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Sui sentieri della libertà. Luoghi e itinerari della Resistenza sulla montagna veronese
Cercare la storia non solo sui libri, ma andare sui luoghi della storia con l'idea di vedere quei luoghi con uno sguardo diverso e con l'intento di camminare sulla storia. Sono nati così i quattordici ""sentieri della libertà"""" (più uno) tra la Lessinia orientale e il monte Baldo, che sono altrettanti itinerari nella memoria. Quattordici incontri con la storia della Resistenza sulle montagne veronesi. Quella dei partigiani in armi e quella della popolazione che ha subito i feroci rastrellamenti nazifascisti del settembre del 1944 e del gennaio 1945, di cui resta ancora una memoria fissata sui muri di case e chiese. Proporre oggi di tornare sui passi di chi scelse di andare in montagna per combattere il nazifascismo è trasformare il ricordo di pochi in memoria collettiva. Una memoria che unisce quanti credono che i pensieri, le speranze e i sentimenti di chi, allora, lasciò la città e la pianura per salire in montagna, sono, ancora oggi, un valore da difendere e tramandare. È un invito ad andare in montagna con occhio e spirito diverso. Ad andare in montagna per sentirsi liberi. Oggi come ieri."" -
Michele Bettega. La prima guida alpina delle Dolomiti del Primiero
La storia di un uomo che, con grande semplicità, attraverso la passione per la montagna e il tenace lavoro di guida alpina, seppe onorare la sua terra e diventare famoso per il suo coraggio, guadagnandosi la stima del mondo alpinistico del suo tempo. Nato in una modesta famiglia di contadini, Michele Bettega seppe riscattarsi dal suo destino, distinguendosi nel salire con intuizione ed eleganza tecnica cime che a molti sembravano irraggiungibili. Signore incontrastato del bellissimo gruppo dolomitico delle Pale di San Martino, fu la più grande guida del Primiero e una delle più grandi del suo tempo. Guadagnò numerose ambite prime salite, e con Bettega arrampicarono con molti personaggi illustri della scienza, dell'arte e delle professioni, con alcuni dei quali riuscì a stabilire, grazie al suo carattere ricco di bonarietà e umorismo, dei veri rapporti di amicizia. Alcune sue imprese rimangono ancor oggi memorabili, come quella realizzata con la tenace iron lady Beatrice Tomasson e con Bortolo Zagonel dove altri grandi alpinisti non erano riusciti: la parete sud della Marmolada, un percorso tanto affascinante quanto impegnativo per lunghezza e complessità. -
Un virus non fa primavera. Pensieri e scene da una pandemia
I giorni del virus. La vita segregati in casa, fra libri e televisione, musica e notizie. Rare sortite bardati di mascherine e guanti, distanziati in coda davanti al supermercato o alla farmacia. Il silenzio della città: assordante e sconcertante. Il frastuono dell'informazione, il tornado dei numeri, il tarlo della paura. Per due mesi il poeta e scrittore Paolo Lanaro ha contrappuntato gli eventi che mai ci saremmo aspettati con il suo ""Zibaldone della quarantena"""": pensieri acuminati, poetici ed essenziali, scavando nella realtà con filosofia e ironia, partecipazione e distacco. Consegnate in parte al quotidiano online «Lettera 43» e rielaborate per confluire in una sorta di instant book della pandemia, le sue prose sono affiancate qui dalle """"Cronache dei teatri sbarrati"""", interventi di taglio giornalistico con cui Cesare Galla racconta in particolare il trauma subito dallo spettacolo dal vivo, dalla cultura in scena, dalla musica. Un vuoto riempito di speranze, spesso di illusioni, mentre la pandemia metteva a nudo drammaticamente la crisi di un mondo fragile e sottovalutato, al di là delle vuote affermazioni di principio."" -
Il ghetto di Verona e la sua sinagoga. Tutela, demolizione e ricostruzione dal XVIII al XX secolo
Il volume illustra le vicende urbanistiche e architettoniche che interessarono il ghetto ebraico e la sinagoga di Verona dal primo rilievo dell'area, nel 1776, agli edifici realizzati negli anni Trenta del Novecento. Alle soglie del XX secolo si sviluppò un intenso dibattito intorno alla proposta di abbattimento dell'antico ghetto, instituito nel 1599 nelle immediate vicinanze di piazza delle Erbe e limitrofo alla centralissima via Nuova (ora via Mazzini). I progetti si susseguirono finché un piano definitivo di demolizione, con la sola salvaguardia delle case-torri prospicienti piazza delle Erbe, fu approvato e attuato dall'amministrazione comunale fascista. La sinagoga, progettata nel 1864 dall'architetto Giacomo Franco e profondamente modificata dall'intervento di Ettore Fagiuoli, venne inaugurata nel 1929. La complessa riorganizzazione che modificò definitivamente la configurazione dell'area venne infine realizzata dagli architetti Ettore Fagiuoli e Francesco Banterle con la casa Tretti, il Supercinema, il Superpalazzo, l'albergo Touring e la Banca nazionale del lavoro, edifici moderni che sostituirono le case dell'antico ghetto degli ebrei veronesi. -
Missione terra. L'incredibile viaggio degli alberi per salvare il pianeta
L'autrice, partendo dalla tempesta Vaia e dagli eventi estremi che sempre più spesso colpiscono il nostro paese, parla ai lettori più giovani di cambiamento climatico e consumo eccessivo delle risorse naturali fino a toccare il tema della pandemia che ha colpito il pianeta all'inizio del 2020. Il racconto, con protagonisti alberi e animali, è illustrato da foto suggestive - del fotografo Paolo Spigariol - in un susseguirsi di eventi straordinari dove però tutto è possibile. Viene proposta la trascrizione di tre antiche leggende africane che collegano passato e presente riportandoci ad un tempo in cui il rapporto tra gli uomini e le altre creature era intriso di spiritualità. Le argomentazioni, sorrette da una rigorosa correttezza scientifica, spiegano temi complessi con semplicità e precisione capaci di trasmettere conoscenze fondamentali e di coinvolgere le giovani generazioni in una maggiore attenzione verso l'ambiente. Età di lettura: da 10 anni. -
Il palazzo delle Poste a Verona
La zona della attuale piazza Viviani a Verona, dietro piazza Erbe, fu uno de pochi spazi pubblici cittadini trasformati radicalmente nel primo Novecento. Per decisione dell'Amministrazione fascista del tempo, e contro il parere di studiosi e uomini di cultura veronesi (in particolare dell'Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere), furono qui sventrati gli edifici di epoca medievale e l'orto botanico scaligero, per costruire il nuovo palazzo delle Poste e Telegrafi. L'incarico di redigere il progetto fu affidato nel 1919 a Ettore Fagiuoli, architetto ormai affermato in città, che riuscì a inserirlo in modo armonico nel contesto urbano. Questo volume, oltre a dedicare una particolare attenzione alla biografia del Fagiuoli, ricostruisce le vicende dell'edificio, a lungo utilizzato come spazio pubblico dai cittadini veronesi e oggi convertito in residenze private. -
Il respiro del bosco. Le montagne della città di Vicenza sull'Altopiano dei Sette Comuni
Attraverso l'esame di documentazione inedita e carte processuali, questo libro ricostruisce un autentico intrigo. Nel XIII secolo la città di Vicenza possedeva la cosiddetta ""zona alta"""" dell'Altopiano dei Sette Comuni: un'impervia catena montuosa soprastante la Valsugana che diverrà oggetto di acerbi scontri tra veneti e imperiali dopo l'annessione dell'Altopiano alla Repubblica di Venezia (1405). Nelle montagne di Vicenza i pascoli erano affittati a privati conduttori, mentre nei boschi era concesso agli abitanti dell'altopiano dei Sette Comuni di approvvigionarsi di legna per uso personale. Queste regole vennero sempre rispettate? Cosa accadde quando la città, alla fine del XVI secolo, iniziò a incoraggiare una politica di sfruttamento commerciale dei boschi? Perché i Sette Comuni arrivarono a far produrre un falso privilegio attraverso il quale attribuirsi la proprietà delle montagne di Vicenza? Questo libro reinterpreta e riscrive un capitolo di storia delicatissimo relativo ai rapporti tra la città di Vicenza e la Reggenza dei Sette Comuni. Sullo sfondo del panorama istituzionale veneziano ed entro le più ampie coordinate del contesto internazionale, microstoria e macrostoria si intrecciano, fino ad illustrare, in ultima analisi, in che modo si giunse all'annessione ai Sette Comuni delle montagne di Vicenza."" -
1919-2019. Riforme elettorali e rivolgimenti politici in Italia
Il sistema elettorale italiano fu radicalmente modificato dopo la Prima guerra mondiale. Venne abbandonato il maggioritario e introdotto il proporzionale con scrutinio di lista. Il risultato fu che le elezioni del 1919 sconvolsero la composizione del Parlamento: vinsero i socialisti e i popolari, e furono messi in minoranza i liberali, che dopo l'Unificazione avevano sempre governato il paese. Più di metà dei deputati eletti entrò per la prima volta alla Camera e fra questi ci fu Giacomo Matteotti. La crisi che ne derivò, dato che i due partiti vincitori non trovarono l'accordo per governare insieme, unita alle drammatiche difficoltà del dopoguerra, portarono progressivamente al collasso delle istituzioni da cui uscì vincitore il fascismo. Su quel decisivo passaggio della storia italiana, in occasione del centenario della legge che varò la riforma, la Casa Museo Giacomo Matteotti ha organizzato un convegno di studi del quale questo volume raccoglie gli atti, utili a meglio comprendere non solo il passato ma anche il nostro presente, dato che la riforma del sistema elettorale, con l'alternativa fra maggioritario e proporzionale, rimane al centro del dibattito politico attuale. -
Il maestro e il curato. Una storia di Lio Piccolo
Il maestro Pio Pietragnoli giunse a Lio Piccolo - località del comune di Cavallino Treporti (Venezia) - nel 1928 e qui insegnò per due anni. Nello stesso periodo era curato a Lio Piccolo don Pietro Tesser. La storia narrata in questo libretto, sotto forma di pezzo teatrale, è stata ricostruita grazie ai ricordi d'infanzia delle persone che li conobbero. Emerge un quadro ricco e vivo, dove appaiono accostate la vecchia scuola con l'appartamento del maestro, la piazzetta, l'osteria, la chiesetta e la canonica e nel quale si muovono insieme ai bambini gli animatori dell'Azione Cattolica, l'aiutante del curato, dell'oste. Ma soprattutto viene rievocata l'esperienza del teatro, tuttora presente nel paese, che fu introdotto da don Piero e per il quale lavorò con passione anche il maestro Pio. -
Humanities: approaches, contamination and perspectives. Conference proceedings (Verona 17-18th October 2019)
Gli atti della conferenza Humanities in the Third Millennium: Approaches, Contamination, and Perspectives raccolgono alcune delle diverse linee di ricerca sviluppate da dottorandi e giovani ricercatori della Scuola di Dottorato in Scienze Umanistiche dell'Università di Verona (e non solo). In due giorni di conferenza sviluppati attorno a quattro nuclei tematici (cornici metodologiche, frammenti e strati, doppio, ibridazione) 24 giovani studiosi hanno potuto esporre le loro ricerche in corso e misurarsi con un pubblico altrettanto vivace e attento. Gli articoli qui raccolti spaziano dall'archeologia alla storia dell'arte moderna, dalla pedagogia alla psicologia, dalla linguistica alla critica letteraria, alla letteratura e alla filologia antica e moderna. Un caleidoscopio di temi che ben rappresentano un giovane mondo di studiosi e ricercatori formati in una trasversalità di metodi e temi che si conferma propria delle scienze umanistiche nel loro abbracciare le più varie espressioni della ricerca. -
Lutter pour survivre. Ma Résistance non armée contre le Nazisme. Mémoires d'un soldat italien interné dans les camps nazis
Questo volume racconta la storia vera di Luigi Baldan, un motorista della Marina Militare italiana: è un libro di memorie sulla sua esperienza di internato militare nei campi di concentramento e di lavoro nazisti. Baldan fu internato dapprima a Francoforte sul Meno e poi a Sackisch Kudowa (oggi in Polonia). Nonostante le sofferenze e il lavoro estenuante nelle fabbriche di guerra, egli rifiutò le continue proposte di adesione al nazismo. Si distinse per la sua lotta audace, riuscendo a sopravvivere giorno dopo giorno e sabotando nel contempo la produzione di guerra tedesca. In una situazione drammatica, riuscì a dimostrare solidarietà verso coloro che soffrivano più di lui: a rischio della propria vita, aiutò e sfamò, con i pochi viveri che riuscì a trovare, le ragazze ebree del campo di lavoro di Sackisch Kudowa. Tornò in italia cosciente del fatto che la sua battaglia personale di ""Resistenza senza armi"""" nei campi nazisti aveva contribuito a riportare la libertà anche nel proprio paese. In appendice, la storia del campo di lavoro nazista di Sackisch Kudowa e delle giovani prigioniere ebree, ricostruita da Sandro Baldan, e la testimonianza di Lodzia Kohn, madre della traduttrice."" -
Inter lapides. Con DVD video
Inserita nel 2018 tra i beni immateriali del Patrimonio Mondiale dell'Umanità, l'arte della costruzione in pietra a secco si manifesta con estese e molteplici testimonianze dell'edilizia rurale minore, compresi migliaia di chilometri di muri campestri. A questi manufatti sono attribuibili valori così preziosi da suggerire la loro piena valorizzazione. Il documentario approfondisce le funzioni naturalistiche, ecologiche e ambientali dei muri campestri in pietra a secco, in un contesto di agricoltura ecosostenibile e di neoruralità di montagna. Contiene il booklet ""Vita tra le pietre. Valori ecologici e ambientali dei muri campestri in pietra a secco"""", a cura di Antonio Sarzo."" -
Esplora misura racconta. Alle origini del primo Museo di Geografia in Italia
Il Museo di Geografia dell'Università di Padova, inaugurato il 3 dicembre 2019, è il primo museo universitario in Italia dedicato alla geografia, pensato per dare valore ad una storia prestigiosa e ad un patrimonio accumulato in oltre 150 anni di ricerca e didattica presso l'Ateneo patavino. Il volume ripercorre, attraverso il racconto dei protagonisti, la genesi e lo sviluppo di questo inedito progetto, dalle origini storiche del patrimonio alle scelte e ai contenuti che hanno ispirato il concept museale. Il Museo di Geografia non si propone soltanto di conservare e valorizzare un'eredità, ma di rilanciare un sapere spesso concepito a torto come arido e nozionistico. A partire dal ritratto del geografo presente nel celebre racconto del Piccolo Principe, che segna sul suo taccuino solo cose immobili ed eterne, il Museo invita a scoprire un sapere mobile, dinamico, innovativo: torna ad essere il ""luogo delle Muse"""" di alessandrina memoria, spazio in cui coniugare ricerca e sperimentazione, didattica e formazione, diletto e coinvolgimento della società civile per affrontare la complessità delle sfide del mondo contemporaneo."" -
Ruskin e l'Italia, l'Italia e Ruskin
Dell'Italia, intesa come realtà geografica e storica, ma anche come ""Paese dell'anima"""", John Ruskin (1819-1900) è stato certamente uno dei più profondi conoscitori e indagatori. I saggi raccolti in questo libro affrontano soprattutto la sua relazione con il Veneto, in una prospettiva interdisciplinare che tiene insieme argomenti come la narrazione di viaggio, la scoperta della pittura di Tintoretto, la discussione sul restauro dei monumenti, aprendosi inoltre al tema, non meno stimolante, dell'influsso esercitato a sua volta da Ruskin sulla cultura italiana (qui, in particolare, su scrittori del Novecento quali Buzzati e Calvino). Il volume è un invito a seguire, attraverso le opere e i diari di Ruskin, i suoi itinerari tra Verona e Venezia, luoghi cardine di un'Italia «infinitamente benedetta e infinitamente desolata»."" -
Un giorno d'incantesimo. Studi per Gilberto Lonardi
Le parole - ha scritto Eugenio Montale in uno splendido saggio su Umberto Saba - sono «colme di sottintesi e di storia». Gli studi di Gilberto Lonardi insegnano a leggere le parole dei poeti frugandone il doppiofondo, riascoltandone ogni eco. Questo libro è ben lungi dal rappresentare per intero il vasto raggio dei suoi interessi. E tuttavia, si può forse tentare di ritrovare la sua lezione in una insostituibile priorità del testo, con la sua singolarità e la sua bellezza, nascosta spesso in un dettaglio. È una lezione che accomuna, a vario titolo, tutti gli autori dei saggi qui riuniti: il che vale anzitutto, e sia pure implicitamente, come testimonianza di un incrollabile amore per la letteratura. -
Fiabe del veneto. Raccolte da Georg Widter e Adam Wolf
Questa raccolta di fiabe venete, pubblicata nel 1866 in una rivista tedesca, è la prima realizzata in Italia con criteri moderni. Essa nasce sotto il segno di una felice casualità. Due studiosi austriaci si incontrano a Vicenza nell'inverno 1861-62: sono Georg Widter, ""Imperialregio direttore delle Poste in Vicenza"""", e Adam Wolf, un noto storico professore all'Università di Graz. Accomunati dalla passione per la ricerca storica, essi stringono amicizia, e insieme percorrono le province di Vicenza e di Belluno alla caccia di documenti delle antiche vicende della regione. Ma, quasi per caso, i due amici scoprono un altro insospettato tesoro: le ricche e soprattutto vivissime tradizioni narrative e canore """"di questo popolo operoso, forte, capace sotto tutti gli aspetti"""" che cattura tutta la loro simpatia. Si dedicano così interamente a raccogliere e a trascrivere sistematicamente le fiabe e i canti che formeranno poi la raccolta che qui presentiamo per la prima volta al pubblico italiano. Ai testi delle fiabe si affianca un ampio commento comparativo, dovuto al grande folklorista Reinhold Köhler, che rivela le sorprendenti analogie che legano il patrimonio narrativo del Veneto alle tradizioni di tutta Europa. Età di lettura: da 6 anni."" -
«Le ricerche hanno dato esito negativo». I giusti della Questura e le persecuzioni razziali a Verona (1943-1945)
Quando venne costituita la Repubblica sociale italiana, alla fine del settembre 1943, la comunità ebraica veronese contava circa trecento membri, i quali, a seguito delle disposizioni emanate dal nuovo governo fascista, avrebbero dovuto essere riuniti in un campo di concentramento provinciale, ad eccezione di alcune categorie quali gli ultrasettantenni e i componenti di matrimonio misto. L'internamento nel campo costituiva la prima tappa di un percorso che si sarebbe concluso nelle camere a gas dei lager nazisti. Fu questo il destino di 34 ebrei residenti nel Veronese: uomini, donne e bambini. La grande maggioranza riuscì però a sottrarsi all'arresto e ad avere salva la vita, nonostante che a Verona si fosse installata la centrale nazista per la deportazione degli ebrei dall'Italia. L'alto numero dei ""salvati"""" dipese da molteplici fattori, ma inedite carte d'archivio documentano che a Verona furono in particolare alcuni commissari e sottufficiali della Questura a favorire gli ebrei perseguitati. Il libro racconta la storia di questi uomini """"giusti"""", che mettendo se stessi in grave pericolo scelsero di disobbedire alle leggi dello Stato per servire i principi dell'etica."" -
Arti e mestieri sull'Adige dalle Valli tirolesi all'Adriatico
Le attività lavorative che venivano svolte un tempo sull'Adige e lungo le sue rive rappresentavano componenti fondamentali di un mondo diversificato e operoso conservatosi fino ad alcune decine di anni fa. Il fiume, via di comunicazione fin dai secoli più lontani, rappresentava una fonte primaria di lavoro e prosperità e lungo le sue rive venivano svolte operazioni di ogni tipo. Insieme ai barcaioli e agli zattieri, ai mugnai e ai pescatori, svolgevano i loro compiti tanti altri artigiani e addetti alle mansioni più disparate: tintori, follatori, cavatori di sabbia e ghiaia, maestri d'ascia che costruivano barche e chiatte, carrettieri, facchini, traghettatori e persone che frequentavano le rive per svolgere faccende quotidiane oggi svolte con le moderne attrezzature. Di tutto questo insieme di operosità che caratterizzava l'Adige per gran parte del suo corso, dalle valli alpine alla foce, si fa fatica, ora, ad individuare anche i deboli segni che lo ricordano. Il volume ha il merito di riportare alla luce in modo ampio e approfondito questo mondo scomparso, forte di elementi ambientali e antropologici e parte integrante della storia e cultura materiale atesine. -
Piccoli ghiacciai alpini. Sulle tracce di Bruno Castiglioni tra le Pale di San Martino
Fino a pochi decenni fa sette piccoli ghiacciai si nascondevano tra le pieghe rocciose delle Pale di San Martino, sulle Dolomiti. Oggi di essi rimane ben poco: alcuni sono ormai estinti, altri sono ridotti a placche di ghiaccio sporco e immobile. I ghiacciai stanno abbandonando la montagna dolomitica. Presto nei remoti valloni un tempo occupati dai ghiacciai rimarranno solo morene e detriti instabili dilavati dalle intemperie. Assieme ai ghiacciai rischia di essere dimenticato chi per primo li ha scoperti, studiati e percorsi. L'intento di questo volume è impedirlo ricordando la figura di Bruno Castiglioni, massimo conoscitore dei ghiacciai delle Pale di San Martino, da lui perlustrati tra gli anni Venti e Quaranta del secolo scorso. Castiglioni era un esperto del glacialismo dolomitico e grazie alla varietà e al dinamismo dei ghiacciai di queste montagne seppe astrarre da essi concetti di ampia validità. Il volume ripercorre, a 75 anni dalla sua tragica scomparsa, le tracce lasciate da Bruno Castiglioni, ricomponendo la storia dei sette piccoli apparati. Gli ultimi sussulti degli antichi ghiacciai hanno ancora molto da raccontare. -
Ci chiamavano macaroni traditori. Diario di guerra e di prigionia 1940-1945
Spartaco nasce nel 1919, in pieno Biennio Rosso. Fosse nato un paio di anni dopo, se lo sarebbe sognato un nome così. Si becca in pieno tutta l'istruzione fascista, fino alla seconda magistrale, che peraltro gli servirà per imboscarsi in fureria quando, nel marzo del '40, va sotto le armi. È lì che lo scova la guerra. A Natale del '41 parte da Vicenza per la Croazia «quasi contento perché stanco della vita ormai monotona del distretto». Da ora in avanti ha poco da annoiarsi: 18 mesi di dura repressione dei partigiani jugoslavi, 19 nel lager di Blumenthal. Gli resta il gusto della scrittura. Scrive a casa qualcosa come 327 lettere, e tiene un diario, straordinario, perché Spartaco sa scrivere. Racconta in modo leggero e immediato gli avvenimenti, le emozioni e i pensieri che si agitano nella sua e nelle teste dei commilitoni. Ne vien fuori una storia tragica e sorprendente perché tocchi con mano la nefasta banalità del male, ma ne emerge altresì la sconcertante banalità del bene, come osservò Deaglio che, intervistando Perlasca, giusto tra le nazioni per aver salvato migliaia di ebrei, si sente rispondere: «perché lei, al posto mio, non avrebbe fatto altrettanto?».