vitigni, a salpare verso la California, con trenta franchi in una tasca e, nell’altra, l’unico ceppo di vite rimasto sano». - Daria Galateria, RobinsonLa casa di calle Santo Domingo, a Santiago del Cile, con i suoi tre limoni a nascondere la facciata, ha ospitato diverse generazioni di Lonsonier. Lì il patriarca, giunto dalla Francia alla fine dell'Ottocento con trenta franchi in una tasca e un ceppo di vite nell'altra, ha visto il suo primogenito, Lazare, annunciare in un giorno di agosto del 1914 la sua volontà di andare a combattere in Europa per una terra che conosceva solo attraverso i libri e i racconti del padre. Lì Lazare abiterà insieme alla moglie Thérèse e costruirà una voliera in giardino per ospitare decine di splendidi uccelli. Lì nascerà Margot, l'aviatrice, che sorvolerà i cieli sopra la Manica durante la Seconda guerra mondiale, e sarà concepito il figlio di lei, Ilario Da, il rivoluzionario, che vivrà le ore più buie della dittatura di Pinochet. Vite condannate a passare da una costa all'altra dell'Atlantico, accompagnate da una lunga serie di dilemmi destinati a non abbandonarle mai, con la misteriosa leggenda di uno zio scomparso come unica eredità. -
Il circo del ring. Dispacci dal mondo della boxe
Sulla scia del classico Sulla boxe di Joyce Carol Oates, Il circo del ring segna l'incontro felice tra una premiata autrice di narrativa e «la dolce scienza», considerata da sempre la più letteraria fra tutte le discipline sportive.«Dunn aveva un talento speciale per cogliere interi mondi nei dettagli, in gesti all'apparenza secondari» - Tommaso Sopincio, Tuttolibrirnrn«Misoginia, femminismo, identità di genere: quando Dunn ha iniziato a scrivere di pugilato, l'era di Million Dollar Baby, era ancora lontana» - Maurizio Fiorino, RobinsonrnNel 1980 Katherine Dunn assistette a un incontro di boxe in tv. Ne rimase incantata e decise di andare col marito a una kermesse dal vivo, curiosa di indagare da vicino «la natura della violenza». Nel giro di un anno cominciò a frequentare le palestre locali, veri santuari di uno sport intriso di sangue e sudore. Iniziò poi a tenere una rubrica sul «Willamette Week», celebre foglio della controcultura di Portland, che avrebbe ospitato molti dei suoi ritratti - qui raccolti per la prima volta in un unico volume -, in cui Dunn mescola storie di atleti illustri e di personaggi oscuri, pittoreschi: dilettanti, allenatori, cutmen, preti boxeur. E una pagina dopo l'altra traccia i contorni di un ambiente affascinante che si nutre di ambizioni, rivalità e romanticismo, e su cui spiccano le figure leggendarie di Roberto Durán, Sugar Ray Leonard, Marvin Hagler e Mike Tyson, riscattato finalmente dall'infamia del morso all'orecchio di Holyfield. Un ambiente popolato da una schiera di figure controverse, irresistibili, come il tenero psicotico Johnny Tapia, o le protagoniste del discusso pugilato femminile, tra cui l'olandese Lucia Rijker, campionessa anche di kickboxing, o le figlie d'arte Laila Ali e Jacqui Frazier-Lyde. -
Latitudine 0°
Un romanzo visionario, avventuroso, che ammicca alla letteratura fantastica e al mito azteco, in un’America Latina onirica e misteriosa dove ogni uomo, dimentico di sé stesso, è costretto a fare i conti con il proprio cuore di tenebra.rn«Latitudine 0°, romanzo d'esordio di Marco Lapenna, si legge come un euforico atto d'amore nei confronti di Joseph Conrad, Roberto Bolaño e Sarban» - Orazio Labbate, la LetturaAlla ricerca di Nina, la donna magnetica e incostante che non è mai riuscito a dimenticare, Gaspar Carvajal giunge in una Città del Messico anestetizzata dall’inverno. Nina si è volatilizzata mesi prima, solo una flebile traccia la lega a una psichiatra assassinata e ai vaneggiamenti del Russo, personaggio oscuro e inquietante, ossessionato da una fantomatica foresta: un continente invisibile dai confini sfuggenti, retto da un egemone sanguinario. Eppure non si tratta delle farneticazioni di un folle, la foresta esiste, è un luogo violento e primordiale dove la vita è guidata da pulsioni ancestrali e i desideri degli uomini – inappagati e inappagabili – prendono la forma concreta di demoni pronti a divorarsi l’un l’altro. Carvajal decide di inoltrarsi in questo territorio selvaggio piegandosi a una nuova esistenza dove sono saltate tutte le regole del contratto sociale e vige un’unica legge: la predazione istituzionalizzata. Ma anche in questo universo immutabile qualcosa sta cambiando. Un condottiero dal demone straordinariamente potente si è messo alla testa di un manipolo di ribelli per annientare la schiavitù del desiderio e raggiungere, muovendo di colonia in colonia, il centro pulsante della foresta: Latitudine 0° . -
Isla bonita. Amori, bugie e colpi di tacco
Si chiama Santiago Ramiro Rodríguez, ma tutti lo conoscono come El Gordo. È un calciatore uruguaiano sul viale del tramonto che vive felicemente immerso nei suoi eccessi: l'alcol, le donne, il gioco d'azzardo. Ha guadagnato milioni col suo genio, e con la sua sregolatezza li ha sperperati tutti. Era una stella, ora campa alle spalle della suocera e di una giovane moglie. E, come se non bastasse, un biscazziere psicopatico che si fa chiamare El Carnicero (il macellaio) lo sta cercando per fargli pagare in natura i debiti di gioco. Ma al Gordo il destino concede un'ultima possibilità: un ingaggio a sorpresa, lì dove tutto era cominciato quando a vent'anni aveva esordito tra i professionisti. A Cagliari, sfavillante capitale della Sardegna, la sua isla bonita. In un crescendo picaresco di avventure e disavventure seguiamo un'incredibile stagione di sport, passioni e intrighi. Con la sua vita dissipata e la sua ansia di riscatto il Gordo costringe tutti ad affrontare la sfida del cambiamento. Attorno a lui, in questo romanzo che è anche una commedia corale, ruotano Firicano, un mefistofelico direttore sportivo; Morelli, un medico con un talento speciale per rimettere in sesto i campioni e per gli amori complicati; Aresu, un addetto stampa romantico e ingenuo; Laura, una giovane giornalista. In questo romanzo d'esordio, Nicola Muscas racconta splendori e miserie del gioco del calcio. Tra colpi di tacco e vendette spietate, tra rimpianti, rum e nostalgia. -
Paolo Maldini, 1041
Pare che a Maldini lo abbia raccontato un suo ex compagno. In una lezione al corso allenatori di Coverciano, un docente aveva spiegato alcuni fondamentali: «Su un lancio lungo avversario, il terzino che difende deve correre verso la propria porta tenendo avversario e pallone tra sé e il fallo laterale. E per minimizzare i rischi, deve compiere l'intervento voltandosi verso l'esterno del campo». Poi aveva aggiunto: «A meno che tu non sia Maldini». Nella storia del calcio sono pochissimi i giocatori che nel corso di una carriera vissuta sempre nella stessa squadra hanno vinto tutto e insieme hanno ridefinito quello che si può fare in campo. Paolo Maldini è uno di loro. Col Milan ha conquistato la sua prima Coppa dei Campioni a vent'anni e l'ultima solo un mese prima di compierne trentanove. Nelle sue 1041 presenze ufficiali ha trasformato il ruolo del difensore, appropriandosi dell'enfasi e dell'estetica del gioco come se fosse un fantasista, caricando alcuni suoi recuperi in scivolata con lo stesso peso emotivo di un gol. Ma il racconto idealizzato e addomesticato di Paolo Maldini ha finito spesso per nascondere la ricchezza di una figura molto più complessa. In questo libro Diego Guido non si è fermato alla superficie. Ha intervistato i protagonisti - Maldini naturalmente, e poi Sacchi, Ambrosini, Prandelli - e ha scelto di raccontare tutte le sfaccettature di un mito del calcio moderno che non ha mai fatto pace con alcuni aspetti di quel mondo. -
L' unica persona nera nella stanza
Con un approccio inedito e un linguaggio fresco e «social», Nadeesha Uyangoda apre in questo libro, che incrocia saggio e memoir, un'onesta conversazione per comprendere meglio la dinamica razziale nel nostro paese.«""Nadeesha"""" significa fiume, ma anche dea del fiume. E così si chiama un corso d’acqua che sfocia nel fiume indiano Yamuna. Quest’ultimo è il nome di mia madre. Purtroppo assistiamo a una tendenza a europeizzare, a sbiancare i nomi a cui non siamo abituati. Ma il nome fa parte dell’identità, è importante mantenerlo.» – Nadeesha Uyangoda, intervista a La Lettura - Il Corriere della SeraLa razza è un concetto difficile da cogliere, pur non avendo fondamenti biologici produce grossi effetti nei rapporti sociali, professionali e sentimentali. La razza in Italia non si palesa fino a quando tu non sei l'unica persona nera in una stanza di bianchi. E quell'unica persona è Bellamy, Mike, Blessy, David... una moltitudine in parte sommersa, sotterranea. Quell'unica persona è chi si è sentito dire troppe volte che «gli italiani neri non esistono»: lo gridano negli stadi, lo dice certa politica, sembrano confermarlo le serie tv, la letteratura, i media. In un certo senso è persino vero: gli italiani neri non emergono, non si vedono negli ambienti della cultura, nei talk show e nelle liste elettorali. O meglio, in quei luoghi esistono ma solo come oggetto del discorso, quasi mai come soggetto. La loro presenza è ridotta alla riforma della cittadinanza, ai casi di razzismo, all'«immigrazione fuori controllo», ai barconi, all'«integrazione»."" -
Streghe fraterne
Streghe fraterne è un grande trittico, un'opera tutta al femminile, violenta, segnata da una sessualità delirante ma anche dalla nostalgia della declamazione e della parola. E dal desiderio di sopravvivere, a ogni costo.«Volodine naviga al largo delle tendenze letterarie del momento, frantuma i confini dei generi letterari, ne inventa di suoi, non cerca una narrativa ""facile"""" né ambientazioni convenzionali, ama i grigi, spesso il nero, e se bellezza c'è nei suoi libri, è la bellezza malata, violata di un mondo in rovina che ha anche in questo libro le caratteristiche del Caucaso» - Cristina Taglietti, la Letturarnrn«Antoine Volodine realizza un omaggio alla forza della parola» - Luciano Funetta, Robinsonrn«Antoine Volodine è uno scrittore di ortodossa devozione alla letteratura. Malgrado si ostini a venerare luoghi marci e comportamenti aberranti, ha un atteggiamento cristallino rispetto al mestiere di scrittore. La sua prosa è limpida quanto i suoi panorami sono oscuri» - Elena Stancanelli, la StamparnrnÉliane Schubert, attrice girovaga, racconta nel corso di un interrogatorio la storia della compagnia teatrale itinerante di cui ha fatto parte. Anni interminabili passati a viaggiare sugli altopiani a bordo di due furgoncini carichi di fagotti attraverso villaggi e contrade, recitando farse medievali e scenette di agit-prop, in un mondo indefinito dove si aggirano banditi a cavallo, crudeli e assetati di sangue. Il racconto di Éliane è intervallato da brevi vociferazioni, stralci di una cantopera trasmessale dalla madre e dalla nonna, attrici girovaghe anche loro. Questi slogan snocciolati come un mantra, con incitamenti all'assassinio e parole d'ordine concepite per un popolo da fine mondo, sono il fulcro narrativo della seconda parte. La terza e ultima parte, costruita come un'unica frase lunga oltre cento pagine, conduce il lettore nello spazio scuro, trascinandolo in una potente spirale onirica e allucinatoria."" -
Tutte le conseguenze
«La semplicità apparente attraverso cui Joan Silber mostra l’indefinita essenza delle nostre vite la rende una grande scrittrice contemporanea» - Liborio Conca, TTLNew York, ottobre 2012. Mentre la città si prepara all'arrivo dell'uragano Sandy, la giovane Reyna, madre single, è impegnata a gestire il complicato rapporto con Boyd, il suo nuovo ragazzo appena uscito dal carcere di Rikers Island. Nonostante sia in libertà vigilata, Boyd ha ripreso a frequentare i vecchi amici, iniziando a contrabbandare sigarette dalla Virginia. E ora vuole trascinare nell'impresa anche Reyna, perché ha bisogno di qualcuno che guidi oltre il confine di Stato. Quando lei all'ultimo momento si tira indietro, le conseguenze della sua scelta finiranno per stravolgere la vita di tante altre persone. Tra loro Claude, che aveva deciso di sostituirla al volante, e sua sorella Lynette; e poi Darisse, un'infermiera che Claude aveva conosciuto durante i traffici illegali a Richmond; e infine Teddy, un camionista che vive sulle autostrade, diviso tra due amori e uscito a fatica dall'alcolismo. Ma forse c'è ancora tempo per cambiare, per riparare agli errori e provare a ricostruire il futuro, come la città di New York sopravvissuta alla furia del tornado. Le speranze di Reyna risiedono in un vecchio tappeto turco che le ha regalato zia Kiki, tornata in patria dopo un lungo matrimonio con un commerciante di Istanbul. Proprio quel tappeto, insieme a un'antica tavoletta trafugata con altri reperti archeologici da tre tedeschi conosciuti da Kiki in Cappadocia, è l'oggetto prezioso cui si legano le storie di tutti i personaggi di questo romanzo a più voci, la tessera centrale di un raffinato mosaico narrativo costruito con mano sapiente da Joan Silber. -
Bravissima
Antonella non ha ancora quarant'anni quando da Milano si trasferisce con il marito Claudio e la figlia Teodora in una quieta cittadina del Centro-Sud. Mentre Claudio è impegnato in una difficile scalata professionale, Teodora scopre una nuova totalizzante passione nella ginnastica ritmica e Antonella deve reinventare sé stessa. Dalla maternità il suo mondo si era ristretto al benessere della bambina, ma adesso la figlia di otto anni è diventata una ginnasta ambiziosa. Teodora assorbe in fretta i dettami di uno sport che per disciplina e pretese sembra avvicinarsi a un'organizzazione paramilitare: diventa intransigente, tirannica, fanatica. Antonella è preoccupata per questa evoluzione, per il rapporto con sua figlia e soprattutto per la sua crescita. Ma la bambina è un prodigio, viene scelta da una società importante, già si pensa a un futuro in Nazionale. Sarà questo il momento in cui Antonella dovrà compiere la scelta a cui è chiamato ogni genitore: riconoscere che la figlia è un individuo dotato di volontà, autonomia e facoltà di sbagliare o mettere sempre davanti a tutto il proprio istinto di protezione? Alla fine interverrà il caso a ribaltare ancora una volta gli equilibri e i ruoli tra madre e figlia. Teodora si troverà presa in una situazione molto più grande di lei che Antonella proverà a gestire con inedita determinazione. Al suo esordio, Paola Moretti racconta con una scrittura nitida un legame d'amore in tutta la sua ricchezza e complessità. -
Valentino Rossi, il tiranno gentile
Valentino Rossi è il Mick Jagger della moto, può invecchiare, scivolare, ripetersi, ma avrà sempre il passo, la presenza, i pensieri e le opere di chi, tradendo la compostezza del ruolo e la fedeltà all’inganno della gloria, conserverà l’euforia e l’ilarità lunatica del guerriero per caso, che cerca il comico dopo aver scritto l’epica.Valentino Rossi è un’espressione sincretica fatta di velocità, cambiamenti del corpo e traiettorie impossibili. Un tiranno gentile che ha dominato la storia delle corse in moto. Un ragazzo da bar, prestato alla popolarità, che ha riportato il fattore umano, il pilota, nel cuore delle gare. Partito imitando i giapponesi, ha creato un nuovo tipo d’italiano, dove l’antica magia degli etruschi si fonde con la cocciutaggine dei samurai delle motociclette, innestandosi sulle manie imperiali romane. Discende dai meccanici silenziosi di Giovannino Guareschi disseminati lungo l’Appennino, stando in bilico tra le storie di Pier Vittorio Tondelli e Andrea Pazienza. Tra riviera e pista, spiaggia e paddock, impegno e divertimento, ha segnato e segna il suo tempo. Nove volte campione del mondo, oltre vent’anni di duelli e sorpassi, di rivalità aspre e di scelte coraggiose, è ormai entrato in una dimensione d’attesa. Si è trasformato in un marchio, una scuderia, un’Academy, mantenendo sempre la dimensione artigianale, genuina, felliniana all’interno di un successo hollywoodiano. Ha attraversato la vittoria, la sconfitta, il dolore per la morte di Marco Simoncelli, allievo, amico, erede. Ora è solo in pista, un alieno: per età, comportamenti, lingua e carattere. Fa a sportellate con una nuova generazione di piloti, ritrovandosi davanti la sua versione aggiornata, Marc Márquez, e anche se non riesce a cannibalizzarli come un tempo, li spaventa rincorrendoli, per quanto lontano dal podio. Corre, corre, corre e questo gli basta, con il sorriso come maschera della cattiveria che il tiranno deve avere per il bene del regno. -
Lettere da Whalestoe
Questo epistolario, cui si aggiungono undici lettere inedite e mai tradotte in italiano, è apparso per la prima volta tra le pagine di Casa di foglie, il monumentale capolavoro di Mark Z. Danielewski, e ci offre nella sua interezza un toccante ritratto di due persone perdute negli imprevedibili meandri del destino.«Lettere da Whalestoe rappresenta indubbiamente un dono prezioso, aggiuntivo e complementare per coloro che hanno adorato Casa di Foglie» - Orazio Labbate, la LetturaTra il 1982 e il 1989, Pelafina H. Lièvre spedì al figlio Johnny Truant una serie di lettere dal Three Attic Whalestoe Institute, un ospedale psichiatrico in Ohio dove trascorse gli ultimi anni della sua vita. Acute, sincere, tragiche, le sue missive svelano a poco a poco, scivolando sempre più nel delirio, il rapporto profondo e coinvolgente che lega una madre brillante ma disturbata al figlio da cui è stata separata ma che non ha mai smesso di amare, nemmeno dopo tanti anni di lontananza. Johnny, si sa, è il ragazzo che da grande avrebbe indagato i misteri del manoscritto di Zampanò, rinvenuto in un baule polveroso dopo la morte del suo estensore, per poi riportare alla luce le vicende soprannaturali accadute nella casa stregata di Ash Tree Lane, alternandole al racconto delle sue personali disavventure a Los Angeles e dintorni. -
Prudenti come serpenti
Torna in una nuova edizione il best seller di Lola Shoneyin, un romanzo ironico e dissacrante che è anche un inno all’emancipazione femminilern«Un libro dalla trama straordinaria» - Michela Murgia, RepubblicaBaba Segi è un facoltoso poligamo di mezza età, grassoccio e vanitoso, con un insaziabile appetito per il cibo, le donne e il sesso. Da due anni ha sposato la bella Bolanle, intelligente, istruita e di vent'anni più giovane. La coppia però non ha ancora avuto figli e, disperato, Baba Segi decide di abbandonare stregoni e ciarlatani per rivolgersi alla medicina ufficiale, convinto che la sua bella laureata sia sterile. Ma la decisione scatena un putiferio in casa perché le indagini potrebbero portare alla luce un terribile segreto, gelosamente custodito dalle altre mogli. Se il capofamiglia scoprisse la verità sarebbe la fine per quelle intriganti e la loro numerosa prole. L'unica cosa da fare è passare alle maniere forti e liberarsi dell'odiata Bolanle. Giocando con eleganza tra verità camuffate e oscure trame domestiche, Shoneyin scrive un romanzo ironico e dissacrante che è anche un inno all'emancipazione femminile. -
Roberto Mancini, senza mezze misure
«Mancini non vi farà compagnia, vi entrerà dentro, avrete voglia di saperne sempre un po' di più. rnE quando la prossima volta lo guarderete dirigere a bordo campo una partita dell'Italia, lo farete con occhi diversi.» - Mario SconcertiNe conoscevamo il genio e la sregolatezza, gli Europei ci hanno fatto innamorare della sua personalità e del suo talento da allenatore. Nel libro di Marco Gaetani tutto, ma proprio tutto, sull'uomo che ci ha portati sul tetto d'Europa. Il corpo di tre quarti, la gamba destra piegata all'indietro, il tacco che colpisce il pallone e manda fuori tempo gli avversari. Se si potesse fermare la carriera di Roberto Mancini in un attimo, riassumerla in un solo gesto, sarebbe questo. Una vita calcistica trascorsa all'insegna del colpo a effetto, con un bagaglio tecnico sterminato e una personalità dirompente, quella che gli ha permesso di vincere trofei con la Sampdoria, compreso uno scudetto che rappresenta una delle ultime grandi imprese del calcio italiano e del quale proprio nel 2021 cade il trentennale, e la Lazio. Vittorie significative, arrivate fuori dal giro delle «grandi» storiche. Ma forse quel carattere e quella personalità hanno finito per impedirne un'ascesa ancora maggiore. Marco Gaetani racconta uno dei talenti più limpidi passati per la Serie A negli ultimi quarant'anni, e non ne nasconde gli eccessi caratteriali. «Mancio», esploso ai massimi livelli quando era ancora un adolescente, ha saputo adattarsi presto a un mondo di altissima competitività, senza mai rinunciare al suo modo di intendere la vita e il calcio. Tanti hanno provato a trasformarlo in un centravanti moderno ma hanno dovuto fare i conti con la sua voglia di essere un numero 10, tanti lo hanno amato a prescindere dai suoi improvvisi momenti no. Con la maglia azzurra Mancini è stato atteso invano: il feeling, almeno sul campo, non è mai nato. È poi sbocciato da allenatore, al culmine di un altro percorso, avviato quando ancora non sentiva di aver davvero tolto gli scarpini. E ora, forse, Mancio ha finalmente fatto pace con l'Azzurro. -
Cactus League
Sostenuto dallo stile brillante di Emily Nemens, da una conoscenza attenta dei meccanismi del gioco e da una molteplicità di punti di vista narrativi, Cactus League è una storia di ossessioni e agonismo, un ritratto dell'America attraverso un viaggio nel microcosmo - a volte brutale, spietato, ma sempre romantico ed esaltante - del baseball professionistico.rn«Un universo in miniatura, esilarante, commovente e osservato con amore» - New York Times Books ReviewrnJason Goodyear è la star dei Los Angeles Lions, squadra di baseball in ritiro precampionato nel torrido deserto dell'Arizona. Bello, celebre, talentuoso, Goodyear è il miglior esterno sinistro dai tempi di Ted Williams, ora però è nel mezzo di una crisi profonda. Si dice che sia a un passo dal divorzio. Ma qual è il tarlo che lo divora? Ha a che fare forse con la passione per il gioco d'azzardo, con il casinò che si trova vicino al nuovo stadio di Scottsdale? Se lo chiedono anche gli allenatori, i tifosi, i compagni, le mogli e le fidanzate dei giocatori, oltre a una coppia di strozzini. Vorrebbe saperlo anche un vecchio cronista sportivo intenzionato a raccontare la sua storia, che si intreccia con quella di Michael Taylor, un hitting coach aggrappato con i denti al suo lavoro; di Tamara Rowland, una donna piena di risorse in cerca di un'ultima conquista; di Herb Allison, leggendario agente sportivo sul viale del tramonto; e di una pletora di altri personaggi, impegnati a ritagliarsi un posto al sole in vista della nuova, imminente stagione. -
Le stazioni della luna
«Le storie di Ali Farah travolgono perché parlano di un mondo insieme vicino e lontano» - Irene BignardiOrfana di madre, Ebla cresce nell’entroterra somalo. L’anziano padre, astronomo e divinatore tradizionale, le insegna l’arte interdetta alle donne di leggere le stelle, i pianeti e i segni del cielo. Per sfuggire a un matrimonio combinato si ritroverà nella Mogadiscio degli anni Trenta, complice il poeta e camionista Gacaliye. Insieme metteranno su un piccolo e proficuo commercio e avranno due bambini, Kaahiye e Sagal. La storia di Ebla si intreccia con quella di Clara, sua figlia di latte, nata da genitori italiani residenti a Mogadiscio. Costretta, appena adolescente, a lasciare il paese con la madre e il fratello Enrico a bordo di una delle famose «navi bianche», Clara farà ritorno nella città natale solo all’inizio degli anni Cinquanta in veste di giovane maestra, agli esordi dell’Amministrazione fiduciaria italiana. Attraverso lo stretto rapporto con Ebla, i suoi figli Kaahiye e Sagal e l’amica Mirella, Clara si ritroverà coinvolta in prima persona nelle lotte per l’indipendenza del paese in un periodo storico tormentato, quando l’Italia torna in Somalia con il compito di accompagnarla nel processo verso l’indipendenza. -
Italia-Francia, l'ultima notte felice
Cosa vuol dire che una partita di calcio è entrata nella storia? Quali tracce permanenti lascia davvero nella memoria qualcosa di così transitorio come un evento sportivo? Il risultato? Un coro da stadio senza parole? Lo sguardo febbrile di un terzino poco conosciuto che fissa il portiere avversario prima di tirare il rigore più importante del mondo? Zinédine Zidane piegato in avanti con la testa che aderisce al petto di Marco Materazzi, le due silhouette che si uniscono per un attimo come in una scultura? Stefano Piri racconta la finale del Mondiale 2006, Italia-Francia, come lo snodo dove si incrociano e si risolvono alcune delle narrazioni più potenti del calcio degli anni Zero. Quella paradossale di Zidane, ritornato in Nazionale dopo essersi ritirato perché voleva essere ricordato come un eroe. Quella emblematica e per certi versi religiosa della Nazionale italiana, che con la vittoria cancellò in un attimo i peccati di Calciopoli e di un movimento in realtà già in crisi da anni. Ma non saremmo onesti se ci limitassimo a canticchiare ancora una volta po-po-po-po-po-po-po senza riconoscere che quel trionfo del 9 luglio 2006 – con i caroselli per strada e la grande festa al Circo Massimo – è l’ultima notte felice d’Italia, il momento più luminoso di una stella che in realtà, al punto di origine, si era già spenta. Perché di una partita entrata nella storia come la finale di Berlino vale la pena raccontare quello che tutti ricordiamo, ma anche quello che abbiamo preferito dimenticare. -
Zlatan Ibrahimovic, una cosa irripetibile
Zlatan Ibrahimovic è stato molte cose. Un predestinato, un talento unico ma impossibile da inserire in squadra, un alieno, un estraneo. Il giocatore che vinceva campionati e coppe nazionali ovunque andasse ma che non arrivava mai in finale di Champions League e non convinceva tutti. Dopo il grande rifiuto di Pep Guardiola, che lo ha espulso dal sistema del Barcellona in cui Ibrahimovic aveva tentato di integrarsi, ha avuto inizio la seconda parte della sua carriera. Quando ha smesso di provare a piacere a ogni costo per essere sé stesso fino in fondo. A cominciare dalla notte del 14 novembre 2012, in cui è diventato l'unico calciatore a segnare quattro gol alla Nazionale inglese davanti al pubblico che più lo aveva criticato. E il quarto gol, una rovesciata impossibile, è entrato nella storia del calcio come uno dei più difficili e belli. Con il primo trasferimento al Milan, passando poi per Parigi, Manchester e Los Angeles prima di tornare di nuovo in rossonero, lo Zlatan maturo ha ribaltato la prospettiva. È riuscito a compiere un'impresa che pareva impossibile: adattare la realtà al suo talento e alla sua fantasia. Ma anche lui si è adattato agli anni che passavano, mostrandosi via via più disponibile verso i compagni e offrendo un esempio di professionalità e concentrazione, dentro e fuori dal campo. Sempre con uno stile che è solo suo, è arrivato a quarant'anni e chissà... la sua storia non è ancora finita. Daniele Manusia dipinge un ritratto a tutto tondo di un campione irripetibile che ha sconfitto anche il tempo.