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Don Carlo Signorato. Il cappellano dei forti veronesi: 1943-1945
Tra il 1943 e il 1945 Verona, perno della Rsi e dell'occupazione nazista, diventa un arcipelago di luoghi di detenzione in cui sono rinchiusi migliaia di perseguitati politici, militari, donne, sacerdoti e chiunque sia sospettato di sostenere i partigiani. Don Carlo Signorato è il cappellano delle prigioni nei forti San Leonardo, San Mattia, Santa Sofia, Procolo. Su incarico del vescovo Girolamo Cardinale si prodiga per aiutare i reclusi, coordinando un'organizzazione che coinvolge l'industriale Attilio Rossi. Il sacerdote attiva un'opera umanitaria fruttuosissima: al sabato confessa e alla domenica distribuisce e raccoglie biglietti e lettere durante la messa. La rete di aiuti si espande poi oltre la città scaligera, per i deportati trasferiti nel campo di transito di Bolzano. Dopo 75 anni di silenzio l'Archivio storico diocesano e quello parrocchiale dei Santi Apostoli restituiscono il carteggio di don Signorato, le lettere dei condannati a morte e un registro tedesco che riporta i nomi e le date di permanenza di circa duemila reclusi solo per il 1945. Ma, soprattutto, il prezioso ruolo di un sacerdote che ha significato conforto e salvezza per tanti antifascisti. -
Schei in fumo. Il rogo della finanza veronese
Schei! Così Gian Antonio Stella intitolava un famoso ritratto del Veneto degli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, cuore di un Nordest proiettato verso lo sviluppo cavalcando iniziativa imprenditoriale, visione di mercato, ma anche egoismo e avidità. Con gli schei, i soldi, come mezzo e fine, motore e valore-guida. Negli anni Duemila abbiamo però assistito al declino: gli schei erano finiti. Ma finiti dove? E come? Questo libro vuole dare una risposta relativa al settore della finanza bancaria e assicurativa nell'area di Verona. La piazza finanziaria della città scaligera era tra le più importanti d'Italia, e gli schei erano tanti. Poi, nell'ultimo ventennio, Verona ha perso la direzione di due banche importanti, Cassa di Risparmio e Banca Popolare. Un altro duro colpo è venuto dalle ingenti perdite patrimoniali della Fondazione Cariverona. Nel frattempo, i titoli azionari della Popolare e di Cattolica assicurazioni andavano incontro a perdite rovinose, svuotando le tasche a migliaia di risparmiatori. Non un declino: un rogo. E la città? È rimasta in silenzio. Un silenzio che qui si vuole rompere attraverso un'analisi rigorosa e dettagliata. Introduzione di Francesco Rossi. -
Venezia 1576, la peste. Una drammatica cronaca del Cinquecento
Nel 1576 il notaio Rocco Benedetti, recatosi nella «gran bella città che era stata cortese e fedel albergo alle genti del mondo», la descrive con lo sgomento di chi assiste alle prime manifestazioni della peste e ne vede gli effetti di persona. Benedetti testimonia il progredire del morbo, riporta le richieste rivolte ai medici dello Studio di Padova per arginarlo e le loro risposte, tranquillizzanti all'inizio, contradditorie in seguito. Ha sotto i propri occhi le calli e i campi deserti e silenziosi, l'immenso sforzo compiuto dalle strutture sanitarie, l'esplodere delle diversità sociali. I provvedimenti presi dalle magistrature della Repubblica per tenere lontane tra loro le persone contagiate, per isolare le zone colpite, per disinfettare case e luoghi destano curiosità e stupore. Le analogie di molti stati d'animo, oltre che degli effetti improvvisi prodotti dal diffondersi della paura sui comportamenti della popolazione e sull'uso degli spazi urbani, appaiono singolari a chi legge oggi, a distanza di quasi cinque secoli, questa breve, vivacissima narrazione su di uno dei più cosmopoliti centri urbani d'Europa mentre passa, repentinamente, dall'affollamento al vuoto. -
L' esangue invasore venuto da Oriente. Il colera nell'Istria nordoccidentale (1830-1890)
La monografia prende in esame le epidemie di colera che colpirono le città dell'Istria nordoccidentale e Trieste con i rispettivi circondari, in chiave principalmente storico-sociale con rimandi agli aspetti demografici e di storia della medicina. L'intento è quello di fornire un quadro il più completo e organico possibile del fenomeno del colera così come vissuto dalla popolazione istriana, prendendo in considerazione una molteplicità di punti di vista legati al contesto sociale, ambientale, cetuale e persino etnico. Il pensiero medico del tempo, e con esso anche il dibattito sviluppatosi sulla questione della contagiosità o meno del colera, influì in modo determinante sulle misure di prevenzione anticolerica e in parte anche su quelle terapeutiche. Anche l'immagine stessa del colera così come restituita dal contesto socio-culturale cambiò profondamente nel corso dell'Ottocento: dal colera quale conseguenza di esalazioni mefitiche, se non già malattia legata alla moralità personale, si passò infatti al colera dei poveri e, di rimando, al colera dell'immondizia, fino a concepirlo, a partire dalla scoperta del Vibrio cholerae da parte di Koch (1883), come un fenomeno batteriologico. -
Marco degli uragani
Marco è un insegnante di educazione fisica e un istruttore di vela. Silvia è impiegata nell'ufficio commerciale di un'impresa di esportazione internazionale. Si sono conosciuti durante una vacanza in barca e, da qualche anno, vivono in una casa sperduta nelle colline. Quando a lei si prospetta un deciso avanzamento di carriera, rifiuta senza apparente motivo. In realtà hanno deciso di attraversare l'Atlantico: lasciano il lavoro e vendono tutto quello che hanno per acquistare una vecchia barca a vela, Cherazada, che sistemano con le loro mani. Disponendo di pochi mezzi, sono costretti a seguire un percorso complicato, con tutti gli inconvenienti tecnici e gli imprevisti che può incontrare chi osa sfidare l'Oceano. Lungo il percorso sperimentano la bellezza di un vivere sospeso, aggrappati all'ancora o legati a un pontile, nell'assoluta impossibilità di mettere radici. Pochi mesi dopo l'arrivo ai Caraibi, affronteranno l'uragano ""Gonzalo"""" e, soprattutto, le mille difficoltà di una terra che mostra il suo volto ospitale solo a un ricco turismo corsaro. Dopo aver trovato, con fatica, un equilibrio, Silvia è costretta a tornare improvvisamente a casa, mentre Marco e Cherazada affrontano alcuni tra i più devastanti uragani mai registrati. Durante il viaggio Silvia e Marco hanno tenuto un blog, tugurioonthesea.blogspot.com, nel quale si possono trovare anche le immagini del loro percorso."" -
La Falcadina ovvero la sifilide degli innocenti. Un'epidemia dimenticata tra Settecento e Ottocento
Tra la fine del Settecento e gli inizi dell'Ottocento Veneto e Friuli, e soprattutto la provincia di Belluno, furono colpiti da una epidemia di sifilide, oggi ormai dimenticata. Durò per circa 40 anni ma solo dopo tre decenni dalla sua comparsa (e molte centinaia di morti) furono messi in campo i primi interventi pubblici per arginarla, grazie ad un sifilicomio allestito ad Agordo (Belluno) da un medico del posto, Giuseppe Vallenzasca. Il contagio proveniva dai territori ottomani ed era entrato per due vie: dalla Dalmazia verso Venezia e poi la valle Agordina e da Fiume a Falcade (di qui il nome di Falcadina); una terza direttrice interessò direttamente il Friuli. Il libro ricostruisce quelle lontane vicende attraverso i resoconti dell'epoca, le conoscenze e i dibattiti medici (non si conosceva ancora il batterio del ""Treponema pallidum""""), le terapie, l'ambiente sociale, i """"pazienti zero"""", le modalità del contagio non sempre trasmesso per via sessuale, le strategie pubbliche messe in campo nel Bellunese e a Fiume. Con alcune digressioni nella letteratura."" -
Tra beneficenza e credito. Il Monte di Pietà di Belluno nei secoli XIX e XX
Il volume, attraverso una ricerca condotta sui documenti prodotti dall'ente e conservati nell'Archivio Storico del Comune di Belluno, ripercorre la storia degli ultimi centocinquant'anni del Monte di Pietà di Belluno, dalla dominazione austriaca al 1948, anno in cui fu incorporato nella locale Cassa di Risparmio. In particolare si sofferma sui tentativi, sollecitati dopo l'unità d'Italia dalla normativa nazionale e più volte reiterati, di trasformarlo in moderno istituto di credito; tentativi che puntualmente fallirono di fronte tra l'altro alla preminente, e strenuamente difesa, funzione di istituto di beneficenza a servizio dei più bisognosi cui si volle garantire un accesso al credito che non risultasse troppo oneroso. -
Storia di Verona. Dall'antichità all'età contemporanea
Crocevia di importanti vie di comunicazione e piazzaforte strategica nel cuore della Pianura padana, Verona è stata in diverse epoche, oltre che un importante snodo commerciale, anche un riconosciuto centro artistico e culturale, di cui restano visibile testimonianza i suoi numerosi e ricchi monumenti. Municipium romano fra i più vivaci dell'Italia settentrionale, fu poi capitale del regno goto e centro longobardo. Sede di corti signorili con gli Scaligeri e i Visconti, dagli inizi del XV secolo passa sotto la dominazione veneziana confermandosi come una delle più importanti città della Terraferma. Protagonista di una stagione di rinascita nel Settecento, occupata da Napoleone e contesa fra Austria e Francia, Verona entra a far parte nel 1814 del Regno Lombardo-Veneto come nodo del sistema di difesa austriaco. Annessa al Regno d'Italia, fra Otto e Novecento si trasforma in centro manifatturiero e snodo ferroviario europeo. Capitale di fatto della Rsi nell'ultima fase della seconda guerra mondiale, Verona è in seguito centro emblematico di un Nordest agricolo in rapida industrializzazione nella lunga stagione della Democrazia cristiana prima, e della Lega Nord poi. Frutto della collaborazione fra quattro docenti universitari, questa Storia di Verona si propone come un'agile sintesi delle migliori ricerche in materia; di facile lettura, è allo stesso tempo rigorosa e storiograficamente aggiornata, in grado di correggere molti luoghi comuni. -
Sculture medievali del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia (VIII-XIV secolo)
I depositi del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia conservano numerose sculture medievali non fruibili al pubblico, che tuttavia costituiscono una testimonianza fondamentale della vasta produzione lapidea sviluppatasi nel centro del Patriarcato tra VII e XIV secolo. Questo libro esamina e presenta i reperti più significativi, oggi in massima parte frammentari. Le opere sono discusse individualmente nelle schede del catalogo, accompagnate da immagini e da restituzioni grafiche che reintegrano idealmente i frammenti, e ricompongono visivamente i complessi smembrati e gli arredi liturgici (recinzioni presbiteriali e cibori) a cui le sculture appartenevano in origine. Ne esce un mosaico denso e sfaccettato, che arricchisce ulteriormente l'orizzonte finora delineato dagli studi della cultura figurativa di Aquileia. Il catalogo è introdotto da due capitoli storico-critici che situano i rilievi in un più vasto contesto di riferimenti, e li pongono in relazione al tessuto culturale in cui essi furono prodotti, fruiti, riutilizzati, e infine raccolti in collezioni diverse nel corso dei secoli. -
Studi di storia, arte e archeologia veronese in onore di Bruno Chiappa
Campagna e città, fonti archeologiche e fonti scritte, forme della vita religiosa, economia e società, chierici e mercanti; ma anche edifici ecclesiastici, testimonianze pittoriche, salvaguardia (o manomissione) del patrimonio monumentale. Le ricerche di archeologia, di storia e di arte raccolte in questo volume da una ventina di amici e di estimatori hanno come filo conduttore un rapporto quasi esclusivo con Verona e con il suo territorio, che sono indagati - dalla preistoria sino al XIX secolo - grazie a una multiforme varietà di testimonianze. Le stesse testimonianze alle quali Bruno Chiappa ha dedicato per quasi mezzo secolo indagini accurate, puntuali, intelligenti. -
Capitano Tito. La vita partigiana di Bellino Varliero
La biografia di Bellino Varliero (1912-1944), medaglia di bronzo al valore militare, ricostruisce la sua attività antifascista prima e resistenziale poi. Dopo l'8 settembre 1943, Varliero diventa ""Capitano Tito"""", transitando dall'antifascismo di classe alla lotta armata contro i nazifascisti. In questo ruolo emerge la sua multiforme personalità, capace di misurarsi con la realtà creatasi con l'occupazione tedesca e la presenza del fascismo repubblicano. In questo contesto egli dimostra capacità militari di tutto rispetto, organizzando colpi contro un nemico superiore per numero e mezzi, e capacità politiche che gli consentono di tessere e coordinare una fitta rete di relazioni con ambienti e uomini di ogni ceto: dal professionista al religioso, dal proprietario terriero al bracciante. Nella ricerca emerge la vastità del supporto che la Resistenza ricevette dalla società polesana, anche in ambienti e gruppi sociali che dopo la guerra si sarebbero trovati su posizioni diverse. Merito di questo lavoro è stato quello di far emergere questo intreccio, di delineare il ruolo e l'azione dei protagonisti di quelle vicende attraverso il percorso di vita di Varliero, fino alla sua tragica fine."" -
Magazzino. Ricordi, note, frammenti, cianfrusaglie
Nel retrobottega di chi scrive si accumulano, nel corso degli anni, pensieri, note, aforismi, spezzoni di opere mai proseguite e altre carabattole. Rovistando, si possono fare trouvailles curiose come da un rigattiere o in un mercatino di anticaglie. Gli oggetti esposti in questo Magazzino, ripescati dall'oblio, si animano di una nuova vita, raccontano una storia che non è stata scritta, ma soprattutto rievocano un'avventura intellettuale che appare ed è anche in gran parte disordinata, ma dietro cui si intravvede il volto della dea della conoscenza che niente vorrebbe trascurare, perché tutto ha il desiderio di capire. -
Non torneranno i prati. Storie e cronache esplosive di Pfas e Spannoveneti. Ediz. ampliata
«In principio era l'acqua» (Talete). Ora non più, da quando in Veneto è venuto alla luce l'inquinamento da Pfas nelle falde e nei rubinetti di casa. Il più grande inquinamento dell'acqua nella storia d'Europa. Un disastro ambientale che la politica voleva ignorare, venuto alla luce soprattutto grazie alle migliaia di persone che si sono mobilitate: mamme e genitori No Pfas, comitati, centri sociali, ambientalisti, lavoratori e sindacati. Che sono riusciti infine a bloccarne la causa, la fabbrica Miteni di Trissino (Vi), fallita nel 2018. In questo libro si raccolgono gli scritti operativi, il nuovo lessico, le provocazioni dense di analisi culturale, scientifica e di conoscenza del territorio con cui l'autore, attivista culturale, prima linea No Pfas, ha ""incendiato l'immaginario"""" della più importante rivolta popolare del Veneto recente contro le negligenze e le collusioni di una classe politica seduta sulle proprie poltrone e mai per strada. Dimentica di qualsiasi elementare geografia, con il risultato di trasformare il Veneto in una terra devastata. Una regione in mano a una nuova """"razza"""" che ragiona e fa affari a spanne, creando danni irreversibili. Gli Spannoveneti."" -
Per Clara Sereni. Scrittrice impura e sconfinante
Clara Sereni (1946-2018) ha proposto di sé un'immagine composita e in movimento, formata da parti differenti (ebrea, donna, esperta di handicap, utopista), con «sconfinamenti» continui fra l'una e l'altra. I suoi libri sono comparsi sulla scena letteraria mescolando generi, tradizioni, linguaggi, all'insegna di una sperimentazione non trasgressiva, di una peculiare forza di ascolto e comprensione delle ragioni dell'altro, acquisiti grazie allo sguardo rivolto alla propria storia e a quella della propria famiglia, con la ricerca di una scrittura tersa e nitida. I saggi raccolti in questo volume analizzano la figura, i testi, i temi e l'azione culturale di Clara Sereni, secondo una pluralità di prospettive (linguistico-stilistiche, filologico-editoriali, narratologiche, storico-sociali), mettendo pienamente in luce la complessità e attualità di una scrittrice per la quale il lavoro letterario non è fine a se stesso, compiacimento individuale, ma è volto sempre a tessere una relazione propositiva con i propri lettori. -
Almanacco del cane e del gatto
Sappiamo davvero come comportarci per vivere al meglio la relazione con i nostri amici a quattro zampe? Questo almanacco ci accompagna nel corso dell'anno, mese per mese, e ci aiuta a scoprire tanti aspetti segreti della vita di cani e gatti: dai controlli veterinari ai consigli su come affrontare i cambi di stagione, dai focus sulle esigenze e i sentimenti degli animali ai temi scottanti e importanti della salute e delle adozioni. In ogni capitolo si troveranno approfondimenti, consigli di esperti e curiosità che l'autrice ha riunito nel corso della sua lunga attività di giornalista appassionata di animali e attiva sul campo per il riconoscimento dei loro diritti. L'Almanacco del cane e del gatto vuole essere un punto di riferimento e un compagno di viaggio da mettere in tasca o in valigia per ricordarci sempre le giuste attenzioni che i nostri animali meritano. -
A-cca Foscari se vinse la regata!
Nella Regata Storica di Venezia fino a quando non si taglia il traguardo, posto all'altezza del palazzo di Ca' Foscari, non si può dire di aver vinto. Anche la prima Regata Storica delle caorline, il 2 settembre 1951, si decise solamente sotto il Ponte di Rialto, già in vista dell'arrivo, per merito di un'abile manovra del poppiere del Cavallino che riuscì a superare il Burano, sempre in testa fino a quel momento. La vicenda viene ricostruita mettendo insieme le parole dei vincitori del Cavallino, ricche di emozione e di orgoglio per una vittoria così prestigiosa per un regatante, ma anche piene di modestia e stupore che qualcuno ancora ricordasse quella lontana impresa, resa possibile anche dal lavoro quotidiano con il remo. Dal racconto emerge il legame vitale che esisteva un tempo tra gli abitanti delle isole di Cavallino, Treporti e Lio Piccolo e la barca a remi, in particolare la caorlina, con cui gli ortolani di questi luoghi portavano al mercato veneziano di Rialto i loro prodotti. In sua memoria è nato il Palio Remiero delle Contrade di Cavallino-Treporti, che riserva il ruolo principale proprio alla regata su questa spettacolare barca a sei remi. -
L' osteria del tempo fermo. Liberamente ispirato a «Osteria di confine» di Mario Rigoni Stern
Un'osteria sull'antico confine tra il Veneto e il Tirolo. Siamo nel 1917, da tre anni la guerra tormenta le montagne. Sui vecchi tavoli di legno, nel tepore del camino, un minestrone caldo ha sfamato generazioni di mercanti, contrabbandieri e soldati. Borromeo, il figlio dell'ostessa Maria, mandato a combattere una guerra che non voleva, non ha più fatto ritorno. L'annuncio della sua morte è custodito nella lettera che la madre stringe al petto. Di notte, ad ascoltare il fuoco che racconta storie, popolano l'osteria i fantasmi di ufficiali e soldati, un cappellano militare, un onorevole interventista, una sposa e una madre, una crocerossina e una maestra elementare, il vecchio contrabbandiere Toni. Tra di loro anche Borromeo e la sua dolce Nina, in attesa che il tempo torni a muoversi e li lasci finalmente andare. Molti anni dopo arrivano due giovanissimi, alla ricerca di un passato lontano. Ma l'osteria è rimasta ferma a cento anni prima, e i fantasmi che la abitano sono imprigionati in un segreto mai svelato. Liberamente ispirato a un racconto di Mario Rigoni Stern, ""L'Osteria del tempo fermo"""" narra l'ingiustizia e il dolore, il dovere e l'ostinazione di non dimenticare."" -
Due continenti, quattro Paesi. Carlo Aldegheri: vita di un anarchico da Verona al Brasile
Il percorso di vita di un bracciante povero, originario del Veneto rurale, che abbraccia idee radicali nella Francia degli esuli antifascisti, trova l'amore nella Spagna della guerra civile antifranchista, sopravvive miracolosamente alla rete di campi di concentramento, carceri e isole di confino dell'Europa nazifascista, partecipa alla Resistenza e infine, dopo aver messo in piedi un piccolo calzaturificio nel lontano Brasile e aver preso parte alle attività del movimento anarchico locale, entra in rapporto con un gruppo di punk metropolitani. Nel suo tragitto, Carlo Aldegheri (Colognola ai Colli 1902 - Guarujá 1995) si trova a superare molti confini: i condizionamenti famigliari, la condizione di origine, l'illegalità, i confini nazionali, l'attivismo politico, l'uso della violenza, le distanze generazionali. Non solo una storia transnazionale, vissuta attraverso quattro paesi e due continenti, ma a tratti anche transculturale: dal Far East del Veneto contadino alle inedite contaminazioni di un mondo avviato verso imponenti trasformazioni globali, anche se non nel verso auspicato dal nostro protagonista: quello di una maggiore libertà e giustizia sociale.? -
Orchidee del Monte Summano
:Il Monte Summano, ultima propaggine delle Piccole Dolomiti nel Vicentino, è storicamente famoso per la sua flora. Su questo monte hanno erborizzato illustri botanici a partire dalla seconda metà del 1500 e la sua fama, anche se ridimensionata, non è tuttora venuta meno. Prima monografia dedicata alle orchidee spontanee del Monte Summano, il volume è pensato per un pubblico di non specialisti ed esamina, con linguaggio semplice ma corretto ed esaustivo, tutte le tematiche relative a una famiglia di piante che, da sempre, ha suscitato un particolare interesse sia tra i botanici, sia tra gli appassionati. Il testo, corredato da numerose schede e illustrato da fotografie a colori, è volto a stimolare curiosità e interesse. Oltre a fornire una ricca documentazione sulle specie presenti, si propone infatti di far riflettere sulla necessità di un approccio consapevole e rispettoso al mondo naturale, anche alla luce dei sempre più preoccupanti segnali di degrado e depauperamento verificatisi negli ultimi decenni. -
Il Polesine di Matteotti. Le inchieste giornalistiche di Adolfo Rossi e Jessie White
Giacomo Matteotti è conosciuto per la sua tragica morte, che ne ha fatto un simbolo dell'antifascismo. Meno noti sono la sua vita e l'ambiente della sua formazione. Questo volume si propone di illustrare la provincia di Rovigo, le campagne polesane, attraverso le cronache di due testimoni d'eccezione: Jessie White, moglie del patriota Alberto Mario, e Adolfo Rossi. Entrambi furono molto legati a Lendinara, nel cui cimitero sono sepolti, comune confinante con Fratta, dove nacque e visse Matteotti. La White, protagonista delle lotte risorgimentali, una volta fatta l'Italia diventò l'implacabile cronista delle sue infinite miserie e dedicò al Polesine, che ne era quasi un tragico concentrato, pagine piene di rabbia e di pietà. Rossi, di cui ricorre nel 2021 il centenario della morte, fu uno dei più noti giornalisti italiani di fine Ottocento. Con uno stile modernissimo, scrisse per i maggiori quotidiani accurate corrispondenze dal Polesine, qui integralmente riprodotte, descrivendo in immagini quasi fotografiche una provincia dimenticata e flagellata dalle alluvioni, nella quale Matteotti andava maturando la sua vocazione di riformatore sociale e di paladino della ""povera gente"""".""