Sfoglia il Catalogo ibs013
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 5721-5740 di 10000 Articoli:
-
La battaglia del Little Bighorn. Toro Seduto, Cavallo Pazzo e il generale Custer
LeMilleunaMappa è l'unica cartina che ti fa viaggiare con la fantasia senza perdere la strada. Una cartina 66x98 cm ingualcibile, idrorepellente, indistruttibile che in un solo colpo d'occhio situazioni, ambienti, personaggi; con una legenda dettagliata, sentieri ben segnalati: impossibile perdersi e con l'annuncio del viaggio apparso sui giornali dell'epoca (...come lo immaginiamo noi). Età di lettura: da 5 anni. -
Milly, Molly e la corsa a tre gambe
Milly e Molly dimostrano a tutti quanto è importante essere uniti e lavorare insieme per raggiungere uno scopo comune. Età di lettura: da 3 anni. -
La guida del sempre giovane papà
Prima o poi doveva succedere: il vostro caro bambino è diventato un adorabile adolescente. Avete in casa un essere sfaccendato, scorbutico, contestatore e insopportabile. Lo sgomento vi assale, lo sconforto prende il sopravvento. Come convincerlo a non frequentare così assiduamente quel simpatico gruppo di amici fannulloni? Come imporgli un vago ordine in camera? Come riuscire a dileguarsi durante le più acute crisi adolescenziali? Nessuna paura! In questa guida troverete i consigli più utili, le soluzioni più ingegnose, i metodi più innovativi per sopravvivere nel migliore dei modi alla nuova, inevitabile catastrofe. Sempre con il sorriso sulle labbra e mantenendo in ogni circostanza un invidiabile, sorprendente autocontrollo... -
Candido o del porcile dell'università italiana. Storia vera di un cervello senza padrino
C'è un luogo, in Italia, nel quale il valore e il merito professionale contano meno di nulla: questo luogo è l'Università, specialmente le facoltà umanistiche. In Italia ""è più facile che un asino passi per la cruna di un ago, che un nuovo Kant possa diventare, senza un padrino, dottore di ricerca in filosofia"""": un paradosso che è tutto il senso di questo racconto. Benché scritto sotto la forma leggiadra di una favola volterriana, """"Candido"""" è infatti tratto da una vicenda reale e denuncia con spietata lucidità la corruzione che regna sovrana nel reclutamento di ricercatori e docenti dell'Università italiana."" -
Lo schiocco. Storia della strage di Brescia
Il 28 maggio del '74 a Brescia è una giornata inaspettatamente plumbea e piovosa. Sono trascorsi esattamente sedici giorni dalla vittoria del ""no"""" al referendum sul divorzio. L'Italia è quella dell'austerity e delle domeniche a piedi. Alle 10.12 sette etti di polvere da mina infilati in un cestino portarifiuti esplodono durante una manifestazione antifascista uccidendo otto persone. Cinque di loro non hanno neppure quarant'anni, sono tutti insegnanti, ma soprattutto amici, che hanno condiviso cene, lavoro e vacanze: cinque persone che hanno lavorato insieme nella scuola, costruito il sindacato e vissuto la politica con la passione e il sorriso. Il libro racconta la storia di questa strage."" -
Rocco Chinnici. L'inventore del «pool» antimafia
Il Consigliere istruttore del Tribunale di Palermo fu ucciso la mattina del 29 luglio 1983 in via Pipitone Federico a Palermo. Una Fiat 126 saltò in aria mentre il magistrato si accingeva a salire sulla sua auto blindata. Assieme a Chinnici morirono i carabinieri di scorta e il portiere dello stabile in cui abitava il magistrato. I figli raccontano la figura del padre sia da un punto di vista privato che professionale. Si parla di mafia, di speranza ma anche di omertà. Il volume contiene discorsi tenuti da Chinnici, documenti autografi, stralci delle motivazioni delle sentenze processuali e l'omelia pronunciata a Palermo dal cardinale Pappalardo il giorno dei suoi funerali. -
Una meta dopo l'altra. Della vita e del rugby
"Vissi al cinque per cento, non aumentate la dose"""". Lo scrisse Eugenio Montale, che in comune con Marco Bollesan ha soltanto la genovesità. Perché Bollesan non è stato un poeta, o forse lo è stato a modo suo, ma è stato, ed è, un guerriero, in campo e fuori dal campo, e ha iniziato a combattere dal primo battito della sua vita, e non ha voglia di smettere neanche adesso. Marco Bollesan ha vissuto al cento per cento, in ogni istante, dagli inizi nel Cus Genova ai tanti anni in Nazionale. Dall'esordio nella Malapasqua di Grenoble, con la benedizione di Le Mongol, agli scudetti con Partenope e Brescia. Dal Mondiale come allenatore al Sei Nazioni come team manager. Ha vissuto così perché non aveva scelta, perché nel mondo che conosceva lui si imparava a essere feroci oppure non si viveva. E per questo può dire che il rugby era relax, le battaglie erano quelle di tutti i giorni. E le racconta tutte, quelle battaglie, in campo e fuori, senza pudori e senza invenzioni, perché quello con la palla ovale è uno sport che obbliga alla verità: non puoi fingere di essere quello che non sei. Giocare a rugby, dice la leggenda del rugby italiano, è come farsi una radiografia: si capisce subito che tipo sei. E che tipo fosse Marco Bollesan lo sanno i suoi compagni, che per lui e insieme a lui avrebbero fatto qualunque cosa. Lo sanno i suoi avversari, che hanno ingaggiato battaglie senza esclusione di colpi, ma hanno sempre riconosciuto la sua grandezza..." -
Il cuore in pugno
Tra i primissimi romanzi italiani sul pugilato, consente di scorgere, dietro le spoglie di Fernando De Franzi, il protagonista della narrazione, la figura del grande Primo Carnera. Un ""De Franzi-Carnera"""" che, anticipando d'un triennio gli eventi che avrebbero condotto il friulano alla conquista del titolo mondiale, De Martino farà, con notevole preveggenza, combattere (e vincere) contro l'americano Jack Sharkei."" -
Quel Roma-Liverpool di un mercoledì da cani
"Incassato il ko ce ne tornammo a casa. L'uscita dallo stadio era una processione mesta. Si sentiva solo la risacca di caffè Borghetti che scorreva sotto i piedi della gente che sciamava. Il tintinnio dei cilindretti di plastica che rimbalzavano sull'asfalto, passando dì piede in piede, in una continuazione subliminale di partita. Attraversammo tutta la città a piedi. Tiravamo come i protagonisti di 'The Day After', sopravvissuti a un disastro emotivo. Ci muovevamo in una metropoli cristallizzata nel momento del rigore decisivo, li tiro finale di Kennedy era straripato dallo stadio con lo stesso effetto dell'eruzione su Pompei. lungotevere, Circo Massimo, Terme di Caracolla e poi tutta la via Cristoforo Colombo fino alla Piera dì Roma. Arrivammo a casa che era quasi mattina. Al Circo Massimo, davanti al megaschermo dal quale avevano seguito la partita in centomila, c'era Antonello Venditti che avrebbe dovuto celebrare il trionfo. Suonava e cantava lo stesso, malgrado la tristezza, ma noi decidemmo di non fermarci. Tornammo a casa, io e mio fratello, senza dire una parola. Camminavamo sulla Cristoforo Colombo deserta, e tenevamo ancora strette fra le dita le bandierine gialle e rosse distribuite in curva prima della partita perla coreografia. Una per mano, come due segnalatori pronti a indicare la posizione di una improvvisata pista di atterraggio. Eravamo ancora con la testa sul prato dell'Olimpico prima del tiro di Kennedy"""". Prefazione di Bruno Pizzul." -
Il falco di Utrecht. Wesley Sneijder
Un giro nel mondo di Wesley Benjamin Sneijder, giovane fuoriclasse olandese che, nemmeno venticinquenne, ha già indossato tre delle maglie più gloriose del mondo del calcio. Il biancorosso dei lancieri dell'Ajax, la camiseta blanca del glorioso Real Madrid, e l'aristocratico nerazzurro dell'Internazionale di Milano. I suoi primi passi ad Utrecht, nel campetto vicino casa nell'operoso quartiere di Ondiep, da dove era partito, oltre vent'anni prima, un certo Marco Van Basten. Tutta la trafila a ""De Toekmost"""", il centro sportivo in cui l'Ajax cresce i propri talenti, e dove Wesley ha spiccato il volo per la prima squadra. L'esordio giovanissimo nella Nazionale oranje e il trasferimento alla casa blanca di Madrid per la modica cifra di 27 milioni di euro. Le luci della ribalta nella capitale spagnola al fianco del suo idolo Raul, in uno spogliatoio affollato di galacticos. Fino all'arrivo a Milano, sponda Inter, dove, già dall'esordio, si è rilevato il perno fondamentale del gioco di Josè Mourinho, entrando subito nel cuore dei tifosi della Beneamata."" -
Il curioso caso di Ciro Ferrara
Ci sono persone baciate dal dio Talento, che vengono al mondo con tutto l'occorrente per il successo, e ci sono persone che nascono con un feroce desiderio di migliorarsi, per le quali l'obiettivo raggiunto è solo un punto di partenza verso un'altra avventura da affrontare con rinnovata determinazione e coraggio. Ciro Ferrara appartiene a quest'ultima tipologia di uomini. Caso più unico che raro, è stato il primo allenatore al mondo a difendere la società che lo stava licenziando. Una Juventus accusata di non aver accompagnato e protetto come si conveniva il suo giovane comandante in uno dei periodi più delicati della sua storia. L'autore esamina il fallimento della stagione bianconera ripercorrendo la gestione Ferrara tra rapide impennate e brusche discese: infortuni in serie, giocatori incapaci di reagire di fronte alle difficoltà, una società senza più timone. Ma la storia di Ferrara è anche altro, e parte da lontano: è la storia di un giocatore che, insieme a stelle come Maradona, Zola, Zidane e Del Piero, ha fatto la storia del Napoli e della Juventus, del calcio italiano e di una fetta di quello mondiale, da Stoccarda a Tokyo, passando per Lecce, Udine e Berlino. Una storia che non è certo finita in una fredda notte di Milano. Il ritratto a più voci del calciatore-allenatore si salda strettamente con quello dell'uomo Ciro Ferrara, campione sui campi di calcio e persona perbene nella vita di tutti i giorni. (Prefazione di Darwin Pastorin) -
Non solo coppe. Berlusconi e il Milan
Primavere 1986: il Milan di Giussy Farina allenato da Nils Liedholm è sull'orlo del fallimento, sportivo e societario. Azioni sequestrate dalla magistratura, un presidente in fuga e creditori inferociti alle porte di Mianello. Un attimo prima che i libri contabili vengano portati in tribunale Silvio Berlusconi, dopo mesi di tentennamenti e trattative al ribasso, compra il club di via Turati per cambiare la storia. Del calcio, certo, ma anche della sua vita. Maggio 1994: vinte le elezioni, quattro mesi dopo aver annunciato ufficialmente la sua discesa in campo, Silvio Berlusconi varca le soglie di Palazzo Chigi pattinando sul pantano di Mani Pulite. Il Milan, ad Atene, ha appena conquistato la quinta Coppa Campioni, la terza della gestione del Cavaliere. E il compimento di una storia parallela fatta di calcio e autopromozione, trionfi personali e vittorie societarie. Pallone, televisione e politica. Van Basten, Pippo Baudo e Bonaiuti. I riflettori di San Siro, gli schermi tv e le luci della ribalta internazionale. -
Una vita da Capello
Capello è un testimone importante degli ultimi 60 anni di vita italiana. Ma Capello è qualcosa di più, è anche il simbolo di un italiano che ce l'ha fatta. Lui, figlio del maestro elementare Guerrino, nato a Pieris, cresciuto all'ombra della cortina di ferro, venuto su tra pallone e immersioni nel fiume Isonzo per cacciare le anguille, diventato uomo a Ferrara e calciatore importante a Roma, conquistati successi e fama a Torino e Milano, gavetta da allenatore nelle giovanili del Milan, scudetti e Coppa dei Campioni a Milano, Madrid, Roma e Torino, lui, Fabio Capello, sale sul trono della Nazionale inglese. E riscopre l'altra Inghilterra, quella che cova sempre sotto traccia e che continua a considerare gli Italians ""camerieri"""". È l'ennesimo giro di giostra della vita di Capello. Lui va avanti, tiene duro, non molla e non è solo una questione di soldi. Il calcio per lui è qualcosa di più: è una sfida continua."" -
Il mio amico Nils. Liedholm, l'uomo che spaventò Pelè
Nell'Italia che ancora si stava ricostruendo dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale, fece la sua apparizione nell'ormai lontano 1949 un giovane contabile svedese, alto e secco, che fra le sue molteplici qualità aveva quella, già importante a quei tempi, di saper giocare piuttosto bene al calcio. Si chiamava Nils Liedholm ed era stato medaglia d'oro all'Olimpiade del '48 a Londra. Al suo Paese era già famoso. Venne al Milan e completò con Gunnar Nordahl e Gunnar Gren il magico trio del Gre-No-Li, che per anni incantò i tifosi rossoneri e gli amanti in tutta Italia del gioco del pallone. In qualche modo, i tre campioni svedesi rappresentarono una consolazione al grande dolore per la tragica fine, nel disastro aereo di Superga, dei campioni del Torino, che componevano la Nazionale azzurra. Da allora, e sin quasi al giorno della sua scomparsa, nel novembre del 2007, Nils Liedholm, fu un protagonista assoluto del calcio italiano, vincendo scudetti come giocatore e come allenatore e lasciando un ricordo incancellabile nelle squadre per le quali lavorò, dal Milan al Varese, dal Monza al Verona, dalla Fiorentina alla Roma. -
Il Sessantotto a pedali. Al giro con Eddy Merckx
Si fa un gran parlare del '68. Forse, però, non sono molti quelli che ricordano l'anno ribelle da un punto di vista sportivo. L'anno del cinquantunesimo Giro d'Italia, vinto e stravinto da un fantastico quanto dirompente e iconoclasta Eddy Merckx. Eddy voleva tutto e tutto si prendeva, con una forza e un'arroganza bestiale. Attraverso un falso diario di un ciclista mai esistito che partecipa per caso a quell'edizione del giro, Ricci riporta il lettore nel 1968. Nel racconto allucinato, in cui avvenimenti grandi e piccoli si mescolano con le vicende agonistiche, tutto sembra accadere secondo la logica del moto perpetuo. Parigi, Milano, Cannes, Praga, Roma, Jimi Hendrix e Marcuse, la Triennale e la banda Cavallaro, Cohn-Bendit e Bob Kennedy, Dino Buzzati e Sartre, Montale e la Cederna, Pasolini e la sua lettera, Moratti che lascia a Invernizzi, Brera che torna direttore della Gazza. -
La prima volta. Perché dal 2008 l'America non sarà più la stessa
Le elezioni presidenziali americane sono l'evento politico globale del 2008. Finita l'era Bush, gli Stati Uniti dovranno scegliere chi mandare alla Casa Bianca, a chi affidarsi per sentirsi sicuri, prosperi e felici. È come se si ricominciasse da zero, perché queste sono le elezioni della storia. Le più ricche di sempre, le prime a superare la barriera del miliardo di dollari, le più lunghe, le più indecifrabili, le più dure, le uniche negli ultimi cinquant'anni in cui né il presidente, né il suo vice si ripresentano per chiedere alla gente di ridargli fiducia. Sono le elezioni della prima volta: la prima volta in cui una donna, un afroamericano, un italoamericano, un mormone possono davvero arrivare alla Casa Bianca. Queste elezioni hanno soprattutto il volto di Hillary Clinton, pronta a fare la storia. È lei il personaggio, la calamità, l'attrazione, la protagonista principale: l'ex first lady che uscì dalla Casa Bianca dalla porta di servizio pensando a come entrare dall'ingresso principale, la donna politica più celebre del pianeta. L'America la ama e la odia: queste elezioni sono quasi un referendum su di lei. Chiunque vinca, comunque, entrerà nella storia e gli Stati Uniti d'America, e forse il mondo, non saranno più gli stessi. -
Inseguendo Bolt. Lungo un percorso che conosco
L'uomo più veloce del mondo è una figura mitica, che abita l'immaginario di tutti i popoli della terra in ogni epoca, da Achille ai supereroi. Oggi quel mito ha il volto e il fisico statuario di Usain Bolt, che calamita l'attenzione dei media ben oltre i confini dell'atletica. Anche Pietro Mennea è stato l'uomo più veloce del mondo. Per diciassette anni. Tanto è durato il suo record dei 200 metri (19""72) oggi detenuto dal giamaicano. Due atleti dal fisico diverso che in epoche differenti hanno affrontato da protagonisti la stessa sfida. Una posizione che permette a Mennea di analizzare il fenomeno Bolt da un punto di vista unico: quello di chi è già passato dallo stesso percorso in termini di allenamenti, infortuni, pressione mediatica, polemiche, sfide, successi e sconfitte. E solitudine. Entrambi hanno dominato le rispettive epoche, aprendo una strada totalmente nuova nei metodi di allenamento e imponendo consapevolmente un ruolo del campione sportivo che non si esaurisce nel primato."" -
Io, l'Inter e il mio calcio mancino
Per la prima volta Mario Corso, pur con la proverbiale timidezza, si racconta a cuore aperto, con aneddoti e confessioni inedite. Una veloce escursione nella sua vita privata, l'infanzia e la famiglia nel dopoguerra a San Michele Extra (""l'ingrata San Michele""""), l'acquisto a 17 anni non ancora compiuti da parte dell'Inter, dove in brevissimo tempo si impone come protagonista indiscusso della Grande Inter euro-mondiale. La scarsa simpatia nei suoi confronti del Mago Helenio Herrera, che ogni anno ne chiedeva la cessione, l'affettuosa ammirazione del presidente Angelo Moratti, la stima da parte dell'immenso Pelé che lo voleva al Santos, il tribolato rapporto con la Nazionale (con la clamorosa ribellione al ct Fabbri) e la lunga, e ingiusta, squalifica internazionale per il fattaccio contro il Borussia Moenchengladbach, il mesto esilio al Genoa (nonostante l'insistenza di Boniperti per averlo alla Juve) dove finisce la carriera per un triplice infortunio alla stessa gamba. Poi allenatore e scopritore di talenti in molteplici squadre, fino a quando Massimo Moratti, che sta progettando la sfida di una nuova gloria nerazzurra, lo rivuole accanto a sé. """"Piede sinistro di Dio"""", """"Mandrake"""", """"Paganini"""", geniale e un po' indolente, Mario Corso - i calzettoni arrotolati sulle caviglie in segno di omaggio al suo idolo Sivori sapeva inventare dribbling irriverenti e traiettorie impossibili (famosa la sua punizione """"a foglia morta""""), gol e assist straordinari."" -
E andiamo a vincere. La storia gloriosa degli Abbagnale
La storia della grande impresa sportiva dei fratelli Abbagnale (Giuseppe, Carmine e Agostino, e senza dimenticarsi di Giuseppe Di Capua) non era stata ancora raccontata. Da dove venivano? Chi li ha scoperti? Come si sono allenati? Come hanno fatto a vincere così tanto? Come sono arrivati al vertice assoluto del canottaggio mondiale? Una sola è la voce che poteva raccontare questa storia: la voce grazie alla quale tutti gli italiani hanno imparato a conoscere e ad amare le gesta dei Fratelloni, quella di Gian Piero Galeazzi. Grazie alla sua competenza, alla sua esperienza, al fatto di essere stato sempre vicino al clan, soltanto lui poteva scrivere questo libro. E soltanto lui poteva riuscire in un'impresa senza precedenti: far parlare Giuseppe La Mura, il Dottore, colui che ha saputo vedere negli Abbagnale un futuro olimpico d'oro, che li ha preparati con metodi rivoluzionari, che li ha seguiti in tutti i momenti di una delle imprese sportive più amate della nostra storia. -
Falpalà. Favole per adulti
Falpalà racconta esperienze che i bambini faranno soltanto crescendo. I protagonisti umani, animali e vegetali, tentano di capire fino a che punto sono migliorati o peggiorati i rapporti fra gli esseri che popolano la terra. Sono racconti ambientati nei luoghi più disparati, a volte reali (Napoli, Paciano in Umbria, Milano, Procida, Asola nel mantovano, San Pasquale nel nord della Sardegna), a volte immaginari, ma estremamente verosimili. E uno di questi luoghi è stato battezzato dall'autore Falpalà. Non è una città, e in realtà nemmeno un paese, ma una striscia di stoffa che arricciata solitamente si usa per fare l'orlo a sottane o tende. Ed è proprio Falpalà che, in qualità di parola-guarnizione dà il titolo alla raccolta.